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#negozi moda
fashionbooksmilano · 1 month
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Diseño de tiendas
Aurora Cuito
Atrium Loft Publ., Barcelona 2001, 175 pages, 23,5x32cm, ISBN 9788495692023
euro 80,00
email if you want to buy [email protected]
Las tiendas y sus escaparates no son solo el escenario de unos productos y unos conceptos de venta, sino tambien el reflejo de una societad, la imagen de una epoca y el caracter de un lugar.
I negozi e le loro vetrine non sono solamente uno scenario dei prodotti e un concetto di vendita, sono anche il riflesso di una società, l'immagine di un'epoca e il carattere di uno spazio
04/04/24
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modadmg · 3 months
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Moda italiana
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soprabito · 2 years
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Ma dopo i 50 anni si diventa invisibili?
Ma dopo i 50 anni si diventa invisibili?
Mi piace molto andare in giro per le città, Milano, Monza dove vivo, le città che visito. Mi piace passeggiare e guardare le vetrine dei negozi. Lo faccio spesso, lo faccio da sempre. Poi un giorno, senza che mi fosse mai venuto in mente prima, mi sono accorta di una cosa: che non ci sono negozi per signore della mia età, signore di mezza età, tra i 40 e i 60 diciamo. Non che manchino i negozi,…
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i-am-a-polpetta · 6 months
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per la rubrica CANDIDATURE DI POLPETTA:
oggi mandato candidatura per un progetist visual merchandiser e direte voi ELLAHMADONNA CHE MINCHIA FA??
letteralmente: allestisce vetrine dei negozi.
competenze richieste:
minimo 2/3 anni di esperienza
laurea in architettura/interior designer o affini
conoscenza approfondita dei media e del mondo della moda
conoscenza di AutoCAD, cinema 4D
creatività
le mie competenze:
addobbare casa per natale manco fosse il villaggio di babbo natale
vestirmi con le felpe di Winnie pooh
laurea all'università della vita
molto curiosa e creativa basti pensare a quella volta che ho costruito una chitarra con una racchetta da tennis e degli elastici.
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arcobalengo · 28 days
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New York, commessi addio. Arrivano i negozi con gli impiegati virtuali
NEW YORK - Il pollo fritto è in vendita in uno store di Long Island City, New York, ma la commessa che riceve la vostra ordinazione sta nelle Filippine. Chiamarla l’ultima moda newyorkese è un eufemismo: è una rivoluzione del lavoro, che potrebbe diventare globale.
https://www.repubblica.it/esteri/2024/04/14/news/new_york_ristoranti_commessi_virtuali_filippine-422526601/?ref=RHVS-BG-P8-S10-T1
Giorgio Bianchi
🔴 Per ricevere tutti gli aggiornamenti segui Giorgio Bianchi Photojournalist
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recherchestetique · 2 months
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Il sandalo Arizona di Birkenstock è stato il prodotto più usato ai piedi delle europee quest'estate 2024, soprattutto a Parigi.
Arizona è diventata uno dei sandali più ricercati e amati degli ultimi anni.
La fedeltà è una cosa seria nel mondo delle scarpe. Carrie Bradshaw ha giurato fedeltà a Manolo Blahnik, Christian Dior si è alleato con il genio creativo di Roger Vivier,
Coco Chanel si è rivoluzionato con i suoi sandali bicolore e migliaia di donne sono state conquistate dalle suole rosse di Christian Louboutin.
Ora che il comfort è tornato di moda (nessuna previsione di andarsene), il modello Arizona è entrato nella hall dei must-have: i sandali Arizona, adottati da fashionisti e adorati sui social media.
Birkenstock è il brand del momento dal 2020, come The Lyst Index, una classifica che elenca i brand e i prodotti più desiderati dai consumatori. Basandosi sul comportamento di oltre 9 milioni di persone, hanno rilevato che la ricerca dei tradizionali sandali Birkenstock, in particolare il modello Arizona, è cresciuta del 225%.
Con suola realizzata con la miscela di sughero e lattice, e rivestita in camoscio e strisce di pelle con fibbie di metallo, il grande differenziale del sandalo è la soletta a forma anatomica, che dà supporto ai piedi.
Non sempre il sandalo è stato un successo, e per molto tempo è stato tagliato di brutto, sgradevole e scomodo.
In quasi 250 anni di storia, Birkenstock è riuscita ad affermarsi, crescere, diffondersi in tutto il mondo, diventando oggetto del desiderio.
La sua storia iniziò nel 1774 nella città di Langen-Bergheim, vicino a Francoforte, Germania, quando Johann Adam Birkenstock fu registrato come calzolaio.
Gli affari di famiglia andavano bene, passando di padre in figlio, finché il nipote di Johann, Konrad Birkenstock, iniziò a produrre e vendere solette ortopediche a Francoforte nel 1896.
All'epoca le suole delle scarpe erano tutte dritte e non consideravano le curve naturali dei piedi. Konrad ha poi creato il “porta arco contornato”, che oggi viene usato in diverse scarpe.
Sapeva di avere qualcosa con molto potenziale tra le mani, così ha viaggiato nelle campagne di Germania, Austria e Svizzera diffondendo la sua invenzione e vendendo la tecnica ad altri calzolai.
All'inizio del XX secolo Konrad si accorse che la domanda di scarpe su misura stava diminuendo.
Un cambio di rotta era necessario.
Con un ottimo fiuto per gli affari, Birkenstock ha iniziato a produrre solette flessibili con questo supporto per l'arco contornato.
Realizzate con una caratteristica sfumatura di blu, le solette divennero il più grande successo, poiché davano più supporto ai piedi e di conseguenza più comfort.
Con la Prima Guerra Mondiale nel 1914, Birkenstock iniziò a progettare e produrre scarpe per soldati feriti ricoverati in un ospedale di Francoforte. I medici ortopedici hanno conosciuto i prodotti, hanno apprezzato e incoraggiato Carl Birkenstock, nipote di Konrad, ad espandere la propria attività.
La Germania soffriva per le conseguenze della guerra, ma la famiglia Birkenstock andava benissimo. Hanno aperto la prima filiale a Vienna, Austria, poi sono andati in Norvegia, Italia, Svizzera, Francia, Belgio, Olanda... praticamente tutta l'Europa aveva rappresentanti del marchio.
Nuove fabbriche sono state inaugurate e lavoravano a pieno ritmo.
Negli anni '60 le Birkenstock attraversarono l'Oceano Atlantico e finirono negli Stati Uniti per mano di Margot Fraser, una stilista tedesca che viveva in California.
In vacanza in Germania ha incontrato i sandali Birkenstock e le sono piaciuti! Ne ha comprate un paio e le ha portate alle sue amiche, che sono piaciute anche loro. Lei e suo marito hanno poi contattato la famiglia Birkenstock e sono diventati i rappresentanti del brand negli Stati Uniti.
È stato difficile convincere i negozi di scarpe americani che le Birkenstock potevano essere una buona idea. Secondo i venditori, nessuna donna vorrebbe comprare quegli orribili sandali. Per questo Margot e suo marito hanno dovuto incontrare il loro pubblico: hanno trovato fiere incentrate sulla sana alimentazione, vendendole a persone che apprezzano uno stile di vita più alternativo.
La fama dei sandali è stata costruita con bocca a bocca in America. I venditori dei negozi di prodotti naturali provavano il sandalo, lo trovavano comodo, lo consigliavano ai clienti e così è stato.
Negli anni Settanta Birkenstock era già un successo tra gli hippie.
Il modello Arizona, che oggi è il campione di vendite, è stato sviluppato all'epoca e disegnato da Margot Fraser.
Andava tutto alla grande fino all'arrivo degli anni '80, e l'estetica hippie è passata di moda.
I sandali super confortevoli erano la faccia di quello stile, e poi sono tornati considerati brutti.
È stato un periodo difficile in cui il brand ha cercato di reinventarsi e modernizzarsi, colorando le strisce di pelle e lanciando nuovi modelli.
Ma solo negli anni novanta Birkenstock è finalmente caduta nelle grazie dei fashionisti.
Kate Moss, a 16 anni, indossava sandali del tipo nell'iconico editoriale di The Face Magazine che l'ha lanciata nel mondo nel 1990 e da allora stilisti e marchi come Marc Jacobs, Narciso Rodriguez, Paco Rabanne, Jean Paul Gaultier, Alexander Wang e Phoebe Philo su Céline (all'epoca ancora con accento) o hanno adottato i sandali iconici o disegnato scarpe simili per le loro collezioni.
Più recentemente, il marchio secolare tedesco ha unito le forze con grandi nomi come Valentino, Proenza Schouler e Rick Owens per lanciare collaborazioni.
Il sandalo è finito fino all'Oscar 2019 ai piedi di Frances McDormand, salito sul palco per consegnare il premio come miglior attrice a bordo di una coppia di Arizonas verde limone — quelle della collab con Valentino.
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likarotarublogger · 10 months
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Ventotene fashion week by E&R quinta edizione, dal 18 al 20 Agosto 2023.
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Nello splendore e nel fascino dell'isola pontina, dal 18 al 20 agosto 2023, si aprirà il sipario sulla quinta edizione del grande evento "Ventotene Fashion Week" ideato e organizzato dalla stilista internazionale Elena Rodica Rotaru. Gli organizzatori della manifestazione sono l'associazione Lika Eventi, Pandataria Film Srl in collaborazione con il Comune di Ventotene.
Tre giorni che presenteranno il fascino della moda, del design, della bellezza e dei colori artistici dell'isola.
Ventotene Fashion Week è un evento legato alla moda e ispirato alle caratteristiche identitarie dell'isola di Ventotene, ma è anche un concorso per stilisti emergenti, sarti, negozi di abbigliamento e coinvolge anche l'arte e la gastronomia italiana. Diventa sempre più importante caratterizzare gli eventi coinvolgendo le persone che abitano i territori e che, quindi, ne fanno una manifestazione di partecipazione che viaggia insieme alla proposta di abbigliamento e di immagine. Ventotene, vento dell’anima, tzunami del cuore. Ti lascio e ti ritrovo sempre con l’ansia di un amante.
Vulcano emerso, “cono di bottiglia”, approdo sicuro per cuori ed ali affaticate.
Saperti ferma con ogni mare, rifugio tranquillo del mio spirito, evochi e semplifichi le mie fughe.
Scoglio del cuore, vento dell’anima… mano tesa sostieni piccoli grandi uomini, uccelli coraggiosi e stanchi.
Terra di confine, orizzonte finito… semplice e dolce accogli imperatori, puttane, poeti e patrioti, dissidenti e gente controvento…
VISIBILITÀ
L’evento oltre il contest metterà in condizione gli stilisti di poter proporre le loro collezioni moda alla presenza di giornalisti, fashion blogger , fotografi specializzati attori e cantanti, oltre ad essere visto da un folto pubblico in tv e su vari social. L’evento sarà messo in risalto da vari giornali e riviste di moda italiana e internazionale. Ogni stilista potrà esibire 10-15 capi scelti della propria collezione ed evidenziare il proprio talento non solo davanti alle telecamere, agli ospiti e fotoreporter ma anche davanti una giuria,la quale assegnerà il premio:
“VENTO FASHION ‘’
LOCATION
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Piazza Chiesa di Ventotene
Piazza Chiesa di Ventotene, alcuni locali privati dell’isola e Piazza Castello di Ventotene sono disponibile per questi eventi culturali attraverso alla moda, l’arte e bellezza.
Programma dell’evento:
Piazza Chiesa di Ventotene
18 Agosto 2023 ore 19,30-21,30
L’apertura dell’evento Ventotene Fashion Week by E&R
presenterà Aura Ruggeri
Serata dedicata allo stile di mare, spiaggia, barca, eleganza isolana Made in Italy.
Fashion show by Boutique di Ventotene
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“Emporio by Giovanna Assenso “Model by Leonardo
19,40 Sfilata boutique “Emporio”di Giovanna Assenso (moda mare e barca)
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“La Perla by Rafaelle Taliercio
Model by Ruse Ionut
20,10 Sfilata boutique “La Perla” di Raffaele Taliercio
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“LEVANTE by Fiorentina Taliercio
20,25 Sfilata boutique “Levante” di Fiorentina Taliercio
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“Le Rampe -WhiteWhale by Luca Cupini.
Model by Leonardo
20,35 Sfilata boutique “Le Rampe - WhiteWhale “ di Luca Cupini
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“Evaso by Agnese Matrone
20,45 sfilata boutique “Evaso” di Agnese Matrone
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21,10 sfilata di boutique “Le Meraviglie del Mare è Semplicemente Gió di Andreina Matrone e Giovanna Silvestri
21,20 Sfilata boutique by “L’sola la che non c’è di Valentina Feo
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19 Agosto 2023 ore 19,30
Via Olivi, 72, 04020 Ventotene LT
Fashion show & cocktail by E&R
Presenta Aura Ruggeri
Serata privata organizzata da Elena Rodica Rotaru , Hotel Lo Smeraldo e ristorante Marisqueria di Ventotene.
Si informa che l’evento sarà disponibile solo sul invito o prenotazione al numero : 3276303494 -Elena
0771 85135 -Hotel Lo Smeraldo
20 Agosto 2023
Ore 21,30 - 00,00
Presenta la serata conduttrice del evento
Letizia Trento
& l’attore/cantante
Jano di Gennaro
“Gran Gala -Fashion Show by E&R .
“Vento Fashion”
Piazza Castello, 1, Ventotene ,LT.
21,30 -L’apertura della serata.
Balletto Coco 5 Ventotene con Candida Silvestri .
Monologo teatrale con Jano di Gennaro, Candida Silvestri e Giulia Ruggeri ( arrivata ritardo sull’isola)
21,40 - canta Jano di Gennaro
22,00 -Premiazione tutti gli boutique di Ventotene.
22,00- Sfilata by E&R
Elena Rodica Rotaru
“Fashion show by Coco 5”
Bianco & Nero
23,25 - Balletto by Michela Mangiocotti
Ora 22,30
“ Gran Gala - Vento Fashion”
Concorso per gli stilisti emergenti , alta moda ,design e brand internazionale.
22,35 balletto by Elisa Franzini
22,40 Presentazione della giuria :
Il presidente della giuria
1. Cataldo Matrone - consigliere comunale di Ventotene
2- Marinsaldi Samuela - Stlylist & designer. Presente in moltissimi eventi della moda e della TV: dal Festival del Cinema di Cannes alla Faschion Week di Milano, dal Festival di Sanremo a Shooting per Vogue e Haper’s Bazaar.
3- Emanuel Vecchioli- Classe ‘71, dopo la laurea in Economia e Commercio si specializza in Naturopatia e Tricologia, ereditando dalla sua famiglia di parrucchieri la vocazione per l’Hair Care. È consulente per importanti case cosmetiche, tiene corsi di formazione e collabora con alcune riviste.
4-Rosa Maria - presidente Pro Loco di Ventotene
5- Pietro Fizzoti ex corteggiatore Uomini e Donne
Ore 22,45
Presentazione gli stilisti in gara.
1- GB by Giorgia Beniamino Salib
2- MutaMenti by Francesca Zappia
3- Daniela Otea
4-Carmen Clemente Couture
5- HF by Hilda Falati
Ora 23,30
Canta Jano di Gennaro
Premiazione del vincitore premio “Vento Fashion “
Ventotene Fashion Week 2023 quinta edizione.
Chiusura dell’evento: musica e la torta.
Ringraziamenti agli organizzatori,sponsor, media, collaboratori e agli tutti participanti.
Sponsor ufficiale dell’evento:
Pandataria Film SRL di Salvatore Braca
Hotel Lo Smeraldo
Ristorante Marisqueria
Altri sponsor:
Sisa di Vincenzo Assenso
C 4 Premiazione e Gioielleria Costantini di Roberto Costantini-Guidonia
Marilena Bãcanu -hairstyle
Irina Rusisvili - hairstyle
Ristorante Afrodite
Ristorante Mast’Aniello
Antico Forno Aiello
Bar “Il Gabbiano”
“Idea Casa” Ventotene di Roberto Matrone
Candidaterra
Candida Silvestri-Acquagym
Diving World Ventotene di Valentina Lombardi.
Partner Media
Fashionluxury.info
PaeseRoma Quatidiano
Pandataria Film SRL
Blogger Miruna Cajvaneanu
Likarotarublogger
Manolo Ruggeri fotografo ufficiale dell’evento.
MTM di Massimo Meschino
Silvana Gavosto - reporter fashionblogger Modella opinionista Tv
Max International.
Articolo di @likarotarublogger @elenarodicarotaru-blog
Informazione per l’evento Ventotene fashion week
Telefono: +393276303494
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omarfor-orchestra · 6 months
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Madonna raga lo schifo che mi sento passando davanti ai negozi di alta moda
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t-annhauser · 1 year
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Apeiron Feltrinelli
È segno della corruzione dei tempi che dopo la reductio ad Hitlerum ci tocchi la reductio ad Fusarum. Povero Diego, eppure i libri glieli pubblicano ancora, ci sarà pure un motivo. D'altronde è anche vero che Diego è ormai scivolato nello scaffale limitrofo ai Morelli e ai Recalcati, io ambisco invece allo scaffale degli Hegel, dei Berkeley, dei Kant, ambisco a diventare un classico (rido). Anzi, sapete che vi dico? Che arrivare in libreria, oggi come oggi, è motivo certissimo di imbarazzo vista la reductio ad Minchiam a cui vengono condannati tutti gli autori, seri e meno seri, ridotti a strenne e a scatole di cioccolatini per lettori dalle controverse capacità cognitive. Ci sono ancora i libri sulla Casta, ci sono quelli contro la Russia, ci sono quelli a favore della Russia, non ho visto quelli di Burioni che sono passati di moda, insomma, uno sciocchezzaio senza limite, puro apeiron privo di forma e di contenuti, coronato dal dvd di Rambo scontato del 70%. Ho visto sì un libricino di Bakunin sull'anarchia (mi trovavo alla Feltrinelli, Giangiacomo, il traliccio di Segrate, ecc.), o qualcuno che gli somigliava nel nome, ma con una copertina così perfetta nel suo accattivante packaging che ci si aspettava di trovarci dentro anche la pubblicità del Coccolino. Le librerie sono diventate dei Lidl, i negozi di dischi dei negozi dell'antiquariato, otto miliardi di persone non fanno un supercervello, fanno un supercolon.
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petalididonna · 1 year
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Foto catalogate
Dentro a scatole
Di seta...
Avevano un profumo
Di antico ricordo
Alcune consunte
Con gli angoli ingialliti
Altre, un poco sbiadite
Che,si stentava a riconoscervi
le ombre stinte di sorrisi dimenticati.
Le persone apparivano ridicole
in quei vestiti fuori moda,
alle volte troppo grandi...
tanta,era la magrezza degli stessi.
Erano altri tempi...diceva mia madre.
Tempi di duro lavoro,di guerra,
di cose semplici,che spaccavano le mani.
Io sono nata più tardi,per me è stato facile:
allora i negozi erano pochi, la gente
aveva una dispensa nell'orto.
Il pane non era confezionato,ma stava dentro alla madia a riposare.
I ruscelli davano acqua fresca
Le donne ci facevano il bucato
La vita era dura,ma la gente
Si voleva più bene.D.P.@
Raccontati,poesie#
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fashionbooksmilano · 3 months
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Salvatore Ferragamo 1898-1960
Stefania Ricci
Ferragamo Museo
Electa, Milano 2023, 512 pagine, 22x32cm, ISBN 9788892824508
euro 72,00
email if you want to buy [email protected]
Una monografia aggiornata, frutto del lavoro di quasi quattro decenni dell’Archivio e del Museo Ferragamo, sull’opera straordinaria di Salvatore Ferragamo, esempio eclatante di come la moda sia non solo bene di consumo ma anche racconto della società contemporanea e generatore di cultura, e dunque possa essere oggetto di studio e ricerca. Un libro iconico su uno dei grandi protagonisti del Made in Italy nel mondo.
Sono trascorsi cent’anni da quando Salvatore Ferragamo aprì nel 1923 il suo primo importante negozio a Hollywood. Non era solo un locale dove eseguire riparazioni oppure eccezionalmente creare qualche scarpa su misura, come i suoi precedenti negozi a Bonito in Italia e a Santa Barbara in California, ma un vero e proprio punto vendita di lusso ubicato in uno dei più vecchi e più eleganti esercizi della città, conosciuto come Hollywood Boot Shop. Il negozio a due piani, all’angolo tra Hollywood Boulevard e Las Palmas Boulevard, godeva di una posizione invidiabile poiché si trovava di fronte al Grauman’s Egyptian Theatre, di recentissima costruzione, dove erano organizzati spettacoli teatrali e venivano presentate tutte le première dei film, come The Ten Commandments per la regia di Cecil B. DeMille, che proprio a Ferragamo aveva affidato il disegno e la realizzazione delle scarpe dei protagonisti. I clienti di Salvatore sono le attrici e gli attori del cinema, i produttori e i registi, che non possono più fare a meno delle calzature eleganti e confortevoli dello “shoemaker to the stars”.
Per ricordare il centenario dell’Hollywood Boot Shop è nata l’idea di questo libro, che accompagna una mostra in cui, attraverso le calzature, i documenti, le fotografie e i filmati conservati nell’Archivio Ferragamo, si ricostruisce la storia del grande artigiano, con le tappe fondamentali della sua vita e del suo lavoro e i suoi straordinari successi.
16/02/24
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chouncazzodicasino · 6 months
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come trovi le carte da parati?
Come ne trovo di "nuove"? Io vendo le carte da parati, mio compito e passione è anche "studiarle". Provo a tenermi sempre informata sulle novità dei miei marchi e di quelli che non ho, quelli che non ho e vorrei, quelli che non ho e non voglio assolutamente, quelle che vanno di moda ahimè. Anni fa una cliente mi ha fatto conoscere un marchio che ho preso e che ad oggi è uno dei marchi che preferisco :) Per il resto la mia attenzione è sempre alta. Film, riviste, negozi, immagini, social, pensa che a volte me le manda anche la gente qua delle carte da parati fico ve'? Cerco, vedo e mi informo. Tipo oggi tramite un architetto francese ho scoperto un marchio che non conoscevo con una carta che mi piace molto: Éternelles di Isidore Leroy illustrata da Olivia de Bona.
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lunamagicablu · 1 year
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Il vento del Natale ritornò. Lontano aveva vagato, guardato e fischiato.Si era allargato su vaste terre oscure, aveva arruffato il pelo di animalucci alla ricerca di una tana sicura, si era inchinato all’invito delle vecchie querce che, come sempre, gli offrivano ospitalità tra i pesanti rami frondosi.Le foglie vibrarono al tocco dell’ospite. Lo salutarono liete, cercando di rallegrarlo perché di anno in anno, di lustro in lustro, quel vento aveva perso la musicale leggerezza della sua natura.Non risuonava più di allegri cori infantili, non trasportava il suono argenteo dei campanelli appesi al collo di animali fatati, non si increspava nelle onde sonore dei colpi dell’ ascia sui ciocchi.Non profumava più di zuppe ribollenti in paioli di rame, incendiati dalle fiamme dei camini e dalla gioia dei tanti che, in quel periodo dell’anno, imbandivano cene sostanziose e gioivano del riflesso rosso del vino buono, conservato per le occasioni speciali.Il Vento del Natale era triste e stanco. Avrebbe voluto dormire per tutto l’inverno nel verde delle querce, riposare insieme agli scoiattoli, tra le loro montagnelle di ghiande, negli incavi degli ospitali tronchi.Ma doveva andare. Era il suo lavoro.Di controvoglia arrivò nel cielo sulla grande città, e fece dondolare le luminarie che sfidavano con stolida arroganza il brillio del firmamento.Volò alto su palazzi e grattacieli e sbatté il viso contro antenne, trasmettitori e torri cariche di ripetitori.Ferito, scese in basso e si infilò tra i passanti che affollavano le strade con indolente lentezza.Formavano un fiume pigro, dal quale deviavano piccoli e continui rivoli che si infilavano nei negozi e nel quale se ne inserivano altri, un po’ intralciati da grossi pacchi colorati.Il Vento giunse sulla Strada Grande, dove locali di ogni tipo erano stipati di un Popolo alla ricerca di cibi sofisticati, di alcolici esclusivi, di dolci raffinati, di musica assordante, di danze sudate.Dopo la piazza, la Strada Stretta, meno illuminata, era presa d’assalto da un altro Popolo. Qui i locali erano più modesti, il cibo alquanto rozzo. Gli avventori, su di giri, ondeggiavano nei fumi di alcolici a basso costo e ad alta gradazione.Eppure questi e quelli, separati da una piazza, formavano un unico Popolo edonista e narcisista. E si somigliavano tutti: gli stessi sorrisi vuoti, gli stessi gesti stereotipati.Il Vento sostò un po’ su un filare di luci bianche e blu.Si dondolò ancorandosi ai led a forma di abete, chiuse le sue ali possenti e, guardando in basso, osservò confuso la frenesia della folla e il traffico impazzito sul nastro stradale. Si sentì a disagio, fuori posto, come un vecchio spolverino, non più apprezzato ed esiliato in soffitta.Allora concentrò il pensiero sugli amici semi che sopportavano il gelo della terra in attesa del risveglio; pensò, allo sforzo delle care foglie di sostenere il peso dei ghiaccioli di brina, ricordò il volo faticoso degli uccelli nell’aria appesantita dalla neve.Il Vento lasciò la luminosa altalena e si inoltrò in strade buie. Si infilò sibilando negli infissi delle case fatiscenti abitate dal Popolo degli Inferiori, dove il Natale non era che occasione di malinconia.Ma quella tristezza non era figlia della memoria di Natali densi d’allegria. No. Era solo il frutto di una rabbia cupa e di un insopportabile senso di esclusione. Ammassato in stanze anguste, quest’altro Popolo sognava rivoluzioni per capovolgere il mondo.Immaginava il piacere di annientare Quelli del centro, escogitava piani per cacciarli dai tavoli, dai negozi, dai grattacieli, per prenderne il posto. Fantasticava di vivere esattamente come loro, di andare in vacanza, vestire alla moda, possedere gli ultimissimi modelli di ogni cosa, insomma, di dare un senso alla vita.Il Vento del Natale si infilò allora sotto le pesanti porte di una vecchia Biblioteca in disuso. Scivolò lieve tra filari di libri, sollevando aliti di polvere. Scelse un volume e si perse sognante in storie di altri tempi.Si nutrì delle emozioni di uomini, donne e bambini intenti a costruire simboli natalizi e immaginò le vibrazioni delle penne piumate che avevano descritto, su fogli spessi, le azioni, i pensieri e i sentimenti di un Popolo umano.La luce del sole filtrò attraverso i finestroni dell’edificio, e sorprese quello strano lettore addormentato, col viso chino sulle curve di un romanzo aperto a metà.Il Vento del Natale si scrollò dalla mente i sogni della notte e si avvicinò alla grande vetrata. Osservò le strade, la folla che impazzava, le luci ancora accese ovunque.Non fu un bel risveglio.Sgusciò rapido attraverso un vetro rotto. Attraversò la città e tornò tra le rassicuranti fronde delle querce antiche.Il fogliame lo accolse in una culla comoda e avvolgente .Come un bimbo, il Vento cadde in un torpore dolce e profumato.Non si accorse dei preparativi che l’amico bosco si stava affrettando ad organizzare, per fargli una sorpresa.Al tramonto, l’usignolo intonò note delicate che gli entrarono nell’anima.Il Vento del Natale lasciò il verde giaciglio, dispiegò le ali e soffiò mulinelli di luce dorata intorno ai grossi tronchi: il suo dono agli alberi prima di andar via. Ma mentre stava per spiccare il balzo, improvvisa la Luna si gonfiò e sparse fili d’argento sugli alberi, sui cespugli e sul muschio spugnoso che si infilava ovunque.Fu in quel perlato riverbero che folletti e fate uscirono dalle loro case segrete. Si presero per mano e volteggiarono nel bosco.Girotondi d’allegria, al ritmo di canti natalizi, scolpirono la notte.Interrompendo il pigro sonno, ghiri, tassi, marmotte e tutti gli abitanti del bosco si unirono alla festa. La natura intera si fuse con le note della gioia.Il Vento, commosso, allungò le possenti braccia e si mise a dirigere quell’orchestra da favola, al ritmo del suo cuore che da tanto tempo non batteva così lieto.E fu Natale.Lontano, oltre i monti, il chiasso dei Popoli continuò a urlare le parole del silenzio.
CINZIA ANNA TULLO
***********************
The wind of Christmas returned. Far away he had wandered, watched and whistled.He had spread over vast dark lands, he had ruffled the fur of small animals in search of a safe den, he had bowed to the invitation of the old oaks which, as always, offered him hospitality among the heavy leafy branches.The leaves vibrated at the touch of the host. They greeted him happily, trying to cheer him up because from year to year, from five years, that wind had lost the musical lightness of his nature.It no longer resounded with cheerful childish choirs, it did not carry the silvery sound of bells hung around the necks of fairy animals, it did not ripple in the sound waves of the blows of the ax on the logs.He no longer smelled of boiling soups in copper pots, set on fire by the flames of the fireplaces and by the joy of the many who, at that time of the year, cooked hearty dinners and rejoiced in the red reflection of good wine, kept for special occasions.The Wind of Christmas was sad and tired. He would have liked to sleep all winter in the green oaks, rest together with the squirrels, among their mounds of acorns, in the hollows of the hospitable trunks.But he had to go. It was his job.He reluctantly arrived in the sky over the great city, and made the lights swing that challenged the glitter of the firmament with stolid arrogance.He flew high over buildings and skyscrapers and slammed his face against antennas, transmitters and towers loaded with repeaters.Wounded, he went downstairs and slipped among the passers-by who crowded the streets with indolent slowness.They formed a lazy river, from which small and continuous rivulets diverted and flowed into the shops and into which others entered, somewhat hampered by large colored parcels.The Wind arrived on the Strada Grande, where places of all kinds were crammed with a People in search of sophisticated foods, exclusive spirits, refined sweets, deafening music, sweaty dances.After the square, the Strada Stretta, less lit, was overrun by another people. Here the premises were more modest, the food somewhat crude. The high-spirited patrons swayed in the fumes of cheap, high-proof spirits.Yet these and those, separated by a square, formed a single hedonistic and narcissistic People. And they all looked alike: the same empty smiles, the same stereotypical gestures.The Wind paused for a while on a row of blue and white lights.He swayed anchoring himself to the fir-shaped LEDs, closed his mighty wings and, looking down, confusedly observed the frenzy of the crowd and the crazy traffic on the road strip. He felt uncomfortable, out of place, like an old duster, no longer appreciated and exiled to the attic.Then he focused his thoughts on the semi friends who endured the frost of the earth waiting for the awakening; he thought, of the effort of the dear leaves to support the weight of the icicles of frost, he remembered the tiring flight of birds in the air heavy with snow.The Wind left the bright swing and entered the dark streets. He slipped hissing through the window frames of the dilapidated houses inhabited by the Popolo degli Inferiori, where Christmas was nothing but an occasion for melancholy.But that sadness was not the daughter of the memory of Christmases full of joy. No. It was just the fruit of a dark rage and an unbearable sense of exclusion. Crowded into cramped rooms, these other People dreamed of revolutions to turn the world upside down.He imagined the pleasure of annihilating Those in the center, he devised plans to drive them off the tables, from the shops, from the skyscrapers, to take their place. He fantasized about living exactly like them, going on vacation, dressing in fashion, owning the latest models of everything, in short, giving meaning to life.The Wind of Christmas then slipped under the heavy doors of an old disused library. He glided lightly between rows of books, kicking up dust. He chose a volume and dreamily lost himself in stories of other times.He fed on the emotions of men, women and children intent on building Christmas symbols and imagined the vibrations of feathered pens that had described, on thick sheets, the actions, thoughts and feelings of a human People.The sunlight filtered through the large windows of the building, and surprised that strange reader asleep, with his face bent over the curves of a half-open novel.The Wind of Christmas shook his mind from the dreams of the night and approached the large window. He watched the streets, the crowds going wild, the lights still on everywhere.It wasn't a nice awakening.He slipped quickly through broken glass. He crossed the city and returned to the reassuring branches of the ancient oaks.The foliage welcomed him in a comfortable and enveloping cradle.Like a child, the Wind fell into a sweet and perfumed torpor.He didn't notice the preparations that his friend Bosco was rushing to organize, to surprise him.At sunset, the nightingale sang delicate notes that entered his soul.The Christmas Wind left the green bed, spread its wings and blew whirlpools of golden light around the big trunks: his gift to the trees before going away. But as he was about to leap, the moon suddenly swelled and scattered silver threads on the trees, bushes and spongy moss that slipped everywhere.It was into that pearly glare that goblins and fairies came out of their secret homes. They joined hands and whirled through the woods.Merry roundabouts, to the rhythm of Christmas carols, sculpted the night.Interrupting the lazy sleep, dormice, badgers, marmots and all the inhabitants of the forest joined the party. All nature merged with the notes of joy.Moved, the Wind stretched out his mighty arms and began to direct that fairy-tale orchestra, to the rhythm of his heart which hadn't beat so happily for a long time.And it was Christmas.Far beyond the mountains, the noise of the Peoples continued to scream the words of silence.
CINZIA ANNA TULLO
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criptochecca · 11 months
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I paninari non erano un movimento nel vero senso della parola. Non si appoggiavano a ideologie o valori comuni, quanto piuttosto a un’estetica condivisa che era resa possibile dall’estrazione sociale medio-alto borghese. Questo si traduceva soprattutto nell’ostentazione della ricchezza attraverso vestiti firmati, beni acquistati rigorosamente dai genitori. “I gruppi giovanili che una volta si scontravano per ideologie politiche, neri contro rossi, rossi contro neri”, scriveva in proposito Natalia Aspesi nel 1985, “Oggi si coagulano attorno a una marca, scendono in guerra per la conquista di una ‘firma’”. E la guerra era una vera e propria guerra di classe. Paninari non si diventava, lo si era per dinastia. Con la consueta chiusura delle sottocolture giovani, se non bastava una borchia a farti metallaro, non bastava nemmeno una felpa Best Company a farti paninaro. Ma la differenza sostanziale è che tra i metallari, i punkabbestia o i dark, il ceto sociale e la ricchezza non erano discriminanti: la musica faceva da collante, da terreno comune, e bastava avere il look e i dischi giusti per entrare a farvi parte, al di là delle differenze di classe. Per i paninari, invece, l’immagine era l’unico distinguo, ed era diretta conseguenza di uno stile di vita in cui i soldi non erano un problema, perché ce n’erano in abbondanza. Lo stesso clima di benessere reageniano in America aveva prodotto gli yuppie, i giovani e rampanti lupi di Wall Street [...]. I paninari erano frutto della stessa cultura di riflusso disimpegnato, ma a un livello ancora più estremo. Non volevano produrre ricchezza come gli yuppie, ma solo sfruttarla. E chi non la sfruttava, cioè non poteva permettersi di acquistare quegli abiti, era automaticamente escluso. Il riflusso italiano che permise l’ascesa dei paninari si differenzia da quello americano perché il nostro Paese usciva da un decennio molto difficile. La marcia dei 40mila quadri e impiegati Fiat che nel 1980 protestarono contro i continui picchettaggi degli operai rappresentò un vero e proprio punto di svolta che sancì la fine degli anni di piombo, la vittoria del ceto medio sulle polarizzazioni ideologiche degli anni Settanta. C’è da dire che i primissimi paninari che si radunavano al bar Al Panino e in piazza San Babila, i cosiddetti sanbabilini, erano i giovani di estrema destra che pochi anni prima erano stati immortalati da Carlo Lizzani nel film San Babila ore 20: un delitto inutile. Ma ben presto le aspirazioni politiche vennero lasciate da parte per abbracciare una vita disimpegnata fatta di shopping nei negozi di culto, scorpacciate di hamburger, concerti dei Duran Duran e capodanni a Courma. [...]
Il gusto per lo scherzo, la vita godereccia, la leggerezza e il disimpegno si tramutarono in un codice stilistico che prendeva ispirazione soprattutto dall’America. Non tanto, come sembrerebbe logico, dallo stile dei giovani squali della finanza, ma da una visione un po’ distorta della classe lavoratrice statunitense. Gli stivaletti Timberland erano le calzature tipiche dei taglialegna, mentre i texani e le cinturone si rifacevano una visione kitsch e stereotipata della cultura western. A completare il look, c’erano i nuovi capi sportivi che cominciavano a essere utilizzati per la prima volta anche dai non atleti. Felpe, pantaloni da jogging e sneakers fino agli anni Settanta – almeno in Italia – si indossavano soltanto in palestra. Nel decennio successivo, ostentare la possibilità di praticare sport diventò una moda. Questo, ovviamente, era un riflesso del culto del benessere riferito non solo alla sfera economica, ma anche a quella estetica. L’abbronzatura tutto l’anno, ad esempio, diventò il segno distintivo di chi poteva permettersi di andare in vacanza non solo a Ferragosto.
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chez-mimich · 1 year
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WEEK DESIGN FUORISALONE 2023
A Milano mangio spesso un boccone da Princi , dove sulle t-shirt dei dipendenti c’è scritto “Spirito di Milano”. Cos’è lo spirito di Milano? È la straordinaria capacità che ha questa città, di trasformare le idee in realizzazioni, i progetti in soluzioni, la capacità di innovare, di creare, di produrre. In tre parole, la “capacità di fare soldi” e di farne tanti. In questa ottica va visto, non solo il Salone del mobile, inaugurato da un paio di giorni alla Fiera di Rho, ma anche il rutilante “Fuorisalone” della Design Week. Tutti sanno di cosa stiamo parlando, vista la grande copertura mediatica data alla manifestazione (anzi, all’evento). Dopo una prima visita alle zone Statale-Brera-Garibaldi, zone che dànno certamente più spazio al glamour, a marchi e aziende già affermate, qualche considerazione e qualche conclusione si può già trarre. Nella strabordante quantità di oggetti esposti ed eventi (più di 350 in tutta la città!), sarebbe impossibile fare delle scelte, tantomeno un’analisi ed è proprio questa enorme quantità di prodotti esposti in atelier, studi di progettazione, negozi, locali di ogni tipo, a rendere meno visibili le eccellenze. Nella sola Brera i punti segnalati dalle mappe e dalle guide sono centinaia. Chi cercasse ancora l’oggetto che abbia lo status di “oggetto di design” la cui progettazione rispetti criteri di rigore, di possibilità di essere prodotto in larga scala e ad un costo accettabile, rimarrebbe deluso. Oggi sotto l’etichetta onnicomprensiva di “design”, passano produzioni di ogni tipo in settori che vanno dall’arredamento alla moda. Quello che è più significativo è che il fine ultimo, di quel che resta del concetto di “design”, non è più la razionalità, ma è ormai la bizzarria, la ricercatezza, l’originalità a tutti i costi e per qualsiasi prodotto. Non nascondo che c’è da restare frastornati da tanta mutevole varietà. Già qualcuno sui social mi ha fatto notare che “Fuorisalone” è una sorta di baracconata dove tutto è concesso. Non è così, nel suo complesso, per quanto difficilissimo sia averne una completa visione d’insieme, ma la Design Week resta una manifestazione straordinaria che credo non abbia pari al mondo. La qualità delle produzioni è molte volte eccezionale e ben rappresenta quella capacità italiana di saper progettare e produrre oggetti esteticamente attraenti e funzionalmente validi.È però altresì evidente che in presenza di una enorme massa di prodotti, alcune trovate siano del tutto superflue, banali e anche, talvolta, un po’ stupide. Non sempre l’originalità a tutti i costi, si traduce in oggetti che possano superare la prova del tempo, tenendo conto che la durata nel tempo è sempre un ottimo indicatore della qualità, anche estetica, degli oggetti. HannoCredo anche che “Brera Design District”, sia un po’ prigioniera della sua stessa immagine in Italia e all’estero. La stessa cosa vale per il cortile dell’Università Statale, un po’ troppo vetrina e un po’ troppo poco laboratorio. Ma Fuorisalone, offre tanti, troppi luoghi da visitare e quindi non mi resta che programmare una prossima visita verso Porta Genova (Via Savona-Tortona) e soprattutto all’ex macello di viale Molise dove il Gruppo Alcova sembra essere molto molto appetibile. Peccato che la “Design Week” duri solo una settimana…
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lamilanomagazine · 1 year
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Cagliari: si presenta alla MEM “Ennio Zedda – Il fumettista Zezé”.
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Cagliari: si presenta alla MEM “Ennio Zedda – Il fumettista Zezé”. La MEM di Cagliari rende omaggio all'illustratore sardo Ennio Zedda, che dagli anni '30 agli anni '70 fu uno degli artisti più significativi del panorama nazionale, e lo fa esponendo una parte della sua collezione di periodici. È visitabile dal 14 aprile sino al 10 maggio 2023, dal lunedì al venerdì dalle 9 del mattino alle 7 di sera, e il sabato dalle 9 alle 13.30. “Nato a Macomer nel 1910 per trasferirsi ancora bambino a Cagliari e morto a Roma nel 1993, Zedda con le sue opere ha dato davvero un grande contributo all'illustrazione italiana”, ha rimarcato stamani l'assessore alla Cultura Maria Dolores Picciau incontrando i giornalisti proprio alla Mediateca di via Mameli 164. Frutto di una donazione fatta all'Archivio storico comunale circa dieci anni fa “Ennio Zedda – Il fumettista Zezé”, questo il titolo della mostra, “dà la possibilità a tutti coloro non conoscono abbastanza questo illustre artista di conoscerlo meglio”. Inoltre, “rientra a pieno titolo nell'ambito delle iniziative di promozione e valorizzazione culturale e delle arti che l'Amministrazione comunale di Cagliari sta portando avanti”. Nel corso della sua lunga carriera, Zedda si è dedicato dunque al disegno e alla caricatura. Ma contemporaneamente ha collaborato ai giornali umoristici cagliaritani: Su Pibireddu (pubblicato nel 1926), Pibiri e Sali (nato nel 1918) e soprattutto Biddio, che ospita nel 1927 e nel 1928 le sue caricature firmate con lo pseudonimo Zezé. Nel dicembre del 1928, con la fondazione del Lunedì de L'Unione Sarda, la sua attività di disegnatore comincia ad avere maggiore rilievo e visibilità a livello regionale. Zedda realizza vignette e testate dallo stile conciso e ricco di dinamismo. Continua inoltre a dedicarsi all'illustrazione pubblicitaria, eseguendo tavole per alcuni negozi cittadini (si ricordano quelle per la gelateria Marcello, per la filiale FIAT di Cagliari e per la ditta di abbigliamento Costa Marras). Nel 1930 all'età di 20 anni, stanco dell'ambiente cagliaritano, si trasferisce a Roma dove riesce ad avere il primo incarico professionale come illustratore, inconfondibile tratto morbido, tondeggiante e moderno. Collabora poi con i periodici Il Balilla e La Piccola Italiana: qui prenderanno vita personaggi come Arturino, Mariella e i fratellini, Carolina e Gavino con i quali rievoca, in modo sognante e fiabesco, la sua Sardegna. Nel dopoguerra sarà impegnato ad illustrare la pagina centrale de Il Giornalino, settimanale dei piccoli, dove darà vita alla figura del pastore sardo Pippo Pentola, personaggio che ritroviamo nelle Favole del villaggio del 1948. Nel 1954 ebbe un'importante collaborazione come cartellonista per l'Ente Nazionale Prevenzione Infortuni, curando l'inserto "Dora e Lilli" con i suoi omonimi personaggi. Negli anni '60 la RAI - Radiotelevisione italiana realizza un filmato-intervista su Ennio Zedda e il suo personaggio Arturino, nel programma condotto da Umberto Eco. La collaborazione con Il Giornalino termina nel 1969 e, da questo momento in poi, Zedda si concentrerà sull'attività letteraria, affiancando al disegno questa sua nuova passione. Muore a Roma nel 1993. “A distanza di molti anni – ha rimarcato Anna Maria Cabras, artefice della donazione – i disegni realizzati completamente a mano sono testimonianza del talento e della grande destrezza di Zedda”. All'incontro della mattina di venerdì 14 aprile 2023 alla MEM anche Francesca Desogus, funzionario del Comune e responsabile del Sistema bibliotecario. “La mostra – ha detto – è stata allestita dal personale della Biblioteca Studi Sardi coadiuvato dal personale dell'Archivio Storico”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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