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#lacrima notturna
zegalba · 5 months
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Roberto Ferri: Lacrima Notturna (2019)
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thethreedeadkings · 1 year
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[Lacrima Notturna by Roberto Ferri]
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lil0-0blume · 2 months
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Snippets from the drawing I'm working on at the moment inspired by Lacrima Notturna by Roberto Ferri… (I know the proportions are quite quite far from perfect but I’ll adjust as soon as I can)
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lilmars99 · 2 months
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Lacrima Notturna
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arturcasaca · 1 year
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Lacrima Notturna. 2019. ©Roberto Ferri.
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« La ultima canzone » Francesca Solleville/Maurice Fannon/Pia Colombo
« La ultima canzone » Francesca Solleville/Maurice Fannon/Pia Colombo
pia colombo « La ultima canzone » Francesca Solleville/Maurice Fanon (Pia Colombo) Sur le piano qui pianote pour PiaLes notes de la ultima canzoneEst-ce une goutte de pluie qui s’écraseOu est-ce una notturna lacrima?Sur le trottoir qui s’arrête pour PiaUn couple marche qui ne comprend pasQue c’est bien plus qu’un morceau d’Italie qui s’en vaArrivederci Pia! La la la… Une colombe s’envole…
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oberynmartell · 4 years
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art history meme [1/9] paintings — lacrima notturna by roberto ferri, 2019
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slimkhezri · 2 years
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Spectacular!!! #contemporaryart "Lacrima Notturna", 2019 by Italian painter Roberto Ferri⠀ heavily inspired by artists of the Baroque in particular Caravaggio @robertoferri_italianpainter #robertoferri #artfrow #artfrontrow https://www.instagram.com/p/CYVWaZ5LJ-I/?utm_medium=tumblr
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vampira-com · 3 years
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lacrima notturna
-roberto ferri
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paranoiacmind · 3 years
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Lacrima notturna (Roberto Ferri)
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lanming-art · 2 years
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Based on Roberto Ferri's paint: Lacrima Notturna.
Ranma and Akane
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No copyright infringement intended [Please, do not edit and repost without permission] I'll receive all constructive critics to work better
See y'all
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queenofthenihil · 3 years
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Lacrima Notturna (Detail), - Roberto Ferri
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meltinrain91 · 2 years
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LACRIMA NOTTURNA tempera grassa su tela
140 x 100 cm
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xsavannahx987 · 3 years
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- Prologo - 
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La flebile luce rossastra dei lampioni rischiara le stradine del piccolo borgo. In un silenzio ovattato di una notte dove anche la luna si nasconde dietro le nubi e  neppure il vento soffia tra le fronde degli alti abeti, il crepitio di passi svelti tra la neve fresca interrompe la pace notturna. Una ragazza sola, dai lunghi capelli, cammina a passo sostenuto in quel piccolo borgo dimenticato dal mondo. Un vociare lontano di risate la mette in allarme. Si arresta, scruta i dintorni, le dita ben strette attorno ad un oggetto appuntito. Affina tutti i suoi sensi, tendendo l'orecchio, in ascolto. Le risate svaniscono, mentre gli ultimi avventori di un piccolo pub salgono frettolosi nelle loro auto e si allontanano nel buio della notte. Di nuovo silenzio, talmente assordante da riuscire quasi a percepire il rumore del sangue che scorre nelle vene. La ragazza riprende il passo, udendo il gorgoglio in lontananza del grande fiume. Una timida luna si affaccia dietro la spessa coltre di nuvole scure, imbiancando di luce argentea le cime degli alberi e facendo risplendere la neve come cristalli ghiacciati.
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Un passo e un altro ancora e finalmente eccolo di fronte a lei, il grande castello in cima alla collina che sormonta il piccolo borgo di Forgotten Hollow. Il cimitero sulla sinistra, con le sue decine di lapidi di marmo corrose dal tempo e dalle intemperie, qualcuna spaccata a metà, qualcuna divelta dal terreno. Piccoli oggetti di un ricordo lontano sommersi sotto lo strato di manto nevoso.
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  I grandi gargoyles padroneggiano ai lati del cancello in ferro battuto, austeri e spaventosi con le ali spalancate, come pronti a spiccare il volo. La sua missione è giunta all'epilogo. Sa cosa l'attende oltre il grande portone di legno del castello, sa cosa sarà costretta ad affrontare. Un altro passo, le dita che si stringono ancor di più attorno alla sua arma. Nessun suono a metterla in allarme. Il silenzio che regna sovrano, come se si trovasse all'interno di una bolla invisibile intrisa di magia.
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Una figura appare dinanzi a lei, statuaria. I capelli corvini che incorniciano un volto aquilino, gli occhi scuri e penetranti e il luccichio dei canini appuntiti pronti ad azzannarle le carni. La ragazza non ha più tempo di elaborare una strategia, è il momento di agire. Si scaglia con tutte le sue forze contro quelle figura marmorea, la mano alzata e stretta attorno all'arma, pronta a colpire. Il ghigno trionfante del vampiro che sa di aver già vinto quella battaglia, sarà l'ultima cosa che vedranno i suoi occhi chiari.
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Un balzo e il tonfo sordo del corpo della giovane risuona nel silenzio del grande cortile, tra quelle lapidi spettatrici silenziose. Il paletto di legno scivola distante dalle sue mani, lasciandola sola a combattere con le sue forze. Cerca di divincolarsi dalla presa salda del vampiro, scalcia, tira pugni, ma a nulla valgono i suoi sforzi. Egli è più forte e riesce ad immobilizzarla a terra. Oh morte, dolce compagna di questa esistenza mortale, tu che cammini al fianco degli uomini e li rendi vulnerabili alla vita...
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I canini del vampiro bucano la giugulare della ragazza come fosse burro caldo e il sangue inizia a defluire rapido. Il suo cuore di ventenne decelera, la vista si offusca, il corpo perde vigore. Le sue guance arrossate dalla lotta diventano dello stesso colore della neve mentre una lacrima calda le accarezza lievi. Un ultimo pensiero a chi non rivedrà mai più e i suoi occhi diventano opachi.
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Oh morte, tu che fai parte della nostra vita, prendi le mie mani e portami con te. Ora non ho più paura...ora sono libera...
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Il corpo della cacciatrice giace esanime ai piedi di quella fortezza del male, mentre il vampiro ride beffardo alla vista di un’altra combattente uccisa per mano sua.  La neve candida inizia a macchiarsi di rosso, mentre la luna torna a nascondersi oltre la coltre di nuvole, incapace anch’ella di osservare quell’immagine straziante. Un’altra giovane vita strappata. Un’altra guerriera caduta. 
Chi sarà la prossima?
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fiafico · 3 years
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Eclisse
L'intera storia è stata ispirata da questa splendida canzone, vi consiglio caldamente di ascoltarla: https://youtu.be/0iU5Snr_D44
•~•~•~•= Atto I =•~•~•~•
Sul calar della sera, quando il sole già si distendeva pigramente sull'orizzonte del mare e la bianca sagoma della luna emergeva dal cielo in fiamme, una donna senza nome, senza onore né virtù, cadde in ginocchio sul ciglio di una scogliera, le braccia spalancate e innalzate verso il cielo. Pregò il sole di risponderle, mentre la tenebra si allungava dietro di lei e le ombre si facevano più dense. La foresta alle sue spalle era animata dai suoni striduli e inquietanti della fauna notturna; un brivido per percorse la colonna vertebrale e poi le scapole. Ciononostante rimase lì, con le ginocchia nell'erba, a pregare. Poi improvvisamente ci fu calore, un immenso e bruciante calore proprio davanti a lei, oltre il bordo della scogliera, ma non osò alzare gli occhi dal terreno. Una voce risuonò nella sua mente, profonda, imperiosa...pericolosa. Le chiese cosa volesse, perché lo disturbasse in un momento come quello. <È per amore>, rispose lei, <Lo rivoglio indietro> <È la Luna che devi pregare per questo, non me> La donna scosse rapidamente la testa, tentando di calmare il tremore che le stava prendendo la voce. <Non c'è più tempo! Sta per abbandonarmi> <Dovresti davvero rivolgerti alla Luna, che non ha pretese. Io esigo un pagamento> <Qualunque cosa! Sono disposta a dare qualunque cosa> Ci fu uno scoppiettio improvviso, come fuoco che divora all'istante un ciocco rinsecchito, o una risata, difficile dirlo. Poi silenzio e quando la voce riprese a parlare, il suo tono era velato dalla più sottile e invisibile punta di rabbia. <Non mentire. Voi umani avete sempre qualcosa che non osereste mai cedere. Siete fatti di desideri e per natura peccate di egoismo, in continuazione. Che cos'è che sei disposta a sacrificare?> <Tutto! Basta che lui torni da me> <Sciocchezze! Non osare mentirmi, donna. Lo vedo nel tuo animo, vedo ciò a cui non rinunceresti mai con assoluta chiarezza> <Qualunque cosa!> <Allora dammelo, dammi l'unica cosa a cui sembri tenere nel tuo piccolo e insulso cuore. Dammi il tuo primo figlio quando nascerà> La donna si fermò, sentì di respirare aria gelida e le mani persero in un'istante il loro calore, nonostante sentisse quell'aura spaventosa bruciarle la pelle e le vesti. Esitò, combattuta.
Poi un'ombra le scivolò lentamente lungo il braccio e comprese di non avere davvero più tempo. La disperazione la vinse in breve tempo.
<Lo farò. Rinuncerò a mio figlio, al secondo, al terzo, a tutti loro, se questo renderà degna di considerazione la mia supplica> Seguì un silenzio così lungo che la donna ebbe paura di essere rimasta sola. Alzò velocemente la testa, ma gridò per il dolore quando si ritrovò accecata da una luce splendente oltre ogni immaginazione. Cadde all'indietro, ansimando e coprendosi gli occhi con le mani, piangendo e lamentandosi, pregando di non aver perso la vista. Poi sentì nuovamente la voce, ora priva di qualsiasi emozione. O forse era solo lei che non riusciva a concentrarsi su qualcosa di diverso dai suoi occhi brucianti. <Il patto è fatto. Ora va' e fa che non ti veda mai più, creatura senza cuore, se non il giorno in cui affiderai la tua prole a mani più capaci> Così disse e la donna, senza farselo ripetere due volte, scappò via, incespicando nella vegetazione oscura. Il Sole alzò lo sguardo e vide la Luna, sempre più visibile nel cielo buio. Stava lì, muta e attenta. Una gran seccatura. <Quanto hai visto?>, chiese. L'astro non rispose subito, poi ad un certo punto una voce maschile, piuttosto preoccupata, riempì i suoi pensieri. <Ne sei proprio sicuro, DIO? Avrei potuto accogliere io quella supplica se le avessi concesso ancora un po' di tempo> Quello non disse nulla, semplicemente fissò l'orizzonte e la minuscola porzione di Sole che ancora resisteva oltre la linea del mare. <Soffriranno>, disse ancora la pallida Luna. L'altro si spinse con leggerezza oltre la scogliera, lasciandosi cullare dal vento della montagna, mentre ancora fissava la spada di luce che divideva in due la superficie marina. <Nessuno può pretendere di avvicinarsi tanto al Sole e non scottarsi almeno un po', non è vero?> Poi si adagiò sull'orizzonte e si abbandonò al sonno, lasciando che la luna iniziasse il suo turno come custode dei desideri degli uomini.
•~•~•~•= Atto II =•~•~•~•
Accadde durante una notte di primavera. Un pianto di bambino si levò da una bella casa in aperta campagna e la Luna, sentita la nuova voce, si inclinò per sbirciare tra le tende. Nella stanza illuminata da un camino pieno di legna scoppiettante la donna giaceva esausta in un letto morbido. Accanto a lei un uomo stringeva tra le braccia un neonato. I raggi pallidi non riuscirono a raggiungere il nuovo arrivato e così la Luna non poté vederlo. Tutto quello che fece fu controllare la stanza con attenzione fino al mattino. Quando le prime luci dell'alba proiettarono ombre sulla campagna, l'astro era già sprofondato in un sonno agitato.
Un mese più tardi accadde la tragedia. La Luna osservò impotente la lite sbocciare e poi degenerare attraverso le tende aperte. Il bambino stava nella culla, un dito puntato contro di lui, l'altra mano del genitore stringeva un coltello. L'uomo gridò ancora, facendo sempre la stessa domanda: come può mio figlio avere riccioli biondi e occhi azzurri? Effettivamente, neanche la luce lunare poteva schiarire abbastanza le ciocche castane di entrambi i genitori o illuminare i loro occhi scuri di blu. La donna stava piangendo, fissava il coltello, poi il marito, poi il bambino, e poi di nuovo il coltello. Farfugliava, inventava scuse, ma raramente la Luna aveva visto qualcuno di così poco credibile. Ed era lui di solito a essere testimone di tutti i segreti e le bugie troppo scottanti per essere confidati alla luce del giorno, per cui quello era tutto un dire. La tragedia accadde quando l'uomo si avventò sulla moglie. Non le diede neanche il tempo di gridare prima che lei cadesse in terra senza vita, un taglio profondo le squarciava la gola. Poi l'uomo, tremante e in lacrime, si girò di scatto verso il bambino. La Luna ringraziò il chiarore che già illuminava l'orizzonte. Appena il Sole fece capolino da dietro i dolci pendii la Luna gridò. Gridò così forte che persino le stelle la sentirono, nonostante fosse ormai praticamente scomparsa dal cielo albeggiante. <Il bambino!>
Un uomo correva senza fiato attraverso un bosco, il terreno era in salita e il peso tra le sue braccia gli rendeva ancora più difficile respirare. Raggiunse il bordo della scogliera quando il Sole era già sorto per metà. Lo vedeva all'orizzonte e la sua luce gli deriva gli occhi. Guardò per un'ultima volta il bambino che stringeva al petto: minuscolo, paffuto, bei ricci biondi come il grano e occhi grandi, blu come il cielo a mezzogiorno. Il piccolo lo guardava tranquillo, la testolina inclinata di lato come se non capisse realmente quello che stava accadendo. E come biasimarlo? Non era neanche riuscito a capire perché sua madre fosse improvvisamente caduta per terra. Così tanta innocenza, così tanta purezza. Ma era così sbagliato. <Figlio di un tradimento>, mormorò l'uomo. Tese il braccio in avanti, oltre il bordo. Il bambino stava in equilibrio nelle fasce. Il Sole splendeva all'orizzonte, il freddo vento della notte soffiava forte attorno a lui. Aprì le dita. Una freccia dorata gli trapassò il cranio. Il bambino cadde con un piccolo grido. L'uomo schizzò all'indietro e rotolò nell'erba. Grandi mani calde circondarono il corpicino sospeso oltre la scogliera. Le avide mani della morte reclamarono l'anima dell'uomo negli inferi. Una figura abbagliante fece alcuni passi sull'erba, facendola ingiallire leggermente. Il Sole guardò il bambino nelle sue mani, così piccolo da entrare nei suoi palmi uniti, così simile a lui da spaventarlo. Gli stessi capelli, la stessa pelle chiara, lo stesso sguardo profondo. Rimase a fissarlo in preda all'incertezza per più tempo del previsto, ma si riscosse quando la creaturina gli afferrò un pollice e iniziò a stringerlo tra le sue manine, piegandolo in varie posizioni. Il sentimento che fiorì dentro di lui lo lasciò senza parole. Un calore che non gli apparteneva gli incendiò il petto e sentì l'ebbrezza della vera felicità annebbiare la sua mente e offuscare il suo giudizio. Il bambino rise mentre provava a mordergli sperimentalmente il dito. Non aveva pensato a questo quando aveva esaudito la preghiera di quella donna, non si era immaginato in questo ruolo. Il piccolo mise da parte il pollice e si rivolse direttamente a lui, e poi, sorprendendolo come mai nulla prima di quel momento aveva fatto, gli sorrise. A quel punto DIO pensò davvero di aver perso la testa, ma se la ricompensa per quella follia era un tale, autentico amore, allora forse avrebbe potuto rischiare di allontanarsi un po' dalla retta via. Rivolse lo sguardo all'orizzonte e, vedendo il cerchio brillante ergersi sul mare, si volse di nuovo verso il bambino. Lo sistemò ben bene nelle coperte per proteggerlo dal freddo, poi se lo portò al petto e lo strinse forte. Una sola lacrima di gioia cadde sull'erba mentre sorrideva. <Ciao, Giorno>, disse e pensò che dal quel momento il mondo fosse diventato un posto più luminoso.
•~•~•~•= Atto III =•~•~•~•
Un uomo camminava canticchiando nella campagna, un bambino di poco più di un anno sonnecchiava sereno tra le sue braccia. L'alone pallido e delicato che circondava l'uomo sembrava non disturbare il suo sonno. La Luna sorrise. Cullò ancora il piccolo, cantando una ninna-nanna di cui neanche lui ricordava bene tutte le parole. Ma il suono era piacevole e questo bastava. Alzò lo sguardo verso il cielo puntellato di stelle e le sue vesti candide si mossero nel venticello caldo dell'estate. Presto il Sole sarebbe sorto e Giorno si sarebbe svegliato. <Jonathan> Una voce lo chiamò e non ebbe bisogno di girarsi per sapere chi era. <DIO>, mormorò, <È un po' presto, non trovi?> <Come sta?> Jonathan sorrise. Non era ancora riuscito a trovare le parole giuste per descrivere quanto fosse contento di quella situazione. Il suo cuore vibrava di felicità e sapeva che era lo stesso per la stella del giorno. <Tutto bene, è con me dopotutto. Se continuerai a essere così protettivo con lui, temo che presto o tardi comincerà ad odiarti> Il silenzio che seguì poteva solo essere un segno della preoccupazione dell'altro dopo aver udito quelle parole. Allora Jonathan si voltò, allungò una mano e la posò sulla spalla del Sole, stringendo delicatamente. La sua espressione insicura lo turbò più del necessario. <Va bene, stavo solo scherzando. Stai andando bemissimo> <Lo pensi davvero?> La Luna annuì con convinzione. <Certo. Lui è felice, noi siamo felici. Non vedo lati negativi in tutta questa storia> DIO non sembrava convinto. Girò la testa di lato e lasciò che il suo sguardo vagasse sui profili delle case in lontananza. <Io...spero solo di non aver commesso un errore> Jonathan stava per rispondere, ma Giorno lo batté sul tempo. Il piccolo, svegliatosi probabilmente a causa dei discorsi dei due, si divincolò dalla presa dell'altro e si allungò verso DIO, sul volto rotondo aveva un'espressione piena di determinazione. Il Sole lo afferrò e lo strinse a sé, Giorno si tirò su e gli piantò un tenero bacino sulla guancia. Quello rimase stordito. <Papà>, disse solo il piccolo con decisione. Jonathan sorrise e desiderò poter immortalare quel momento mentre DIO, con un sorriso più radioso del sole di mezzogiorno, baciava il pargoletto sulla fronte e lo stringeva al petto come se fosse una parte della sua anima.
•~•~•~•= Epilogo =•~•~•~•
Il Sole teneva il bambino di giorno, lo faceva giocare e gli insegnava tutto ciò che c'era da sapere sul mondo; la Luna lo cullava di notte, leggendogli favole e insegnandogli a sognare. Dall'alto le stelle guardavano i tre e ogni tanto si avvicinavano per stare col bambino, riempiendo il cielo di frecce argentee e spingendo gli uomini a rivolgere ad esso le loro preghiere.
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