Tumgik
#mimun
3nding · 6 months
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Persone che associo alla parabola Berlusconiana:
Renzi - Jovanotti - Travaglio - Santoro - Andrea Pezzi - Salvini - Bossi - Meloni - Fabio Volo - Daria Bignardi - Minzolini - Mimun - Previti - Morgan - Sgarbi - Larussa - Grillo - Conte - Dibattista - Dimaio - Gasparri - Fini - - Polverini - Vannacci - Pecoraro Scanio - Demagistris - Ingroia - Vendola - Emiliano - Guzzanti padre - Facchinetti di Eataly - Verdini - Maroni - Feltri - Belpietro - Santanche - Innocenzi - Cruciani/Parenzo - Beatrice Borromeo - Razzi - Scilipoti - Fascina - Carfagna - Veltroni - Rutelli - Samori - Minetti - Bertinotti - Mastella - Dipietro - Capezzone - Brambilla - Moratti - Don verze - Sallusti - Buttiglione - Dalema - Deldebbio - Parodi - Letta padre e figlio - Gori - Lucarelli - Scanzi - Serracchiani - Formigoni - Gramellini - Palombelli - Rita Dallachiesa - Sofri padre è figlio - Senaldi - Marcegaglia - Tremonti - Montezemolo - Lunardi - Scajola - Toffanin - Giorgino - Gelmini - Socci - Fazio - Giovanardi - Casaleggio - Vanzina - Moccia - Tarantini - Cuffaro - Solinas
Quando dicevamo che il berlusconismo non sarebbe finito con Silvio.
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tempi-moderni · 1 year
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LA LEGGENDA DEL SANTO CORRUTTORE
di Marco Travaglio
Agli innumerevoli delitti commessi da vivo, B. ne ha aggiunto un ultimo da morto. Il più imperdonabile: averci lasciato questa corte di vedove (non le due vere e quella finta: tutte le altre), prefiche, leccaculi, paraculi, piduisti, terzisti, parassiti, prosseneti, camerieri, servi sciocchi e soprattutto furbi che da due giorni lacrimano per finta (solo lui riusciva a piangere davvero a comando) a reti unificate, devastando quel po’ di informazione e di dignità nazionale che gli erano sopravvissute.
Il giorno di lutto nazionale e i sette di lutto parlamentare, più che a B., sono un omaggio a Fantozzi e ai funerali della madre del megadirettore naturale conte Lamberti, immaturamente scomparsa all’età di 126 anni. Ora mancano solo la Coppa Cobram di ciclismo da Arcore a Pinerolo e la statua del de cuius all’ingresso del fu Parlamento, con inchino forzato e craniata incorporata per i cari inferiori.
Le cascate di saliva che tracimano da ogni canale tv e da ogni giornale regalano perle inimmaginabili persino nei suoi anni d’oro. L’ex conduttore Mediaset intervista su La7 il suo editore ex Mediaset su quanto era buono e democratico l’editore precedente che stipendiava entrambi prima che lo mollassero perché era troppo buono e democratico. L’ex direttore del Corriere Paolo Mieli si pente in diretta dell’unico scoop della sua vita, sull’invito a comparire del ’94 a B. per le mazzette alla Guardia di Finanza, accusa i pm di non averlo torchiato a dovere per estorcergli le sue fonti che lui avrebbe senz’altro spiattellato in barba alla deontologia professionale, e comunque si scusa pubblicamente per aver pubblicato una notizia vera. Renzi, un Berlusconi che non ce l’ha fatta, saltella da una rete all’altra per leccare la bara a distanza, sperando di ereditare qualche briciola dal desco del caro estinto, peraltro invano (a parte i processi). Il rag. Cerasa, un Sallusti che non ce l’ha fatta, dipinge sul Foglio col pennino intinto nella bava il leader più estremista e populista mai visto in Europa come “argine all’estremismo e al populismo” e, siccome era culo e camicia con Putin, pure come “seduttore atlantista”. Attori, registi e soubrette “de sinistra” spendono capitali in necrologi piangenti per l’amico Silvio, sperando che pure gli eredi si ricordino degli amici. Francesco Gaetano Caltagirone svela finalmente chi fa i titoli e gli editoriali del suo Messaggero, firmandone finalmente uno al posto dei soliti nom de plume: “Un uomo che ha lasciato un’orma profonda”. Più che altro, un’impronta digitale. E un vuoto incolmabile nelle casse dell’Erario.
Il Corriere fa rivoltare nelle tombe Montanelli, Biagi e Sartori col titolo cubital-vedovile “L’Italia senza Berlusconi”, presidiato da una schiera di lingue erette sul presentat’arm e seguito dalla doverosa intervista all’editore Cairo, che parla alla sua tv ma anche al suo giornale, casomai qualcuno pensasse che il berlusconismo è morto con B.. La Moratti assicura che la sua Rai del ’94 era liberissima perché B. l’aveva nominata presidente, ma poi non fece mai pressioni (non ce n’era bisogno), così lei poté nominare direttori i berlusconiani Rossella, Mimun e Vigorelli a sua insaputa. Le Camere Penali smentiscono persino Coppi (“B. perseguitato dai pm? Mai pensato”) e piangono comprensibilmente il cliente più illustre e munifico della categoria, “oggetto di una aggressione politico-giudiziaria che non ha precedenti nella storia della Repubblica”, visto che ha subìto “decine e decine di indagini e processi, con accuse fino alla collusione mafiosa e al ruolo di mandante di stragi, conclusesi con una sola condanna per elusione fiscale”. A parte il fatto che non fu per elusione né per evasione, ma per una frode fiscale pluriaggravata da 368 milioni di dollari, di cui 360 prescritti (come altri nove processi per gravissimi reati accertati, ma rimasti impuniti perché l’imputato aveva dimezzato i termini di decorrenza, senza dimenticare i fedelissimi finiti in galera al posto suo e i soldi alla mafia consacrati dalla sentenza Dell’Utri), le Camere Penose potrebbero vergare una nota identica per Al Capone: perseguitato con accuse di mafia, ma condannato “solo per elusione fiscale”.
Un solo beneficato, Vittorio Feltri, ha il coraggio di dire la verità: “Non posso parlarne male perché mi ha fatto ricco”. Tutti gli altri ammantano le pompe funebri di “rivoluzione liberale” che “ha cambiato l’Italia”, anche se si scordano le 60 leggi ad personam e non riescono a citare uno straccio di sua riforma che abbia migliorato la vita di qualcuno che non fosse lui. Infatti vanno forte le corna a Caceres, il cucù alla Merkel, lo sguardo lubrico alla Obama e la spolverata alla sedia, come se uno statista si misurasse dal numero di guittate. Ma il ridicolo eccesso santificatorio non si deve solo al fatto che B. s’è comprato mezza Italia che conta e l’altra mezza avrebbe pagato per vendersi. Chi ha retto il sacco a un bandito per decenni ora deve dimostrare che era cosa buona e giusta. E chi vorrebbe delinquere anche lui in santa pace, avendo perso il grande alibi, cerca almeno un lasciapassare e un santo patrono. Oscar Wilde diceva che “certi uomini migliorano il mondo soltanto lasciandolo”. Ma, ora che ha raggiunto il paradiso (fiscale), possiamo dire senza tema di smentita che il padrone morto era molto meglio dei servi vivi.
Il Fatto Quotidiano
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444names · 2 months
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Names generated from American Cities, American Forenames, American States, American Surnames, Brythonic Deities, Chinese Cities, Cities Worldwide, Constellations Modern, Countries, Dinosaurs, Dog Names, Dragons, Dutch Cities, Dutch Forenames, Egyptian Deities, English Towns, Fells In Cumbria, Flowers Common Names, French Forenames, German Forenames, German Towns, Greek Islands, Herbs Common Names, Hindu Deities, Icelandic Forenames, Indian Forenames, Irish Forenames, Italian Cities, Italian Forenames, Japanese Cities, Japanese Forenames, Mythical Humanoids, Norse Deity Forenames, Norwegian Fjords, Plants Common Names, Pokemon, Pokemon Modern, Roman Deities, Roman Emperor Forenames, Roman Place Names, Russian Cities, Russian Forenames, Scottish Surnames, Spanish Forenames, Swedish Forenames, Swiss Cities, Theological Angels, Theological Demons, Tolkienesque Forenames, Werewolf Forenames
Abamoon Aberhovodo Achild Achyankin Adnephell Agane Agurus Aichinka Aithaki Aling Allinjal Alvökk Amanir Amenthwa Aneann Ankinnadt Ankwes Anolochsan Ansteur Araplara Arapto Arlai Arneideylf Aropson Atoburls Avella Avolon...
Bacel Baitz Baleberana Balnis Barch Barúth Belden Belpaarnia Belyge Benge Benhera Berbau Berbri Berhaman Berðurus Betsida Bexte Bhimin Bicam Binnes Blandol Blaugile Boolow Bords Botonen Botri Botry Bozuo Brayosu Bropen Bugríðurey Bulvely Burus Cafen Candrus Canna Carenk Caría Casukitome Celdola Chakas Channben Chetaurush Chirc Chirock Chuani Chuas Clally Coeldur Colia Conell Conibe Coros Croko Crosdóma Críordur Cybor Dalan Dardenhus Derossin Dewpon Didpur Doresheinn Dracreku Drisbja Drodzirn Drott Dubbidalch Dunmóðma Durus Dwaléra Dyamann Dylviko Düssinnaw Ecton Eldurgalti Elino Emarcuru Ematober Entonat Envörg Eptin Ewoordon Eyrjar Eärte Facerlovsk Felia Fineuliuma Finosai Fjorfelfey Flaaram Flouilsi Franemanna Frasaur Frecamara Fríelauru Fríona Furus Gajianus Gasmit Geirbsele Gemsbudita Giachigunn Giyosavald Gnhepsk Goshir Goste Gremar Griber Grosaur Grían Guigen Gujiantim Gunir Guruha Gusug Guðnask Güglya Haifo Haith Halara Harstipían Hashir Heacuinja Heidends Heißen Hemmý Henangals Henoreggil Heryn Hildi Hiríðbjörg Hlanther Hodon Hontodt Hronnla Huyostyra Hythomey Hænýbjör Iclina Imaury Inagard Inoars Inorn Ishei Iwatahi Jafna Jarks Jarnisto Jehragrasa Joran Jorsaurger Jorstovory Jurcuch Juruse Jusans Jörnaptor Kahmeinn Kalíhus Kanich Kanjörns Kaoinn Karigliul Katarzben Katteuls Kayanadle Kazuano Kaðal Kehaid Kerdramil Khopshadt Kihill Kinon Kirlaur Klinus Krandrún Krieta Kringtor Kriðaldu Kuliogole Kuterach Kyodon Kæjar Lantheann Laurg Lavsk Lawlyosa Leactou Lebrymella Lectro Legginlas Lenkbacth Lensal Libisla Liktros Lildurudio Lilsteiz Lodia Lofjorsug Lovdia Luchldagný Ludublon Lüdanon Maann Mabet Maccarand Maccartiv Machatteno Machtn Macilios Macliedall Macmheter Magebiktos Mahraich Maidhofeld Maiyuni Makimo Malst Malsý Manheina Mantomo Marbori Markter Marnkelley Marry Marvaldul Masalinsk Masaus Masund Mathele Matiann Mattouir Maíbrown Medmur Meghual Merður Metlen Meyera Micrezō Mimun Mingtia Minosaur Mitraffa Modhnavel Modort Monnaru Muderes Mumain Mytoy Nagrair Natos Neing Nipazu Nobur Nogarímu Nothonacht Novina Obelfriko Obuhi Obína Oivei Olovolf Paano Pachert Parísla Peitrekus Pellachera Pelley Perstens Pfjorra Pielon Polon Pomps Posaldvid Pramagana Proce Prochen Pshinaurus Purls Racinox Rania Rarsk Rater Ratiseana Reepaur Rejinn Renke Rensk Resborili Rextanjinn Rhesberge Ricar Rionth Roshir Rostlauing Rovirus Rusevsk Rwaingus Ryōshiren Ryōsōshar Rémerva Rósbagere Röninde Saestädt Salipeirō Sanainnus Sande Sanianden Satophimis Saugh Saurian Saurus Sawadsbari Saykus Schaka Schedemaj Schilla Sconsun Scrum Seccren Segrünna Seink Selin Seloptina Selín Seníanahar Sepirë Sgenben Shengenn Shōjia Siggý Sinaelto Singunn Siodh Skjakurus Sleine Snalaget Spinohaipa Stelins Stelull Stenle Stoak Stþór Sudhán Suruo Svech Ségey Sólfurus Tadye Taizho Takiyi Tanúelston Taravdipsk Tavirō Telesh Terovo Thallysen Theòille Thofelip Tirosath Titadi Tivig Toine Torild Torim Tosaur Totsus Toyam Troste Tyshuzō Tóbjörge Ughtarkem Ulhevi Ulledsk Ullingen Ullnhelen Varlaing Vasar Vasmi Vidiyazuk Vilína Vinesnir Vitsu Vramo Válmar Vísretra Walmo Wasuhigur Wenidge Wernór Whitzky Wiela Wigna Winthiana Witormikon Wolgjin Xella Xickhopha Yanarlauru Yanplon Yerap Yomon Yottelon Yovolfera Yūtaanyaid Zamoot Zeqitrah Zwerg Ásaurs Ástort Íslachen Ívavkakarx Þorshurg Þorsæna Þortsuchio Þóringoch Ōgafarður
Same thing, but each name is 6~8 letters long and similar to "Elders"
Aasako Adaðvana Adisetne Adriël Adtbudo Agilsk Agorna Akhyce Aluxinn Alvildís Andubada Annira Antasbur Apolsk Aretfrus Arnato Artschka Asukel Asymus Avenber Avinash Baceator Bachin Baislonn Bakaël Ballov Bapanida Basaurus Basienn Batoweev Bazabeld Benake Bereina Berrez2 Biadus Bijias Bildukha Bircuru Björgka Björvi Blasdon Blavdi Blebing Bluruch Bláren Blævörna Bogocert Borcan Bowwooth Branavar Brylsueb Brücke Burusus Buttir Bótteran Bönitato Bühlerin Caandann Caiguand Camurus Cantio Carkarg Castrus Cavuch Ceaton Celodh Chenage Cheverg Chiōsuk Claoimhi Clùcaar Cobaneo Coberna Colgarba Comika Comitan Corcua Crenhir Cruhla Daleur Dannbarí Dastway Datrovo Dayant Dentery Dewood Dimelma Dinste Dosaur Dranden Drangi Dreshus Drorgen Edmary Einnía Elotsum Emarnerg Eopfur Eophar Erenng Eronuenz Esbexía Espetzen Etiusayo Eushitë Eyjarnsk Eöneyera Faniao Farryste Fercil Fetaka Finliba Fiombasu Flyskárd Foonnurt Fornis Frifri Froffin Furona Gabrar Gaonir Gatakats Gateotin Gehmansk Giahar Gillas Glensk Glüteim Gnaina Gorryūsh Goshiko Graill Grapped Greing Gressír Grichert Grosar Gunden Guryūse Guðbele Haalie Hanern Hanovos Haragný Haramy Harchus Harilim Harpock Hasaurus Headjes Hearair Heiney Hellaton Hemaig Heranka Hibhea Hideja Himagna Hjeswil Hjörgan Horekeim Hualdís Huilbhri Hukorg Hymomo Hütein Ibjört Inaitty Ingstos Iniagna Ithara Itinnia Izensk Iósaur Japern Jarchul Jeamijn Jorbou Joreue Jortium Jundow Junniki Kaming Kaphang Karpingo Kasnor Kastarns Katacrov Katass Katlang Kaurus Kawalen Kazmana Kefelle Kelmon Khotensk Kjóvíus Klilly Klingeng Kolcho Koubtsu Krakitz Kralavi Krivörg Lacinsk Leamstea Learden Leberia Lefírax Lentsu Lesefan Letosa Lichio Limeden Linann Lingha Liriane Litsupis Lovoly Lowbine Luilfina Lukath Lukimi Lütjørd Maania Macgilan Macheik Machel Machen Machirië Machth Mackeil Maclegi Maelina Maghus Maharmen Mainne Makarg Malmeyue Maltoss Mamageng Manjill Mansle Mariota Marisk Marnan Masatz Masein Mattes Megorona Mesilles Midezan Mietsk Mingeoma Mirass Mohimus Moppetro Mosaur Mousen Mthulons Mundura Munirō Müniko Nainin Nanorina Nasaur Nassille Natichto Naurus Nicurō Nikonton Nisaur Nissen Nixiam Nortomy Nosaurr Nothami Nutirn Næhill Obatrep Ocesto Odaldo Oelowli Oetetch Okinge Okkatede Okracth Olfaber Olkwee Osalau Oxysaur Panfles Parveim Pasangen Patsund Peidhand Pelbeng Phigemle Piellial Pindsk Piolia Poiston Porver Proirk Pstasaus Puisulle Pulsky Puruma Pálmacia Rachus Radezu Rapoly Rasaur Rednov Reuzhou Rhebhai Riensta Ronika Roshul Ráðurus Sabisaur Sachía Sagaurus Sainka Sakris Salmóði Saltán Salveops Sanokle Sasheill Sashmach Satlisau Sauffab Saurnai Sauryōzō Sauðfill Schunn Schydrus Scuange Seedits Senaurus Shalbhan Shaoseke Shcala Shilian Shillý Shimbeta Shishik Shulsh Shundach Sidarta Sigock Sigurus Silphéði Sinampon Sinoidi Sirnlax Siviver Skjarat Snælaus Spellina Sperocht Spotket Stallay Steldía Stench Stiborus Sundro Suzuraur Svagmur Svankaur Sveldur Swoott Sölval Sölvías Sùdrota Tapodo Taretsy Theime Thintorf Thoomi Tichent Tikeifen Tomanden Tonalatt Tortsur Tosaka Tosaurus Tovoki Tyuado Tößnie Tōkamit Uddusau Uenatla Uimacor Valbatus Valtorda Valuper Vanitsu Vanney Vaurbre Vezheiðr Vichens Vietta Visass Viðala Vlammon Vébéam Víguli Vörgar Wafios Waríði Weindums Wenzavi Werste Wilevsk Wilfus Willinna Witchi Woosaur Würsau Xicion Yabrós Yakurg Yanisaul Yegaurug Yegori Yevskya Ynatrís Yohelian Yuaxia Yuketron Yuzhyaw Zeburuy Zybjöl Ásbauraj Ásgibra Áslaath Ásterg Ósatko Óseensý Þengmum Þjóhaman Þjóðóla
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giancarlonicoli · 11 months
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23 ott 2023 11:53
"VI RACCONTO I MIEI 42 ANNI CON MARCO PANNELLA, TRA NOTTI INSONNI E DIGIUNI. A UN CERTO PUNTO, ERO ESAUSTA, ME NE ANDAI” – PARLA MIRELLA PARACHINI, GINECOLOGA, CHE AVEVA 19 ANNI QUANDO CONOBBE IL LEADER RADICALE, ALLORA 44ENNE: "ERA IL MIO GRANDE OMBRELLO PROTETTIVO. MA NON ERAVAMO UNA COPPIA TIPICA. PER ME ERA UNO CHOC QUANDO SMETTEVA DI MANGIARE E DI BERE, NEGLI ULTIMI ANNI, LUI EVITÒ DI DIRMELO. SCIOPERAVA E NON LO SAPEVO" – E POI LA LEGGE SULL'ABORTO, PAPA WOJTYLA, IL RAPPORTO DI PANNELLA CON MIMUN (“GLI ULTIMI GIORNI DI MARCO CI PORTAVA LA SPESA”) E VASCO ROSSI… -
Ilaria Sacchettoni per https://www.corriere.it/sette/ - Estratti
L’inconfondibile capigliatura bianca incurvata verso un sorridente Luca Coscioni. Un unico scatto ritrae due simboli di una politica cucita su diritti ineluttabili eppure dibattuti. Una sola postura intellettiva, quella di Marco Pannella e del suo compagno di partito che, a dispetto della sclerosi laterale amiotrofica, marciò spedito verso solidarietà e affermazione di sé.
La foto (gigante) dei due marca il territorio al civico 64 di via di San Basilio a Roma sede dell’«Associazione Luca Coscioni» dove Mirella Parachini, nata in Belgio nel 1954, ginecologa, compagna storica del leader radicale, si affaccia spesso. Sandali basici e pratico taglio di capelli, Parachini è disponibile a flemmatiche rivelazioni e commenti appuntiti.
Quarantadue anni assieme a «Marco», l’uomo dalle cinquanta Gauloise al giorno, speaker torrenziale e non violento inesauribile, il cui profilo aquilino spicca nella sala universitaria del penitenziario di Rebibbia, difficile da rimpiazzare in epoche attraversate da populismo giudiziario. 
(...) «Marco era la mia famiglia, il grande ombrello di protezione sotto il quale mi sono rifugiata per anni» spiegherà lei, con lessico intimo, nel corso della conversazione. C’è tuttavia un prologo dal quale Pannella è assente ed è l’età della formazione di Parachini, della lenta assimilazione dei grandi temi delle campagne civili non necessariamente radicali ma globali diremmo oggi.
La formazione
Il medico esperto nella faticosa applicazione della legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza fu, inizialmente, una furibonda sostenitrice dell’obiezione di coscienza antimilitarista. «Appena sbarcata al Partito radicale non sapevo cosa volesse dire la parola aborto» confida. «Non era una cosa di cui si parlasse (la legge è del 1978 ed è uno spartiacque, ndr )».
Al contrario da adolescente curiosa presidiava, assieme al fratello Rolando manifestazioni e iniziative dei radicali contro la guerra. 
(...)
E il 5 marzo 1974 anche lei, come Cicciomessere, Adele Faccio, Emma Bonino e altri ancora varcò la porta di casa Pannella, un appartamento in via della Panetteria, dietro Fontana di Trevi. Lei aveva diciannove anni. Lui quarantaquattro. Venticinque anni di differenza che hanno pesato solo una volta e all’incontrario confida Parachini: «Nel ‘96 venni via dalla casa di via della Panetteria. Ero esausta. I ritmi di Marco mi avevano messo alla prova. Rientravo dall’ospedale dove lavoravo e lo trovavo con altri compagni in pieno fermento creativo tra comunicati da diffondere e fax da inviare. E il mio bisogno di riposare? Presi una casa in via Giulia: la prima notte lui venne a dormire da me. L’ho detto: era la mia famiglia».
Il ‘74 dunque. Pannella, già giornalista a Parigi, era rientrato a Roma per dedicarsi alla militanza: «Quando lo conobbi mi si aprì il mondo. Come quando fui incaricata di chiedere a Jean-Paul Sartre un contributo e a Simone De Beauvoir un articolo da pubblicare per il numero zero del nuovo quotidiano radicale Liberazione . Allo stesso modo potevo trovarmi a cenare con Sciascia. Restavo rigorosamente in silenzio ma ascoltavo e ascoltavo. Nel ‘79 Marco gli propose una candidatura, lui chiese: “Quanto tempo ho per riflettere ? E dopo aver fumato una sigaretta rispose: “Sei venuto perché sapevi che la porta era aperta».
Parachini, intanto, faceva le sue scelte. Assistette quasi per caso al suo primo parto con epidurale («Una esperienza bellissima») e ne uscì con convinzioni granitiche: «Mi dissi: è quello che voglio fare». Poi, la vita è piena di compromessi e a Parachini toccherà occuparsi essenzialmente dell’applicazione della legge sulla interruzione volontaria di gravidanza presso uno degli avamposti di maggiore efficienza a Roma, il San Filippo Neri, lasciato qualche anno fa con la pensione. «Prima però vi furono gli anni della pratica all’ospedale di Terracina. Inizialmente, in realtà, ero al consultorio. Poi entrai. Voglio solo dire che quando si sono voluti implementare i servizi a favore della donna è stato. Mi pesa il piagnisteo di molte colleghe sulla mancata applicazione di questa legge così importante. C’è quasi un pregiudizio al contrario. Ricordo un’intervista per una televisione straniera nella quale fui censurata per non aver descritto un’Italia simile alla Polonia...».
Oggi l’associazione Coscioni prosegue la battaglia a sostegno di donne che hanno avuto una diagnosi prenatale infelice e che dunque vorrebbero abortire oltre i termini previsti dalla legge (tra le altre cose hanno lanciato la piattaforma Freedom leaks attraverso la quale è possibile segnalare in forma anonima la propria esperienza) in caso di malformazioni fetali.
Il corpo del leader
Parachini è quella che si definirebbe con termine generico una donna «impegnata», in grado di comprendere una totalizzante dedizione agli ideali. Eppure la fisicità, quasi corporeità della militanza politica di Marco Pannella è stata, a suo dire, compagnia intollerabile. Ci sono modi differenti di utilizzare il proprio corpo in politica. Pannella fu leader generoso nella affermazione dei principi della non violenza e attorno a sé organizzò metodi di lotta estremi e rivoluzionari. Parachini soffriva molto di tutto ciò: «Non avevo margine di trattativa» dice. «Lui era pienamente consapevole di mettere a rischio la propria vita. Io comprendevo però non mi abituavo. 
Ricordo lo sciopero della fame per aumentare le risorse da destinare ai Paesi dell’Africa piegati dalla fame. Una battaglia che, lentamente, lo avvicinò a Papa Woityla. Per quanto mi riguarda era uno choc. Ricordo che tutto si fermava all’improvviso. Avevo i miei impegni ma smettevo di fare quelle piccole cose che, per quanto ininfluenti, mi parevano inappropriate. Perfino andare in palestra sembrava inopportuno». Nel 1985 il mondo tacque per assistere al Live Aid di Usa for Africa la più grande raccolta di fondi a memoria di fans. Due palchi, uno statunitense e l’altro europeo (il celebre Wembley stadium di Londra) proiettarono immagini di Bod Dylan come di Freddie Mercury, di Michael Jackson, Ray Charles, Paul Mc Cartney, Stevie Wonder, Andy Bono più altre star universali. La solidarietà era rock. Pannella anticipò prima e cavalcò poi questa onda di partecipazione. Nessuno, neppure i suoi medici erano in grado di prevedere quanto avrebbe potuto resistere.
In particolare lo sciopero della sete faceva balenare lo spettro di severe complicazioni renali. Parachini sopportava faticosamente: «Quegli scioperi mi hanno toccata anche dal punto di vista medico, assistevo come altri, alcuni dei quali luminari come Alessandro Beretta Anguissola o come Claudio Santini, a quella iniziativa estrema. Venne il momento, negli ultimi anni, in cui Marco evitò di dirmelo. Scioperava e non lo sapevo».
Una relazione resistente e delicata assieme quella tra Marco e Mirella: «Non c’è mai stato un patto matrimoniale preliminare» svela «non eravamo una coppia tipica. Marco ripeteva che il matrimonio fra due persone sarebbe dovuto avvenire alla fine di un percorso assieme anziché all’inizio. Credo avesse ragione».
Oggi lei, che da dieci anni ha un altro compagno, ricorda il suo congedo dall’uomo che rappresentava la sua famiglia appunto: «Ero in ospedale quando Marco morì. Aveva un tumore diffuso. “Ho due tumori” ripeteva lui gradasso» sorride. «Mi telefonarono per dirmelo e io in un momento consolatorio ricordo un abbraccio con la anestesista che era lì. Gli ultimi giorni furono scanditi dal viavai in via della Panetteria. Ricordo Clemente Mimun che ci portava la spesa, le mozzarelle... C’erano incontri. Laura Hart e Matteo Angioli lo accudivano. Venne Vasco Rossi».
Lui e Vasco
Il «Blasco» raccontò poi al Corriere la sua fratellanza con Pannella. «Vuol sempre candidarmi» rivelò «ma io so fare solo il mio di lavoro». Mai entrato nell’elenco dei candidati celebri (Cicciolina, Toni Negri, Leonardo Sciascia) del leader radicale, l’autore di Vita spericolata ha più volte testimoniato il suo affetto nei confronti di Pannella.
Rammarichi? Malinconie? «Mi dispiace per quello che con un eufemismo definirei scarso interesse del nostro tempo ed esecutivo nei confronti delle carceri. E’ difficile pensare che Marco rimarrebbe in silenzio nei confronti di questo ordinario massacro di legalità operato da chi, di fronte ai detenuti, suggerisce di “buttare via la chiave”...».
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lamilanomagazine · 1 year
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Canale 5: sabato 14 ottobre si avrà Speciale TG5 in occasione dell’anniversario degli 80 anni dal rastrellamento del ghetto di Roma.
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Canale 5: sabato 14 ottobre si avrà Speciale TG5 in occasione dell’anniversario degli 80 anni dal rastrellamento del ghetto di Roma. In occasione dell’80esimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma - sabato 14 ottobre, in seconda serata, su Canale 5 -, Speciale TG5 approfondisce questa pagina nera della nostra storia con «Terrore a Roma. Rastrellati e massacrati». Lo speciale della testata diretta da Clemente J. Mimun, a cura di Claudio Fico, firmato da Roberto Olla, vede la partecipazione di storici e testimoni, tra cui Sami Modiano, la senatrice Liliana Segre e il Comandante Generale dei Carabinieri Teo Luzi. Era un sabato quel 16 ottobre 1943: all’alba i nazisti circondarono il ghetto di Roma e cominciarono la razzia. L’obiettivo era cancellare la vita della millenaria comunità ebraica. Kappler, comandante della Gestapo, aveva a disposizione meno di 400 uomini, ma a Roma c’erano migliaia di carabinieri fedeli al re in quanto capo dello Stato. Per attuare la razzia del Ghetto, bisognava eliminarli. Con l’inganno, il 7 ottobre più di 2.000 carabinieri furono catturati e deportati nei lager, dove si ritrovarono rinchiusi insieme a centinaia di migliaia di altri militari italiani, prigionieri a cui i nazisti non applicavano la Convenzione di Ginevra. I carabinieri e i militari che riuscirono a fuggire si riorganizzarono nella Resistenza. Senza più opposizione i nazisti, aiutati dai fascisti, estesero la caccia agli ebrei a tutta la Capitale e a tutta l’Italia occupata. In quello stesso mese di ottobre, i nazisti organizzarono la caccia agli ebrei anche in Danimarca, paese occupato come l’Italia: ma il re Cristiano X, il governo danese e i cittadini riuscirono a salvarli quasi tutti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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stranotizie · 1 year
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Clemente Mimun ha soffiato ieri 70 candeline e per l’occasione si è concesso a un’intervista per il settimanale Chi. “Per lavorare bene devi essere libero, e noi lo siamo. Quando fondammo il Tg5, Silvio Berlusconi ci chiese qualità, ascolti e rispetto per il pubblico. Dovevamo entrare nelle case degli italiani con garbo e gentilezza, utilizzando un linguaggio popolare e senza buttare via inutilmente quattrini. In 31 anni il Tg5 ha avuto solo tre direttori: Enrico Mentana, Carlo Rossella e me. Se provassi a contare quanti direttori ha avuto nello stesso periodo il Tg1 dovrei prendere il pallottoliere. Farò questo lavoro fino a quando me lo chiederanno perché lo faccio bene e volentieri. Non è tempo di lucidare le medaglie. E poi continuerò comunque fino alla fine”. Per la prima volta nella storia da quando esiste il reality, quest’anno Clemente Mimun è stato interpellato anche da Pier Silvio Berlusconi in merito al Grande Fratello. Proprio a lui, l’AD di Mediaset ha chiesto cosa ne pensasse di Cesara Buonamici ipotetica opinionista, ottenendo subito semaforo verde. “L’altra sera stavo vedendo su Iris Il laureato, un film cult, ma alla fine ho scelto Temptation Island. Un programma con un lavoro di montaggio straordinario, che ti fa venire voglia di vedere come va a finire. Come vedo Cesara Buonamici come opinionista del Grande Fratello? Quando Pier Silvio mi ha chiesto cosa ne pensassi, gli ho detto che era un’ottima idea. E poi c’è e ci sarà sintonia fra lei e Alfonso. Ogni volta che Signorini si collegava con lei al Tg5 prima della diretta del GF, le diceva: “Perché non vieni qua?”. Sono sicuro che questa scelta di Pier Silvio avrà successo”. Questa non è la prima volta che Mimun commenta Buonamici al Grande Fratello. Un paio di giorni fa su Twitter ha scritto: “Cesara al GF con Alfonso un grande spariglio televisivo“. Il direttore del Tg5 commenta lo sbarco di Cesara Buonamici al Grande Fratello https://t.co/PzWSY3ZaKu #GFVip #GF — BICCY.IT (@BITCHYFit) July 29, 2023 Fonte
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noisynutcrusade · 1 year
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No access to the sea of ​​Sabaudia from the villa in Mimun: the director of Tg5 beats the Municipality
You can’t go through Villa Mimun. The Tar of Latina rejected the ordinance with which the mayor of Sabaudia last year, Albert Moscow, had ordered the gate to be opened near the Tg5 director’s building, useful for reaching the beach. Yet another stripping of the emergency measures taken over the years in the city of dunes, trying to solve the problem of access to the beach, which is extremely…
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A Clemente Mimun il Microfono d'Oro della Siae
 Una lunga carriera di giornalista e direttore “innovatore”, vissuta a cavallo tra Rai e Fininvest-Mediaset dove fondò il Tg5 che, tra addii e ritorni, ormai dirige ininterrottamente da una quindicina di anni: Clemente Mimun ha ricevuto oggi il Microfono d’Oro, il riconoscimento voluto di recente dalla Siae per premiare l’arte del comunicare.    Lo scorso anno il premio, fortemente voluto dal…
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iltorosiamonoi · 2 years
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Mihajlovic,cresce l'apprensione per le sue condizioni di salute
Mihajlovic,cresce l’apprensione per le sue condizioni di salute
“Forza Sinisa!!”. E’ il tweet del direttore del tg5 Clemente Mimun, che, sui social, ha riacceso la preoccupazione per lo stato di salute di Sinisa Mihajlovic, che da tempo lotta contro una leucemia. Il post ha infatti allarmato i tifosi scatenando una valanga di commenti, tutti a supporto dell’amatissimo ex allenatore del Toro. “Forza Sinisa, non si molla un colpo”, twitta un tifoso. E un altro…
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reconstructionbaby · 2 years
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Cradled to your chest, I hear A dreamlike shanty, a birdsong Will you long for Spring and its scatter of flowers In Suzhou by the water, where the willow weeps?
We may not know where the current Will bring the flower by tomorrow But our reflection in the waters Will never, ever disappear 
Shall I put it in my hair? Shall I lay my lips upon it? You’ve plucked for me a plum blossom In the light of the moon, hazy as if with tears The bell resounds at Hanshan temple
kimi ga mimune ni dakarete kiku wa yume no funa-uta koi no uta mizu no soushuu no hana chiru haru o oshimu ka yanagi ga susurinaku
hana o ukabete nagareru mizu no asu no yuku e wa shiranedomo mizu ni utsushita futari no sugata kietekureru na itsumademo
kami ni kazaro ka kuchidsuke shiyo ka kimi ga taorishi momo no hana namidagumu you na oboro no tsuki ni kane ga narimasu kanzanji
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fffrantisek · 5 years
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albaytshaytan · 2 years
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Mulūk al-Arḍīya (Arabic: ملوك الأرضية "Earthly Kings")
Magicians read in their books about these kings, whose names vary depending on the source. According to one version, they were: Mudhhib ("gilder"), Merra, al-Ahmar ("the red"), Borqan ("the gleaming"), Semhuresh, al-Abyad ("the white") and Mimun ("lucky").
Al-Madhab (المذهب; The Golden One)
Day: Sunday
Planet: The Sun
Angel: Ruqya'il (روقيائيل); Raphael (רפאל)
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Al-Abyad (الابيض; The White One)
Day: Monday
Planet: The Moon
Angel: Jibril (جبريل); Gabriel (גבריאל)
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Al-Ahmar (الاحمر; The Red One)
Day: Tuesday
Planet: Mars
Angel: Samsama'il (سمسمائيل); Samael (סמאל)
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Barqan (بورقان; Two Thunders)
Day: Wednesday
Planet: Mercury
Angel: Mikail (ميكائيل‎); Michael (מיכאל)
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Šamhureš (شمهورش)
Day: Thursday
Planet: Jupiter
Angel: Sarfya'il (صرفيائيل); Zadkiel (צדקיאל)
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Zawba'ah (زوبعة; Cyclone)
Day: Friday
Planet: Venus
Angel: 'Anya'il (عنيائيل); Anael (ענאל)
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Maymun (ميمون; Prosperous/Lucky)
Day: Saturday
Planet: Saturn
Angel: Kasfa'il (كسفيائيل); Cassiel (קפציאל‎)
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Each of these jinn kings has many tribes of jinn subjects to his rule. All the above given names are Arabic -- except for Shamhurish, whose origin is unclear. Shamhurish is considered by some accounts to have been a jinn companion of the Prophet, and some believe he died long ago -- in the early eighteenth century -- and has been replaced by Mutawakkil. 'Abu Murrah' (Father of Bitterness) is a common alias for Iblis. 'Abu al-Harith' (Father of Plowman) is, for reasons lost in antiquity, an old Arabic term for African lion.
Four of the seven jinn kings qualified as 'archdemons', or leaders of infernal hosts: Mudhib, Maimun, Barqan and al-Ahmar. Each of the four archdemons had for his deputy an ifrit, an evil jinni more powerful than a run-of-the-mill shaitan or devil. Mudhib had the ifrit Damriat (or Tamriat), Maimun had Man'iq (or San'iq), Barqan had Wahdelbadj (or Wahdeliadj) and al-Ahmar had Sughal.
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corallorosso · 3 years
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Sciopero generale snobbato dai tg Rai: si privilegia la retorica filogovernativa Ci voleva lo sciopero generale per collocare il Tg1 e il Tg3, testate da poco dirette da due donne, per obiettività informativa addirittura al di sotto sia del Tg2 che del Tg5. Lo sciopero viene relegato dalle due direttrici a notizia secondaria, dopo l’ennesima cronaca infinita su Mario Draghi, virus, pandemia, vaccini e bambini, un tema dal quale l’informazione tutta non riesce ad affrancarsi, schiacciata su di esso al di là delle reali urgenze del racconto giornalistico. Così, il primo sciopero generale dopo molti anni viene relegato nei due principali tiggì Rai nelle pagine interne, snobbato, quasi silenziato da scelte che privilegiano la retorica filogovernativa mainstream. Anche lo spazio riservato ai commenti dei rappresentati politici, ai Salvini, ai Tajani, ai Meloni che ne criticano la convocazione e agli imbarazzi giallorossi che chiosano i servizi sullo sciopero aiutano alla bisogna: si sa, l’ultima parola è quella che conta. Forse mai come in questa circostanza uno sciopero era stato trattato, da molto tempo a questa parte, con tale distratta supponenza dai mezzi d’informazione pubblica. Nemmeno negli anni d’oro del Caimano. Monica Maggioni è quella che silenzia meglio. Al Tg1 delle 13.30 è la quarta notizia nei titoli (depotenziata negli stessi titoli dai distinguo della Cisl e dai quelli dei partiti): arriva solo dopo 15 infiniti minuti di un resoconto dove ci sono Sergio Mattarella e il Papa, Draghi a Bruxelles, i bambini che si vaccinano, i controlli Covid alle frontiere. Nell’edizione delle 20 è quasi del tutto scomparso: fuori dai titoli c’è solo un breve servizio dopo 20 minuti. Non dissimile il Tg3, dove Simona Sala fa concorrenza in peius alla Maggioni: nelle due principali edizioni gli dedica un po’ più di spazio nei servizi, ma l’evento resta assolutamente in secondo piano e non è tra i primi tre titoli di apertura. Insomma, le due neodirettrici si fanno surclassare in fatto di attenzione al mondo del lavoro dai loro colleghi uomini sia al Tg2, dove la notizia è collocata nei titoli al secondo posto dopo l’incontro tra il Papa e Mattarella e nel resoconto giunge dopo quattro minuti, che dal Tg5, dove perfino Mimun fa meglio del duo Maggioni-Sala, addirittura aprendo il Tg5 delle 13 con la piazza sindacale. Per i telegiornali pubblici non è stata una bella pagina di informazione. Giandomenico Crapis
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giancarlonicoli · 1 year
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21 set 2023 17:53
IL PENSIERO FORTE DI GIANNI VATTIMO: “MENTANA HA FATTO DANNI IRRIMEDIABILI. HA DATO RISPETTABILITÀ A UN TG BERLUSCONIANO. MIMUN NON È IN GRADO DI DARE RISPETTABILITÀ A NULLA – UN VOLTAGABBANA? GIULIANO FERRARA PROPONE UNA VISIONE DEL MONDO DOVE È PREVISTO PRENDERE I SOLDI DALLA CIA. È AL DI LÀ DELLA SOPPORTABILITÀ - PER ESSERE DI SINISTRA O SEI UN PROLETARIO SFRUTTATO O HAI QUALCHE ALTRA INCAZZATURA – A ECO NON DANNO IL NOBEL SOLO PERCHÉ LO HANNO GIÀ DATO A DARIO FO – BERTINOTTI HA CONSEGNATO L’ITALIA NELLE MANI DI BERLUSCONI. HO SEMPRE PENSATO: SE SI È FATTO PAGARE È UNA PUTTANA. MA NON SI È FATTO PAGARE, LO HA FATTO GRATIS. QUINDI È UN NINFOMANE - MI VIENE VOGLIA DI ANDARE CON UNA DONNA QUANDO PENSO CHE APPARTENGO ALLA STESSA SCHIERA DI CECCHI PAONE. MOLTI INTELLIGENTI SONO GAY, MA NON TUTTI I GAY SONO INTELLIGENTI...’'
2 Settembre 2004 - Claudio Sabelli Fioretti intervista Gianni Vattimo - Corriere Magazine 
Come filosofo ha sempre avuto successo, ma come politico è incappato in una trombatura colossale. Alle ultime europee si è presentato con i Comunisti Italiani. E non ce l’ha fatta nonostante fosse un deputato uscente. «Adesso mi sento un po’ meglio», si sfoga Gianni Vattimo, 68 anni, l’inventore del «pensiero debole». «Ma ci sono rimasto male. Mi avevano convinto che avrei vinto tranquillamente e avevo fatto una campagna elettorale molto intensa».
Pagata come?
«Smettendo di dare 1.700 euro al mese ai Ds».
L’Europa ti aveva divertito?
«Mica tanto. Ogni volta mi chiedevo: ma che cavolo vado a fare? Era come entrare in un supermercato senza soldi. E si discuteva dell’altezza dei parafanghi delle auto e della lunghezza dei porri».
Ti sei mai addormentato?
«Io sedevo fra Volcic e Veltroni. Quando c’erano le votazioni davamo delle grandi botte sul tavolo per svegliarci a vicenda».
Tempo perso?
«Non sempre. A volte mi eccitavo un po’. Come quando ci occupavamo di Echelon, la rete di spionaggio mondiale».
Echelon esiste?
«È possibile tecnicamente. Quindi esiste».
Anche noi siamo ascoltati dalle grandi orecchie di Echelon?
«Se intercettano tutto è come se non intercettassero niente. Però con i motori di ricerca, le griglie, le parole chiave?».
Se diciamo quattro volte bomba bomba bomba bomba e Bush Bush Bush Bush?
«Domani mattina vengono qua e ci ingabbiano».
Perché i Ds non ti hanno ricandidato?
«Perché avevano da sistemare la presidente della Provincia, Mercedes Bresso. Che mi preferissero Kant l’avrei capito, ma una casalinga…».
Perché è successo?
«Immagina: ho cominciato tre anni fa a dire che D’Alema andava rottamato».
Poi ti sei pentito.
«Pentito? D’Alema andrebbe rottamato e continuo a pensarlo».
Ti meravigli che ti abbiano cacciato?
«Se nei Ds ci sta Franco Debenedetti che scrive cose di una destraggine mostruosa, peggio di Berlusconi, non potevo starci io?».
Con Diliberto risultati scarsi.
«Mi aveva detto che Rizzo mi avrebbe lasciato il seggio. Invece niente».
Rizzo ha battuto perfino Cossutta.
«Rizzo ha fatto una campagna efferata. Quando ho visto che i miei manifesti non venivano affissi ho cominciato a sospettare. Poi ho scoperto che i picchiatori che Rizzo continua a portarsi dietro come eredità della sua carriera precedente li buttavano via».
Ma sei sicuro?
«Quando i miei assistenti hanno iniziato ad attaccare direttamente i manifesti i picchiatori ci hanno telefonato e ci hanno detto: “Ogni manifesto di Vattimo che attaccate direttamente è un setto nasale rotto”. Dovresti vederli. Sono dei bruti».
Con Rizzo ne hai mai parlato?
«No. Lui mi intimidisce un po’ perché politicamente è molto bravo. Andavamo insieme alle trasmissioni televisive. Lui faceva la parte della persona perbene e compassata. Io urlavo e gridavo. Ho dato del figlio di puttana a Cecchi Paone. Gli ho detto che era una cloaca umana».
Ci sei andato leggero.
"Cecchi Paone mi aveva provocato. Aveva detto: “Ma professore di che?”. È stato in quella occasione che ho capito che era gay".
Sorpreso? Proprio tu?
«Mi viene voglia di andare con una donna quando penso che appartengo alla stessa schiera di Cecchi Paone. Molti intelligenti sono gay, ma non tutti i gay sono intelligenti».
Essere gay ti ha danneggiato nella vita?
«No, anzi, mi ha favorito. Nell’estate del 1976 si seppe che ero omosessuale. Nell’autunno la facoltà di Lettere mi elesse preside. Era una facoltà essenzialmente conservatrice, cattolici tranquilli e sinistri conformisti. Hanno eletto un gay per darsi una rinfrescata».
Hai detto che se non fossi stato gay non saresti stato neanche di sinistra?
«Per essere di sinistra o sei un proletario sfruttato o hai qualche altra incazzatura. Se non fossi stato gay avrei probabilmente sposato una ragazza ricca di cui mi ero innamorato. Non sarei mai stato di sinistra: nel senso che sarei rimasto un diessino».
Essere gay non ti ha mai creato problemi, veramente?
«Non è così. Mi sono preso l’ulcera perforata sanguinante. Io non nascondevo niente. Ma non lo dicevo. Ho smesso di soffrirne nel ’68. Il ’68 è stata la rivoluzione. Tutti si svelavano per quello che erano. Oltretutto i ragazzi del movimento erano bellissimi. Nell’estate del ’68 ho conosciuto un ballerino peruviano splendido, divino: appena entrava in un posto tutti cadevano svenuti. Era gentile, simpatico, intelligente. Ma sai come sono i ballerini peruviani?».
Confesso la mia ignoranza.
«Dopo un po’ ti mollano. Allora ho vissuto a lungo con un ragazzo, specialista in letteratura ungherese. Ma è morto di Aids. Per un’altra ventina di anni ho vissuto con un ragazzo che si è beccato un cancro al polmone e in due mesi se ne è andato».
E adesso?
«Sono single e innamorato di un cubista. Un ragazzo simpatico e bellissimo al quale voglio un gran bene, ma ha mille anni meno di me. Posso mettermi a vivere con uno che potrebbe essere mio nipote?».
Raccontami la tua vita.
«Sono nato a Torino 68 anni fa. Padre poliziotto calabrese immigrato, morto di polmonite quando io avevo un anno e mezzo. Feci carriera nell’Azione Cattolica, diventai vicepresidente diocesano. Cattocomunista».
Scuola?
«Gioberti. Ero un capo del movimento studentesco. Mi prendevano in giro perché ero cattolico e perché non andavo al casino».
Lavoro?
«Feci la domanda per impiegarmi alle Assicurazioni Generali ma finii alla Rai. Trasmissioni per ragazzi, programmi culturali… Culturali? Avevamo un consulente che confondeva il Courvoisier con Le Corbusier».
Alla Rai hai conosciuto Umberto Eco e Furio Colombo.
«Li avevo conosciuti prima, nel movimento studentesco cattolico».
Eco e Colombo con i cattolici?
«Certo. Quando ci incontrammo tutti e tre a Gargonza non facevamo altro che cantare vecchie canzoni di quell’epoca. Anche canzonacce reinventate da Eco: “E san Giuseppe non lo sa, che quando passa ride tutta la città”. Roba del genere. “Il paraclito, col suo dito, un pochino lo ha avvilito”».
Eco ti prende spesso in giro.
«Mi dà dell’irrazionalista. Lui è rimasto un tomista. È un filosofo molto tradizionale, per questo va d’accordo con gli americani».
Tu lo accusi di disinteresse antiberlusconiano.
«Eco è uno dei pochi che riconosco più intelligenti di me. Non gli danno il Nobel solo perché lo hanno già dato a Dario Fo. Però è un sornione, si identifica troppo volentieri con la sua figura sociale di mostro sacro, di monumento nazionale. E mi incazzo con lui quando vedo che si mette con quelli di “Libertà e Giustizia”, che è una specie di comitato della Croce Rossa. Signori equilibrati che è difficile vedere scamiciati in piazza san Giovanni a gridare contro Berlusconi».
Con Eco e Colombo hai anche vissuto insieme.
«Tre mesi, come fossimo Hegel, Holderlin e Schelling. Eco, il più ricco, aveva una stanza singola e pagava un po’ di più. Io e Furio avevamo una stanza con due letti».
Che cosa ricordi del ’68?
«Ricordo che ero appena stato lasciato dalla ragazza con la quale credevo di poter stare. Una mia allieva. Sognavo di avere moglie e figli».
Strano sogno per un gay.
«Ancora oggi, se avessi una famiglia, sarei più contento. Era una ricca borghese ed io speravo che i suoi potessero accettare un bisessuale. Invece no».
È anche un problema di fedeltà.
«Se io tradisco mia moglie con un’altra signora capisco, ma se la tradisco con un militare che gliene importa? Aristotele aveva una moglie, dei figli e un amante. Era un mostro?».
Torniamo al ’68.
«Ero già professore. Un anticapitalista romantico convinto di essere molto più a sinistra della sinistra, di tutti quei figli di ricchi che facevano i party con le patatine e intanto parlavano di Marx mentre io ero un vero proletario cacciato anche dalla famiglia ricca della mia pseudo fidanzata».
E quindi?
«Mi beccai di nuovo l’ulcera, finii all’ospedale. Un sacco di tempo libero. Lessi Marcuse e uscii dall’ospedale maoista».
Tu hai frequentato gli Agnelli. Sei amico di Romiti.
«Un’amica comune ci invitava a cena, Gianna Recchi. Io con Romiti mi trovavo bene. È un testone, un destro di natura, ma potrebbe essere il capo di una destra civile, rispettabile. Mi ha tradito con Nando Adornato. E adesso quando sento Adornato parlare a nome di Berlusconi in Parlamento mi cadono le brache».
Parliamo di voltagabbana?
«Certo, di Giuliano Ferrara».
Ma Ferrara, dicono, è uno che ci crede.
«Crede a se stesso. Ed è sfrontatamente autoassolutorio. Quando parla di Machiavelli, della politica che deve essere fatta dagli astuti, crede soprattutto al fatto che non bisogna credere. Propone una visione del mondo dove è previsto prendere i soldi dalla Cia. È al di là della sopportabilità».
E l’adulazione?
«Ce ne sono purtroppo ma nomi non ne faccio. Certe persone, anche di sinistra forte, come Gad Lerner, mi sembrano affascinate dal potere. Molti miei studenti sessantottini avevano nella loro camera il ritratto dell’avvocato Agnelli sul tronetto dorato e non era solo messo lì come obbiettivo per le freccette. Io ricordo sempre un’intervista di Gad a Cesare Romiti. Glielo dissi: “ma il potere ti affascina a tal punto?”. Come quando faceva lo schiavetto di Ferrara ad Otto e mezzo. Lo faceva solo perché lo pagavano bene o per cupidigia di servire?».
Ce l’hai con Lerner?
«Ho il dente avvelenato con Gad perché a causa della sua giudeità sopporta qualunque cretinata americana. E diventa amico di tutta la destra possibile».
Chi non ti piace a sinistra?
«Il peggiore è D’Alema. Il secondo Bertinotti. Poi c’è Violante. Guarda questo ritaglio. Me lo porto sempre appresso. 28 Febbraio 2002. Camera dei deputati. Violante: “L’onorevole Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, nel 1994, quando ci fu il cambio di governo, che non sarebbero state toccate le televisioni”. Capito? Violante si fa bello di aver garantito a Berlusconi la salvezza del suo impero».
Cofferati ti piace?
«Molti di noi speravano che Cofferati prendesse il potere nella sinistra. Un bel colpo di mano, una scossa di tipo movimentista. Gliel’ho anche detto».
E lui?
«Mi ha detto: “Potevo presentarmi candidato alla segreteria del partito, ma D’Alema mi avrebbe fatto a pezzi e il partito è nelle sue mani”. Non ha avuto abbastanza fantasia e audacia per fare un proclama: “io rifondo la sinistra italiana, chi vuole stare con me?”».
Hai suscitato la reazione degli amici di Sofri quando lo invitasti a rifiutare la grazia se fosse arrivata da Berlusconi.
«Mi hanno coperto di ingiurie. Ma io dicevo semplicemente: vuoi la grazia? Chiedila! Ma se pensi che non sia giusto chiederla, perché vuoi accettarla gratis da Berlusconi con l’intercessione di Giuliano Ferrara? Sarebbe il massimo della turpitudine umana. Condivido una cosa che scrisse Rossana Rossanda: “liberatelo, che almeno poi possiamo criticare le sciocchezze che scrive”. Io non leggo quasi più le sue cose sulla Repubblica. Sembra il Papa».
Che cosa pensi degli intellettuali italiani?
«Culo e camicia. Si ritrovano tutti tra di loro. Sono dei culcamicisti. Come quelli che facevano parte del circolo einaudiano. Si consideravano la crema della crema dell’intellighenzia italiana. Mi facevano venire l’orticaria. Superciliosi, presuntuosi, si consideravano dei pontefici. La riunione del mercoledì con Giulio, che palle!».
Gioco della torre. Chi butti giù, Colombo o Eco?
«Sei proprio uno stronzo».
Mica si fanno domande facili, qui.
«Butto Eco. Colombo dirige l’Unità. Si prende responsabilità politiche».
Prodi o Rutelli?
«Butto giù Rutelli. È vuoto pneumatico».
Pera o Buttiglione?
«Butto Pera, è più presuntuoso. Non lo disprezzo. Ha sempre studiato Popper decorosamente. Ma non ha mai esibito un’idea nuova».
Mimun o Mentana?
«Mentana ha fatto danni irrimediabili. Ha dato rispettabilità a un tg berlusconiano. Mimun non è in grado di dare rispettabilità a nulla».
Giorgino o Marzullo?
«Giorgino è un bel ragazzotto. Però sembra uno di quelli arrivati lì per puro caso».
Cofferati o Bertinotti?
«Giù Bertinotti. Ha consegnato l’Italia nelle mani di Berlusconi per questi ultimi cinque anni. Ho sempre pensato: se si è fatto pagare da Berlusconi è una puttana. Ma non si è fatto pagare, lo ha fatto gratis. Quindi è un ninfomane».
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lamilanomagazine · 1 year
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Canale 5: in seconda serata speciale TG5 "Mick 80"
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Canale 5: in seconda serata speciale TG5 "Mick 80". Il settimanale di approfondimento della testata diretta da Clemente Mimun, firmato da Susanna Galeazzi, a cura di Claudio Fico, ripercorre la clamorosa vita artistica e personale di un artista immenso, di un sex-symbol senza età e del fondatore e front-man di una delle più importante band della scena musicale mondiale: i leggendari Rolling Stones. Ribelle-chic - protagonista assoluto di un tempo che non tornerà mai più - Jagger entra da trionfatore nel Club degli 80. Nato a Dartford, nella Contea del Kent, a sud-est di Londra, il 26 luglio 1943, Jagger centra il traguardo degli 80 anni con grande vitalità, dominando il palco e la vita con energia e stile intatti. Dal 2014 fa coppia con Melanie Hamrick (36 anni). Nel 2016 diventa padre per l'ottava volta. Nel 2022, 14 concerti con il Sixty European Tour, organizzati in occasione del 60esimo anniversario di carriera della band. Quest'anno, l'acquista di una casa a Noto, in Sicilia: l'Italia, attualmente, è la seconda patria di Jagger. Aneddoti, dietro le quinte, verità e, soprattutto, un sound rivoluzionario, con album e tour che bruciano ogni record di vendite e incassi, assieme ad una popolarità senza precedenti, con groupies impazzite e capolavori assoluti, che segnano per sempre la storia del pop-rock-blues. Questo è il Sir Michael Philip Jagger al centro dello speciale, che vede la partecipazione di Paolo Giordano, giornalista e storico critico musicale de Il Giornale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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aliprojectarchive · 4 years
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Aristocracy: Sacrifice
Lyrics from Lyric Wikia
Ali Project
Track 12: Sacrifice
Romanji- English
GARASU no sora no shita
kono machi wa gareki no mori
Beneath the glass sky
This city is a forest of ruins...
NEON-iro no yume ga chiru
sokokoko ni musan ni kirei ni
sono aida wo watatte'ku
ima atashi wa anata ni aitai
ikiru tame ni
Neon-colored dreams are scattering
All over the place, tragically yet beautifully...
Crossing over that distance
Now, I want to meet with you...
So that I can keep on living...
chikashitsu ni hisonda
kodomora no me ni wa me wo
My eyes for the eyes
Of the children hidden in the basement...
sabakiau yurushiau
hitori de wa kegare wa nuguezu
sosogitai sasagetai
tada kono mi no akai akai chi wo
ikiru akashi wo
We judge each other, and then forgive each other
But I can't wipe away these impurities by myself...
I want to pour, and I want to sacrifice
Just this body's red, red blood...
To prove that I'm alive...
daraku no rakuen de
keraku wa bitoku no kami
kemono wa niku wo hami
shoujora wa kyomu wo haramu
In this paradise of corruption
Pleasure is a god of virtue...
As beasts feed on flesh
And girls are filled with nothingness...
motto hikari wo
With more light...
chikashitsu ni nemureru
kodomora no ha ni wa ha wo
mihaha no mimune wa
amari ni toosugiru
My teeth for the teeth
Of the children sleeping in the basement...
Their mothers' chests
Are far too distant...
afureru ai no hi wo
samonakuba kedakaki shi wo
GARASU no sora no shita
kono yojuu gareki no mori
With the overflowing flames of love
Or else with my noble death...
Beneath the glass sky
In the center of this world, is a forest of ruins...
Kanji
ガラスの空の下
この都会は瓦礫の森
 ネオン色の夢が散る
其処ここに 無惨に綺麗に
その間を渡ってく
いまあたしは あなたに逢いたい
生きるために
 地下室に潜んだ
子供らの 目には目を
 裁き合う許し合う
ひとりでは 穢れは拭えず
注ぎたい捧げたい
ただこの身の 赤い赤い血を
生きる証を
 堕落の楽園で
快楽は美徳の神
獣は肉体を喰み
少女らは虚無を孕む
 もっと光を
 地下室に眠れる
子供らの 歯には歯を
御母の御胸は
あまりに遠すぎる
 あふれる愛の炎を
さもなくば気高き死を
ガラスの空の下
この世中瓦礫の森
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