Tumgik
#non ha mai smesso di fare male
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Senza quasi nemmeno accorgermene mano a mano che proseguiva all'indietro la mia playlist ho iniziato a piangere, prima solo gli occhi lucidi, poi proprio le lacrime fino a sentire una malinconia immensa avvolgermi il cuore. Dopo quasi tre fottuti mesi ho ripensato a quella frase che non dovrei articolare nemmeno nella mia mente "eri tu, eri tu il ragazzo giusto per me, ma io non lo ero per te" ... 💔
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occhietti · 19 days
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Tumblr media
C’è bisogno di lentezza.
Lo dico prima di tutto a me stessa che sono abituata ai ritmi di una vita frenetica dove riposare è un lusso e “non fare nulla” una sconfitta.
C’è bisogno di lentezza per assaporare il gusto di quello che mangiamo e il bouquet infinito di un calice di vino.
C’è bisogno di lentezza per capire chi siamo e per impedire che siano gli altri ad etichettarci secondo il proprio bisogno.
C’è bisogno di lentezza per non cadere vittima della frenesia che fa nascere stress, che alimenta la rabbia, che favorisce gli scontri, in una catena continua di male che genera male.
C’è bisogno di lentezza per ascoltare il nostro corpo e occuparci di lui, dei suoi bisogni “elementari” che sono però preziosi per permetterci di vivere serenamente… di vivere… di vivere e basta!
C’è bisogno di lentezza per coltivare sogni, alimentare idee, apprezzare Bellezza, "vedere" gli altri al di fuori di ogni nostro malcelato egoismo.
Infine c’è bisogno di lentezza per AMARE. Per SENTIRE l’altro davvero, al di là di ogni ansia di conquista, al di là di ogni cocciuto desiderio che spesso ha poco a che fare con l’incontro VERO tra due anime che si riconoscono.
Lentezza.
Silenzio.
Pace.
Respiro.
Non ho mai incontrato me stessa se non quando mi sono fermata e ho smesso di cercarmi.
- Letizia Cherubino
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yomersapiens · 4 months
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Ratti auguri di buon Rattale!
A Vienna si calcola esistano una cosa come tre milioni di ratti che vivono nel sottosuolo della città. C'è un tour che ti fa esplorare le complesse linee fognarie dove ti raccontano di tutti questi ratti che girano. Tre milioni di ratti sono quasi due ratti a testa per ogni abitante della città. Quindi, in un mondo perfetto, questo Natale in casa saremmo in quattro: io, Ernesto e due ratti. I due ratti durerebbero poco. Uno Ernesto se lo mangerebbe in un secondo. L'altro lo difenderei a spada tratta e diventerebbe il mio alleato eterno e lo chiamerei Ratteo, così, per avere un essere vivente a cui tramandare quello che ho imparato durante la mia esistenza.
Ho deciso di passare il Natale lontano dall'Italia perché negli ultimi mesi sono stato troppo in giro e mi stavo dimenticando di uno dei valori principali su cui è fondata la mia stabilità: la solitudine. Ho fatto in modo di andare a cena da mio fratello molto molto presto, per essere in grado di finire prestissimo e tornare a casa quando il resto delle famiglie si stanno sedendo a tavola. È stupenda Vienna quando in giro non c'è anima viva. O per meglio dire, quando in giro ci siamo solo noi immigrati, senza famiglia, senza nessuno. No ok io ho un gatto e un ratto a cui sto insegnando tutto di me e che spero un giorno prenda il mio posto nella società. Lo vestirei con i miei stessi abiti. Forse gli farei pure gli stessi tatuaggi.
Vienna di per sé non è mai troppo affollata, c'è da dire. Ma vederla ancora più deserta del solito è rinvigorente. La solitudine che tanto mi manca è ovunque. Il bus si muoveva sinuoso tra le strade senza l'ombra di una macchina in movimento. I semafori lampeggiavano sincronizzati con le luci degli alberi negli appartamenti di chi non vedeva l'ora di festeggiare. Tante lingue diverse. Del tedesco neanche una lontana eco. Prima di rientrare sono passato dal supermercato turco, loro sono sempre aperti. Ecco un altro pilastro della mia stabilità. Due ragazzini prima di me stavano comprando quella che penso fosse la loro cena natalizia. Una confezione di pane da toast, del formaggio già tagliato a fette, del prosciutto, qualche sacco di patatine e una marea di coca zero. Quanto li ho invidiati. Non dovevano essere di qua, intendo abitanti della zona. Avevano l'aspetto dei turisti. Erano giovani, vestiti male, capelli orrendi, con pochissimi soldi ma stavano avendo la serata che vorrei tanto aver avuto io con te. In una città di cui non sappiamo niente, in un momento in cui tutti si ricongiungono con i familiari, noi, andare via da tutto e avere tutto quello che ci serve tra i filamenti del formaggio sciolto del toast. Unica differenza, lo si farebbe senza prosciutto, che lo diamo a Ernesto e Ratteo.
Quando ottieni quello che hai sempre voluto è il momento in cui ti rendi conto di quanto era bello semplicemente desiderare, senza le responsabilità che derivano dall'ottenere. La felicità è un atto di responsabilità e va difesa. Devi lavorare ancora più di prima per mantenerla. Consuma un sacco. Ha sempre fame. Ci mette un attimo ad ammalarsi e deperire e mutare e non appena diventa anche solo di un gradiente meno luminosa ecco che pensi di averla persa. Sono successe tante cose in questo anno terribile che mi hanno reso felice e solo dire la parola "felice" mi fa sentire sporco perché quella voce che costantemente urla in testa "tu non meriti di essere felice!!!" non è che ha smesso di urlare eh, continua a farlo, ma vedendo che un pochino io sono sereno ha fatto il broncio, incrociato le braccia, sbattuto forte i piedi per terra e si è andata a mettere in un angolo del cranio a escogitare un piano per farmela pagare.
Ho lavorato tanto in questi anni e neanche me ne sono reso conto. Tutte le volte che venivo qua a scrivere mi stavo preparando per fare qualcosa che non avrei mai pensato potesse accadere. Non ho la forza ahimè, per raccontare la mia storia a tutti, ancora, cosa che dovrei fare dato che devo andare in giro e promuovere la mia carriera di autore e spiegare pure tutte le altre attività che svolgo e cercare di sembrare interessante e intelligente e sagace e invece sono solo a pezzi e la socialità mi esaurisce.
Questo Natale lo sto passando come John McClane. Decisamente lurido e unto, senza scarpe, con un gran mal di testa, chiuso nel condotto di areazione mentre scappo da tutti. Mi farei portare di tanto in tanto qualche biscottino da Ratteo ma poi come cacchio riesco a strisciare fuori da qua dentro. La mia pancia ha raggiunto livelli che mai avrei pensato potesse raggiungere e il bello è che non mi interessa minimamente. Solo quando mi allaccio le scarpe dai, lì un po' intralcia. Non mi interessa perché sono entrato nei quaranta e finalmente "ho dato". Posso dirlo con fierezza. Ho dato. Ora tocca a qualcun altro darsi da fare ed essere bello e atletico e magro e muscoloso e pieno di talento io, ho dato. C'ho provato. Ha funzionato per un frangente e poi ha smesso e ho passato anni a cercare di rimanere come nei miei ricordi finché non mi sono reso conto che ero rimasto fermo. Bloccato. E non nel sistema di areazione come questa notte.
Ernesto non è più abituato a guardarmi scrivere, in effetti sono passati parecchi mesi. Non riuscivo più ad avvicinarmi a una tastiera se non per piccoli frangenti di tempo. Per rispondere a delle mail o per digitare nel motore di ricerca la categoria con la quale mi piacerebbe masturbarmi. Ernesto mi ha attaccato un piede, segnale che non accetta io sia distratto e che non lo stia degnando delle attenzioni che ritiene di meritare e meno male che non mi stavo adoperando per masturbarmi altrimenti sai che dolore se mi avesse addentato altro. Tipo il piccolo Ratteo che ho tra le gambe e che, nonostante la pancia sia cresciuta, resta sempre delle stesse dimensioni contenute.
Lo psicologo l'altro giorno mi ha chiesto cosa vorrei fare se scoprissi che in sei mesi tutto sarebbe finito. Gli ho chiesto cosa intendesse con tutto. Ha risposto tutto. Tu, il mondo. L'umanità: tutto. Anche la mia famiglia? Sì, anche la tua famiglia. No aspetta ma quindi anche mio nipote? Sì, anche tuo nipote. Cercherei di salvare la mia famiglia. Ha detto che non potrei farci nulla. Allora ho detto che andrei per strada e urlerei a tutti che il mondo sta per finire e che mancano solamente sei mesi anche se poi sembrerei uno di quei pazzi che urlano che siamo fottuti con un cartello scritto male e un cappello di stagnola e che quando li becchi mica gli dai retta, pensi che siano pazzi e torni a casa e te ne dimentichi mentre cerchi qualcosa di nuovo con qui masturbarti. Mi ha detto che non posso dirlo a nessuno, che sono l'unico ad essere informato e devo tenermelo per me. Allora ho pensato davvero a cosa avrei voluto fare, ma c'era un'altra domanda da porgli. Dovrei continuare a prendere farmaci oppure sarei senza la mia malattia? Ci ha riflettuto un attimo e poi mi ha fatto un grande dono. Saresti senza. Allora ho elencato tutti i posti che vorrei vedere e le cose che vorrei fare e il Giappone e nuotare con le balene e i cibi che vorrei mangiare e le droghe che vorrei provare per poi finire dicendo che un mese lo vorrei passare abbracciato a mio nipote, che non capirebbe e anzi, probabilmente mi caccerebbe via dicendo "zio Pattejo coza fuoiii" però a me andrebbe bene lo stesso. Voi cosa fareste, se rimanessero solo sei mesi?
Mi mancava la solitudine e sentirmi solo e parlare da solo e scrivere in questa condizione di silenzio totale. Nel palazzo di fronte non c'è nessuna luce accesa. Forse sono tutti usciti per cena o forse sono tutti rientrati nei loro paesi di appartenenza. Se ancora sono a Vienna è per questo motivo, da nessuna altra parte del pianeta riesci a sentirti così solo come qua. Per questo poi ti affidano due ratti.
Ernesto si è appallottolato sul divano. Ratteo si è addormentato sulla mia spalla. Spengo le luci, apro i regali che mi sono fatto e aspetto sia domani. È un Natale bellissimo ma sarà ancora più bello quando potremo farci dei toast insieme e raccontarci cosa ci ha insegnato il silenzio.
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animafragileworld · 1 year
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Amore mio,
so che le lettere sono fuori moda,ma sento che è il modo migliore per esprimerti ciò che sento.
Cerca di comprendere le mie paranoie, le mie gelosie, i miei gesti e i miei dubbi. Io sono pronta a starti vicino, abbracciarti, capirti. Mi prenderò cura di te, sempre.
Se mi chiedono per me che rumore ha la felicità,
io rispondo che per me il rumore della felicità coincide con il suono della tua voce. In tutto questo tempo l'amore che sento per te non ha smesso un solo istante di crescere e non smetterà di farlo nel tempo che verrà.
Mi hai insegnato ad amare senza riserva, mi hai insegnato cosa significhi dedicarsi completamente ad un'altra persona, ad ammettere i propri errori quando è necessario. Ora mi trovo ad amarti in un modo che neanch'io credevo di poter fare. Sei il mio fidanzato, il mio migliore amico.. E mi stimoli sempre ad essere migliore. Ciò che ci lega è così unico e speciale da non poter essere sicuramente racchiuso in cinque lettere che sono sulla bocca di tutti. Questa storia l'abbiamo costruita pezzo dopo pezzo, con le nostre litigate all'ordine del giorno, con svariati pianti, con l'allegria che racchiude le giornate passate insieme, con gli abbracci per strada, con le promesse mantenute e anche con quelle venute meno. Ti ho mostrato ogni sfaccettatura di me, il mio lato da bambina, i miei valori, le mie debolezze e anche l'orgoglio che ogni tanto caccio e che tu tanto odi. Sei il mio porto sicuro, l’unica persona con cui vorrei stare e con cui, a fine giornata voglia parlare e sfogarmi, l’unico uomo che vorrei mai e l’unico a cui sarò sempre affezionata e che avrà sempre il mio cuore, nel bene o nel male.
Tu sei l'unico per cui valga la pena litigare e dannarsi ogni giorno. Non voglio un ragazzo perfetto, ne ti voglio uguale a me.. Ti voglio così, come sei. Mi hai fatto scoprire il vero senso delle parole: amare, vivere, ridere. C'è una vita intera davanti a noi, ti va di viverla insieme? Perché tu sei l'amore della mia vita. E io non vedevo l'ora di dirtelo
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animadiicristallo · 2 months
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la verità è che non ha mai smesso di fare male.
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unbiviosicuro · 2 months
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ciò per cui sto davvero male non riesco neanche a scriverlo. rigetto rifiuto questo corpo che ha smesso di funzionare. me ne prendo cura come se non fosse mio, allo stremo delle forze, con tutta la determinazione possibile. non pensare mai al futuro, non pensare, perché se a ottobre credevi che a dicembre saresti stata meglio, e così non è stato, e se a dicembre pensavi che a febbraio saresti stata meglio, e così non é: allora bisogna vivere giorno dopo giorno. e se mi guardo, se mi guardo non mi riconosco. ma se mi sento, se mi ascolto mi sembra non ci sia nient'altro che conosco. ci sono momenti in cui provo solo un disconforto fisico tale che vorrei poter uscire fuori da me. e a tratti, soprattutto di notte quando mi sveglio ma non completamente, mi sento talmente dissociata da esso.
mi rendo pian piano conto che la mia viscerale necessità (inedita nella mia vita fin'ora) di contatto fisico umano è probabilmente l'estremo tentativo di sentirmi ancora funzionante, viva, e non un guscio da voler costantemente abbandonare e cambiare. vorrei poter non sentire alcuna sensazione fisica se non il calore di altre mani, di altri corpi, di altre bocche che mi dice non importa, rimani qui, qui dentro questo corpo con cui sto comunicando, un calore che per un secondo mi parla ad un volume più alto di tutte le voci interiori.
ma al contempo il mio è solo un ruolo, è il recitare la parte di chi ero, di cosa sapevo fare che non mi riesce davvero più. di cosa vorrei fare, di cosa potrei se solo, se solo...
tutto è diverso. a volte tutto è così diverso che non mi riconosco. a livello identitario, proprio. è tutto diverso, e per fortuna anche in modi belli e vari, se sposto il focus, ma diverso. ho interiorizzato che diverso è bello, che cambiamento è bello, è necessario. eppure a volte ancora cerco le cose uguali. in questo corpo non trovo niente di uguale se non le mie unghie massacrate dalla mia bocca nelle 5 ore passate al cinema ieri. come è sempre stato
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arreton · 4 months
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Tra le cose più difficili da accettare, in questi ultimi anni, è stato scoprirmi imperfetta, imprecisa, distratta, incapace, sporca. Una parte di me – pure se al tempo non lo avrei mai detto – si era convinta di essere perfetta, capace di fare più cose insieme e di incastrare i tempi alla perfezione. Atleta, nutrizionista, cuoca, pasticcera, in generale capace in qualsiasi cosa mi cimentassi. In questi ultimi anni, invece, tutto ha iniziato a non reggere più. Man mano sono crollate tutte le convinzioni che, forse in una fase maniacale, mi ero creata: per un lungo periodo ho smesso di fare esercizio, adesso ho ripreso e già tre volte a settimana le reggo quasi a stento mentre prima mi allenavo 5-6 volte a settimana; sono diventata sporca e sciatta, disordinata, pigra; cucino a stento per lavoro, per me di tanto in tanto giusto quel minimo necessario; non cucino più dolci e fino all'anno scorso se provavo a farli mi veniva una specie di attacco di ansia; la mia alimentazione fa così schifo e non ho per niente la testa di trovare delle soluzioni che sto andando da un nutrizionista e spero mi faccia pure venire la voglia di farmi almeno un piatto di verdure lesse perché fosse per me mangerei solo roba dolce industriale. Oltretutto lavorare in pizzeria mi sta facendo venire fuori dei comportamenti alimentari che pensavo di aver superato definitivamente, dunque: da un lato mi rendo conto sempre di più di aver avuto dei problemi del comportamento alimentare sia quando mangiavo male sia quando pensavo di mangiare bene, dall'altro mi rendo conto che continuo ad averceli. È stata dura, insomma, accettare che non posso tenere tutto sotto controllo. La reazione iniziale è stata quella di lasciare andare tutto di botto, adesso di tanto in tanto cerco di afferrare qualcosa ma tutto diventa un compito che spesso non riesco a svolgere.
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io-rimango · 6 months
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Ti hanno detto di mostrarti forte, di non dare in pasto a chiunque le tue debolezze. Ti hanno detto di amare con riserva, di non piangere. Ti ricordi quante volte te lo ripetevano quando eri piccolo?
"Non piangere che sei grande, non piangere che sei un supereroe.”
Magari avevano ragione loro, magari potresti continuare cosi: potresti continuare a fingere, a trattenerti, a dare novanta invece di cento, a proteggerti. Magari, però, senti che qualcosa dentro di te ha smesso di funzionare. Allora sai cosa potresti fare? Potresti ricominciare a piangere. Potresti ammettere di essere fragile, perché esserlo ti rende più vulnerabile - certo - ma anche più soggetto agli abbracci. E gli abbracci sono belli, ci pensi mai? Non ne vorresti di più? Hai il diritto di soffrire, di soffrire tanto e male, come ti pare, di chiuderti in casa e di rifugiarti nel tuo silenzio. Hai il diritto di amare come uno sciocco, senza ritegno, senza controllo, senza regole. Hai il diritto di sbagliare, ma soprattutto hai il diritto di provarci. Di provare a essere contento, di provare a dare tutto, a fare di tutto per qualcuno, per qualcosa, per un sogno. Hai il diritto di esagerare con le speranze, con i desideri, con i baci. Forse è vero, forse difendersi è necessario, forse difendersi ti mette al sicuro dalle sofferenze, ma chi non rischia di soffrire non rischia nemmeno di essere felice.
E io ti conosco, mi ricordo di te: tu sei nato per essere felice.
(Susanna Casciani, Sempre d'amore si tratta)
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der-papero · 1 year
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Giovedì sera, nella mia serata con una amica, siamo finiti a parlare di un argomento a me molto caro e che ormai riempie la mia quotidianità, ovvero il sentimento anti-meridionale, che per me è una parola estremamente riduttiva, il problema è e sta diventando molto più complesso di quel "anti".
La parte facile per me è affrontare i razzisti quelli veri, perché io ho smesso con la logica buonista, melensa ed estremamente inutile del "dobbiamo essere migliori di loro", alla violenza io reagisco con altrettanta violenza, la deterrenza non è mai la soluzione al problema, ma lo è al mio. Oggi io li provoco volutamente, anche perché si legge già dalle prime parole il loro pensiero, loro VOGLIONO tirare fuori la loro "superiorità", è una necessità talmente forte dal risultare banale riuscire in questa cosa, e poi li smerdo pubblicamente, si finisce a fare la voce grossa, per ora non mi è mai accaduto ma sarei pronto ad arrivare anche alle mani, per me è un fatto personale, la vivo come una guerra perché tale è. E funziona, perché poi la merda parla con l'altra merda, e si è creato il vuoto attorno a me, ormai faccio fatica pure ad incrociarli perché "Antonio è uno stronzo, non ci voglio avere a che fare, non gli si può dire nulla". Che poi, giusto per chiudere questo paragrafo, quelli più infami sono proprio quelli vestiti da persone ultra-tolleranti (a loro modo di dire). Ultimo esempio in ordine di tempo? L'ho visto qua sopra, periodo di Sanremo, Pelù tira di botto una borsetta da una signora seduta in prima fila all'Ariston, e qualcuno ha avuto l'idea di farci subito un meme con su scritto "ED E' SUBITO NAPOLI". Da ammazzarsi dalle risate, si fa per scherzare, però io poi non capisco mai perché, se dovessi prendere una foto qualsiasi dal web di una persona con un boa rosa, piume e paillettes e ci scrivessi sopra "ED E' SUBITO FROCIO", io passerei *giustamente* per un intollerante troglodita di merda, quando io non ci vedo moltissima differenza tra i due esempi. Che ci volete fa', il mondo è quello che è, e, giusto una nota, questa persona non è nemmeno una brutta persona, ho citato la cosa solo perché "fresca", qui sopra c'è ben di peggio, c'è gente talmente di merda che se l'intolleranza fosse una materia, potrebbero tenere dei dottorati di ricerca, ed è proprio per questo motivo che io non credo in alcun tipo di dialogo o confronto o educazione, la mano in faccia, lo sputo in un occhio, l'insulto pesante è l'unica risposta valida, non esiste civiltà, umanità o persino compromesso.
Ma adesso passiamo ai miei nuovi nemici, con i quali ho molta difficoltà a capire come interagire.
In primo luogo perché, e l'ho scritto tante volte qui, non ci ritorno, io ero uno di loro. Ma la cosa che mi irrita, mi fa davvero incazzare, ancora di più della marmaglia descritta sopra è che da un lato si schierano inconsapevolmente dalla parte dei carnefici facendo finta di fare un favore alle vittime, dall'altro identificano il problema nella vittima stessa, per loro è l'origine di tutto il male, per condire il tutto con il classico velo ipocrita dell'immagine e dell'accettazione sociale, che a loro detta è più importante del vestito che uno si sceglie.
Se la smettessi di fare la macchietta, non si alimenterebbe lo stereotipo che ci colpisce.
Che è un po' come risolvere in modo facile il problema del colore della pelle, no? Che ci vuole: se i neri smettessero di essere tali e diventassero bianchi, fine del casino. O, per riprendere un po' l'esempio di prima, avete presente quando, ad ogni Pride, una buona fetta dei media riprende e documenta *esclusivamente* solo una sezione della manifestazione, dove ci sono persone che liberamente e sacrosantemente espongono il loro vivere nel modo che le rende più felici e queste immagini vengono poi puntualmente strumentalizzate con "Hai visto? Quelli sono gli omosessuali, gente che sculetta, mezza nuda, che prende cazzi ad ogni angolo di strada! Se si comportassero come tutti gli altri, non verrebbero discriminati!". Quindi la soluzione è nascondersi, cambiare identità, così le merde di prima si sentono a proprio agio e l'intolleranza, puff, scompare per magia.
L'errore di fondo e molto grave che queste persone commettono è nel non capire che il pregiudizio non è una cosa che si alimenta, è una cosa immutabile, che esiste perché fa parte della propria identità. Quello che le merde fanno non è alimentarlo, non ce ne è bisogno, hanno solo necessità di conferme per supportare il loro bias.
Vi ricordate quella storia di quel coglione di tabaccaio che rubò il biglietto vincente alla signora anziana e provò in modi ridicoli a scappare alla Giustizia facendo una delle figure di merda più eclatanti degli ultimi anni? Una persona "civile" di Tumblr postò la notizia presa da uno dei tanti quotidiani online qui sopra per farci due risate, e fin qui nulla di male, se non fosse che poi aggiunse un tag che recitava poteva accadere dovunque. Ed è qui il cherry-pick dell'intolleranza, il razzismo più infame, in questo minuscolo gesto, estremamente subdolo e che passa sempre in secondo piano, come quell'insulto detto a denti stretti, ovvero la ricerca di conferme, "ho ragione, ci ho sempre visto giusto su quella gente", che non è nemmeno il pensarlo, se dovessi dirvi tutto quello penso altro che razzista, è il volerlo affermare, urlare, pubblicamente, perché è una verità che ESISTE A PRIORI e va solo ripetuta.
Quello di cui queste nuove persone, come vogliamo chiamarle, ingenue?, non si accorgono è che l'equazione razzista esiste, pre-esiste le azioni e persiste nel tempo, ed è INDIPENDENTE da qualsivoglia episodio una persona possa essere protagonista, non c'è alcun gesto che possa cambiare le cose. Riconoscono che il problema è reale, ma oh, è colpa nostra, e se posso disegnare un pattern comune è che tutti questi soggetti non l'hanno mai subito, o lo hanno visto applicare su altre persone e hanno preferito voltarsi, e quando provo a spiegare tutto questo papiello, finisce sempre in una scena muta. Vi giuro che faccio una fatica immensa a gestire la rabbia anche verso di loro, perché tutta questa stronzata è coperta da una vomitevole buona fede, non si meriterebbero le mie uscite incazzose, ma sentirsi additati non è mai piacevole, e mi ritrovo ogni volta in un disagio infinito che mi trovo ahimè a gestire con quel poco di diplomazia che sono riuscito a raccogliere negli anni.
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iovengodallaluna · 9 months
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“Cara Sofia, Sto amando un’altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte. Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest’incantesimo non è mai riuscito. Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole. Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile. Non ti amo più e non mi ami più ma io ti scrivo perché quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma tu resti l’amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l’amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell’attimo c’è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell’attimo c’è sempre perché tu sei l’amore della mia vita, l’incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare. Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa.”
•••
“Caro Ivan,
Vorrei dire a tutti che non c’é niente di bello nell’essere Sofia e questo perché ho smesso di poterti accarezzare. Ho lasciato ad un’altra donna la possibilità di svegliarsi accanto a te, di prepararti la colazione, di baciarti in una di quelle giornate grigie che sembrano non finire mai. Mi fa ancora male pensare che tu corra da lei dopo lavoro, che la stringa con forza prima di aprire la porta per non perdere nemmeno mezzo secondo insieme e se ti vedo, se ti incontro nei soliti posti, mi si gela il cuore, penso subito a come devo comportarmi, a quanto devo restare composta e fingere che non mi importi nulla. Non ti amo più, ma tremo ancora quando so dove sei, spero ancora di incrociare il tuo sguardo da qualche parte, magari dopo esser stato con lei, dopo averci fatto l’amore. Spero ancora che guardandomi tu possa pensare che con me era meglio. Vorrei dirti che sono felice, che quando mi parlano della tua nuova storia sorrido, ma non posso, questa é l’avventura che non ci siamo concessi per paura, ed io ho maledetto il nostro mancato coraggio ogni giorno, ho pensato a tutte le lotte che potevamo evitare, a tutti i capricci mai risparmiati, a quella gelosia che toglieva il respiro, e a quella fiamma che non smetteva mai di bruciare dentro di noi. Ricordo ancora le urla e i messaggi con scritto “non cercarmi più” almeno mille volte, sperando di non esser mai presi alla lettera, eravamo così terrorizzati dall’idea di perderci che abbiamo fatto in modo accadesse. In tutto questo tempo non sono riuscita a sostituirti, quando altre braccia mi stringevano pensavo soltanto che non erano le tue e a quanto spesso ho dovuto allontanarti mentre tu adesso hai un’altra persona d’amare, userai anche con lei il sapone all’arancia, un giorno finirà e dimenticherai anche quello, ma ogni volta che ci vedremo, ovunque saremo e chiunque avremo al nostro fianco, sentirò ancora il cuore uscire dal petto e poi fare le corse per rientrare.”
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gcorvetti · 2 months
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4 anni.
Oggi cade l'anniversario della chiusura totale all'alcol, si sono quattro anni che non tocco alcol, neanche una goccia, solo acqua, niente bevande gassate o cavolate zuccherate, acqua e basta. Cosa è cambiato? Tanto, tantissimo. Per iniziare il mio fisico mi ha ringraziato, fegato in testa, il cuore ha smesso di darmi fastidio, le turbe psichiche sono scomparse. Un paio di anni fa ho fatto le analisi del sangue e la dottoressa mi ha detto che sono sanissimo, con stupore perché in Estonia gli uomini di 50 anni stanno con un piede nella fossa per via dell'alcol, ricordo che Jack mi diceva "Anticonformista al massimo, eh?", forse, ma non ho smesso per differenziarmi dalla massa, cosa che ho sempre fatto nella mia vita, ma per uscire da una dipendenza che mi stava distruggendo lentamente, infatti vi consiglio vivamente di smettere, da ex alcolizzato, anche il bicchiere ogni tanto, l'etanolo (la molecola che vi sballa) fa parte del gruppo 1 dei cancerogeni insieme ad amianto e naftalina (e tanti altri), voi ingerireste palline di naftalina ogni tanto? Beh no, allora perché bere. Certo ognuno fa quello che vuole nella sua vita, ci mancherebbe, ma io ho deciso che non sarà l'alcol ad uccidermi.
Mentre ieri scendevo verso casa di Spock pensavo ad un video che ho visto di Silvestrin, che parlava di Kanye West, Enrico che parla di West, ma il video era interessante (come sempre), perché il tizio che nonostante il successo non lo vedo molto in linea con la musica, ma è una mia visione, sta temporeggiando per fare uscire il suo album, il dilemma è se lanciarlo sulle piattaforme streaming o farlo anticipare per un mese solo per l'acquisto, che c'è di strano direte voi, nel video il VJ sottolinea una frase detta dal rapper "I canali di streaming sono il male" BOOM. Il tizio non sarà il più bravo musicista o rapparo del mondo, ma di sicuro sa vendersi e se dice una cosa del genere potrebbe creare non poco scompiglio nel mondo del mainstream, l'unica cosa che Enrico mette di suo sul piatto è che West avrebbe dovuto chiamare "alle armi" altri artisti, in modo da sovvertire questo sistema oramai malato e poco propenso a pagare gli artisti. Ad un certo punto nella mia mente mi è scattato come un campanello e mi è venuto in mente di aprire un altro blog, sempre qua, dove parlo solo di musica, così da differenziare i miei post-delirio da quelli musicali, non so ci sto ancora pensando, però potrebbe essere una bella cosa, alla fine non parlerei di quello che sapete già e non posterei la musica che volete ascoltare, darei le miei opinioni e vi farei ascoltare cose che non sapete neanche che esistono, vediamo. Tipo
youtube
In alternativa potrei aprire un blog dove posto foto di me nudo, tanto è una prassi normale oramai 😂😂 naturalmente non lo farei mai 😂.
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ho la pelle dura, l'ho detto tante volte e non è mai stato vero, ad ogni colpo mi si sfracellava l'anima come un'auto a duecento chilometri orari contro un muro d'amianto. Ho detto tante volte anche che avrei smesso di legarmi alle parole, di legarmi a chi le dice e invece, non era vero nemmeno questo. Ho detto tante cose, quante volte ho pronunciato con tono sicuro "questa è l'ultima volta" e invece non lo era mai, mai. Ancora uno, ancora uno, dai questa è l'ultima, la prossima è l'ultima e non finiva mai, colpo dopo colpo, parola dopo parola fino a che non è rimasto più nulla da sfracellare contro quel muro. E quanti pianti, quante lacrime sono cadute sul mio viso, lo stesso viso sul quale ho tirato schiaffi molto più forti di quanto avrebbero mai potuto fare gli altri, ma non ho mai imparato niente. Vorrei riuscire a volermi bene, vorrei poter trovare qualcuno che mi voglia puramente bene anche nelle cose che il resto del mondo cataloga stupide e insignificanti. Forse ho smesso di credere in qualcosa, forse ho smesso di credere nella sincerità del prossimo perché non sarà mai del tutto sincero, forse ho smesso di credere nell'amore reciproco, uno dei due ama sempre di più, forse io ho smesso di sperare. La speranza mi ha aiutata la maggior parte delle volte, la buona fede, la gentilezza, o forse sono state solo il capro espiatorio dei miei assassini. Io questo non lo so o forse lo so, ma non voglio ammetterlo che l'unico problema è sempre stato il mio cuore, la mia buona volontà di metterci l'impegno serio. Avrei dovuto dare meno peso, meno importanza, avrei dovuto legarmi di meno come fanno loro, come fanno tutti e invece no. Mi sono sempre sgretolata, ogni volta che qualcuno me lo chiedesse, ho eseguito ogni richiesta come un bravo soldato, non importava quanto male mi facessero i muscoli e le ossa, ma evidentemente questo non è mai bastato. Non è bastato nemmeno portarmi via dalle mani armate in cui ho riposto il mio cuore, non basta andarci coi piedi di piombo, non basta avere cautela, non basta restare leggeri, non basta non pensarci, la testa viaggia va in posti che nemmeno so. Arrivata a questo punto, l'unica cosa che so è che niente è bastato davvero, che forse semplicemente non sono una persona amabile, che forse io sono la cosa più pesante per un mondo che vuole vivere leggero. E va bene, va bene se finisco in frantumi ogni volta che viene detta una parola o ogni volta che non viene detta, va bene. So cosa voglio ma so che non lo troverò e allora fingo di cercare, qualcuno che non abbia bisogno di spiegazioni su come afferrare la mia mano e stringerla forte, qualcuno che sappia come tenermi all'interno della propria vita, perché sa che le soglie delle porte non mi piacciono perché fa corrente, fa corrente. Vorrei poter essere piuma come voi, ma sono solo una parola sbagliata detta ad alta voce che trascina a fondo il mondo. Non ho la pelle dura, ho mentito, ma so cosa significa addormentarsi ogni sera contando le ferite.
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yomersapiens · 1 year
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Heavy Mental Detector
Non ho parlato molto ultimamente. Ho lasciato spazio agli altri, ai loro racconti. Sono stato una settimana ad ascoltare credo proprio perché negli ultimi mesi mi sono rinchiuso in un bunker mentale creato dalla scrittura e ascoltare voci e problemi altrui è stato come spalancare le finestre e cambiare aria. C'era puzza di stantio nel mio cranio. I personaggi della mia storia sono cresciuti, hanno fatto i loro casini, si sono ammazzati a vicenda e ora li ho dovuti lavare via con giornate intere di ascolto. Quando torno in Italia è sempre come prendere in mano un vecchio videogioco iniziato tantissimo tempo prima e su cui ci sono delle missioni che devi ancora finire e altre che mai finirai. Ascolto, cerco di capire in che direzione andare, aggiorno. Chi è morto nel frattempo. Chi ha lasciato chi e ora sta con cosa. Mi piacciono i personaggi che non escono dal ruolo a cui sono stati assegnati decenni prima. Ho amici che non fanno altro che invecchiare e drogarsi e non accennano a smettere e un giorno una delle due cose smetterà di proseguire ed eliminerà di conseguenza l'altra. Mi sembravano tutti in crisi e io pensavo solo a salire su un treno e tornare a stare solo. Questa esperienza di concentrarmi sulla scritta mi ha cambiato e sto bene come non sono mai stato.
Non potevo fare altro che ascoltare. Tutti avevano bisogno di fare rumore e rendermi partecipe di quello che era accaduto. Ho scoperto pure che si gioca ancora al calcio e con mia grande sorpresa la squadra che tifo non fa schifo come una volta! Aspetta che lo dico a mio fratello e mio nipote. Non ci crederanno. Oppure lo sanno già dato che hanno quel servizio di streaming che cade sempre quando vuoi vedere una partita decente ma a cui tutti sono abbonati.
Mi è stato chiesto poco "come stai?" e credo sia per questo che non ho mai risposto come stavo sul serio, quando qualche coraggioso l'ha detto. "Ho avuto periodi peggiori, quindi credo che questo non sia poi così male". Da ora in avanti darò solo questa risposta standard. Fa credere che ci sia una profonda riflessione dietro e non la totale mancanza di voler comunicare.
La sala era gremita di persone e su 11 autori io ero l'unico di madrelingua italiana. Ero l'elemento esotico che dava un tocco avventuroso all'ambiente. Sono stato invitato per leggere qualcosa e ho colto l'occasione al balzo per scoperchiare il primo capitolo del romanzo breve. Avevo 5 minuti di tempo e a me quando danno uno spazio striminzito mi prende male e non riesco ad allargarmi quindi ho letto solo metà del capitolo e pure velocemente. Ero nervoso. Ero uscito allo scoperto, avevo smesso di stare dentro la scrittura e ora ero solo, senza protezione, a leggere e sentirmi nudo. Non ho idea di come sia andata ma qualcuno ha riso, altri hanno applaudito, in molti non hanno capito dato che erano anni che non sentivano qualcuno parlare in italiano. Ho pensato a chissà come sarebbe andare in un luogo dove tutti capiscono quello che dici. O funziona oppure vengo ricoperto di insulti e magari la smetto di credermi chissà chi. Ah, magari c'è qualcuno interessato, ho messo i primi due capitoli del romanzo breve sul mio sito, c'è chi l'ha già letto e non ha smesso di parlarmi quindi penso non sia così terribile. Oppure è perché faccio pena.
Adesso non so cosa fare con le prossime giornate. Mal che vada dovrò trovarmi davvero un lavoro anche perché non so quali altre spese tagliare dato che ho già eliminato un pasto al giorno unendo un tardivo pranzo a una precoce cena. Ho pensato a dei nuovi hobby che potrebbero affascinarmi. Uno è andare in giro con un metal detector. Mi ci vedo a indossare i cuffioni, legarlo al braccio, andare sull'isola del Danubio e biiip biiiip biiiip camminare finché non arriva un biiiiiiiiiiip e allora tiro fuori la paletta, scavo, uso la carotona per trovare il punto esatto nel terreno ed estrarre probabilmente un tappo. Magari una moneta. Vorrei andare con mio nipote, secondo me anche lui si divertirebbe. Ma non so se servano permessi! Poi sono sicuro che io sarei capace di rinvenire una bomba inesplosa e non voglio disturbare le autorità allora cercherei tutorial su youtube per disinnescarla da solo. L'altro hobby a cui penso è il magnet fishing. Un magnete gigantesco legato a una fune, vai sopra a un ponte o vicino a un canale e lo lanci e tiri su quello che si aggancia. Principalmente biciclette o monopattini ma anche coltelli, pistole, armi gettate in acqua da rapinatori in fuga. Bombe a mano perché no. Questo hobby mi sembra più pericoloso del precedente. Poi però vorrei anche un compressore ad acqua per pulire i vialetti o un tagliaerba e andare in giro a sistemare i giardini. Tutto pur di non tornare a lavorare.
Dopo aver inviato il manoscritto mi sono sentito perso e sono crollato negli abissi di tiktok (dove sono bombardato da video su metal detector, magnet fishing, gente che pulisce cose col compressore e gente che taglia l'erba) e ho dovuto nuovamente fare i conti con la sessualità forzata che mi viene gettata in faccia. Mio caro algoritmo, io lo so che ti faccio strano inquanto maschio bianco etero prossimo alla quaratina proprietario di un gatto e che passa molto tempo da solo ma davvero, più video sensuali mi mandi e più mi scende la voglia di cercare nuovamente contatto con un essere femminile. Sto bene così, a guardare i tappeti che diventano puliti (che poi davvero come cazzo fai a sporcare in quel modo un tappeto fai schifo al mondo dovresti morire) e scoprire che alla fine tutti sanno fare lavoretti di manutenzione e tutti, ma proprio tutti tutti, anche io ahimé, si credono capaci di cucinare.
Alla persona che mi ha detto "Fai così perché non hai ancora conosciuto la persona giusta" mi sono permesso di dire che in reltà di persone giuste ne ho conosciute almeno sette e che poi le cose sono andate male. O bene, dipende dai punti di vista. Mi piace ricevere consigli non richiesti e frasi del cazzo perché li colleziono e li metto tutti in una bottiglia che un giorno seppellirò e probabilmente verrà ritrovata da qualcuno con un metal detector.
Tra scrivere, pulire casa, pensare a Ernesto, andare in ospedale, fare visite, incontrare dottori per la nuova terapia, cucinare una sola volta, giocare con Ernesto per evitare mi distrugga casa, uscire per fare una merda di passeggiata per la mia merda di salute mentale, leggere o guardare un film, stare con mio nipote e insegnargli a mangiare senza mani, ascoltare i discorsi degli sconosciuti, guardare i piccioni che volano fuori dalla finestra insieme a Ernesto, cioè, dove lo infilo un lavoro?
Metterò un cartello "Ti ascolto. Dieci minuti dieci euro. Non sono uno psicologo e non rilascio consigli e frasi del cazzo." così potrò finanziarmi il metal detector e poi annoterò tutte le paranoie riversate nelle mie orecchie in piccoli bigliettini che seppellirò in giro per il mondo e non dovremo mai più averci a che fare. Ecco una bellissima occupazione.
Dovrò chiudere le finestre a breve, perché sto tornando a Vienna e lì la primavera è ancora lontana. Ha fatto bene lasciarle spalancate per un po'. Adesso posso sistemare un paio di cose e fare spazio a qualche nuova passione. Addirittura a una persona.
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Negli anni ti hanno fatto sentire inadeguata, diventare più timida di quanto già non fossi, sotterrare tutte le differenze che avevi con la gente, fino a che la gente non ha avuto ragione.
Ogni tanto sei uscita ancora a giocare in cortile col pallone, ma hai fatto due tiri e hai smesso, come se gli altri ti potessero guardare.
Loro ti hanno in pugno anche se non ti hanno, per questo ti senti sempre pesante.
Ti hanno detto di non arrossire troppo, ti hanno chiesto di sederti dritta e tu non l'hai mai fatto, ti hanno detto di non emozionarti in pubblico, di non sentire dolore per il dolore degli altri, ti hanno detto di sorridere di più, ma il tuo sorriso resta triste.
Hai sempre avuto paura di essere te stessa, fin da quando, eri bambina, in terrazzo, in pieno giorno hai chiesto al Vesuvio urlando:
«Mi insegni a scoppiare?
Non voglio lasciare morti, voglio solo farmi sentire.
Мі insegni a scoppiare? Non voglio fare male.
Voglio solo imparare a cambiare le cose senza farmi cambiare».
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sono una di quelle persone che da sola non sa stare. cioè, ci sto per forza di cose, però ne soffro parecchio. qualche volta sono uscita da sola al centro commerciale, sono stata dei giorni a lavoro da sola, ma per il resto è difficile che riesca a fare attività da sola, anche il semplice andare a farmi i capelli per me è un ostacolo che non compendo, infatti non ci vado mai se non viene qualcuno con me. forse è colpa del mio disturbo evitante, forse ho paura che mi accada qualcosa, paura di non farcela, tutto un insieme di cose. ultimamente ho tanto tempo libero per uscire da sola, fare shopping, ma non ci riesco, non voglio uscire da sola. non mi è mai successo, per ora, qualcosa che abbia scatenato in me questa """fobia""", ma penso sempre "e se proprio oggi mi succede qualcosa??" le affronto le cose, per carità, ma sulle sciocchezze che posso evitare mi perdo e mi precludo uscite magari interessanti. forse mi vergono anche di stare sola, mentre magari vedo coppie o gruppi di amiche in giro. però ho pensato che sotto sotto questo problema possa essere nato ai tempi della scuola, quando venivo emarginata da tutti, forse lo stare sola e fare cose da sola, inconsciamente, mi riporta a quei momenti lì, a quella tristezza, quel non capire cosa ho che non va, forse il mio corpo non ha mai smesso di scordare quelle sensazioni. quando sento gente che parte e viaggia sola io mi rendo conto che non potrei mai e poi mai farcela, colpa anche dell'ansia perenne che mi porto appresso. ho affrontato tanto da sola, le prese in giro che nascondevo a familiari e amiche, nessuno che mi difendesse, malesseri fisici che solo quando ero allo stremo chiedevo aiuto, altrimenti trattenevo e ancora trattengo perché io mi vergono del mio dolore, o forse mi vergono solo ad esistere. anni fa c'è stato un periodo in cui mi ero resa conto di non voler lasciare il mio ex per paura di rimanere sola, il che è il colmo visto che ancora avevo amiche. mi limita tanto, lo so, ma non è facile e non l'ho mai nemmeno affrontato come argomento nelle sedute di psicoterapia, chissà se la psicologa mi sarebbe stata di aiuto a parte nel ricordarmi che sono funzionale, sì ok, funziono ma io sto male e non è normale. odio quando mi si fa notare tutto ciò, che da sola non faccio quasi niente, lo odio a morte, mi sento giudicata quando invece vorrei solo qualcuno che mi dicesse "e che problema c'è? ci sono io, poi magari pian piano ti sblocchi". mi rendo conto che alla mia età è sciocco ma che ci posso fare? i piccoli passi li faccio ma non bastano mai. vorrei tanto sapere se davvero dipenda dal bullismo subito in passato o se effettivamente c'è altro, come vorrei tanto essere più indipendente e bastarmi da sola.
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infernaldance-sc · 6 months
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CLICK
Io me lo ricordo ancora il giorno in cui ho sentito il click nella testa, quando qualcosa dentro di me si è rotto per sempre. Ci sono ancora dentro fino al collo, probabilmente mi porterà alla rovina, ma per adesso non ho altra soluzione se non raccontare e provare a stabilire un dialogo col mio "io" interiore.
Scuole medie: avevo invitato un'amica a pranzo e stavamo mangiando delle patatine come secondo. Forse non la cosa più salutare del mondo, ma eravamo piccole e le patatine erano sempre un'ottima idea: alla proposta di mia madre per un bis, non ci siamo certo tirate indietro. È tornata poco dopo con un piatto pieno per la mia amica e uno vuoto, con una sola patatina nel mezzo, per me. Ridendo mi ha detto "perché tu devi dimagrire".
In quel momento mi sono frantumata in mille pezzi.
Facendo mente locale posso ben ricordare che la mia infanzia è stata letteralmente all'insegna dell'umiliazione. Mia madre non ha mai perso l'occasione di farmi vergognare davanti alle mie amiche: lei è bella e tu no, lei è brava e tu no, guarda lei quanto è magra e tu no, lei mette i vestitini ed è sempre truccata e tu no.
Queste frasi le sentivo, immancabilmente, ogni volta che rientravo a casa per un secondo a prendere qualcosa e mia madre scambiava due chiacchiere con l'ospite.
Mia madre non ha mai perso neanche l'occasione di prendermi ferocemente in giro per tutti i miei interessi, ricacciando nomignoli che mi facevano vergognare anche di esistere. Molto spesso per la disperazione ho pensato di mollare tutto, di rinnegare me stessa e, in un certo senso, lo faccio molto spesso. Lo chiamo "cambiamento", "aria fresca", quando non è altro che il tentativo di allontanarmi il più possibile della me originaria.
Per un periodo, durante le superiori, ogni pomeriggio veniva nella mia stanza a ricordarmi quanto fossi un fallimento, quanto fossi inutile, quanto i miei interessi facessero schifo, quanto fossi sbagliata. Ha smesso solo quando le ho urlato, davanti a mio padre, che tutto questo mi faceva male da morire.
Dunque a provocare quel click non è stata quella patatina nel piatto, ma la profonda umiliazione. Da quel giorno non ho mai smesso di lottare con il cibo, di fare su e giù col peso e di sentirmi brutta. Nel tempo ho sviluppato un'ossessione per la perfezione: i 49kg che ho come obiettivo, i 30 agli esami, il carattere forte, le emozioni nascoste, lo sguardo impassibile, il lavoro di precisione, il non chiedere mai aiuto. E insieme all'ossessione per la perfezione, non mi ha mai abbandonata il senso di vergogna: in vita mia non sono mai uscita di casa in pantaloncini, non indosso un costume da più di 8 anni, detesto vestirmi con colori appariscenti perché non voglio attirare l'attenzione, giro sempre super coperta (durante i primi anni delle superiori portavo le maniche lunghe anche in piena estate).
Mi vergogno del mio corpo e di ciò che sono e mi convinco spesso di non valere niente, come diceva mia madre.
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