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mawi-tn · 5 days
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Aeternum Madame Petravera 3.0: La Batteria di Pentole Ideale per la Cucina Moderna
Introduzione alla linea Aeternum Madame Petravera 3.0
La Aeternum Madame Petravera 3.0 è una batteria di pentole studiata per offrire prestazioni semiprofessionali in cucina, con un design elegante e funzionale. Composta da 8 pezzi, questa collezione è perfetta per chi cerca una soluzione completa e versatile. Ogni elemento è progettato per garantire una cottura uniforme ed efficiente, specialmente sui piani a induzione.
Caratteristiche Principali della Batteria Aeternum Madame Petravera
1. Composizione della Batteria: 8 Pezzi Essenziali
La batteria Aeternum Madame Petravera 3.0 include:
Padelle di varie dimensioni, ideali per friggere e saltare gli alimenti.
Casseruole per preparazioni più complesse come sughi e stufati.
Tegame per la cottura di piatti al forno o su fornelli.
Coperchi abbinati, che consentono di sigillare il calore e preservare l'umidità.
Questi elementi permettono di coprire tutte le esigenze culinarie quotidiane, con versatilità e praticità.
2. Tecnologia Full Induction: Efficienza Energetica e Cottura Uniforme
Uno dei punti di forza della linea è la tecnologia Full Induction, che offre diversi vantaggi:
Riduzione dei tempi di cottura: grazie alla distribuzione uniforme del calore su tutta la superficie del fondo.
Risparmio energetico: il fondo speciale riduce il consumo di energia proporzionalmente, assicurando un impatto minore sull’ambiente e sui costi.
Compatibilità totale con piani a induzione: questa batteria è pensata per sfruttare al massimo i benefici della cottura a induzione.
I Materiali della Linea Aeternum Madame Petravera
1. Rivestimento Petravera: Resistenza e Durabilità
Il rivestimento Petravera offre una serie di vantaggi che lo rendono perfetto per l'uso quotidi
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libero-de-mente · 7 months
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Burofobia
Credo di soffrirne.
Lo percepisco appena mi consegnano dei moduli da compilare.
Ora sono seduto, ho due moduli pieni di pagine da compilare, il panico si è impossessato di me.
Metto in dubbio tutto.
Anche se ad alcune domande bisogna rispondere facendo una semplice x nella casella appropriata.
Se ho tre caselle faccio tre X, una un po' più visibile e le altre due appena tratteggiate. In modo da poter dire "Eh ma guardi che ho barrato anche l'altra risposta sa?!". Indeciso del cacchio!
Alla domanda "dati del compilante" mi sorgono dei dubbi atavici: chi sono io? Perché esisto? E se non fossi ciò che credo di essere?
Al quesito "motivo della richiesta" ho scritto: bella domanda, me lo chiedo anche io. Ma per motivo s'intende quello musicale, motivazionale o come stato d'animo?
Alla sezione "autocertificazione" non so con quale, delle mie numerose personalità, devo compilare una dichiarazione che, ai sensi dell'art. 46 D.P.R.28 dicembre 2000 n. 445, potrebbe portarmi a una punizione come da codice penale e delle leggi speciali in materia. Sudo dalla fronte.
Trovo in ogni domanda più risposte, sembra che la Sfinge in persona abbia compilato questi maledetti moduli di richiesta.
Prendiamo per esempio "Composizione del nucleo familiare", cosa dovrei scrivere? Devo compilare la sezione ragionando col cervello o usando il cuore? E se volessi scrivere un altro nome al posto di uno dei componenti?
Metti che mi sia invaghito nelle ultime ore. Quale nome inserire?
Dicono che al cuor non si comanda, ma dicono anche che la ragione conta. Che poi, leggendo bene, non ho il suo Codice Fiscale. Come reagirà se le mandassi un messaggio chiedendoglielo? "Ciao è da un po' che ti seguo, vorrei chiederti... il tuo C.F.". Andrà a finire che mi bloccherà, dandomi del maniaco.
Arrivo alla sezione del luogo di residenza. Vorrei scrivere Avalon e non un comune della provincia bergamasca. Accidenti. Il codice di avviamento postale di Avalon chi lo conosce?
Scorrendo le pagine leggo "dichiara" ed "esprime il consenso", ma se io volessi solamente annuire un po' col capo? Senza neanche tanta convinzione? "Accetta", uh che parolone e che violenza.
La firma chiara e leggibile. O una o l'altra santo cielo. Ho una firma fatta arzigogolata e piena di curve armoniche. Mi ci sono voluti mesi di pratica per crearla. Ma se la vogliono leggibile la scrivo in stampatello, eh?!
Per sicurezza ho fatto delle scansioni ai moduli da compilare, e ne compilerò altri cambiando le risposte e le x nei riquadri, un po' come quando giocavo la schedina: una la compilavo con la ragione, una con la speranza e una ad mentulam canis.
Una volta feci tredici, giuro.
Quando consegnerò i modelli debitamente compilati li metterò in buste diverse con dei numeri.
"Buongiorno devo consegnare i moduli che ho compilato, sceglia la busta numero uno, la due o la tre?".
Vorrei vivere senza burocrazia, con modelli su cui scrivere risposte semplici a domande ancora più semplici.
Perché non fanno moduli per neurodivergenti?
"Modello da compilare:
Fa come ti pare, sarà bellissimo comunque.
Grazie."
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designmiss · 9 years
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Dune, poltrone componibili ispirate dal deserto https://www.design-miss.com/dune-poltrone-componibili-ispirate-dal-deserto/ Un sistema di #poltronecomponibili per creare il proprio angolo di relax
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justinempire · 2 years
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(Justin Empire) Elastic Moduli 
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deathshallbenomore · 2 years
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@ tizio che “potrei parlare della politica di sicurezza e difesa comune e dei tentativi di sviluppo di un esercito europeo ai ragazzini delle scuole” ma hai presente com’è fattə un* diciassettenne?
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fashionbooksmilano · 2 years
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Vestire la casa
Tricia Guild
Mondadori, Milano 2009, 208 pagine, 24x29,5 cm., ISBN  9788837068509
euro 25,00
email if you want to buy :[email protected]
Tricia Guild è conosciuta per l'originalità delle sue collezioni di stoffe e carte da parati e per la straordinaria capacità nell'uso del colore e delle fantasie nella decorazione di interni. La sua ispirazione nasce dai tessuti, dalle tecniche, dai motivi e dai moduli ornamentali di ogni parte del mondo e di ogni epoca storica - il broccato e il damasco dell'Estremo Oriente, la tradizione dell'illustrazione botanica e della pittura floreale, gli scozzesi, i rigati e i quadrettati del Nord Europa, i vivaci stampati etnici dell'India e dell'America centrale, le decorazioni figurate delle porcellane cinesi ed europee, le audaci fantasie astratte e geometriche della pittura contemporanea. Oggi l'interesse per la decorazione ha raggiunto un vasto pubblico. Dopo interi decenni dominati dal minimalismo, il colore è tornato prepotentemente alla ribalta tanto nei tessuti quanto nella carta da parati. Fra i maggiori designer a livello mondiale, Tricia Guild sa interpretare con maestria questa tendenza. Scegliere motivi tradizionali e reinterpretarli in chiave moderna, elaborare usi sorprendentemente contemporanei di tecniche dimenticate come la stampa a floccaggio, rivisitare motivi decorativi osservati nei molti viaggi in ogni parte del mondo, dall'Italia all'India: tutto questo fa parte del suo modo di intendere il lavoro. Il libro offre a tutti spunti e idee per valorizzare la propria casa.
12/10/22
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editorialstaff2020 · 1 year
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Ad ogni installazione il suo modulo fv: Risen Energy aiuta ad orientarsi
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Quando si progetta un impianto fotovoltaico sia che si tratti di una piccola installazione residenziale, che di un impianto su scala commerciale -industriale o di una grande centrale su scala utility, è importante che tutti i componenti lavori in perfetta sinergia. Come non sbagliare? Lo spiega Jerzy Rudnicki, Senior Product Manager di Risen Energy in un editoriale pubblicato su Rinnovabili.it. La prima questione da considerare, scrive Rudnicki, è cosa influisce sulla resa di un impianto fotovoltaico. Sia i fattori esterni, come le condizioni meteorologiche, il posizionamento e il collegamento dei pannelli, l’ombreggiamento, lo sporco, l’affidabilità dell’inverter ecc. che quelli relativi ai moduli stessi. In questo secondo caso è necessario fare attenzione a 4 criteri, i cui valori possono essere facilmente reperiti nelle schede di catalogo disponibili: l’efficienza del modulo, l’efficienza del retro (fattore bifacciale) nel caso di pannelli bifacciali, il coefficiente di temperatura e la perdita di efficienza. Ma non solo.
Perché non è consigliabile utilizzare moduli fotovoltaici ad alta potenza in installazioni residenziali?
Iniziamo con un’installazione su tetto residenziale. I moderni moduli per micro installazioni sono di dimensioni relativamente ridotte e relativamente leggeri. Ad esempio, il modulo Risen RSM40-8-410M (410 W) pesa 21 kg e, se posizionato verticalmente a terra, è alto al massimo quanto il suo installatore (175 cm). Tali parametri faciliteranno l’installazione su tetti dalle forme limitate e spesso complicate (si pensi alle pendenze e all’ombreggiatura). Un modulo grande non solo sarà più difficile da spostare fino al tetto, ma avrà anche opzioni di montaggio limitate (ad esempio, opzioni di montaggio orizzontali limitate).
Un altro problema è la compatibilità con l’inverter. I moduli di grandi dimensioni hanno spesso parametri di corrente aumentati, adattati agli inverter su scala utility. Il realtà tali pannelli possono essere collegati a un piccolo inverter domestico e funzionerà nella maggior parte dei casi. Sfortunatamente, l’efficienza di tale installazione, specialmente nelle giornate di sole, sarà limitata e senza alcun ritorno per gli utenti.
Perché non utilizzare moduli fotovoltaici a bassa potenza per installazioni commerciali e su larga scala?
A parte il fatto che spesso i moduli delle piccole installazioni sono monofacciali – quindi, in pratica perderemmo il potenziale vantaggio del retro dei bifacciali – il loro utilizzo in grandi progetti aumenterebbe inutilmente i costi indirettamente legati ad essi. Stiamo parlando di cavi, lavori di sterro o persino strutture di supporto.
Quali sono queste spese extra?
E’ necessario osservare la topologia di un tipico impianto fotovoltaico. I moduli fotovoltaici sono collegati in serie in stringhe e queste sono solitamente collegate direttamente all’inverter. Una struttura residenziale avrà una di queste stringhe, al massimo due. Una commerciale ne avrà molti. Per questo motivo, ottimizzandone i costi, si cercherà di progettare stringhe con il maggior numero possibile di moduli, in modo che, a parità di potenza totale dell’impianto, il numero delle prime sia il più basso possibile. Ogni stringa è collegata singolarmente all’inverter. Aumentando le sue dimensioni a scapito della sue quantità, otterrai un risparmio. La dimensione massima della stringa dipende dai parametri di tensione dei moduli stessi, dove il limite è la tensione massima consentita dell’inverter sul lato CC.
Facendo i calcoli, possiamo vedere che per realizzare un impianto ad esempio con una potenza di 4 MW, utilizzando i moduli delle piccole installazioni precedentemente menzionati, RSM40-8-410M con una potenza di 410 W, dovremmo costruire 295 stringhe con una dimensione massima (33 moduli per stringa). Utilizzando i moduli più diffusi con una potenza superiore di 550W e tecnologia delle celle M10 (182mm), ridurremo efficacemente il numero minimo di stringhe, raggiungendo anche i 4 MW di potenza installata.
Un’ulteriore analisi mostra allo stesso modo il vantaggio dei moduli con celle G12 grandi (210 mm) rispetto alle M10 più piccole. Ebbene, i moduli con tecnologia G12, aventi la stessa potenza, ma una corrente più alta e una tensione più bassa, ridurranno nuovamente il numero necessario di stringhe.
L’ultimo elemento è aggiungere al confronto un modulo di tipo N ad alta efficienza con tecnologia ad eterogiunzione (HJT), ad esempio il modello RSM110-8-575-BHDG, G12 con una potenza di 575W. Qui otteniamo un numero di stringhe simile a quello del caso precedente, ma poiché siamo di fronte ad una notevole differenza di efficienza a favore dell’HJT, a parità di potenza di progetto, nel caso di moduli HJT occuperemo circa il 4,35% di terreno in meno. E, grazie a questo, risparmieremo su cavi, lavori di sterro e costruzione.
Link: https://www.rinnovabili.it/energia/fotovoltaico/adattamento-moduli-fotovoltaici-tipo-installazione
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zzkt · 2 years
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"The Quest to Find Rectangles in a Square"
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ilpianistasultetto · 10 months
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C'È BISOGNO DI MERAVIGLIA
Credo ci sia bisogno di meraviglia, non intendo quella della natura, dei paesaggi incantevoli, tramonti affascinanti, cieli stellati e aurore boreali, che pur rallegrano l'anima ma più semplicemente di gesti quotidiani che conciliano con la serenità dell'essere umano.
C'è bisogno di meraviglia nell'empatia tra le persone, ritrovare quella fiducia che abbiamo perso. Comprendere le lacrime dei bambini, degli anziani fragili, dei giovani silenziosi, facoltà che sono proprie dell'essere umano. Ci stiamo abituando a parlare con voci automatiche, riempire moduli digitali che mortificano l'esistenza, abbiamo affidato agli algoritmi il ruolo di comprendere le nostre esigenze, come mangiare cibo preconfezionato all'uso immediato.
Il peggio che ci può capitare è una solitudine forzata, l'apatia nei gesti quotidiani, come la rassegnazione che ci prende quando tutto sembra o debba ricominciare daccapo e la soluzione non è mai a portata di mano.
Si corre verso l'intelligenza artificiale come richiamati da una luce stupefacente che promette un futuro brillante. Noi e i nostri dati, elaborati in sintesi veloci da algoritmi senz'anima e vomitate da milioni di piccoli monitor e tutto sarà a portata di mano, ma tutto in poche mani, tutto quello che aspetti ti arriverà sul cellulare, magari con un drone che piove dal cielo, da un'auto teleguidata, tutto deciso e definito nella totale assenza dell'umanità, noi usati solo come cliente finale, un numero ad uso e consumo per le prossime multinazionali.
Ma che meraviglia questo futuro che non mi meraviglia per niente, niente che possa somigliare ad un essere umano che ti guarda negli occhi e ti chiede: "come stai?"
@ilpianistasultetto
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spettriedemoni · 1 year
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Solo un cane
Lo scorso inverno ho deciso di prendere un cane.
Sono andato al canile comunale, che a Milano sta in via Corelli.
Per arrivarci bisogna passare davanti al centro di detenzione dei migranti, che è lì accanto.
Banale quanto inevitabile notare che persone e cani sono tenuti in cattività così simili e vicine. Peraltro, entrambi privi di alcuna colpa.
Amen.
Al canile di Milano sono molto seri, non è che vai lì e prendi il cane. Devi compilare moduli, sottoporti a interviste, indagini psicologiche, diverse visite perché possano decidere qual è il cane che va bene per te, o meglio il contrario.
Dopo la terza visita mi hanno fatto scegliere tra due. Ho scelto il più anziano, per solidarietà anagrafica.
Poi ho dovuto, giustamente, fare altre sei o sette visite per familiarizzare con lui, il cane dico.
Ogni volta passavo davanti al carcere per migranti. Ma questo si è già detto.
Ogni volta poi passavo tra le gabbie dei cani, a cui lì non manca nulla di concreto ma stanno tutto il giorno in gabbia da soli.
Il problema è la solitudine, mi spiegavano i ragazzi del canile. I cani, come gli esseri umani, hanno l'affettività alla base della loro piramide dei bisogni, al pari di cibo e acqua. Ma al canile, con più di 200 cani da curare, su quella cosa possono farci poco.
Dopo un po' di settimane mi hanno dato il cane, finalmente. La solitudine per lui era finita.
Ho chiesto, uscendo, se potevo avere informazioni sulla sua vita precedente, sui sette anni che gli avevano imbiancato il muso da bastardo. Mi hanno detto solo che stava al canile da qualche mese, che il proprietario precedente era morto, ma niente di più perché c'è la privacy.
Il cane e io, dopo, abbiamo fatto il nostro normale percorso di amicizia - e chi ha avuto un cane ne conosce l'assoluta bellezza. Ma io non ero ancora formalmente il suo padrone, c'è un periodo di solo affido, per essere sicuri che l'adozione funzioni.
Ha funzionato, quindi un po' di tempo fa mi è arrivata la carta del passaggio di proprietà. E c'era su scritto il nome del padrone precedente. Fine della privacy. Qui, chiamiamolo T.
Vado al pc e lo googlo, per innata curiosità.
Trovo solo due cose.
Una è la sua pagina Facebook abbandonata. Ma non abbandonata perché era morto, proprio abbandonata da sempre. L'aveva aperta nel 2017, zero "amici" e non ci aveva postato neanche una parola. Solo tre foto: del cane, il mio cane, quando era giovane e il muso era ancora tutto nero. Una era in montagna, il cane pareva contento.
Mi ha fatto piacere.
L'altra cosa che ho trovato su di lui, googlando, era una pagina recente della Gazzetta Ufficiale in cui si affidava a un tal avvocato la ricerca di suoi familiari, per "eredità giacente".
C'era anche la data di nascita di T., sulla Gazzetta Ufficiale, e la residenza a Milano (che buffo, stava vicino alla radio dove lavoro adesso) e il codice fiscale. Scopro così che siamo quasi coetanei, anzi lo eravamo.
Faccio il giornalista, per eccesso di curiosità.
E così telefono all'avvocato che deve gestire "l'eredità giacente". È gentile, mi spiega che lui non conosceva il defunto e che dalle indagini per trovare eredi non sta cavando un ragno dal buco: non risultava aver alcun parente, il vecchio padrone del mio cane. Né aveva fatto testamento.
Un giorno, uscendo dalla radio, per via della consueta curiosità decido di passare dalla casa dove abitava il mio cane.
Mi presento alla portinaia.
Gentilissima - e commossa quando le dico che il cane ora sta con me e sta bene.
T., mi dice, viveva per lui, anche perché non aveva nessuno.
Non lavorava: viveva o sopravviveva grazie all'eredità dei genitori, ma faceva esistenza modesta.
Non aveva amici, nessuno, dice la portinaia.
Usciva tutti i giorni a pascolare il cane, e basta.
È morto in casa, da solo, l'estate scorsa.
Cioè, non era proprio da solo: c'era anche il mio cane.
Dopo un po' di giorni che non lo vedeva uscire col cane, la portinaia è salita a bussare.
Ha risposto solo il cane, con un disperato guaito.
Lei allora ha chiamato la polizia.
Hanno sfondato la porta. T. era disteso accanto al letto con una confezione di medicine in mano.
Il cane tremava come una foglia, mi ha detto. Lei gli ha dato da bere e da mangiare, lui ha solo bevuto.
Poi lo hanno portato al canile.
Fine.
Già.
Il problema è la solitudine. La questione dell'affettività, che è alla base della piramide dei bisogni.
(Alessandro Gilioli)
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bmasiac · 8 months
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Franco Anselmi
IG frrrankkky_art
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designmiss · 10 years
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Arredare le stanze con le pareti multiuso https://www.design-miss.com/arredare-stanze-pareti-multiuso/ Pratiche, versatili e #salva-spazio, le #pareti multiuso sono la soluzione ideale per #arredare ambienti piccoli senza rinunciare a stile e funzionalità…
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ross-nekochan · 3 months
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Resoconto della prima settimana del nuovo lavoro.
Sono stanchissima e non so bene il perché. Forse è perché è tutto un insieme di abitudini nuove, forse perché fa pure un sacco di caldo, però alzarmi la mattina sempre alle 6:40 è stata una botta in fronte più delle settimane precedenti.
È stata dura abituarsi a tutto nuovo: il vecchio ufficio era la mia seconda casa, sentivo tutto parzialmente mio e, sebbene sapessi che staccarsi da quei comfort sarebbe stata dura, viverlo è stato pure più pesante del previsto. È una cazzata, lo so pure io, ma ora abituarsi al caffè e ai caffellate acquosi dei konbini è tosta, oltre allo sbatti di doverci andare e pagare pure per quella mezza merda. Sto pensando di portare qualcosa da casa perché io non sono il tipo da fare ste spese stupide che a fine mese un poco si sentono; questa settimana è stata di rodaggio e di indulgenza, non a caso ho mangiato pure un po' più del solito nonostante sia un periodo in cui non mi vedo particolarmente bene. Avevo fatto un minicut prima di andare in India che non era nemmeno andato troppo bene a livello di kg persi, poi ovviamente ho ripreso qualcosa perché figurati se in viaggio mi metto a fare la dieta, poi tra preciclo e ciclo la bilancia non l'ho voluta vedere nemmeno col binocolo, finito il ciclo mi sono sentita un poco più me stessa e ora questa settimana nuovamente gonfia come un pallone e quindi più mi sento gonfia più mangio per disperazione (non fa una piega proprio). In verità sto pensando di farmi seguire da qualcuno da Settembre perché dopo 2 (diciamo 3) anni mi sono un po' stufata di fare quasi tutto da sola, però dato che ovviamente pagherei un PT in Italia dovrei pagare in euro e, data la situazione disastrosa dello yen, parte di me è un po' restia - pure perché è da tempo che voglio pure cominciare la psicoterapia, perché anche là sia altri soldi sia altri euro e quindi boh che palle sto paese di merda, uno già rischia la povertà con uno stipendio normale poi ci si mettono pure le politiche economiche di merda.
Il lavoro in sé per sé non mi dice niente, quasi mi fa schifo (come quello vecchio) e questa è stata l'ennesima conferma che a me i lavori d'ufficio fanno proprio cacare. Non hanno proprio senso e mentre stiamo tutti cacati per l'IA, io non mi capacito di come tutti sti processi non siano stati ancora automatizzati: cioè spiegatemi il senso di dover compilare decine di moduli al giorno A MANO e di controllare se le info scritte in documenti diversi siano giusti. Sono sicura che l'IA lo saprebbe fare pure meglio, però eccoci qua a perdere tempo per qualche spicciolo. Il problema è che non sono nemmeno una sognatrice e seppure vorrei fare lavori meno monotoni e fighi, voglio pure i soldi, per cui almeno per il momento, mi tengo il lavoro d'ufficio bello stretto finché dura. Il lavoro vecchio mi manca perché ormai sapevo quasi fare tutto, però come mi ripeto da sola e come mi ha detto la mia amica "alla fine hai cambiato SOLO per i benefit", ed è vero, quindi pensiamo che ho avrò più ferie e smart (sebbene ancora devo capire come funziona perché a quanto pare non danno lo smart in giorni fissi ma li richiedi tu ogni tanto) e non ci pensiamo più.
Un'altra cosa buona è che il livello di giapponese che devo usare adesso mi pare più alto (oltre a dover usare ancora meno l'inglese). Sarà pure che è pieno di termini nuovi (ormai quelli del vecchio lavoro li avevo imparati quasi tutti), ma mi sento più in difficoltà (ed è una cosa buona perché significa che ho solo margine per migliorare). Problema grosso sono le telefonate: mai stata amante nemmeno in Italia, figuriamoci a parlare al telefono in una lingua non tua e con persone che ti parlano a manetta in maniera inutilmente cerimoniosa (e tu devi esserlo altrettanto)... spero non mi dicano mai di cominciare a rispondere perché penso che mi ci vorranno tantissimi mesi per sentirmi pienamente in grado.
Una cosa di cui sono contenta è che, dopo un anno, scrivere mail in keigo non è più un problema. A volte sono così fiera delle mail che scrivo che faccio le foto e le invio alle mie amiche (con cui non faccio che bestemmiare questo popolo per queste inutili cerimoniosità). In più a volte quando parlo mi escono parole che nemmeno ricordavo di sapere e mi sento in grado di affrontare la maggior parte delle situazioni quotidiane senza troppe preoccupazioni (andare al comune, visite mediche ecc) anche se non capisco tutto, in qualche modo si fa. Insomma, il motivo per cui sono venuta era principalmente questo e sono felice di star migliorando. Certamente avere attorno continuamente persone straniere che parlano letteralmente come fossero native è deprimente, però oh, loro sono qui da anni e anni, per me questo è il secondo anno in totale e anche se lo studio dal 2014 si sa che non è la stessa cosa che vivere la lingua tutti i giorni.
Questa domenica ho il test per la certificazione linguistica di giapponese livello N2 (il secondo più alto), ma già so che non passerò per la seconda volta perché oggettivamente non ho studiato molto e nelle ultime settimane non ho proprio aperto libro. Ho speso altri 7000¥ a vuoto e pazienza...
Nella metà di Agosto a quanto pare ci sarà una settimana intera di festa per l'Obon (la festa dei morti) e non mi pare vero. È dal 7 maggio che lavoro senza sosta e sono oggettivamente molto stanca. Manca un altro mese quindi non possiamo far altro che farlo passare. Madonna bella.
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justinempire · 2 years
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mezzopieno-news · 10 months
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ARRIVA IL PRIMO IMPIANTO ALGOVOLTAICO IN ITALIA
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A Portici, in provincia di Napoli, è nato il primo impianto algovoltaico in Italia, un sistema integrato in grado di produrre energia elettrica fotovoltaica e microalghe.
Le alghe crescono in una soluzione acquosa che scorre all’interno di fotobioreattori, tubi trasparenti collocati sotto ai moduli fotovoltaici collegati tra loro in una serpentina in cui circola il fluido in maniera costante. Grazie alla fotosintesi innescata dall’energia solare, le microalghe crescono all’interno della soluzione, assorbendo l’anidride carbonica e riproducendosi, fino a quando non raggiungono uno stato di maturazione tale da poter essere raccolte. Il loro impiego poi è utile per l’uso farmaceutico, cosmetico e alimentare.
L’impianto installato presso il Centro Ricerche ENEA, consente una produzione annua di una potenza di 7 kWp e circa 30 chilogrammi di alghe per ogni modulo della superficie di 40 mq. “I vantaggi dell’approccio adottato sono molteplici. Innanzitutto, le alghe consentono di sfruttare l’energia proveniente dal sole meglio delle colture tradizionali poiché hanno una maggiore efficienza fotosintetica. Inoltre, hanno elevato valore ambientale in quanto consumano anidride carbonica trasformandola in biomassa tramite fotosintesi e rilasciando ossigeno puro in atmosfera. Non ultimi gli aspetti pratici, come il fatto che la soluzione tecnologica sviluppata ben si presta anche a interventi di ‘retrofit’ di impianti fotovoltaici esistenti” spiega Carmine Cancro, ricercatore del laboratorio ENEA di Smart grid e reti energetiche presso il Centro Ricerche di Portici.
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Fonte: Ente nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile; foto di Laker
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VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
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magpieddd · 5 months
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Se non trovo altri 6 crediti che mi integrino popcultural milestones my uccido, uno dei moduli è intitolato "this is the skin of a killer bella". Chi non vorrebbe fare un corso del genere
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