Tumgik
#non imparerò mai
lamentele · 11 months
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A darmi della stupida ancora mi faccio un complimento.
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unfilodaria · 5 months
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Ho un modo così sottile e perverso di farmi affondare, soprattutto dalle persone che amo di più, che mi rende totalmente unico. So farmi fare a pezzi senza opporre difesa. E quando solo dopo me ne accorgo ci resto doppiamente una merda
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ross-nekochan · 3 months
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Oggi il mio direttore mi ha scritto su Teams se il mio onboarding sta andando bene e se ho problemi. Avrei voluto sfilargli tutta la corona di lamentele: mi stanno insegnando tutto troppo lentamente, sembra che disturbo e rompo le palle alla mia tutor ogni volta che le chiedo qualcosa perché pare sembra indaffaratissima e io stessa ho paura di disturbare, etc etc... ma a che pro? Quindi via con il "va tutto bene grazie". Alla fine è solo una settimana che sono qua quindi pretendere che mi sia insegnato tutto forse è pure pretenzioso.
Poi oggi ho dovuto rispondere alla prima telefonata perché la mia tutor ha (giustamente) detto che se non le prendo mai, mai imparerò. Il povero cliente ogni volta che gli chiedevo di ripetere, mi parlava sempre più lento, scandendo bene le parole ma io gli volevo dire:"amo io il tuo giapponese lo capisco benissimo, è che proprio non so di cosa tu stia parlando e cosa ti devo rispondere"... però vabbè alla fine con qualche risata di troppo, è andata.
Qua sta facendo un caldo assolutamente inumano in questi giorni e un altro diritto che vedo tolto ai lavoratori è il diritto di non andare in ufficio quando devi uscire di casa alle 7 e fanno già 32°C. Sto sistema ci vuole proprio morti.
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J.:"Se ci pensi non siamo mai del tutto presenti, abbiamo solo un'eternità di momenti frammentati, contraddizioni e confusione, con solo qualche minima particella di tempo in cui tutto ha davvero senso..."
E.:"Vuol dire che imparerò ad apprezzare quelle minime particelle."
- Everything everywhere all at once
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A volte, devo fermarmi e ricordarmi che ho solo ventiquattro anni, solo ventiquattro anni anche se le ferite e le cicatrici sono molte, molte di più.
Imparerò a curarmi da sola, rattoppare, ricucire un cuore stanco. Imparerò a cadere tra le sole mie braccia, le uniche che non possono tradirmi, che non mi faranno cadere. Imparerò a non ferirmi, perché non lo merito, imparerò a non farmi più ferire da chi, per poter convivere con se stesso, usa solo la menzogna. Imparerò a difendermi meglio, consapevole che l'amore non è e non sarà mai un campo di battaglia, ma solo luogo di riposo per l'anima. Imparerò che il male che ricevo equivale al male che hanno dentro e non a quello che merito io. Imparerò, e tornerò ad amare la poesia nella sua forma più vera e pura. Imparerò, e tornerò ad amarmi. Da sola, rimetto a posto il mio mondo crollato a pezzi tante e tante volte, ma mai come questa volta. Da sola ricorderò che ho solo ventiquattro anni.
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orotrasparente · 3 months
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forse non imparerò mai a prendermi cura di me stesso ma ho la certezza che sosterrò sempre quelle 3/4 persone a cui tengo
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papesatan · 11 months
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Note autunnali su impressioni estive
Secondo Joyce, scrivere vale la pena soltanto a cuore freddo, quando la temperatura scende a tal punto da poterci infilare le dita senza scottarsi, foggiando al meglio i pensieri a distanza. 
Torno allora a un fresco ricordo d’estate: il mare pisolava calmo, increspato solo da un’infida brezza costiera. Mentre sprofondavo i pensieri sott’acqua, una famigliola poco distante giocherellava insciente del rio vento, lasciando un coccodrillesco materassino brado alla deriva. Quello che pareva dapprincipio un breve distacco, colmabile in poche semplici bracciate, si trasformò presto in un lungo addio. Dopo aver svogliatamente provato d’essere un buon padre, il capofamiglia sospese ogni tentato inseguimento, rassegnandosi al pianto dei più piccoli. Non so cosa mi prese, ma in quel momento, senza troppo pensare, mi lanciai all’inseguimento del coccorassino, deciso a render nuova gioia a quei bimbi. L’acqua alta non concedeva stanchezza, perciò decisi di virare a dorso, fidando nella rapidità delle mie gambe. Dopo una discreta nuotata, mi voltai, sicuro di me, ormai convinto d’aver il rettilone a lesta portata. Quando m’accorsi di non aver ridotto minimamente la distanza, anzi raddoppiata, mi cedettero le gambe. In pochi secondi, mi guardai alle spalle: la spiaggia ormai lontana, i bimbi dimenticati, il coccorassino sempre più in fuga, mi sentii avvolto dalla stanchezza e pensai se ora mi sentissi male, nessuno mai potrebbe salvarmi. Mi figurai in un attimo i titoli del giorno dopo: “Tragedia in Salento: 34enne idiota muore per recuperare un materassino”. Non suo. Con un mare perfettamente calmo. Esiste forse un modo più stupido per morire? Negandomi ribelle alla resa, mi gettai cocciuto in un paio di bracciate disperate, per poi arrestarmi, stremato. Se solo andassi in palestra. Fissai il coccorassino all’orizzonte, avviato ormai all’Albania, e restai lì a fissarlo, finché non ne rimase più che un puntino verde a pelo d’acqua, inghiottito dalle onde. Pur non essendovi intimamente legato, mi scese comunque una lacrima, non tanto da gridargli: “Wilsonnn!! Scusami Wilson!!! Scusaaaa!”, ma abbastanza da sentire il peso di un’altra perdita, un’altra fuga e la mia incapacità di porvi rimedio. Altri due materassini andarono persi quell’ominosa mattina e non riuscii a salvarne neanche uno (al terzo non m’arrischiai neanche più) e non so perché ogni tanto ci pensi ancora, ma credo che quel coccodrillo abbia voluto impartirmi una sana lezione di fallibilità e addio quel giorno, materie in cui brancolo vivamente scarso, e che non credo d’aver ancora appreso. Che ne sarà stato di quel materassino in fuga? Chissà se è perito tra i flutti o s’è fatto una nuova vita sulle spiagge di Valona. E i bambini? Il padre gli avrà comprato subito un luporassino, cancellando ogni lacrima in cinque secondi. E io? Perché rischiare la vita per i coccodrilli altrui? Chi rappresentava quel coccodrillo in me? Perché? Forse per lo stesso motivo per cui non riesco a lasciarti andare, ancora oggi. Ma prima o poi imparerò. Imparerò a farmi i fatti miei, a guardare il mio, a salutare e a dire addio. Ma fino ad allora continuerò a inseguire invano i materassini in alto mare, come se ne andasse della mia stessa vita, incapace alla resa.  
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Cuore un pochino a pezzi questa sera.
Chissà se imparerò mai a bastarmi e non sentirmi ferita ogni singola volta che vengo messa in discussione.
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worldofdarkmoods · 17 hours
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Cara me stessa,
Non so davvero da dove cominciare. Ogni volta che mi siedo a pensare a tutto ciò che provo, è come se le parole si bloccassero in gola, come se non ci fosse davvero modo di spiegare questo vuoto che sento dentro. È un peso che mi porto dietro da così tanto tempo che non riesco più a immaginare come fosse vivere senza. O forse, non ho mai saputo davvero cosa significa vivere davvero.
La verità è che non voglio più essere qui. Ogni giorno mi sveglio sperando che sia diverso, che qualcosa cambi, che finalmente tutto questo dolore si dissolva. Ma niente cambia. Non importa quanto lo desideri, quanto cerchi di sorridere o far finta di stare bene. Dentro, mi sento rotta, completamente svuotata. A volte penso che sarebbe più facile semplicemente sparire, smettere di sentire questo dolore che sembra non finire mai.
Ma c'è una parte di me che non ha il coraggio di farlo. Non riesco a prendere quella decisione definitiva, anche se ci penso continuamente. Non è che voglia di vivere, è che non so come morire. E questa lotta, questa costante battaglia tra voler sparire e non riuscire a farlo, mi sta consumando.
È qui che entra in gioco l'autolesionismo. Quando il dolore diventa insopportabile, quando sembra che non ci sia via d'uscita, l'unico modo che ho trovato per sentirmi viva è attraverso quelle ferite che mi infliggo. È come se, per un attimo, il dolore fisico mi aiutasse a zittire quello mentale. Tagliare la pelle è come far uscire quel buio che ho dentro, anche se so che è solo un'illusione. Per qualche secondo, riesco a concentrarmi solo su quello, su quella sensazione. E almeno per un po', smetto di pensare a quanto vorrei che tutto finisse.
Non lo faccio per attirare l'attenzione, anzi, cerco di nasconderlo il più possibile. Lo faccio perché mi sembra l'unico modo per affrontare tutto ciò che non riesco a spiegare a nessuno. Non so se qualcuno capisca davvero cosa significa voler morire ma non avere il coraggio di farlo. È come essere sospesa tra due mondi: uno in cui non voglio stare, e un altro che non riesco a raggiungere.
Le cicatrici che mi lascio addosso sono solo il riflesso di quelle più profonde che porto dentro. Sono segni visibili di un dolore che non riesco ad esprimere. E so che non è una soluzione, so che sto solo peggiorando le cose. Ma è come se, ogni volta che mi ferisco, trovassi un modo per dare forma a qualcosa che altrimenti mi divorerei dall'interno. È un modo per sentirmi ancora in controllo, anche se so che in realtà non lo sono.
Mi sento intrappolata in questo ciclo, e la cosa più spaventosa è che non so se voglio davvero uscirne. Una parte di me vuole solo arrendersi, lasciarsi andare, mentre un'altra parte, quella più piccola, vuole sperare che ci sia un'altra via, anche se ora non riesco a vederla.
Scrivo queste parole perché ho bisogno di ricordarmi che esisto ancora. Anche se non mi sembra abbastanza, anche se non riesco a vedere una via d'uscita, sono ancora qui. Non so quanto durerà, non so se troverò mai il coraggio di chiedere aiuto o di smettere di farmi del male. Ma per ora, questo è tutto ciò che posso fare: scrivere e sperare che, da qualche parte, ci sia ancora una ragione per resistere, anche se non riesco a trovarla.
Forse un giorno capirò come vivere senza questo dolore. Forse un giorno imparerò a sentire qualcosa di diverso. Ma per ora, tutto quello che posso fare è continuare a sopravvivere, anche se non so se questo sarà abbastanza.
-Anonimo🖤
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lomistyday · 1 year
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“Io mi so dar ottimi consigli,
Ma poi seguirli mai non so
E per questo nei pasticci spesso son
"Rifletti" è un ottimo consiglio
Però assai curiosa son
E mi piacciono avventure e novità
Ho imboccato il mio cammino
Senza alcuna riflessione
Senza pensar che tutto poi
Si paga un dì, così
Io mi so dar ottimi consigli
Ma poi seguirli mai non so
Chissà quando la lezione imparerò” 💖✨
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mermaidemilystuff · 2 years
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Mando giù questa cena nauseata da quanto non mi va, nonostante sia un piatto misero ci sto mettendo secoli. Oggi pomeriggio con il tè caldo mi hanno portato uno shortbread e per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare oddio quanto burro, oddio quanto burro, oddio quanto burro. Ci sono cascata di nuovo? Sono di nuovo a quel punto? Mi chiedo come sia possibile che io mi disprezzi così tanto. Così grido all'ingiustizia. All'ingiustizia perché credo che la bellezza sia data da due fattori: il fattore culo, ovvero la genetica e il fattore economico, ovvero i dindi. Passano una vita a dirti che "chi bella vuole apparire, un poco deve soffrire" ma non è così, è più corretto "se bella vuoi apparire, ricca dovevi uscire". Non fanno i miracoli, per carità, ma dei bei cambiamenti. Non sono letteralmente in grado di sorridere con i denti di fuori. Nelle foto non so mai che espressione fare ed eccomi sempre con espressioni improbabili. Il motivo? Ho sempre avuto i denti storti, ho messo l'apparecchio tardi, non sono stati messi apposto per bene, non vado dal dentista da non so quanto e ora iniziano ad essere decisamente non bianchi. Ho sempre tenuto la bocca chiusa il più possibile. Non so se mai imparerò a sorridere. Ma c'è chi nasce con una dentatura perfetta e chi si può permettere di andare dal dentista una volta al mese minimo ed avercela. Chi è stata portata dal dentista puntualmente e con costanza fin da bimba. Io no. C'è chi ha un metabolismo veloce e chi si può permettere di andare in palestra, essere seguita da un nutrizionista, fare visite. Io no. C'è chi nasce senza un pelo e chi si può permettere di fare l'epilazione totale su tutto il corpo. Io no. Non posso nemmeno permettermi di comprarmi un costume da bagno decente con le mie taglie e valorizzarmi un po', devo ripiegare su cose oscene da vecchia o che mi sbattono da morire. C'è chi ci spende chissà quanti soldi per un costume e chi non ne ha nemmeno bisogno. Così grido all'ingiustizia. I periodi in cui mi lascio andare significano che ho gettato la spugna, non vedo speranze. Poi però arrivo troppo in basso ed eccoci qui. Poi mi chiedo anche che senso ha? Con una fatica enorme, sacrifici come se piovesse che certe persone si sognano arrivo a un punto di decenza e? E la faccia? E l'essere fotogenica? Sudare come un vitello con 2min di movimento? La pelle più impura della mia anima? A volte vorrei sfregiarmi: la faccia, la pancia, partire dall'ombelico e andare su su fino al naso. A volte questo corpo è una gabbia insopportabile.
Così grido all'ingiustizia mentre finisco ste cazzo di zucchine schifose.
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Forse un giorno imparerò a perdonarmi per le cose che non ho capito per tempo, per le parole sbagliate, per le scelte non meditate abbastanza, per gli errori commessi e per il male fatto a me stessa e ad altri, anche senza volerlo.
Forse un giorno imparerò a perdonarmi per tutte le volte in cui non ho reagito, lasciando che gli altri mi privassero di un pezzo di me.
Forse un giorno accetterò che fa parte della vita inciampare ed andare a sbattere, proprio come mi è successo oggi, perché non tutto si può evitare, anche facendo attenzione. Alcune cose accadono e quello che fa la differenza è come accogliamo le difficoltà e come attraversiamo il dolore.
Forse un giorno proverò ad essere meno spietata con me stessa, a guardare al mio passato e ai miei sbagli con uno sguardo meno severo, imparerò forse a farmi una carezza da sola, tutte le volte in cui ne sento il bisogno ma non c'è nessuno accanto a me.
Forse un giorno diventerò saggia e quel giorno sarà quando avrò smesso di giudicarmi, di mettermi perennemente sul banco degli imputati, per vedere se - scavando- viene fuori la causa di tanta imperfezione.
Ma forse la causa la conosco già: un cuore che assomiglia ad un pozzo nero, un'anima irrequieta, un'instancabile ricerca di un equilibrio che appare perennemente precario. Quel desiderio di non stare mai ferma, che prima o poi stanca gli altri e sfianca me ma che non cambia mai.
Forse un giorno capirò che il cuore non va maltrattato ma consolato e che la vita è breve. Ogni giorno, anche il peggiore, è crescita. Ogni giorno, anche il peggiore, può avere un senso se abbiamo dato amore. E l'amore è l'essenza, anche quello non compreso, anche quello apparentemente sprecato, anche quello che non viene percepito. L'amore va, comunque, in circolo e un giorno mi permetterà di fare tutte queste cose.
Sicuramente non oggi, non in questa giornata qui. Ma prima o poi.
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Laura Messina
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coltellini · 2 years
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mettermi a letto senza di lui è una roba assurda e strana, manca tutto, come faccio a riposare? ho cucito quasi tutta la sera, avrei tanto voluto mostrargli i progressi anche se praticamente se avessi un euro per ogni volta che sbaglio il lato della stoffa da sovrapporre per cucire i pezzi avrei 2 euro e li spenderei tutti in una di quelle attrazioni da luna park dove tiri fortissimo un pugno perché scucire i punti mi fa impazzire. metà vestito è cucito e l'altra metà andrò più spedita perché ormai so come fare, poi se domenica mamma mi aiuta con l'altro pezzo sono a posto e non dovrò fare troppe altre notti (che comunque ne ho giusto un paio ancora a disposizione, mi sarei dovuta licenziare oggi non martedì mannaggia a me).
tra una settimana staremo probabilmente bevendo e tramando e giocando e inizierò a essere triste perché manca un giorno solo intero alla fine di tutto, ma non vedo l'ora. chissà se l'altro costume mi verrà fuori come penso. chissà se imparerò mai che cucire non può molto essere un'arte improvvisata quando conosci a malapena le basi. chissà se ci sarà la sua ex. ogni tanto ripenso a quando l'ho conosciuta io, prima di lui. ogni tanto penso a come sarebbe stata la mia vita se avessi conosciuto questi hobby prima dei trent'anni. penso a cosa direbbe il mio, di ex, sapendo di cosa mi appassiono ora. che persona triste che era. che persona serena che sono io ora.
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pataguja61 · 2 years
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La cosa migliore da fare quando si è tristi è imparare .cit Mago Merlino
Un bellissimo e significativo brano tratto da “Mago Merlino, The once and future king” di Terence Hanbury White (1906 – 1964).
La cosa migliore da fare quando si è tristi”, replicò Merlino, cominciando a soffiare e sbuffare, “è imparare qualcosa. È l’unica cosa che non fallisce mai. Puoi essere invecchiato, con il tuo corpo tremolante e indebolito, puoi passare notti insonni ad ascoltare la malattia che prende le tue vene, puoi perdere il tuo solo amore, puoi vedere il mondo attorno a te devastato da lunatici maligni, o sapere che il tuo onore è calpestato nelle fogne delle menti più vili. C’è solo una cosa che tu possa fare per questo: imparare. Impara perché il mondo si muove, e cosa lo muove. Questa è l’unica cosa di cui la mente non si stancherà mai, non si alienerà mai, non ne sarà mai torturata, né spaventata o intimidita, né sognerà mai di pentirsene. Imparare è l’unica cosa per te. Guarda quante cose ci sono da imparare.
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Merlin and Nimue
(C' è sempre qualcosa da imparare
Imparerò)
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a-differentmind · 9 months
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La gente che mi augura buon Natale pur sapendo il momento che sto vivendo la dice lunga sulla mancanza di empatia delle persone.
Nessuno in grado di dare conforto.
Mi stupisce la scarsa capacità con cui la gente non riesce a mettersi nei panni degli altri,ma la colpa è solo la mia che sono rimasto uno dei pochi a farlo.
Imparerò mai la lezione?
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aliceramone · 9 months
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"quando dormo guido piano, non ti preoccupare"
la più grande bugia che io abbia mai potuto raccontare, perché non è vero, io quando dormo non guido piano, io quando dormo sogno a 200 all'ora, io sogno talmente forte che somiglio a una ferrari in corsa con la differenza che non sono un pilota di formula 1, io non le so portare le ferrari, io delle cose che corrono troppo il controllo prima o poi lo perdo. perché io già li vedo tutti i futuri possibili, li analizzo tutti uno per uno: alla fine della corsa (perché tanto tutte le corse finiscono prima o poi) posso sempre dire che io già lo sapevo, posso sempre dire che io ci avevo già pensato, ma non era perché avevo guidato piano, era perché avevo guidato talmente di fretta che ad un certo punto lo sapevo avrei perso il controllo. mi sarei schiantata da qualche parte.
all'ennesima macchina dei sogni distrutta imparerò? all'ennesimo muro del sonno sul quale vedo il mio sangue, mi fermerò?
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