Tumgik
#mio dio quanta roba ho scritto
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Musica, Indie, Concerti, Afterhours ed i Miei
Quando avevo quindici anni ho iniziato ad ascoltare la musica indie e la musica alternative, partendo da gruppi stranieri famosi come gli Arctic Monkeys e i The Strokes (oggi probabilmente i miei due gruppi preferiti con i Baustelle) fino ad arrivare alla musica italiana dello stesso genere, i Verdena, gli Afterhours e così via fino ad arrivare a cose sconosciute che adesso faccio fatica a ricordare come La Fame di Camilla, L'Orso (che bello dio mio il loro primo album ne ero veramente innamorato, peccato per dopo) L'Officina della Camomilla ed i Kutso (che conoscevo da prima del loro debutto a San Remo, per la bellissima cover che fecero di De André). Diciamo che fino ai diciannove anni ero fissato col dover scoprire sempre gruppi nuovi, conoscere nuovi dischi ed anche se facevano cagare li consideravo fighi perché non mainstream (e non mi accorgevo nel mentre che l'indie stava diventando mainstream, vedi Lo Stato Sociale e i The Giornalisti che DIO MIO RICORDATE IO NON ESISTO?).
Diciamo che mi sono fatto un numero esagerato di concerti grazie a tutti questi gruppi, ho visto lo stato sociale, brunori sas, the zen circus, i marlene, i verdena due volte e così via: il concerto più bello però fu al PummaRock festival nel 2014 con gli Afterhours e Giorgio Canali, io credo che sia stato uno dei giorni più belli della mia vita per cui ringrazio sempre di essere vivo: ve lo giuro un concerto realmente infinito, una scaletta lunghissima ed io che lacrimavo durante Nuvole Senza Messico. Il concerto fu bellissimo anche per la foto con M. Agnelli ma soprattutto perché ci andai da solo, con due cellulari, senza pullman perché il giorno dopo era festa ed io abito dalla parte opposta della città: io sono al centro, il concerto era a Sant'Antonio Abate e per prendere la metro avevo bisogno di arrivare a Castellammare, quindi mi feci tutta la città a piedi al ritorno con mamma a telefono che voleva uccidermi come giusto che sia.
Mi mancano quei giorni che senza mezzi di trasporto (i miei non guidano, io nemmeno) zaino in spalla facevo scampagnate senza chiedere l'autostop: mi piaceva proprio fare cose simili, oggi le camminate le faccio ancora in solitario ma non hanno distanza abissali.
Il mio entusiasmo è andato perduto col tempo ma ammetto che forse la gioia maggiore che ho ora è la fiducia dei miei che hanno ancora in me: non importa la distanza, si fidano di me e mi lasciano andare anche a piedi dove voglio. Talvolta mi dispiace quando altre persone parlano male dei loro genitori, semplicemente perché io non riesco: non hanno mai avuto peli sulla lingua con me ed io con loro lo stesso: a me viene spontaneo anche parlare di sesso con loro! Sapete Rory e Lorelai? Ecco, una cosa simile (ed io e mamma vediamo Shameless insieme, con tanto di battutine su Fiona e Lip quando scopano ad inizio puntata). Spero solo di diventare un giorno come loro
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Alle persone più importanti della mia vita, io ho associato una canzone. Non sempre gliel’ho detto, non sempre gliel’ho dedicata davvero. Alle volte è solo un ritornello che avevo in testa in un momento condiviso. Il mio migliore amico, ad esempio, per me è Those nights degli Skillet; mio fratello True love di P!nk. Beh ecco, tu non lo sai, ma per te io ho fatto una playlist intera. Ho ritrovato te, noi in troppe canzoni. Non me ne sono neppure accorta, l’ho fatta inconsciamente; senza cercarle, senza sforzarmi. Dapprima erano solamente due (Superclassico e Ferma a guardare), che ho ascoltato a ripetizione per settimane; poi se ne sono aggiunte altre, nuove, che volevo sentire subito dopo quelle. Così, in un battito di ciglia, si è creata una vera e propria raccolta.  E sai, non sono canzoni inglesi, nonostante io ami i testi stranieri, ne cerchi il significato quando mi sfugge e poi le impari a memoria per saperle cantare correttamente. Sono tutte canzoni italiane; di nuovo, è stato probabilmente il mio subconscio ad agire per me, pensando che avresti colto la bellezza e i riferimenti di quei testi solo se li avessi compresi. E visto che tanto non avrò mai modo di dedicartele, ascoltarle con te sottolineando una frase particolare o cantarle assieme, ho deciso che raccoglierò qui le strofe più belle. Ma anche quelle che sono un pugno nello stomaco ogni volta.
Superclassico, Ernia “Ora che fai? Mi hai fregato, così non si era mai sentito. Io dentro la mia testa non ti ho mai invitata. Vorrei scappare che sei bella incasinata... Ma poi ti metti sopra me e mi metti giù di forza, Sembra che balli ad occhi chiusi, sì, sotto alla pioggia. Poi stai zitta improvvisamente... Ti chiedo, «Che ti prende?» Tu mi rispondi, «Niente» Dio, che fastidio.”
Ferma a guardare, Ernia ft. Pinguini Tattici Nucleari “Poi lo facevamo forte, in piedi sulle porte Dici: «Non ti fermare» Però io guardo le altre E so che d'altra parte Non lo puoi perdonare. Sotto il tuo portone tu m'hai chiesto se ci sto A salire ed era solo il primo appuntamento. Nello stesso punto dopo mesi io ti do Dispiaceri e tu mi stai mandando via dicendo «Non mi fare mai più del male. Ora non voglio più parlare Perché non so restare Ferma a guardare Te che scendi giù dalle scale e te ne vai»”
Pastello bianco, Pinguini Tattici Nucleari “Ti chiedo come stai e non me lo dirai, Io con la Coca-Cola, tu con la tisana thai Perché un addio suona troppo serio E allora ti dirò bye bye. Seduti dentro un bar poi si litigherà Per ogni cosa, pure per il conto da pagare. Lo sai mi mancherà, na-na-na-na.”
Ridere, Pinguini Tattici Nucleari “E non ho voglia di cambiarmi, Uscire a socializzare... Questa stasera voglio essere una nave in fondo al mare. Sei stata come Tiger: Non mi mancava niente E poi dentro m'hai distrutto Perché mi sono accorto che mi mancava tutto. Però tu fammi una promessa Che un giorno quando sarai persa Ripenserai ogni tanto a cosa siamo stati noi.”
Nonono, Pinguini Tattici Nucleari “E spettinata resti qua Perché la più grande libertà È quella che ti tiene in catene. I pugni in faccia che mi dai Li conservo nell'anima Accanto a tutti i "ti voglio bene". Ieri mi sono svegliato (no, no, no) Erano circa le tre. Quando il telefono non ha squillato, Io l'ho capito che eri te. Hai detto: «Impara a vivere da solo» (No, no, no) Ma solo ci sapevo stare. La mia solitudine era un mondo magico Che io ti volevo mostrare.”
L’odore del sesso, Ligabue “Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose, Si fa un po' meno presto a convincersi che sia così. Io non so se è proprio amore Faccio ancora confusione. So che sei la più brava a non andarsene via. Forse ti ricordi... ero roba tua. Non va più via L'odore del sesso, che hai addosso. Si attacca qui All'amore che posso, che io posso... E ci siamo mischiati la pelle, le anime e le ossa Ed appena finito ognuno ha ripreso le sue. Tu che dentro sei perfetta Mentre io mi vado stretto. Tu che sei la più brava a rimanere, Maria, Forse ti ricordi, sono roba tua.”
Andrà tutto bene, 883 “Io e te chi l'avrebbe mai detto. Io che avevo giurato che non avrei fatto Mai più il mio errore di prendere e via Buttarmi subito a capofitto In un'altra storia impazzire per la gloria, Io no. Mi spiace ho già dato E l'ho pagato. Però sta di fatto che adesso son seduto con te In un'auto a dirti all'orecchio che Andrà tutto bene non può succedere Niente di male mai a due come noi.”
Ad occhi chiusi, Marco Mengoni “Da quando ci sei tu Non sento neanche i piccoli dolori. Ed oggi non penso più A quanto ho camminato per trovarti. Resto solo adesso, mentre sorridi e te ne vai Quanta forza che mi hai dato non lo sai e spiegarlo non è facile. Anche se non puoi tu sorridimi; Sono pochi, sai, i miracoli Riconoscerei le tue mani in un istante. Ti vedo ad occhi chiusi e sai perché Fra miliardi di persone ad occhi chiusi hai scelto me.” Sai che, Marco Mengoni “Eravamo davvero felici con poco, Non aveva importanza né come né il luogo. Senza fare i giganti E giurarsi per sempre... Ma in un modo o in un altro Sperarlo nel mentre.” Sembro matto, Max Pezzali “Il tempo si ferma quando siamo assieme Perché è con te che io mi sento bene. Voglio quei pomeriggi sul divano In cui mi stringevi e respiravi piano. Ho perso te e la mia armatura di vibranio. Sembro strano... Sembro matto, matto. Come un tornado hai scompigliato tutto, Mentre dormivo lì tranquillo a letto Hai fatto il botto, dopo l'impatto.” La paura che, Tiziano Ferro “La lacerante distanza Tra fiducia e illudersi È una porta aperta E una che non sa chiudersi. E sbaglierà le parole Ma ti dirà ciò che vuole. C'è differenza tra amare Ed ogni sua dipendenza. "Ti chiamo se posso" O "Non riesco a stare senza". Soffrendo di un amore raro Che più lo vivo e meno imparo. Ricorderò la paura che Che bagnava i miei occhi Ma dimenticarti non era possibile e Ricorderai la paura che Ho sperato provassi, provandola io Che tutto veloce nasca e veloce finisca.”
Vivendo adesso, Francesco Renga “A te che cerchi di capire E che provi a respirare aria nuova. E non sai bene dove sei. E non ti importa anche se in fondo lo sai che ti manca qualcosa. Amami ora come mai, Tanto non lo dirai. È un segreto tra di noi. Tu ed io in questa stanza d'albergo A dirci che stiamo solo vivendo adesso.”
Duemila volte, Marco Mengoni “Vorrei provare a disegnare la tua faccia Ma è come togliere una spada da una roccia. Vorrei provare ad abitare nei tuoi occhi Per poi sognare finchè siamo stanchi. Vorrei trovare l'alba dentro questo letto, Quando torniamo alle sei, mi guardi e mi dici che Vuoi un'altra sigaretta, una vita perfetta Che vuoi la mia maglietta. Che vuoi la mia maglietta. Ho bisogno di perderti, per venirti a cercare Altre duemila volte, Anche se ora sei distante. Ho bisogno di perdonarti, per poterti toccare Anche una sola notte.”
Ma stasera, Marco Mengoni “Senza di te nei locali la notte io non mi diverto. A casa c'è sempre un sacco di gente ma sembra un deserto. Tu ci hai provato a cercarmi persino negli occhi di un altro, Ma resti qui con me.”
Dove si vola, Marco Mengoni “Cosa mi aspetto da te? Cosa ti aspetti da me? Cosa sarà ora di noi? Cosa faremo domani? Potremmo andarcene via, dimenticarci Oppure giocarci il cuore, rischiare. Fammi respirare ancora, Portami dove si vola, Dove non si cade mai. Lasciami lo spazio e il tempo E cerca di capirmi dentro. Dimmi ogni momento che ci sei. Che ci sei, che ci sei.”
Venere e Marte, Marco Mengoni “Certe storie brilleranno sempre ed altre le dimenticherai. Ci sono cose che una volta che le hai perse poi non tornano mai. E se già ti dico porta le tue cose da me Non dirmi è troppo presto perché Io ti prometto che staremo insieme, senza cadere, E ogni mio giorno ti appartiene. Ti prometto che inganneremo anche gli anni Come polvere di stelle filanti. E sarà scritto in ogni testo Che niente può cambiare tutto questo. Incancellabile... ogni volta che mi guardi. Posso farti mille promesse o ingoiarle come compresse E mandare giù queste parole senza neanche sentirne il sapore. Questo mondo da soli non è un granché; sì ma neanche in due. Però con te è un po' meno buio anche quando il cielo è coperto di nuvole. E aspettavi smettesse di piovere, ma sei rimasta tutto il giorno, Io speravo piovesse più forte perché è bello riaverti qui intorno. Certe storie diventano polvere, non ti resta nemmeno un ricordo. Altre invece nonostante il tempo ti restano addosso.”
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Quando voglio sentirmi vivo metto le mani sopra questa tastiera e non le stacco finché non crollo
Come un pugile sul ring, se scrivi e lo fai sul serio, non dovresti mai dire cose inutili o rileggere due volte quello che scrivi, devi colpire in faccia l’avversario, ogni volta che puoi. ogni riga deve essere un colpo tirato sul corpo dell’ abisso, delle giornate infinite e noiose, senza una parola di commozione o epicità.
Sono cresciuto in un appartamento minuscolo, due camere da letto, un bagno, una cucina e un soggiorno, per cinque persone. Non era minuscolo per me, ma per le esigenze di mia madre, che credeva che il giocare dei bambini fosse una precisa strategia per disturbarla nel suo importantissimo lavoro. Mia madre è una filologa, una di quelli che sa l’origine delle parole di una lingua e può ricostruire una cultura dalle origini, perché la lingua è il codice culturale di un popolo ( il che la dice lunga su chi usa XD, xkè etc.). Lei insegna in un Liceo Classico circondata da persone meno formate di lei, che non la sopportano. Praticamente ha un contratto a tempo indeterminato in un inferno in cui nessuno sa apprezzarla o meno perché nessuno ne capisce le competenze. Una morta in vita, in pratica. Questa cosa l’ha sempre spinta a trovare versioni difficili e programmi articolati e complessi per i suoi studenti, per fargli sempre fronteggiare sfide più difficili. Ecco, mia madre è sempre stata un ottimo insegnante. A due mesi di vita mia nonna, quando mi teneva mentre i miei lavoravano, trovava strani lividi tra le mie cosce, roba che non doveva esserci. Mi immagino che tipo a due mesi di vita mentre gli altri bambini vengono cambiati normalmente sopra la lavatrice io vengo preso a schiaffi e rimbalzo come una pallina da tennis, perché magari non apro bene le gambe per farmi pulire il culetto . Questa cosa è andata avanti per anni. Mia madre pretendeva che ogni giorno ci facessimo il bagno in vasca, che non solo è estremamente dispendioso  livello di bolletta, e noi non eravamo ricchi, ma pretendeva che durasse un’ora, così lei poteva avere i suoi momenti di pace.Anni dopo scoprii che scriveva mail a gente, col alcuni gli piaceva anche civettare, maledetta frustrata del cazzo. Il mio lavoro oggi è occuparmi di social media, e dio solo sa quanto avrei voluto saperne di programmazione, fatto sta che quando ero piccolo se mia madre mi trovava nel BIOS del computer mi intombolava di botte perché non sapendo, lei, cosa fosse avrei potuto fare dei danni, così nel dubbio mi menava, e io ho scoperto C++ a 24 anni. Ho scritto il mio diario sullo stato di avanzamento della mia scoliosi sulle  note di sistema di  Windows, mentre mia madre ha backuppato e salvato le mail che aveva su 7 computer diversi, obbligando tutti i familiari a non leggerle, a parole non con un file criptato ( all’ epoca creare un file criptato bastava scegliere l’opzione e inserire la password desiderata, non come oggi). Ma mia madre parla con la stampante dicendole a parole di  continuare a stampare anche quando è inceppata, quindi direi che è alquanto normale. 
Immaginate per un attimo il corpo di una donna di 32 anni abbattersi con tutta la sua forza su un corpo di 8 anni, la sproporzione è enorme, io che ci lavoro con quel bambini, che mi basta una mano per tenerli in braccio mi sorprendo di quanta frustrazione, rabbia e forza doveva esserci per trattarci come bestie in cattività. Ho desiderato infinite volte di suicidarmi. A 5 anni pero picchiato a scuola perché ero “ lo sfigato”, quello “diverso” ( quello con la mamma più puttana di tutti ahhahaha =)) . Mi ricordo che d’estate, finita la scuola avevo le gambe viola, un pò ne avevo prese dai compagni e un po’ dai miei genitori.
Per anni io e mia sorella abbiamo fatto la vasca ba bagno, e in quell’ora giocavamo buttando acqua per terra, e mia madre puntualmente arrivava credendo che l’acqua sarebbe potuta arrivare al piano di sotto. Essendo un bagno isolato con le piastrelle ci sarebbero voluti tra i 24 e i 32 litri d’acqua per fare in modo che essa penetrasse all’appartamento sottostante, ho fatto fare i conti ad un ingegnere ( un ragazzo al quarto anno di ingegneria una domenica pomeriggio al parco, ma credo valga lo stesso). Inutile dire che noi ne gettavamo solo un paio e che nonostante tutto ogni giorno venivamo picchiati sulla carne cruda per quella colpa, e un paio di volte anche col il bastone, nudi, messi al muro per aver bagnato per l’ennesima volta per terra, legna sui genitali nudi, senza difese, eravamo bambini.
Questo è successo ogni giorno della mia vita dai 2 mesi di vita ai 16 anni, finché non ho picchiato mia madre, in un giorno che la luce era andata via e lei aveva deciso di picchiarmi perché la luce è andata via. Non potete capire quanto sia naturale vendicarsi del carnefice, è come  pisciare la mattina presto con la vescica gonfia, una cosa che il corpo fa da sè perché lo sente giusto. Tenete conto che sono la stessa persona che cura i bambini, e li abbraccia anche se mi fanno male oppure mi mandano ai matti, ma loro si sono sempre trovati bene con me e io ho sempre sentito un feeling positivo da loro verso di e viceversa, perché non c’era nulla di innaturale in quel rapporto, anche se si trattava di trattenere un DSA che corre con un estintore in giro per la scuola.
La dose extra di botte arrivava poi : sotto Natale, perché la preparazione della casa stressava la mamma, quando giocavano troppo rumorosamente in camera da letto, quando non mettevamo a posto i nostri giochi, quando si andava a fare compere la domenica, quando c’era qualcosa che non andava  e mia mamma mi veniva a prendere a scuola. Mi viene ora in mente il mio catechista, che giustamente diceva “ se vivi 5 giorni a settimana per star bene solo 2 sei un coglione perché stai perdendo la parte più grossa della tua vita” . Mia madre era capace di vivere in immersione 7 giorni su 7, senza provare a cambiare una virgola della sua vita, ma ripetendosi “ per me è perfetta così”.
Anche mio madre mi picchiava, più forte quando qualcosa non andava. In genere mi pisciavo addosso perché mio padre faceva veramente male. Da piccolo ho rubato le chiavi dell’ asilo nido, ho truffato mia sorella per comprare un giocattolo, mentivi spudoratamente per i miei interessi. Homo homini lupus, non ero più forte dei miei genitori, dovevo fregarli in un altro modo. 
dedicato ad una amica, che spero trovi la forza di uscirne meglio di come ne sono uscito io. Putroppo in Italia ci sono più istruzioni su come si monta la lavatrice che su come si gestiscono i figli, grazie alla chiesa cattolica che fa credere che la famiglia tradizionale che loro intendono sia la perfezione in assoluto. Non è così: la gente fa schifo, ho conosciuto migliaia di genitori in vita mia e solo una parte è davvero eccellente, la maggior parte è mediocre, e una minima parte è come i miei genitori,  che amo definire “ frustrati amanti dei campi di concentramento, tanto da desiderare di ricrearli in casa “. Questa situazione di ignoranza e tolleranza della mediocrità genitoriale, insieme al condizioni di lavoro migliori nelle pregresse generazioni rispetto alle nuove, un potere immenso rispetto ai figli, che non hanno più potere contrattuale. Non bisogna militare solo per il riconoscimento del movimento LGBT ma anche per la totale distruzione dei valori tradizionali che legano la libera persona al potere della famiglia, quando la famiglia non ha autorità morale per applicare questo tipo di sottomissione.
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mellowkidpenguin · 7 years
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Ho chiuso la porta alle mie spalle piano piano come faccio quando torno a casa e presto attenzione a non svegliare qualcuno che sta dormendo. Ho fatto un piccolo giro d'ispezione attorno al tavolo scorrendo lo sguardo in lungo e in largo per vedere più o meno che roba ci fosse: Interessante dai. Mi sono seduta ad ascoltare il silenzio. Di rimpetto a me c'era Sant'Agostino e L'ordine dei templari, forse la Bibbia e altro, alle mie spalle tutto il peso della filosofia mediterranea che mi attendeva. Era freddo, non che esistano biblioteche calde. Ho guardato fuori, con calma zen e le mani rintanate nelle tasche, la luce che trapassando la finestra colpiva il muro vicino allo scurolo. Mi sentivo su Marte, su Giove, su un qualsiasi altro pianeta eccetto la Terra. Il salice appoggiato al muro, con i suoi rami sembrava quasi volesse sfondare i vetri per avere un po' di compagnia. Era mogio e ricurvo su sé, piegato da tanti anni di sopportazione, ma le foglie erano sempre di quel verde chiaro e luminoso, elegantemente accartocciate; le piante più finemente tristi che conosca. Mi sono alzata per conquistare lo spazio, ho accesso lo scaldino che c'era vicino al tavolo, anche se ho fortemente dubitato funzionasse a qualcosa se non a spendere fondi comunali inutilmente. Chissà chi le compra le stufette per i comuni. In ogni caso mi sono alzata dalla sedia ed ho cominciato da un lato a scorrere minuziosamente ogni titolo di ogni scaffale sperando di trovarlo o che lui si facesse notare. Penso che un libro sia lì perché DEVO trovarlo e inevitabilmente sarà così perché lo vuole il destino. E così è stato anche in quel caso. Inizialmente ho preso tre o quattro libri, uno di Platone, uno di Jung e l'altro mi ha colpito così tanto da non ricordarmi nemmeno il titolo. Comunque dopo averli sfogliati un po' per una mezz'oretta mi alzo per cercarne un altro e boom, so che è lui. Totalmente bianco all'esterno, l'anno di pubblicazione -datato, devo dire-, forse l'autore l'ho giá sentito rammentare, in qualche intervista o documentario o da altri scrittori o sono quei personaggi che "NON PUOI NON CONOSCERE TIZIO" ed allora non lo posso non conoscere per forza. Paul Goodman: la gioventù assurda. Assurdo il tempo in cui vive(va), non propriamente assurda. Inizio a leggere la nota dell'autore, sempre buona accortezza. Penso che per cogliere davvero il senso di un libro sia esaustiva solo la spiegazione di chi l'ha scritto, senza nemmeno bisogno di leggerlo. Voglio dire, un'interpretazione migliore della sua chi altro potrebbe darla? È come parlarci a tu per tu di fronte a un caffè -corretto- Già alle prime righe so che se lo conoscessi (anzi, lo avessi conosciuto, ma facciamo finta sia vivo) sarebbe il mio compagno di banco, sarebbe sicuramente mio amico uno che scrive 'ste cose qua' . E quando leggendo percepisci di cavalcare la stessa onda dell'autore non c'è niente che ti schiodi dal continuare a leggere ancora ed ancora. Tutte le passioni nascono più o meno così. C'è una frase che vedo ancora davanti a me mentre sottolineo quelle quattro righe con un lapis sperando di attrarre l'attenzione di un futuro lettore su: "queste sono le circostanze in cui la gente si adatta ad un sistema perché «non ci sono più alternative». E quando non si può pensare a nulla di più praticamente realizzabile, si finisce per non pensare più affatto". Ho alzato lo sguardo e mi sentivo un po' illuminata da Dio. È la sensazione che si ha quando qualcuno esprime quello che pensi senza bisogno di aggiungere altro, non ti resta che piangere dalla gioia per non essere il solo su questo pianeta -o su Marte o su Giove- a pensare ciò. Continuando a tenere lo sguardo alzato verso il fuori -salice annesso - ho pensato "Era qua per me come chissà quante altre parole, quanta arte, quante persone da incontrare, esistono al mondo e che ancora non conosco. Devo conoscere, non posso perdermi niente".
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