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#logica alla base
crazy-so-na-sega · 9 months
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È provato dall’esperienza che, con i non credenti, l'approccio fondato sui "credi" e "devi accettare" non dà buoni frutti. Meglio portarli gradualmente a capovolgere l'ordine logico che seguono abitualmente: quindi non partire dalla verità per arrivare alla fede...
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(l’agostinano "nisi credideritis non intelligetis", “se (prima) non avrete creduto, non comprenderete”) ma da una loro fede per arrivare alla loro verità. Infatti, il non credente non parte da una assenza di fede, ma da una fede cieca in qualcosa che crede essere "verità", a causa dell’influenza incontrastata della mentalità dominante. È una credenza totalmente irrazionale, basata su postulati indimostrati, accettati non solo per conformismo e per abitudine, ma in forza di una educazione di base oggi divenuta totalitaria. In poche parole,
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i presunti “non credenti”, fanno esattamente quello che rimproverano ai “credenti”. D’altra parte, se non fossero rosi dal dubbio sulla fondatezza delle “verità” che sbandierano, non si darebbero tanta pena per discutere sempre sulla religione altrui e per osteggiarla
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con un’animosità talvolta al limite della furia ossessiva. Se hanno questo dubbio è perché si sentono infelici e insoddisfatti. Ed è allora sulla loro infelicità e insoddisfazione che bisogna battere. Occorrono però cautela e moderazione, perché, per quanto insoddisfatti e infelici, sono tuttavia terribilmente orgogliosi, tronfi delle certezze a cui vivono abbarbicati. E dunque per nulla disposti a riconoscere i propri errori, e pronti anzi ad arroccarsi a difesa della loro irrazionale “razionalità”. Difficile dunque
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scalfirli ribattendo punto su punto l’elenco delle loro apodittiche affermazioni. Occorre, invece una sapiente opera di “coltivazione” del loro dubbio inconfessato, reiterando logica dimostrazione di come le "verità" presuntamente razionali sono invece da loro adottate
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ciecamente e del tutto irrazionalmente. Non sarà facile ottenere una resipiscenza: non cederanno se non per un miracolo. Ma in fondo ogni conversione è un miracolo. E noi crediamo fermamente ai miracoli: non per fede cieca, ma esperienza nella pratica quotidiana. Non siamo che poveri strumenti nelle mani della Provvidenza. Quindi continuiamo fiduciosi a testimoniare e a pregare – gutta cavat lapidem – e lasciamo che sia Lui a fare il resto. Quando e come crede.
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-(sill)OGE_RIUS(cita)
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argentoheart · 9 months
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perché la s2 di un professore non funziona
Ho sperato fino alla fine di non dover fare questo post, ma il modo in cui è stata gestita questa stagione mi lasciata amareggiata e delusa, e voglio parlarne un po' anche per organizzare e capire meglio i motivi per cui, secondo me, questa stagione non ha funzionato. E anche perché ho bisogno di sfogarmi e passare avanti.
Non criticherò il lavoro degli attori perché credo abbiano fatto del loro meglio considerato il copione che si sono ritrovati a seguire, ma ci tengo a dire che sarà un post sfogo e non mi risparmierò, quindi se la serie vi è piaciuta questo post non fa per voi. Se invece anche voi siete rimastə delusə, ci vediamo sotto il cut. (very long post)
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Partiamo dal presupposto che, mentre la prima stagione si basa abbastanza fedelmente sugli eventi di Merlì, nella seconda (e direi ormai anche la terza, nonostante ancora non sia ancora uscita) si nota un totale distaccamento.
Questo perché, come dichiarato dallo sceneggiatore in una intervista per fanpage, la seconda e la terza stagione di Merlì non sono state completamente prese in considerazione nella stesura della sceneggiatura di questa s2, con gli evidenti problemi che ne conseguono.
Già nella prima stagione alcuni avvenimenti erano al limite del surrealismo e i personaggi potevano risultare incoerenti, ma era evidente che un'idea di base esisteva e che ci fossero dei punti cardine nella trama, come dei tasselli, che venivano aggiunti man mano e che disegnavano una storia piuttosto solida. In questa s2 tutto ciò è venuto a mancare, i personaggi sono allo sbaraglio, la storyline ancora di più, e sembra che le cose accadano giusto perché devono accadere e non perché ci sia una reale intenzione logica e narrativa dietro. Ma procediamo con ordine.
Questa stagione era stata pubblicizzata e promossa in un certo modo, facendo leva su specifici personaggi e rapporti tra di essi, in particolare ovviamente quello tra Simone e Manuel, ed è di questo che voglio parlare per primo perché è quello che forse mi tocca più da vicino essendo io una persona bisessuale.
Simuel (Mimmone e Manina)
Speravo, nella mia ingenuità, che avrebbero utilizzato questa stagione per esplorare un po' di più la bisessualità di Manuel. Non mi aspettavo i "simuel canon" nel giro di due/tre episodi, ma mi aspettavo che entro la fine della stagione questi due personaggi (e quello di Manuel soprattutto) potessero arrivare ad avere alcune consapevolezze. Non mi aspettavo che li facessero sparire dopo il secondo episodio, per poi relegarli ad avere poche scenette superficiali e messe quasi a tappare i buchi tra le altre scene.
E ci tengo a dirlo, non si tratta quindi più della coppia in sé, quanto alle storyline importanti che potevano e dovevano essere raccontate con una cura ed una dignità superiore.
Manuel come personaggio è stato distrutto pezzo per pezzo. Tutte le cose che lo rendevano bello, interessante e che ti facevano entrare in empatia con lui, le cose che ti facevano tifare per lui, sono state tutte dimenticate strada facendo, abbozzate e nel peggiore dei casi completamente eliminate.
Nella prima stagione era un ragazzo sveglio, che faceva e avrebbe fatto di tutto per sua madre e per le persone a cui voleva bene. Manuel era riuscito a riscattarsi, aveva capito che la scuola e la conoscenza sono importanti, aveva trovato in Dante la figura maschile e quasi paterna che gli era sempre mancata, aveva trovato conforto nella filosofia, l'aveva resa un porto sicuro, una casa in cui rifugiarsi e in cui poter essere libero. Aveva trovato in Simone una persone che lo amava (anche nel senso più platonico del termine) nonostante tutto, una persona che gli è stata accanto con i vari alti e bassi, una persona di cui si fidava e a cui avrebbe affidato la sua stessa vita.
Tutto questo non esiste più nella seconda stagione. Questo Manuel esiste nei primi episodi e poi, man mano che si avvicina a Nina, finisce per scomparire. Non parla più con Simone, se non per fargli scenate di gelosia, non fanno neanche vedere un momento in cui parlano veramente della scoperta di Nicola, solo una scenetta alla piscina che aveva tanto potenziale, ma che è stata messa lì come contentino per dire "vedete, parlano" quando poi le loro interazioni sono inesistenti. Nel mentre, quindi, Manuel si avvicina a Nina, che si comporta solo in modo scostante, che all'inizio lo prende per cretino, poi si fa portare il gelato e gli dà picche, e poi lo porta in una casa che non è sua, facendo irruzione in una dimora privata (con le chiavi di sua zia, quindi anche rischiando di metterla nei guai), segue scena alla Pretty Woman che vuole essere divertente, romantica e sensuale, ma risulta insensata e cringe e poi, dopo il loro primo bacio, lei che aveva paura di aprirsi, gli rivela che ha una figlia così de botto senza senso. Nina che tra l'altro per tutto il resto della serie dimostra solo di non avere stima di lui ("se vedono Manuel è la volta buona che Lilli me la scordo" , "io ce so cresciuto a merendine" "e infatti guarda come sei diventato" , "è bello" "e bello e poi? vai avanti con l'elenco" "è finito, l'elenco è finito") e che se lo trascina in questa follia del rapimento della bambina e lui, ormai ridotto ad un ombra del personaggio che è stato, la asseconda in tutto e per tutto, arrivando anche a derubare ANITA, sua madre per cui si è sempre fatto in quattro.
Il suo rapporto con Simone viene completamente schiacciato e poi buttato via manco fosse una zanzara che ronzava nell'orecchio degli sceneggiatori e anche le scene che sarebbero dovute essere catartiche, come quella all'ospedale in cui Manuel dice a Simone che non è da solo e che "Ce sto io co' te", risultano arraffazzonate, senz'anima e salvate solo dalle performance magistrali degli attori, perché non seguono alcun build-up emotivo.
Il bacio e il rapporto sessuale che c'è stato tra i due non viene più menzionato, ma intorno a noi sentiamo parlare di pulsione, curiosità, parentesi alcolica, fratria adolescenziale, ad ennesima riprova che noi persone bisessuali non siamo niente agli occhi di questa produzione, che la nostra sessualità è solo un plot point o un modo per promuovere la serie, facendo leva sul nostro desiderio di venire rappresentatə, che non ci meritiamo dei personaggi dignitosi, che non ci meritiamo di avere le nostre storie raccontate al pubblico, che siamo una parentesi e poi possiamo anche essere accantonatə perché alla fine non siamo né una cosa né l'altra, e chi vuole perdere tempo a parlare di queste cose che confondono e basta?
[E ma Mimmo non è bisessuale? ne parlerò più avanti]
Detto ciò, mi dispiace doverlo ammettere, ma i Simuel e questo giro non mi hanno detto niente, è rimasta solo nostalgia nel ricordarli durante la s1, perché per il resto è stato uno sfacelo.
Passiamo quindi a Simone, che qui io chiamerei invece la seconda venuta di Cristo perché 'sto raga si sobbarca i problemi di tutti in questa serie e riceve in cambio solo dolore. Io lo amo moltissimo, anche in questa stagione si riconferma il personaggio che merita di più in termini di storyline e di performance in generale. Uno dei pochi che mi ha fatto provare emozioni reali.
Nonostante questo, anche la sua storia è stata trattata senza reale attenzione alle cose che accadono.
Questo ragazzo in ordine viene aggredito da degli omofobi, finisce nel mezzo di una investigazione, impelagato in giri di camorra, ha una mezza gioia con un ragazzo che finalmente lo contraccambia, ma nell'episodio successivo scopre che il padre rischia la vita e non vuole operarsi, scopre che il suo migliore amico lo vuole lasciare solo, si ubriaca fino a svenire e poi, dopo aver quasi assaporato un po' di felicità nel pensiero di poter vivere libero con Mimmo, questa gli viene di nuovo portata via dalla protezione testimoni (necessaria, ma il risultato è che Simobale rimane il personaggio con il peggior finale di tutti).
A me la storia con Mimmo è piaciuta, i Mimmone per me hanno retto la stagione insieme a pochi altri (Vedi Nicola, Viola e Rayan), ma non è questo che avrei voluto per Simone.
Certo, sono contenta che Mimmo lo ricambiasse, ma Simone meritava davvero di potersi vivere una storia alla luce del sole e qui si palesa nuovamente l'omofobia di questa serie.
Tolta la bisessualità mancata di Manuel, che a questo punto e viste le dichiarazioni fatte dallo sceneggiatore non credo che verrà mai più ripresa, anche l'omosessualità di Simone e la sua storia con Mimmo sono state trattate nel modo più sbagliato possibile.
Lì dove ogni coppia etero ha la possibilità di vivere ogni particolare della propria storia con trasparenza, Simone e Mimmo si devono nascondere, non possono fare nulla di quello che due adolescenti innamorati dovrebbero fare, che loro stessi dicono di voler fare. Sono gli unici che devono separarsi, nonostante provino un sentimento fortissimo l'uno per l'altro, gli unici il cui amore finisce in tragedia, e fino all'ultimo nessun altro sa di loro.
E Mimmo è un carcerato, quindi ovvio che non sia libero di fare l'adolescente innamorato con Simone.
Ecco perché secondo me Mimmo non era il personaggio adatto a fare da love interest a Simone. Dopo gli avvenimenti con Manuel, sarebbe stato bello vedere un Simone che può vivere il suo amore e la sua sessualità in modo libero. Mi sarebbe anche piaciuto vedere Manuel che, tramite la scoperta di questo "nuovo Simone", si trova costretto ad affrontare i sentimenti che prova per lui e che erano evidenti nella stagione precedente. Ma purtroppo a questa serie le cose fatte bene e la continuità e coerenza dei personaggi non interessano.
[Okay ma la bisessualità di Mimmo?]
La bisessualità di Mimmo è proprio come quella di Manuel, nella serie non esiste se non nella misura in cui noi decidiamo di vederla in questi personaggi. Niente fa pensare che Mimmo possa essere veramente bisessuale, sappiamo che ha avuto una ragazza, ma non sappiamo se l'abbia amata o gli sia piaciuta davvero (come ad esempio Manuel con Chicca, Alice e perfino Nina) o se la sua situazione è stata come quella di Simone e Laura.
Perché no, in una società eteronormativa come la nostra un uomo gay che va con una donna e un uomo etero che va con un uomo non si equivalgono.
Manuel, Nicola e Viola
Altra grande pecca di questa stagione è il mancato sfruttamento della dinamica tra questi tre.
Parto col dire che Nicola e Viola sono stati i miei nuovi personaggi preferiti, li ho trovati coerenti e sensati, avevano reazioni realistiche agli avvenimenti della serie e in generale sono personaggi decisamente amabili.
Il loro rapporto è genuino, sono una vera famiglia, parlano, si fidano l'uno dell'altra, hanno momenti di tensione come è normale che sia, ma il loro amore è più forte e si riappacificano sempre.
La storia di Viola penso sia stata molto ben fatta, mi è piaciuto che abbiano evidenziato il contrasto tra la sua rassegnazione e la speranza di Nicola, e come questa speranza sia interpretata da Viola come un'insoddisfazione del padre nei suoi confronti. Li ho davvero amati e mi dispiace tantissimo che Nicola se ne sia dovuto andare via così, quando aveva ancora così tanto da dare come personaggio, sia a Viola che soprattutto a Manuel. Fino all'ultimo ho quasi sperato che, come Bruno in Merlì, Manuel partisse con lui per Tokyo.
Pensavo anche che avrebbero dato più spazio a questa nuova famiglia ritrovata, ma dopo quel bel discorso che fanno Manuel e Nicola e la scena al ristorante, l'unica volta in cui si vedono interagire è quando Manuel va a chiedergli i soldi per scappare con Nina.
Nicola poi fatto passare come il cattivo della situazione sol perché è un adulto con un cervello funzionante e capisce che non ci si può fidare di due adolescenti in pieno delirio di onnipotenza e che il metodo dantebalestra non è quello vincente questa volta.
Per non parlare di come mi hanno strappato Manuel e Viola, dopo quel gesto dolcissimo della carezza e del "Perdonami, fratello mio" loro scomparsi, il loro rapporto abbozzato come il resto della trama, un sacco di potenziale sprecato. Non guarderò la terza stagione, ma spero che abbiano almeno dei piani per loro due in quella sceneggiatura.
Anita/Dante/Floriana
Parto col dire che a me Dante e Anita non dicono assolutamente nulla, penso che la loro storia sia nata dal nulla, penso che siano come due adolescenti alla prima cotta, penso che Dante dovrebbe morire solo e che la storia di Anita si sarebbe dovuta sviluppare verso l'autorealizzazione di se stessa, come lo era nella prima stagione.
Li detesto ma li ho accettati perché okay, va bene così.
Ed ero felice, veramente felice, quando ho saputo che Floriana sarebbe tornata. Pensavo che sarebbe stata un buon pretesto per parlare di Jacopo e per rimettere un po' insieme i cocci di quella famiglia distrutta, invece il suo personaggio è stato richiamato solo per creare l'ennesimo triangolo noioso di cui noi tuttə sapevamo la fine ancor prima che fosse iniziato.
Floriana e Dante hanno 1000 volte più chimica di Anita e Dante, così come Anita ha 1000 volte più chimica con Nicola, ma entrambe le storie sono state liquidate senza un motivo perché A e D dovevano avere l'happy ending.
Floriana inoltre non sembra neanche comportarsi da madre con Simone e tutte le mie speranze su uno sviluppo serio del lutto e del trauma familiare legato a Jacopo sono state ancora una volta deluse in favore di frasi sparse in cui, t'oh, la sceneggiatura si ricorda che c'è un fratello morto e che questa famiglia è crollata per questo, giusto per mettere un po' di pathos in più e dare falsa profondità ai personaggi.
Dante e Anita si nascondono le cose, non parlano, preferiscono comportarsi come adolescenti, si spiano e non hanno fiducia nell'altrə per tutta la durata della serie (a ragione), si mettono le corna, ma poi Dante ci resta quasi secco e allora se volemo bene, tutto perdonato, tutto bello, baci baci e ripresa aerea di Roma.
Altre varie ed eventuali
Dopo aver parlato di questi macroargomenti, passo ad altre cose assurde successe in questa stagione.
A cominciare dall'aggressione omofoba subita da Simone. Prima di tutto è palese che fosse solo uno stratagemma per avvicinare S e M, perché da che c'erano indagini per scoprire chi avesse spaccato la testa ad Ernesto, a che, quando si scopre che non è stato Simone questa sottotrama si chiude completamente a caso. La cosa viene liquidata come futile, gli omofobi non vengono puniti, nessuno chiede a Simone come sta.
La storia di Rayan forzata da Dante in quel modo deludente, tanto per togliersi quella parte di storia dai piedi e poter sviluppare il suo rapporto con Viola. I Raviola sono i miei secondi prefe di questa stagione, ma penso che con Rayan avrebbero potuto fare molto di più.
La storia di Luna trattata con una leggerezza spaventosa, con tanto di "non lo so baby non lo so" mentre lei si spogliava davanti ad un sconosciuto, ossessionato e stalker. Un tentativo di stupro di gruppo, ma non temiamo, amicə, perché la Dante Balestra squad arriva a salvare la situazione e tutto si risolve con una foto alla targa e un bel "not all men!" davanti al memoriale per le vittime di femminicidio. Bella merda. (Devo spezzare una lancia in favore della professoressa di matematica, molto bello il discorso che ha fatto a Luna, peccato che non se ne parli più dopo)
Nina che viene fatta passare come povera vittima del sistema quando la vera vittima è sua figlia. Lei la porta ad un rave, gliela lasciano per due ore e la mette in macchina senza seggiolino con uno che conosce da forse un mese, giustamente le dicono che non la può vedere e lei si incazza perché "è mia, la voglio io", quando la priorità dovrebbe essere il benessere della bambina.
Lei si lamenta che non gliela vogliono dare perché non è ricca, ma ha 17 anni non ha un lavoro, non può darle niente e decide di rapirla, la fa stare per due giorni e una notte fuori casa senza cibo e al freddo, vuole andarsene a Parigi con lei senza soldi e senza una casa dove stare, si incazza con Simone quando lui fa la cosa giusta e chiama chi di dovere (ed è ospite a casa sua altrimenti stava già in galera insieme a Manuel), e io dovrei provare empatia nei suoi confronti? Io la voglio al gabbio.
E nonostante questo ne esce vincitrice, ci guadagna un lavoro, uno stipendio e uno zerbin-emh, un fidanzato :)
Anche qui, ovviamente tutta colpa di Dante Balestra.
Ultimo pensiero va a Matteo e Laura, perché carə giovanə che ci guardano da casa, non importa se la ragazza che vi piace vi dirà di no mille volte, non importa se è visibilmente infastidita dalle vostre avances e non è interessata a voi, prima o poi vi dirà di sì! Quindi non perdete le speranze!
In conclusione
Credo di aver toccato tutti i punti che più mi hanno indisposto durante la visione di questa serie, se siete arrivatə fino a qui vi stringo forte la mano e vi faccio i miei complimenti.
Chiudo dicendo che, dopo lo sfacelo di questa s2, io non guarderò la terza stagione, e se la guarderò sarà solo dopo che sarà finita e solo se il finale mi piacerà.
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lostaff · 1 year
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StreamBuilder: il nostro framework open source per potenziare la tua dashboard.
Siamo incredibilmente entusiasti di annunciare che stiamo rendendo open source il framework personalizzato che abbiamo creato per potenziare la tua dashboard su Tumblr. Lo chiamiamo StreamBuilder e lo usiamo da molti anni.
Cominciamo dall'inizio. Cos'è l'open sourcing? L'open sourcing è un modello di sviluppo software decentralizzato che incoraggia la collaborazione aperta. In un linguaggio più accessibile, è qualsiasi programma il cui codice sorgente è reso disponibile per l'uso o la modifica a seconda di come gli utenti o altri sviluppatori lo ritengono opportuno.
Cos'è, allora, StreamBuilder? Bene, ogni volta che raggiungi il tuo feed Seguiti, o Per te, o i risultati di ricerca, i post di un blog, un elenco di post con tag o anche i consigli del blog, stai utilizzando questo framework sotto copertura. Se vuoi immergerti nel codice, dai un'occhiata qui su GitHub!
StreamBuilder ha molto da fare. L'architettura principale è incentrata sui "flussi" di contenuti: post di un blog, un elenco di blog che stai seguendo, post che utilizzano un tag specifico o post relativi a una ricerca. Si tratta di tipi separati di flussi, che possono essere mescolati insieme, filtrati in base a determinati criteri, classificati in base alla pertinenza o alla probabilità di coinvolgimento e altro ancora.
Sulla tua dashboard di Tumblr dalla scorsa settimana puoi vedere come ci sono i post dei blog che segui, mescolati con i post dei tag che segui, mescolati con i consigli dei blog. Ciascuno di questi è un flusso separato, con una propria logica, ma che condivide lo stesso framework. Inseriamo questi consigli a determinati intervalli, filtriamo i post in base a chi stai bloccando e classifichiamo i post per pertinenza se hai abilitato "Prima il meglio". Questi sono tutti esempi delle funzionalità che StreamBuilder ci offre.
Quindi, cosa è incluso nella confezione?
La libreria di codice framework completa che utilizziamo, su Tumblr, per alimentare quasi tutti i feed di contenuti che vedi sulla piattaforma.
Una sintassi YAML per comporre flussi di contenuti e come filtrarli, inserirli e classificarli.
Astrazioni per la composizione programmatica, il filtraggio, la classificazione, l'iniezione e il debug dei flussi.
Astrazioni per la composizione di flussi insieme, ad esempio con i caroselli, per flussi all'interno di flussi.
Un'astrazione per l'impaginazione basata su cursore per modelli di flusso complessi.
Unit test che coprono l'interfaccia pubblica per la libreria e la maggior parte del codice sottostante.
Cosa deve ancora venire?
Documentazione. Abbiamo molto da migrare dai nostri strumenti interni e inserire qui!
Altri modelli di flusso di esempio e implementazioni di esempio di diversi flussi comuni.
In caso di domande, per favore controlla il codice e segnala un problema da lì.
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soldan56 · 1 year
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Carta di Peters
“Da cinquemila anni esistono le carte geografiche, e da tremila anni queste carte hanno contribuito a formare l’immagine che l’uomo ha del mondo. Scienziati, storici, papi, ricercatori, navigatori hanno disegnato delle carte, ma solo da 400 anni esiste il mestiere di cartografo. Come storico con interessi geografici ho studiato la storia della cartografia con particolare interesse. Mi resi conto della inadeguatezza delle carte terrestri esistenti che non favorivano, tra l’altro, la migliore soluzione che sempre sorge quando si trasporta la superficie terrestre su un foglio piano. La nuova carta, la mia carta, rappresenta in modo egualitario tutti i paesi della Terra.”
(A.Peters)
Quelle che vedete è la Carta di Peters. Chi non la conosce, l’avrà trovata bizzarra. In un Atlante tutti, da sempre, siamo abituati a vedere una carta più tradizionale, la cosiddetta “carta di Mercatore”, realizzata appunto con quella proiezione. Lo avete notato: è completamente diversa. Perché?
Cerchiamo di spiegarlo, per chi non lo sa, facendo capire così la ragione per cui il nostro Atlante sceglie di usare anche la “proiezione di Peters”. Rapidamente. Nel 1569 Gerardus Mercator, un famoso cartografo fiammingo, disegnò la carta che prese il suo nome. Tenete presente che era un uomo in fuga, inquisito per vari motivi. La sua carta non divenne subito popolare, anzi all’inizio non era accettata. Dopo 30 anni di incertezze, venne accolta e usata da tutti, soprattutto dai navigatori del 1600, dato che tracciò delle linee orizzontali e verticali, creando nuovi punti di riferimento e favorendo, così chi navigava e tracciava una rotta. In realtà, la sua proiezione deforma le aree, cioè le superfici dei Paesi, a causa della curvatura terrestre. Più ci avvicinavamo ai poli, più la superficie aumenta, creando problemi di comprensione della realtà.  Convenzionalmente, però, nei secoli è diventata la nostra visione del mondo, anche se il pianeta non è così. Uno storico ha provato a disegnare una carta che rispetti le reali superfici dei continenti e degli Stati. È il tedesco Arno Peters che vi è riuscito nel 1973. Lo fece, ovvio, anche per ragioni ideali. Peters aveva scritto libri interessanti. Nel 1952 ne aveva pubblicato uno dal titolo: Storia del mondo otticamente sincronica. Quello che lui voleva era recuperare, anche attraverso il rispetto delle dimensioni di ogni singolo Paese, la dignità di ogni popolo, la sua dimensione. Era, insomma, una logica anticoloniale, che dava al Sud del mondo la stessa importanza del Nord. Sapendo che ogni proiezione della sfera sul piano impone delle deformazioni, Peters si rese conto che l’esatta proporzione delle superfici andava a scapito dell’esattezza delle distanze. I continenti assumevano così una forma allungata.
Lui, comunque, propose la sua visione, che ha queste caratteristiche:
• Fedeltà alla superficie: ogni area (Paese, continente, mare) è rappresentata secondo le sue reali dimensioni.
• Fedeltà alla posizione: tutte le linee Est-Ovest sono parallele e orizzontali. Il rapporto di qualsiasi punto della carta con la sua distanza dall’equatore è subito identificabile.
• Fedeltà all’asse: tutte le linee Nord-Sud sono verticali. La posizione di ciascun punto è immediatamente verificabile in termini di meridiano o fuso orario.
• Totalità: la terra è completamente rappresentata, senza “tagli” o doppie rappresentazioni.
• Regolarità nella distribuzione degli errori: non sono concentrati tutti nelle aree più lontane dall’Europa.
• Colori base per ogni continente: tradizionalmente, le colonie avevano lo stesso colore degli Stati colonizzatori. Peters sceglie un colore base per ogni continente e assegna ai singoli Paesi delle varianti, per evidenziarne le affinità e le radici comuni.
Ecco, questa è la carta che avete visto e che diventa fondamentale nel nostro Atlante. Lo è perché crediamo che questa sia la corretta visione del mondo, con i suoi problemi e le sue contraddizioni.
L’abbiamo adottata per dare coerenza al nostro lavoro, che è anche geografico. Vi accorgerete che nelle singole schede Paese le carte usate sono tradizionali: c’è una logica. Ogni Stato, fotografato dal satellite è identico a come lo abbiamo sempre visto sulla carta, non subisce deformazioni. Inutile cambiare, in questo caso.
Ringraziamo l’ONG Asal che ci ha permesso di utilizzare questa Carta e con la quale collaboriamo per l’uso di questa nell’Atlante.
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dinonfissatoaffetto · 11 months
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Croci
Ogni anno la sera del Ringraziamento seguivamo come un gregge papà che trascinava il vestito da Babbo Natale in giardino e lo sistemava su una specie di crocefisso che aveva costruito con un palo di metallo. La settimana del Super Bowl la croce portava una maglia da football e il casco di Rod, e Rod doveva chiedere il permesso a papà se voleva riprendersi il casco. Il Quattro Luglio la croce diventava lo Zio Sam, il giorno dei caduti un soldato, ad Halloween un fantasma. La croce era l'unica concessione di papà all'entusiasmo. Potevamo prendere solo un pastello per volta dalla scatola. Una volta la notte di Natale papà sgridò Kimmie perché aveva sprecato uno spicchio di mela. Quando versavamo il ketchup ci ronzava intorno dicendo: Basta, basta, basta. Le feste di compleanno erano a base di merendine, niente gelato. La prima volta che ho portato a casa una ragazza lei mi ha detto: Perché tuo padre ha messo quei due pali in croce?, e io non sapevo dove guardare.
Siamo andati via di casa, ci siamo sposati, siamo diventati genitori, abbiamo scoperto che il seme della grettezza fioriva anche dentro di noi. Papà ha cominciato a decorare la croce con più complessità e con una logica più ermetica. Il Giorno della Marmotta l'ha coperta con una specie di pelliccia e ha trascinato fuori un riflettore per creare un effetto ombra. Quando c'è stato un terremoto in Cile ha abbattuto la croce e dipinto una crepa per terra con lo spray. E' morta mamma e ha mascherato la croce da Morte e sul braccio orizzontale ha appeso le foto di mamma da piccola. Passavamo a salutarlo e trovavamo strani talismani della sua gioventù disposti ai piedi della croce; medaglie dell'esercito, biglietti del teatro, vecchie felpe, cosmetici di mamma. Un autunno ha pitturato la croce di giallo vivo. E in inverno l'ha coperta di ovatta per tenerla al caldo e fornita di prole piantando col martello sei mini croci in giardino. Ha passato pezzi di spago tra la croce e le mini croci e ha attaccato lettere di scusa, ammissioni d'errore, richieste di comprensione, tutto su cartellini scritti con mano affannosa. ha dipinto e appeso alla croce un cartello con la scritta AMORE, poi un altro che diceva PERDONARE? e poi è morto con la radio accesa e abbiamo venduto la casa a una giovane coppia che ha sradicato la croce e l'ha lasciata sul ciglio della strada perché la portasse via il camion dell'immondizia.    
- George Saunders, Dieci dicembre
(Uno dei racconti più belli degli ultimi anni)
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davidewblog · 2 months
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Trovare la stanza nell'appartamento dove vivo in affitto è stato il frutto della casualità più assoluta, e questo mi stupisce ogni volta che ci penso.
Quando, alla fine del secondo anno nella vecchia facoltà, i miei avevano deciso per me che avrei dovuto vivere in affitto (è chiaro che mi vedevano troppo depresso a stare sempre con loro), mentre mi organizzavo per iscrivermi nella nuova facoltà, abbiamo iniziato a cercare casa. Mi ricordo che abbiamo fatto le ricerche verso aprile di quell'anno, nella prospettiva di trovare casa prima dell'estate e poi essere sistemato all'inizio del primo anno nella nuova facoltà, a settembre.
Ma non si trovava nulla. Niente. Non avevo colleghi abbastanza amici a cui chiedere, e i pochissimi appartamenti che trovavamo negli annunci non andavano bene. L'idea di base, ovviamente, è che avrei dovuto vivere con altri ragazzi. Io ero un po' terrorizzato da questa cosa, avvevo in mente le pessime esperienze del liceo con i miei compagni di classe gradassi e supponenti, e l'idea di vivere con studenti sconosciuti, disordinati, che ni avrebbero schernito e preso in giro per il mio carattere mite e per la mia timidezza, questa idea mi terrorizzava. Ma i miei insistevano nel cercarmi la stanza, dicevano che questa esperienza avrei dovuto farla, e non si immedesimavano minimamente nella mia paura di vivere con ragazzi sconosciuti.
Più passavano le settimane, più la ricerca era infruttuosa, abbiamo visitato due o tre case, ma una era in estrema periferia, in una ci avevano promesso il posto e dopo due giorni ci hanno detto che non c'era più, una era letteralmente cadente, e per il resto, il nulla più assoluto.
Stavamo decidendo di lasciar stare, arrenderci e di continuare come si era fatto, cioè io vivere con i miei e viaggiare. Ma anche questo mi terrorizzava, sarebbe stata la prosecuzione di uno status quo di cui ero stanco anch'io. Era un'impasse terribile. Qalunque soluzione, la stanza in affitto con ragazzi sconosciuti o la vita con i miei, mi terrorizzava. Non c'era via d'uscita.
Poi, la svolta clamorosa. A maggio di quell'anno (ora lo chiamo "l'anno prima"), i miei sono andati ad un matrimonio, di quelli a cui si va per dovere di parentela, di quelli con pranzi da quattro ore in cui non si vede l'ora di andar via. A quel pranzo, erano seduti accanto ad un lontanissimo parente acquisito tipo di settimo grado, che neanche loro conoscevano, un signore abbastanza anonimo. Ma non so come, la conversazione è caduta su di me, e sulla mia ricerca di una stanza nella città dell'università. Quel signore ha tirato fuori il fatto che lui aveva un appartamento che affitta a fuorisede, abbastanza centrale, e che proprio il mese successivo, dal primo giugno, si liberava una stanza singola e stava per pubblicare un annuncio ma non lo aveva ancora fatto. Il prezzo era buono.
Tutto corrispondeva, tranne un "dettaglio": quell'appartamento era dato in affitto a studentesse, a ragazze, e così come era una ragazza quella che andava via, cercava ovviamente una ragazza per sostituirla in quella stanza
Il discorso sarebbe potuto finire lì: "per nostro figlio cerchiamo un appartamento di ragazzi, pazienza, grazie lo stesso", e la mia vita sarebbe finita nello status quo più terribile.
Invece no, per puro caso è scattato qualcosa che poi avrebbe avuto l'effetto, per me, di qualcosa di travolgente.
Quel signore ha detto: "In fondo per me è uguale, se volete chiedo alle ragazze che ci vivono se a loro va di avere un coinquilino maschio" (tradotto: "a me interessa incamerare i soldi ogni mese, e rischio di dover abbassare il prezzo se non trovo nessuno"), ma ha anche aggiunto "diranno probabilmente di no, ma chiederglielo non costa nulla".
I miei (qui il fatto più clamoroso), anziché respingere con orrore l'idea che io andassi lì (loro sono iper-conservatori), hanno aperto uno spiraglio, probabilmente sfiancati dall'assenza di vie d'uscita, e hanno iniziato ad entrare nella logica che la mia convivenza con delle ragazze fosse una cosa possibile. Il loro ragionamento era che, per loro, io apparivo talmente casto, timido ed educato che vivendo in quella stanza mi sarei fatto i fatti miei senza praticamente interagire con le coinquiline.
Io non ero a quel pranzo, i miei mi hanno mandato un messaggio e poi mi hanno chiamato per prospettarmi la cosa. Io al sentire quella prospettiva sono rimasto sotto shock, cioè: io, che fino a quel momento, avevo visto le ragazze come qualcosa di distante, come un oggetto del desiderio irraggiungibile, come qualcosa che la barriera della mia timidezza mi impediva di pernsare anche solo come amiche, io avrei potuto "abitare" con delle ragazze? Stare con loro 24 ore al giorno e condividere tutto? Era un'idea talmente gigantesca, talmente mai presa in considerazione, che non sapevo neanche come pensarla. E non volevo pensarla, perché i miei, dicendomelo, mi avevano anche fatto capire che era solo un'ipotesi molto improbabile, che nessuno si aspettava che quelle tre ragazze avrebbero detto di sì. D'altra parte non volevo neanche far vedere la mia forte emozione per questa idea. In quei giorni sono diventato totalmente incapace di pensare, ho lasciato fare tutto ai miei, lasciando scorrere gli eventi. Per quel padrone di casa era un fatto di soldi, per i miei era un fatto di trovarmi una stanza per non farmi viaggiare, per me era un'emozione enorme che nascondevo il più possibile, cercando di non illudermi.
Poi il finale clamoroso. Due giorni dopo quel pranzo e quell'incontro casuale, quel signore telefona ai miei, dicendo: "Sì, le ragazze ci hanno riflettuto e alla fine hanno accettato l'idea che quella stanza sia data a uno studente maschio, hanno detto che per loro vivere con un ragazzo è un'esperienza nuova che non pesa loro e che fanno volentieri, lo vedono come un diversivo".
I miei hanno chiesto un'ultima conferma a me che ho detto solo "sì sì, va bene", ma nascondevo l'emozione più grande della mia vita: avrei vissuto con delle ragazze, non ci potevo credere. La nascodevo perché non volevo che i miei, vedendomi troppo emozionato, tornassero sui loro passi, e sono riuscito a nasconderla bene e a sembrare impassibile.
A quel punto tutto era fatto, La settimana dopo sono andato a vedere la casa, ma era già deciso (il proprietario ci aveva inviato le foto, e l'appartamento andava bene). Tutti ormai avevano accettato l'idea: il proprietario, i miei, le tre coinquiline, e ovviamente io, che praticamente in quei giorni vedevo succedere tutto senza fare nulla e non ci credevo. Abbiamo firmato il contratto e già dopo pochi giorni, dal primo giugno, la stanza sarebbe stata mia. Una stanza in una casa con tre ragazze.
C'è da dire una cosa: in quei giorni in cui è successo tutto, le tre ragazze non erano tutte e tre le stesse con cui vivo ora, lo erano solo due: Annarita e Veronica. C'era una terza ragazza, Claudia, in camera doppia con Veronica, che sarebbe andata via a fine settembre settembre, perché lasciava l'università e tornava al suo paese. Quindi Claudia è stata mia coinquilina solo per pochissimi mesi: giugno, luglio, e agosto (in cui non c'ero io). A settembre è arrivata al suo posto Violetta, che ha preso il letto in camera con Veronica.
Quindi Violetta è l'unica delle tre coinquiline arrivata (poco) dopo di me, e al suo arrivo già accettava d subito l'idea di vivere con due ragazze e un ragazzo (cioè io). È così, che, all'inizio di quell'anno, che per me era anche il primo anno nella nuova facoltà, la composizione dell'appartamento era subito diventata quella che è sempre rimasta: Annarita, Veronica, Violetta, io.
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sisif-o · 3 months
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🔗 il sogno di questa notte, in 8 squisiti minuti di vocale 🔗
vorrei trovare il significato di quanto ho sognato, o almeno il significato dell'ultima parte.
Il buio che ho vissuto era penetrante, permeante e impenetrabile
ero denso come pittura, vivido, liquido
non mi dava una sensazione totalmente negativa, ho avuto un momento di stupore, ho ricercato altre persone per condividere quella esperienza (e mi hanno ammonito!)
però sicuramente ho anche avuto paura, ma credo per l'eccezionalità dell'evento, più che per l'evento in sé
il terrore è cresciuto (?) nel momento in cui non trovavo i miei cani, nel momento in cui la densità del buio si è mostrata
ma questo buio, cos'è?
non so rispondere
in primo luogo credo sia importante partire dall'inizio, come e quando tale buio si è imposto sulla scena: tutto si è spento nel momento in cui sono tornato al palazzo, non ho trovato la mia classe e ho notato che il compito assegnato era quasi svolto, ma non completato.
In quel frangente si è materializzata l'alcova con i miei cani, in quel frangente la luce è andata via.
Negli attimi successivi al mio risveglio mi sono sentito turbato e forse eccitato dell'imponenza del sogno, dalla natura aliena di quel buio e ho iniziato fin da subito ad analizzarlo. Una delle prime impressioni che ho avuto è che quel buio fosse la Morte. Quando quel pensiero è riemerso, quando ho avuto quell'intuizione la mia anima ha vibrato, come se avessi colto, come se avesse senso come spiegazione.
La mia coscienza però ha rifiutato questa declinazione, perché non sembra convincente sul piano razionale. La Morte dovrebbe far paura, far male, dovrebbe portare con sè la disperazione, e tutte queste sensazioni, nel sogno, non c'erano.
Ma sono consapevole che non è perentorio che tali sensazioni siano proprie della Morte: queste sono le sensazioni che la mia coscienza logica iscrive alla Morte, sulla base di supposizioni ed interpretazioni, ma non è detto che la Morte sia davvero dolorosa e spaventosa.
Quindi, consapevole che la mia coscienza è limitata, accetto e abbraccio l'intuizione che ho avuto nei momenti successivi al mio risveglio: pur non essendo comprensibile, pur non essendo logica, tale intuizione mi sembra sincera.
Il buio era la Morte.
Ma perché la mia parte cosciente non è soddisfatta?
forse non riesco a comprendere perché la Morte mi sia venuta in sogno, così occultata poi! Anche se ho piena consapevolezza che i sogni ed i loro simboli non hanno l'obbligo né il compito di essere comprensibili.
Ho la sensazione che il mistero non sia svelato a fondo.
Una seconda sensazione, una seconda intuizione, dunque, non mi rende soddisfatto della verità a cui sono giunto, avverto la mancanza, la non finitezza.
e allora cos'altro potrebbe essere quel buio?
ho ipotizzato la seguente teoria, acerba e che considero troppo intellettuale: il buio è la diretta conseguenza del compito mancato e non svolto, è la punizione nel non aver trovato quell'immagine, di non aver riempito quella casella.
Interessante come idea, ma nel sogno non avvertivo un senso di punizione, non mi sentivo attaccato, era il mondo intero ad essere attaccato.
No, non mi convince.
E allora... era un avvertimento forse? Un preludio di ciò che accade o di come posso sentirmi se non completo i compiti che mi sono assegnati.
Il mio inconscio sta cercando di dirmi che do troppo potere agli obiettivi altri? alle vuote consegne? mi sta forse dicendo che non devo perdermi nei meandri delle vuote cose della vita, altrimenti rischio di ritrovarmi perso nel mondo?
una forma di avvertimento dunque, di tentativo di riportarmi su una strada illuminata, riferita a me stesso, a ciò che davvero mi riempie il cuore (come ad esempio i cani, che in questa interpretazione diventano Amore Affetto Fisicità).
Non è un caso che nel momento in cui fallisco il compito assegnato, la prima immagine che mi si presenta davanti sono i miei cani. Che il mio inconscio li abbia evocati a protezione? e subito dopo mi ha messo in guardia, spegnendo il mondo, e facendomi notare che ci sono cose più importanti?
È un'interpretazione suggestiva e credo anche logica, ma mi sembra troppo comoda, troppo legata a ciò che vorrei che il sogno significasse, perché combacia e abbraccia la mia ricerca cosciente di indipendenza e felicità.
Il dilemma è tutto qui, l'inconscio sta andando per la sua strada e mi mostra la Morte o sta collaborando con il conscio e mi consiglia di dare priorità alle cose importanti della vita?
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kneedeepincynade · 1 year
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One can only dream to be as based as Chen Weihua,but must try nonetheless
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
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🇨🇳 Le parole su Twitter del Compagno Chen Weihua, Giornalista e Direttore dell'Ufficio dell'UE per China Daily, permettono di ragionare ulteriormente sul nuovo mantra anti-Cinese "L'ira di Pechino", e sull'aggettivo "aggressive", utilizzato dai giornali USA in funzione anti-Cinese per qualsiasi risposta legittima della Cina di fronte all'avventurismo delle tigri di carta americane 🤔
🇺🇸 Gli USA inviano Gruppi d'Attacco di Portaerei nel Mar Cinese Meridionale, spiano la Cina con aerei da ricognizione che si avvicinano pericolosamente, ad esempio, a Shantou? Se la Cina risponde, è lei quella aggressiva, irosa ed irresponsabile. Questa è la logica Occidentale! 🤦‍♀️
一 24/02: il Comando Orientale dell'EPL intercetta un P-8A nel Mar Cinese Meridionale, e invia un Caccia di Superiorità Aerea J-11, armato con Missili Aria-Aria, per scortare l'Aereo USA al di fuori della Zona Cinese 🔥
🇺🇸 Aereo USA nel Mar Cinese Meridionale, la Cina risponde, ed è la Cina ad essere aggressiva per le tigri di carta, come si può leggere qui, su CNN: "US says Chinese jet conducted ‘unnecessarily aggressive maneuver’ intercepting US spy plane over South China Sea" 🤡
四 26/05: Il Comando dell'EPL intercetta un RC-135V nel Mar Cinese Meridionale, pericolosamente vicino alla Città di Shantou, e invia un Caccia Multiruolo J-16 per scortarlo fuori dalla Zona Cinese 🔥
🤔 Di nuovo la stessa retorica, questa volta su ABC News: "Chinese jet carries out 'aggressive' maneuver in front of US military plane, officials say" 🇺🇸
L'Occidente collettivo, dagli USA ai Paesi UE, tra tutti la Francia, ruba le risorse ai Paesi Africani, assassinando i leader patriottici e fomentando guerre? Ecco che arriva la narrazione fasulla sul "Colonialismo Cinese" sulla "trappola del debito" smentita da tutti i leader Africani 🌍
🔺Presidente Eritreo: "Le menzogne delle «forze egemoniche» sulla «trappola del debito» sono un tentativo deliberato di diffamare le relazioni tra Cina e Africa" 💕
🔺La dimostrazione dell'ipocrisia, del paternalismo e del moralismo occidentale anti-Cinese sul Tema dell'Africa 😡
🔺La Cina condona 23 Prestiti senza Interessi a 17 Paesi Africani ❤️
🔺Le menzogne occidentali sulla falsa «Trappola del Debito» 😡
🇨🇳 Tuttavia, non è la Cina il Paese rabbioso, aggressivo e irresponsabile. Non è la Cina ad aver sparato un AIM-9X contro un Pallone Meteorologico, definito dalle tigri di carta un "pallone spia", salvo poi dover ammettere che non era un "UFO" [🤦‍♀️] e non era neanche un "pallone spia" 😂
🇨🇳 La Repubblica Popolare Cinese è un Paese responsabile. Non getta benzina sul fuoco dei conflitti, non genera tensioni e preferisce il Dialogo rispetto alle sanzioni unilaterali lanciate dagli USA, soprattutto contro la Cina 🤧
🇨🇳 Non è la Cina ad aver dato il via ad una Guerra Commerciale (Trump) e Tecnologica (Biden). Non è la Cina che definisce ogni giorno le aziende di altri Paesi come "pericolose per la Sicurezza Nazionale", diffondendo un pessimo clima per la conduzione degli affari 🤧
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🇨🇳 The words on Twitter of Comrade Chen Weihua, Journalist and Director of the EU Office for China Daily, allow us to further reason on the new anti-Chinese mantra "The wrath of Beijing", and on the adjective "aggressive", used by US newspapers in an anti-Chinese function for any legitimate response from China to the adventurism of American paper tigers 🤔
🇺🇸 Does the US send Carrier Strike Groups to the South China Sea, spy on China with reconnaissance aircraft that come dangerously close to, for example, Shantou? If China responds, it is the aggressive, angry and irresponsible one. This is Western logic! 🤦
一 24/02: PLA Eastern Command intercepts a P-8A in the South China Sea and sends a J-11 Air Superiority Fighter, armed with Air-to-Air Missiles, to escort US aircraft out of the Zone Chinese 🔥
🇺🇸 US Planes In South China Sea, China Responds, And It's China Aggressive For Paper Tigers, as you can read here, on CNN: "US says Chinese jet conducted 'unnecessarily aggressive maneuver' intercepting US spy plane over South China Sea" 🤡
四 26/05: The PLA Command intercepts an RC-135V in the South China Sea, perilously close to Shantou City, and sends a J-16 Multirole Fighter to escort it out of the Chinese Zone 🔥
🤔 Same rhetoric again, this time on ABC News: "Chinese jet carries out 'aggressive' maneuver in front of US military plane, officials say" 🇺🇸
the collective West, from the USA to EU countries, among all France, steal resources from African countries, assassinate patriotic leaders and foment wars. And then comes with the bogus narrative about "Chinese colonialism" about the "debt trap" debunked by all African leaders 🌍
🔺Eritrean President: "The lies of «hegemonic forces» about the «debt trap» are a deliberate attempt to defame relations between China and Africa" ​​💕
🔺The Demonstration of Western Anti-Chinese Hypocrisy, Paternalism and Moralism on the Theme of Africa 😡
🔺China condones 23 Interest Free Loans to 17 African Countries ❤️
🔺Western lies about the fake «Debt Trap» 😡
🇨🇳 However, China is not the angry, aggressive and irresponsible country. It is not China that fired an AIM-9X at a Weather Balloon, defined by the paper tigers as a "spy balloon", only to then have to admit that it was not a "UFO" and it was not even a "balloon spy" 😂
🇨🇳 The People's Republic of China is a responsible country. It doesn't add fuel to the fire of conflicts, it doesn't generate tensions and it prefers Dialogue over the unilateral sanctions launched by the USA, especially against China 🤧
🇨🇳 It's not China that started a Trade (Trump) and Technology (Biden) War. Isn't it China that defines companies of other countries as "dangerous to National Security" every day, spreading a bad climate for conducting business 🤧
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gcorvetti · 11 months
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Noi non sappiamo niente.
Nel mondo nuovo siamo tutti ignoranti, tutti, ma c'è sempre quella persona che sa tutto, quello che qualsiasi argomento si discute lo conosce benissimo, il famoso esperto tuttologo, che si parli di sport, di clima, di astrofisica, di storia lui sa tutto e tu non sai niente. Eppure ognuno di noi ha un campo in cui è esperto che sia per lavoro, per hobby o per piacere qualcosa la sa, ma in quel caso il tuttologo ne sa più di te, anche se tu hai passato 40 anni in quel campo. A volte però basterebbe usare la logica per comprendere le cose, per esempio, io non ho mai capito la convenienza che c'è dietro il cambio dell'orario, visto che l'abbiamo fatto per l'ennesima volta sabato e che spesso coincide col mio compleanno, ricordo in quinta elementare una mia compagna fece la domanda alla maestra e lei rispose che è per il risparmio energetico, da quel momento ho sempre pensato che ci prendono in giro, per logica se d'inverno fa buio prima servirebbe un'ora in più invece di una in meno in modo da dover accendere le luci dopo e non prima, dall'altra parte se fa buio più tardi servirebbe un'ora in meno, sembra logico ma a quanto pare non lo è visto che a nessuno ha mai sfiorato il pensiero che lo fanno per farci spendere di più sulla bolletta. Quando lo feci notare ad alcuni amici anni più tardi uno di loro disse che comunque si recupera d'estate, si ma l'estate dura meno dell'inverno e per bilanciare sarebbe buono fare al contrario, ma nessuno ha mai dubitato, come se chi ha fatto questo calcolo non potesse sbagliare perché sapeva benissimo tutto quello che c'è da sapere sul risparmio energetico, a me sembra una cavolata, una delle tante cose che ci propinano dandoci una giustificazione falsata per il tornaconto dei numeri.
I tuttologhi sono quelli che ti sbandierano un foglio di carta in faccia e che ti deridono perché tu quel foglio non lo hai, nel mio campo, la musica, ho sempre avuto a che fare con personaggi di vario tipo, questo ha prodotto un numero molto alto di esperienze sia musicali che umane, a volte ottime (c'è sempre da imparare qualcosa da qualcuno) altre volte pessime ed erano proprio quelli che sventolavano il fogliettino, sapendo tutta la teoria musicale studiata a pappagallo, una volta era obbligatorio sapere certe nozioni a memoria, dogmi assoluti. Per carità la musica è un linguaggio e se vuoi parlare bene una lingua devi conoscere la grammatica, la semantica, il significato delle parole, ma è anche una forma d'arte e come tale puoi crearti un tuo linguaggio (cosa che si può fare anche con la lingua parlata e scritta per altro), quindi quel foglio di carta è un optional che per quello che so ti rinchiude dentro il dogma come in una gabbia.
Spesso faccio l'esempio dei pittori del passato, persone che ci hanno lasciato capolavori senza tempo e senza nessun foglietto di carta, gli architetti romani costruivano monumentali strutture e senza foglio, e così via perché nel passato era l'esperienza e il lavoro a dare la conoscenza. Certo i tempi sono cambiati e se vuoi imparare devi studiare, ma a me sembra che le scuole siano un luogo di indottrinamento a dogmi precompilati senza dare all'individuo il dubbio su quello che si sta studiando, dubitare, porsi quesiti è una base per poter andare oltre a quello che c'è scritto nel libro o che dice il professore. Per questo dubito che il mondo nuovo che stiamo vivendo sia a misura di uomo (e donna visto che non siamo solo tutti uomini). Ogni volta che vado al supermercato mi viene la pelle d'oca e rabbrividisco solo al pensiero che quel luogo è il nostro labirinto dei topi, sappiamo bene oramai che i prodotti sono messi in un ordine ben stabilito, in una sequenza che ci induce a seguire un percorso e a comprare i prodotti che vogliono loro, quelli messi ad altezza occhi di solito, sappiamo che la carta di sconto è una trappola per sapere quali prodotti compriamo e con quale frequenza, questo non lo sanno in molti, e così facendo creano dei dati con cui possono migliorare il metodo di vendita, e tante altre belle cose che gli esperti di vendita sanno perché hanno il loro foglio di carta con su scritto DIPLOMA DI VENDITORE. Dove voglio andare a parare? Sul fatto che viviamo in un mondo preconfezionato da esperti con fogli di carta, che hanno imparato a loro volta da altri esperti con fogli di carta, che a loro volta hanno preso ordini precisi da chi ha studiato un sistema stagno per fregarci. La massa è inconsapevole, vede che la vita è questa e non riesce a vedere che ci sono modi di vivere diversi, che in realtà anche nella stessa routine di vite monotone le persone vivono in modo diverso, ma l'omologazione rende tutto piatto e anche se tu ti svegli ad un orario diverso dal mio pensi che io faccia le tue stesse cose e se comprendi che non è così perché io non faccio la tua stessa vita dici che non sono normale, e qua mi fermo perché a questa parola ho già dedicato tutto il mio disprezzo, ma non tanto al termine in se ma al modo d'uso del termine.
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crazy-so-na-sega · 10 months
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dal patrimonio all'impegno, l'Europa dei nostri figli
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L’Europa non è l’appendice vassallizzata di un Occidente posto sotto il geloso dominio di una superpotenza dagli ideali messianici, convinta di dover portare al mondo i benefici dei suoi presunti valori universali. Né è la penisola di un’Eurasia il cui baricentro sarebbe situato alla periferia degli Urali.
L’Europa non è il culmine di una storia vergognosa che dovrebbe essere cancellata, o addirittura sfigurata, per imporre ai suoi eredi il plumbeo velo di un pentimento mortale. Né è la nave dei folli, guidata dai profeti allucinati e deliranti della “decostruzione”, intenzionati a minare le basi antropologiche che garantiscono la crescita e la conservazione delle culture, delle società e dei popoli.
L’Europa non è un insieme di terre sfigurate, una natura devastata in nome di imperativi di crescita illimitata branditi per sostenere politiche miopi. Non è tanto meno la fuga da ogni logica di potere, in nome delle fantasie di un’ecologia poco compresa.
L’Europa non è un corteo di tecnocrati incaricati di nutrire “il più freddo dei mostri freddi”, come un signore senza volto che spoglierebbe i suoi vassalli delle loro prerogative con meticolosa autorità, ma si dimostrerebbe incapace di assicurarne la difesa. L’Europa non è l’Unione Europea.
L’Europa è qualcosa di completamente diverso e molto più di tutto questo. È allo stesso tempo un'eredità antichissima e la prefigurazione del futuro delle persone che la incarnano.
L’Europa è uno spazio geopolitico abitato da millenni da un gruppo di popoli strettamente imparentati. Nonostante la violenza dei conflitti che hanno tessuto il tessuto eroico e tragico della loro storia comune, questi popoli condividono lo stesso patrimonio di civiltà, forgiato da una lega di elementi etnici che non hanno subito variazioni, sulla scala del continente, dall’inizio del l'età del bronzo, duemila anni prima dell'era cristiana. L'espansione celtica, l'alba greca del pensiero, l'ascesa dell'imperium romano , la renovatio imperii carolingia e germanica , il ritorno alle fonti perenni del genio antico al tempo del "Rinascimento", il risveglio della coscienza identitaria degli europei popoli della metà del XIX secolo , tutti questi fenomeni apparentemente molto diversi costituiscono in realtà l'espressione polifonica dello stesso genio europeo, espresso in forme diverse e costantemente rinnovate, sia negli ambiti politico, filosofico e artistico che scientifico e tecnologico. , da persone provenienti dallo stesso crogiolo. Ma il cataclisma del “secolo 14” venne a scuotere questo edificio di civiltà. Ancor più della distruzione e delle immense perdite che causarono, le due guerre mondiali portarono gli europei a dubitare pericolosamente di se stessi. Spesso accecati da ideologie tese a fare tabula rasa del passato in nome di un cosiddetto “senso universale della storia”, i nostri popoli devono oggi uscire dal letargo in cui lo ha gettato il materialismo consumistico degli ultimi decenni.
Perché non siamo solo eredi: questa eredità ci obbliga! Ora ci chiama all'impegno totale, per affrontare le sfide dei tempi con lucidità e determinazione. La posta in gioco è colossale: i popoli europei devono oggi scegliere tra la cancellazione definitiva o la volontà di realizzare il proprio destino storico, pur continuando ad affermare liberamente la propria identità e sovranità sullo spazio continentale dove si è radicato il loro genio più di cinquemila anni fa. In questo contesto ciascuno di noi può scegliere di arrendersi, sforzarsi di conservare cautamente un tiepido e più o meno comodo compromesso, o al contrario restare attivamente fedele a “ciò che siamo”, in tutti gli ambiti della vita e dell'esistenza, per poter “vivere da europeo”. Questa scelta e questo impegno determineranno quale sarà l’Europa dei nostri figli.
Questo è infatti l'appello che lanciamo: l'Europa non è solo la base delle nostre patrie, cioè la “terra dei nostri padri”; deve anche diventare, secondo le parole di Nietzche, la “terra dei nostri figli”. L’Europa è mito e destino, memoria delle origini e desiderio costantemente rinnovato di riconnettersi con la grandezza originaria. È il luogo dove il genio dei popoli europei ha eretto i megaliti di Stonehenge, le colonne del Partenone, le navate delle cattedrali, e ha progettato i canti omerici, la musica polifonica, la fisica quantistica e il razzo Arianna. Ovunque in Europa sta sorgendo una nuova generazione, consapevole delle proprie radici, della propria identità, della propria appartenenza a una civiltà comune. Di fronte a sfide senza precedenti, tocca oggi realizzare una vera “rivoluzione conservatrice”, intesa a liberare le menti dalle catene ideologiche che le ostacolano. Questa è la strada verso le “grandi risorse”, preludio a un nuovo rinascimento che porterà i popoli d’Europa a riprendere insieme il pieno controllo del proprio spazio geopolitico. L’Europa è il gusto del potere ritrovato, dell’orgoglio dei popoli e delle nazioni, trasceso dalla coscienza di servire un interesse più alto, quello della nostra civiltà.
-Henri Levavasseur
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vincentp17 · 9 months
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Inutile dirlo, siamo creature limitate, eppure ci definiamo a immagine di dio, come se al di fuori di noi stessi e del dio che ci ha creato, nulla ci somiglia a questo mondo. Eppure non siamo affatto diversi da qualunque altra specie di questo mondo, l'istinto, per quanto siamo senzienti, domina buona parte del nostro comportamento, del nostro modo di essere. Anche quando diciamo che a guidarci è solo la logica, il buon senso, alla fine a pensarci bene, è sempre e soltanto il nostro lato istintivo a muoversi, a darci l'impulso di fare, di pensare a una determinata azione. In conclusione, per quanto ci determiniamo a essere civili e coscienziosi nell'agire, è sempre la bestia che è in noi a fare la prima mossa, L'istinto alla riproduzione, alla sopravvivenza, è sempre in base a questi bisogni che agiamo per quanto noi possiamo negarlo, la bestia in noi alla fine vince sempre
Autore: sconosciuto
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fiordilota · 1 year
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Niente succede per caso ma forse alcune cose succedono e basta. Non si può ricondurre tutto a una logica. Anche perché finché vivi e pensi, questa logica si trasforma.
Come si cerca allora un punto fisso in questa logica illogica? Il problema è proprio alla base. Cercare un punto fisso quando per logica non può esistere. Sembra un po' pessimista dire che l'unico punto fisso è che prima o poi dovrai morire?
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archinterni · 10 months
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UNA VITA DA ARCHITETTO
Interessante incontro con Gian Carlo Malchiodi che, introdotto dall'amico Ugo la Pietra, curatore del volume per i tipi di Prearo Editore e da Antonio Monestiroli, racconta la feconda vita professionale all'insegna di un razionalismo della scuola milanese.
Presiede l'incontro il Presidente dell'Ordine Arch. Daniela Volpi.
GIAN CARLO MALCHIODI: UNA VITA DA ARCHITETTO
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DANIELA VOLPI Il Presidente dell’Ordine Daniela Volpi dà il benvenuto e ringrazia per aver scelto la sede dell’Ordine per la presentazione del bel libro su Gian Carlo Malchiodi, uno dei protagonisti della rinascita della città del dopoguerra. Milano è ricca dei suoi edifici nei quali, ancora oggi si può riconoscere la sua ricerca nel declinare la modernità mantenendola all’interno delle identità storiche della scuola razionalista. Una modernità “progettata”, sintesi creativa tra passato e futuro. UGO LA PIETRA L’Architetto e Artista Ugo La Pietra, curatore del libro prende la parola e racconta di aver accettato il difficile incarico di scrivere questo testo, non come storico, ma come appassionato di architettura. Con questo approccio, infatti, ha scritto diversi saggi: nel 1985 ha scritto il primo libro su Gio Ponti, fino ad allora autore dimenticato. Successivamente ha scritto di Ulrich e poi stava apprestandosi a fare la monografia di Tomaso Buzzi e del suo maestro, Vittoriano Viganò. Noi tutti passiamo davanti alle case di Malchiodi, senza saperlo. Questo libro dovrebbe portare alla luce queste mirabili opere degli ani 40 e 50. In quegli anni, se ci fossero stati più architetti del suo livello, la città avrebbe oggi un altro aspetto. Malchiodi è anche fine designer, basti guardare le cassette delle lettere, i corrimano, le maniglie, le lampade e tutti i piccoli dettagli che pazientemente disegna, senza lasciare nulla la caso. La sua architettura è colta e attenta, dal disegno equilibrato e ricco di modulazioni, ritmi, soluzioni spaziali innovative e trasparenze. Le soluzioni progettuali sono rese da arditi accostamenti di materiali, caldi e freddi, colorati o sobri. ANTONIO MONESTIROLI Antnio Monestiroli inquadra l’opera di Malchiodi nello scenario culturale dell’epoca, che vedeva come protagonisti Gardella, Albini, BBPR, generazione di maestri molto poco conosciuta, forse anche perche’ poco trattata dalle riviste, trascurata dalla storia dell’architettura.
E’ un movimento di cultura, che crede nella ragione e vede anche l’architettura come una disciplina conoscitiva. Sviluppando un progetto, si andava alla radice del problema, cogliendo gli elementi essenziali e organizzandoli in modo razionale. Il grande amore per la casa in cui si vive bene, in cui vige un buon rapporto con la natura e il sole, l’attenzione verso le condizioni igieniche, la distribuzione spaziale logica, hanno come risultante la semplicità della forma. Un altro aspetto importante riguarda il rapporto tra la vostra generazione e quella dei progettisti più giovani. Oggi sembra ci sia una riscoperta di forme pure e razionali a voi care. Intanto si sta abbandonando l’hi-tech, momento di forte ideologia delle macchine architettoniche come il Beaubourg. GIAN CARLO MALCHIODI Malchiodi comincia il suo intervento ringraziando tutti gli attori della serata: l’Ordine, l’editore e i relatori. Quando ha cominciato a progettare in Italia c’era ancora la famosa architettura del regime. Tutte le riviste italiane portavano esempi quali Piacentini, salvo qualche eccezione come Ridolfi. Uno stile che non lo convinceva. Nella sua vita professionale ha avuto diverse esperienze e anche la fortuna di avere avuto come maestro Gio Ponti e di essere andato a lavorare nel suo studio. Dopo il lavoro spesso Ponti gli parlava di architettura, insegnandogli molti principi che ancora usa. Diceva: “l’edificio deve essere un oggetto finito, completo, composto da base, corpo e coronamento. Se lo progettate così non si potranno attaccare dei pezzi”. Achille Castiglioni faceva l’esempio dell’uovo, forma naturale perfetta e pertanto intoccabile. Lo stesso Castiglioni diceva che nulla doveva essere lasciato al caso. Se ne è ben accorto Malchiodi, nella professione, quando, omettendo di disegnare dei particolari, essi venivano malamente interpretati dal costruttore. Alle volte basta un particolare sbagliato, per rovinare tutta una composizione. Malchiodi è sempre partito dalla pianta, cercando sempre di perfezionarla, perchè la casa risultasse funzionale, rispondendo alle esigenze del fruitore. Le sue piante sono come delle macchine e da esse deriva la forma dell’edificio esterno. Per quanto riguarda i committenti, egli non ha mai avuto clienti ricchi e altisonanti, che lo chiamavano per progettare una villa. La casa di via De Amicis, per esempio è fatta di balconcini, come quella progettata da Viganò in Viale Piave, pannellati, in origine, color carta da zucchero. Malchiodi avrebbe voluto che ogni pannello dei balconi fosse dipinto con un quadro astratto, e che tutti i pannelli insieme formassero un enorme dipinto. Cosa impossibile, se vediamo cosa è venuto fuori. Una delle case che gli piace ancora ora è quella di via Cassolo, una delle ultime. Una casa con un fronte di oltre 60 metri molto stretto. Ha voluto arretrare la casa, progettato un giardino sul fronte e innalzato la casa maggiormente, rompendo questo volume in quattro elementi sfalsati e collegati dai corpi scale e ascensori. Questi edifici avevano perso il loro parallelismo con la strada, che è stato poi recuperato mediante l’allineamento dei balconi.
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gandvadi · 1 year
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Leggo tarocchi a tempo perso a tutti GRATIS per sperimentare un nuovo metodo di lettura, continuate sotto e contattatemi per maggiori informazioni.
Il mio modo di leggere i tarocchi è molto personale, non faccio divinazioni inventando il futuro, ma sulla base del presente cerco di (farti) prevedere il futuro probabile. Ho un'idea di divinazione abbastanza lontana da quella degli altri cartomanti perché quello che io credo è che una lettura del futuro non può che non partire dal nostro punto di vista e quindi essere già fallata in partenza. Questo cosa vuol dire?
La mia lettura verterà sui simboli delle carte e sulla loro connessione codificata, e avrò modo di spiegarti meglio quello che intendo facendoti "vedere" e "decodificare" cosa intendo. È filosofica la mia lettura perché non è psicologica. E non è psicologica perché non sono uno psicologo che può permettersi di dire certe cose piuttosto che altre sulla tua condizione (motivo per cui la mia lettura sarà solo simbolica in modo da fare in modo che sia tu a far parlare le carte e non le carte a parlare a te).
Non sono uno psicologo ma una persona che ti aiuta a farti ritagliare un piccolo spazio di tempo della tua giornata per fermarti e pensare in un mondo dove c'è fretta e dove bisogna avere il coraggio di essere calmi, come dice Friedrich Nietzsche nell'Aurora.
In breve: non invento il futuro e cerco di ordinare i tuoi pensieri usando gli strumenti della logica, del dialogo e dell'introspezione all'interno di un metodo studiato e che, personalmente, non ho visto in nessuno dei libri di tarocchi che ho letto (compreso Jodorowsky).
Non avremo nessun contatto con alcun inconscio, perché non avrò la pretesa di dirti che le cose stanno in un modo o in un altro e di saper riuscire a dirti quello che "sei" o non sei da dentro (non sono uno psicologo, ripeto). Ciò che faremo è sfruttare l'immaginazione, che già sfruttiamo ogni giorno, ma magari non correttamente o come vorremmo.
La postilla alla lettura dei tarocchi, la fine della lettura, la "risposta" che ne deriva, deve essere sempre del e nel consultante e non nei tarocchi o del cartomante. Se il cartomante desse una risposta sarebbe già una sua risposta e quindi fallata già in partenza e inutile. È molto più interessante la risposta del e nel consultante, anche se questa sia già fallata in partenza, perché rende consapevoli del modo in cui si affronta la realtà dal "proprio" punto di vista sbagliato o corretto che sia.
Con me possiamo fare una lettura dei tarocchi che fondamentalmente nessuno ha mai scritto né sui libri né da nessun altra parte. Ho letto diversi libri e posso assicurarti che il mio metodo di lettura è strettamente personale, perché io insisto nel mettere al centro l'altro e non me stesso. Per poterti spiegare questo non posso dedicare in questa descrizione molto spazio e anche perché certe cose si possono capire solo con l'esperienza (un po' come succede per i colori o per i suoni che hanno bisogno di una attestazione dei sensi, allo stesso modo una lettura dei tarocchi come la mia si comprende soltanto facendola).
Contattandomi dai a me anche la possibilità di crescere e in cambio posso farti passare 15-20 minuti (o più) di riflessione con te stesso.
I miei orari sono la sera dopo le 21:00, ma possiamo accordarci per altri orari.
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lunamarish · 2 years
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Certe volte è imbarazzante scoprire che il corpo non vuole, o non sa mentire a proposito delle emozioni. Chi è mai riuscito, per ragioni di decoro, a rallentare un cuore che batte forte, o a ricacciare indietro un rossore? Il muscolo ribelle di Florence fremeva scomposto: pareva una falena intrappolata sottopelle. Le capitava a volte la stessa cosa alla palpebra. Forse però il tumulto si stava placando: non era sicura. Ricapitolare la situazione in base alla logica l’aiutava, perciò procedette con sistematica ottusità. [...] Se pensava alle amiche, riconosceva nella propria esistenza un sapore unico e particolare: la solitudine.
Ian McEwan, Chesil Beach
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geggysblog · 2 years
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Come anelli d’accrescimento
Le neuroscienze hanno dimostrato che il cervello non è capace di inventare volti che non abbia mai visto prima, per questo nei nostri sogni ci capita di trovare persone che non conosciamo, ma semplicemente abbiamo visto, per esempio dei passanti, dunque possiamo ipotizzare che la realtà non sia un sogno o un prodotto della nostra mente, confutando, di fatto, la filosofia del solipsismo. Tuttavia non è da escludere che la realtà stessa, ovvero ciò che percepiamo, non sia a sua volta la riproduzione di un sogno più potente. Perciò mettere a confronto solipsismo e neuroscienze è piuttosto riduttivo, poiché la scienza, in quanto umana è limitata, e si trova, si direbbe, su un livello inferiore rispetto ad una realtà oggettiva e completa. Basandoci sulla logica che, paradossalmente, essendo anch’essa frutto dell’uomo, è ciò che si avvicina di più a quella realtà completa e finita, possiamo perciò dichiarare che ci siano vari livelli più o meno vicini alla Realtà.
É necessario, per proseguire, introdurre i concetti delle tre realtà e dei livelli: ci sono tre tipi di realtà, quella percepita e influenzata dai pensieri e dalle conoscenze, oltre che dai sensi e dagli stati d’animo; la Realtà (che identificheremo con l’iniziale maiuscola) che invece rappresenta un universo totalmente oggettivo a cui non sappiamo di poter accedere o a cui non possiamo farlo e la realtà 0, ovvero tutte quelle conoscenze che sono proprie dell’umano dalla nascita, ovvero la coscienza comune: ciò che è oggettivo per la comunità. Per quanto riguarda i livelli sono disposti come sottoinsiemi concentrici della Realtà. Ad ogni livello corrisponde una realtà 0, che al suo interno ha delle realtà, in questo modo vediamo come la disposizione dei livelli vada a creare una struttura simile a quella dell’interno degli alberi, in cui ogni anello è un livello al cui interno sono comprese le realtà, quando, invece, la corteccia è rappresentata dalla Realtà. Il livello immediatamente inferiore alla Realtà è dunque il livello 1, quello sotto sarà il 2 e via discorrendo. Tra ogni livello c’è però un filtro che non permette alle idee di un livello superiore di trasmettersi ad un livello inferiore, almeno non del tutto. Ogni livello contiene delle realtà in dipendenza da degli esseri coscienti, ma è importante sottolineare che le realtà hanno anch’esse dei filtri e perciò anche questo articolo non trasmetterà completamente le idee degli autori ai propri lettori, ma saranno sporcate dalla soggettività, data dai filtri tra realtà, dall’interpretazione. Questi filtri sono ciò che impediscono ai concetti oggettivi propri della Realtà di essere trasmessi ai livelli inferiori, quindi ogni gradino ha di fatto un bias, un filtro in più rispetto al superiore. Per spiegare meglio questi concetti, proponiamo un esempio: quando ci si trova in un cinema ed è
presente un cartello con su scritto “vietato fumare”, questa regola, presente nella realtà alla quale si appartiene, non viene applicata ai personaggi del film, poiché verrebbe trasmesso un concetto, un’idea, da una realtà superiore ad una inferiore senza che questo venga filtrato. I personaggi, che si presuppone non sappiano di trovarsi in un film, non sono dunque obbligati a seguire una regola di un livello superiore, anche perchè la loro realtà 0 li obbliga a credere che il loro sia il nostro equivalente di “mondo reale”, che per quanto ne sappiamo potrebbe essere anch’esso una simulazione come il film stesso. Quindi, di base, l’unica cosa che possiamo sapere o giudicare del livello del film è il fatto che i personaggi ritengano ciò che considerano proprio della Realtà, Reale, sia in verità fallace, in quanto filtrato da un livello, ma tutto ciò lo possiamo affermare solo in quanto facenti parte di un livello superiore. Quello che loro ritengono Realtà si rivela fallace, poiché noi, essendo ad un livello superiore al loro possiamo affermare che il loro sia un livello inferiore al nostro, quindi ciò che loro ritengono Reale, è in verità parte della realtà comune ovvero quella che abbiamo definito realtà zero. Però, a questo punto non c’è nulla che vieti a ciò che viviamo, alla realtà che percepiamo, di essere anch’essa una proiezione di un’altra o una simulazione. Similmente a quella dell'Iperuranio, la teoria che stiamo esponendo prende in considerazione che ci sia un piano delle idee che, nel nostro caso, equivale, però, alla Realtà, che nel suo livello combacia alla realtà 0 ed ad una sola realtà, che appartiene ad un unico essere, il Demiurgo, in grado, grazie alla sua soggettività di accedere all’Iperuranio e creare le idee che vengono inviate ai livelli inferiori e vengono filtrate.
Ricordiamo ai lettori che ci sono due assiomi inviolabili alla base di questa teoria: il primo è che gli esseri coscienti di un livello non possono elevarsi un livello superiore; e il secondo, implicatorio del primo, indica che gli esseri coscienti non possono descrivere la Realtà, poiché considerano Realtà ciò che è invece la realtà 0 del livello in cui si trovano.
Poiché la nostra mente è limitata, in quanto situata in un livello inferiore a quello della Realtà, ci risulta ostico, anzi impossibile, visualizzare una struttura non ricorsiva dei livelli di questo sistema. Infatti se pensiamo ad un livello ci viene automatico ritenere che questo sia stato creato a sua volta da un livello più alto, dunque anche l’introduzione di un’ipotetica entità superiore, risulterebbe alle nostre menti un’illusione, una convenzione fallace, proprio per il fatto che ci è impossibile immaginare che un essere cosciente superiore non possa essere stato, a sua volta, creato da un altro essere ancora più alto, e che di conseguenza sia localizzato sul livello appena più elevato, fino al
livello della Realtà. Pertanto questa entità può esistere come no, ma per la limitatezza delle nostre menti non può essere contemplata. Per questa ragione il sistema della simulazione che abbiamo ricreato, basato sulle leggi della logica, può solo aiutarci ad indagare la Realtà e a descriverla, per comprenderla e conoscerla meglio, ma senza mai potervi accedere.
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