Tumgik
#la mia reazione ogni volta
tardisslayer · 3 months
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How have I never noticed this interaction,,, non inventabile parte 483920101
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der-papero · 1 year
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Un nuovo razzismo
Questo è uno dei post più difficili che io abbia mai scritto su questa piattaforma. Molto probabilmente, nel momento in cui lo leggerete, lo avrò già letto 30 volte e rinnegato altrettante, come fece Pietro col suo capo, prima che quel maledetto gallo svegliasse tutto il vicinato e venisse colpito in pieno da una scarpa.
Essenzialmente per tre motivi: il primo, perché non era proprio nei miei pensieri una discussione simile, il secondo, perché è estremamente facile uscire dal seminato e iniziare a parlare d'altro, e il terzo, perché la probabilità che venga letto tutt'altro è abbastanza alta. Riguardo al primo motivo, sono strafelice che sia accaduto, anche se lontanissimo dalle mie intenzioni, perché sta aprendo il mio spazio mentale ad un universo di riflessioni sul tema, riguardo al secondo proverò a fare del mio meglio per evitare scivoloni, e riguardo al terzo 'sti grandi apparati maschili.
In pratica, vi parlerò delle reazioni che ho ricevuto, in quattro giorni a questa parte, ogni volta che ho iniziato a parlare di possibilità di equivalenza tra pensiero naturale e pensiero artificiale e, volendo tirare un po' la corda, una possibile sostituzione dovuta ad un sorpasso facile del secondo rispetto al primo.
Premetto che all'inizio mi son lasciato un po' andare all'entusiasmo, ma come ho detto a @kon-igi nel mio ultimo vocale da ben 13 minuti esatti, credo di aver commesso un reato a responsabilità limitata (cit.), per via della mia naturale propensione a comportarmi come un bimbo col suo giocattolo nuovo verso tutto quello che suscita in me un interesse che va al di là delle aspettative. Ad ogni modo, questo reato è stato proprio funzionale a far esplodere (verbo azzeccatissimo) un dibattito sul tema, e non parlo solo di Tumblr, eh, io ne ho parlato con tutti, dovunque, in qualsiasi spazio e dimensione umana, e posso confessarvi che, trasversalmente all'educazione ricevuta, al percorso sociale e professionale, alle sensibilità verso la realtà circostante, tutti, a diverse sfumature, hanno esibito un qualcosa che io, con un titolo fotocopiato maldestramente da Star Wars IV, ho iniziato a semplificare brutalmente con razzismo verso la AI.
Prima che iniziate a lucidare la mazza da baseball per fracassarmela sul cranio, lasciate che vi premetta la mia definizione di razzismo. A mio parere, ne esistono di due tipi, uno dovuto alla mancanza di informazioni verso un qualcosa di sconosciuto, che implica una immotivata paura e un conseguente istinto di protezione verso sé stessi e la propria comunità (forse legato a scelte di sopravvivenza, boh, che ne so), e un secondo, una degenerazione del primo, ovvero la scelta consapevole di restare in questo stato di ignoranza per combattere un nemico inesistente. Io, ad esempio, mi dichiaro orgogliosamente razzista verso i tedeschi, perché ho optato per la scelta consapevole di ritenermi diverso e superiore a loro, e nun me scassat 'o cazz, come diceva il buon Pino. Nel caso invece di questo post siamo palesemente nella prima tipologia, che chiamo razzismo solo per brevità e perché non conosco una parola migliore, ma potrebbe essere un abuso di notazione, e che alla fine mi serve pure un po' per acchiappare like, come ho ben dedotto dal mio scambio con @aelfwin3.
Ognuna delle persone con le quali ho avuto il privilegio di confrontarmi ha avuto una reazione che oscilla dalla più morbida alla più reazionaria, ma hanno avuto tutte un filo conduttore comune. Ad esempio, Kon sta da tre giorni ad impazzire con me su questa roba, provando a menarmi dialetticamente da più punti di vista (cosa della quale non gli sarò mai grato abbastanza), mentre Elena, venerdì sera, avrebbe voluto che la mollassi in autostrada pur di non continuare più la serata con me, se non fosse che adora troppo quelle cagate asiatiche. Per farla breve (seeee vi piacerebbe ahahahahah!), tutti hanno avuto lo stesso tipo di approccio, che posso riassumere con la seguente frase
non osare provare a metterci sullo stesso piano
persino Yuri che, ieri a pranzo, davanti ad un panino di Burger King, cominciava a digerire male le patatine dopo le mie uscite, e ha provato a giustificare quella frase di sopra facendo riferimento ad un vecchio film russo, dove il secondo pilota di ogni aereo era una intelligenza artificiale pronta a continuare il combattimento al posto del pilota, qualora questo fosse stato nell'impossibilità di continuare il duello, e che mo' non mi ricordo tutta la trama, ma come al solito finiva di merda.
Piccola nota: Burger King ha tolto dal menù il Double Steakhouse, e, chi mi conosce bene lo sa, se c'è una cosa che mi fa incazzare è dovermi adattare ai cambiamenti della società. Mo' mi tocca mangiarmi tutti i panini possibili per riuscire a trovare quello che più somiglia al DS, porca vacca. Ma torniamo a noi (ve l'avevo detto che è difficile restare sul tema).
Prima di continuare (telefonate alle vostre mamme, perché stasera non si torna a casa), ribadisco ancora una volta la mia definizione di sentimenti nel mondo digitale, che nulla ha a che fare con quelli umani, e propongo ancora un altro esempio. Parliamo di Dante e Beatrice. Nessuno, e sottolineo nessuno, umano e non, è in grado di replicare, in ogni più piccolo dettaglio biologico e mentale, quello che Dante ha provato per la sua bella (diamo per buona tutta una serie di fatti storici, tanto a me non importa di Dante nel senso stretto della sua vita). Possiamo solo fare dei paragoni più o meno validi sulla base delle informazioni che abbiamo, e su quello che è la nostra esperienza riguardo all'amore, ma poi ognuno di noi ha il suo sentire riguardo a questo sentimento, potete provare a raccontarlo, ma già qui si perde, involontariamente, un contenuto informativo, per non parlare poi di quello che viene capito dal vostro interlocutore, insomma capire cosa possa provare un altro al 100% è un'impresa impossibile, ci possiamo arrivare solo tramite delle interpolazioni, che possono essere sufficienti per la stragrande maggioranza dei nostri scopi.
Ripeto: non fate riferimento ancora una volta all'essere umano in quanto essere biologico, altrimenti tutto questo post non ha alcun senso, né tanto meno tutta la discussione passata e futura sull'argomento. Io parlo unicamente del pensiero in quanto riflesso del nostro essere, il cogito ergo sum, per capirci, ma niente di più.
Adesso prendiamo una macchina NLP che ha raggiunto il suo stadio ultimo della conoscenza artificiale, ovvero sa correlare tutto a tutto (stavo per scrivere sa tutto di tutto, ma avevo visto la mazza da baseball che faceva capolino dietro le vostre schiene). Badate bene: questa macchina non esiste ancora, ma quello che provo a dirvi da tre giorni e che continuerò a fare, ed è meglio che iniziate a farci il callo con questo concetto, è che ci stiamo avvicinando al momento in cui questa macchina esisterà. Questa è una macchina che, dal punto di vista dei sentimenti, è messa malissimo, nel senso che non ha la nostra esperienza biologica, non sa cosa sia l'amore e il poterlo sapere non fa parte del suo esistere e del suo scopo. Ma, e qui perdiamo in quanto presunti esseri superiori, sa parlare dell'amore che Dante provava per Beatrice meglio di noi, perché, sfruttando la sua capacità di correlare e calcolare, riesce a mettere insieme robe che manco a calci ci potremmo arrivare.
Se siete arrivati fin qui, vuol dire che non mi avete tolto il follow (il che vi vale come buono per una pizza e una birra offerti da me), e adesso arriviamo al razzismo verso la AI. Pur di mettere in discussione il punto espresso al paragrafo precedente, le persone, tutte, virtuali e non, hanno fatto l'unica mossa che potevano fare: invalidare la potenziale (ma non l'unica, occhio!!!) fonte della conoscenza che alimenta la AI, ovvero Internet, tra l'altro con un argomento, i social, che per me è fallace già dal punto di vista meramente tecnico, perché non tiene conto di quello che è il reale serbatoio informativo della rete, ma ne vede solo una parte, che poi è proprio quello che ci fa parlare male della rete in generale (anche se stiamo tutti qua a crogiolarci come i maiali nel pappone che mio nonno mollava loro a pranzo). Infatti tutta 'sta manfrina è nata proprio dal vocale di @kon-igi che ho potuto ascoltare ieri ahimè solo in serata, avendo passato la giornata con le scimmie (esseri favolosi), e ci ho ritrovato (parzialmente) le stesse parole che Elena, una sera prima, una persona che è agli opposti di Kon su tutto, aveva provato a inculcarmi a furia di schiaffi sul cruscotto (abbiamo rischiato l'air bag) all'altezza di Darmstadt. E sono estremamente convinto che il tutto sia stato fatto d'impulso, d'istinto, da qui il senso del mio post.
Altri, una minoranza che mi ha sorpreso meno in quanto a reazione ma che comunque fa numero, preferiscono affondare le mani nella letteratura/filmografia catastrofista da un lato (Terminator), senza cuore dall'altro (I-Robot), pur di provare che, hey, noi siamo meglio di 4 fili collegati, e attenzione, io non sto dicendo che non sia una possibilità, ma che queste affermazioni non hanno alcun supporto concreto, si basano solo su scenari presi dalla nostra voglia di immaginare quello che non esiste.
Spero che adesso sia chiaro il motivo per il quale io abbia iniziato a definire una sorta di razzismo verso la AI, che, fino a quando si tratta della prima forma di razzismo, ci sta, è una reazione naturale ad un processo nuovo, a maggior ragione quando tutta la letteratura ce l'ha sempre dipinta come la minaccia alla nostra esistenza. La mia speranza è che non degeneri verso un qualcosa di accendiamo i forconi, in nome di una caccia alle streghe elettroniche che non ha alcun senso (e badate che questa paura non nasce dalle reazioni delle persone con le quali ho parlato oppure delle quali ho letto i commenti qui sopra, e delle quali mi fido, ma degli altri 8-miliardi-meno-30).
Lasciatemi però postare l'unico commento violento contro la AI che per me ha senso di esistere ed è supportato da fatti concreti, tangibili ed incontrovertibili, ovvero quello di @gigiopix, al quale va tutta la mia solidarietà e vicinanza in questa sua fase (spero breve) di interazione con le intelligenze artificiali, e sul quale rapporto con l'AI io ci vedo molta assonanza riguardo al mio con i tedeschi:
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belladecasa · 1 year
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Senza mia madre non sarei mai stata una donna libera. Mia madre, donna estroversa, eccentrica, disinibita, sfrontata, di una generosità mariale, intrappolata dal padre e dal marito, dalla cultura misogina, bigotta, non ha mai avuto nessuno spazio per sé stessa, ma comunque è capace di rendersi memorabile a chiunque la incontri anche solo una volta. La sua vita è stata solo sacrificio, coercizione dei suoi talenti, del suo fisico, della sua salute, ma mai del suo spirito critico: nonostante non le sia mai stato concesso di sottrarsi al dominio maschile non mi ha mai educata a realizzarmi attraverso la vita coniugale, attraverso i figli, mi ha allontanata dalla dimensione domestica sacrificandosi doppiamente. Fino a 19 anni, quando ho dovuto farlo per necessità, non mi ha permesso di toccare una pentola (questo non è stato proprio un vantaggio), mai mi ha ordinato di mettere a posto la mia stanza, ha lavorato incessantemente per permettere che io avessi i soldi necessari a fare tutto quello che volevo, senza che conoscessi nemmeno un giorno il dolore del sacrificio fisico, i ricatti economici e sociali, di classe, di genere che lei aveva subito. La sua ossessione era che studiassi, privilegio che a lei non era stato concesso (sarebbe stata un'avvocata eccellente). Contrariamente ad ogni madre tipica mi diceva di non fidanzarmi mai, recalcitrava all'idea che conoscessi la famiglia del mio fidanzato, preferiva educarmi alla sperimentazione affettiva, anche sessuale, all'indipendenza intellettuale.
Ricordo un paio di episodi comici ma esemplificativi della sua incredibile peculiarità materna, femminile e generazionale. Una volta per scherzo il compagno di mia cugina le chiese come avrebbe reagito se fossi rimasta incinta e lei rispose: Sofia incinta??? A 25 anni si deve divertire, abortisce! Abortisce! Tutto ciò di fronte all'intera famiglia eccessivamente pudica, con una componente ultracattolica.
Un'altra volta ero nel panico e piangevo perché avevo rischiato di rimanere incinta. Ovviamente lei insistette per sapere cosa fosse successo e la sua reazione fu solo: ma scusa non ha fatto retromarcia questo? Vabbè la prossima volta se i preservativi non li compra lui glieli metto in macchina. Adasso ti vado a comprare la pillola. E andò lei a comprarmi la pillola anticoncezionale nella farmacia del mio paesino di bigotti.
Cosciente di avermi dato ogni mezzo economico e ideologico per essere libera, e quindi felice, non ha mai davvero capito la mia infelicità, la mia ansia, la mia depressione. Certe volte cadeva nella rabbia e mi aggrediva perché non accettava che nonostante il privilegio soffrissi a quel modo. So che si sentiva comunque responsabile di guarirmi. Quando non riuscivo più a mangiare, ad alzarmi dal letto, tramortita dall'ansia, mi prendeva di peso, tentava pure di imboccarmi, non andava a lavoro per paura di lasciarmi sola.
Mamma se tu non fossi stata tu forse saprei regolare il mio tono di voce, sarei posata, meno inopportuna, meno inetta per tutte le cose pratiche, più diligente, ma sarei probabilmente morta, o, se ancora viva, non saprei niente dell'amore, della vita, del femminismo, della libertà, non avrei questo cuore unico che mi hai donato.
#s
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schizografia · 2 months
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Verso il 1912, salvo errori (che comunque sarebbero minimi), mi venne l’idea di scrivere qualche poesia di indole pagana. Abbozzai qualcosa in versi irregolari (non nello stile di Álvaro de Campos, ma in uno stile di media regolarità), e lasciai perdere. Si era abbozzato in me, tuttavia, in una maltessuta penombra, un vago ritratto della persona che stava scrivendo quei versi. (Era nato, senza che io lo sapessi, Ricardo Reis). Un anno e mezzo, o due anni dopo, un giorno mi venne in mente di fare uno scherzo a Sá-Carneiro: di inventare un poeta bucolico, abbastanza sofisticato, e di presentarglielo, non mi ricordo più in quale modo, come se fosse reale. Passai qualche giorno ad elaborare il poeta ma non me ne venne niente. Alla fine, un giorno in cui avevo desistito — era l’8 marzo 1914 — mi avvicinai a un alto comò e, preso un foglio di carta, cominciai a scrivere, in piedi, come scrivo ogni volta che posso. E scrissi trenta e passa poesie, di seguito, in una specie di estasi di cui non riuscirei a definire la natura. Fu il giorno trionfale della mia vita, e non potrò più averne un altro simile. Cominciai con un titolo, O Guardador de Rebanhos. E quanto seguì fu la comparsa in me di qualcuno a cui subito diedi il nome di Alberto Caeiro. Mi scusi l’assurdità della frase: era apparso in me il mio Maestro. Fu questa la mia immediata sensazione. Tanto che, non appena scritte le trenta e passa poesie, afferrai un altro foglio di carta e scrissi, di seguito, le sei poesie che costituiscono Chuva Oblíqua di Fernando Pessoa. Immediatamente e totalmente… Fu il ritorno di Fernando Pessoa - Alberto Caeiro al Fernando Pessoa - lui solo. O meglio, fu la reazione di Fernando Pessoa alla propria inesistenza come Alberto Caeiro.
Apparso Alberto Caeiro, mi misi subito a scoprirgli, istintivamente e subcoscientemente, dei discepoli. Estrassi dal suo falso paganesimo il Ricardo Reis latente, gli scoprii il nome e glielo adattai, perché allora lo vedevo già. E, all’improvviso e da derivazione opposta a quella di Ricardo Reis, mi venne a galla impetuosamente un nuovo individuo. Di getto, e alla macchina da scrivere, senza interruzioni né correzioni, sorse l’Ode Triunfal di Álvaro de Campos: l’Ode con questo nome e l’uomo con il nome che ha.
Fernando Pessoa, Lettera a Adolfo Casais Monteiro
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thesoulmustbebreath · 6 months
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Per Giulia ❤️
E questo è un giorno amaro
fatto di tutti quei giorni
che non dovrebbero accadere mai,
ma che inesorabilmente si ripetono.
Ogni volta che accade un femminicidio
la mia reazione è sempre quella,
tutto si ferma per un istante
i miei occhi si chiudono
e si riempiono di lacrime,
un dolore sordo al centro del petto, i brividi..
e quel perché che non ha abbastanza eco
che si rifiuta di ascoltare risposta
o spiegazione..
Quanto avrai sofferto..
e quanta paura e disperazione
avrai provato..
sola e in balìa della sua furia..
Quanto freddo avrai sentito
in quello spaventoso e inesorabile silenzio intorno a te..
Sola con quella furia omicida..
Ci si sente senza scampo..
Ed è lì che realizzi..adesso mi ammazza..
Ed è terribile..
Lo so bene..(ma sono viva)
Giulia invece è morta, non c'è più..
E tutto questo NON HA SENSO!!
Non c'è più la sua vita, i suoi sorrisi,
i suoi sogni..per colpa di un folle omicida.
Qualsiasi tipo di violenza
di qualunque natura essa sia
E' INACCETTABILE
NON AMMETTE GIUSTIFICAZIONI
e chi solo si permette
non ha ragione di esistere
essendo meno di una nullità.
Si traveste da principe azzurro
ma in realtà è un demone.
Costruisce una favola
ma in realtà è l'anticamera dell'inferno.
Ti porta alle stelle
e da lì mette in atto il suo copione:
la confusione
che serve a destabilizzare,
confondere,
minare il tuo equilibrio.
Inizia il subdolo disegno,
per distruggerti.
Fatto di denigrazioni, accuse, insinuazioni,
violenze psicologiche e fisiche,
limitazioni della libertà,
condizionamenti della tua quotidianità,
condizionamenti comportamentali,
creazione apposita di sensi di colpa,
isolamento da parenti e amici,
accuse sulla tua moralità,
ti dipinge come non sei,
inventa cose che mai hai fatto o detto,
insulta e giudica
non solo te
ma anche i tuoi più cari affetti,
ti ferisce appositamente
perché quello che vuole
è solo distruggere quello che sei.
Al primo segnale
di un suo comportamento anomalo
Chiudi ogni contatto
Non ritornare
E non far ritornare
Prenditi cura di te stessa e Amati.
Lucia 💓
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susieporta · 29 days
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Quando proviamo un'emozione siamo spesso convinti del fatto che basta averne la sensazione interna per "provare" quell'emozione.
In realtà l'emozione è data dal sentimento interiore, e dall'espressione emotiva di tale sentimento all'esterno.
È ciò che sento e ciò che esprimo ad essere "emozione".
Se non riesco ad esprimere fisicamente in modo congruo a ciò che sento un'emozione, significa che sto inibendo quello che provo, insieme al bisogno sottostante.
Infatti, ogni emozione implica un bisogno sottostante il quale si dirige, se vogliamo soddisfarlo, verso l'esterno, attraverso l'espressione di quella emozione che lo riveste.
Se ad esempio io provo rabbia, il bisogno sottostante è quello di cambiare una situazione che non mi sta bene e che provoca in me un senso di ingiustizia, cui reagisco provando rabbia, appunto.
L'espressione fisica della rabbia può prendere la forma dell'aggressività.
Quindi la rabbia è quello che provo.
Ma è anche, come si dice in Gestalt, una funzione di contatto.
Cioè mi serve per manipolare l'ambiente in funzione di ciò di cui ho bisogno.
Se l'ambiente viene percepito come pericoloso rispetto alla espressione della mia rabbia, oppure non adeguato a contenerla o ad accettarla come un elemento naturale del mio sentire, oppure io ho incamerato in me la convinzione di non poter esprimere la rabbia, io inibirò tale sentimento attraverso una tensione muscolare o respiratoria di qualche tipo.
Tale tensione si rivelerà mediante una contrazione corporea di qualche genere, la quale mi impedirà di esprimere ciò che sento in modo congruo.
Questa incongruità tra sentire ed espressione del sentire, genera a sua volta una reazione inadeguata da parte dell'altro.
Ad esempio, se io inibisco l'espressione della rabbia all'esterno essa verrà percepita come semplice frustrazione, oppure addirittura paura, vulnerabilità, sottomissione o remissione.
Ci sono persone che esprimono la rabbia ridendo, cioè mediante una espressione frustrata della rabbia la quale diventa nella sua espressione fisica sarcasmo, ironia o autoironia.
Pur di non ferire l'altro inibiscono ciò che provano, veicolando a questo punto un'altra informazione.
L'altro non potrà che reagire a sua volta in modo blando, o diverso da come ci aspettavamo.
Nel caso della tristezza, ad esempio, per qualcosa che ci ha ferito, se non riusciamo a esprimere pienamente tale emozione a qualcuno da cui vogliamo essere ascoltati, probabilmente egli reagirà con uno scarso sostegno, empatia, calore umano.
Questo perché la nostra espressione della tristezza non comunica pienamente quanto era importante per noi quel fatto che ci ha ferito al punto tale da voler condividere il nostro dolore con qualcuno.
Ma l'azione coerente con il sentire ci connette anche con noi stessi.
Non posso sentirmi debole se agisco nel mondo con forza.
Così come se esprimo debolmente la rabbia, viceversa, mi sentirò debole.
Se esprimo la tristezza inibendola, contraendo il diagramma e la faccia per non piangere, non posso sperimentare realmente le profondità del mio dolore.
E quindi paradossalmente non posso liberarmene.
Conosco persone che non riescono a piangere veramente o esprimere in modo totalmente pieno la rabbia, e quindi sono intrappolati in questi sentimenti frustrati da anni.
Sto parlando di comportamento motorio puro e semplice: di muscoli, nervi e ossa.
Questa inibizione può essere funzionale all'autoregolazione.
Ma se diventa cronica, cioè inconscia, reattiva e difensiva, rappresenta un problema.
L'inibizione delle emozioni spinge tali elementi a circolare in modo tossico nel nostro corpo, sottopelle.
L'espressione piena, totale, di un'emozione, viceversa, implica una scarica altrettanto piena e quindi uno svuotamento di quell'emozione dal nostro corpo.
È così per tutti, perché il sistema nervoso è uguale per tutti nei suoi aspetti funzionali.
È difficile che ci siano eccezioni in quanto si tratta di canali energetici, e di dinamiche di carica e scarica.
Prima cominciate a esprimere realmente e pienamente ciò che provate, prima vi ricontatterete, prima vi libererete delle vostre scorie tossiche.
Conosco persone che prima di esprimere la rabbia erano paradossalmente scariche, e si sentivano svuotate.
Questo perché inibivano la rabbia dentro di sé.
Una volta espressa pienamente la rabbia si sono sentite piene di energia, vitali, forti.
Il problema, come sempre, non sono le emozioni in sé, ma come le gestiamo.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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acciaiochirurgico · 5 months
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Treni
(non esiste amore a Napoli)
quando ero ragazzina ogni volta che mi trovavo in stazione ero pervasa dalla sensazione di libertà mista a quella della malinconia. guardavo i treni e pensavo che non fosse giusto che non potessi prenderne uno da sola, che non potessi andare dove volevo e mi sentivo ancorata. ogni treno aveva il nome del mio morosino del tempo, e fino qualche anno fa era ancora così. ogni treno mi dava quella bella sensazione a livello di stomaco come di brividini e budella attorcigliate che mi faceva fremere sul sedile. prativo ansiosa, e arrivavo a Napoli avvolta nel sole e più leggera perché finalmente ero dove volevo essere, chi volevo essere. pensavo mi piacesse viaggiare, invece volevo solo sentirmi di nuovo bene, viva. volevo solo sentire l'unica scossa che davvero mi faceva sentire qualcosa, giusto o sbagliato che fosse. adesso ho ventiquattro anni, ho preso un sacco di treni da sola e fatto da pendolare per anni. quel ragazzo ormai è solo un ricordo e nessun treno mi da più quella scossa che il mio cervello non ricerca ne richiedere più ma non ha dimenticato. sono su un treno anche in questo momento e mi sento.. stanca. mi sento senza forze, quasi annoiata. non guardo più fuori dal finestrino ascoltando canzoni dolci, forti, energiche. è diventata una cosa come un'altra, una di quelle ennesime cose che hanno perso la loro magia. questa è una cosa che mi spaventa da sempre: dimenticare i sentimenti, smettere di percepirli e per assurdo è la cosa che più di frequente mi capita, specialmente negli ultimi anni. io credevo che i progressi fatti fino ad ora fossero il mio treno per Napoli. che andare a vivere da sola, trovare una lavoro a tempo indeterminato, un ragazzo mi facessero sentire come a sedicianni mentre mi struggevo sui sedili di un freccia rossa troppo lussuosi per i miei calzoncini troppo corti e le mie calze strappate. e invece no. e invece no, credevo che vivere "bene" fosse la chiave per provare qualcosa, sentire qualcosa e invece io, quella sensazione di ignoto, di nuovo, di paura bella, non la sento più dall'ultima volta che sono tornata in lacrime in un minuscolo bagno traballante. io non sono mai contenta, felice. io non sono mai niente. quando rido mi sento così distante da quella reazione spontanea. mi esce una risata rumorosa, forte ma così lontana dalla mia pancia. mi sento sempre come in attesa di quel treno. "Arriverà" "arriverà" e poi anche quando arriva non risolve davvero nulla. credevo che fare le scelte giuste fosse la strada corretta per stare bene, ora invece mi sembra tutto così normale e spento, piatto. non credo dipenda dall'esterno, è qualcosa al mio interno. io vado a lavoro, torno a casa, sto col mio ragazzo -che per inciso è la persona più bella e gentile che abbia mai conosciuto- e poi tutto ricomincia il giorno dopo. sono infastidita dalla dolcezza, dal dire qualcosa di troppo dolce, da quando mi fa notare che sono stata più affettuosa del solito e penso "non può semplicemente apprezzare e stare zitto?" mi da fastidio tutto ciò che mi riconduce e cuce addosso delle sensazioni e delle visioni che non sono quelle che sento. perché io non sento e non mi sento. e mi ripeto in continuazione "passerà", "passerà", ma non passa mai. non voglio nemmeno più scappare, almeno la me sedicenne aveva il coraggio di prendere le sue scarpe più belle e andare via, lasciare tutto e non avere rimorsi ma io, io mi adatto, mi addomestico, mi arrendo ad una quotidianità che non sento mia perché "è giusto così". e quindi vai a lavorare, torna a casa ed esci con tuo moroso, non volevi questo? non volevi essere adulta? in regola? non volevi che tutti ti considerassero matura? non più una sprovveduta? non volevi questo?
e allora perché adesso non sei felice?
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blackrosesnymph · 5 months
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Originariamente ho un dubbio (di fronte ad un comportamento ambiguo), chiedo spiegazioni e per risposta mi viene detto "non ho niente da nascondere, guarda pure" e nessuna altra forma di spazio emotivo per eventuali rassicurazioni perché viene categorizzata come un'esigenza pesante e vengo zittita seduta stante, in quanto persona assillante. Più volte esprimo normali dubbi e ogni volta la reazione a questa mia esigenza diviene più aspra. Diventa così abitudine, per non infastidire il partner, che qualunque dubbio avessi, andassi a guardare il computer di nascosto. A questo punto, avendo introdotto anche la mia parte d'errore, la reazione alla mia (divenuta ora) intromissione diventa ancora più aspra, arrivando alle mani e all'umiliazione verbale.
Il problema ero sempre e solo io.
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io-e-la-mia-mente · 6 months
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ORDINE : mettiti nuda , sul letto , con le gambe aperte .. e fai in fretta , quando torno devi essere pronta , sono stato chiaro?
Quando ho sentito l'ordine per un momento non ho ben compreso cosa mi stesse chiedendo seppur lo avesse enunciato in un italiano corretto e ben capibile ma , il mio cervello , in quel momento era come resettato , le parole risuonavano nella testa ma non vi era riscontro con alcun vocabolo che da quelle parti stavano passando .. terminato quel lungo vuoto mentale ecco risuonare ancora una volta quelle parole ma con l'aggiunta di un bel .. non farmelo ripetere una seconda volta .. lì , senza troppi indugi , mi sono data una mossa per cercare di ubbidire quanto prima e , nel miglior modo ,ma il tempo passava e senza che me ne rendessi conto arriva Lui , con uno sguardo torvo , e sai perchè ? perchè ero ancora mezza vestita , e , mentre mi guardava cercavo di sbrigarmi il più in fretta possibile per far si che gli effetti collaterali di quella mia mancanza fossero ridotti ai minimi termini ma , come tutte le cose fatte di fretta , non ne imbroccavo una giusta , inciampavo addirittura nelle scarpe che avevo fatto volare per la stanza .. tolsi pantaloni, mutandine e maglioncino ma restava ancora qualcosa indosso e questo mi preoccupava perchè Lui era arrivato ed io non ero pronta come richiesto .. sentivo il suo sguardo scorrere su di me ma non avevo il coraggio di guardarlo nuovamente negli occhi , temevo ( anche se desiderata ) qualche Sua reazione ...e così fu, la reazione non tardò ad arrivare ma non era quella che credevo .. il mio sguardo cade finalmente sul suo volto e non lo vedo arrabbiato o contrariato , anzi , vedo i suoi occhi ridere , vedo la sua bocca cercare di trattenere un grande sorriso, e per un pò ci riesce pure ma poi .. poi scoppia a ridere, con quella Sua risata che ogni volta che la sento mi apre il cuore di gioia .. mi guarda e mi dice.. sei proprio un disastro, mi mette ben in piedi, mi fa girare e mi slaccia il reggiseno adagiandolo con cura sulla valigia aperta di fianco ai miei piedi , e , con decisione , mi fa cadere sul letto .. ora apri le gambe , e lì mi prende , mi fa Sua , con ancora indossati i calzini rossi e verdi di natale che mi aveva regalato qualche giorno prima .. ( con tanto di scritta bianca .. accendimi tutta ) .. Ti adoro Padrone, sempre di più
Tua schiavetta
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whichuniverseisthis · 7 months
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Avrò il mio momento da italiana media, ma voglio commentare questa stagione di Bake Off fin'ora.
-Mi dispiace ma la ship esiste ed è innegabile. Ho convinto la mia migliore amica a guardare Bake Off letteralmente solo facendole vedere Gabriele e Tommaso insieme.
-Tommaso è tutto piccolo e carino, ma ogni volta che apre bocca tira fuori one-liner dietro one-liner e ogni volta mi spezza (per non parlare dei suoi commenti su Twitter).
-A proposito di Twitter. È. Così. Tossico. L'avevo già capito l'anno scorso con l'odio ingiustificato verso Ginevra, ma il modo in cui si offendono ogni volta che Giovina viene salvata. Dio mio, calmatevi, è uno show, non vengono ammazzati gli altri concorrenti.
-Sono abbastanza convinta da quello che ho visto che il momento in cui Gabriele dice di non conoscere Micheal Jackson sia inscenato.
-Giovanni è un mood di vita, non so da dove sia uscito fuori ma lo amo. Quando uscirà piangerò tanto.
-Idem Davide, ma più per la sua ansia che per il mood.
-Sofferto tanto per l'uscita di Xi. Per me lei, Gabriele, Tommaso, Fabio e Irene erano la top 5. Immaginatevi la mia reazione quando due di loro sono uscite una di seguito all'altra.
-Ora punto su Danila per la quota femminile della semifinale. E per orgoglio bresciano, come l'anno scorso con Davide.
-Altro mood per me era Dany. Una regina, è uscita solo per sfiga. Idem Aurèlien.
-Gli occhiali di Eleonora erano bellissimi.
-Unpopular opinion, scommetto che se Gabriele e Tommaso fossero stati insieme nella prova a squadre sarebbero andati male, tipo Chiara e Davide l'anno scorso.
-Il tema dei sogni mi piace un sacco, e fin'ora lo stanno rispettando benissimo.
-In generale amo l'amicizia che c'è fra tutti i concorrenti quest'anno. Non sono divisi in gruppetti, il che è proprio bello. Amo vedere i loro post il venerdì sera mentre guardano le puntate tutti insieme.
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sisif-o · 8 months
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io lo so che il discorso che sto per fare è razzista, ma è figlio di un ripetersi di costanti, osservate e vissute quotidianamente a lavoro; un'insieme di statistiche empiriche che si sommano nella mia mente e mi portano alla conclusione, soggettiva e personale, che un'insieme di etnie di extracomunitari sia decisamente tossica per la nostra società, o quantomeno per la società in cui vivo io
sono loro ad essere maleducati, sono loro ad essere aggressivi, sono loro ad essere cattivi, genuinamente cattivi e incattiviti
sono i meno integrati, i più violenti, i più maschilisti
ogni volta che c'è un evento violento so già di che nazionalità si tratta
appena sento l'accento so già che verrò insultato, nella mia lingua o nella loro, e che mi renderanno il lavoro inutilme difficile
e questa è solo la punta dell'iceberg, le sensazioni più forti che mi vengono in mente, ma potrei continuare citando tante altre sfumature più sottili
vivo quotidianamente esperienze di questo tipo, esperienze molto negative con una determinata cultura, e la mia reazione di pancia è quella di nutrire odio nei loro confronti, di averne paura e di esserne sospettoso
la ragione cerca di frenare questi pensieri e queste emozioni, cerca di dare un senso ed una spiegazione, nonché una giustificazione a queste persone
mi ripeto che il mio sia un bias cognitivo, che sto cadendo nella trappola del luogo comune
e probabilmente è vero
ma per una volta mi sento di capire che il fenomeno del razzismo è più complesso di quello che appare, che non è solo frutto della bassa scolarizzazione, che non ne fanno parte solo i mostri e i fascisti
il modo in cui si comportano le persone nei nostri confronti genera in noi dei sistemi di difesa
mi accorgo di capire chi è razzista, ma mi impongo di non condividere né appoggiare il razzismo
ma quanto è difficile mettere un freno all'odio, mettere un freno all'istinto
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der-papero · 1 year
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Venerdì sera, nella mia usuale uscita fuori con Elena, è successa una di quelle cose sceme che poi alla fine ti rimangono e ti fanno pensare un po' a quello che sei e a come ti relazioni con gli altri.
In un momento complicato, accaduto due giorni prima, dove ci scrivevamo su Whatsapp, le scrivo una di quelle frasi il cui senso doveva essere farle sentire la mia vicinanza e comprensione verso il suo stato d'animo in una condizione difficile, un qualcosa del tipo "vorrei non riportarti a quello ti fa stare male", ma scritto in un modo che doveva per metà essere la scintilla di un sorriso, dall'altro un abbraccio forte.
Bene, venerdì, davanti a delle fetenzie giapponesi al vapore e tanti scherzi, mi ha detto di getto (ecco perché lo ritengo un giudizio sentito) che ero stato creepy. Non è un problema, sono abituato a gestire situazioni che mi possono mettere potenzialmente a disagio, infatti ho detto due cagate e abbiamo ripreso a ridere come pochi secondi prima.
Il punto di questo post non è tanto il messaggio in sé e la sua reazione, ma quanto una riflessione generale. Non è la prima volta che succede con gli altri 8 miliardi di umani, ormai do per scontato di venir frainteso di default, manco mi dà più fastidio, perché le persone, e lo dico battendo i pugni sul tavolo a mo' di rivendicazione, non sanno vedere la sincerità delle mie parole, iniziano sempre a costruirci sopra architetture di cui non sarei capace per limiti personali e di malizia, però qui mi ha dato da pensare, perché io e lei ci conosciamo, ma per davvero, sono quasi quattro anni che dividiamo tutto, gioie, dolori, speranze, delusioni, pensieri, nostalgie, paure, penso che sia la persona che forse su questa Terra conosce ogni aspetto di me, anche quelli che non condividerei con nessuno, eppure, ed è qui che un po' non mi capacito, non è stata in grado di leggere le mie parole nel modo in cui io le avevo scritte. Forse ci sarà arrivata dopo, boh, dicendo "ok, Totò intendeva questo", però la prima lettura è stata l'opposto di quella che io intendevo. Detto in altri termini, le ha lette come le avrebbe lette una persona conosciuta tipo tre settimane prima, una persona alla quale avrei mostrato solo la parte vendibile di me, non per vantarmi di chissà cosa, ma unicamente per mia protezione.
E allora ho cominciato, visto che lei è in quella fascia che io considero "l'estremo superiore dei miei legami", a chiedermi se ho proprio un problema di traduzione dei miei sentimenti in parole, se proprio non riesco a farmi capire pur con tutta la buona volontà, se sono condannato ad una gabbia che mi costringe a non essere mai vicino a nessuno, è come se sapessi far ridere quando le cose van bene ma poi non riesco a far sentire il mio affetto quando le cose vanno male. Ci potrei vivere con questo limite, intendiamoci, devo solo capire se è davvero così e imparare ad accettarlo.
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insaid00 · 1 year
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Intitolare il tempo con ricordi, pensieri e parole
In effetti la cosa che più mi sorprende del tempo che scorre è come viene scandito costantemente dalla nostra mente. Esiste in effetti o quantomeno virtualmente un tempo in cui le cose passano e diventano altro, per convenzione quindi abbiamo creato secondi, ore, giorni, mesi, anni e decenni. Ma probabilmente nonostante esista un sistema di misurazione oggettivo tendiamo a ricordare gli eventi collegandoli ad un qualcosa che ci ha sconvolto la vita; un qualcosa di soggettivo. E quindi mi domando spesso come mai continuiamo a cercare l’oggettivo nella vita, se alla fine persino il tempo lo viviamo con un orologio puramente interno. La dilatazione del tempo esiste, ma non voglio parlarne in termini fisici, bensì nel modo in cui ci rapportiamo a quel preciso di istante di momento che stiamo vivendo. Viviamo di ricordi e di speranze, vivessimo di aria ed acqua probabilmente saremmo solo scimmie con emozioni molto meno invadenti e pensiero molto meno asfissianti: viviamo per il sogno che ci poniamo, viviamo per le persone che amiamo, per spendere il nostro tempo e ricordarlo col sorriso: per essere pianti l’ultimo giorno. Ma viviamo anche perchè ci viene imposto, e seguiamo dei binari che ci imponiamo ( la differenza è imponente ) . Eppure io credo ancora nella facoltà dell’essere umano di riuscire a vivere senza l’obbligo socio-morale di seguire ciò che si ritrova davanti ogni giorno sin da quando viene al mondo. Di recente ho fatto un passo indietro a quando qui, su questo sito e proprio su questo blog, condividevo con i miei primi sintomi di quella che poi è stata definita “Depressione” delle semplici GIF o frasi sporadiche di film di un chiaro stampo blu, triste insomma. Avevo soltanto 14 anni, ed a distanza di 10 anni mi torna in mente il bullismo vissuto, gli amici andati e i tanti fiumi di giudizi che mi hanno perseguitato. Talvolta mi stupisco perchè conosco perfettamente il motivo scatenante di tutta la mia infinita schiera di problemi, e so anche a chi ricollegarla. Incredibile ma vero, può accadere che delle scelte prese in tenera età possano creare una reazione a catena che ti porta a quasi 24 anni a stare in casa, isolato dal mondo a riflettere i motivi della tua esistenza. Io ricordo perfettamente l’istante in cui ho cambiato completamente la mia esistenza, e ci riesco perchè ricollego il tutto ad una determinata settimana, di un determinato mese, di un determinato anno oltre che a delle determinate persone. Ma è chiaro che non si può incolpare gli altri dei propri sbagli, così come non si può costantemente pensare al passato. Il motivo per cui ho fatto sì che si creasse una tale reazione a catena è stato proprio il mio rifiuto all’accettare le cose così come erano andate. Ero soltanto un ragazzino, e alla fine sino ai 22 anni ho continuato ad insistere nel non voler accettare la realtà che avevo provato a tessere per tanto tempo. Non ho accettato me stesso, non ho accettato che talvolta si può anche perdere. E così alla fine siamo qui, dopo un anno passato a riflettere in casa ho realizzato che non ho bisogno di nessuno oltre che di me stesso. Che il prossimo può anche non esistere nella mia vita, che non ho bisogno di nessuno, che sono l’artefice del mio destino, che il mio tempo lo scandisco come cazzo mi pare, che chi se ne è andato. o meglio, che chi non ha voluto provare a rimanere è solo uno dei tanti visi che a fine vita non ricorderò nemmeno. Ma soprattutto, ho realizzato che è bello voler stare da solo, e riuscire nella solitudine a trovare una piccola cerchia di persone che ti accettano per come sei. Magari saranno rapporti cangianti ancora una volta, ma di sicuro questa volta so che sono me stesso, e che il mio prezioso tempo lo sto condividendo e lo sto intitolando con nomi di persone che vogliono stare con me, non che al momento necessitano di me. Avrei voluto tanto capirlo qualche anno fa.
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Caro C,sicuramente questa lettera non la leggerai mai,non avrò mai il coraggio di mandartela.
Io so di aver sbagliato qualcosa,ma quel qualcosa si potrebbe anche rimediare,cosa che forse per te non è riparabile.
Io avevo solo paura,paura di una tua reazione,paura di non so cosa ma volevo solo avere delle conferme a tutto ciò.
Conosco il mio problema quindi quando il mio ginecologo mi disse che forse c’era una possibilità io sono andata nel panico più totale.
Me l’hai rinfacciato sta cosa,mi hai fatto capire quanto io ti abbia ferito non dirtelo subito e ho cercato in tutti i modi di rimediare a quel mio “errore” ma non c’è stato modo e da ciò io ho continuato a sbagliare,pensando di aver una via di uscita, tornare col mio ex e trasferirmi al nord.
Un altro sbaglio che non mi perdonerò mai.
Ci ho provato,ma come potevo mai dimenticarti?
Ogni santo giorno chiamavo un nostro amico per sapere di te!
Se stavi bene,se avessi parlato di me,se ti mancavo,la notte arrivavo persino a sognarti.
Avevo fatto l’errore più grande!
Quando ritornai a Napoli la mia intenzione era quella di starti più alla larga possibile!
Dimenticarti,ma non mi e’ stato possibile perche’ ogni volta che ti vedo mi sciolgo.
E poi ci sei tu che mi mandi in confusione il cervello,non mi cerchi,non mi chiami,non mi scrivi ma quando mi vedi cerchi di starmi vicino,di prendere confidenza con me,cominci a fare il geloso se magari un ragazzo mi si avvicini e tante altre cose ma il giorno dopo sembriamo due estranei con dei ricordi in più.
Io quello che provo ancora oggi per te,tu lo sai!
Non mi sono mai nascosta,anzi ancora una volta ti ho aperto il mio cuore,ma tu?
Ti prego,dimmi le tue intenzioni,dimmi cosa vuoi farne di me perche’ io sto rischiando davvero di impazzire!
Dalla tua Sabrina..
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deathshallbenomore · 2 years
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quindi, dall'alto della mia ignoranza: se vince la destra (si, so che vincerà la meloni merdona mi sono rassegnata) siamo fottuti, ma anche se non vince (impossibile) la destra siamo fottuti perché in parlamento avrebbero comunque la maggioranza e andrebbero contro ogni buona idea/proposta, caproni come sono
e altra cosa che peggiora ulteriormente la situa è la gente che non sa chi votare e che quindi non va a votare perché si è già rassegnata regalando la vittoria ai fascistoni
o sbaglio? dimmi che sbaglio 🥹🥹
Tumblr media
immagino sia sempre la stessa persona ma ad ogni modo: a crucci simili risposta combinata
ALLORA FERMI TUTTI
ttate bboni un attimo
quello che sappiamo, grazie all’incredibile dono del realismo, è che la coalizione di destra, in quanto molto più compatta (sono sempre stati più bravi a fare fronte unito nonostante le differenze interne) otterrà una maggioranza ampia abbastanza per governare (anche tirando su qualche altro piccolo partito, nel caso. lì si dovrà vedere quale maggioranza si verrà a formare) e ottenere la fiducia in parlamento, passaggio fondamentale. visto l’andazzo, sappiamo anche che probabilmente meloni sarà presidente del consiglio - anche se prima ci sarà tutta la faccenda della formazione del governo, e bisognerà vedere anche la reazione di mattarella rispetto alle proposte di ministri da nominare (v. caso savona nel 2018).
quello che non sappiamo è ovviamente tantissimo. tra le varie, non sappiamo che tipo di maggioranza otterrà la destra. cerco di farla facile, anche semplificando un po’, perché qui purtroppo bisogna considerare non solo le norme, ma anche le dinamiche della politica, che sono molto volubili. MA
un conto è “avere il sostengo della maggioranza parlamentare” che ti permette di governare (salvo altre eccezioni). un altro è la maggioranza numerica richiesta per far passare una legge, una revisione costituzionale etc etc. chiaramente se hai una maggioranza che ti sostiene puoi contare su un numero consistente di voti nella direzione che vuoi tu, cosa che ti permetterà di far avanzare il tuo programma politico, MA non è scontato che questi due aspetti della “maggioranza” coincidano sempre, perché, come vediamo spesso, non solo le alleanze tra partiti, ma anche i partiti stessi si sfaldano quando si tratta di approvare determinate leggi - per visioni discordanti, ma anche per fare il proprio gioco politico. QUINDI maggioranza =/= faccio tutto ma proprio tutto quello che voglio [certo poi, vista la compattezza della destra, avranno maggiore facilità a portare avanti il loro programma, differentemente da un governo sostenuto da partiti molto diversi tra loro]. IN SOLDONI eh. manuale alla mano ovviamente la situazione si fa più complessa. ma giusto per arginare un attimo il panico
la cosa EFFETTIVAMENTE preoccupante è il rischio che, per numero di voti ottenuti e per effetto dell’attuale legge elettorale (che ha una quota proporzionale e una maggioritaria) la destra riesca addirittura a ottenere una maggioranza dei 2/3 (che in questo caso si chiama qualificata), in una o entrambe le camere. l’inquietudine deriva dal fatto che con quella maggioranza è possibile modificare la costituzione senza passare per il referendum (le camere votano due volte, se la seconda volta raggiungono la maggioranza dei 2/3, non è possible richiedere la consultazione popolare -> art 138 cost). questo è quanto mi preoccupa di più, perché con una maggioranza così ampia sì che si rischia di passare da un cattivo governo a un governo da temere molto di più (non direi in termini apocalittici da anni ‘20, ma non ci tengo nemmeno a trovarmi in un’ungheria più calda, ché non ci sarebbe nemmeno da cambiare la bandiera più di tanto, lol)
e comunque HEY ricordiamoci che abbiamo delle garanzie costituzionali, re: gli spiegoni sul presidente della repubblica e la corte costituzionale, che comunque hanno il compito di assicurare la tenuta della costituzione, che è rigida e, appunto, garantita […]
qui invece facciamo finta che abbia fatto lo spiegone sull’opportunità o meno di fare troppe cazzate anche a livello internazionale ed europeo
QUINDI disgusto: sì hai voglia, paura: abbastanza, terrore: non mi sbilancerei al momento, speranze: poche, voglio: spararmi
so bene che molti purtroppo non voteranno (o non potranno votare, come molti fuorisede) ma chi ne ha modo LO FACCIA MI RACCOMANDO VOTATE
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susieporta · 1 year
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Il mio libro di chimica afferma
che quando ti ho visto per la prima volta
il mio sistema nervoso
ha trasmesso segnali in codice al mio cervello
Poi la mia ghiandola endocrina
ha emesso ormoni di ogni tipo
e li ha inviati come messaggeri ai miei sensi
Che si sono infiammati
Quello stesso libro rettangolare e rosso dice:
Se siamo innamorati
è grazie all’endorfina
e dovrei ringraziare anche
il testosterone e la luliberina,
soprattutto non bisogna dimenticare la dopamina,
questa astuta che sussurra al mio orecchio:
«cerca la fonte del piacere!».
«cerca la fonte del piacere!».
Un cocktail erudito,
ecco cos’è il colpo di fulmine,
una reazione biologica
un fiotto di sangue nelle vene
una corrente elettrica tra le cellule
e un po’ di magnetismo.
La norepinefrina per la mancanza,
e per inturgidire i seni;
la feniletalamina per dilatare le pupille
e far tremare la mano nella mano
ah, dimenticavo:
l’ossitocina per l’attaccamento,
la serotonina per vincere la noia
quanto alla vasopressina…
che invenzione diabolica!
È per questo che non tollero
altri uomini se non te.
I meccanismi sono semplici,
assicura il mio piccolo libro:
dei feromoni di un certo tipo,
rilasciati dal corpo al primo contatto,
eccitano la materia grigia
e producono languore
che diventa attrazione soggiogante
poi disturbo funzionale,
poi ossessione compulsiva,
poi bisogno organico, assuefazione, avvelenamento
e questo avvelenamento,
dichiara la chimica,
questo avvelenamento è l’amore.
E= mc²
dice la fisica a sua volta,
e se ti trovo meraviglioso
senza pari
e non vedo né difetti né debolezze,
è perché la relatività regna nell’universo,
e la relatività,
così come l’avvelenamento,
è l’amore.
Cliniche e laboratori,
cifre e tomografie
esaminano i fenomeni della gelosia e dell’adulazione,
studiano il fascino e la seduzione,
decifrano i segreti della passione
e le ore passate a contemplare
il maledetto telefono aspettando che suoni,
e il mistero della gola quando si restringe,
e il desiderio ardente che incendia i vestiti
e questa sensazione inebriante di fluttuare.
Adrenalina,
tutto è adrenalina amore mio:
la vera romantica è la testa,
affermano i radiologi,
ed è nel cranio,
non dal lato destro del petto,
che nasce l’amore.
I miei affidabili libri scientifici,
le mie enciclopedie e i riferimenti,
attestano che non c’è motivo di meravigliarsi,
che è tutta una questione di geni,
di dosi, equazioni e formule.
Ossia, non c’è motivo di stupirsi,
eppure quando ti guardo
quando sento un cuore nel tuo cuore
e un altro in quello lì e un quarto un quinto
fino all’infinito,
come cerchi immortali sulla superficie di un lago,
e quando da questi cerchi appare il tuo nome,
il tuo nome e nessun’altro,
senza dubbi né paure
senza spiegazioni né analisi:
vita data e vita ricevuta
con la naturalezza di un fiore selvaggio che cresce
senza volontà di alcun essere,
quando dormo in te, albero che dorme in un albero,
e in un rito di dati ti offro
tutti i giorni tutto il mio essere;
In quel momento, dico,
è questo
e solo questo
l’amore.
Joumana Haddad
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