Tumgik
#mi chiedevo
perpassareiltempo · 9 months
Text
Mi chiedevo se ti andrebbe, qualche volta, di venire a dormire da me (…) di attraversare la notte insieme. Le notti sono la cosa peggiore, non trovi? 
Kent Haruf - Le nostre anime di notte
69 notes · View notes
der-papero · 5 months
Text
Il Milanese Imbruttito diceva che è impossibile attraversare Milano in 30 minuti.
Il Tumblero Imbruttito dice che è impossibile riuscire a bloccare tutti i blog pornazzi qua sopra.
21 notes · View notes
omarfor-orchestra · 7 months
Text
Tumblr media
Ah ecco perché
12 notes · View notes
vanbasten · 2 years
Text
voi dite che andare a vedere il film del milan con la felpa di theo ha le stesse vibes dei cosplayers di spiderman che vanno a vedere spiderman
6 notes · View notes
ale-arro · 10 months
Note
*points at your last post* italian jumpscare
no però a parte gli scherzi, carina quella canzone grazie per avermela fatta scoprire :)
certo ultimamente sono en la mía era di ernia il sua musica tickles my brain
1 note · View note
mccek · 1 month
Text
Tutto è cambiato da quel 2010,
anni passati buttata in un letto, 
salvata per miracolo, le ore sotto i ferri sono state dieci, 
per me sono state eterne, mi sentivo inerme, 
“la paziente ha perso troppo sangue, la situazione é complicata, 
non ho mai creduto a Dio, sempre pregato gli angeli che mandano segnali dal cielo, 
questa vita ti ha maneggiata bruscamente, mai stata delicata,  
ti ha tolto l’uso dei tuoi arti, 
non sapendo che il tuo punto di forza é insito nel tuo carattere, 
quanta forza di volontà, non ti fai mai abbattere, 
ma dimmi un giorno come farò a dimenticarti? 
Conservo con me quel delfino trovato in una giornata triste dentro un cassetto, 
tuo figlio é sempre quello di un tempo, 
un concentrato di ansie e incertezze, 
che scrive i suoi mostri sopra un foglietto,
dicevi “non piangere”, guarda dentro la tasca,
di anni ne avevo 6, a scuola piangevo ogni santo giorno, 
tant’era la paura della solitudine, che chiedevo alle maestre sé fossi rimasto solo, insicuro delle mie stesse insicurezze,
speravo nessuno vedesse, stringevo il delfino, 
chiudevo gli occhi, allontanando quelle paranoie  trasportate dalla burrasca,  
di idee negative succubi di voci “cattive”, 
ti chiedevo “Mamma? 
Perché quando gli altri piangono io stringo loro la mano e sorrido?
Se quando piango loro mi fissano, ridendo a squarciagola come in un grido?”
“Ognuno é fatto a modo suo, 
non tutti hanno un cuore compatibile col tuo”.
“Non ha importanza se nessuno ti ha compreso, 
non ti sei “abbassato”, non hai cercato compassione, per essere accettato”,
Tu come me davi retta a tutti, poi quando c’era bisogno, “ognuno c’ha i sui impegni”, (già!),
strano come poi piangano lacrime di coccodrillo mentre sei disteso su una bara.
Stesso sangue, avvelenato dalla vita, dal pregiudizio inutile di chi fingeva di esserci vicino,
umani come medicine, un giorno ti elevano al settimo cielo, i restanti ti rigettano l’inferno, 
finisci in para, dicono “passerà”, nessuno ci tiene, impara.
Ti sento piangere le notti, 
con due tumori che si fanno spazio nel tuo corpo, silenziosamente, 
mi dici che non molli, anche sei distrutta, “non voglio spegnere quel tuo sorriso”, 
io non ne conosco di altri motti, 
mi guardi, mi stringi, col corpo che trema, la mia anima lo sente, 
io invidio il tuo essere, fragile e tenace, 
tu non vivi, sopravvivi, lotti,
come quando ballavi il tango, 
cambiavi l’atmosfera, 
la tua? La classe di chi soffre senza farlo notare, 
a ogni tuo passo il mio cuore accelera, 
professionisti che dicevano “incantevole, come
una bambina si diverte in mezzo al fango”.
In una vita di spine, senza una rosa,
sei un’artista nel dipingere le mie giornate, 
metti ordine fra miei pensieri come in un quadro a ogni dettaglio i suoi colori, 
siamo io e te e papà, stretti dentro un incubo, sappiamo che ogni giornata potrebbe essere preziosa, 
ho sempre dato tutto per scontato, bastava dirti grazie, rispettare le tue urla, i tuoi dolori.
Quante volte mi hai detto ti vorrei aiutare? 
Ma testardo davo retta solo a me stesso,
capendo che una donna é l’unica soluzione, 
se ti sa guardare dentro, é più erotico del sesso,
ti scrivo le mie lacrime del cuore, 
quelle che nessuno vede, 
mentre dentro sé stessi ogni equilibro cede.
Ti ho detto troppe volte, “se ti spegnessi metterei fine ai miei giorni”, 
tu solo una cosa mi hai risposto “fammi rivivere in quei giorni”.
160 notes · View notes
haiku--di--aliantis · 1 month
Text
Tumblr media
Apro la porta del bagno, che non chiudiamo mai a chiave perché non abbiamo segreti. Vedo lo spettacolo più bello che abbia mai visto fino a questo momento: la mia donna che lava via ogni traccia esteriore del rapporto avuto stanotte. Lei cerca di riprendere un po' di razionalità, dopo essersi concessa completamente. Ho potuto godere di lei in ogni modo possibile. E più chiedevo, più lei me ne dava. Se questo non è amore, ditemi voi cosa lo è. Ora s'è accorta di me: mi guarda di traverso. Continua a lavarsi e sorride, orgogliosa della sua bellezza. Si apre appena, mentre la sua mano si infila nel solco anale. Dio, quanto la amo.
Aliantis
38 notes · View notes
amespeciale · 28 days
Text
Tumblr media
«Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me." "Cosa? In che senso?" "Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da troppo tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare. Sto parlando di attraversare la notte insieme. Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?»
Kent Haruf - Le nostre anime di notte
31 notes · View notes
abatelunare · 5 months
Text
Diversa da tutte le altre
La macchina del mio nonno paterno mi piaceva perché era diversa da tutte le altre. Era una Fiat color blu scuro. Il modello non lo ricordo. Ma ricordo per cosa si distinguesse dalle altre auto. Aveva il cambio delle marce attaccato al volante, sulla destra. Ogni tanto sedevo davanti, di fianco a lui. Gli chiedevo se potevo cambiare io la marcia. Me lo permetteva. E io ero felice.
45 notes · View notes
dottssapatrizia · 1 year
Text
Tumblr media
Mi guardava mentre mi rivestivo...
il viso serio...
i gesti attenti...
le calze... piano per non sfilarle...
poi la gonna...che saliva...
come un sipario.... finito lo spettacolo...
e poi le scarpe...
il cinturino sulle caviglie...
che prendeva posto delle sue mani...
infine...il rossetto...
che segnava la fine di ogni bacio....
e poi d'imporvviso...
gli chiedevo... "perchè mi guardi"
e in silenzio rispondeva...
prima dell'apnea...
si prende sempre un ultimo respiro.
118 notes · View notes
omarfor-orchestra · 2 years
Text
Comunque hanno chiesto chi fosse il più corteggiato e dal pubblico hanno urlato Matteo, al che Matteo ha risposto "secondo me Giacomo"
1 note · View note
francescosatanassi · 6 months
Text
NON AVEVO PAURA DI NULLA
Tumblr media
Apprendo con dispiacere che il giorno di Natale ci ha lasciato Nara Lotti, staffetta partigiana della Brigata Garibaldi. Nel gennaio del '44 aveva 15 anni e scelse di salire in montagna e unirsi ai partigiani. "Io li ho conosciuti i fascisti - raccontò alcuni anni fa - Picchiavano le persone senza un motivo. Eravamo vicini di casa. Abitavamo nelle stesse strade. Io non capivo quella violenza, io domandavo. A Santa Sofia c’era il comitato antifascista, erano tutti uomini e io mi chiedevo come mai loro rimanessero a casa; poi ho capito che avevano famiglia e anche paura. Io invece non avevo paura di nulla."
[ intervista video QUI ]
48 notes · View notes
ragazzoarcano · 3 months
Text
“Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me”
— Kent Haruf
- Le nostre anime di notte
27 notes · View notes
comefiorineldeserto · 1 month
Text
Mi chiedevo se vanno via tutti resti con me?
21 notes · View notes
unevaguedeprintemps · 1 month
Text
.
When I was young, it seemed that life was so wonderful
A miracle, oh, it was beautiful, magical
And all the birds in the trees, well they'd be singing so happily
Oh, joyfully, oh, playfully watching me
But then they sent me away to teach me how to be sensible
Logical, oh, responsible, practical
Then they showed me a world where I could be so dependable
Oh, clinical, oh, intellectual, cynical
There are times when all the world's asleep
The questions run too deep
For such a simple man
Won't you please, please tell me what we've learned?
I know it sounds absurd
Please tell me who I am
Fu scritta da Roger Hodgson e racconta della sua esperienza giovanile in un collegio:
“Sono stato in un collegio per dieci anni e quando ne sono finalmente uscito avevo in mente un sacco di domande.
'E adesso, cosa diavolo mi succederà? Qual è il significato della mia vita?'. Mi chiedevo perché molte delle cose che mi avevano insegnato fossero per me prive di senso.
'The Logical Song' era un mezzo per affermare con ironia qualcosa di molto più profondo.
Mi avevano insegnato a uniformarmi agli altri, a essere presentabile, accettabile e tutto questo genere di cose, tralasciando quello che per me era invece fondamentale.
Nessuno mi aveva mai detto chi io fossi o quale fosse il significato della mia esistenza.
Desideravo trasmettere un messaggio molto profondo, nel quale molte persone si riconobbero”.
.
.
.
Fonte rockol.it
18 notes · View notes
angelap3 · 2 months
Text
Tumblr media
Billie Holiday
Filadelfia, 7 aprile 1915 – New York, 17 luglio 1959
[ Nella vita, per prima cosa devi avere da mangiare e un po' d'amore.]
Mi hanno detto che nessuno canta la parola "fame" e la parola "amore" come le canto io. Forse è perché so cosa han voluto dire queste parole per me, e quanto mi sono costate . Forse è perché son così orgogliosa da volere per forza ricordare Baltimora e Welfare Island, l'istituto cattolico e il tribunale di Jefferson Market, lo sceriffo davanti al ritrovo nostro di Harem, e le città sulla costa da un oceano all'altro dove ho preso le mie batoste e le mie fregature, Filadelfia e Alderson, San Francisco e Hollywood; ricordare metro per metro ogni dannato pezzo di tutto questo. Tutte le Cadillac e i visoni di questo mondo, e io ne ho avuti un bel po', non possono ripagarmi e nemmeno farmi dimenticare. Tutto quel che ho imparato in tutti questi posti da tutta questa gente si può riassumere in quelle due parole: nella vita, per prima cosa devi avere da mangiare e un po' d'amore.
ph Herman Leonard: Billie Holiday, NYC, New York, 1949
La storia di Billie Holiday è roba da racconti di Charles Dickens. Una infanzia disgraziata e di stenti con la madre che si arrabatta a far di tutto, pure la puttana per mangiare. Un quarantenne che la violenta a undici anni. Una zia sadica e fuori di testa di cui è vittima. Il misero collegio dove passa gli anni dell'adolescenza. Pochi motivi per essere allegra. Le cose cambiano, apparentemente in meglio, quando la sua meravigliosa voce diventa nota, prima nei piccoli ambienti jazz poi sempre a più persone. Nasce così Lady Day. Nasce così Lady sings the blues. Ma la fama non lenisce ciò che è stato, e allora per resistere e campare ci vogliono droghe e alcool e amori tutti sbagliati. Lei ne e' consapevole, ma, dice: "Sono stufa di passare le notti sola con i miei cani in albergo, dopo un concerto". O peggio "risvegliarmi ogni mattina accanto a un uomo diverso". Quando il 17 luglio 1949 si spegne ha solo 44 anni. Dirà Miles Davis: "Era una donna molto dolce, molto calda; sembrava un'indiana con la pelle vellutata, marrone chiaro. Era una donna splendida prima che l'alcool e la droga la distruggessero. Ogni volta che mi capitava di incontrarla le chiedevo di cantare "I Loves you, Porgy", perché ogni volta che lei cantava "non lasciare che mi tocchi con le sue mani calde" potevi praticamente sentire quello che sentiva lei. Il modo in cui la cantava era magnifico e triste. Tutti quanti amavano Billie".
Ma tutti quanti l'hanno sempre lasciata sola.
21 notes · View notes