Tumgik
#io: qualcuno mi dia fuoco
earanie · 10 months
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madonna non mi sono mai sentita così inutile come da quando ho iniziato sta roba e nello specifico stamattina. le uniche domande che mi vengono fatte sono cose a cui non so rispondere, non sono autorizzata a fare niente se non seguire come un pollo senza testa sto avv che è più perso di me e che mi chiede cose assurde
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blondeannalisa · 3 years
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Pioggia
Ciao, sono Annalisa, oggi sono stata molto fortunata. Può essere lo sia in assoluto. Ma un’ora fa, se qualcuno me l’avesse detto, gli avrei menato. Sto parlando di una cosa di cui magari a voi non frega un cazzo, ma a me sì. E’ stato quando la prof mi ha vista e mi ha detto “Ah, ma se c’è anche lei facciamo tutto stasera”. Le ho risposto che sì, insomma, a dire il vero l’esame era previsto per il pomeriggio successivo, io ero solamente venuta a vedere... Però quando una che ha assoluto potere su di te ti risponde “ma non è detto che domani sera sarà più facile” che fai? Che le dici? Io ho detto “va bene”, avrei voluto vedere voi. Anche se tra me e me pensavo “ma guarda tu sta fija de ‘na mignotta, stai a vedè che per questo esame del cazzo mi rovino la media...”.
 E invece no, è andata benissimo. Mi ha pure fatto i complimenti, mi ha detto “signorina, ce ne fossero come lei...”. E’ una un po’ fissata con il fatto che le donne sono sempre state discriminate a proposito di matematica. Mi è pure sempre stata simpatica anche se, appunto, la materia è un po’ del cazzo. Ma in quel momento l’avrei strozzata.
 Comunque ci siamo rivisti tutti al bar, dopo l’esame. Eravamo in sei, eh? Non è che a matematica ci siano tutte ste frotte di gente agli appelli. Anche i miei compagni, quando hanno saputo l’esito, si sono affrettati a sottolineare “ma che culo, Annalì”. Non nel senso in cui in genere me lo dicono. Intendevano proprio la fortuna. Ahò, ma che cazzo volete? Si vede che avevo studiato.
 Già mi pregustavo i complimenti al mio ritorno a casa, avevo in mano le chiavi della macchina. L’unico vero vantaggio di fare un esame a quest’ora del pomeriggio, per la verità si erano fatte le sette, in questa villa fuori dalla città universitaria, è che si trova parcheggio abbastanza facilmente. E della macchina, oggi, ne avevo proprio bisogno. Perché sono tre giorni che piove a dirotto. Ma forte, eh? E non smette mai. Al massimo rallenta un po’ e poi ricomincia.
 A me non è che la pioggia dia fastidio, anche se la gente comincia già a rompere i coglioni dicendo che un tempo così non c’è mai stato. Ora, a parte il fatto che non è vero, di che cazzo vi stupite? Siamo agli inizi di dicembre, è autunno, piove! Fa il dovere suo. E quando fa 27 gradi a Natale che vi dovete preoccupare.
 Anyway, stavo per salutare e andare via quando a qualcuno è venuta la bella idea di festeggiare a cena. Declinare mi è stato praticamente impossibile, perché sono partiti una serie di appelli molto gentili, del tipo “dai, Annalì, non fare la stronza come al solito” che non me la sono sentita di rifiutare. E’ stata Elena a convincermi. Non tanto per il suo “viene pure Gilberto”, che io ho registrato mentalmente con un sarcastico “ah beh, allora...”, quanto perché ha detto “viene pure Gilberto e offre lui”. Ok, già va meglio. Sto Gilberto è il suo ragazzo ed è impaccato di soldi, suo padre gli ha comprato – non affittato, comprato – una casa dalle parti del Colosseo dove vivono insieme. Voglio dire, io con Gilberto non ci vivrei mai, ma se a lei piace... No, ok, esagero. Sono carini. Una volta mi hanno invitata a una festa da loro ed è lì che ho conosciuto le mie amiche Serena e Giovanna. Almeno questo glielo riconosco, glielo devo. E poi non è che i miei compagni mi stanno sul cazzo. Sono bravi ragazzi. Non li trovo interessanti, d’accordo, ma per una sera...
 L’unico dubbio mi viene al momento in cui mi annunciano la destinazione: “Da Eataly? Cazzo, ma è dall’altra parte della città, con questa pioggia ci sarà un traffico terrificante, non si può fare altrove? Più vicino?”. No, non si può fare, hanno tutti voglia di andare da Eataly. Mi carico in macchina Elena e partiamo. Durante il viaggio si parla del più e del meno. Si vede che lei è molto compresa nel suo ruolo di ragazza-fuorisede-che-convive-con-il-suo-ragazzo-fuorisede e che le piace molto giocare all’adulta. A me pare molto buffa, ma non gliene voglio, anche se quando mi domanda “ma tu ce l’hai il ragazzo, Annalisa?” a me sembra che voglia più che altro sottolineare la nostra differenza di status. Ma forse mi sbaglio.
 No. No, non ce l’ho il ragazzo. Sì, è vero, sarebbe carino avercelo, ma finora non ho trovato nessuno che.. e poi preferisco pensare solo a studiare, ci tengo molto a finire il prima possibile. Sì, ok, d’accordo, ma come mai, tu così carina, eh lo so ma che ci vuoi fare, ogni tanto qualcuno che sembra interessante lo trovo ma poi... sai com’è, vogliono solo quello. Frasi così, chiacchiere sconclusionate che per fortuna si fermano sempre abbondantemente prima di toccare argomenti più scabrosi. Elena non è il tipo da chiederlo e io certo non mi sogno di rivelarle che razza di troia stia in questo momento al volante, figuriamoci.
 Il problema è che, mentre parliamo, all’argomento “ragazzo” inizio a pensarci io, in piena autonomia, tra me e me. E non mi ci vuole poi molto per fare l’upgrade “ragazzo-sesso”. Anche perché son quasi due mesi che non faccio nulla, ma proprio nulla a parte le (poche) avventure in solitario nel mio letto.
 L’ultima volta è stato con Fabrizio, il più classico degli scopa-amici. L’avevo cercato dopo due esperienze che mi avevano lasciata, per usare un eufemismo, parecchio turbata.
 Essere stata beccata a scoparmi uno dentro casa sua dalla moglie, essere stata menata e buttata fuori di casa nuda sul pianerottolo, sempre dalla suddetta moglie, già mi aveva scossa e non poco. Trovarmi un paio di giorni dopo a essere aggredita insieme alla mia amica Serena dentro la Rinascente da un pazzo omofobo era stata la ciliegina sula torta.
 Ero stata io a cercare Fabrizio, a chiedergli se quella sera fosse libero. Senza ipocrisie, tra noi non ce n’è bisogno. Mentre ero a gambe aperte sotto di lui, mi aveva detto “ma quanto sei troia stasera? sei già venuta sei volte”. Appena finito di dirmelo è arrivata la settima. Io lo adoro, Fabrizio. E non solo perché mi scopa benissimo, ma anche per questi particolari. Perché tiene il conto dei miei orgasmi e perché mi chiama troia come un altro in quei momenti mi chiamerebbe amore mio. Io, troia, lo preferisco. Anche perché nessuno mi ha mai detto amore mio. Sì, oddio, quando ero al liceo ogni tanto c’era qualcuno che lo faceva. Di solito dopo che gli avevo fatto un pompino, a volte anche prima. C’è sempre qualcuno che si innamora o pensa di farlo.
 Ma la verità è che quella sera non ero andata da lui perché volessi farmi chiamare troia. E nemmeno perché avessi voglia solo di essere scopata. In realtà avevo voglia di essere scopata prima e abbracciata dopo. Coccolata. Che avete da guardarmi in quel modo? Anche a me piace essere coccolata, sapete? E che cazzo...
 Comunque, l’ultima volta è stata quella, quasi due mesi fa. Poi Fabrizio è partito. Lui lavora in uno studio di progettazione, è ingegnere idraulico o qualcosa del genere. Arabia Saudita, fino a Natale. In realtà, mi ha spiegato, va più che altro a fare il garzone di bottega, altro che ingegnere. Ma pare che sia la prassi. Ci sono rimasta talmente male a sapere che partiva che gli ho estorto – sì, io, proprio  io – un appuntamento per il suo ritorno. In quel momento non avrei proprio voluto che se ne andasse, e fargli promettere che ci saremmo rivisti al suo ritorno mi era sembrato l’unico modo per lenire il dispiacere.
 Così mi sono buttata sulle lezioni, su questo cazzo di esame a dire il vero molto facile, sono stata molte sere a casa, ho visto le mie amiche. Anche Serena, naturalmente. Con la quale però non c’è stato più nulla, da quel punto di vista. Ho fatto la brava, insomma, la bravissima. E volete sapere una cosa? Non ho nemmeno avuto bisogno di sforzarmi tanto. Ecco.
 Solo che, adesso che sto in macchina con Elena e lei mi chiede come mai una come me non abbia un fidanzato che-a-te-i-ragazzi-dovrebbero-correrti-dietro-mamma-mia, penso in effetti quasi due mesi senza combinare nulla di nulla mi sembrano un periodo piuttosto lungo. Tanto lungo da pensare che forse vale la pena di aspettare qualche giorno e raggiungere i due mesi tondi tondi e intanto fare qualche calcolo per cercare di stabilire se sia o meno un record.
 E invece no, un attimo dopo penso che ho voglia, anche se non so esattamente di cosa. Un attimo dopo ancora capisco di cosa ho voglia: ho voglia di farmi riempire la bocca. Sì, un pompino. Di quelli nemmeno troppo delicati. Odore, sapore e dominio incontrastato di un cazzo nella mia bocca. Anzi no, nemmeno questo a dire il vero. Sì, ok, lo so che vi do ai nervi, ma aspettate un momento, cavolo, sto mettendo a fuoco! Un pompino ok, brutale ok. Ma in realtà, quello che voglio è bere. Bere sperma. Ecco. Sì è questo. Ho una formidabile voglia di ingoiare sperma, in questo momento. Anche se so perfettamente che, vista la compagnia, si tratta di una voglia che di sicuro non esaudirò stasera.
 Non lo so, sono confusa. A tutto pensavo tranne che a questo, quando sono uscita di casa.
 - Cosa stai pensando? – mi domanda Elena. Non so nemmeno da quanto tempo la ascolto senza sentire quello che dice.
 - Scusa – le rispondo – stavo pensando che per festeggiare stasera vorrei bere qualcosa di speciale.
 - Per ora c’è solo acqua – commenta lei. La pioggia batte fortissimo, di là dal vetro faccio fatica a vedere le macchine davanti.
 Il “qualcosa di speciale” è alla fine una birra artigianale, anzi due. Ma per il resto non è che la serata sia il massimo della convivialità. Mangiare, si mangia bene, eh? Non fantastico, ma si mangia bene. Però, un po’ perché i miei amici non sono proprio una banda di allegroni, un po’ perché non ci fanno nemmeno accostare i tavolini, la serata è davvero moscia. La mia proposta di vendicarci dei camerieri parlando ad alta voce da un tavolo all’altro e tirandoci le molliche di pane viene, tra l’altro, bocciata. Ho di fronte a me un tipo, Enrico, che d’ora in poi chiamerò “Harry tre parole”, perché in tutta la cena avrà spiccicato tre parole, appunto. Vi lascio immaginare i discorsi e il divertimento. Mi annoio come in una serata passata davanti alla tv a guardare la De Filippi.
 Fortunatamente agli altri tavoli c’è un po’ di turn over, così almeno posso distrarmi con la gente che va e viene. Proprio davanti a me, due postazioni più in là, a un certo punto arrivano due coppie. Non li osservo uno per uno, almeno all’inizio, mi mantengo su una visione complessiva del quartetto, per così dire. Solo che quello che sta proprio di fronte a me, a meno di una decina di metri, mentre si siede mi fissa. E mentre mi fissa viene anche a me da fissarlo. Per reazione, più che altro. Non so dire bene che età abbia, intorno ai trentacinque, direi. Ma è davvero difficile, non ci scommetterei. Sono tutti e quattro vestiti molto casual, con jeans e maglioni. Come me del resto. Qualche secondo dopo volto lo sguardo e vedo che mi sta riservando un’occhiata clandestina, poi si sporge un po’ in avanti per dire qualcosa a quella che presumo sia la sua ragazza e finisce sotto la luce della lampada. Non è per niente male. Che sia alto, asciutto e con le spalle larghe me ne ero accorta prima. Ora posso vedere meglio e suoi riccetti corti e castano-chiari, gli occhi azzurri. E, soprattutto, un sorriso da canaglia.
 “Mica male”, penso rimanendo un po’ imbambolata. Lui muove ancora una volta gli occhi nella mia direzione e si accorge che lo sto osservando. Ricambia. Ehi, ma tu sei un uomo, io sono solo una ragazzina. Te ne dovresti accorgere dai miei occhioni spalancati e dal ditino che porto alle mie labbra fingendo di mordermi un’unghia nervosamente. Una ragazzina un po’ impertinente, d’accordo, visto che col cazzo che abbasso lo sguardo, aspetto che sia tu a farlo. Del resto, è uno dei miei giochi preferiti prendere in castagna uomini più grandi di me che mi lanciano occhiate eloquenti di nascosto dalle loro compagne. Mi diverte da matti.
 Tra una chiacchiera e l’altra con le nostre rispettive compagnie il gioco di occhiate va però avanti più del solito. Così decido di giocare un po’ più pesante. Mi alzo e vado verso la cassa a pagare la terza Menabrea, accentuando impercettibilmente il mio naturale sculettamento. Credo che le forme del mio sedere e i jeans stretti facciano il resto. Quando torno a voltarmi verso di lui avanzo bevendo direttamente dalla bottiglia, fissandolo. Arrivo al mio posto e mi siedo continuando a bere dalla bottiglia. Fissandolo. Non ho staccato gli occhi dai suoi nemmeno per un’istante. Sono sfacciata e mi godo il gioco sino in fondo, proprio sulla soglia dell’eccitazione.
 Purtroppo però l’ora di andarsene arriva troppo presto. E poiché il conto lo abbiamo già pagato prima di mangiare, non ci resta che alzarci, metterci i giacconi e scendere. Il boato di un tuono sottolinea il momento. Oltre le vetrate l’acqua riprende a scendere a secchiate.
 Mi volto un’ultima volta, di nascosto. Lui mi sta osservando ancora e si accorge che lo sto guardando anche io con la coda dell’occhio. Spero che possa vedere il mio sorriso, spero che capisca che mi sono divertita.
 Pianto i miei compagni con una scusa. Anzi due, visto che la prima non basta. “Ciao ragazzi, devo andare al bagno”, “dai ti aspettiamo”, “no, ma poi volevo anche fare un giro a cercare una marmellata di mandarino tardivo per mia mamma”, “ah ok, allora ci vediamo a lezione”, “sì, ci vediamo a lezione, ciao ragazzi”. Mi dirigo verso i bagni e, già che ci sono, faccio pipì, compiacendomi della mia innata capacità di inventare cazzate su due piedi.
 Non è che abbia proprio un programma, mi va semplicemente di continuare il gioco, vedere se funziona ancora con qualcun altro. Sì, è vero, non sono appariscente stasera, ma gli sguardi li ho sempre attirati. E stasera ci ho preso proprio gusto. Voglio attirare sguardi e rispondere agli sguardi, altro che mandarino tardivo.
 L’idea è divertente, la sua realizzazione pratica molto meno. Soprattutto perché non mi si caga nessuno. Tranne uno, in realtà, una specie di sosia di Danny De Vito che è meglio perderlo che trovarlo. La cosa mi indispettisce non poco, come sempre quando va così. Anche perché, ma cazzo, fino a cinque minuti fa funzionava benissimo. Forse proprio per questo decido di fare una cosa che non ho mai fatto. Non da sola almeno. Vado alla birreria, direttamente al bancone, mi siedo su uno sgabello alto e aspetto di essere servita dal ragazzo. Assumo un’aria civettuola perfino con lui, faccio l’oca. Voglio proprio vedere se qualcuno si avvicina.
Vorrei chiarire una cosa: non ho voglia di essere rimorchiata. Non ho voglia di sesso. Sì, lo so che prima in macchina avevo pensato che fare un pompino del tutto senza senso a qualcuno e bere il suo sperma non sarebbe stata per nulla una cattiva idea. Ma quel momento è passato e dopo il gioco degli sguardi con il riccetto, interrotto dagli eventi, la mia immaginazione mi ha portata da tutt’altra parte.
 Comunque niente, eh? Non succede un cazzo nemmeno qui. Dopo un po’ l’unica cosa che mi trattiene dall’andarmene è che fuori è ormai un nubifragio vero e proprio e che io ho lasciato la macchina al parcheggio più lontano, cretina che sono.
 Poi però una cosa succede, cazzo. Succede che il riccetto di poco fa è seduto con la sua ragazza e l’altra coppia su un divanetto della caffetteria, e mi ha vista. E che porco cane la situazione non è esattamente quella di prima, quando stavamo a scambiarci occhiate ognuno al riparo delle proprie compagnie. Manco per niente. Quella che lui sta osservando adesso è una ragazzina bionda con la faccia da adolescente che sta facendo l’oca con il ragazzo delle birre e che  ha in pratica un cartello addosso con su scritto “sono una troietta, che aspettate a farvi avanti?”.
 Non so nemmeno io perché, ma improvvisamente mi sento a disagio, mi vergogno. Cioè, non è proprio vergogna. E’ che il gioco con questo tipo è andato anche troppo avanti, mentre a me questo gioco piace perché è fatto di momenti, sguardi allusivi. A me diverte fare l'oca con gli uomini quando sono in compagnia delle loro donne, è vero. Divertono le piccole provocazioni, mi piace l'ammirazione clandestina che leggo nei loro occhi e godo nel vedere come reagiscono quando si accorgono che non volto la faccia dall'altra parte, che li fisso con un'espressione a metà tra l'ironico e il malizioso che dice "ah, se fossimo soli".
 Quasi mi vergogno a scrivervelo, ma in realtà tutto quello che volevo quando mi sono seduta al bancone era essere abbordata da qualcuno, ma non dal riccetto. Con quello meglio di no, troppo pericoloso per questo tipo di gioco.
 Mi andava solo di fare la troietta idiota, rifiutare le eventuali avances di un tipo qualsiasi, almeno per l’immediato, facendogli però capire che uno di questi giorni sarei stata molto più che disponibile a restare come mamma mi ha fatta davanti a lui, dargli un numero di telefono fasullo e lasciarlo all’asciutto. Per poi tornare a casa e sditalinarmi nel mio letto immaginando come sarebbe stato farmi scopare da lui in centouno modi.
 Scema, vero?  Me l’hanno detto in tanti. In ogni caso, il numero del Servizio di igiene mentale della mia zona è 06 7730 8400. Magari potreste volermi fare un favore e segnalare il mio caso.
 Mi alzo quasi di scatto e imbocco il tapis roulant che scende al primo piano, all’uscita. Nubifragio o non nubifragio è meglio levare le tende.
 Solo che, ecco, chiamatelo intuito femminile o come cazzo vi pare, ma sento di essere seguita, sento una presenza alle mie spalle. Non è che ci sia poi tanta gente su questo tapis roulant, sono quasi certa che se mi voltassi lo vedrei. E questo è il motivo per cui non mi va di voltarmi. Il motivo per cui invece mi volto ve l’ho detto prima: sono scema. E’ così, fatevene una ragione che io me la sono fatta da un pezzo.
 L’occhiata che ci scambiamo per un paio di secondi che sembrano interminabili è completamente diversa da tutte quelle che l’hanno preceduta. La mia è l’occhiata della preda che ha individuato il predatore e che viene assalita dal panico perché non sa dove cazzo andare a nascondersi.
 Chiariamoci: a me piace sentirmi preda. A patto però che il cacciatore lo scelga io. Altrimenti ho delle reazioni che variano dall’indifferenza al vattelapijanderculo, dipende da una serie di fattori. In questo caso il cacciatore non è nemmeno male, ve l’ho detto. Ma non l’ho scelto io.
 Avete presente quando fate una cosa e immediatamente dopo vi chiedete "ma perché cazzo l'ho fatto?". E vi date pure della cretina, perché non è che avete seguito un impulso, manco per niente. Avete pianificato le cose, avevate una strategia. E d'improvviso, puff: ma perché ho fatto una stronzata del genere? E’ esattamente quello che è successo. Lui è dietro di me e, a meno che non si tratti di una coincidenza assurda, si appresta a tirare fuori il gancio per il rimorchio. D'improvviso tutto mi sembra implausibile, inattuabile. Inutile, persino. E anche un po' imbarazzante. Voglio dire, io volevo solo giocare e adesso mi trovo a dovere fare i conti con le conseguenze del mio gioco.
 Non sento il rumore delle porte automatiche che si richiudono. Non so se è a causa del fracasso della pioggia sul selciato o del fatto che qualcuno è passato dopo di me e ne ha ritardato la chiusura. Piove da matti, adesso. Non si vede nulla e dalla fine del porticato alla mia macchina ci saranno almeno cento metri allo scoperto. Mi fermo giusto un paio di metri indietro dalla fine della copertura. L’acqua cade talmente forte che le gocce rimbalzano e arrivano a bagnarmi. Ma non è questo su cui sono concentrata, sono concentrata su una cosa che sta per succedere, che è inevitabile che succeda.
 “Ciao, come ti chiami?”, penso tra me e me.
 - Ciao – dice una voce alle mie spalle.
 - Ciao – rispondo dopo essermi voltata lentamente. Una lentezza che mi sono imposta.
 - Che acqua, eh?
 - Già.
 - Io sono Marco.
 - Io Annalisa.
 Nonostante il buio mi è talmente vicino che posso vederlo meglio di come abbia fatto prima. Probabilmente ho fatto male i miei calcoli, credo che abbia di più dei 35 anni che gli davo. E’ molto giovanile nei modi e nel vestire, ma certi dettagli non mentono. Il contorno occhi, per esempio.
 - Stai andando a casa?
 - Sì.
 - Anche io. Vado a prendere la macchina.... inutile bagnarsi in quattro.
 Fisicamente non potrebbe essere più diverso, ma parla come Silvio Muccino, ha persino la zeppa di Silvio Muccino. E’ incredibile quanto sia identico. Per il resto no, per il resto è davvero un bel manzo. Vista l’età dovrei dire un bell’uomo. E non posso non notare il suo modo timido di atteggiarsi, quasi premuroso, che si annulla completamente quando sfodera il sorriso da canaglia. E’ obiettivamente un sorriso fatto per stenderti.
 - Ho visto che mi guardavi – dice.
 - A dire il vero hai cominciato tu...
 - Mi sei piaciuta, non hai mai abbassato gli occhi.
 - Era un gioco...
 - Che tipo di gioco?
 - Nulla una cazzata...
 - Potremmo riprovare a giocare, una sera di queste...
 Istintivamente starei per dirgli “ma no dai, lascia perdere”. Poi mi fermo, senza un motivo. Gli squilla il telefono e mi dice “scusa” prima di rispondere. Dice, presumo alla sua compagna, che è meglio aspettare che spiova un po’, che è una tempesta, che per strada è un lago. E che chiamerà lui quando starà per arrivare, che forse ci vorrà un po’. Mi torna in mente Elena, quando mi ha chiesto se avessi un ragazzo, mi torna in mente il suo ingenuo senso di superiorità. E però immediatamente dopo mi torna anche in mente il pensiero osceno che le sue parole mi avevano portata a fare.
 Per la verità, non so nemmeno io di che cosa ho voglia in questo momento. Sì, ok, farmi riempire la bocca in modo insensato, bere sperma. Avevo pensato questo. Ma ora come ora non saprei nemmeno dire se ho voglia di qualcosa di più. O di meno. O di nulla in assoluto. Mi sento confusa e anche abbastanza idiota.
 - Certi giochi ha senso portarli in fondo una volta che si sono cominciati... – gli dico d’impulso una volta che ha chiuso la telefonata.
 - Cosa intendi dire con “portarli fino in fondo”?
 E’ chiaro che ha capito. O meglio, spera di aver capito. Ma è ancora guardingo.
 - Intendo dire che potresti baciarmi – gli faccio avanzando di un passo verso di lui.
 Si volta per guardarsi alle spalle ma non ce n’è bisogno. Ci siamo solo io e lui qui sotto il porticato. Pochi metri più in là tonnellate di acqua che scendono con violenza. Mi afferra la mano e mi trascina dietro un angolo buio e qui sì che ci bagnamo, cazzo. Ci schiacciamo contro il muro, ma la tettoietta che è sopra di noi è troppo piccola per ripararci da questa valangata di pioggia. Ridacchio stupidamente, è un riflesso nervoso. Lo faccio sempre quando vengo forzata fisicamente a fare qualcosa, non posso farci nulla. L’unica cosa che riesco a fare, in realtà, è coprirmi la testa con il cappuccio della mia The North Face tecnica. Lui fa altrettanto e poi mi bacia.
 E’ un bacio lungo, furioso, cinematografico. In quante canzoni avete sentito il verso “kiss you in the rain”? Abbiamo troppa roba addosso, labbra e lingue sono il nostro unico punto di contatto, eppure bastano e avanzano. Almeno per me.
 - Dimmi che mi vuoi – ansima.
 - Ti voglio... – rispondo quasi in automatico.
 - Domani sera? – domanda. E mentre me lo domanda porta la mano in mezzo alle mie gambe. Avrò pure i jeans, ma vi assicuro che la scossa la sento tutta.
 Io però non riesco a concepire che lui si possa proiettare su domani sera. E adesso che cazzo devi fare, portare a casa la fidanzata? Oppure vivete insieme? Come cazzo pensi di mollarmi qui così? E stanotte? E domani mattina? Che c’è, ti aspettano al lavoro? Mi vuoi così tanto da non poter mandare all’aria niente della tua vita? Sono irragionevole, lo so. Ma se non lo fossi non starei qui sotto l’acquazzone a farmi baciare e a farmi tastare la fregna da un perfetto sconosciuto.
 - Chissà se ci sono, domani sera – gli dico concitata, prima di rituffarmi a baciarlo.
 - Che significa?
 - Significa che ti voglio ora...
 - E come cazzo facciamo?
 Apro la bocca per accogliere la sua lingua e stavolta sono io che gli porto la mano in mezzo alle gambe. Il contatto di questo pacco gonfio per me mi fa quasi piegare le ginocchia.
 - Posso farti venire con la bocca, se vuoi... – gli mormoro quando ci stacchiamo.
 Mi guarda esterrefatto, preso in contropiede. Non so cosa stia pensando. Se stia valutando le possibilità, la fattibilità della cosa. O se mi abbia semplicemente presa per matta.
 - Un pompino... – gli sussurro come se sentissi la necessità di spiegarmi, guardandolo negli occhi. Dall’alto in basso, perché nonostante io non sia proprio una nana, lui è decisamente alto. Ehi, l’hai capita? Sto parlando di succhiartelo...
 - Ma chi cazzo sei, Baby?
 - Ahahaha... sicuramente sono meno annoiata di Chiara, ma probabilmente sono anche peggio, da quel punto di vista...
 - Quale punto di vista?
 - Indovina...
 Adesso il suo sguardo non è più esterrefatto. Adesso il suo sguardo è quello di un maschio che si è velocemente arrapato e che sta per prendersi qualcosa che gli è stato offerto su un piatto d’argento.
 - Corriamo in macchina... – propone.
 - Rischiamo di annegare prima di arrivarci, alla macchina – gli dico – qui va bene.
 - Qui? – domanda sorpreso.
 - Qui. Qui è perfetto.
 - Tu sei strana, non sei normale... – mi dice, ma il suo è più che altro un tono sorpreso, di autodifesa.
 “Cos’è normale?” gli domando mentre mi accuccio davanti a lui. Non mi sembra il caso di posare le ginocchia per terra. Mentre gli lavoro le cerniere del giaccone e dei pantaloni sento la sua voce ancora un po’ incredula che mi apostrofa con un “ma lo sai che sei un po’ troia?”. Gli rispondo “anche più di un po’” in modo veloce, quasi disinteressato, senza nemmeno alzare lo sguardo verso di lui. L’unica cosa su cui sono concentrata in questo momento è il tentativo di liberare quel bozzo che vedo sotto il tessuto delle mutande color prugna.
 Sarà che mi sono raffreddata con tutta questa pioggia, ma non sento nessun odore particolare quando glielo tiro fuori. Non è ancora duro, ma quasi. Duro lo diventa quando me lo lascio scivolare dentro la bocca e inizio a rotearci la lingua intorno. Nonostante tutta la stranezza della situazione, mentre lo faccio ammetto con me stessa che il pompino mi sta venendo benissimo. Forse perché oltre a voler bere il suo sperma voglio che gli piaccia davvero, che ne goda. Non saprei dire perché, ma ci tengo.
 Dire che abbia un grande arnese sarebbe una bugia, ma chissenefrega. La sua consistenza mi gratifica, il suo sapore mi gratifica. Il suo “oh cazzo” sospirato quando glielo prendo tutto mi gratifica. Siamo fradici e infreddoliti, ma la mia bocca e il suo uccello sono roventi.
 “Che troia”, “sei bravissima”, “sei una bravissima troia”. Anche queste frasi smozzicate mi gratificherebbero, e non poco, se non fosse per il suo telefono che riprende a squillare. Se non mi interrompessi, sinceramente non lo so se lui risponderebbe. Ma comunque lo faccio, e lui risponde.
 - Sì, c’è anche uno che blocca la sbarra del parcheggio con la macchina, sto deficiente, ma adesso arrivo, vi chiamo io...
 Penso tra me e me che anche lui non è male, quando si tratta di inventare cazzate. Lo guardo dal basso in alto, tenendo in mano il suo affare. Improvvisamente, però, non ne ho più voglia. Che cazzo ne so. Potrei dire che ho paura che la sua ragazza scenda e che mi meni anche lei, come ha fatto la moglie di quello che mi aveva rimorchiata al parco. Ma non è vero, non è così. La verità è che non mi va più e basta. Con quella telefonata si è rotta la magia del momento, se vogliamo chiamarla così.
 - Lasciamo perdere, dai, non voglio farti passare un guaio – gli sorrido cercando di rimettergli il cazzo nelle mutande.
 Mi guarda con un misto di riconoscenza e di rimpianto. Spero solo che capisca che non sono incazzata con lui, mi dispiacerebbe. E’ andata così, non è colpa di nessuno. Mi rialzo e gli appoggio la testa sotto la spalla. Cazzo, se è alto.
 - Che hai da ridere? – mi domanda.
 Rido. Non ci posso fare nulla, mi viene da ridere. Anzi, da ridacchiare. Nulla di esplosivo, però inarrestabile.
 - E' la prima volta che faccio un pompino con un cappuccio in testa - riesco a dire. E poi riattacco a ridere.
 - Come prima volta non c'è male... però non hai finito, non è stato un vero e proprio pompino...
 Trovo la precisazione un po’ pignola, ma sono indulgente e sto al gioco. “Ok, allora diciamo che è la prima volta che succhio un cazzo con un cappuccio in testa...”. Mi risponde ridacchiando anche lui, mentre io forse per la prima volta realizzo lo stato in cui si trovano i miei jeans.
 - Dio santo, sono tutta bagnata.
 - Non in quel senso, intendi.
 - Ahahaha... non lo so, sono talmente zuppa che in quel senso dovrei controllare...
 - Se vuoi controllo io...
 - Ahahahahah meglio di no... meglio che andiamo.
 - Annalisa, hai detto?
 - Non è molto carino da parte tua non ricordarti il nome...
 - Se domani sera continua a piovere possiamo darci appuntamento qui...
 - Ahahahah... magari domani sera ho la polmonite...
 - Sarebbe carino, però. Potrei metterti con le spalle al muro. Anche quella è una cosa che non ho mai fatto sotto la pioggia.
 - Ah, ecco... non so se avrei voglia di essere inchiodata a quel muro.
 In realtà, se ci penso, la prospettiva non mi dispiace affatto. Pioggia o non pioggia. Ma è meglio non creare tante aspettative.
 - "Inchiodata al muro"... ma parli sempre così?
 - In genere no. Ci sono cose che si pensano e non si dicono...
 - Ma si immaginano...
 - Sì...
 - Immagine per immagine, non spalle al muro, ma faccia al muro. E con i jeans calati. Io immagino di inchiodarti così, prima un buco e poi l'altro.
 Eccolo, anzi eccoli. Lo spasmo e il calore. Adesso sì che non ho più bisogno di controllare se sono bagnata anche sotto le mutandine.
 - Sei un porco... – sibilo.
 - E tu una troia...
 - Non sai quanto, te l’ho detto. E poi avevo proprio voglia di qualcuno che mi chiamasse troia.
 Mi stringe, poi mi bacia ancora. Sta combattendo contro il suo desiderio, lo sento. E la cosa mi piace. Il mio calore avanza.
 - Allora facciamo per domani sera? - sussurra.
 - No – gli rispondo senza nemmeno pensarci tanto.
 - Perché no? – domanda sorpreso.
 - Perché no. E nemmeno dopodomani o un’altra volta. Vorrei dirti restiamo semplicemente amici – gli dico sbottando quasi a ridere – ma in realtà chi cazzo ti conosce?
 - Te l’ho detto prima – mi fa dopo qualche secondo di silenzio – non sei normale.
 - E io te l’ho chiesto prima, ma non mi hai risposto: cos’è normale? Scambiarsi i numeri, vedersi domani sera o comunque quando sarai libero, uscire, corteggiarsi, farti un pompino in macchina, portarmi a casa tua? Scoparmi in un albergo?
 - Cosa ci sarebbe di male? – chiede.
 - Nulla. Per carità, nulla. Anzi. Ma perché sarebbe stato meglio di un pompino qui? Poi è andata buca, pazienza... ma sarebbe stato fantastico.
 - Però avremmo più tempo – obietta - staremmo più comodi. Di sicuro più asciutti.
 - Non discuto. Ma a me andava ora.
 - Davvero non me lo dai il telefono?
 - Davvero.
 - Sei proprio matta...
 - Sì, lo so. Matta e troia. Una troia matta... Stammi bene, Marco.
 Mi volto e comincio a correre verso il parcheggio, verso la mia macchina. Non perché non voglia bagnarmi. Tanto, nonostante l’acqua continui a precipitare in modo assurdo, più bagnata di così non potrei essere. Corro perché ho voglia di scomparire alla sua vista, ho voglia di non voltarmi indietro. Ho voglia di salire in macchina grondante e bagnare i sedili, accendere il riscaldamento e correre il più veloce possibile a casa. Spogliarmi e infilarmi sotto una doccia bollente.
 E sditalinarmi prima che mi scompaia dalla mente l’immagine di lui che si stupra una ragazzina tenendola faccia al muro. Una ragazzina bionda con i jeans abbassati e il giaccone tirato un po’ su. Sotto la pioggia che batte e che copre ogni altro rumore intorno. Ma che non riesce a coprire gli strilli di quella zoccoletta.
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der-papero · 4 years
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Rumble: come è andata a finire
Non so se alcuni di voi si siano chiesti perché non vi ho più aggiornato sullo stato del progetto, ma non è abbandonato.
Per chi non sapesse di cosa sto parlando, questo è il link al post originale di tanto tempo fa:
https://herr-papero.tumblr.com/post/190786461884/ciao-ragazzi-credo-sia-il-momento-di-chiedere-il
Il punto è che, una volta finito il backend, sul quale abbiamo fatto il test e vi ringrazio ancora tantissimo per l’aiuto, son passato alla UI e, vuoi l’inesperienza, vuoi il fatto che fare la UI è una grandissima rottura di cazzi, la cosa è andata a rilento. Avevo un po’ sperato, ad essere sincero, che qualcuno avesse avuto voglia di unirsi alla causa, ma così non è stato. Non è un problema, eh, né una lamentela verso qualcuno, ma questo ha ridotto inevitabilmente il mio tempo a disposizione e anche un po’ la motivazione. La botta finale sul progetto poi era il fatto che avrei tolto la pubblicità dalla dashboard, e su questa cosa Tumblr mi avrebbe buttato fuori, non mi avrebbe mai concesso l’ok allo sblocco delle chiavi. E hanno pure ragione.
Tuttavia quel backend che funziona benissimo volevo farlo fruttare, e così, per il momento, ho dirottato le mie attenzioni su un altro utilizzo, ovvero il backup. Questa è una cosa sulla quale potrei avere molte più chance di chiudere il tutto (anche perché la UI di un tool che fa il backup deve avere due pulsanti in croce e sticazzi se non è fatta bene, vero @heresiae??).
Punto a superare due grandissimi limiti del backup di Tumblr.
Non funziona mai (io l’ho fatto per due volte di seguito, e per ben due volte si è impallato).
E’ sempre un backup totale e non incrementale, ovvero, se lancio ogni volta il backup, Tumblr mi genera di nuovo una copia di tutto il blog, e non della differenza rispetto all’ultimo (a meno che non abbiano cambiato qualcosa, ma non mi pare, e non posso saperlo, visto che il mio ultimo backup è bloccato da quasi un anno).
Su questo tipo di applicazione, rigorosamente per PC, non dovrei avere alcun NO da Tumblr, visto che non è una applicazione in diretta concorrenza con quello che fanno loro e, essendo un backup incrementale, dovrebbe pure togliere loro qualche castagna dal fuoco. Non la faccio per cellulare per un semplice motivo, ovvero che i dispositivi mobile non hanno abbastanza spazio per gestire il dump di un blog di dimensioni importanti, e poi consumerebbe troppo traffico/risorse.
Se non ci sono impedimenti, per questa settimana dovrei completare il tutto e fare il primo backup incrementale del mio blog.
Nell’attesa che poi Tumblr mi dia l’ok alle chiavi, in modo tale che io possa rendere pubblica l’applicazione, per chiunque voglia avere un backup di un proprio blog e non riesce, oppure anche di un vostro vecchio blog che è ancora lì ma che non riuscite più ad accedere, fatemi sapere e ve lo scarico io.
Liberi di rebloggare o girare questa info a chi volete, se sapete di qualcuno che non ha più la possibilità di accedere ad un vecchio blog ma vuole recuperare tutti i post e le immagini. Ovviamente la condizione necessaria è che il mio account non sia stato bloccato da quel blog, altrimenti non posso accedervi.
Danke.
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ilpianistasultetto · 4 years
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Tumblr media
Diverse volte mi sono chiesto perché mi auto-apprezzo cosi tanto. Poi mi ritrovo a leggere certi post fatti da Matteo Salvini, segretario del partito che in Italia è votato da un italiano su 3 e capisco la risposta alla mia domanda. Lui scrive come uno che ha sempre le leve del comando, uno che non e' mai andato via dal governo, uno che comanda a suo piacimento. Uno che si presenta a palazzo Chigi e il presidente Conte scatta sull'attenti. Insomma, tranquilli cari sostenitori, domani costringero' il premier ad approvere un decreto legge che vi darà tutto quello che chiedo per voi perché 'io sono l'unico politico che non tradisce mai la parola data. Ecco così 25mila persone lasciare il loro like e migliaia di commenti. Lo fanno non perche' ci sperano ma perche'sono convinti che attraverso lui tutto si puo' avere, convinti che volere e' potere. Cosi nei commenti si scatena l’osanna, il grazie anticipato, l’ammirazione per chi si batte senza sosta per accontentare tutti ..C'e' chi promette al capitano sere di preghiere per la sua salute, chi alza al cielo i propri figli chiedendogli di farli crescere sani e forti, chi si dichiara disabile in carrozzina  e spera che il buon Dio gli dia di nuovo l’uso delle gambe per correre da Matteo e abbracciarlo. Frotte di uomini e donne che lo incitano sicuri che grazie al loro capitano domani arrivera' la cassa integrazione, che solo grazie a lui stanno arrivando i 600 euro per le partite iva. Chi chiede il miracolo del pane e dei pesci visto che non hanno da mangiare e chi scrive, ringraziando, per i soldi che Matteo fara' arrivare per l'affitto delle loro case. Qualcuno ringrazia in anticipo per l'impegno che il loro capitano sta mettendo per cancellare i mutui e le tasse dei prossimi 5 anni. Tutti convinti che quando lui si muove tutto si fara' perche' lui e' coerente, perchè lui è uomo di parola. E piu' leggo, più mi meraviglio, anzi, piu' leggo e più capisco che il nostro, ormai, è un Paese dove la disperazione e la sub-cultura mentale fa più danni della pandemia da corona-virus. E piu'leggo commenti e piu'mi spiego perché milioni di persone sono alla totale disperazione. Perche' costruire la propria vita richiede fatica e quasi nessuno e' più capace a farlo. Ecco perche' tutti cercano disperatamente qualcuno a cui affidarsi, qualcuno che possa risolvergli i problemi, chi lenisca o possa scacciare le loro paure. Che sia Berlusconi, che sia Renzi, che sia Salvini, Di Maio o Giorgia Meloni..E di politico in politico, piano piano milioni di persone si ritrovano come la rana dentro la pentola d' acqua messa sul fuoco che piano arriva a bollitura.. @ ilpianistasultetto
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giulia-liddell · 5 years
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35 anni in una settimana
Parole: 11248 (e pensare che non volevo superare le 3000 parole…)
No beta, we die like men
Fandom: Sanremo RFP
Ship: Amadello/Amarello
Avvertimenti: Bed sharing (molto bed sharing), sviluppo confuso, sdolcinatezza, angst (?), Fiorello è confuso per l’80% del tempo, Amadeus è più sicuro di quanto non dia a vedere, internalised homofobia (solo un po’, appena menzionata, non spaventatevi), Pining, praticamente è la parte finale di una lunga slow burn (quindi senza l’effettiva slow burn), Smut (o il mio penoso primo tentativo con dello smut)
Note autore: Sono solo contenta di averla finita, non so che altro dire. Perdonatemi per la parte smut (è davvero il mio primo tentativo)… Non l’ho riletta quindi non so neanche se segue un filo logico
Ringrazio @just-one-more-fandom per l’idea
Ci sono quei momenti in cui ti capita di poter fare qualcosa di grande, qualcosa di incredibile, qualcosa che assolutamente non ti saresti mai permesso di sognare nella tua vita. Puoi anche aver acquistato fama ed approvazione, ma ci sarà sempre una vocina nella tua testa che ti dice “questo non è il posto per te, non meriti di stare qui, rovinerai tutto.”. Un artista per natura è abituato a questo tipo di pensieri, non può non esserlo. I dubbi e le insicurezze ti possono assalire in ogni momento della tua carriera, in ogni momento della tua vita. E come si può fare in questi casi? Come fa Rosario Fiorello, in fondo un signor Nessuno, ad affrontare la possibilità di co-condurre il settantesimo Festival di Sanremo a fianco del suo migliore amico? È un avvenimento troppo bello per essere vero, eppure Fiorello sa che domani è il primo giorno del Festival, sa che domani sarà realtà. E per questo non può dormire.
È un tipo d’insonnia che lo fa agitare. Non è semplicemente non riuscire a trovare sonno: sente che il suo corpo è attraversato da scariche di energia, che il suo cuore continua a battere troppo veloce e che è pervaso da un profondo bisogno di muoversi o di scappare. Non ha scampo da un’agitazione simile. Per un breve momento gli passa per la testa l’idea di andare a farsi una passeggiata e non tornare. Forse se cammina abbastanza spedito può arrivare a Genova per quando dovrebbe iniziare il Festival. Forse. Sa solo che per adesso ha bisogno di uscire, che la stanza in cui si trova è soffocante e deve muoversi assolutamente o rischierà di impazzire. Si veste, in fretta e furia, ed esce.
Si blocca appena chiude la porta. Dall’altro lato del corridoio vede la porta della camera di Amedeo. Fissa il numero sulla porta per qualche istante, prova a voltarsi verso il corridoio per uscire, ma alla fine ritorna a fissare quella porta. “Al diavolo!” si dice nella sua testa prima di marciare deciso verso la stanza. Si ferma ancora un momento, all’improvviso, ad un soffio dalla porta. Alza un braccio, si morde il labbro, scuote la testa e finalmente bussa.
C’è un momento subito dopo il leggero rumore delle sue nocche contro la porta, in cui Fiorello si irrigidisce e sente una vampata di calore prendergli la faccia, con la realizzazione di quello che ha appena fatto. È quasi l’una di notte e lui sta svegliando Amedeo prima dell’inizio di Sanremo. È una pessima idea sotto ogni aspetto. Fiorello resta in tensione, dibattendo la possibilità di correre via e far finta di non aver mai avuto questa pessima idea, ma prima che possa trovare la forza per muovere le gambe, Amadeus apre la porta.
È in pigiama, ovviamente, strizza gli occhi per la difficoltà ad adattarsi alla luce del corridoio ed ha il classico aspetto disorientato di chi si è appena svegliato. «Rosario?» bisbiglia con voce rauca appena riesce a mettere a fuoco la faccia dell’amico. La voce nella testa di Fiorello gli sta urlando di andarsene, ma non riesce a muoversi e non gli resta che rispondere evitando al meglio che può di guardare il suo amico negli occhi «Ehi… Ehm… Io… Ecco… Uhm… Non riesco a dormire… Eh…» fatica a parlare e quasi soffoca sulle sue stesse parole e poi butta fuori la domanda che gli frulla in testa come se stesse lanciando una patata bollente «Posso dormire qui?» chiede. Amadeus strizza ancora di più gli occhi, se possibile, e corruga la fronte mentre si sforza di elaborare la domanda «Qui? Nella mia camera?» chiede, confuso e sorpreso, ma apparentemente non infastidito dall’idea. Fiorello non riesce a rispondere e si limita ad annuire, subito imitato da Amadeus in un gesto di comprensione. Il conduttore non aggiunge altro e si limita ad aprire la porta e tornare ciondolante verso il proprio letto.
Fiorello entra nella stanza con cautela, quasi vergognandosi, come se fosse un ladro. Amadeus ha acceso una lampada su uno dei comodini che gli permette di vedere dove sta mettendo i piedi. «Mettiti pure dove vuoi… C’è un divano, c’è un tappeto… Personalmente ti consiglio il letto, non solo è comodo e grande abbastanza per tre persone probabilmente, ma non sarebbe la prima volta che dormiamo nello stesso posto, quindi non fare troppi complimenti… Domani dovrai spiegarmi qual è il problema però… Okay?» dice Amadeus prima di sdraiarsi di nuovo nel letto e chiudere gli occhi. Fiorello annuisce, più a sé stesso, dato che il suo amico non può vederlo e dopo essersi tolto i pantaloni e la felpa che aveva addosso si stende nel letto accanto ad Amadeus, facendo attenzione a rimanere almeno ad una decina di centimetri di distanza. Il conduttore senza aggiungere niente spegne la luce.
È surreale. Amadeus ha reagito in maniera così rilassata all’essere svegliato all’una di notte il giorno prima del momento più alto della sua carriera da conduttore. Fiorello pensa che sia normale aspettarsi un comportamento simile dopo tutti gli anni che sono stati amici, ma non riesce a fare a meno di sentirsi strano. Amadeus non si è infastidito neanche un po’, non ha fatto domande su cosa non andasse bene, non ha preteso che dormisse sul divano. L’ha solo lasciato entrare come se fosse stata casa sua. E la cosa ancora più strana è che adesso Fiorello non sente la stessa agitazione di prima. L’energia che lo riempiva fino a qualche minuto fa è scomparsa e finalmente sente il sonno appesantirgli le palpebre.
La mattina dopo Amadeus tratta il suo amico con la stessa tranquillità e naturalezza della notte scorsa. Si alza, si veste e si prepara come se niente fosse, mentre Fiorello resta seduto sul bordo del letto troppo spaventato dall’idea di disturbare la sua routine per muoversi. Si è rivestito, ma non accenna a muovere un muscolo. «Ciuri, abbiamo qualcosa come venti interviste e due conferenze stampa, forse è il caso se ti prepari anche tu.» dice Amadeus in tono pacato mentre gli passa davanti per afferrare una giacca da una sedia nell’angolo della stanza. Fiorello scatta in piedi «Ehm… Sì… Adesso torno nella mia camera… E mi preparo… Uhm… Grazie per… L’ospitalità.» dice rischiando quasi di soffocare su ogni parola e subito si avvia verso la porta «Aspetta!» lo ferma il conduttore e Fiorello sente un brivido che gli percorre la schiena, il panico che sale «Non mi hai detto perché non riuscivi a dormire ieri… È successo qualcosa? Mi devo preoccupare?» aggiunge subito il conduttore osservando Fiorello che si è fermato ad un passo dalla porta.
Lui vorrebbe scuotere la testa e dire che no, non va tutto bene, perché è confuso, perché non capisce come i suoi problemi d’insonnia si siano risolti in un attimo ieri notte, perché il Festival inizia oggi e Amadeus dovrebbe essere quello che non riesce a dormire dall’ansia non lui, perché sente che questo Festival potrebbe essere l’inizio o la fine di tutto, ma non è sicuro del perché. «Io… Sai normale insonnia, un po’ d’ansia… Niente di che… Scusami per il disturbo, non era assolutamente mia intenzione romperti i coglioni la notte prima del Festival…» risponde Fiorello giocherellando con la manica della sua felpa. «Ciuri… Nessun disturbo… Siamo amici da più di trent’anni, come mai potresti darmi fastidio? Sentiti libero di venire a dormire qui quando vuoi, se ne hai bisogno. L’insonnia si combatte meglio se hai la compagnia di qualcuno.» risponde il conduttore sorridendo ampiamente, mentre Fiorello, che non ha idea di cosa dire o cosa fare, esce per tornare nella sua stanza.
La giornata passa più in fretta di quanto tutti vorrebbero, improvvisamente è già sera e il pubblico sta entrando dentro all’Ariston. Il Festival è cominciato. Amadeus, Fiorello e Tiziano Ferro continuano ad alternarsi sul palco, tra gli ospiti e i partecipanti. Le ore passano, ormai è notte e finalmente annunciano la classifica della serata. Il pubblico esce dal teatro con la stessa energia di un’orda di zombie, troppo stanchi per capire dove si trovano.
«I costumi potevi risparmiarteli…» commenta Amadeus mentre ritorna verso l’albergo con Fiorello. L’amico ride «E tu potevi risparmiarti le battutine sulle polemiche che hai ricevuto… Ma ormai è andata. Ed è andata molto bene direi.» Fiorello sorride e Amadeus si rende conto che è troppo pieno di energia per essere le tre di notte «Fiore… Mi sembri… un po’ iperattivo? Ce la fai a dormire in queste condizioni?» chiede cercando di non sembrare troppo preoccupato. Il sorriso di Fiorello scompare per un secondo e spalanca gli occhi, puoi scuote la testa e ritorna a sorridere «Certo, certo… Sono solo… Sai adrenalina dalla serata… Adesso, io… ehm berrò qualcosa e vedrai che crollerò come un sasso.» risponde Fiorello cercando di suonare tranquillo, ma crede di non esserci riuscito.
Si sente pieno di energia, ma sa che non si tratta più di agitazione o di ansia. La serata ormai è passata ed è andata bene. È andata splendidamente bene. Non è possibile che abbia ancora dei residui di ansia, eppure non riesce a calmarsi. Sarebbe pronto per salire di nuovo sul palco e fare altre dieci serate tutte in una volta, sarebbe pronto per cantare fino a perdere la voce, sarebbe pronto per ballare fino a crollare come un sacco di patate. È quello il punto? È lo show che lo ha caricato così tanto? Certamente si tratta di adrenalina, ma possibile che si ritrovi a volerne ancora? È come se fosse carico in attesa della prossima serata. La voce di Amadeus lo riporta alla realtà «Fiore! Non puoi stordirti a furia di alcolici! Non te lo permetto. Piuttosto torna a dormire nella mia stanza… Dovresti riuscire a rilassarti meglio… E se resti sveglio almeno non sei da solo.» Amadeus ha un tale sguardo di rimprovero misto a sincera preoccupazione che Fiorello non riesce a dirgli di no. E nell’esatto momento in cui accetta si sente più calmo, l’energia scivola via di nuovo e il peso della giornata gli cade addosso tutto in un colpo.
Fiorello stavolta può almeno prendere il pigiama dalla sua camera prima di andare da Amadeus, ma si ritrova ancora ad esitare davanti alla porta prima di bussare. Amadeus gli apre la porta con lo spazzolino da denti in bocca e gli fa un gesto con la testa per invitarlo ad entrare prima di spostarsi per tornare in bagno. Fiorello si muove ancora con cautela, come se fosse in territorio ostile, si sdraia sul letto e cerca di rimanere il più vicino possibile al bordo. Quando Amadeus ritorna da bagno e si sdraia nella sua parte del letto, ride dell’amico. «Ciuri, puoi anche evitare di rischiare di cadere appena ti addormenti. Dai, mettiti più vicino. Prometto di non prenderti a calci nel sonno.» dice il conduttore mentre sistema la sua posizione e Fiorello azzarda a muoversi di qualche centimetro verso il centro del letto. Con l’oscurità, la presenza di Amedeo accanto a lui e la ritrovata tranquillità, riesce ad addormentarsi di nuovo.
La mattina Fiorello si sveglia per primo e si ritrova con il volto di Amadeus ad un centimetro di distanza dal suo. Riesce a trattenere un sussulto di sorpresa e si allontana leggermente cercando di non fare rumore. Osserva attentamente l’espressione rilassata del conduttore, il leggero movimento dell’angolo delle sue labbra e il lento alzarsi ed abbassarsi del suo respiro. È una visione che lo riempie di una profonda sensazione di pace. Appena le palpebre di Amedeo iniziano a muoversi, lui si sente subito invaso dal panico. «Rosario…» sussurra il conduttore senza aprire gli occhi. Fiorello non è certo se stia ancora dormendo oppure no. Decide, per qualche motivo a lui oscuro, di non restare per scoprirlo. Esce con cautela da sotto le coperte ed esce dalla stanza in punta di piedi. Sta decisamente scappando. “Ma da cosa?” È la domanda che continua a frullargli in testa tutta la giornata.
Amadeus non fa una sola menzione al comportamento di Fiorello di quella mattina se non a sera, pochi minuti prima di salire sul palco, con una tranquillità che sembra quasi fuori luogo sul palco dell’Ariston «Ah, a proposito Ciuri, non sei costretto a fuggire come un ladro la mattina. Non mi disturbi, davvero.» dice in torno rassicurante prima di lasciarlo piantato lì da solo nel backstage a riflettere sulle sue parole. Fiorello lo osserva. Sul palco è completamente diverso. Quell’atteggiamento naturale e tranquillo che ha adottato con lui in questi giorni scompare. È teso. Costantemente teso. Sempre preoccupato, sempre insicuro, sempre sull’orlo di una crisi di nervi, tranne che quando si trova in sua compagnia.
Anche dopo la seconda sera di Festival Fiorello si sente pervaso dalla stessa irrequietezza delle sere precedenti e anche in questo caso, la calma sopraggiunge appena ha la conferma di poter dormire nuovamente nella camera di Amadeus. Solo che questa volta non dorme come un sasso fino alla mattina dopo. Si sveglia nel mezzo della notte e si rende conto che la testa di Amedeo è appoggiata sulla sua spalla, il suo respiro arriva direttamente contro il suo collo e una delle sue mani è appoggiata sulla sua vita. Fiorello si sente pietrificato per qualche minuto, finché non trova il coraggio di spostare delicatamente l’amico ed allontanarsi da lui di qualche centimetro. Ci mette comunque svariati minuti a riaddormentarsi perché ha l’inspiegabile sensazione di essere in fiamme. In particolare il fianco dove fino a poco tempo prima c’era la mano di Amadeus, la spalla dove era poggiata la sua testa ed il collo dove ha sentito il suo respiro, gli sembra che siano stati marchiati a fuoco.
Nonostante la difficoltà a riaddormentarsi, Fiorello dorme come un bambino. Crede di non aver dormito così bene da anni. Si sveglia sentendosi più leggero, come se fosse ringiovanito di dieci anni. Appena ha il tempo di capire dove si trova però, si sente subito bruciare come la notte precedente. Stavolta sta dando le spalle ad Amedeo, ma il corpo di lui è appoggiato contro la sua schiena, le sue braccia sono avvolte intorno alla sua vita, le mani sfiorano le sue e la sua testa è direttamente appoggiata al suo collo. Le labbra di Amadeus sono a pochi millimetri dalla sua pelle e lui riesce a sentire ogni leggero sospiro che emette. Forse ancora avvolto nel sonno il conduttore si stringe un pochino di più a lui e mugugna appena «Rosario…» Fiorello riesce a sentire ogni leggera vibrazione del suono del suo nome sulla pelle del suo collo e crede di star per esplodere.
Vuole disperatamente scappare, cercare di capire che cosa gli è preso, perché improvvisamente è così strano stare con il suo migliore amico da trentacinque anni, magari visitare un bravo psicologo. Non è che non ci sia mai stato contatto tra di loro, anzi c’è stato spesso. Non solo sono italiani e migliori amici, ma entrambi hanno origini siciliane, insomma il contatto fisico è all’ordine del giorno. È naturale, è frequente e non ha mai causato problemi. Quindi perché adesso all’improvviso Fiorello va in tilt appena Amadeus accenna a toccarlo? Anzi, non esattamente ogni volta che lo tocca, perché in queste due serate hanno avuto parecchi contatti sul palco che non gli hanno provocato quell’effetto. No, quella sensazione… Quella sensazione così strana di calore, di agitazione, di confusione… Quella capita soltanto quando sono nel letto di Amadeus.
Riesce a spostarsi quel tanto che basta per sfuggire alla presa del conduttore e quasi cade dal letto. Si mantiene quasi per miracolo sul bordo del materasso e subito controlla di non aver svegliato Amadeus. Lui si muove appena, chiaramente confuso dall’assenza del corpo di Fiorello mugugna ancora «Rosario…?» e poi lentamente apre gli occhi tornando piano piano alla realtà. Appena mette a fuoco Fiorello sorride ancora intontito dal sonno e lui per un momento crede di star sognando. Amedeo. Ama. Il suo migliore amico. È lì, avvolto nelle coperte che lo guarda con gli occhi ancora semichiusi dal sonno e sorride beato come se avesse appena visto… un cucciolo. Questo non è normale, questo è nuovo, questo non è una cosa da loro. Fiorello è sicuro che in trentacinque anni non ci siano mai stati momenti come questo e per un attimo una voce nella sua testa risponde “ma vorrei che ci fossero stati, tanti, tantissimi momenti come questo.” Fiorello scuote la testa e cerca di tornare alla realtà, ma nel farlo cade sul serio dal letto. Amadeus scoppia a ridere e lui si tira su di scatto cercando di far finta di non essere imbarazzato. «Rosario, tutto bene?» chiede Amadeus improvvisamente più sveglio. Fiorello annuisce «Sì, certo, certo… Ehm…  Buongiorno… Scusa, ma perché mi chiami per nome? Non mi chiami mai per nome, sempre “Fiore” o “Fiorello” o… “Ciuri” …» Fiorello si strozza quasi sull’ultimo appellativo, come se gli fosse difficile dirlo. Il conduttore fa spallucce «Non lo so… Non posso chiamarti per nome? Puoi chiamarmi “Amedeo” se ti fa sentire meglio» risponde con calma. «No, no certo che puoi chiamarmi per nome… Solo che… Non importa.» si arrende Fiorello concludendo la conversazione con un gesto della mano. Si affretta a salutare e tornare subito verso la sua stanza.
La terza serata del Festival scorre confusa per Fiorello. Si ritrova carico come una molla, con l’urgenza di scaricare da qualche parte la sua confusione e la sua frustrazione nel non riuscire a capire perché è così diverso con il suo amico. È una delle prime volte dopo tanti anni che ha l’occasione di fare una trasmissione con lui e non una trasmissione qualsiasi: il settantesimo Festival di Saremo. È LA trasmissione. Possono lavorare insieme tutti i giorni, passare nel tempo insieme in albergo… In un certo senso è come una gita scolastica: un’occasione di divertimento e di avvicinamento che non è possibile nella vita di tutti i giorni. Forse è per questo che tutto sembra diverso? Forse è per questo che non riesce a non pensare al modo in cui, se pur per dei brevi momenti, Amadeus lo ha toccato durante la notte? Con… Intimità… Ma un’intimità che non deve chiedere il permesso a nessuno, che non deve chiedere una giustificazione o un contesto… Un’intimità che non deve dimostrare di essere dovuta ad una lunga amicizia per esistere.
Fiorello passa tutta la terza sera a cercare sempre più contatto con Amadeus, vuole vedere se riesce a riprodurre quella sensazione spaventosa e meravigliosa che ha provato nelle ultime sere in un contesto pubblico ed aperto come quello del palco. Scopre molto presto che non ci riesce in alcun modo. La semplicità e la naturalezza di quei gesti non hanno posto nell’intenzione e nell’esagerazione di Fiorello. La riservatezza e l’intimità non hanno posto nel pubblico e nello spettacolo. I silenzi ed i sussurri non hanno posto negli applausi e nei microfoni. Non ha modo di ottenere quello che cerca se non da Amadeus, nel suo letto, nel cuore della notte.
Questa volta Fiorello si è caricato di un’energia completamente diversa da quella delle altre sere. È sì agitato, è sì impossibile da tenere fermo, ma per la frustrazione. Perché il mondo ha deciso di negargli la tranquillità e la serenità che gli hanno donato i gesti intimi di Amadeus. Anzi, non proprio… Perché gli ha negato di ottenerli secondo i suoi termini e la sua volontà.
«Fiore? Sembri… Quasi incazzato…» commenta Amadeus mentre camminano verso l’albergo. Fiorello vorrebbe dire che sì, è incazzato, ma si rende conto che non saprebbe spiegare perché. O meglio, saprebbe spiegarlo, ma solo dopo aver spiegato tutto quello che gli è passato per la testa negli ultimi giorni e ci vorrebbe troppo tempo.  «Io… Credo di essere solo teso… Ho bisogno di rilassarmi… Magari è il caso che io dorma nella mia stanza questa sera… Non voglio contagiarti con energie negative o cose del genere… Abbiamo bisogno che il nostro conduttore sia in perfetta forma.» risponde Fiorello tenendo lo sguardo basso e sperando che Amadeus accetti la sua proposta, non tanto perché pensa davvero che sia la cosa giusta, ma perché sa che se Amadeus gli dovesse offrire qualsiasi altra opzione lui non saprebbe dirgli di no.
«Non dire sciocchezze… Puoi tranquillamente dormire da me. Anzi, dicono che il contatto umano durante il sonno non solo faccia dormire meglio, ma aiuti anche a rilassarsi, quindi è seriamente meglio che tu dorma con me questa notte. Dato che sei così… Teso…» risponde il conduttore con un’espressione di rimprovero e Fiorello non osa protestare. È vero che dormire in compagnia aiuta a dormire meglio, ma lui sa che lo manderà al manicomio. Ed è stranamente d’accordo comunque.
Se le sere precedenti Fiorello era entrato in camera di Amadeus con la vergogna di qualcuno che sta per commettere un crimine, questa sera entra con il peso sul cuore di un condannato a morte. È certo che se il suo amico lo sfiorasse anche solo con un dito, lui potrebbe avere un infarto e non riprendersi più. Si è ritrovato a dover gestire questa nuova sensazione senza che nessuno gliela spiegasse e sta davvero facendo del suo meglio, ma non è pronto a nessuna sorpresa.
«Ciuri, mettiti pure a dormire, io devo solo lavarmi i denti.» dice Amadeus mentre scompare dietro la porta del bagno. Perché Fiorello è ancora in piedi in mezzo alla camera da quando sono entrati dieci minuti fa e non ha mosso un muscolo. Si sente improvvisamente preso dall’imbarazzo e si affretta a cacciarsi sotto le coperte, dando le spalle al lato del letto di Amadeus e rimanendo rigido come un pezzo di legno. Il conduttore una volta uscito dal bagno si mette in ginocchio sul letto «Mettiti seduto un momento, per favore, anche con le gambe sul letto se vuoi…» chiede all’amico con la stessa maledetta tranquillità che sta facendo diventare Fiorello scemo. «P-Perché?» chiede temendo chissà quale terribile tortura. Amadeus ride «Perché voglio tagliarti la testa! Rosario! Secondo te perché? Mi ha detto che sei teso, quindi ti faccio un massaggio alle spalle prima di dormire.» spiega il conduttore come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quest’uomo non si rende proprio conto di quello che dice. Assolutamente no. Non è solo un problema di quando deve presentare allora, lo tormenta anche nella vita privata.
Fiorello sa che dovrebbe ribellarsi. Date le condizioni in cui ha passato gli ultimi giorni, anche un semplice contatto come quello di un massaggio alle spalle potrebbe seriamente ucciderlo. Ma ha davvero la forza per dire di no? Per resistere alla curiosità di sapere come sarà? Per andarsene e passare sicuramente una notte insonne da solo nella sua camera a rimuginare sul perché non è rimasto? No, ovviamente non ha la forza, probabilmente nessun uomo nella sua posizione l’avrebbe. Quindi si alza, si mette a sedere, con le gambe che penzolano dal bordo del letto e aspetta che Amadeus gli dia il colpo di grazia definitivo.
Amadeus si sistema alle spalle di Fiorello e delicatamente tira verso l’alto la maglia del pigiama dell’amico. Fiorello fa uno scatto di sorpresa ed il conduttore scoppia a ridere «Ciuri… Riesco a lavorare meglio se posso toccare direttamente le tue spalle, piuttosto che la tua maglia.» spiega con pazienza all’ancor più teso Fiorello. “Questa è stata decisamente una pessima idea.” pensa Fiorello, incapace di rilassarsi anche solo per un secondo. Sente Amadeus che si sfrega le mani per scaldarle e poi che le appoggia delicatamente tra le sue scapole prima di cominciare a premere.
Resta teso per un po’, ma presto la sensazione delle dita di Amedeo che scivolano sulla sua pelle e dei suoi muscoli che si sciolgono piano piano lo fa calmare un po’. Riesce a rilassare le spalle ed emette un sospiro di sollievo. Subito si vergogna di averlo fatto. “La situazione è già abbastanza strana. C’è davvero il bisogno di complicarla ulteriormente?” si rimprovera, ma subito sente Amadeus commentare soddisfatto «Visto? È quello che ti serviva: qualcosa di rilassante.» Fiorello in quel momento si rende conto della situazione in cui si trovano. Questo dovrebbe essere il momento di massima tensione per Amadeus, non per lui. E invece il suo amico è più sereno che mai, almeno finché non sale sul palco, mentre lui che è tranquillo sul palco appena scende si trasforma in un disastro. Vorrebbe continuare a considerare l’assurdità della cosa e cercare di capire esattamente perché sta accadendo, ma Amadeus riesce a sciogliere un altro muscolo ed il suo cervello si perde per un momento.
Fiorello si ritrova a sospirare ancora mentre Amadeus continua a massaggiargli le spalle. Sente che disegna dei cerchi nei muscoli delle sue spalle, che calibra con attenzione quando essere delicato e quando premere più forte, che studia ogni singola risposta volontaria ed involontaria per capire dove c’è più bisogno del suo intervento. Il tutto senza dire una singola parola. Tutta la tensione scivola via dal suo corpo e diventa solo uno sfocato ricordo. Fiorello si concentra solo sui polpastrelli di Amadeus che premono nelle sue spalle e nel suo collo e sulle tracce che sembra lascino sulla sua pelle. Si lascia scappare altri sospiri e gli sembra di sentire una leggera risata soffocata alle sue spalle.
Quando sente di essere più calmo che mai e che le palpebre cominciano ad appesantirsi, Amadeus si interrompe e gli porge la maglia del pigiama. «Ecco, dovrebbe bastare.» annuncia mentre si sdraia nel letto «Buonanotte Rosario.» aggiunge prima di spegnere la luce. Fiorello resta per un attimo fermo immobile, disorientato dall’improvvisa assenza delle mani di Amadeus sulla sua schiena e dal comportamento del suo amico. Si rimette la maglia del pigiama alla ceca e si stende ancora confuso. Mentre ripensa a quanto appena successo, ad ogni centimetro di pelle che Amedeo ha toccato e cosa potrebbe dirgli adesso se avesse la forza di parlare, si addormenta.
La mattina successiva Fiorello si risveglia sereno, fino al momento in cui ricorda cosa è successo la notte scorsa. È come se riuscisse ancora a sentire le mani del suo amico sulle sue spalle. Si rende conto di essersi attorcigliato ad Amadeus nel sonno, stringendosi al suo petto, avvinghiando le gambe intorno alle sue e appoggiando la testa alla sua spalla. Mentre dormiva ha cercato ed ottenuto tutto il contatto possibile, apparentemente senza che il conduttore se ne rendesse conto. Vuole scivolare via come ha fatto le sere precedenti, ma vuole anche restare lì, fermo, a bearsi del calore di Amedeo. Osserva il suo petto che si solleva e si abbassa lentamente e sa che se muovesse un pochino la testa riuscirebbe a sentire il battito del suo cuore. Proprio quando sta per cedere al desiderio di farlo, Amadeus inizia a muoversi e si mette su un fianco con la faccia nella sua direzione, costringendo Fiorello a spostarsi dalla sua posizione. Per un breve istante il volto del conduttore è a pochi millimetri dal suo esattamente come era capitato la seconda mattina. Sente il desiderio di riempire quella distanza, anche solo per un secondo, e scoprire se le labbra di Amedeo sono calde come il resto del suo corpo.
“Ma che minchiate vado a pensare” si ritrova a dirsi da solo, ma allo stesso tempo non riesce a distogliere lo sguardo dal volto di Ama e dalla curva delle sue labbra. Basterebbe che si muovesse solo un millimetro di più… Accenna un movimento e subito si morde la lingua per tornare alla realtà. Si allontana con delicatezza e scappa. Fugge davvero come un ricercato, torna nella sua stanza solo per vestirsi e poi corre fuori dall’albergo per farsi una passeggiata. Non serve a molto. La sua testa continua a fornirgli immagini di Amadeus sdraiato nel letto, della sua espressione serena, del suo respiro leggero, delle sue labbra così vicine… È questo il motivo dei suoi comportamenti strani? Ha deciso di avere davvero questo risveglio adesso? Alla sua età? In una situazione simile? Per Ama? Sente di aver bisogno di bere, tanto. Deve almeno riuscire a dimenticare il suo nome. Ed ecco che riesce a risentire Amedeo che sussurra il suo nome nel sonno, il suo respiro che gli colpisce il collo.
Fiorello ha scoperto adesso di…? Cosa? Avere una cotta per il suo migliore amico? Non ha dodici anni. Di avere sentimenti contrastanti? Di avere desideri nuovi? No. Non è possibile che le cose cambino in questo modo dopo tutti questi anni di amicizia, non è possibile… Quindi vuol dire che non si tratta di sentimenti o di desideri nuovi. Si deve trattare per forza di qualcosa che era già lì, sepolto per anni ed anni, dentro di lui. Qualcosa che per un crudele scherzo del destino ha deciso di riemergere adesso. Sa che ne dovrebbe parlare con Amedeo. È su questo che si basa la loro amicizia: sul dirsi sempre tutto. Non può, anche se vorrebbe tanto, nascondergli una cosa simile. Ma deve farlo davvero adesso? In questa situazione? Durante il Festival di Sanremo? E se distraesse Amadeus dal suo lavoro? Decide di tornare indietro e fare finta di niente. Potrà raccontare ad Ama cosa gli è successo in questi giorni una volta che il festival si sarà concluso.
Il piano di Fiorello fallisce ancora prima di cominciare. Non ha neanche il tempo di pensare a quando sarebbe un buon momento per poter parlare tranquillamente con Amadeus, perché lui lo avvicina prima di salire sul palco per la quarta serata. «Dopo la puntata di oggi… Possiamo parlare? Credo che ci sia qualcosa che non va e voglio confrontarmi con te…» dice il conduttore evitando lo sguardo dell’amico e fiondandosi subito sul palco per salutare il pubblico. Adesso tutta l’attenzione di Fiorello non può che essere concentrata su quella richiesta, perché ovviamente da quel momento in avanti non ha neanche un secondo libero per poter chiedere chiarimenti ad Amadeus prima della fine dello spettacolo. E non solo: la quarta sera si rivela essere un caotico disastro che non finisce più.
Dopo la fine della puntata Amadeus e Fiorello si ritrovano a vagare per le strade di Sanremo vicine al teatro alla ricerca di Bugo e di Morgan, di chiunque riescano a trovare per primo. La situazione è disperata, soprattutto per Amadeus che non riesce a calmarsi neanche per un momento, troppo concentrato sul disastro appena avvenuto. Fiorello invece non riesce a smettere di pensare alle sue parole e si sente un’egoista. Bugo è scomparso, il Festival potrebbe risultare un fallimento per via della scena avvenuta sul palco, sicuramente ne è già nato uno scandalo e lui se ne sta lì a pensare a “Chissà di cosa deve parlarmi Ama… Dio spero che non abbia notato il mio comportamento di questi giorni perché non ho idea di come affrontarlo direttamente su una cosa simile.” Davvero, è il massimo dell’egoismo, specialmente perché al momento il suo amico è accanto a lui che sta andando nel panico per riuscire a trovare un cantante scomparso.
Bugo viene ritrovato, l’emergenza finisce e lo scandalo resta qualcosa che verrà affrontato il giorno dopo, o i giorni dopo, o le settimane dopo, a seconda di quanto la televisione italiana deciderà di parlarne. In ogni caso è una preoccupazione che può aspettare, in questo momento quello che importa è riposare. Fiorello dà per scontato che con tutto quello che è successo e con la stanchezza assurda che si sente addosso, non ci sarà assolutamente bisogno di dormire in camera di Amadeus e soprattutto spera che il suo amico si sia completamente dimenticato del proposito di parlagli grazie allo stress. Si sente davvero un pessimo amico per aver anche solo pensato una cosa simile.
Le stelle però sembra che non siano dalla parte di Fiorello perché quando arrivano nel corridoio dove si trovano le loro camere Amadeus appoggia la testa contro la sua spalla e senza guardarlo in faccia mormora «Ti dispiace dormire ancora da me? Sono troppo stressato per riuscire ad addormentarmi, magari con la tua presenza avrò più fortuna…» la sua voce è così distrutta che Fiorello si sentirebbe un mostro a dire di no… O forse no, forse vuole soltanto avere una scusa, una qualsiasi, per dormire ancora nel letto di Amadeus. Forse tutto quello che ha fatto fino ad adesso è stato trovare scuse per passare la notte con il suo amico. Cerca di scacciare il pensiero dalla sua testa ed acconsente a dormire ancora con Amedeo, subito dopo aver recuperato il suo pigiama dalla propria stanza.
Amadeus si prepara molto lentamente per andare a dormire, come se ogni movimento gli costasse non solo una quantità immensa di fatica, ma anche un forte dolore. Fiorello vorrebbe intervenire, dire qualcosa, fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma si ritrova nuovamente bloccato ad osservare il più discretamente possibile il suo amico dal suo posto sul letto. Amadeus fa finalmente capolino da bagno con il pigiama addosso, si dirige verso il suo lato del letto e spegne la luce appena si sdraia. Fiorello pensa che non ci sarà alcun tipo di interazione questa volta, che si addormenteranno entrambi nel silenzio, ma poi sente Ama che si rivolta nel letto, appoggia la fronte contro la sua schiena e stringe la sua vita con le braccia. Istantaneamente Fiorello si pietrifica.
«Ho bisogno di contatto per questa sera…» spiega il conduttore sottovoce «Ho bisogno di te.» continua mentre si sistema per sfregare la faccia contro la nuca del suo amico «Ciuri… Sono… Sono molto felice che tu abbia dormito con me in queste sere, mi ha davvero aiutato a stare più tranquillo… Anche se tu questa mattina e due giorni fa sei scappato prima che mi svegliassi… Sai che non c’è bisogno di fare così con me… Siamo amici da troppi anni per dover essere imbarazzati dell’aver dormito nello stesso letto…» Fiorello continua a non riuscire a muoversi, anche se il tono di Amadeus è così calmo che sembra che stia approcciando un animale ferito, con la delicatezza e l’attenzione di un esperto. Di cosa sarebbe l’esperto Amadeus in questo contesto? Fiorello non ne è sicuro, non è neanche sicuro di quale sia esattamente il contesto, così resta in silenzio sperando che Amedeo pensi che si sia addormentato e smetta di parlare, o sperando che vada avanti comunque senza esigere da lui una risposta. Il conduttore non chiede se Fiorello lo sta ascoltando, ma continua a parlare lo stesso «Certo, a meno che l’imbarazzo non sia per qualcos’altro… Abbiamo dormito altre volte nella stessa stanza, nello stesso letto, soprattutto quando eravamo più giovani. Quindi se all’improvviso sei imbarazzato dall’averlo fatto e sparisci la mattina come se avessi commesso un crimine, vuol dire che c’è qualcos’altro, no? Ci ho pensato molto… Era il contatto che ti aveva dato fastidio? Non poteva essere, perché sul palco non ti sei fatto problemi… Doveva essere qualcosa che è accaduto solo qui.» Amadeus emette un leggero sospiro che si infrange sulla nuca di Fiorello, causandogli un brivido «Cosa poteva mai averti spinto a scappare da me?» il tono della voce del conduttore è più triste come se avesse davvero avuto la sensazione che il suo migliore amico non volesse la sua compagnia, ma continua comunque il suo discorso «Il tuo comportamento era così strano… E poi finalmente ho capito questa mattina… Mi sono svegliato prima di te, ma non mi sono mosso. Volevo godermi un altro po’ il letto, capisci?» Amadeus ridacchia e Fiorello si sente avvampare temendo di sapere dove sta andando a parare il discorso «Insomma ero sveglio, ma non ho aperto gli occhi, per restare in quello stato di quiete… Poi mi sono accorto che tu ti era avvinghiato a me durante la notte, che ti eri appena svegliato e volevo… Non sono sicuro di cosa volessi fare davvero… Credo testare una teoria… Così mi sono girato per ritrovarmi faccia a faccia con te.»
Ormai Fiorello è sicuro di aver capito che cosa vuole dire Amedeo ed è sicuro di non poterlo sopportare. In negativo o in positivo, finché la prossima frase del conduttore resta sospesa tra la sua mente e la sua bocca, la loro amicizia è salva. Come potrebbero mai affrontare un cambiamento simile? Deve fare qualcosa, prima che sia troppo tardi. «Ama…» cerca di dire, ma si ritrova a non sapere come continuare, quindi si volta per guardare l’amico dritto negli occhi, per quanto l’oscurità della stanza possa permettergli. Amadeus lo osserva con gli occhi che luccicano e Fiorello ha improvvisamente il dubbio che sia sul punto di piangere. «Rosario so che mi hai quasi baciato.» annuncia il conduttore guardandolo fisso negli occhi e Fiorello non riesce a decifrare la sua espressione troppo preso da come adesso il cuore gli stia martellando contro la cassa toracica. È sicuro di non aver mai conosciuto il vero significato della parola “panico” fino questo istante.
«Ama… Io…» per quanto si sforzi non riesce a trovare le parole, non sa neanche cosa vorrebbe dire esattamente. Che non voleva? Sarebbe una bugia gigantesca e Amadeus non ci crederebbe neanche per un attimo. Che era solo uno scherzo? Una bugia ancora peggiore. Come potrebbe scherzare in modo simile con Amadeus? Fiorello sputa fuori qualche altra sillaba sconnessa nella speranza che le parole vengano fuori da sole prima o poi. Il conduttore sorride leggermente ed appoggia delicatamente l’indice sulla bocca di Fiorello per fargli segno di restare in silenzio. Parla ancora, la voce debole «Come stavo dicendo, so che volevi baciarmi. E se non fossi scappato questa mattina, sapresti che lo voglio anche io.» conclude Amadeus con un altro piccolo sorriso.
Troppi pensieri passano per la testa di Fiorello tutti in una volta, tanti che non è neanche capace di processarli del tutto. Sa solo che questo è il momento di rottura. Da qui non si torna indietro, mai più. Però anche se credeva che si sarebbe sentito male, si sente invece sollevato. In un qualche modo questa è una liberazione. Trattiene il respiro per un momento mentre Amedeo si fa avanti di qualche centimetro per posargli un casto bacio sulle labbra. È appena un contatto. Quello che potrebbero fare due ragazzini timidi ai primi appuntamenti. Ma Fiorello lo sente come una scossa elettrica, un fiume in piena, un terremoto che lo attraversa e lo sconvolge. Non riesce a trattenersi dal farlo ancora, assaporarlo giusto un momento di più, poi ancora, ancora, ancora, ancora, finché non sta riempiendo Amedeo di baci, sempre più lunghi, sempre più languidi, sempre meno casti. Continua finché non sente un sospiro provenire dal conduttore che si scioglie in una risatina. Non può fare a meno di fermarsi e sorridere in risposta.
«Tutto okay?» chiede Fiorello con una punta di incertezza. Amadeus gli accarezza il viso con delicatezza «Più che okay…» lo rassicura subito e poi aggiunge «Non che non apprezzi la tua foga, ma… Abbiamo ancora una levataccia domani… Per quanto vorrei continuare la nostra attività, credimi vorrei tanto, ho ancora un festival da condurre. Ma se domani non scappi di nuovo, la notte posso essere tutto tuo.» spiega Amadeus lasciando un ultimo leggero bacio sull’angolo della bocca di Fiorello «Non vado da nessuna parte, lo giuro.» risponde a bassa voce stampando un ultimo bacio sulle labbra del conduttore.
La mattina dopo Fiorello si sveglia nuovamente avvinghiato ad Amadeus, ma non si azzarda a muoversi. Il panico, traditore, decide di tornare ancora, facendo dubitare che quanto successo la scorsa notte sia vero, facendogli dubitare che sia stata una buona idea, facendogli dubitare perfino che Amadeus lo voglia al suo fianco, ma appena il conduttore si sveglia e con gli occhi ancora semichiusi dal sonno gli sorride sussurrando «Buongiorno, Ciuri.» tutti i dubbi di Fiorello scompaiono all’improvviso. Non c’è nessuna menzogna, nessuna illusione e nessun errore nel modo in cui Ama gli sorride. «Buongiorno, Ama.» risponde sottovoce e si avvicina per baciarlo delicatamente «Sono felice di vedere che non sei scappato.» commenta il conduttore con un sorriso e Fiorello ridacchia «Da adesso giuro che non ti libererai più di me.» risponde baciandolo ancora «O dei miei baci… Ho recentemente scoperto che mi piace baciarti.» aggiunge un attimo dopo ed Amadeus ride «Bene, perché piace anche a me.»
Si alzano con calma, preferendo restare il più possibile a letto, prima di cominciare quella che sarà la giornata più difficile dall’inizio del Festival. Fiorello resta ad osservare Amadeus che si prepara fino all’ultimo minuto, poi non può evitare di doversi separare da lui per andare nella sua stanza a vestirsi. «Credi che riuscirai ad essere professionale questa sera?» dice al conduttore poco prima di uscire. Amadeus lo guarda confuso per un attimo. «Beh, riuscirai a non farti distrarre troppo dal pensare a me?» aggiunge Fiorello con un ampio sorriso. Amadeus afferra un cuscino e glielo lancia «Non dire minchiate!» gli grida prima di scoppiare a ridere. Fiorello si affretta ad uscire prima che il conduttore trovi altri oggetti da lanciare, ma nonostante la frettolosa fuga è quasi certo di averlo visto arrossire. Non male per due della loro età.
Ovviamente Fiorello non può trattenersi dal fare qualche numero. Sentirsi il cuor leggero significa anche che si sente più libero di essere aperto. Per la maggior parte della gente ha solo deciso di esagerare il suo comportamento dei giorni precedenti, stando ancora più vicino ad Amadeus, coinvolgendolo in ancora più sketch ed assurdità. L’unico nel backstage che lo guarda come se avesse capito tutto, per qualche strano giochetto di telepatia, è Tiziano Ferro. Fiorello gli lancia un’occhiata circa a metà sera e il cantante sorride e basta con un’espressione che può significare “Lo so. Sono felice per voi.”, o almeno lui lo interpreta così.
Fiorello è uno showman, e da bravo showman si sente obbligato a prendere in giro Ama almeno un po’. Aveva uno sketch pronto, qualcosa sulle differenze generazionali, ma a metà del suo discorso, preso dall’euforia pensa “Ma che minchia me ne frega a me ed a loro delle differenze generazionali? Divertiamoci un po’.» e decide di deragliare l’intera trasmissione. Cosa possono fare? Fermarlo? E ammettere che non aveva assolutamente il permesso di fare un numero che davvero divertendo il pubblico? È così che si ritrova a deviare il suo stesso sketch per costringere Amadeus a ballare un lento con lui. Ovviamente deve essere il lento più imbarazzante possibile per Amedeo, Fiorello deve essere sicuro che scenda dal palco come minimo non rosso, bordeaux. Quindi ci scherza sopra «Sei etero?» gli chiede prima di cominciare e si gode la confusione che passa sul volto di Ama che probabilmente sta dubitando di essere sveglio in questo momento e poi aggiunge «Beh, pure io.» sforzandosi di non ridere all’ulteriore disorientamento che ha causato. Poi Fiorello si assicura di mantenere il maggior contatto possibile, vuole dare uno spettacolo che l’Ariston dimenticherà difficilmente. Quando sente che il conduttore sta quasi per morire dall’imbarazzo, gli dà un colpo d’anca e conclude il suo numero. Amadeus è positivamente perso a quel punto, ma Fiorello ha ancora una canzone da cantare ed ovviamente deve essere una serenata.
La serata si conclude splendidamente. Il Festival ha avuto un grande successo, e anche se Fiorello sospetta che non sia del tutto merito di Ama, non può fare a meno di essere fiero di lui. Lo vede così pieno di energia e così felice e non può fare a meno di sentirsi bene di riflesso. Aspetta con impazienza che la conferenza stampa post-finale finisca, per costringere Amadeus a mantenere la sua promessa di essere “tutto suo” una volta finito il Festival. Finito… Non proprio, andrà avanti ancora qualche giorno tra interviste e notizie, però non sarà la stessa cosa e Fiorello sente che gli mancherà tantissimo.
Amadeus e Fiorello rientrano in albergo insieme come le altre sere e sono stranamente tranquilli. Non è la stanchezza a tenerli buoni, quanto il non sentire il bisogno di andare di fretta. «Manterrai la tua promessa?» chiede Fiorello di colpo mentre camminano, improvvisamente preso dall’insicurezza. Non sa perché, in fondo non ha assolutamente nessun motivo di sentirsi insicuro. Non si sono detti niente, non hanno davvero chiarito le cose, ma si sono baciati e… Dovrebbe bastare a farlo stare tranquillo, ma per qualche motivo non gli basta. Amadeus lo prende per uno scherzo per un attimo e ci ride sopra «Uhm… Non sono sicuro…» dice prima di notare l’espressione tesa di Fiorello «Ehi, ehi… Sto scherzando. Cosa ti prende?» aggiunge subito. Fiorello tiene lo sguardo basso «Ecco… Non abbiamo veramente parlato… E insomma… E adesso? Cosa siamo adesso? Cos’è questo? Perché c’è questo? Non hai bisogno di risposte chiare? Di certezze?» risponde cercando di trasmettere tutta la sua insicurezza al conduttore. Fiorello si sente strano. Tra loro non è mai lui quello incerto.
Amadeus ridacchia e si ferma per poter guardare Fiorello in faccia «Ciuri… Se ne hai bisogno ne possiamo discutere, ma personalmente credo che sia una situazione piuttosto semplice, la più semplice di tutte. Io provo dei sentimenti per te, che vanno oltre l’amicizia, sono attratto da te e ti voglio.» Amedeo lo dice con una chiarezza ed una sicurezza che fanno sembrare il discorso la cosa più ovvia del mondo «E tu?» chiede subito dopo, se è preoccupato della risposta non lo da assolutamente a vedere. Fiorello rimane bloccato un secondo. Non sta sognando, non si sta immaginando il tutto, sta accadendo davvero, questo è reale. Ama ha appena ammesso di essere innamorato di lui, senza usare queste esatte parole, ma comunque conta come una dichiarazione. Non si tratta più di una supposizione, adesso è una verità, un fatto. «Io… Sì… Davvero, sì… Sono solo confuso. Mi sembra che sia accaduto tutto così in fretta e non è possibile perché ci conosciamo da troppo tempo e queste cose non capitano dall’oggi al domani…» comincia a dire Fiorello perdendosi molto in fretta nel suo stesso discorso, Amadeus appoggia le mani sulle sue spalle e lo interrompe «Ha importanza?» chiede, ma come unica risposta ottiene uno sguardo confuso quindi continua «Ha importanza quando, come, perché o con che rapidità è successo? Può essere che sia accaduto questa settimana, può essere che sia accaduto dieci anni fa, può anche essere che sia accaduto il giorno che ci siamo conosciuti, ha davvero importanza quando è stato? Non basta che qui ed ora ce ne siamo accorti? Non basta che qui ed ora possiamo stare insieme?» spiega il conduttore guardando Fiorello direttamente negli occhi con lo sguardo più deciso che mai. Fiorello non riesce a far altro che scuotere la testa tutto tremante ed appena si rilassa non può fare a meno di prendere il volto di Amedeo tra le mani ed avvicinarsi per baciarlo. Si ferma a qualche millimetro dalle sue labbra e osserva per un attimo la sua espressione persa prima di spingersi in avanti con quasi tutto la sua forza. Le sue mani passano dal viso al collo ed alla vita e il bacio diventa più lento, più dolce. Appena si separano Amadeus abbassa lo sguardo e si schiarisce leggermente la voce «Direi che ci siamo chiariti.» commenta con un filo di voce.
Quando si ritrovano nel corridoio dell’albergo Fiorello apre la porta della sua camera e saluta con la mano Amadeus «Allora io vado a dormire, buonanotte eh.» dice prima di fare il primo passo dentro la stanza. Amadeus lo afferra per il colletto e lo costringe a fare marcia indietro «Dove credi di andare.» dice mentre lo spinge contro la porta della sua camera. Si guardano per un momento, sorridendo entrambi e cercando di trattenersi dal ridacchiare. «Allora?» chiede Fiorello sottovoce e subito Amadeus si fionda sulle labbra lasciando tanti piccoli e rapidi baci «Tu dormi con me stasera.» risponde il conduttore sorridendo sulle sue labbra mentre con una mano sblocca la porta dietro di loro. I due non si separano neanche per un attimo, trasformando i piccoli baci di prima in un unico languido bacio, mentre inciampano dentro la stanza cercando alla ceca un interruttore. Cadono entrambi sul letto e Fiorello, schiacciato dal peso di Amedeo riesce ad accendere la luce del comodino. Appena riescono di nuovo a vedersi in faccia sono costretti ad interrompersi perché non riescono a fare a meno di sorridere.
«Cominciamo dal toglierci i cappotti, che dici?» propone Amadeus alzandosi in piedi, subito imitato da Fiorello ed entrambi lanciano i loro cappotti in un angolo della stanza, seguiti subito dalle eleganti scarpe e dalle calze. Fiorello arriccia le dita finalmente libere dalla costrizione delle calzature e guarda per terra «Non sono esattamente sicuro di come dovremmo procedere adesso.» ammette Fiorello evitando lo sguardo di Amadeus. Il conduttore sorride e si avvicina a lui lentamente «Adesso…» comincia a dire mentre gli sfila lentamente l’elegante giacca di Fiorello «…Capiamo insieme, con molta calma…» prosegue lasciando piccoli baci sulle sue labbra, poi lungo la mandibola fino ad arrivare al collo «…Che cosa vogliamo fare…» aggiunge mentre inizia a sbottonare i primi bottoni della camicia «Senza fretta e senza forzature.» conclude tornando a guardare Fiorello negli occhi per cercare il suo assenso. Lui resta quasi in trance. È così sopraffatto dalle emozioni da non sapere neanche che cosa sta provando di preciso. Lo sguardo che Ama gli sta rivolgendo è abbastanza per togliere qualsiasi preoccupazione dalla sua testa. Lo bacia con cautela, con delicatezza, assaporando ogni millimetro delle sue labbra e della sua bocca ed azzardandosi ad aggiungere la lingua al bacio. Amedeo non protesta, anzi, emette un sospiro soffocato che Fiorello non sarà mai capace di dimenticare. In un attimo la delicatezza viene dimenticata, si aggrappano l’uno all’altro come se ne dipendesse la loro vita, mordono l’uno le labbra dell’altro ed allungano le mani per sbottonarsi a vicenda le camicie. Fiorello toglie in fretta la giacca ad Amadeus e per poco non strappa la sua camicia mentre lo fa cadere sul letto.
Il conduttore ride «Preferirei arrivare intero a domani mattina, sai?» commenta e Fiorello resta un attimo bloccato dall’imbarazzo, poi Amadeus gli prende il viso tra le mani per abbassarlo e continuare a baciarlo. Fiorello inizia a scendere con i suoi baci lungo il collo, lungo la clavicola, sullo sterno, concentrandosi su ogni centimetro di pelle a sua disposizione. I sospiri di Amadeus aumentano e lo incoraggiano a continuare. Scende ancora fino ad arrivare al bordo dei pantaloni di Amedeo e quello che sfugge dalle sue labbra è decisamente un gemito soffocato. Fiorello si sente avvampare. È consapevole di essere stato lui la causa di quel suono ed è un potere che non sa come gestire. Si interrompe, continuando solo ad accarezzare delicatamente i fianchi dell’uomo sotto di lui «Ama… Io… Non so cosa voglio fare…» ammette a bassa voce, mordendosi le labbra come se si vergognasse profondamente di aver anche solo pensato una cosa simile. Amadeus si mette a sedere e guarda Fiorello negli occhi mentre gli accarezza una guancia «Puoi farmi tutto quello che vuoi.» dice serio e Fiorello deglutisce a fatica «O puoi anche non fare niente…» continua il conduttore facendo scorrere un dito lungo le braccia e il lungo il petto dell’altro uomo «… E lasciar fare me…» suggerisce con un sorriso «E possiamo anche non fare assolutamente niente. L’importante è che tu non ti senta costretto a fare nulla che tu non voglia. Basta solo che mi dici che cosa vuoi ed io ti accontenterò.» conclude Amadeus baciandolo ancora una volta.
Fiorello prende un respiro profondo cercando di schiarirsi la mente ed interrogarsi su cosa voglia esattamente. Non vuole fare errori, non vuole macchiare con dei brutti ricordi questo momento e per assicurarsi che questo accada deve essere sicuro, assolutamente sicuro di che cosa vuole. Una serie infinita di immagini gli passano per la testa e la maggior parte, per quanto piacevoli gli provocano solo del panico. Piccoli passi. Ha bisogno di andare a piccoli passi. Questa non è l’ultima notte che ha a disposizione sulla terra e non ha senso avere fretta di fare cose per cui non è veramente pronto. Basta mantenere le cose semplici, gli piacciono le cose semplici nonostante quello che gli altri possano pensare di lui. C’è in fondo un unico pressante desiderio che ha assolutamente bisogno di soddisfare in questo momento e decide di chiedere ad Amedeo di soddisfare quello. «Voglio toccarti.» dice semplicemente con la voce strozzata. Amadeus trattiene il respiro ed annuisce con forza, tornando a stendersi sul letto «Sono tuo, Fiore. Solo tuo.» dice con filo di voce.
Fiorello si ferma ad ammirarlo per un attimo: lo sguardo perso rivolto verso di lui, il petto arrossato dai baci che gli ha dato prima e l’intero corpo che trema, quasi impercettibilmente. Quando abbassa lo sguardo Fiorello nota per la prima volta l’erezione nei pantaloni di Amadeus, si rende conto di essere in condizioni simili e sente il desiderio di toccare l’altro uomo crescere sempre di più. ricomincia a baciare il petto di Amedeo mentre con le mani che tremano slaccia la sua cintura e gli sfila lentamente i pantaloni e i boxer. Non sa esattamente che reazione si aspettava di avere in questo momento, ma la sensazione che il suo cervello sia andato in cortocircuito sicuramente non è una sorpresa. Fiorello ricomincia a baciare Amedeo a bocca aperta, senza controllare la sua foga e fermandosi di tanto in tanto per mordergli le labbra, nel frattempo fa scendere una mano tra le sue gambe e inizia a toccare delicatamente la sua erezione. Ammira Amedeo che si scioglie letteralmente sotto di lui, mentre si morde le labbra per trattenere i gemiti. Non sa esattamente cosa dovrebbe fare quindi cerca di pensare a quello che piace a lui e tenta di riprodurlo nei movimenti della sua mano, mentre continua a lasciare baci ovunque riesca ad appoggiare la bocca.
Quando Fiorello crede che Amedeo non possa farlo impazzire più di così, lui spinge il bacino verso la sua mano e si lascia sfuggire un vero e proprio gemito «Ah… Rosario-» prova a parlare ma viene subito interrotto da una serie di piccoli gemiti che ormai non si cura più di trattenere. Fiorello viene preso da un profondo istinto di possessione e stringe la mano libera intorno al fianco di Amedeo «Dillo ancora.» sussurra «Dì ancora il mio nome.» aggiunge e subito Ama inizia a cantilenare il suo nome tra un gemito e l’altro, spezzando più volte ogni sillaba con i suoi sospiri. A questo punto Fiorello non riesce più a fermarsi e continua a toccare l’erezione di Ama, scorrendo per la sua lunghezza, soffermandosi sulla punta e non smette mai di baciare, mordere e succhiare il suo collo scoperto. Non gli importa di altro se non di far provare piacere ad Ama, ogni suo pensiero è concentrato solo su quell’obbiettivo. I gemiti che provengono dalla sua bocca sono musica alle sue orecchie e vorrebbe sentirli ancora e ancora e ancora. Ama si morde le labbra e si sforza di parlare mentre ansima «Ro- Ah… Rosari- Oh… Oddio… Ci sono quasi… Sto per-» riesce a dire con un filo di voce e Fiorello non riesce a rispondere, concentrato solo sul muovere la sua mano più velocemente, a lasciare sempre più baci sul collo di Amadeus, finché non viene nella sua mano con il suo nome sulle labbra.
Fiorello non può fare a meno di sentirsi fiero mentre osserva Ama che fatica a riprendere fiato, le guance rosse, la fronte imperlata di sudore, completamente sopraffatto. Sapere di essere stato lui ad avere quell’effetto gli dà una sensazione di potere e di piacere che non ha mai provato prima. Si alza per portargli un asciugamano e lo aiuta a ripulirsi dal seme che gli è rimasto sullo stomaco. Non può fare a meno di notare come tutto questo gli sembri naturale, quasi familiare, sicuramente giusto. Il conduttore riesce lentamente a mettersi seduto sul letto e baciarlo pigramente «Sei… Sei stato perfetto…» riesce a sussurrare con voce stanca, poi lo spinge leggermente per farlo sdraiare dove prima si trovava lui «E adesso voglio ricambiare il favore…» aggiunge con un sorriso. A Fiorello basta sentire quella frase per fremere in anticipazione. Ama può fargli qualsiasi cosa in questo momento, può anche decidere di calpestarlo e lui lo ringrazierebbe.
Amedeo, come ha fatto lui prima, inizia dal baciargli la mascella ed il collo, ma al contrario di lui si sofferma sulla sua giugulare per mordere delicatamente e succhiare la sua pelle. Scende molto lentamente, prendendosi tutto il tempo per lasciare una sottile scia di morsi e segni. Ogni centimetro della sua pelle sta bruciando e Fiorello sente di impazzire, vuole più contatto, più attenzioni, vuole sollievo, ma Ama non accenna a volerlo toccare dove più ne ha bisogno. Fiorello sospira ed emette dei leggeri lamenti, ma Amadeus sembra ignorarlo. Mentre continua a coprirlo di morsi e baci lo accarezza delicatamente con le mani lungo il petto, intorno ai fianchi, fa scivolare una mano sotto di lui e solleva leggermente il suo bacino per stringergli il culo, gli slaccia i pantaloni ma non glieli sfila. Fiorello si ritrova a muovere il bacino verso l’alto alla disperata ricerca di un qualsiasi tipo di frizione, ma Ama lo tiene fermo con una mano e ridacchia «Ho io il controllo adesso, Fiore… Dovrai essere paziente.» dice con uno sguardo di sfida. Ritorna a baciare il suo petto e succhia delicatamente uno dei suoi capezzoli. Fiorello si fa sfuggire un leggero gemito e subito si morde il labbro. Ama ride contro la sua pelle e continua la sua opera prima da una parte e poi dall’altra.
Quando finalmente il conduttore ricomincia la sua inesorabile discesa lungo il suo corpo, Fiorello è sicuro di non ricordarsi nemmeno come si chiama. Non c’è spazio per nessun pensiero nel suo cervello, troppo perso nelle attenzioni che Amadeus gli sta dedicando. Sente che i suoi baci arrivare al bordo dei suoi pantaloni ed è sicuro di star per perdere i sensi, non riesce neanche ad immaginare come si potrà sentire quando Ama starà effettivamente toccando la sua erezione. Il conduttore gli sfila i pantaloni e li getta ai piedi del letto, ma gli lascia addosso i boxer e Fiorello, confuso vorrebbe chiedere perché ma appena apre la bocca per provare a parlare, Amedeo bacia la sua erezione attraverso i boxer e tutto quello che esce dalla bocca di Fiorello è un lamento strozzato. «Ah… Ama… Ti prego… TI prego… Sto impazzendo… Ti prego…» comincia a cantilenare appena trova la forza di parlare. Amadeus alza lo sguardo per stabilire un contatto visivo e sorride «Dovrai essere più specifico con le tue richieste, Ciuri…» dice trattenendo una risatina. Fiorello butta la testa contro il cuscino e emette un lamento di frustrazione. Quest’uomo. Incredibile. Sempre tutto timido, nervoso, insicuro, ed è questo il momento in cui decide di dimostrargli di saper essere assolutamente in controllo della situazione? È questo il momento in cui decide di dimostrargli di poterlo costringere a fare qualsiasi cosa? Perfino pregarlo?
«Ti prego… Ama…» dice a fatica tra un respiro spezzato e l’altro «Fai qualcosa, toccami… Ho bisogno… Non resisto più… Ama… Ti prego… Toccami…» non riesce nemmeno a formare una frase completa, troppo perso nel suo bisogno, troppo concentrato sulla sua erezione dolorante e si sente patetico. «Dato che lo hai chiesto così bene…» scherza Amadeus abbassando di nuovo la testa. Prima di aiutarsi con le mani decide di tirare giù i suoi boxer con i denti per i primi centimetri e Fiorello si sente davvero morire. Crede che non possa essere peggio di così, che ormai non c’è niente che lo possa sconvolgere di più, ma Ama non lo tocca come ha fatto lui prima al suo posto, no, Ama lo prende in bocca. Il suono gutturale che gli esce dalle labbra è qualcosa di innaturale, che gli rimbomba nelle orecchie per svariati secondi. È questo il momento in cui Fiorello si rende conto, e non sa perché ci ha messo così tanto a capirlo, che questo chiaramente non è il primo rodeo di Amadeus. Perché i suoi movimenti non sono incerti, neanche un po’. Sa esattamente dove si può permettere di passare con delicatezza i suoi denti, dove lasciare baci e dove dare delle piccole leccate. Riesce a prendere la maggior parte della sua lunghezza in bocca senza apparente sforzo e lo succhia con la stessa naturalezza che avrebbe con un ghiacciolo. Non può fare a meno di buttare la testa all’indietro e stringere i pugni nelle lenzuola fino a che le sue nocche non diventano bianche.
Fiorello non riesce più a parlare, solo a gemere, così forte che pensa che probabilmente lo stiano sentendo fino a Genova. Ma non gliene frega niente. Ha appena scoperto che Amadeus è a quanto pare un dio dei pompini, ha tutto il diritto di reagire in quel modo. Per un breve momento si chiede perché, in tutti questi anni, non ha mai saputo questo dettaglio e poi si dà da solo dell’idiota. Perché quando mai una persona normale si mette a parlare delle proprie abilità sessuali con i propri amici? Soprattutto nel loro caso, dato che Fiorello non sapeva neanche dell’attrazione di Amedeo per il genere maschile… Sì dà dell’idiota di nuovo. Lo sapeva. In un qualche modo lo ha sempre saputo, semplicemente ha sempre sepolto l’informazione in un qualche angolo del suo cervello per anni ed anni. In fond- I suoi pensieri vengono interrotti da un improvviso risucchio di Ama che lo fa quasi urlare. «Oh- Oddio- Ama-» dice tra i gemiti e spinge il bacino verso la bocca del conduttore, che ha la sfacciataggine di gemere attorno alla sua erezione facendogli sentire ogni minima vibrazione. «AMA-» grida Fiorello con la voce che si spezza «CAZZ- Sto per venir-» non riesce nemmeno a finire la frase perché intanto Amedeo ha aumentato il ritmo e lui non riesce a non venire in quell’istante urlando ancora il suo nome. Non riesce nemmeno a spostarsi per non venire nella bocca di Ama perché lui lo tiene fermo, ed ingoia. Fiorello è abbastanza sicuro di essere morto a questo punto e butta la testa all’indietro, sfinito.
Quando riesce a riprendersi, Amedeo sta tornando nel letto dopo essersi dato una ripulita e sta sorridendo come un idiota. Fiorello cerca di ricambiare il sorriso, ma è talmente stanco che riesce appena ad alzare un angolo della bocca. «Stai bene?» gli chiede a bassa voce il conduttore, anche lui chiaramente molto stanco, mentre gli si sdraia accanto ed appoggia la testa contro la sua spalla. Fiorello emette uno sbuffo sorpreso «Se sto bene? Me lo stai chiedendo sul serio? Dopo il pompino fantastico che mi hai fatto? Dovrei chiedertelo io se stai bene, in confronto a quello che mi hai fatto tu io probabilmente sono sembrato un ragazzino alla sua prima volta…» comincia a dire e subito Amadeus lo interrompe «Ehi, ehi… Sei stato fantastico… E comunque volevo sapere se ti senti bene, nel senso di “non ti stai pentendo di nulla e non ti stai torturando mentalmente, vero?”» si spiega «Oh.» risponde Fiorello «Beh. No, non mi pento di nulla e non mi sto torturando… Solo…» aggiunge prima di interrompersi un momento, attirando ancora di più l’attenzione di Amadeus che si volta leggermente verso di lui in attesa che continui «Solo che continuo a chiedermi una cosa… Quanta esperienza hai esattamente… E non provare a dire “nessuna” perché non sono stupido, è piuttosto lampante che tu abbia dell’esperienza.» conclude Fiorello e attende la risposta restando sulle spine. Non ci sarebbe niente di male anche se Ama gli dicesse di essere stato con mille altri uomini, ma non riesce a fare a meno di sentirsi un po’ troppo inesperto in confronto a lui e… geloso.
Amadeus nasconde il volto contro la spalla di Fiore ed esita per un attimo prima di rispondere «In quasi quarant’anni solo due.» dice prima di fare una piccola pausa per permettere a Fiorello di assorbire la notizia «Entrambi già dopo che ci eravamo conosciuti… Tu sei stato il primo per cui io abbia… Provato qualcosa… È grazie a te che mi sono accorto di essere attratto dagli uomini… Però… Mi sembravi così… Irraggiungibile…» cerca di spiegare il conduttore ma fa fatica a completare il suo discorso quindi prende un respiro profondo nel tentativo di calmarsi prima di continuare. Incredibile che sia così nervoso adesso considerando con che sicurezza di comportava prima, pensa Fiorello mentre lo guarda seppellire sempre di più la faccia contro la sua spalla ed evitare a tutti i costi il suo sguardo. «Ero convinto che non ti avrei mai avuto, capisci? E così… Ho provato ad andare con un uomo per distrarmi da te, senza successo… La seconda volta è stata parecchi anni dopo, ho avuto un momento di… Sconforto… Ero riuscito a seppellire i miei sentimenti per te molto in profondità, ma ho avuto un periodo in cui sono tornati a galla e volevo solo dimenticarmene per non dover soffrire… Sono uscito con un tizio per qualche tempo… Ma ho concluso subito la storia quando mi sono reso conto che rischiavo solo di ferirlo perché non provavo niente per lui e continuavo a pensare solo a te.» riesce a concludere Amadeus.
Fiorello lo costringe a sollevare la testa per baciarlo e si rende conto che sta piangendo. «Da quanto hai questi sentimenti per me?» non riesce ad evitare di chiedere, anche se teme di sapere già la risposta. «Ho iniziato ad averli poco meno di un anno dopo che ci siamo conosciuti.» risponde il conduttore, ma la sua voce si spezza a metà frase. Fiorello lo stringe e lo bacia, lentamente e dolcemente. In tutti questi anni non si è mai reso conto che Amedeo si stesse tenendo questo peso dentro. Si chiede quanto deve averlo consumato. Trentacinque anni. Trentacinque fottuti anni.
Fiorello sa che anche lui prova dei sentimenti per Amedeo, ovviamente, ma non riesce a stabilire un momento preciso, non riesce a ricordare quando ha iniziato ad averli. Cerca di scavare nella sua testa per pensare a quando ha scoperto di essere attratto anche dagli uomini. Lo sa da sempre. Ma fa finta di non saperlo. Per uno della sua generazione, che viene dalla Sicilia poi, una cosa del genere è quasi un crimine. Ha sempre, sempre, sempre mentito a sé stesso, così tanto che ad un certo punto ha iniziato a credere alle sue bugie. Ripensa a quando ha conosciuto Amedeo, a quando erano giovani e facevano tutto insieme, a quando si è reso conto che era il suo migliore amico. E si accorge che sì, sono sempre stati amici, ma già dall’inizio il legame che sentiva di avere con lui è sempre stato più forte. Non lo ha mai definito amore perché non avrebbe mai potuto, ma era quello che sentiva. Chiamarlo amicizia era solo più facile. Si accorge in quel momento che se entrambi avessero avuto più coraggio non gli ci sarebbero voluti trentacinque anni per finire a questo punto.
«Ama…» mormora piano e si sdraia su un fianco così da trovarsi faccia a faccia con il conduttore prima di continuare «Mi dispiace… Mi dispiace che ci siano voluti tutti questi anni… Ormai non possiamo tornare indietro, ma spero che tu possa accettarlo comunque. Ti amo. Mi sono reso conto che ti amo da trentacinque anni, che ti amo profondamente come mai ho amato nessuno… Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo… E adesso non smetterò mai di dirlo.» conclude con un sorriso appena accennato. Amadeus trattiene il respiro prima di spingersi in avanti per coprire le sue labbra di baci fino a perdere il fiato «Rosario… Ciuri… Non sai quanto ti amo… Ti amo, ti amo così tanto…» dice tra un bacio sorridendo sempre di più. Fiorello ricambia i suoi baci finché non diventano più lenti, più lunghi e più disordinati. Non riesce neanche a definire quello che prova, sa solo che si sente sopraffatto da una sensazione di immensa felicità, un’energia straordinaria che non accenna ad estinguersi presto.
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hell-with-me-blog · 6 years
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Un vuoto dentro...
(Parlo di me stessa, non per mettermi in mostra ma perché avevo bisogno di sfogarmi)
Ehi, ciao, scusa se ti disturbo ma non so a chi scrivere.
Sono una persona estremamente insicura, non mi piace mai quello che faccio, ma credo sempre che sia troppo poco, perché mi sento troppo poco. Questo mi porta ad essere fredda e a restare sola. Mi chiudo in me stessa e penso, penso fino a farmi male (come purtroppo ogni tanto succede). Per quanto cerchi di non interessarmi del giudizio altrui, questo mi influenza fin troppo e mi sento giudicata anche solo quando chiedo un cappuccino al bar, nonostante mi ripeta che non vale niente e che sappia che questo non mi farà mai del male.
Sono molto timida, in determinati momenti, alcuni lo scambiano per mancanza di interesse o freddezza, ma non é cosí.
Ho un problema ad esprimermi, non riesco a dire quello che penso o provo a voce alta e anche questo mi distrugge.
Quante volte avrei voluto correre tra le braccia di qualcuno e dire tutto quello che mi passava per la testa, ci ho provato svariate volte e devo dire che quelle volte che avevo un abbraccio sicuro mi sentivo davvero sollevata quando raccon5avo un pochino di quello che avevo dentro.
Non mi lascio andare, penso troppo e prendo troppo poche iniziative, perché quelle che ho preso non mi hanno dato nulla di buono in cambio...
Mi sento come se il mondo si aspettasse qualcosa da me, ma non ne fossi all'altezza.
Ho paura del futuro. Ho paura di fare scelte sbagliate, tanto che a volte ci metto una vita a scegliere, è vero, anche solo il gusto del gelato o il posto dove andare. Infatti faccio sempre scegliere agli altri.
Passo da momenti di eccessiva riflessione ad altri di completa assenza, completa incapacità di mettere a fuoco quello che mi passa per la testa. Anche quando le persone dicono di tenere a me, per me é impensabile, non riesco a crederci fino in fondo, lo sai bene pure tu questo, come se fosse impossibile pensare ad una come me. Non credo che un mio messaggio cambierebbe l'umore a qualcuno, mai, ma scrivo lo stesso giusto per dire "ehi, sono qui se ti interessa".
Ho sempre paura di disturbare, di essere di troppo o di stufare.
Mi blocco anche quando vorrei fare nuove amicizie, esperienze. Penso troppo alle conseguenze e rimango ferma dove sono, niente di nuovo, senza rischiare, anche se a volte lo vorrei tanto.
Rileggo mille volte quello che scrivo prima di inviarlo (come adesso) perché non vorrei mai espormi troppo...
Mi sento fuori posto, inadeguata, non mi vado mai bene. A volte mi sento inutile ai massimi livelli. Non sopporto nessuno, ma avrei tremendamente bisogno di sentirmi meno sola. Quante cose sarebbero diverse se non fossi cosí paralizzata, ferma su una sola persona, ma lo sono spesso e credo che così vada bene nonostante tutto. Nonostante le delusioni che sto avendo e quelle che avrò.
Non so mai cosa rispondere quando mi chiedono se ho un libro, una canzone, un film preferito.
Penso sempre che ci sia qualcosa di sbagliato in me, dentro e fuori.
Dicono: "É l'adolescenza", ma quanto dura questa adolescenza? Ho bisogno di novità, di qualcosa che renda le mie giornate diverse, o che mi faccia riavere quelle belle del passato, meno monotone, ma mi sveglio la mattina e non ho niente da aspettare, che mi dia un motivo per alzarmi dal letto.
Ed é colpa mia.
Io, che non ho niente di speciale, se non il superpotere di fare confusione e chiasso dove c'è quiete.
Vorrei fregarmene di tutto e a volte ci riesco.
Vorrei sciogliermi, uscire dalle regole che mi autoimpongo anche senza criterio e liberarmi da me stessa.
Sono disperata, davvero non so più cosa devo fare, ogni tanto ho gli attacchi di panico, giusto per semplificare la mia esistenza e mi sembra di soffocare in continuazione per non parlare degli incubi che non riesco a fare a meno di avere ogni santa notte, è tutto troppo per me, non ce la faccio, piango spesso... piango senza motivo, perché ascolto una canzone, perché sento una parola che mi riporta a uno dei momenti migliori che ho avuto o più semplicemente pensando ai momenti in cui stavo bene.
Ci sono giorni in cui non riesco ad alzarmi dal letto e se mi sforzo di fare le cose poi sto peggio, vorrei solo urlare e farmi male fino a distruggermi completamente, fino a svanire come una cosa che non era importante e che forse non lo sarà mai.
A casa la situazione è ingestibile, mia madre ha sempre da ridire su tutto quello che faccio... Non c'è una volta che non si litiga per qualcosa. Mio padre sa solo gridarmi contro, ma credo sia sempre disponibile nonostante queste incomprensioni.
Ci sono giornate in cui sono invisibile e incompresa, vorrei dare fuoco a tutti e poi a me stessa.
Mi faccio schifo per quelle cose che ho fatto solo per il gusto di far stare male altre persone... o per quelle scelte inutili che mi sono fatta per colpa di mille paronnoie da bambina.
Ma giuro che non era il mio intento, ma agli altri non frega un bel niente, alcuni mi usano e poi se ne vanno, altri fingono di essermi vicini o di tenere un minimo a me e poi quando devono decidere spariscono.
Mi odio, sento un vuoto enorme e penso in continuazione che sarebbe meglio non esistere più. Tanto non ho nessuno e il mondo andrebbe avanti anche senza di me.
Il tempo passa e le cose continuano a degenerare, è enorme il dolore che provo, se si può chiamare dolore, non voglio continuare così.
Non posso, non voglio. Sono arrivata al limite, più ci penso e più capisco di avere ragione.
Sono Stanca di fingere che tutto vada per il meglio e che ogni giorno quel sorriso che metto sul viso sia vero.
Sono Stanca di fare finta che tutto mi diverta, che alcune cose non mi facciano sentire male... quando tutto questo è il contrario.
Dentro ho un casino...
Non so cosa fare per sistemarlo...
Forse dovrei chiedere aiuto, ma a chi? A quelli che dicono di essere amici ma quando urli aiuto spariscono?
O a quelli che mi cercano soltanto quando devo fargli un piacere?
O a quelli che dicono di pensare a me ma poi neanche un messaggio sono capaci di inviarti.
Ecco non lo chiederò l'aiuto. Non a queste persone...  urlerò aiuto a me stessa sperando che io mi senta.
Ma forse potrei non sentirmi. Per il troppo chiasso che ho in testa.
È brutto da raccontare... e dire che tutto questo solo perché AMO una persona che ho ferito. E che non ha alcuna intenzione di volermi al suo fianco.. o che mi fa sentire bene soltanto per qualche ora e poi torna tutto da capo, con lo ignorarmi... come se si sentisse in dovere di fare finta solo per farmi sorridere... ma sapere che dopo torna tutto come qualche ora prima fa molto più male...
Tutto questo è stupido... ma non riesco a credere che sia finita... Non riesco a smettere di averlo in testa... Non ci riesco... ma più continuo più mi faccio del male da sola... sapendo che lo sto facendo inutilmente...
Scusa... per tutto... volevo solo sfogarmi...
Non serve che tu mi risponda... dovevo solo scriverlo a qualcuno che lo leggesse... ma dato che non mi fido di nessuno e a lui questo non lo manderò mai perché non mi capirebbe l'ho mandato a te... che forse mi potrai capire...
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ilcercatoredicolori · 6 years
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Come si Comincia? A Monologue for beginners? A Monologue on new beginnings? Come si comincia? How does one begin? Qui e ora? dall’inizio? Si comincia dall’inizio? E come si comincia dall’inizio? È forse diverso che cominciare dalla fine? Come si comincia dalla fine? Come si comincia? Al cinema l’hanno avuta facile. Nel mezzo dell’azione. Un attimo prima dell’orgasmo. Al momento in cui il proiettile sta per forare la pelle illuminata dall’esplosione. Con una panoramica distante e omnicomprensiva che stabilisca geografia, contesto e giocatori. Establishing shot. Da un momento significativo. Il passaggio tra interno ed esterno, due mondi, La chiave nella toppa. La sirena della fabbrica. La fine di un evento. Un funerale. Dal ritornello già marcato dal ritmo della ripetizione, già marchiato dal ritmo della ripetizione. Si comincia da un principio, che tutto deve organizzare? e quali inferenze dovrebbero favorirne e sostenerne lo sviluppo? È questo principio il concetto stesso di cominciare? Come si comincia? Qual’è l’inizio? Dove? Come si comincia? Qui e ora? nel vuoto del presente astratto? che si guardi addosso per farsi concreto? che diventi subito passato per offrire un supporto al nostro passo? Hegel oppure Munchausen? Come si comincia? Con chiarezza? determinazione? Si comincia certi di arrivare fino in fondo? Come si comincia? Si comincia forse da capo? eterno ritorno? universo pulsante? il respiro profondo assente di chi dorme? Nietzsche? Come si comincia? Cercando un punto d’appoggio? Già dovremmo conoscere la legge della leva. Leva levatrice che fa emergere il mondo. Dalla leva che farebbe da levatrice al mondo? Come si comincia? Si comincia quando lo dico io? Facile. Niente limiti esterni. Un inizio arbitrario. Tutto sotto controllo. Niente lasciato al caso. Ma se in principio era il verbo, che lingua parlava? quale voce se ne è fatta veicolo? quale bocca lo ha pronunciato? quale fiato gli ha dato un suono? O forse non ha bisogno di corpo? come in “mistico colloquio,” un inizio “ove il pensier è come a noi l’eloquio”? (Rèbora) Ma pur sempre deve aver avuto il sostegno di una logica che ne garantisse il senso. Come si comincia? Si comincia con il verbo? Con una bestemmia che dia una scudisciata al vuoto facendolo fremere e contorcersi fino a uno spasmo che esploda in forma? che faccia esplodere la forma? Come si comincia? Dal corpo? Dalla mente? Si comincia dal desiderio frustrato? censurato? Dalla libertà negata? Da quello che ci manca? Dall’eccesso che non torna? Dallo scambio che non paga? Da ciò che rimane? Dall’assenza? Come si comincia? Da qui, sotto i piedi? dal suolo? sottosuolo? fondamento? marciapiede? Si comincia da quello che voglio o dalla ragione per cui lo voglio? Come si comincia? Cercare un fondamento non aiuta. Si risale, ci si ricrede, fino ad arrivare al dubbio che non si può mettere in dubbio, ergo… e già sappiamo come è andata a finire. Come si comincia? Cominciare da un punto preciso non ci aiuta. Più lo si ingrandisce più è fuori fuoco. Indistinto. Perde chiarezza. Per indicare l’origine abbiamo dovuto chiedere dove eravamo. Quando pensavamo fosse l’inizio, altri avevano già cominciato. All’inizio qualcuno era già arrivato prima di noi. E chi aveva già cominciato aveva preso noi come spunto. Seguito la nostra traccia. Credevamo di essere al centro. Di aver stabilito cosa è qui e quello che è là. Chi è qui e chi è là. Ma altri erano altrettanto al centro di se stessi. Qualcuno ha chiesto a noi dell’inizio. Ma abbiamo avuto bisogno della sua lingua per rispondere. Cercare un territorio vergine, intonso, non ci aiuta. Non più che definire un’identità chiara e distinta. E pura. Come si comincia? Cominciare. Cominciando. Cominciato. Ripetendolo finchè perde senso? Come si comincia? Comincerà? Come si era cominciato? Com’erano le cose all’inizio? Come si comincia? Guardando indietro? Com’erano le cose all’inizio? Non più complicate di quanto lo siano ora. Come si comincia? L’assoluto? La tabula rasa? Il punto geometrico senza dimensioni né tempo? Come si comincia? Da un parapetto sull’abisso da cui sporgersi? Da un inizio per principianti? Un principio per principianti? Come si comincia? Dall’inizio? Dall’idea di inizio? E l’idea di inizio di dove ci viene? È l’idea di inizio l’inizio? Un evento immanente? Il vuoto ripiegato su se stesso? Un punto di domanda preceduto da nulla e seguito da tentativi di risposta? Cominciare dall’inizio senza tralasciare un sol dettaglio? L’esplosione di una descrizione che ci dia allo stesso tempo lingua e narrazione? Grammatica e senso? Dal commercio dei polli e delle uova? Eppure nessuno ha detto “datemi un uovo e vi solleverò il mondo.” Là dove fallisce l’uovo riuscirebbe un pollo? Cosa determina la grana dei dettagli? Come si comincia? Dal paradosso come inevitabile punto fermo? Reinstaurando il principio di non contraddizione come cardine dell’universo? Si comincia perchè ci siamo sentiti chiamare, ma non c’era nessuno, eppure l’eco è rimasta? La vocazione è rimasta? Per noia? Perchè è troppo tardi per tornare indietro? Come si comincia? Da un manuale for beginners? Recalcitrando? Dalla ritrosia dell’à rebours? Chi ben comincia è a metà dell’opera? Cominciare è metà dell’opera? La metà è dove si comincia? Si comincia dalla metà? Altri cominciano dalla meta. Non si comincia mai? Come Tristram Shandy che a malapena riesce a farsi nascere? Come si comincia? L’inizio è quando non se ne può più? Quando il tempo è scaduto? Quando va bene così? Deve andar bene così? Come si comincia? Quando si scopre di aver già cominciato? Come si comincia? Da un dissidio che diventi un punto fermo? Dove “non mi scordo quello che mi hai fatto” definisce la geografia? scandisce il tempo? Come si comincia? Da quello che si ha? Dal panico della pagina bianca? Dalla mancanza di spazio? Si comincia da qui perchè è troppo tardi per cominciare dall’inizio? Sarebbe grave se ci mancassero le risorse. Si comincia sempre? Tante volte? In tanti modi diversi? Come si comincia? Quando tutti sono pronti? Quando i tempi sono maturi? Prima che sia troppo tardi? When it boils? When it hurts? Without further ado? Quando bolle? Quando fa male? Senza por tempo in mezzo? Quante volte lo dobbiamo chiedere? dire? ripetere? Mattia Paganelli - Come si Comincia?
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lidiaelsachavez · 3 years
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.         ⋰⋰    ↷    october 24th, 2023         𝘪𝘵 𝘸𝘢𝘴 𝘱𝘶𝘯𝘤𝘩  ─                       ─ with Diego   ,, #dangeroushprpg                                                 ↷    ↷    ↷ Aveva raggiunto senza alcun problema la stanza di Diego e, dopo essersi tolta le scarpe ed essersi infilata dei suoi vestiti, si era seduta ai piedi del suo letto a gambe incrociate. "Beh - - allora?" L'aveva osservata arrivare e cambiarsi, con quella naturalezza che lui tanto amava, ma che in quel momento sembrava non toccarlo. Imbracciava Lina, la sua chitarra, e fissava il vuoto. ��Puoi anche ribaltare quel cazzo di armadio, se vuoi, la camicia non riesco a trovarla. Era di mio padre. » Le parole potevano apparire scontrose, ma quello che faceva davvero paura era il tono piatto con il quale vennero pronunciate dal giovane. Eunice alzò un sopracciglio e lo fissò, mentre incrociava le braccia al petto con risentimento. "Mi stai dicendo che pensi io non ti creda, Diego? Mi hai già detto di non averla trovata, e ti credo, sto solo cercando di capire cosa dobbiamo dire, quando ci chiameranno, quindi potresti anche evitare di fare il passivo aggressivo con me, altrimenti daremo due versioni differenti... e non credo che sarà utili a qualcuno, anzi." Capiva perché l'altro fosse in ansia, ma non aveva affatto voglia di farsi parlare in quel modo, quindi rispose con freddezza. Lui lasciò scivolare a terra la chitarra e si sdraiò fissando il soffitto. Non aveva voglia di litigare con lei, in realtà non aveva voglia di niente. «Magari tu la trovavi.» Ribatté sempre con tono piatto osservando le pieghe della tenda blu notte. «Non lo so, tu che dirai?» Domandò, questa volta la voce più morbida, mentre guardava lei. Lo imitò ma si stese dall'altro lato del letto, con il capo dal lato dove si trovavano i piedi di lui. "Non la cercherò, è inutile, non ha senso cercarla in due." Sentenziò, quindi sospirò ed incrociò le braccia dietro il capo, fissando a sua volta il soffitto. "Vorrei dire che sono certa che tu ti sia sporcato col punch e che per questo siamo andati via... perché non ci sono altre possibilità, Diego." Sbuffò ed iniziò a torturarsi le mani, che teneva serrate sul ventre. «E ne sei certa? Io non ne sono affatto sicuro. E poi ricordi di essere andata via? Come? Quando? Io non ricordo nulla.» Mentre Diego parlava i suoi capelli si fecero fiamme e cambiarono colore diverse volte. Aveva notato le sfumature di colore che cambiavano tra i capelli di Diego poiché si riflettevano, proprio come il fuoco, attorno a loro. "No, non ricordo come sono andata via, ma non sono disposta a credere che tu possa aver ferito qualcuno, Jesus." Quindi si alzò dalla posizione in cui era e si sedette con la schiena contro la testiera del letto, intrecciando le dita più a quelle fiammelle colorate che non la bruciavano. "Puoi fidarti un po' di te stesso?" Non fece molto caso ai suoi capelli, gli sbalzi d'umore gli rendevano difficile il controllo sulle sue trasformazioni, ma sapeva bene ch'ella non le temeva. «Non farei mai del male a qualcuno, ma quella sera eravamo strani, come se ci avessero drogati, quindi se non avessi avuto controllo su di me? » Era spaventato e si capiva dalla sua voce. «Vorrei.» "Non avevamo controllo, forse, ma possiamo almeno sperare che non dia successo il peggio?" Gli chiese ancora. Per poi spostare la mano ed accarezzargli piano una guancia. "Io dirò ciò che vuoi, però. Se vuoi esprimere qualche dubbio, allora farò lo stesso. Ciò che ti farà sentire meglio andrà bene..." E sperava vivamente di avere ragione, in ogni caso. «Possiamo sperarlo, certo, non farei mai del male ad una ragazzina, non farei mai del male a nessuno. » Portò il capo in grembo a lei, aveva bisogno della sua sicurezza e del suo conforto. Non si sentiva per niente forte in quel momento. «Possiamo raccontare la verità, diremo che ci sembrava punch.» "Lo so che non lo faresti, Jesus... Lo so bene." Rispose a bassa voce Eunice, accogliendolo contro il suo corpo e continuando ad accarezzargli il viso ed i capelli. Poi annui, mordendosi il labbro inferiore. "Quindi ti sei rovesciato qualcosa che sembrava punch addosso... Siamo andati via per pulirlo perché mi ero sporcata anche io." Ripeté ancora, come per fissare bene nella mente ciò che dovevano dire. Non poteva essere che la verità. «Sai, mi fa stare bene l'idea che tu non dubiti mai di me, in nessun caso, mi conosci e mi fai sentire così bene con me stesso, in ogni momento.» Chiuse gli occhi lasciando che le fiammelle presenti nei suoi capelli si plasmassero alle mani morbide di Eunice. «D'accordo, quindi siamo andati via insieme. Però se ci chiederanno altro diremo che non ricordiamo, non voglio mentire, Lids, non mi sentirei a mio agio.» Sussurrò lui iniziando ad accarezzarle una gamba. "Beh - - non potrei dubitare di te neanche se lo volessi, Jesus, credo in te e non cambierò idea solo per proteggermi." Sentenziò la maggiore, poiché non avrebbe mai parlato dei loro dubbi solo per guadagnarsi la fiducia dell'investigatore. Non avrebbe mai esternato dei sospetti su Diego, neanche se ne avesse avuti, perché non lo avrebbe mai messo deliberatamente in pericolo. Poi annuì, chinando il capo per baciargli la fronte con dolcezza. "Va bene, in effetti è la verità, io non ricordo altro, quindi diremo soltanto questo, e non mentiremo." «Però, promettimi che ti proteggerai, in caso le cose si complicassero, dopotutto tu non hai visto come mi sono sporcato e non lo ricordi, quindi non avrebbe senso.» Quando lei si chinò, si sollevò e velocemente si portò difronte a lei, le prese il viso tra le mani e la osservò, poi le sorrise. «Ti amo così tanto, Eunice Lidia Elsa Chavez, sono un uomo dannatamente fortunato ad averti nella mia vita.» "Ti amo anche io, bruttone, e prometto che ci proteggeremo entrambi, a vicenda. Non cambieremo versione e non diremo bugie, promesso, solo quello che crediamo sia vero." Sapeva quanto fosse importante per lui dire la verità e non mentire mai, quindi lo rassicurò, pronta a farlo anche altre mille volte. "E sì, un po' sei fortunato, proprio come lo sono io." La strinse tra le sue braccia, sollevandola e sdraiandosi con lei tra le braccia. «Restiamo un po' così in silenzio? » Domandò stringendola a se facendo aderire i loro corpi. Eunice si limitò ad annuire, mentre lasciava che l'altro la stringesse tra le braccia. Desiderava solo quello, star con Diego e godere della sua compagnia, senza il peso di quel discorso sulle spalle.                                 ↷    ↷    ↷
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Weezer - Everything Will Be Alright in the End
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Se moriremo nell’anonimato, eh, vabbè
Almeno abbiamo fatto un po’ di bordello
(da: Back to the Shack)
1. Ain’t Got Nobody
Non c’ho nessuno
   “Ho fatto ancora un incubo”
“Torna a dormire, tesoro. Vedrai che alla fine passa tutto”
“Vado a L.A.”
“Tutte le ragazze ti adorano”
“Sono fiero di te, figlio mio”
“Ma come fa? È semplicissimo”
“Ascolta, il rock è morto. Le chitarre sono morte”
“Per la serie “dove sono ora”: i The Astronauts, con la loro prima grande hit…”
   Non c’ho nessuno
   Non c’ho nessuno
Non c’ho nessuno
Non c’ho nessuno che mi ami davvero
Non c’ho nessuno
Non c’ho nessuno
Non c’ho nessuno che mi baci e mi abbracci
   Ho avuto tanta di quella pazienza
In tutta quanta la nazione
Non c’è nessuno in tutto il creato
   Vivo da solo, a casa non c’è nessuno
Si fa fatica a prender sonno
Comincio davvero a impazzire
   Mio padre mi voleva bene
Nessuno mi poteva sfiorare
Poi se n’è andato lassù e mi ha lasciato da solo
La natura umana è fatta così
Ci deludiamo a vicenda
Poi continuiamo a cercare qualcun altro
   Pensavo di avere un’amica
Ma faceva solo finta
Non aveva un’anima, niente da poter stringere
   Non c’ho nessuno
Non c’ho nessuno
Non c’ho nessuno che mi ami davvero
   Qualcuno da salutare quando torno a casa dal lavoro
Qualcuno che sorride e fa passare il dolore
   Non c’ho nessuno
Non c’ho nessuno
Magari sei tu quella che mi amerà davvero?
Non c’ho nessuno
Non c’ho nessuno
Non c’ho nessuno che mi baci e mi abbracci
       2. Back to the Shack
Si torna alla baracca
   Scusate, ragazzi, non avevo capito di avere così tanto bisogno di voi
Pensavo di farmi un pubblico nuovo
Mi ero dimenticato che la musica da discoteca fa schifo
Alla fine non mi è rimasto nessuno e ho cominciato a sentirmi un po’ scemo
Magari è meglio se io suono la chitarra e Pat suona la batteria
   Riportatemi, riportatemi alla baracca
Riportatemi la Strat con la tracolla col lampo
Sfondiamo la porta, più hardcore
Facciamo del buon rock manco fosse il ‘94
Alziamo il volume della radio
Spegniamo quei programmi idioti dove si canta
Io lo so dove dobbiamo andare: tornare alla baracca
   Mi sono finalmente sistemato con la mia ragazza e ho fatto pace con mio padre
Ho dovuto fare qualche cavolata per scoprire chi sono davvero
Do libero sfogo a tutti questi sentimenti, dovesse anche significare non fare successo
Perché è questa la mia vocazione, e non la si può svendere
   Riportatemi, riportatemi alla baracca
Riportatemi la Strat con la tracolla col lampo
Sfondiamo la porta, più hardcore
Facciamo del buon rock manco fosse il ‘94
Alziamo il volume della radio
Spegniamo quei programmi idioti dove si canta
Io lo so dove dobbiamo andare: tornare alla baracca
   Il nostro posto è nel mondo del rock
E da fare ce n’è ancora parecchio
Se moriremo nell’anonimato, eh, vabbè, almeno abbiamo fatto un po’ di bordello
   Riportatemi, riportatemi alla baracca
Riportatemi la Strat con la tracolla col lampo
Sfondiamo la porta, più hardcore
Facciamo del buon rock manco fosse il ‘94
Alziamo il volume della radio
Spegniamo quei programmi idioti dove si canta
Io lo so dove dobbiamo andare: tornare alla baracca
Alziamo il volume della radio
Spegniamo quei programmi idioti dove si canta
Io lo so dove dobbiamo andare: tornare alla baracca
       3. Eulogy for a Rock Band
Compianto per una rock band
   Addio, eroi, avete fatto una bella carriera
Quindici anni di dominio sul pianeta
Ma ora la vostra la luce si sta spegnendo
   Adiós, rock band del nostro cuore
Questo è un omaggio a quello che avete fatto
E a tutto quello per cui lottavate
Chi avrebbe potuto fare di più?
Quando il tempo avanza imperterrito, i mondi vanno e vengono
Noi canteremo le melodie che avete scritto tanto tempo fa
   Le donne urlavano, i ragazzi vi copiavano
Facevate arrivare la gente al pianto, ispiravate
Parlavate per il mondo nelle vostre canzoni
   Adiós, rock band del nostro cuore
Questo è un omaggio a quello che avete fatto
E a tutto quello per cui lottavate
Chi avrebbe potuto fare di più?
Quando il tempo avanza imperterrito, i mondi vanno e vengono
Noi canteremo le melodie che avete scritto tanto tempo fa
   Non dimenticheremo mai i pezzoni che avete scritto
Scompaiano pure
È ora di adagiarvi nella tomba
Scompaiano pure
Addio
   Adiós, rock band del nostro cuore
Questo è un omaggio a quello che avete fatto
E a tutto quello per cui lottavate
Chi avrebbe potuto fare di più?
Quando il tempo avanza imperterrito, i mondi vanno e vengono
Noi canteremo le melodie che avete scritto tanto tempo fa
       4. Lonely Girl
Ragazza solitaria
   La mia ragazza solitaria, la mia ragazza solitaria
Ragazza solitaria, la mia ragazza solitaria
   Eddai, tesoro, io so come si balla
E sono l’unico che un tentativo lo fa
Tu provaci, no? Mica muori
A meno che non ti rifiuti di vivere e ti vai a nascondere stasera
   Sono da solo, decisamente bruttino
Sai cosa si prova, eh?
   Apri le braccia e accoglimi
Non ti farei mai del male, mia cara, perché commetterei peccato
   Sono da solo, decisamente bruttino
Sai cosa si prova, eh?
   Sono sfocato, indegno
Sai cosa si prova, eh?
   Lo so che sei spaventata
Lo so che sei triste
Ma io sono qui per aiutarti a capire che le cose non sono così terribili
   Per cui apri le braccia e accoglimi
Non ti farei mai del male, mia cara, perché commetterei peccato
   La mia ragazza solitaria, la mia ragazza solitaria
Ragazza solitaria, la mia ragazza solitaria
La mia ragazza solitaria, la mia ragazza solitaria
La mia ragazza solitaria
       5. I’ve Had It Up to Here
Ne ho fin sopra i capelli
   Non voglio ritrovarmi omologato come tutti
Non voglio diventare esattamente la cosa che disprezzavo
Non ho bisogno che la mamma mi dia da mangiare la cultura con il cucchiaino
Non voglio risultare trasgressivo quanto un palloncino
   Non voglio che le mie idee vengano contaminate dalla mediocrità
Non voglio che i miei sentimenti vengano annacquati
È importante questa cosa per me
   Ho cercato di darvi il meglio che avevo
Ma voi vi siete tappati le orecchie
E adesso non ne posso davvero più
Ne ho fin sopra i capelli
   Non voglio fare l’ennesimo ragazzo della porta accanto
Non voglio più accontentare la massa
Non ho bisogno di essere amato dal mondo intero
Non voglio vincere la gara della razza umana
Non voglio che la mia musica sia meno conosciuta della mia faccia
   Non voglio fare compromessi con la mia musica per venire acclamato universalmente
Non voglio il consumo di massa, non sono mica un Happy Meal
   Ho cercato di darvi il meglio che avevo
Ma voi vi siete tappati le orecchie
E adesso non ne posso davvero più
Ne ho fin sopra i capelli
   Son venuto via dalla provincia
Nessuno credeva in me
La scalata al successo l’ho dovuta afferrare con gli artigli
Ho dovuto affrontare avversità di ogni tipo
Ah, se pensate che ho bisogno dell’approvazione da parte della folla senza volto
Ah, è lì che vi sbagliate, vi sbagliate di brutto
   Ho cercato di darvi il meglio che avevo
Ma voi vi siete tappati le orecchie
E adesso non ne posso davvero più
Ne ho fin sopra i capelli
Ne ho fin sopra i capelli
       6. The British Are Coming
Arrivano i britannici
   “Benvenuti al primo livello, Literati
La nostra missione è di mantenere viva la tradizione
Spetta a noi
È nostra responsabilità
Chi altro lo farà altrimenti?”
   È questa la notte
Accendete un fuoco nella forgia
Non siamo le monetine nel forziere del vecchio re Giorgio
Una se via terra
Due se arrivano via mare
Gli faremo vedere che siamo i veri figli della libertà
   Stupide giubbe rosse che cercano di comandare
Dicendomi cosa fare e dove andare
Montate a cavallo perché è ora di annunciarlo al mondo
   Arrivano i britannici, arrivano i britannici
Arrivano i britannici
   Cospargiti di fuliggine
Strappa una vecchia maglia di pelle di cervo
Sappiamo che questo sparo sarà udito in tutto il mondo
   Stupide giubbe rosse che cercano di comandare
Dicendomi cosa fare e dove andare
Montate a cavallo perché è ora di annunciarlo al mondo
   Arrivano i britannici, arrivano i britannici
Arrivano i britannici
   È il destino dell’umanità intera
Ci sbarazzeremo di queste catene e di questi ceppi che ci legano
Avanti, diamo fondo a tutte le nostre energie
   Arrivano i britannici, arrivano i britannici
Arrivano i britannici
       7. Da Vinci
Da Vinci
   Ho provato a scattarti una foto
Quando la guardo non si vede nessuno
A volte mi viene da pensare che sei un fantasma
Poi mi viene da pensare chi dei due tormenta di più l’altro
Ho provato a descriverti ai miei amici
Ma loro mi hanno detto di pulirmi gli occhiali
Sei sui generis, amore mio
Non saprei neanche da dove partire
   Nemmeno Da Vinci riuscirebbe a dipingerti
E Stephen Hawking non riuscirebbe a spiegarti
Rosetta Stone non riuscirebbe a tradurti
Sono senza parole
Sono senza parole
Non riuscirei a dirlo in un romanzo
Ho scritto una pagina ma era tremenda
Ora voglio solo cantare il tuo vangelo
Sono senza parole
Sono senza parole
   Ti ho cercata su ancestry.com
Non c’era traccia di una mamma o di un papà
È come se fossi piovuta direttamente dal cielo
Lasciando agli studiosi il compito di capire il perché
Mi piace pensare di essere uno che sa tante cose
Ma con te mi pare di dimenticare tutto
Vorrei poter essere in grado di spiegare chi sei
Ma quando ci provo, non faccio mai tanta strada
   Nemmeno Da Vinci riuscirebbe a dipingerti
E Stephen Hawking non riuscirebbe a spiegarti
Rosetta Stone non riuscirebbe a tradurti
Sono senza parole
Sono senza parole
Non riuscirei a dirlo in un romanzo
Ho scritto una pagina ma era tremenda
Ora voglio solo cantare il tuo vangelo
Sono senza parole
Sono senza parole
   Ne abbiamo fatta di strada
E adesso eccoci qua
Abbiamo superato la notte
So che saremo ancora più forti
Andrà tutto bene
   Nemmeno Da Vinci riuscirebbe a dipingerti
E Stephen Hawking non riuscirebbe a spiegarti
Rosetta Stone non riuscirebbe a tradurti
Sono senza parole
Sono senza parole
Non riuscirei a dirlo in un romanzo
Ho scritto una pagina ma era tremenda
Ora voglio solo cantare il tuo vangelo
Sono senza parole
Sono senza parole
   Sono senza parole
Sono senza parole
       8. Go Away
Vai via
   Ragazza crudele, non farmi più soffrire in questo modo
Sono fuori dalla porta di casa tua che aspetto
E ti dico “Amore, possiamo parlare?”
   Stupido ragazzo, continui a supplicarmi ma non ti faccio entrare
Continui a piangere, ma lo sai bene cos’hai fatto
Non ti faccio rientrare mai più
   E dici “Vai via, vai via, vai via, vai via
Vai via, vai via, vai via, vai via
Qui non tornarci più
Vai via”
   Ho sbagliato
Ho ferito i tuoi sentimenti quando ho fatto quello che ho fatto
L’ho imparata la lezione, la smetto di fare il bambino
Non puoi darmi un’ultima possibilità?
   Al che ti chiedo “Cos’è che aveva lei che io non ho?”
Hai detto che saresti rimasto con me ma poi te ne sei andato via
Ecco perché ti dico di andartene via
   E dici “Vai via, vai via, vai via, vai via
Vai via, vai via, vai via, vai via
Qui non tornarci più
Vai via”
   Ma la mia vita è incompleta senza di te
E ti mancano le piccole cose che facevi con me, ti mancano sì
Non mi riprendi con te?
Era l’ultima possibilità
   “Vai via, vai via, vai via, vai via
Vai via, vai via, vai via, vai via
Qui non tornarci più
Vai via
Vai via e non tornare”
       9. Cleopatra
Cleopatra
   Invecchiamo, il cuore si offusca
Ma la mente è libera di volare dove le pare
La tua bellezza è svanita, sei un guscio rotto
Sono solo i deboli a cadere nel tuo incantesimo
   Non sei più in grado di controllarmi, Cleopatra, patra, patra
Non sei più in grado di controllarmi, Cleopatra, patra, patra
   È ora di passare alla prossima vita
Tu rinascerai una bellissima bambina
Farai girare la testa a mille uomini
Lady Faraone, il gioiello del Nilo
   Non sei più in grado di controllarmi, Cleopatra, patra, patra
Non sei più in grado di controllarmi, Cleopatra, patra, patra
   Tutto il vino che abbiamo degustato
Tutto l’amore che abbiamo fatto
Tutte le lire strimpellanti decoreranno la tua tomba
Tutta l’estasi è andata, andata, sparita
   5, 10, 15, 20, 25, 30, 35, 40 anni
Sei più vecchia, sei più fredda
5, 10, 15, 20, 25, 30, 35, 40 anni
Sei più vecchia, sei più fredda
   Non sei più in grado di controllarmi, Cleopatra, patra, patra
Non sei più in grado di controllarmi, Cleopatra, patra, patra
Non sei più in grado di controllarmi, Cleopatra, patra, patra
Non sei più in grado di controllarmi, Cleopatra, patra, patra
   5, 10, 15, 20, 25, 30, 35, 40 anni
Sei più vecchia, sei più fredda
5, 10, 15, 20, 25, 30, 35, 40 anni
Sei più vecchia, sei più fredda
       10. Foolish Father
Padre sciocco
   Canzoni d’amore semplici
Canzoni intrise di sangue
Canzoni che escono sbagliate
   Esiti a scagliare la pietra quando i criminali sono le vittime
Ripensando al nostro passato, non c’è un motivo per questi sintomi ora
   Perdona quello sciocco di tuo padre
Ha fatto del suo meglio
Sei sua figlia, e lui farebbe qualsiasi cosa per te
   Pensa a quanto si sentirà devastato mentre avanza verso la tomba
Sapendo che la persona a cui vuole più bene lo odia con tutto il cuore
   Perdona quello sciocco di tuo padre
Ha fatto del suo meglio
Sei sua figlia, e lui farebbe qualsiasi cosa per te
   Questi nucleotidi sono abbinati in un filamento
Fa proprio ridere questa roba che forma un uomo
   Perdona quello sciocco di tuo padre
Ha fatto del suo meglio
Sei sua figlia, e lui farebbe qualsiasi cosa, qualsiasi cosa per te, qualsiasi cosa per te
Qualsiasi cosa, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa per te
   Alla fine si sistemerà tutto
Alla fine si sistemerà tutto
Alla fine si sistemerà tutto
Alla fine si sistemerà tutto
Alla fine si sistemerà tutto
Alla fine si sistemerà tutto
       11. The Waste Land
La terra desolata
   (strumentale)
       12. Anonymous
Anonima
   Non so neanche come ti chiami
No, non so che parole dire
Per cui ti chiamo Anonima
Non so neanche come ti chiami
No, non so che parole dire
Per cui ti chiamo Anonima, Anonima
   Guardo la mia vita
Guardo i miei amici
Guardo negli occhi il mio nemico
Tutto quanto è un dono che intendo darti
   Non so neanche come ti chiami
No, non so che parole dire
Per cui ti chiamo Anonima
Non so neanche come ti chiami
No, non so che parole dire
Per cui ti chiamo Anonima
   La mia Anonima, la mia Anonima
La mia Anonima, la mia Anonima
   Ora so, so come chiamarti
Ora so, so come chiamarti
Ora so, so come chiamarti
Ora so, so come chiamarti, come chiamarti, come chiamarti, come chiamarti
       13. Return to Ithaka
Ritorno a Itaca
   (strumentale)
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u-re-my-secret · 4 years
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continuo a credere che sia stato tutto ridicolo, tu mi hai detto " sono qui, non ti lascio da sola, ci sono e ci sarò " e il giorno clue te ne sei andata. ti sei chiusa in silenzio stampa in maniera vergognosa. avresti avuto senso a mandare almeno un messaggio, pur dicendo " è un momento delicato, ti aspetto qui " ma almeno PARLAVI, almeno C'ERI, almeno avevo un tuo gesto invece sei stata ad aspettare senza nemmeno dirmi che eri lì. senza fare niente. questo ti dirai quando ci penserai. se ne parlerai con qualcuno che ti chiederà " ma tu ci sei stata?" tu dirai no. allora continueranno, incredulo chiunque, " ma almeno alla sera hai chiesto com'era andata?" ancora, no. " ma tu hai aspettato la sera e senza ricevere nemmeno un messaggio non ti sei preoccupata, non hai pensato di doverci essere, di fare qualcosa?" - no. " non le hai chiesto nemmeno com'è andata, non hai fatto niente e ti ha dovuto cercare lei per dirti le cose altrimenti tu non avresti mosso un dito?" - sì.
sei semplicemente sparita. ci saresti stata se mi avessi mandato anche solo un messaggio invece sei stata a guardare. non hai fatto niente. sono stata una cogliona ad aspettarmi qualcosa da te, te che mi hai lasciato e te ne sei andata meno di un mese fa per puro egoismo e alla fine, guarda caso, si è ripetuto tutto. se io ti avessi risposto a quei messaggi, ci metto la mano sul fuoco, tu avresti continuato a rispondermi. se io ti avessi risposto, tu ci saresti stata. questo è viscido, è meschino, è imbarazzante. io non ti avrei mai lasciata da sola A PRESCINDERE perché spettava a ME dare una mano a TE che avevi bisogno di supporto. (in situazione inversa). non mi sarei mai sognata di illuderti ( perché di questo si tratta, tutti questi giorni a scrivermi dalla mattina alla notte, più volte, a dirmi che ci saresti stata, L'HAI DETTO TU, non sono io che sulla base di nulla mi sono aspettata una presenza puramente infondata) per poi scomparire nel momento importante. che coerenza hai? che credibilità hai? non mi sarei aspettata più niente da te se fossimo state ai minimi storici, se non ci fossimo parlate affatto, se io non mi fossi ingenuamente appoggiata a te e se tu non mi avessi garantito che non avresti mollato come l'altra volta. ma tu hai fatto tutto questo e io ti avevo creduto. io avevo creduto chr non mi avresti fatto ancora così male, che avessi capito il tuo sguardo, che in sei anni avessi capito che questa per me è solo merda. tu dovresti conoscermi. dovresti sapere che io volevo presenza e non silenzio. e se mi avessi conosciuta un po', SOLO un po', di fronte alle parole di tua madre o chiunque esterno ("aspetta e lasciala sola") non avresti dovuto affidartici mai perché, conoscendomi, tu e non loro, avresti dovuto sapere che avevo bisogno di forza e presenza, non di silenzio. non di te che stavi a guardare ma non hai avuto manco le palle di dirmi "aspetto, ma ci sono ". hai dimostrato che fai solo quello che è giusto per te stessa, solo quello che vuoi tu, pure nelle situazioni in cui non sei protagonista. pure quando gli altri hanno bisogno di qualcosa di cui sei a conoscenza, tu ti comporti come meglio preferisci, non importa che sia una merda o che tu dia dolore, la cosa importante è seguire solamente te stessa. tu che non hai alzato un dito non meritavi di sapere più niente. guarda un po', io ho fatto quello che mi aspettavo da te: esserci per altri, fare qualcosa per gli altri se è importante, al di là di me stessa.
le cose si sono incrinate già da un pezzo ed era veramente chiaro da un bel po' che sai esserci nei pensieri, astrattamente sempre, e in presenza affatto.
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tizianosguerso · 4 years
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🇮🇹 Nè sono stato “vittima”, di questo schema espresso in foto. . . Quando inizia a “supportare” altri e a vedere notevoli risultati, c’era quel fuoco in me, in parte c’è ancora...quella ferita che porto, dove io stesso inconsapevolmente ai miei primi vent’anni, sentii quella parola “depressione” e prontamente ci fù l’approccio “psicologico” anche per me. Quell’approccio mi portó distante dalla verità, per anni... . . Quando nè uscii...dopo anni, quel fuoco in me, si alimentó ancora piú, un fuoco che adoro, che porto ogni volta che mi si presenta la possibilità di aiutare qualcuno, quella carica che mi dice...”Rispecchia la sua luce!”. Cosí faccio in ogni singola occasione. . . In passato lo chiamavo “Ego” e ancora ora lo identifico come tale, quando il bambino ferito in me mi dice, “...Hai visto Tizi? non hai mai aperto un libro in psicologia ma la smonti e rimonti a tuo piacimento.” . . Quando sentivo queste parole, cercavo di sopprimerle, ora in realtà le ascolto molto bene, consapevolizzo il luogo da dove esse arrivano e faccio sí che mi spingano nel supportare, guidare e accompagnare al mio meglio chiunque mi dia la possibilità di essere in servizio.🖤 Trasforma le tue ferite, lascia che ti guidino, riportano sempre alla luce...☀️ . . Www.tizianosguerso.com . . #tizianosguerso #risveglio #dietrolamateria #consapevolezza #videoitaliani #video #podcastitaliani #meditazione #guarire #guarigione #consapevole #psicologiaintuitiva #psicologia #evoluzione #crescita #crescitainterna #crescitapersonale #ascoltami #leader #spiritualità #benessere #successo #psicologiapositiva #coscienza #digiuno #psiche #yoga #leggediattrazione #seguimi #karma (at Byron Bay, New South Wales) https://www.instagram.com/p/CDE97V4jq-P/?igshid=3nnetv0siytl
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berna282 · 4 years
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DIY - Der Tunnel ins Licht - Zeitraffer Acrylmalerei - Acryl malen lerne...
PREGHIERA 
L’’’UDITORE  DI PREGHIERA’’.
O GEOVA, ASCOLTA LE MIE PAROLE, PRESTA ATTENZIONE AI MIEI SOSPIRI. MIO RE E MIO  DIO,ODI IL MIO GRIDO D’ AIUTO, PERCHE’ A TE RIVOLGO LA MIA PREGHIERA. (SALMO 5:1,2) 
‘’VOI DOVETE DUNQUE PREGARE COSI: ‘’’PADRE NOSTRO CHE SEI NEI CIELI, SIA SANTIFICATO IL TUO NOME. ( MATTEO 6:9) 
O TU CHE ASCOLTI LE PREGHIERE, DA TE VERRA’ OGNI TIPO DI PERSONA. (SALMO 65:2) 
MA DIO HA ASCOLTATO ; E’ STSATO ATTENTO ALLA MIA PREGHIERA. (SALMO 66:19)
PER QUESTO VI DICO : TUTTE LE COSE CHE CHIEDIATE IN PREGHIERA, ABBIATE FEDE DI AVERLE GIA RICEVUTE E LE AVRETE. ( MARCO 11:24)
A COLUI CHE, SECONDO LA SUA POTENZA CHE AGISCE IN NOI, PUO’ FARE MOLTO PIU’ DI QUANTO CHIEDIAMO O IMMAGINIAMO, (EFESINI 3:20) 
GEOVA PERO’ RISPOSE AGLI ISRAELITI:’’NON VI SALVAI FORSE DALL’ ‘EGITTO, DAGLI AMORREI, DAGLI AMMONITI, DAI FALISTEI,DAGLI AMMONITI, DAI FILISTEI, DAI  SIDONI, DA AMALEC E DA MA’DIAN QUANDO VI OPPRESSERO? QUANDO MI IMPLORASTE, VI SALVAI DALLA LORO MANO. MA VOI MI AVETE ABBANDONATO E VI SIETE MESSI A SRRVIRE ALTRI DEI. PER QUESTO MOTIVO NON VI SALVERÒ UN’ ALTRA VOLTA. ANDATE DAGLI DEI CHE VI SIETE SCELTI E INVOCATE IL LORO AIUTO. VI SALVINO LORO DA QUESTA SITUAZIONE DISPERATA’’. MA GLI ISRAELITI DISSERO A GEOVA:’’ABBIAMO PECCATO,FACCI QUALUNQUE COSA SIA GIUSTA AI TUOI OCCHI .SOLO ,TI PREGHIAMO,   LIBERACI IN QUESTO GIORNO !’’ ED ELIMINARONO DI MEZZO A LORO GLI DEI ST5RANIERI E SERVIRONO GEOVA,COSI’ CHE EGLI  NON  POTE’ PIU’ SOPPORTARE LE SOFFERENZE DI ISRAELE. ( GIUDICI 10:11-16)
I LORO IDOLI SONO ARGENTO E ORO, OPERA DELLE MANI DELL’UOMO. (SALMO 115:4)
HANNO ORECCHIE,MA NON POSSONO SENTIRE; HANNO NASO,MA NON POSSONO ADORARE; ( SALMO 115:6)
RADUNATEVI E VENITE. AVVICINATEVI TUTTI INSIEME, VOI CHE SIETE SCAMPATI DALLE NAZIONI. QUELLI HE PORTANO  IN NGIRO IMMAGINI SCOLPITE E PREGANO UN DIO CHE NON LI PUO’ SALVARE NON SANNO NULLA. (ISAIA 45:20)
BEL SI SPIEGA , NEBO SI CHINA . I LORO IDOLI SONO CARICATI SU ANIMALI,SU BESTIE DA SOMA, COME BAGAGLI  CHE PENSANO SUGLI ANIMALI ESAUSTI. SI CHINANO E SI PIEGANO INSIEME; NON SONO IN GRADO DI SALVARE IL  CARICO, E LORO STESSI VANNO IN SCHIAVITÙ’. (ISAIA 46:1,2)
CI SONO PERSONE CHE TIRANO FUORI DALLA BORSA ORO IN ABBONDANZA; PESANO L’ ARGENTO SULLA BILANCIA. PEGANO L’ ARGENTO SULLA BILANCIA. PAGANO UN FABBRO E QUESTI NE FA UN DIO, DAVANTI AL QUALE SI PROSTRANO E SI INCHINANO LO CARICANO SULLE SPALLE , LO TRASPORTANO E COCCOLANO AL SUO POSTO,E QUELLO RIMANE LI. NON SI  MUOVE DA DOVE SI TROVA. LO INVOCANO,MA NON RISPONDE; MA PUO’ LIBERARE NESSUNO DALLA SUA AFFLIZIONE. (ISAIA 46:6,7)
ELIA SI AVVICINO’ AL POPOLO  E DISSE:’’FINO A QUANDO ZOPPICHERETE FRA DUE DIFFERENTI OPINIONI? SE IL VERO DIO E’ GEOVA, SEGUITELO;SE INVECE E’ BA’AL, SEGUITE LUI!’’ MA IL POPOLO NON GLI RISPOSE UNA SOLA PA ROLA. ELIA CONTINUO’ DICENDO AL POPOLO:’’IO SONOL’UNICO PROFETA DI GEOVA RIMASTO, MENTRE I PROFETI DI BA’AL SONO 450. CI VENGANO PORTATI DUE GIOVANI TORI; LORO SE NE SCELGANO UNO, LO TAGLIANO  A PEZZI E LO METTANO SULLA LEGNA,MA SENZA APPICCARVI IL FUOCO .IO PREPARERÒ’ L’ ALTRO GIOVANE TORO  E LO METTERÒ SULLA NLEGNA ,MA SENZA APPICCARVI IL FUOCO. ALLORA VOI DOVRETE INVOCARE IL NOME DEL VOSTRO DIO ì,E IO INVOCHERÒ IL NOME DI GEOVA.IL DIO CHE RISPONDERÀ’ MEDIANTE IL FUOCO E’ IL VERO DIO’’. IL POPOLO RISPOSE:’’VA BENE’’. ELIA DISSE AI PROFETI DI BA’AL: ‘’SCEGLIETE UN GIOVANE TORO E PREPARATELO PER PRIMI. PERCHE’ SIETE LA MAGGIORANZA; POI’ INVOCATE IL NOME DEL VOSTRO DIO, MA SENZA APPLICARE IL FUOCO’’. PRESERO QUINDI IL GIOVANE TORO CHE ERA STATO PORTATO LORO, LO PREPARARONO  E SI MISERO A INVOCARE IL NOME DI BA’AL DALLA MATTINA FINO A MEZZOGIORNO, DICENDO: ‘’O BA’AL, RISPONDICI!’’MA NON SI SENTI’ NESSUNA VOCE,NESSUNA RISPOSTA. CONTINUARONO A SALTELLARE INTORNO ALL’ ALTARE CHE AVEVANO FATTO. VERSO MEZZOGIORNO ELIA INCOMINCIO’ A PRENDERGLI IN GIRO DICENDO: ‘’CHIAMATE CON QUANTO FIATO AVETE!E’ UN DIO,NO? MA FORSE E’ ASSORTO NEI SUOI PENSIERI,OPPURE E’ DOVUTO ANDARE AL GABINETTO .O MAGARI DORME E VA SVEGLIATO!’’ E GRIDARONO CON QUANTO FIATO AVEVANO E, SECONDO LA LORO CONSUETUDINE,SI FACEVANO DEI TAGLI CON SPADE E LANCE FINO A FARSI SCORRERE IL SANGUE ADDOSSO. MEZZOGIORNO  ERA PASSATO E LORO ANDARONO AVANTI IN PREDA AL DELIRIO FINO ALL’ ORA IN CUI VIENE PRESENTATA L’ OFFERTA DI CEREALI DELLA SERA, MA NON SI SENTI’ NESSUNA VOCE, NESSUNA RISPOSTA; NESSUNO DIEDE LORO RETTA. ALLA FINE ELIA DISSE A TUTTO IL POPOLO:’’AVVICINATEVI’’. ALLORA TUTTO IL POPOLO SI AVVICINO’ A LUI.ELIA RIPARO’ QUINDI L’ ALTARE DI GEOVA CHE ERA STATO DEMOLITO. PRESE 12 PIETRE ,SECONDO IL NUMERO DELLE TRIBU’ DEI FIGLI DI GIACOBBE,AL QUALE GEOVA AVEVA DETTO: ‘’IL TUO NOME SARA’ ISRAELE’’. CON QUELLE PIETRE ERESSE UN ALTARE AL NOME DI GEOVA E’ SCAVO’ UN FOSSO TUTT’ ITORNO ALL’ ALTARE PER UN’EREA GRANDE QUANTO QUELLA SEMINABILE CON 2 SEA DI SEME. SISTEMO’ LA LEGNA ,TAGLIO’ IL  GIOVANE TORO A PEZZI E LO MISE SULLA LEGNA. QUINDI DISSE: ‘’RIEMPITE QUATTRO GIARE GRANDI D’ACQUA E VERSATELA SULL’ OLOCAUSTO E SULLA LEGNA’’. POI’ DISSE:’’FATELO DI NUOVO’’. E LO FECERO DI NUOVO.DISSE ANCORA: ‘’FATELO UNA TERZA VOLTA’’.E LO FECERO UNA TERZA VOLTA. L’ ACQUA SCORSE TUTT’ INTORNO ALL’ ALTARE ,E LUI RIEMPI’ D’ ACQUA ANCHE IL FOSSO. ALL’ ORA IN CUI VIENE PRESENTATA L’ OFFERTA DI CEREALI DELLA SERA,IL PROFETA ELIA VENNE AVANTI E DISSE: ‘’O GEOVA,DIO DI ABRAAMO, ISACCO E ISRAELE,SI SAPPIA OGGI  CHE TU SEI DIO IN ISRAELE,  CHE IO SONO TUO SERVITORE E CHE HO FATTO TUTTE QUESTE COSE PER TUO ORDINE. RISPONDIMI,O GEOVA! RISPONDIMI,COSI’ CHE QUESTO POPOLO SAPPIA CHE TU, GEOVA,SEI IL VERO DIO E CHE STAI FACENDO RITORNARE IL LORO CUORE A TE’’. ALLORA DA GEOVA SCESE FUOVCO CHE CONSUMO’ L’ OLOCAUSTO, LA LEGNA,LE PIETRE E LA POLVERE,E PROSCIUGO’ L’ ACQUA CHE ERA NEL FOSSO. VEDENDO QUESTO,TUTTO IL POPOLO SI INGINOCCHIO’ IMMEDIATAMENTE CON IL VISO A TERRA E DISSE:’’GEOVA E’ IL VERO DIO! GEOVA E’ IL VERO DIO!’’(1RE 18:21-39)
QUANDO LA MATTINA DOPO SI ALZARONO DI BUO’ORA ,GLI UOMINI DELLA CITTA’ SI  ACCORSERO CHE L’ ALTARE DI BA’AL ERA STATO DEMOLITO,IL PALO SACRO LI’ ACCANTO ERA STATO ABBATTUTO E IL SECONDO GIOVANE TORO ERA STATO OFFERTO SULL’ ALTARE APPENA ERETTO. SI CHIESERO L’UN L’ ALTRO: ‘’CHI E’ STATO A FSAR QUESTO?’’ DOPO AVER INDAGATO ,DISSERO:’’E’ STATO GEDEONE, IL FIGLIO DI IO’AS’’. GLI UOMINI DELLA CITTA’ INTIMA<RONO DUNQUE A IOAS: ‘’PORTA FUORI TUO FIGLIO! DEVE MORIRE, PERCHE’ HA DEMOLITO L’ ALTARE DI BA’AL E HA ABBATTUTO IL PALO SACRO CHE GLI STAVA ACCANTO’’. IO’AS RISPOSE A TUTTI QUELLI CHE LO FRONTEGGIAVANO: ‘’DOVETE ESSERE VOI A DIFENDERE BA’AL? DOVETE ESSERE VOI A SALVARLO? CHIUNQUE LO DIFENDA  DEV’ ESSERE MESSO A MORTE QUESTA       MATTINA STESSA . SE E’ UN DIO SI DIFENDA DA SOLO, VISTO CHE IL SUO ALTARE E’ STATO DEMOLITO’’. E QUEL GIORNO DIEDE A GEDEONE IL NOME DI IERUBBA’AL, DICENDO:’’BA’AL SI DIFENDA, VISTO CHE IL SUO ALTARE E’ STATO DEMOLITO’’. (GIUDICI 6:28-32) 
MENTRE VENIVA LAPIDATO, STEFANO SUPPLICO’:’’SIGNORE GESU’, RICEVI IL MIO SPIRITO’’. ( ATTI 7:59)
MA LUI, PIENOI DI SPIRITO SANTO, FISSO’ IL CIELO E VIDE LA GLORIA DI DIO, E GESU’ IN PIEDI ALLA DESTRA DI DIO, E DISSE:’’ECCO,VEDO I CIELI APERTI E IL FIGLIO DELL’ UOMO IN  PIEDI ALLA DESTRA DI DIO’’. (ATTI 7:55,56)
E’ IL CAPO DEL CORPO ,LA CONGREGAZIONE. E’ IL PRINCIPIO,IL PRIMOGENITO DEI MORTI,COSI’ DA ESSERE IL OPRIMO  IN  OGNI COSA;(COLOSSESI 1:18)
‘’COLUI CHE DICHIARA QUESTE COSE DICE:’SI’, VENGO PRESTO’’’. AMEN! VIENI, SIGNORE GESU’!( RIVELAZIONE 22:20)
MI RITROVAI PER OPERA DELLO SPIRITO NEL GIORNO DEL SIGNORE,E SENTII DIETRO DI ME UNA VOCE POTENTE COME IL  SUONO DI UNA TROMBA ( RIVELAZIONE 1:10)
DOPO CIO’  VIDI UNA PORTA APERTA IN CIELO,E LA PRIMA VOCE CHE SENTII, SIMILE A UNA TROMBA,MI PARLO’ E DISSE:’’SALI QUASSU’,E TI MOSTRERÒ  ’ LE COSE CHE DOVRANNO ACCADERE’’. SUBITO DOPO MI TROVAI SOTTO L ‘INFLUENZA DELLO SPIRITO,ED ECCO,IN CIELO CD’ERA UN TRONO,E C’ERA QUALCUNO SEDUTO SUL TRONO. (RIVELAZIONE 4:1,2) 
‘’’IO,GESU’,HO MANDATO  IL MIO ANGELO A RENDERVI TESTIMONIANZA RIGUARDO A QUESTE COSE PER IL BENE DELLA CONGREGAZIONE.IO SONO LA RADICE E LA DISCENDENZA DI DAVIDE E LA LUMINOSA STELLA DEL MATTINO’’’. (RIVELAZIONE 22:16) 
‘’COLUI CHE DICHIARA QUESTE COSE DICE: ‘SI, VENGO PRESTO’’. AMEN! VIENI,SIGNORE GESU’!( RIVELAZIONE 22:20)
ALLORA UNO DEGLI ANZIANI MI CHIESE: ‘’CHI SONO QUESTE PERSONE VESTITE DI LUNGHE VESTI BIANCHE,E DA DOVE VENGONO?’’ SUBITO GLI RISPOSI:’’MIO SIGNORE,TU LO SAI’’.E LUI MI DISSE:’’SONO COLORO CHE VENGANO DALLA GRANDE TRIBOLAZIONE,E HANNO RESE BIANCHE NEL SANGUE DELL’ AGNELLO. ( RIVELAZIONE 7:13,14) 
NON SIATE IN ANSIA PER NESSUNA COSA, MA IN OGNI COSA LE VOSTRE RICHIESTE SIANO RESE NOTE A DIO CON PREGHIERE E SUPPLICHE ACCOMPAGNATE DA RINGRAZIAMENTI; ( FILIPPESI 4:6)
PERCIO’,FRATELLI, DATO CHE GRAZIE AL SANGUE DI GESU’ ABBIAMO COMPLETA FIDUCIA DI POTER USARE LA VIA INGRESSO AL LUOGO SANTO, VIA NUVA E VIVENTE CHE LUI CI HA APERTO ATTRAVERSO LA CORTINA , CIOE’ LA SUA CARNE, E DATO CHE ABBIAMO UN GRANDE SACERDOTE SULLA CASA DI DIO, AVVICINIAMOCI CON CUORE SINCERO E PIENA FEDE, ESSENDO STATO IL NOSTRO CUORE ASPERSO PER ESSERE PURIFICATO DA UNA CATTIVA COSCIENZA E IL NOSTRO CORPO  LAVATO CON ACQUA PURA. ( EBREI 210:19-22)
GESU’ RISPOSE:’’IO SONO LA VIA E LA VERITA’ E LA VITA. NESSUNO  ARRIVA AL PADRE SE NON TRAMITE ME. ( GIOVANNI 14:6)
NON SIATE VOI  AD AVER SCELTO ME, MA IO HO SCELTO VOI, E VI HO INCARICATO DI ANDARE E CONTINUARE A PORTARE FRUTTO, FRUTTO DURATURO, AFFINCHÉ’ QUALUNQUE COSA CHIEDETE AL PADRE NEL MIO NOME LUI VE LA DIA. ( GIOVANNI 15:16)
E QUEL GIORNO NON MI FARETE NESSUNA DOMANDA. IN VERITA’, SI, IN VERITA’ VI DICO: QUELLO CHE CHIEDERETE AL PADRE NEL MIO NOME, LUI VE LO DARA’. FINORA NON AVETE CHIESTO NULLA NEL MIO NOME. CHIEDETE E RICEVERETE, AFFINCHÉ’ LA VOSTRA GIOIA SIA COMPLETA. (GIOVANNI 16:23,24)
ALLA CONGREGAZIONE DI DIO CHE E’ A CORINTO,A VOI CHE SIETE STATI SANTIFICATI COME DISCEPOLI DI CRISTO GESU’, CHIAMATI A ESSERE SANTI, INSIEME A TUTTI  QUELLI CHE IN OGNI LUOGO INVOCANO IL NOME DEL NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO, SIGNORE LORO E  NOSTRO. ( 1 CORINTI 1:2)
TRAMITE LUI , INFATTI,NOI DI ENTRAMBI I GRUPPI ABBIAMO LIBERO ACCESSO AL PADRE MEDIANTE  UN SOLO SPIRITO. ( EFESINI 2:18) 
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OPFHERO’ 
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ioticielo9109 · 4 years
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Poi ci sono cose che vorrei dirti ma che non ti dirò mai, non per egoismo, non per vergogna, nemmeno per codardia.
Ma perché non vorrei mai sconvolgerti, non vorrei mai disturbare la tua pace, o almeno quella che credi di avere, non vorrei rovinare l’equilibrio che hai trovato e portarti verso di me con promesse che crederesti dettate in aria, perché so che non ti fidi facilmente.
Vorrei dirti che ti amerò da lontano, me ne starò in disparte cercando di farti arrivare sempre un po’ del calore che provo per te, proverò a scaldarti senza toccarti, come quando vedi del fumo in lontananza, sai che qualcosa sta andando a fuoco ma non capirai mai da dove esattamente e provi una sensazione di appartenenza, crederai di sentire un poco di quel caldo che sicuramente prova quel qualcuno vicino a quella fonte.
Vorrei dirti che ci sarò sempre, oltre ogni cosa, ti starò affianco senza che tu lo noterai, ti ascolterò ma non lo sentirai, potrai vederlo nel mio sorriso che sarà sempre rivolto a te, potrai udirlo nella mia risata per ogni cosa buffa che dirai o farai, potrai immaginare le storie che ti racconterei nei miei occhi quando ti guardano.
Ci sarò nella pacifica luce del mattino o nelle pazzie della notte, che non trascorrerai mai con me fisicamente ma ti porterò nel mio cuore, in ogni cosa, per ogni strada, quanti viaggi che ti farò fare, sempre a un millimetro e a milioni di km da me.
Spererò sempre quando guarderò il cielo che sentirai la mia mano nella tua, a darti forza senza un contatto, spererò che quel tramonto dia pace anche a te, che quella luna dia risposte anche a te, che le stelle ti facciano sognare in grande e che quel vento accarezzi la tua pelle come non potrò farlo io.
In ogni mio sorso di vino spererò che ti dia euforia anche a te, cercherò di essere felice per rendere felice anche a te, un po per osmosi quando ti sarò vicino, un po’ col pensiero quando saremo divisi.
Non mi mostrerò debole e fragile, non vedrai le mie cicatrici, perché proteggerò le tue, terrò al sicuro tutti i segreti che non mi hai detto, nessuno potrà farti del male finché quello che provo per te ti seguirà senza che tu te ne accorga.
Potrei essere il tuo rifugio sicuro per quando vorrai nasconderti dal mondo, sarò la tua baita quando la neve di questa terra ti farà venire i brividi e ti gelerà le mani e avrai bisogno di silenzio e un posto in cui scaldarti, sarò la tua casa al mare quando vorrai staccare i pensieri e lasciare che la salsedine ti si attacchi al corpo, che il sole ti entri negli occhi per illuminare la tua strada, sarò la tua imbarcazione che non affonda quando il mare è in tempesta, ma con le vele spiegate per cogliere il vento che ti porterà lontano, sarò la casa di un artista con della musica familiare in sottofondo che arriva da una camera, mentre mi camminerai dentro lasciandoti sorprendere dalle opere quando vorrai ricordarti quanto sia bello questo mondo dopotutto.
Sarò un libro, uno di quelli antichi con la copertina rigida in cuoio, come la corazza del mio cuore, con incisioni d’oro e pagine ingiallite dal tempo, in cui custodirò le frasi che non hai detto mai, le cose che altri non potrebbero capire, quelle cose a cui tu stesso non sai dare una spiegazione, le citazioni che hai dimenticato, i ricordi che ti fanno sanguinare il cuore, sarà tutto li, nascosto in una libreria polverosa della mia mente, nessuno la troverà.
Una volta ho letto che va bene amare una persona anche se lei non ti ricambia, finché merita il tuo amore.
E tu lo meriti sempre.
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grooveinyou-blog · 7 years
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Chi mi infiamma.
Voglio solo essere capito
avere qualcuno che mi appoggia nelle cose,
parlare senza avere imbarazzo nell’ esprimere le mie idee.
Voglio solo poter raccontare le cose più intime e sincere a mio padre,
potermi fidare,
sapere che c’è qualcuno disposto a darmi una mano,
o semplicemente incoraggiarmi,
quando le cose non vanno,
anche quando non mi convincono
o quando non convincono te.
Una fiducia straordinaria e reciproca.
Qualcuno che mi dica di fare nonostante i miei dubbi,
che mi faccia sentire sicuro.
Che ascolti i miei sogni e mi dia foglio su cui scrivere per realizzarle,
e che mi ricordi quegli stessi sogni quando mi sento giù.
Qualcuno entusiasta di accompagnarmi in qualsiasi cosa.
Una persona che mi aiuti a fare le valigie.
E che senta la mia mancanza se parto.
“Sì, fallo, ti piace così tanto e si vede, puoi farcela, so che ne sei capace”.
Perchè dietro a tutte le cose più difficili che ho fatto c’è sempre stato qualcuno,
qualcuno che credeva molto in me,
anche quando non avrebbe messo la punta del piede là dove io mettevo tutto.
Perchè so che trovo la forza per farlo,
ma non sempre trovo il coraggio per iniziare.
Ci vuole qualcuno che mi aiuti a convincermi delle mie idee,
anche le più bizzare,
e che mi tiri fuori se sono idee sbagliate.
Qualcuno che mi faccia ragionare,
ma con le giuste parole,
insomma,
una persona che mi sappia prendere in tutte le mie emozioni.
E che mi sappia emozionare,
specie se sono spento.
Benzina da buttare sul fuoco dei miei sogni.
Chiedo troppo.
Ma mi piacerebbe avere accanto questo troppo.
La mia persona.
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missingchronicles · 7 years
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Biscotti alle 2 di notte
14/09/17 2:10
Non riesco a dormire sta sera, ho la vista annebiata e faccio fatica anche a mettere a fuoco lo schermo del PC, probabilmente la mia miopia sta peggiorando.
Sta volta non ho voglia di scrivere cosa ho fatto durante la giornata, voglio solo scrivere. Vomitare tutto quello che mi passa per la testa. Adesso sono qui che mangio l’ultimo biscotto rimasto, ma fino a poco fa, nel mio letto ho avuto pensieri che non avevo più da qualche tempo, pensieri suicidi. Non sto tirando in mezzo questo discorso perché voglio attirare le attenzioni, oppure farmi dire: “Poverino”, no lo scrivo perché sento di averne bisogno, ho bisogno di sfogarmi, anche se è su un blog che non so se mai qualcuno leggerà.
Sono tornati quei pensieri, e con loro tutto il film che c’è prima dell’atto finale. Stavo pensando a cosa lasciare, cosa scrivere nel messaggio d’addio, le opzioni erano poche, principalmente stavo chiedendo a diverse persone l’ultimo favore, una di quelle cose tipiche da film drammatico insomma, niente di troppo ovviamente, anche semplici e banali promesse che non sarebbero mai state veramente esaudite, perché per l’appunto non siamo in un film.
Ai miei genitori chiedevo scusa, perché sapevo benissimo di stare abbandonandoli inun momento abbastanza critico della loro vita coniugale, e anche critico a livello economico per la famiglia. Mi scusavo, ma gli lasciavo detto che non riuscivo più a sopportare il peso di tutto questo ammasso di problemi.
A mio fratello anche chiedevo scusa e l’unica cosa che gli chiedevo di fare era di diventare il più grande attore che il mondo avesse mai visto, come ho detto prima, cose semplici no?
A sua moglie invece chiedevo scherzosamente di accompagnarlo in questa avventura e prendersi cura di lui, perché da solo non ci sarebbe mai riuscito, ovviamente in maniera scherzosa.
Poi ho pensato ai miei cani, sopratutto a quello più piccolo Frida, le voglio un mondo di bene, la adoro, è una delle poche cose che ancora mi da vita e mi permette di andare avanti. Occuparmi di lei per me significa tanto, e ora ho davvero bisogno di qualcosa che mi dia conforto. Dicevo, ho pensato a loro, e a lasciargli, molto stupidamente un messaggio vocale dove le salutavo per l’ultima volta, gli dicevo che gli volevo bene, anche se sapevo benissimo che non avrebbero mai veramente capito quello che gli stavo dicendo.
Chiedevo infine ai miei genitori di prendersi cura di Frida, di trattarla bene e di farla crescere sana e forte.
Poi ho cercato di addormentarmi, ma l’ansia ha preso il sopravvento e quindi adesso sono qui a scrivere, mentre cerco di rilassarmi  e prendere qualcosa per calmarmi.
Penso continuamente se rendere pubblico questo Blog o no prima o poi, di certo non così presto, ma forse fra un anno, quando avrò accumulato abbastanza post, e forse le cose saranno migliorate potrei farlo, lo “Chiuderei”, nel senso che non ci scriverei più sopra, e lo renderei pubblico, so che probabilmente pochissime persone lo leggeranno, quasi nessuna lo leggerà tutto, ma non mi importa, è un blog che ho aperto per me, non per farmi depresso davanti agli altri, perché a differenza di chi apre blog finti depressi per farsi vedere, io ne ho aperto uno in tutta privacy, Stronzi.
P.S. Allego foto di Frida vecchia di circa un mese.
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larrystylynson28 · 4 years
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Adore you (capitolo 14)
<Hai un'alga sul braccio> dice togliendomela.
La guardo disgustato e lui ride. Siamo rimasti più di un'ora dentro l'acqua, e ci sarei rimasto altro tempo, ma Louis mi ha costretto ad uscire e a distendermi accanto a lui sul pontile.
Siamo uno di fronte l'altro e ci stiamo guardando negli occhi.
Ogni tanto Louis sposta lo sguardo sulle mie labbra, soffermandocisi qualche secondo, per poi riportarlo immediatamente sui miei occhi. Io invece non riesco a spostare lo sguardo da nessun'altra parte. Più guardo quegli smeraldi celesti, e più sento che è la cosa che vorrei poter fare per sempre.
I suoi occhi sono stupendi e pieni di storie che muoio dalla voglia di sapere, e che forse prima o poi mi racconterà.
<Ieri non erano così chiari. Cambiano colore a seconda della luce?>
Annuisco sorridendo e lui poggia le dita sulle mie fossette.
Sento le guance andarmi a fuoco e un stretta allo stomaco. Il suo tocco, pur essendo delicato, brucia sulla mia palle. Si avvicina e mi posa un leggero bacio sulle labbra.
Toglie le dita dalle mie fossette per poi iniziare ad accarezzarmi le guance.
Sento che potrei svenire da un momento all'altro. Il cuore ha aumentato i battiti e le mie labbra desiderano le sue.
Le sue mani ispezionano il mio viso e si fermano sulla mia bocca. La schiudo e lui ci passa il pollice sopra.
Con un gesto rapido mi bacia. Questa volta è più passionale. Le nostre lingue si muovono in perfetta sintonia e riesco a sentire il suo cuore.
Batte all'impazzata, proprio come il mio. Continua a tenere la mano sulle mie guance mentre io la sposto sulla sua spalla.
Quando ci stacchiamo per riprendere fiato ho un sorriso da ebete, al contrario suo che è più serio che mai.
<Mi piace quello che c'è tra me e te> dice in un sussurro.
<Anche a me> ammetto avvicinandomi ancora di più.
Rimaniamo in silenzio a guardarci negli occhi, ma questa volta cerco di capire il significato del tatuaggio sul petto. È un numero scritto in grassetto.
<Che guardi?>
<Il tuo tatuaggio>
<Ti piace?>
<Si> non aggiungo altro.
Vorrei che fosse lui, di sua spontanea volontà, a spiegarmi il significato.
<È l'anno di nascita di mia madre>
Sorrido per avermelo detto e poso una mano sul numero.
Lui sorride di rimando e mi bacia di nuovo. 
<Domani non ci sarai al ballo vero?>
<Devo andare da mia madre>
<Con Kendall?>
<Non può venire. La nonna sta male e deve andare con il padre a trovarla>
Annuisce e distoglie lo sguardo. Si distende con la faccia rivolta al sole e sospira. Ha cambiato umore ed ha preso le distanze.
Non ho idea del perché la situazione si sia raffreddata in questo modo e non ho il coraggio di chiederglielo.
Mentre penso di aver sbagliato qualcosa la mia attenzione viene catturata da due uccellini che giocano sull'acqua. Mi ricordano me e Lou poco fa.
Il rumore della cascata mi rilassa e anche il canticchiare degli animali intorno a noi.
<A te piace Kendall?> chiede improvvisamente.
<Cosa?>
Si gira sul fianco e ripete la domanda.
<Non lo so. Sono molto confuso. Mi piace passarci del tempo insieme e parlarle e mi piace farlo anche con te> confesso.
Prendo coraggio e gli pongo la stessa domanda: <ti piace Eleanor?>
Fa una risata simile ad un sospiro e scuote la testa.
<Eleanor non mi è mai piaciuta. Sto con lei perché è un divertimento fisso, se capisci che intendo. Non le interessa nulla di me, e a me non interessa nulla di lei. Se mi voglio divertire lei c'è, e se lo vuole lei, io ci sono. È libera di frequentare chi vuole, e la stessa cosa vale per me> conclude tranquillamente.
<State insieme solo per il sesso?>
<In realtà non stiamo nemmeno insieme. A scuola lo pensano tutti perché ci vedono insieme e ci baciamo davanti agli altri. Probabilmente la sera prima lei si sarà scopata qualcuno ed io ho fatto lo stesso>
Quelle parole mi feriscono. È brutto che dia così poca importanza al sesso, ed è ancora più brutto immaginarlo a letto con qualcuna.
E se io fossi solo un divertimento? Una cosa passeggera?
Vorrei chiederglielo senza fare la figura dell'imbecille, ma è impossibile. Probabilmente per lui tutto questo sarà solo un'esperienza da poter raccontare, ed io finirò con il cuore spezzato se non lo interrompo in tempo.
Sento le lacrime farsi strada nei miei occhi e mi ci vuole tutto l'impegno possibile per cacciarle indietro.
Mi alzo a sedere e mi infilo la maglietta.
<Dove vai?>
<Devo tornare a casa>
Mi alzo in piedi e mi infilo anche i Jeans. Ho i capelli ancora bagnati, ma non mi interessa. Ho bisogno di allontanarmi da lui e pensare lucidamente. Quando gli sono vicino non ci riesco e sento la necessità di capirci qualcosa.
Lui resta seduto a fissarmi ed io lo guardo irritato.
<Mi hai sentito?>
<Si, e finché non mi dici cos'è successo non ce ne andiamo>
<Non è successo nulla. Devo preparare le cose per il weekend> mento.
Si alza e si avvicina al mio viso, costringendomi a fare un passo indietro.
<Styles non mentirmi. Non sei capace>
Ora siamo tornati a Styles? Perfetto cazzo!
Mi mordo il labbro e mi fisso i piedi.
<D-devo si-> mi interrompe baciandomi ed io trattengo il respiro.
<Non mentirmi> mi sussurra sulle labbra.
<Non ti sto mentendo>
Alza le sopracciglia ed io sospiro.
<Tu hai fatto tante esperienze ed io nessuna. Non vorrei essere solamente esserne un'altra>
Mi sento un totale idiota e mi aspetto che inizi a ridere di me, ma non lo fa.
Mi prende per mano e mi tira a se per baciarmi.
<Sei un'idiota. Eleanor non conta nulla. Con lei credo di non averci nemmeno mai fatto un discorso che abbia un qualche tipo di importanza>
Sorride e si infila la maglietta e la tuta.
<Dove vuoi andare?>
<Non stavo scherzando. Devo veramente andare a casa>
Annuisce e mi fa strada sulla via sterrata.
Voglio prendermi del tempo per pensare, ma non voglio rimanere solo stasera. Posso pensare a tutta questa situazione sabato e domenica, e stasera posso passare altro tempo con lui. Infondo non lo vedrò per due giorni.
Appena accende il motore alzo leggermente il volume della radio.
<Vuoi rimanere a cena da me?>
<Non dovevi prepararti per il weekend?>
<Posso farlo anche se sei con me>
<Allora va bene> dice, e dopo qualche secondo aggiunge <però cucino io>
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