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#mulinelli da feeder
elbafishingblog · 3 years
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La canna e il mulinello da legering
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Le principali tipologie di canne da legering e feeder. Quale canna scegliere, con quale mulinello abbinarla. Caratteristiche dei quiver tip.
Per quanto detto nell'introduzione alla pesca a legering ed escludendo pertanto le discipline specialistiche di pesca a fondo, la canna da legering è del tipo ad innesti, di varia lunghezza (misurata in piedi), azione, casting e dotata di un numero variabile di vette (quiver tip) a diversa sensibilità (di solito misurata in once, oz). Orientarsi può non essere semplice se non si conoscono le differenze e non si ha ben chiaro l’ambito di utilizzo. Lo scopo di questo articolo è quello di fornire un quadro generale che possa fornire un supporto alla scelta evitando, per chi si avvicina a questa disciplina, gli errori più comuni. Canna e mulinello devono poi, al di là delle specifiche, anche rispondere alle preferenze individuali o alle necessità particolari. Ne viene che il quadro inevitabilmente tende ad essere più complesso rispetto a quello mostrato, con attrezzature che sebbene qui siano indicate come ottimali per un determinato approccio vengano poi utilizzate anche in altri. Non è però il caso di rendere il discorso più noioso di quanto già non rischi di essere. Per adesso partiamo dalle basi.
Caratteristiche generali
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Nove piedi (9 ft): Sono le canne più corte (9 ft sono circa 2,74 m) in due pezzi con sezioni della stessa lunghezza. Sottili, leggerissime, studiate per la pesca a corta distanza (dai margini a massimo 25 metri) in acque ferme o con corrente molto lenta. Per lo più si tratta di canne destinate alle acque commerciali e comunque utilizzabili in spot con riva bassa. L’azione è generalmente parabolica o progressiva-parabolica. Le vette in dotazione posso avere sensibilità diverse a seconda dei modelli con un range solitamente tra 0.75 e 2 oz. Il casting non sarà mai elevato in quanto la loro funzione è quella di lanciare con precisione a corta distanza e si attesta mediamente sui max 40 grammi. Si abbinano a mulinelli di taglia 3000 e a lenze madri massimo di 8 lb.
Dieci piedi (10 ft): Leggermente più lunghe (circa 3 m) come si può immaginare non differiscono moltissimo dalle precedenti risultando un po’ più “allround” per la pesca in acque commerciali o naturali con le medesime caratteristiche viste prima. Sempre dedicate ad una pesca non gravosa, sulla medio-corta distanza (diciamo massimo 40 metri) e con un casting leggermente superiore.
Undici piedi (11ft): Con i loro 3,35 m iniziano ad essere canne meno specifiche e con un ambito di usabilità più vasto, specie per chi pesca in acque naturali. Si tratta delle classiche canne da light legering/feeder con un casting massimo intorno ai 50-60 grammi, da utilizzare per lanci non oltre i 50 m e validissime anche per la pesca marginale. I tip vanno tra 1 e 2 oz e anche queste si abbinano a mulinelli di taglia 3000 o 4000 a bobina non troppo grande con lenze madri non superiori alle 8 lb. L’azione è progressiva o progressiva-parabolica.
Dodici piedi (12 ft): In questa misura (circa 3,68 m) la scelta è molto ampia. Vi si collocano canne in tre sezioni da legering/feeder leggero e medio-leggero come canne decisamente potenti dal casting elevato. Si sceglie una dodici piedi quando si ipotizza di dover operare su distanze di lancio che possono giungere fino anche a 60-70 m. Ma non è solo questione di distanza. Una canna più lunga consente di affrontare spot con riva più alta, correnti più impegnative (modelli strong e medium-strong) e di poter gestire pesci di taglia quando sia necessario non farli avvicinare troppo presto ai margini. Il mulinello più adatto è quello di taglia 4000 che viene caricato con un filo massimo di 8 lb nel legering/feeder medio-leggero e fino a 10 lb in quello pesante. Troviamo infatti, come accennato, canne 12 ft con casting ridotto (massimo 50-70 grammi) e vette nel range 1-2 oz e canne con casting elevato (anche 150 gr) dotate di vette fino a 3-4 oz. Sono canne ad azione progressiva benché in quelle da legering medio-leggero la curva sia decisamente più morbida. Ma non potrebbe essere altrimenti.
Tredici piedi (13 ft): Siamo alla soglia dei quattro metri di lunghezza, ovviamente in tre sezioni ed un ambito di utilizzo che va dal legering medio a quello pesante. Parliamo di canne con casting da 90 grammi fino anche a 150 e talvolta di modelli con anelli maggiorati da long casting (superiore ai 70 m). L’abbinamento è con mulinelli di taglia 4000 per i modelli da casting medio e 5000 per quelli da long casting. Si tratta di canne da ambienti naturali come grandi fiumi, correnti talvolta impegnative e particolarmente adatte anche alla pesca in mare. Canne che tuttavia (modelli medium abbinati alla vetta più sensibile in dotazione) rendono molto bene anche in acque ferme sulla media distanza.
Quattordici piedi (14 ft): Con i loro 4.27 m di lunghezza sono canne in tre sezioni esclusivamente da long casting da abbinare a mulinelli di taglia 5000 con lenze madri fino a 10 lb. Le vette vanno dalle 2 alle 5 oz a seconda dei modelli e presentano anelli di maggior diametro. Il casting è elevato è l’azione progressiva. Si tratta di canne destinate ad uno specifico settore, quello del legering/feeder estremo.
I quiver tip
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Le vette sono in relazione al modello di canna ed ogni canna ha a disposizione 2-3 vette di diversa sensibilità e talvolta materiale. Le vette in carbonio sono più rigide e reattive di quelle in fibra che al contrario risultano assai più flessibili. Le vette in fibra tendono quindi a evidenziare maggiormente le mangiate benché non possano essere prodotte al di sotto di una certa misura. Ne viene che i quiver da 0.5 e 0.75 oz sono comunque in carbonio. La fibra viene utilizzata nel range 1 e 2 oz (nello stesso range esistono comunque anche in carbonio), dalle 3 oz in poi le vette sono tutte in carbonio.
0.5 oz: Le vette da mezza oncia sono molto sottili e sensibilissime. Si tratta di quiver destinati ad una pesca ultra-light, sulla corta distanza, in acqua ferma, a pesci dalla mangiata estremamente delicata.
1 oz: Sono le vette più utilizzate nel legering/feeder leggero, con piombi o pasturatori di massimo 30 grammi in acqua ferma o molto lenta. Molto sensibili ma chiaramente più resistenti delle precedenti.
2 oz: Vette da legering/feeder medio-leggero e pesca a medio-lunga distanza con buona resistenza a correnti moderate. La sensibilità è dunque leggermente ridotta ma sono ancora in grado di registrare mangiate abbastanza delicate.
3 oz: Vette da legering/feeder medio, piombi e pasturatori di peso fino a 70 grammi, sensibilità ancor più ridotta ma maggior resistenza ad incurvarsi in corrente.
4 oz, 5 oz: Vette molto rigide da corrente sostenuta e da pesca a lunga distanza. Molto poco sensibili. Sono destinate al feeder estremo.
Quale attrezzatura scegliere
Tornando ancora all'introduzione, considerando di praticare la pesca in acque naturali e in mare ed escludendo gli approcci che si collocano agli estremi (troppo particolari e specifici), le canne più utili sono quelle tra gli 11 ed i 13 piedi. I mulinelli da abbinare i 3000/4000 ed il filo da utilizzare come lenza madre massimo 8 lb  (parlando di diametri da uno 0.18 ad uno 0.22 circa). Uno 0.18 consente lanci precisi anche con pesi ridotti ed è indicato nel legering leggero da praticare con canne da 11 ft e mulinelli 3000. Uno 0.22 si imbobina sui 4000 associati a canne da 12 ft da legering medio-leggero e 13 ft da legering medio o medio-pesante. Su queste ultime si può prendere in considerazione uno shock leader dello 0.25 (raramente 0.28) in casi particolari. Per chi inizia e non prevede di avere più di una canna ma di pescare comunque in spot diversi e con approcci differenti il mio consiglio è di prendere una 12 ft da legering medio (casting massimo 90 gr) con quiver di 1, 2 e 3 once. L’abbinamento è, come già detto, con un mulinello 4000 caricato con lo 0.20-0.22.
Nylon e trecciato
Il trecciato è una sorta di novità nel legering. Ormai lo si utilizza da diversi anni ma non fa parte della storia di questa disciplina sebbene lo stia diventando. Le sue caratteristiche, principalmente la pressoché totale assenza di elasticità, lo rendono una soluzione nel campo della pesca a lunga distanza grazie ai diametri ridotti (che favoriscono i lanci lunghi) e la capacità di trasmettere rapidamente le mangiate. Nella pesca a corta e media distanza è tuttavia assolutamente da evitare in quanto non porta particolari vantaggi e, anzi, risulta svantaggioso in quanto non ha capacità ammortizzante e quindi tutto grava sull’elasticità della canna, la sola in grado di ridurre la tensione a livello terminale. Il problema può essere parzialmente risolto con l’inserimento di settori elastici in montatura o lunghi leader in nylon ma, va ripetuto, è inutile complicare il setup se non si intende pescare in long range.
Una tabella per iniziare
Se tutti questi numeri avessero creato confusione provo ad aiutarvi con una tabella che riassume un po’ quanto ci siamo detti fino ad ora prendendo in considerazione i vari aspetti.
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La tabella non può essere comprensiva di tutti gli approcci e accorgimenti, ma ci da un’idea generale. In condizioni di acqua ferma o molto lenta e in assenza di vento si punta generalmente sulla sensibilità dato che i movimenti del quiver non subiscono influenze esterne e vengono determinati esclusivamente dalle mangiate dei pesci. A seconda della distanza di pesca e del tipo di spot si sceglie quindi la canna (11, 12 o 13 ft) ed il quiver non supera le 2 oz. Quando le condizioni si fanno più impegnative (vento, corrente, distanza) è necessario optare per canne più potenti e quiver nell’intervallo 2-3 oz. Vi ricordo la nostra pagina Facebook, un punto di incontro ed uno spazio in cui è possibile confrontarsi su tutti questi argomenti. Se qualcosa non è chiaro lasciate un commento oppure inviateci un messaggio. La riposta è garantita nel più breve tempo possibile.
Testo e Foto: Franco Checchi
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elbafishingblog · 6 years
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Pesca a feeder in mare (terza parte)
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Non esiste un mulinello specifico per il feeder, piuttosto esiste un mulinello adatto al feeder. Le caratteristiche sono quelle di ogni buon attrezzo come la robustezza, la leggerezza, l’affidabilità della frizione, dell’archetto, del guidafilo e degli ingranaggi. Non occorre spendere una fortuna, anche in questo caso, ma neanche orientarsi sui modelli troppo economici. Il feeder è una pesca dinamica, caratterizzata da lanci e recuperi abbastanza frequenti, in alcuni casi di pasturatori pesanti e voluminosi, talvolta (nei bassi corsi fluviali e nelle foci) in presenza di corrente. Senza contare poi il pesce di taglia, che in mare si fa sentire. Occorre scegliere tra i prodotti di marca individuando i “buoni” mulinelli di fascia media che a fronte di un prezzo non elevatissimo (parliamo indicativamente di un range tra i cinquanta ed i cento euro o poco più) si rivelano comunque in grado di rispondere adeguatamente alle varie sollecitazioni. Lasciate da parte la cosmetica o l’elevato numero di cuscinetti e badate alla sostanza.
Principali caratteristiche
Un buon mulinello di fascia media presenta alcune caratteristiche. In primo luogo la manovella deve essere in alluminio, quindi escludete subito quelli che non ce l’hanno. Di cuscinetti ne bastano 3+1 in acciaio inossidabile. Il materiale del corpo deve essere in grafite robusta e rigida, che non tenda a flettere nel punto di attacco (tra gambo e piede) determinando oscillazioni sotto sforzo. La bobina sarà in alluminio forgiata a freddo e non prendete in considerazione quella di riserva (solitamente in grafite nei modelli un po’ più economici). Di bobine in realtà ve ne basta una ed averne una in più in materiale composito non serve altro che a velocizzare l’imbobinamento della principale, cosa che potete fare tranquillamente anche senza.
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Considerate che le bobine in alluminio costano dai venti euro in su quindi è facile che le aziende per mantenere basso il prezzo di un buon attrezzo ne forniscano soltanto una. Il rapporto di recupero migliore è, a mio avviso, intorno a 5:1 (cinque giri del rotore per giro di manovella). Trovo quelli più veloci (intorno a 6:1) più faticosi benché ultimamente diversi modelli da feeder siano orientati verso questi rapporti. I modelli a frizione anteriore in genere costano di più di quelli a frizione posteriore ma se vi trovate meglio, per abitudine, con i secondi non c’è motivo di cambiare sebbene i primi siano generalmente più affidabili. Fate caso piuttosto all’antiritorno, che su alcuni Shimano non c’è per motivi tecnici e costruttivi. Non è fondamentale se non lo utilizzate, ma in caso contrario rifletteteci bene. Un tabella riassuntiva:
Manovella Alluminio Cuscinetti 3+1 in acciaio inossidabile (minimo) Corpo Grafite extrarigida Bobina Alluminio forgiato a freddo Rapporto di recupero 5:1 Frizione Anteriore (preferibilmente)
Taglie
Come abbiano già detto nella parte introduttiva la taglia del mulinello deve essere rapportata alla canna e al tipo di pesca. Dato che abbiamo consigliato una 13 piedi medium-heavy il mulinello ideale sarà un 4000, ammettendo un range 3000-4500 in considerazione del fatto che la taglia dice poco se non rapportata alla marca e al modello. Se il rapporto che abbiamo scelto è di 5:1 la bobina deve essere larga così da consentire un recupero veloce oltre a favorire la fuoriuscita del filo durante il lancio.
Manutenzione
In un numero della rivista abbiamo approfondito questo argomento e il consiglio è di farvi riferimento. Come per tutte le attrezzature, comunque, una corretta manutenzione prolunga la vita dei mulinelli e ne permette il perfetto funzionamento nel tempo.  Particolare cura va dedicata ai modelli di fascia media che possono mancare di caratteristiche presenti su quelli di gamma superiore che limitano il contatto di numerose parti con gli agenti atmosferici o che gli conferiscono particolare resistenza.
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Limitiamoci a pochi interventi, semplici, periodici e più o meno frequenti. Sciacquare velocemente con acqua tiepida (frizione chiusa al massimo) ed asciugare molto bene un mulinello dedicato alla pesca in mare è fondamentale per evitare deposizioni di sale e ossidazioni. Se vi sono residui di sabbia, pastura o sporco si può utilizzare dell’aria compressa per rimuoverli più efficacemente. Ogni tot pescate lubrifichiamo le parti metalliche più esposte (rullino guidafilo, viti, snodo della manovella) con della vasellina tecnica e distribuiamo sulla faccia interna ed esterna della bobina del silicone spray. La frequenza dipende dall’uso e dalle condizioni che ci troviamo ad affrontare. Di solito questo basta ad evitare problemi.
Aggiornamento: 25 luglio 2018 Testo e foto: Franco Checchi
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elbafishingblog · 3 years
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La pesca a legering in mare (prima parte)
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Introduzione al legering e al feeder fishing in mare. Canne, mulinelli e generalità sulla tecnica di pesca in ambiente marino.
Dopo la panoramica sul legering (vedi articoli precedenti) in questa serie di articoli approfondiamo il tema della pesca in mare. Come vuole il percorso che abbiamo deciso di intraprendere non entreremo troppo nello specifico cercando di fornire le basi per una corretta interpretazione di quello che scriveremo più avanti. Questo lungo articolo non si limita a riassumere e sostituire quanto pubblicato in precedenza (avevamo già dedicato al feeder in mare un nutrito numero di post) ma lo integra con contenuti più recenti ed un punto di vista forse più rigoroso. Una revisione il cui scopo è quello di fornirvi sempre contenuti aggiornati.
Le canne
Se si intende praticare il vero legering, quello classico, non ci sono differenze tra mare e acqua dolce. Alcune canne sono messe sul mercato con indicazioni specifiche, prevalentemente per quanto riguarda la resistenza alla salsedine di alcuni componenti (anelli in primis) ma è solo questione di cura. Pesco in mare da anni con le stesse canne con cui pesco in fiume e vi assicuro che sono come nuove. Dunque sfatiamo il mito che per pescare a legering/feeder in mare sono necessarie attrezzature particolari. Le canne vanno con il tipo di approccio e non con il tipo di acqua. Se poi intendete non averne cura il discorso è diverso, ma lasciatemi dire che siete partiti già con il piede sbagliato.
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Una canna da feeder ha solitamente due o più vettini (quiver tip) di diversa sensibilità.
Oggi le canne da legering/feeder sono le quiver rods, canne ad innesti dotate di più vettini in fibra o in carbonio pieno detti quiver tip. Se non vi fosse chiaro di cosa si tratta vi invito ancora a leggere gli articoli precedenti. Non confondiamo, perché siamo in mare, le tecniche di pesca. Se pescate dalla spiaggia con il mare mosso fate surfcasting, se pescate in condizioni simili dalla scogliera fate rock fishing, sempre dalla spiaggia in condizioni di calma potreste fare del beach ledgering o in porto ed in altri spot una generica pesca a fondo (PAF). Il legering classico (di origine anglosassone) e il feeder sono discipline ben delineate e con un rapporto praticamente costate con la pasturazione. Per praticarle come si deve servono canne da legering/feeder e non è previsto riadattare attrezzi specifici per altre tecniche. Non spenderò una parola di più, alle caratteristiche generali è già stato dedicato un articolo intero. Mi limito ad indicare un range che è quello delle canne che vanno da 11 a 13 piedi del tipo che va da light a strong a seconda che si intenda praticare un legering leggero su corta distanza o uno più impegnativo sul medio-lungo raggio.
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Vettini in carbonio pieno (a sinistra) e in fibra (a destra).
La pesca a legering in mare è essenzialmente una pesca in acqua ferma, intendendo cioè che si è in assenza di una corrente chiaramente individuabile e con le caratteristiche di quella che si trova spesso in fiume e nel tratto di foce. Sono tollerate ovviamente un certo grado (ridotto) di onda, una minima turbolenza o una debole corrente di fondo ma, in generale, si può parlare di “calma”. Trattandosi di una disciplina che punta molto su precisione e sensibilità non è adatta a mare formato e forti turbolenze che da un lato comprometterebbero la lettura delle mangiate sul quiver e dall'altro impedirebbero di pasturare e presentare l’esca in pastura come si deve. Torniamo così al discorso di prima e pescare a legering/feeder non è equivalente a pescare a fondo con un pasturatore. In quest’ottica la scelta della canna in mare è dettata da esigenze un po’ diverse. In condizioni di calma (premessa fondamentale) opteremo per canne più corte e leggere (11-12 ft di tipo light e medium-light con vette in fibra o carbonio pieno di 1-2 oz) se la pesca si svolge su riva bassa e corta o media distanza. Opteremo invece per canne da 12-13 ft di tipo medium o medium-strong e vette in carbonio pieno fino a 3 oz se agiremo su rive più alte, se è richiesto raggiungere distanze maggiori o se vi sono condizioni (vento, un po’ di onda o una leggera turbolenza) che fanno prediligere la potenza rispetto alla sensibilità. A parte le 11 ft, generalmente progressivo-paraboliche, le altre saranno canne ad azione progressiva. Se pensate di pescare in long casting, con pesi importanti e avete il dubbio che vi servano canne più lunghe (14 ft) e molto potenti, chiedetevi se intendete ancora pescare a legering/feeder o se non state sfociando in un’altra tecnica. È vero che esistono canne di questo tipo, come è vero che sono dedicate ad un feeder estremo, un approccio “di nicchia”, particolare e non abituale. Un approccio che in mare finisce facilmente in una zona grigia e che qui  non tratteremo.
I mulinelli
Stesso discorso fatto per le canne, le indicazioni le abbiano già date. Non c’è un mulinello che abbia utilizzato in mare con un problema, nonostante abbia lavorato anni. Tutto sta nella cura e nell’attenzione. Trattandosi però di acqua salata, se proprio vogliamo metterci al riparo da brutte sorprese, scegliere un modello un po’ più schermato potrebbe essere buona cosa. Nella foto sotto uno Shimano Nasci con Coreprotect, tecnologia costruttiva  finalizzata a proteggere il mulinello dalle infiltrazioni d’acqua.
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Shimano Nasci 4000.
Fate attenzione al fatto che Shimano (ma anche PENN) ha tolto l’antiritorno e se ne fate uso siate consapevoli che invece dovrete affidarvi alla sola frizione. Nel mio caso, essendo un fan dell’antiritorno, uso molto i mulinelli diciamo più “tradizionali” e posso dire che non ho mai avuto problemi di infiltrazioni (a meno che non vi cadano in acqua e allora son dolori). I mulinelli devono essere spolverati con un pennellino, vanno rimossi i residui di sabbia o pastura, sciacquati e asciugati, lubrificati nelle parti più esposte. Se fate in questo modo e non vi capitano incidenti particolari non ci sono problemi.
Cura e manutenzione
Ricordatevi sempre di sciacquare e asciugare bene le canne che sono entrate in contatto con l'acqua di mare e proteggetele di tanto in tanto (soprattutto i passanti e il manico in sughero) con un lubrificante al silicone.
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Applicazione di olio siliconico su un passante
Gli anelli con il tempo tendono a perdere la protezione dall’attacco degli agenti atmosferici e uno strato siliconico li protegge da umidità e salsedine. Peraltro quel poco di olio siliconico favorisce lo scorrimento del filo e diminuisce gli attriti favorendo il lancio e riducendo lo stress della lenza in fase di combattimento. Una corretta manutenzione prolunga anche la vita dei mulinelli e ne permette il perfetto funzionamento nel tempo. Particolare cura va dedicata ai modelli di fascia media che possono mancare di caratteristiche presenti su quelli di gamma superiore che limitano il contatto di numerose parti con gli agenti atmosferici o che gli conferiscono particolare resistenza.
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Applicazione di vasellina tecnica sul rullino guidafilo
Limitiamoci a pochi interventi, semplici, periodici e più o meno frequenti. Se vi sono residui di sabbia, pastura o sporco si può utilizzare un pennellino per rimuoverli più efficacemente e talvolta anche l’aria compressa facendo tuttavia attenzione che si tratti di parti esterne e che il getto d’aria non finisca per far penetrare la sporcizia ancor più in profondità. Pulire poi velocemente con acqua tiepida (a frizione chiusa) ed asciugare molto bene un mulinello dedicato alla pesca in mare è fondamentale per evitare deposizioni di sale e ossidazioni. Sempre meglio un nebulizzatore che il getto d’acqua diretto. Ogni tot pescate lubrifichiamo le parti metalliche più esposte (rullino guidafilo, viti, snodo della manovella) con della vasellina tecnica e distribuiamo sulla faccia interna ed esterna della bobina del silicone spray. La frequenza dipende dall’uso e dalle condizioni che ci troviamo ad affrontare. Di solito questo basta ad evitare problemi. Se vi venisse il dubbio che il silicone fa galleggiare il filo mentre di solito nel feeder si consiglia di utilizzare fili affondanti mi permetto di far notare che stiamo pescando a fondo e non al colpo e che nel feeder più che altro il filo deve essere a bassa elasticità.
Bomb fishing, link legering e feeder
Che si tratti di mare o acqua dolce il legering viene praticato con piombo diretto e pasturazione manuale (o a fionda) oppure a feeder. In genere quando le condizioni lo permettono ed è possibile effettuare la pasturazione a mano io tendo a preferire l’approccio con il piombo, che trovo più discreto e per certi versi “naturale”. Quando intuisco che un pasturatore porta maggiori vantaggi passo al feeder. Come detto tante volte sono due sistemi che si integrano e non è raro passare dall'uno all’altro anche nell’arco di una stessa sessione di pesca. Volendo dare qualche indicazione in più direi di valutare lo straight lead (piombo diretto) nell’approcio light o medium-light sul medio-corto raggio e in presenza di acque chiare e basse. Reca meno disturbo e le esche delicate sono meno stressate dai continui lanci. Quando la profondità e/o la distanza, come la presenza di vento, iniziano a complicare la pasturazione manuale passo al feeder.
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Varie tipologie di pasturatore. Da sinistra cage feeder, open-end feeder, block-end (maggot) feeder, pellet feeder e method feeder.
I pasturatori sono quelli che abbiamo già visto. Ciò che cambia è per lo più relativo alle esche e alle pasture, anche se esiste una notevole sovrapposizione tra acqua dolce e mare. Molte sono infatti comuni (si pensi ad esempio alle pasture a base di farina di pesce, ai pellets, ai bigattini, al pane, alle pastelle, ecc...). Anche le montature sono più o meno le stesse. C’è chi sostiene (o sosteneva) la teoria dei terminali lunghi in mare e più corti in fiume. Non mi ha mai trovato d’accordo. Se pescate a method o pellet feeder utilizzerete sempre un terminale cortissimo, indipendentemente da dove pescate. Se volete insidiare un pesce estremamente sospettoso in acqua chiara che al primo accenno di resistenza sputa l’esca utilizzerete probabilmente un terminale lungo e sottile. E di pesci così ve ne sono in mare come in acqua dolce. Il discorso del diametro e della lunghezza di un terminale nella pesca a fondo (non parliamo di pesca al colpo) è legato a fattori che poco hanno a vedere con il fatto che l’acqua sia salata o meno. Troverete forse più similitudini tra una spigola ed un cavedano che tra una spigola ed un sarago. 
Generalità sugli spot
Eccezion fatta per le spiagge a fondale molto basso dove occorre lanciare a lunghissima distanza e che dunque richiedono approcci diversi come il beach ledgering, direi che quasi non esiste spot in mare in cui non si possa praticare il legering/feeder. E anche questa eccezione non è del tutto vera in quanto conosco spiagge relativamente basse, anche se un po’ particolari, in cui si pesca a link leger o a bomb fishing entro i 25 metri da riva.
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Sessione a light legering in spiaggia a basso digrado
Anche la scogliera naturale è un ottimo spot. Basta saper sondare o conoscere il fondale ed evitare così le aree più problematiche, quelle in cui è alto il rischio di incaglio (cosa che vale per ogni forma di pesca a fondo) o in cui esca e pastura rischiano di finire nascoste (come nel pieno di una prateria di posidonia). Individuata l’area ottimale tutto sta nel pasturare e lanciare con estrema precisione. La precisione è un punto cardine del feeder ed anche per questo si devono utilizzare le canne giuste. In scogliera naturale ed in generale negli spot con fondale insidioso l’accuratezza nel lancio non solo garantisce di concentrare le prede e non disperderle (che è il minimo) ma permette sempre la presentazione ottimale evitando le zone che avevamo scartato per via del fondo giudicato non idoneo.
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Sessione a feeder in scogliera naturale
Porti e porticcioli (ove sia consentito di svolgere l’attività di pesca sportiva) sono da sempre ottimi posti. Raramente è richiesto di lanciare lontano in quanto le prede sono solite pascolare o predare molto prossime alla banchina se non addirittura lungo il margine. Ed ecco che anche in mare si può parlare di pesca ai margini un po’ come in acqua dolce e ciò accade ogni qualvolta vi sia in uno spot in cui i pesci abitualmente frequentano l’immediato sotto riva. Sotto riva che non necessariamente deve presentare una profondità importante, anzi talvolta all’orario giusto e se facciamo particolare attenzione a non farci vedere, prede di tutto rispetto possono essere cercate anche in meno di due metri d’acqua.
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Sessione a feeder in porto
Le spiagge che digradano rapidamente, quelle a granulometria medio-grande che entro pochi metri presentano già una discreta profondità, sono altri ottimi spot. Qui la sabbia grossolana e i ciottoli si alternano a fondale di tipo misto, specie in vicinanza di scogliere. Non è quasi mai necessario lanciare lontano con notevoli probabilità di catture entro i primi cinquanta metri. Grazie alla pasturazione queste spiagge che altrimenti a mare calmo potrebbero apparire sterili risultano invece ricche di sorprese per la grande variabilità di specie che le frequentano.
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Sessione a feeder in spiaggia con fondale misto
Un particolare cui anche in mare occorre fare ben attenzione è relativo al posizionamento della canna. La maggior parte dei pescatori tende a preferire le vette rivolte in alto, forse per abitudine, venendo da tecniche di pesca a fondo che si basano sull’attesa della partenza. Il legering/feeder è invece una tecnica molto dinamica che si basa sulla lettura dei movimenti del quiver (come si osservasse il comportamento di un galleggiante). La canna viene dunque rivolta in alto solo quando serve preferendo in tutte le altre situazioni il posizionamento inverso (vetta in basso), più comodo ed in grado di fare registrare meglio ogni minimo movimento della vetta. Avremo comunque modo di riparlarne.
Short range vs Long range
La scelta è abbastanza semplice: si pesca a distanza quando lo spot lo richiede o vi sono le condizioni ambientali per le quali i pesci preferiscono starsene più lontani da riva. E non è la regola. Io se posso pesco sempre a medio-corto raggio e i motivi sono diversi. In primo luogo i pesci si richiamano in zona pasturando correttamente quindi il più delle volte possiamo “portarli” da noi senza doverli andare a cercare chissà dove, la precisione poi è inversamente proporzionale alla distanza sia per quanto concerne la pasturazione che il lancio. Terzo, e non meno importante, maggiore è la distanza minore (sia in quantità che qualità) è la trasmissione delle mangiate al quiver. Quando si pesca in long range, soprattutto in mare, se non si fa particolare attenzione si finisce facilmente più per pescare a fondo che pescare a feeder, con ritmi generalmente più lenti e in parte dovuti proprio al tempo richiesto per per le fasi di lancio, messa in tensione e recupero del sistema pescante sulla lunga distanza.
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Trecciato in bobina
Quella del long range è dunque per me una possibilità, un’opzione da mettere in campo in casi selezionati quando invece la maggior parte delle sessioni si svolgono normalmente, sul medio o corto raggio. Rispetto a qualche anno fa oggi chi pesca sulla distanza non può fare a meno del trecciato il quale, come ormai tutti sanno, è sottile (rispetto al carico di rottura) e privo di elasticità. Ciò si traduce in lanci lunghi e mangiate trasmesse con la massima rapidità possibile (per quella determinata distanza). La mancanza di elasticità richiede l’uso di un leader in nylon piuttosto lungo (almeno 3 volte la canna) che viene collegato con uno dei tanti nodi a disposizione (es. Alberto).
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Sul nodo è sempre consigliabile applicare una goccia di cianoacrilato in modo da formare una sorta di perlina lucida, sottile, che riduce la possibilità di appiglio delle spire di filo soprastanti durante il loro svolgimento nel lancio, nonché un miglior passaggio del nodo attraverso gli anelli. Il risultato è un lancio migliore e più fluido. Ricordo, anche se non ce ne dovrebbe esser bisogno, che trecciato equivale a pesca sulla lunga distanza e mai deve essere utilizzato per quella a medio o corto raggio.
Testo e foto: Franco Checchi
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