Tumgik
#occhi gelidi
ragazzoarcano · 9 months
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“Aveva versato le lacrime di fronte a occhi rimasti gelidi, al punto tale da diventare esse stesse schegge di ghiaccio che le trafiggevano il viso. Troppe volte va così: le emozioni che affidiamo agli indifferenti sono quelle che ci lasciano i segni più profondi.”
— Fabio Privitera
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alceme · 2 months
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mi sono vista con gli occhi gelidi e inespressivi davanti i dolori più grossi
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mucillo · 1 year
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Dis.di Dario Fo - 2010.
"Il Profugo" Marco Cinque
Ho venduto la mia storia
a uno scafista vestito di buio
lasciandomi dietro
una terra senza pace
Sono qui
inghiottito dentro un’oscurità sconosciuta
mentre percepisco il mare
venirmi incontro agli occhi
Sono qui, stordito
dall’assordare del motore
dagli spruzzi salati
dai pensieri che schizzano via come scintille
Sono qui, intirizzito
indifeso mentre accarezzo un sogno
col terrore
che si trasformi in incubo
Sono qui
in questa notte interminabile
lunga
più lunga di tutti i giorni della mia vita
Sono qui
dove tutto è riposto
in un orizzonte che non arriva mai
assieme a un ammasso di carne e speranza
Chissà, forse l’acqua che stiamo solcando
è fatta di lacrime piante da quelli come me
e forse è il nostro dolore
la sorgente che alimenta il mare che stiamo attraversando
Questi momenti stanno accadendo
dentro un tempo senza più tempo
dove le nostre vite sfrecciano via silenziose
conficcandosi nella più sordida assenza
Sono ancora qui
nonostante tutto, inseguito
dal riverbero del primo barlume
che mi chiama, mi chiama
come una madre chiama i suoi figli
Ma è troppo tardi, ormai
la mia strada
l’ha comprata uno scafista vestito di buio
che se ne sta lì, a poppa
tra me e il mio passato
Col primo bagliore
arriva anche un frammento di conforto
ma la luce vigliacca si accompagna di vento
e l’acqua adesso è veleno in tempesta
I corpi gridano, si aggrappano, scivolano
terrore e gorgoglii
inabissati tra flutti gelidi
infranti, su lingue taglienti di roccia
Questa terra che abbiamo sognato
sembra avere organizzato una festa
accogliendoci così
nel suo devastante abbraccio
E sono qui, superstite
in un luogo che puzza di civiltà
chiuso in questo campo di prigionia
che chiamano “centro di accoglienza”
L’esistenza di un profugo
è come una scatola cinese
esci da un inferno
per entrare in un altro
e in un altro, e in un altro ancora…
Sono fuggito dalla miseria
ho attraversato terre
mari, continenti
ho passato tutto questo
ma sono sempre qui
sempre qui, sempre qui…
convinto di non essermi mai mosso
Sì, sono sempre qui, accovacciato
con la testa stretta tra le mani
dondolandomi nella canzone degli addii:
“…ascolta le voci… ascolta le voci dal fondo del mare
non sono sirene cantare…”
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Questa è una storia di vuoti, ad ognuno il suo. Chi negli occhi, chi nel cuore, chi sotto i piedi.
Mia madre era malata.
La diagnosi della depressione post partum arrivò dopo il suo tentato suicidio.
Ai miei quattro anni anni, lei aveva appena avuto il suo secondo figlio e una brutta separazione.
Prima di questo, passarono i gelidi mesi di novembre e dicembre, nei quali io e mio fratello neonato vivevamo il nostro primo trasferimento. Un temporaneo soggiorno dai nonni materni, che non fu poi tanto temporaneo.
Il 21 dicembre 2005 i miei occhi di figlia videro il tempo fermarsi. Ero in cucina, stavo mangiando un ovetto kinder, non ci fu la sorpresa.
Mia madre mi diede un bacio sulla fronte e mi disse “ti voglio bene”. Per un tempo interminabile le urla e la forza della sua testa contro il mobile mi impedirono di risponderle.
Lì, sulle mie spalle gravarono i futuri ed indelebili decenni di gesti suicidari.
Sulle sue, solo il vento che sfiorava la pelle marcita, trapassandole la camicia da notte. E un unico gesto. Inconsulto. Disperato. Estremo.
I suoi piedi non fecero quasi in tempo a salire sul marmo del davanzale che lei si era già arresa alla forza di gravità.
Da quel momento ricordo solo pochi passi, su macerie di carbone ancora caldo. Mi ricordo mia nonna che venne a prendermi, dal soggiorno, seguita da uomini vestiti di arancione. Mi ricordo le lacrime di mio nonno mentre mi teneva in braccio. Non ricordo il Natale di quell’anno. Non ricordo nemmeno chi, a cinque mesi di vita, fu privato di colei che gli aveva donato quella stessa vita.
Ricordo i letti di improbabili case in cui ho dormito, ricordo il letto di ospedale in cui dormiva Elisa.
Smisi di parlare. Per alcuni mesi preferii il silenzio. Questo, ad esempio, non me lo ricordavo.
Elisa era in coma, le erano stati tagliati i capelli, aveva cicatrici che percorrevano ogni centimetro di carne, la più evidente era sulla fronte.
Intercorsero nove cicli lunari prima che quel corpo esanime si riprendesse da una miserabile Gibbosa calante in Vergine.
Elisa si risvegliò, mia mamma forse no.
Dopo mesi di riabilitazione, in cui conobbe “la vita dopo essere morti” tornò a casa. Io non la chiamavo più ‘mamma’ e lei non si ricordava né il nome di mio fratello, né il mio.
In quell’eternità, evidentemente, io avevo cessato d’essere figlia.
Adesso Elisa porta il ciuffo, ma io vedo attraverso.
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NOME: Acquarius
**ETA':** 20 Anni
**ALTEZZA:** 1.84 M
**PESO:** 76 Kg
**OCCHI:** Blu
**CAPELLI:** Azzurri
**DATA DI NASCITA:** 7 Febbraio
**LUOGO DI NASCITA:** Francia
**GRUPPO SANGUIGNO:** A
**SEGNI PARTICOLARI:** Nessuno.
**PARENTI CONOSCIUTI:** Nessuno. Da quel che sappiamo probabilmente è orfano.
**COSTELLAZIONE / SIMBOLO:** Acquario, l'undicesima costellazione dello zodiaco.
**ARMATURA / ARMI:** Armatura d'oro dell'Acquario. L'armatura di Acquarius non ha caratteristiche particolari, ma come tutte le armature d'oro è pressochè indistruttibile e congela solo allo zero assoluto (- 273.15 °C). Ha una gemma blu incastonata nel pettorale ed un'altra, più grande, nel diadema. Dopo essere stata indossata più volte anche da Cristal il Cigno, l'armatura viene apparentemente distrutta da Thanatos, Dio della morte.
**STIRPE:** Cavaliere d'oro di Atene, protettore dell'undicesima casa del Grande Tempio.
**PRIMA APPARIZIONE:** Episodio 47, "[La miglior difesa è l'attacco][La miglior difesa è l_attacco]" (anime), Saint Seiya N° 9, 1° capitolo (manga).
**EPISODI (SAGA):** 47, 67 (saga del Grande Tempio), OAV 3 (Apollo),116-119, 122-127 (saga di Hades), OAV 5 (Tenkai).
**NUMERI DEL MANGA:** 9, 11, 19-22, 26, Episode G.
**COLPI SEGRETI / POTERI:** Il colpo segreto principale di Acquarius è il Sacro Acquarius, la tecnica più potente tra quelle che usano le energie fredde. Quando lo usa, Acquarius solleva le mani congiunte sopra la testa, ed alle sue spalle appare l'immagine dell'acquario. Mentre Acquarius abbassa le braccia, l'anfora dell'acquario, colma di energia cosmica, viene idealmente puntata verso il nemico, poi, quando le braccia sono a mezz'aria davanti al petto di Acquarius, il colpo viene scagliato, ed ha l'aspetto di una tempesta di cristalli di ghiaccio e venti gelidi. La temperatura del Sacro Acquarius rasenta lo zero assoluto (- 273.16 °C) anche se, per sua stessa ammissione, il cavaliere d'oro non è mai riuscito a raggiungere del tutto questa temperatura. Ciononostante, il Sacro Acquarius è spesso letale al primo colpo. In un paio di occasioni, Acquarius chiama questo colpo "Scorrere di Acque Divine". Oltre al Sacro Acquarius, Acquarius sa usare tutte le tecniche dei ghiacci, che in seguito ha insegnato al Maestro dei Ghiacci, ovvero la Polvere di Diamanti e l'Aurora del Nord. Inoltre, usando il suo cosmo, Acquarius può far comparire cristalli di ghiaccio in aria, abbassare la temperatura circostante di molti gradi e congelare alcuni oggetti vicini. L'applicazione più interessante di quest'ultimo potere è la creazione del Sarcofago di Ghiaccio, una blocco di forma variabile che intrappola al suo interno il corpo di un nemico sconfitto. A causa della bassissima temperatura che esiste all'interno del sarcofago, chi vi è intrappolato resta in uno stato di animazione sospesa che può durare anche per secoli. Il ghiaccio che forma l'esterno del sarcofago è particolarmente resistente, e si dice possa resistere persino ai poteri di un cavaliere d'oro. E' tuttavia vulnerabile alle armi della Bilancia, oppure può essere distrutto dall'interno se il prigioniero ha un cosmo sufficientemente potente da raggiungere lo zero assoluto. Nel corso di Episode G, Acquarius mostra di saper usare anche gli Anelli di Ghiaccio, la tecnica che Cristal chiama Anelli del Cigno, e che crea appunto degli anelli circolari di aria congelante attorno al corpo del nemico, paralizzandolo per alcuni secondi. Sul campo fisico, Acquarius ha i poteri di un cavaliere d'oro e può muoversi e lanciare colpi alla velocità della luce.
**STORIA:** Verosimilmente orfano di entrambi i genitori, Acquarius lasciò molto giovane la Francia e, in circostanze ignote, iniziò il suo addestramento a cavaliere d'oro tra i ghiacci della Siberia, nello stesso luogo in cui erano custodite le armature di bronzo del Cigno e d'argento della Corona Boreale. Non è noto chi sia stato il suo maestro, ma di certo non si è trattato del precedente cavaliere d'oro dell'Acquario, defunto insieme alla maggior parte dei compagni nel corso dell'ultima guerra sacra contro Hades, circa due secoli prima. Parimenti, non è noto come Acquarius abbia saputo dell'esistenza dei cavalieri di Atena, ma è possibile che sia stato scelto dal Grande Sacerdote in persona, che all'epoca aveva il compito di riorganizzare le armate di Atena in previsione della resurrezione di Hades. Nel corso dell'addestramento, Acquarius imparò le tecniche del ghiaccio, che permettono di rallentare il moto degli atomi di un corpo, ed arrivò a padroneggiarle al punto da sfiorare lo zero assoluto, la più bassa temperatura esistente. In seguito, Acquarius mise in pratica quanto appreso e realizzò tre colpi segreti, la Polvere di Diamanti, l'Aurora del Nord e soprattutto il Sacro Acquarius, che ben presto divenne noto come la più potente fra le tecniche delle energie fredde. Inoltre, in questi anni il ragazzo, già di temperamento freddo e controllato, decise di prendere ad esempio i ghiacci della Siberia ed imparò a dominare ancora di più le proprie emozioni, a mantenere la calma in ogni circostanza ed a mettere da parte qualsiasi ricordo potesse renderlo incerto in battaglia. Portato a termine l'addestramento, nel corso del quale imparò anche a muoversi e lanciare colpi alla velocità della luce, Acquarius ottenne l'armatura d'oro dell'Acquario e divenne cavaliere del Grande Tempio.
Nonostante fosse oggettivamente forte, Acquarius, così come la maggior parte degli altri cavalieri d'oro, era ancora molto giovane e per questo non venne considerato tra i possibili successori al titolo di nuovo Grande Sacerdote. Questa dovrebbe essere stata la prima volta in cui Acquarius conobbe gli altri cavalieri d'oro, e quindi a questo periodo si potrebbe far risalire la sua apparente amicizia con Scorpio (vedi **Note**). Non molto tempo dopo la sua investitura, il Grande Tempio venne scosso dal presunto tradimento di Micene di Sagitter, che fuggì portando con se la propria armatura ed una bimba in fasce. Acquarius non venne coinvolto dal fatto ed alcuni mesi dopo, probabilmente per ordine del Grande Sacerdote, lasciò il Grande Tempio e partì di nuovo per la Siberia per addestrare il nuovo cavaliere d'argento della Corona Boreale. Il suo allievo in realtà era di due o tre anni più grande di lui, ma Acquarius, forte dei suoi poteri, seppe affermare la propria autorità senza mostrarsi duro o spietato, e ben presto l'allievo prese ad ammirarlo profondamente. Nel corso dell'addestramento, Acquarius gli spiegò i segreti delle tecniche del ghiaccio, in particolare quelli relativi al rallentare il moto degli atomi, e gli insegnò la Polvere di Diamanti e l'Aurora del Nord. E' possibile che gli abbia anche mostrato il Sacro Acquarius, ma l'allievo non riuscì a dominare questa tecnica e ad avvicinarsi allo zero assoluto tanto quanto il maestro. Alla fine, dopo circa cinque o sei anni, il ragazzo conquistò l'armatura e divenne cavaliere d'argento col nome di Maestro dei Ghiacci. Pur trascorrendo questi anni principalmente in Siberia, Acquarius di tanto in tanto fece anche ritorno in Grecia, assistendo occasionalmente anche ai periodici concerti di Orfeo, cavaliere d'argento della Lira.
loro trucco venne smascherato da Virgo. Seguì una terribile battaglia, durante la quale Virgo, in vantaggio grazie al suo colpo segreto "Sacro Virgo", fece intuire ai nemici che avrebbero potuto sconfiggerlo solo usando la tecnica proibita chiamata "Atena Exclamation". Questa tecnica, nella quale tre cavalieri si uniscono per ucciderne uno solo, era però considerata un'arma da vigliacchi, e chi la usava era destinato ad essere ricordato per sempre solo come un infimo traditore. Per questo motivo Acquarius inizialmente esitò ad usarla, ma alla fine Gemini lo convinse ed il cavaliere ammise che, pur di proteggere Atena e la giustizia sulla Terra, era pronto a pagare qualsiasi prezzo. Grazie all'Atena Exclamation, Virgo venne sconfitto, ma la vittoria portò ben poca gioia ad Acquarius e gli altri, che piansero la sua scomparsa. Oramai rimasto con il solo senso dell'udito a causa dei ripetuti colpi subiti da Virgo, Acquarius dovette affrontare anche Ioria e Scorpio, che, insieme a Mur, Pegasus, Cristal, Sirio e Andromeda, aspettavano lui ed i due compagni. Allo stremo delle forze fisiche e psicologiche, i tre traditori ricorsero di nuovo all'Atena Exclamation, ma vennero contrastati dagli altri tre cavalieri d'oro, che decisero di usare a loro volta la stessa tecnica. A dare una svolta allo scontro furono i cavalieri di bronzo, che unirono i loro poteri per deviare verso il cielo le due Atena Exclamation. Prima di farlo però Cristal parlò ad Acquarius, e gli disse di poter sentire la bontà nel suo cuore e di non credere al suo tradimento. Le accorate parole del cavaliere fecero ancora una volta breccia nell'abituale freddezza di Acquarius, che pianse commosso davanti alla fedeltà del ragazzo. Anche con l'intervento dei cavalieri di bronzo, l'Atena Exclamation provocò una violentissima esplosione, che di fatto pose fine alla battaglia. Acquarius, Capricorn e Gemini sopravvissero e, inaspettatamente, Atena ordinò di portarli al suo cospetto. Isabel aveva infatti parzialmente compreso il loro piano e, con immenso stupore di tutti, si suicidò con le sue mani davanti agli allibiti cavalieri, che rimasero sconvolti da un tale gesto e non poterono far altro che piangere la scomparsa della loro Dea.
In seguito a questo apparentemente inspiegabile suicidio, Acquarius e gli altri poterono finalmente rivelare il loro piano agli altri cavalieri d'oro ed ottennero di proseguire come stabilito. Avvolto il corpo di Atena in un lenzuolo, i tre tornarono al castello di Hades, in Germania, e chiesero di poter vedere il Dio. Quando Pandora, luogotenente di Hades, rifiutò questa loro richiesta, i tre passarono all'azione ed Acquarius si liberò con un colpo solo di Zellos di Frog, uno dei servitori della donna. Improvvisamente però spuntò l'alba, e con il sorgere del sole terminarono le dodici ore di vita che Hades aveva concesso ai cavalieri resuscitati. Acquarius si accasciò al suolo completamente privo di forze, e negli ultimi minuti di vita fu anche obbligato a subire, senza poter reagire, i calci di Zellos, desideroso di vendetta. In suo soccorso giunse Cristal, forte di una nuova armatura ed arrivato al castello insieme agli altri cavalieri di bronzo. Finalmente, allievo e maestro poterono riabbracciarsi, ma il loro incontro fu di breve durata, Acquarius fece appena in tempo a ricordare a Cristal quanto gli aveva insegnato all'undicesima casa, mantenere la calma in ogni circostanza, che le dodici ore si conclusero del tutto ed il suo corpo si dissolse in polvere di stelle.
Verosimilmente, e con una cera ironia della sorte, la sua anima venne intrappolata nel Cocito, l'Inferno di ghiaccio dove erano puniti coloro che si erano opposti agli Dei. Acquarius tuttavia non aveva ancora smesso di combattere per Atena e, alcune ore dopo, la sua anima risorse ancora una volta ed unì il suo potere a quello di tutti gli altri cavalieri d'oro per aprire una breccia nel Muro del Pianto, che separava l'Inferno dai Campi Elisi. Dopo quest'impresa, l'anima di Acquarius scomparve, apparentemente per sempre, e poco dopo anche la sua armatura d'oro, ora indossata da Cristal, venne distrutta da Thanatos, Dio della Morte.
Qualche ora più tardi, con la sconfitta di Hades ad opera di Atena e dei cavalieri di bronzo, anche l'Inferno scomparve e tutte le anime che vi erano imprigionate verosimilmente trovarono la pace. Zeus però non potè perdonare i cavalieri d'oro, che non le loro azioni avevano offeso gli Dei, e convocò le loro anime nel Limbo. A nulla servirono le difese di Sion e Libra, gli unici ai quali fu apparentemente concesso parlare, e così per punizione Acquarius e gli altri compagni vennero intrappolati in una specie di scogliera d'ambra sulla Terra in stato di totale incoscienza.
[La miglior difesa è l_attacco]: http://www.icavalieridellozodiaco.net/episodi/ep46.htm
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Poesia.. 💔
Dimmi cosa vedi
In questi occhi così gelidi
Se qualcosa di bello
O qualcosa che sa di: anche sta volta ho perso
A volte ripenso,
Se la mia vita ha uno scopo, un senso
Che se ti scopo, per me non è solo sesso
È più bisogno d’affetto
Che non riesco ad essere più me stesso
Questo è un po’ l’effetto,
Di quando sono depresso..
Ho la rabbia che mi pervade,
Che mi annebbia la mente e non riesco più a pensare,
Cerco solo qualcuno o un qualcosa che mi faccia male,
Perché ho imparato col tempo,
che soffrire per amore è peggio,
Che una pugnalata nel petto.
Il dolore fisico passa,
ma quello mentale è letale
Ti lascio senza fiato e ti fa star male,
Non per giorni, ore ma settimane.
Ho sempre avuto problemi con l’emozioni,
Purtroppo non le riesco a gestire,
Mi innamoro stando fermo nelle stazioni
E poi divento di ghiaccio, non saprei che dire,
È difficile stare con me,
sono sempre stato la pecora nera in un gregge di pecore bianche
Ma ho sempre preferito essere diverso,
che essere una fotocopia senza margine,
Ho sempre voluto uscire dagli schemi,
Che stare dietro a quattro scemi,
Ho toccato il fondo e non son saputo risalire,
Mi piace il buio, mi nasconde la cicatrice,
la vita è una scacchiera e noi siamo le pedine,
Noi siamo come dei re, coi cavalli e le regine,
La vita è in bianco e nero,
A volte collasso, a volte sono pieno.
Mi nascondo in quei vestiti, quei tattoo
Perché non serve che ti spiego che tutto è un taboo,
Conosci uno, conosci una, conosci quella, ma tanto qui non ci sei tu..
E il mio cuore torna di nuovo ad essere di ghiaccio come un igloo
(Via @avevouncuoredighiaccio)
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vento-del-nord · 1 year
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Vorrei non avere occhi,
né cuore,
per non vedere,
né sentire il percepibile,
spesso riconosciuto,
ma non accettato.
Vorrei un doppio strato di pelle
per proteggermi dalle intemperie e dai gelidi inverni dell’anima.
Vorrei chiome fiorite sulla testa
per accarezzare sempre il cielo ad ogni mio passo…
e nuvole sulle mie braccia
da flettere al vento.
Vorrei onde del mare
sotto i miei piedi
per sentire meno il peso dei miei giorni…
Vorrei spazi vuoti da riempire di colorata bellezza.
– Mariella Barletta
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mynameis-gloria · 2 years
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Sono spaesata, i piedi freddi sotto al morbido piumone (piccoli piaceri), messo oggi dopo aver rimesso a posto l'intera stanza e disfatto la valigia piena. Qui sembra inverno e nonostante non siano passate nemmeno ventiquattro ore, Roma già mi manca e con lei il suo clima. Viaggiare di notte ha reso il tempo più intenso e questo mi è piaciuto. Sono tornata distrutta ma rifarei ogni cosa alla stessa maniera, Roma/Milano tra luci, palazzi e grattacieli, la notte che nutre i pensieri, avrei voluto dormire fino a tardi e prendermi l'intera giornata per me stessa, lo faccio sempre quando torno da un luogo: elaborare, questa è l'azione che devono fare la mente ed il cuore. Elaborare mentre nella testa tutto è ancora amplificato
La doccia bollente, stamattina appena alzata, ha rilassato e coccolato la pelle ed ogni muscolo del mio corpo, il caffè con i biscotti ed il turbante in testa mentre fuori pioveva sapeva di autunno e freddi gelidi. Pensavo, facevo, pensavo, ridevo, pensavo, ritornavo, spaziavo spaesata e in ammollo tra i frammenti di questi giorni. Non voglio dimenticare, non voglio che le immagini diventino confuse e così i nessi logici. Scrivo ed appunto. Una settimana emotivamente ricca, carica di notizie ed inizi, tutto inaspettato e all'improvviso, e sempre tutto insieme. Voglio rimanere in questa bolla un altro pò, fino a che gli occhi non si chiudano. È venerdì 30 settembre e lo realizzo soltanto ora che sto scrivendo. I piedi caldi sotto al piumone, il profumo della candela ed il buio a fare da contorno. Mi aggroviglio tra le coperte e i sentimenti
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shambelle97 · 2 years
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Loki si maledisse all’idea di aver saggiato ancora una volta quelle labbra così morbide, invitanti e delicate...maledisse il giorno in cui ebbe modo di incontrarla per la prima volta.
La osservò mentre dormiva: i capelli biondi e lucenti, sparsi sul cuscino; la bocca rosea e piena, la candida pelle arrossata dai vari segni che si permise di lasciarle con estrema foga...un’eterea visione così seducente da fargli nascere un nuovo fuoco, alimentato dal desiderio.
Le nozze col Capitano degli Einherjar si sarebbero celebrate proprio quel giorno: e la giovane che giaceva nel suo letto avrebbe dovuto prepararsi per andare incontro al suo imminente e triste destino, dimenticandosi delle notti di passione vissute assieme al temibile Dio dell’Inganno.
Si era ripromessa più volte di non cedere alle tattiche seduttive di Lingua D’Argento...ma il figlio minore di Odino e Frigga possedeva un fascino innato, costituito da un’acuta intelligenza e incredibile arguzia.
Nessuno poteva mettere in dubbio che fosse persino di innegabile bellezza: un giovane uomo dall’andatura alta e fiera, capelli ricci e neri come le piume di un corvo; il fisico tonico e asciutto, forgiato da mille battaglie secolari e potente maestro del Seiðr.
Diverse imprese lo resero protagonista assieme a Thor, Signore dei Fulmini e fratello maggiore di quest’ultimo.
Il loro legame poteva ritenersi indissolubile, permettendo ad entrambi di formare un ottimo lavoro di squadra.
Ma la rivalità tra i due ne rappresentava un arduo ostacolo, proprio a causa della loro corsa per l’agognato trono.
I suoi occhi gelidi e cristallini erano noti in tutto il regno: due inquietanti smeraldi verdi totalmente in grado di ammaliare chiunque lo incontrasse da vicino.
Inoltre era dotato di una notevole e spiccante parlantina: molte volte si era ritrovato a redigere trattati diplomatici, scegliendo con cura le parole da formulare, rivelandosi convincente e affidabile.
Rammentò il loro primo incontro, avvertendo un incessante sentimento di amarezza...sapeva bene che non le sarebbe mai appartenuta.
Tuttavia non era affatto bravo a rinunciarvi: la soddisfazione non era nella sua natura del resto.
La conobbe durante una passeggiata nei pressi dei Giardini Reali...ciò che ne seguì, fu nientemeno che una conversazione poco idilliaca.
L’ingannatore era dedito a riservare battutine pungenti nei confronti di chiunque...lei non fece alcuna eccezione.
Il motivo di tale argomento riguardò un innocuo scherzetto a discapito della ragazza...comprese a proprie spese chi avesse di fronte.
Ridacchiò a quel ricordo: l’illusione di un piccolo serpentello verde e strisciante, attorno al braccio di Sigyn.
Ella si svegliò, rivelando i grandi occhi azzurri...Loki si riscosse dai suoi pensieri, udendone i docili movimenti.
Non si degnò di darle il buongiorno quella mattina: troppo assorto nelle proprie trame da ordire, nonostante i fili si spezzassero volta per volta.
“Non avrei mai dovuto farlo.”
Esordì la dama con sincero pentimento, facendolo voltare di scatto.
“Non avrei mai dovuto cedere alle tue lusinghe sin dal principio.”
Riprese con una lieve nota di stizza nella voce, stringendo tra le mani un lembo del lenzuolo color smeraldo.
“Dovrei forse rammentarne la reale motivazione? Hai compiuto una scelta di assoluta fedeltà nei miei confronti. Perché ti ostini a negare l’evidenza?”
Chiese il moro con inquisizione: una pesante accusa che la giovane faticava a digerire.
I festeggiamenti per il Solstizio d’Estate si rivelarono la loro assoluta condanna...dopo averla osservata mentre danzava attorno al fuoco, non perse l’occasione per trascinarla via con sé.
A partire da quella notte gli incontri clandestini divennero sempre più frequenti, fino a decretarli amanti.
Una passione proibita e sbagliata di cui rimasero totalmente invischiati.
Sigyn era intelligente, ironica e solare: d’altronde era un’ottima detentrice del Seiðr come lo era lui.
Costei era la figlia del generale Bjorn e della guaritrice di corte Sigrid, due personaggi molto affluenti nella splendida e rigogliosa Vanaheim.
Le nozze tra il capitano delle Guardie Reali di Valaskjalf e l’unica discendente del più noto militare del regno dei Vanir, divenne ben presto uno degli argomenti più chiacchierati di tutta Asgard.
Nessuno era a conoscenza della tresca tra la promessa sposa di Theoric Elvindson e il Fabbro di Menzogne...Loki aveva agito con massima cautela in questo.
“Noi non siamo una coppia, Dio degli Inganni: siamo solo due amanti, complici di una passione indegna e sbagliata.”
Replicò la bella Vanir, cercando di alzarsi dal letto: il secondogenito della casata reale la prese per un polso, rubandole un bacio avido, bramoso e passionale.
Sigyn ricambiò con altrettanto trasporto, ansimando a causa dei suoi baci e i suoi tocchi.
Le lenzuola sgualcite furono le uniche testimoni dei loro gemiti e i loro sospiri...segno evidente dell’amore consumato durante la notte e anche allora.
“Non godrai a pieno della tua felicità, quando passerai il resto della tua millenaria esistenza in compagnia di quel miserabile inetto.”
Una frase colma di sfacciataggine e terribilmente vera: le iridi celesti della Dea della Fedeltà iniziarono a riempirsi di lacrime.
Le trattenne, dimostrando di essere forte...non amava essere definita come una debole donzella da salvare ad ogni costo.
“Ho giurato fedeltà in onore della mia patria: non posso tirarmi indietro e lo sai anche tu.”
Spiegò breve, ma ben coincisa: Loki serrò le labbra in segno di disaccordo.
“E non pensi a te stessa? A cosa vuoi realmente? Non hai mai desiderato questo matrimonio...posso leggerlo nei tuoi occhi, piccola figlia di Vanaheim.”
Sibilò il Signore della Beffa, tagliente e velenoso come una serpe.
“Sono costretta ad accettare, purtroppo: ribadisco che non posso affatto tirarmi indietro, nonostante mi sia lasciata andare tra le tue braccia per diverso tempo.”
Ottenne solo assoluto ed esclusivo silenzio da parte del Dio: ciò non le piacque per nessuna ragione.
Si alzò così dal letto alla ricerca dei suoi indumenti, sparsi in qualche angolo della suntuosa camera del principe cadetto.
Raccolse la veste da notte bianca, indossandola...dovette dargli le spalle per eseguire l’azione.
Si rivestì anch’egli, indossando i soliti abiti in pelle nera dalle rifiniture verde bosco...ultimato di intrecciare la corazza tramite le varie cinghie, Loki si voltò verso la futura moglie del capitano.
Rinunciare a quella donna equivaleva a privarsi del più buono idromele di Asgard, eppure stava accadendo ciò che non avrebbe osato sperare mai.
Il fato li stava dividendo in maniera crudele e ingiusta.
Le Norne ricorsero ad una trama alquanto bizzarra per stabilire se tra loro ci fosse un vero legame, oppure no...costoro ne traevano piacere ad intrecciare i fili del loro destino, per poi scucirli senza un valido motivo.
Si avvicinò a Sigyn con felina eleganza, poggiando le affusolate mani sopra le sue...la dama dalla bionda chioma non nascose di essere costernata per quell’assurda separazione.
“Per quanto il mio cuore desideri tutt’altro, dovrò adempiere al mio destino: però sappi che la mia assoluta fedeltà sarà sempre rivolta ad uomo dalle mille risorse.”
Lo baciò disperatamente, lasciando libere le lacrime di scorrere sul suo viso...Loki non si porse alcun problema a ricambiare.
Comprese di essere divenuto schiavo di un sentimento che faticava a pronunciare.
Non rimase attratto solo da quel corpo sinuoso ed esile, da quella folta chioma lucente come l’oro che adornava qualsiasi angolo della Città Eterna...Sigyn di Vanaheim era molto di più.
Gliele asciugò, imprimendosi ogni ricordo di quelle gemme celesti e tanto brillanti da somigliare a due pietre preziose di inestimabile valore.
La strinse in un abbraccio possessivo e nostalgico, senza dire niente: non avrebbe mai amato Theoric...era chiaro come la luce del sole.
“Addio, Loki di Asgard.”
Formulò, sparendo infine dalle sue stanze.
Nel volto affilato e bello del Dio del Caos, si dipinse un ghigno perfido e maligno...un piano ben congeniato iniziò a prendere forma nella sua machiavellica mente.
Uscì dai propri alloggi privati, dirigendosi verso quelli del capitano degli Einherjar...era riuscito ad appropriarsi di qualcosa che gli spettava di diritto.
Lei sarebbe stata sua a qualunque costo: e chi avesse osato ostacolare il suo folle piano, avrebbe perito in maniera atroce.
One Shot:
~ Mischief And Fidelity ~
First Chaper: 
~ Absolute Fidelity ~
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vampirodimestesso · 2 years
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Penelope
E tesse la tela. Al sesto rintocco.
Sotto lo sguardo disattento degli angeli ribelli. Appesi al soffitto.
Seduti sulle ciglia vibranti. A bagno nei fondi di caffè.
E con gli occhi ancora umidi e gli aghi infilati sottopelle. Sulla schiena curva. Cuce gli angoli retti delle mie labbra. Sei punti per guancia.
E ho il volto crepato come una maschera di gesso. Gettato tra i cocci dell'indifferenza. Appeso al muro. Tra gli strappi di giornale, sei chiodi arrugginiti e le nuvole scarabocchiate.
Gelidi e quieti sorrisi mi condannano al visibile.
A deridere chi gelido e quieto sorride.
E gelido e quieto sorrido.
Legato ai fili della mia scombinata Penelope.
- Federico Zavaglia @vampirodimestesso
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nightofblackout · 2 years
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«Perché restare qua dove sono adesso?» Mi chiedo. «Tutti posti visti e stra-rivisti, il clima ormai di schifo che è stato generato, la pochezza della gente che con la sua esistenza contribuisce a far marcire ancora di più questo mondo... Non ci si salva qua, è solo schifo, e la gente qua ancora peggio.»
«Ma pensi che andartene via cambi qualcosa?» Viene a me chiesto. «Sì e no; innanzitutto romperò le abitudini, cambierò e crescerò.
Vedi... Attualmente vedo tutto quanto in una maniera più distaccata qua, come se un'aquila reale stesse per spiccare il volo, ma viene tenuta ancora legata. Però pensa alla libertà; libertà di volare, libertà di scrutare tutto dall'alto, di comprendere la meraviglia di cosa ci sia oltre l'orizzonte. Pensa a come è, d'altro canto, lo stare sempre, semplicemente, attaccati a qualcosa. La sua libertà è insita dentro di lei, ma tutto questo tempo è stata tenuta ancorata. Ho bisogno di cambiare e volare alto.» Rispondo «Immagino già i kilometri che mi separano da tutto ciò che conoscevo da tempo».
«E poi, oltre alla rottura delle abitudini?»
«Oltre alla rottura delle abitudini, le persone, le quali io non son mai stata in grado di accettare. Nemmeno chi, ha visto l'aquila crescere.
Beh... Talmente tanto reputata come una ragazza strana, che non abbia mai saputo accettare niente e plasmato le cose in base alle sue preferenze. Cosa ti aspetti? Pensi di aspettarti qualcosa da chi ti ha guardato dal basso verso l'alto in modo superficiale?» Rispondo, sorseggio la tisana calda ai frutti di bosco che mi piace tanto mentre dò un'occhiata fuori dalla finestra, scrutando ancora la collina raffreddata coperta da nebbia che vedo da anni, e riprendo «Durante gli ultimi anni mi sono sentita come... Come se mentre un corridore facesse la sua ennesima gara e sentisse dall'interno i suoi tendini delle gambe che si rompono, per il troppo sforzo, per il mancato riscaldamento e per l'età. Questo è ciò che ho sentito io in questi ultimi anni. Non mentre correvo, non mentre mi sforzavo, ma mentre vivevo, e mi relazionavo con tutti questi "grandi amiconi" che ci sono stati. Ho sentito i lacci che ci legavano rompersi, e l'artefice ne fui io, in prima persona.
Ma ciò perché l'ho scelto io: io ho voluto crescere, io ho voluto guardare oltre, e sempre io ho voluto conoscere il mondo.
Non importa chi rimane o cosa, importa andare avanti, perché la vita non è solo baci e abbracci, non è "oggi ci sei? Usciamo? Andiamo da qualche parte?", non è fare i soliti e monotoni gossip; come se tutto il business di una persona consistesse nel campare di info inutili di vite altrui, non è fare tutto il giorno foto insieme, non è truccarsi ed acconciare i capelli agli altri. Non è niente.
Questo vuol dire realmente essere amici? Stare dietro a qualcuno, e vivere di futilità come quelle elencate?
Ma perché? Perché?». Guardo negli occhi dell'interlocutore, mentre il silenzio è calato come il gelidi ed invernali raggi solari calano sul suolo ed illuminano i campi brinati. «Perché penso che non cambierà, d'altro canto, questo mio spostamento?
Perché le abitudini nuove si ricreeranno, la gente, seppur diversa di zona, mira alle solite cose.
Sollievo istantaneo, ma non a lungo termine.» «Ed ancora sto qua a ripetere, non è tutto ciò di cui si vive che è la vita stessa, non è amici, non è routine, non è lavoro. Perché fermarsi alla mondanità? Perché non voler scrutare altri orizzonti?
In tutto ciò, io amo, amo tremendamente la libertà, e del resto non me ne importa. A starmene qua, perdo ciò che non ho mai ottenuto»
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debs95love · 1 month
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COME LE CONCHIGLIE AMANO IL MARE
È lì in piedi a pochi passi da me. Sono anni che non lo vedo eppure sembra che sia passato un attimo, gli occhi selvaggi come sempre, le labbra morbide e carnose ma non troppo da risultare sgradevoli.
Mi saluta con la mano alzata immobile e io lo saluto di rimando poi muove i suoi passi nella mia direzione.
"Emily"
"Dean"
Gli lancio uno sguardo di avvertimento ma lui lo ignora. Siamo in un posto pubblico, un parco e ci sono le mamme dei compagnetti di Luke che ci guardano e che potrebbero riferire tutto a Richard. Alzo una mano per fermarlo ma lui sembra non capire e si avvicina ancora.
Faccio in giro mettendomi dall'altro lato dell'altalena sempre spingendo Luke in modo che il giochi non si fermi.
"Fai la babysitter?" Chiede lui
"È mio figlio..."
Lui strabuzza gli occhi e mi fa innervosire "pensavi che sarei rimasta per sempre ad aspettarti?"
"No però non così in fretta..."
"In fretta? Sono passati 5 anni da quando ci siamo lasciati..."
"Lo so però tu dicesti che..."
"Lo so ma le idee cambiano, tu mi tradivi e io ho incontrato lui, mi ha offerto stabilità e mi amava al contrario di te..."
"Io ti amavo e ti amo ancora" risponde lui allungando la mano verso di me.
"Anche io ti a..." stavo per dire ti amo, perché no non l'ho dimenticato. A volte lo sogno, i suoi occhi gelidi come le acque dell'oceano, profondi come l'abisso e pericolosi, puoi annegare, ti puoi perdere, andare alla deriva. MI ricordo le cavalcate, le onde, le tempeste ma anche l'abbraccio caldo delle acque, la corrente che ti culla verso riva e infine il momento di freddo appena dopo essere uscita dall'oceano, ricordo tutto. Ogni. Minimo. Dettaglio. Ma l'oceano è troppo profondo per me. Io sto bene nella mia piccola spiaggia, nel mio piccolo mare al sicuro da acque agitati e da pericoli. E anche se so che devo stargli lontano io lo bramo. E lo amo.
"Stavi per dire che mi ami?"
"No, assolutamente... io amo mio marito ormai!"
Luke agita le braccine verso di me "mamma civolo, batta talena"
"Si amore andiamo sullo scivolo"
Prendo Luke in braccio ma continuo a guardare Dean.
"Perché sei tornato?"
"Volevo vederti... dirti che sono cambiato ma ho perso troppo tempo ormai non posso più riaverti! O forse si?"
Io abbasso gli occhi a terra pensando, se fosse tornato 3 anni fa, prima di sposare Richard, li si che l'avrei ripreso con me e so che ora sarei col cuore spezzato di nuovo perché lui è così, lo conosco ormai.
"Io sono felice..."
"È felicità o è monotonia?"
Io scuoto la testa e sorrido "sicuramente non è eros, non come lo era con te ma stiamo bene insieme, siamo una famiglia, ci vogliamo bene, tu invece sei una valanga che travolge tutto lui è una roccia, stabile e federe e sicuramente non lo perderò per una bionda qualunque..."
"Ho capito... allora ci vediamo in giro?"
"Certo..."
So che lo eviterò il più possibile perché non resisterò a lungo a quegli occhi e devo farlo per il bene della nostra famiglia.
"Ora devo andare..."
"Mamma succo!"
"Si amore adesso andiamo a casa a fare merenda..."
Lo lego nel passeggino e abbasso la visiera sugli occhi di mio figlio, mi avvio verso la macchina, ormai quasi tutte le mamme stanno andando a casa e io faccio una cosa che non dovrei fare, mi sporgo e lo bacio e di colpo ho di nuovo 27 anni, il mare in tempesta proprio come lo ricordavo. Ed è un dolce ricordo. Ma non può durare.
Quando ci stacchiamo per respirare gli dico addio. Per sempre.
"Sono una conchiglia su uno scaffale ormai Dean, lui mi ha trovato sulla riva e mi ha raccolto, mi ha portato a casa sua e li sono rimasta, amo la mia casa è calda e sicura, ma ricordati una cosa Dean, le conchiglie bramano il mare e lo amano per sempre, anche se non ci faranno mai ritorno le conchiglie ameranno il mare!"
Epilogo
"Anche io ti dico una cosa Emmy, l'oceano non lascia andare le cose che gli appartengono..."
Abbasso lo sguardo, salgo in macchina, metto Luke nel seggiolino, faccio manovra e guardo nello specchietto retrovisore, lui è lì immobile con le mani in tasca, bello e potente come la risacca e partendo sorrido.
The end ?
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mjljmj · 2 months
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La nostra parte d'immortalità
Io vedo intorno a me sepolcri grigiallungare profili d’ombre scure.Sotto la terra che preme il mio passosoli e profondi i morti silenziosiriposano nel grembo della zolla,per sempre oscuri, gelidi per sempre.E dai miei occhi sgorgano le lacrimeche alla memoria hanno serbato gli anni.Tempo, Morte e dolore al cuore dannoferite che non so rimarginare.Se rammento anche solo la metàdelle sventure che…
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mucillo · 1 year
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Nella foto
IL “GIOVANE PROFUGO” DI JAGO SUL PONTE DI CASTEL SANT’ANGELO, Roma.
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"Il Profugo" di Marco Cinque
Ho venduto la mia storia
a uno scafista vestito di buio
lasciandomi dietro
una terra senza pace
Sono qui
inghiottito dentro un’oscurità sconosciuta
mentre percepisco il mare
venirmi incontro agli occhi
Sono qui, stordito
dall’assordare del motore
dagli spruzzi salati
dai pensieri che schizzano via come scintille
Sono qui, intirizzito
indifeso mentre accarezzo un sogno
col terrore
che si trasformi in incubo
Sono qui
in questa notte interminabile
lunga
più lunga di tutti i giorni della mia vita
Sono qui
dove tutto è riposto
in un orizzonte che non arriva mai
assieme a un ammasso di carne e speranza
Chissà, forse l’acqua che stiamo solcando
è fatta di lacrime piante da quelli come me
e forse è il nostro dolore
la sorgente che alimenta il mare che stiamo attraversando
Questi momenti stanno accadendo
dentro un tempo senza più tempo
dove le nostre vite sfrecciano via silenziose
conficcandosi nella più sordida assenza
Sono ancora qui
nonostante tutto, inseguito
dal riverbero del primo barlume
che mi chiama, mi chiama
come una madre chiama i suoi figli
Ma è troppo tardi, ormai
la mia strada
l’ha comprata uno scafista vestito di buio
che se ne sta lì, a poppa
tra me e il mio passato
Col primo bagliore
arriva anche un frammento di conforto
ma la luce vigliacca si accompagna di vento
e l’acqua adesso è veleno in tempesta
I corpi gridano, si aggrappano, scivolano
terrore e gorgoglii
inabissati tra flutti gelidi
infranti, su lingue taglienti di roccia
Questa terra che abbiamo sognato
sembra avere organizzato una festa
accogliendoci così
nel suo devastante abbraccio
E sono qui, superstite
in un luogo che puzza di civiltà
chiuso in questo campo di prigionia
che chiamano “centro di accoglienza”
L’esistenza di un profugo
è come una scatola cinese
esci da un inferno
per entrare in un altro
e in un altro, e in un altro ancora…
Sono fuggito dalla miseria
ho attraversato terre
mari, continenti
ho passato tutto questo
ma sono sempre qui
sempre qui, sempre qui…
convinto di non essermi mai mosso
Sì, sono sempre qui, accovacciato
con la testa stretta tra le mani
dondolandomi nella canzone degli addii:
“…ascolta le voci… ascolta le voci dal fondo del mare
non sono sirene cantare…”
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traduzionimistiche · 3 months
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La tua mano nella mia, dentro la tua raggelante tristezza
E poi ti direi "potremmo prendere l'autostrada
con anche questo baule di munizioni"
Finirei i miei giorni con te in una pioggia di proiettili.
Sto provando, sto provando
a farti sapere quanto sei importante per me
e dopo tutto quello che abbiamo fatto l'uno per l'altra
guiderei fino alla fine insieme a te.
Uno o due negozi di liquori terrebbero il serbatoio pieno
ed io sento che non c'è nient'altro da fare
se non mettermi alla prova per te e continuare a correre.
Ma questa volta, dico sul serio:
voglio farti sapere quanto tu significhi per me.
Mentre la neve cade sotto un cielo deserto
fino alla fine di ogni cosa.
Sto provando, sto provando
a farti sapere quanto significhi
come i giorni svaniscono e le notti avanzano
e noi cresciamo gelidi
Fino alla fine, fino a questo lago di sangue
fino a questo, dico sul serio, è questo che intendo
fino alla fine di...
Sto provando, sto provando
a farti sapere quanto significhi
come i giorni svaniscono e le notti avanzano
e noi cresciamo gelidi.
Ma questa volta, gli mostreremo
mostreremo a tutti quanto noi valiamo
Mentre la neve cade sotto un cielo deserto
Fino alla fine di ogni...
Tutto ciò che siamo, tutto ciò che siamo, sono proiettili... intendo questo.
Tutto ciò che siamo, tutto ciò che siamo, sono proiettili... intendo questo.
Tutto ciò che siamo, tutto ciò che siamo, sono proiettili... intendo questo.
Tutto ciò che siamo, tutto ciò che siamo, sono proiettili... intendo questo!
Mentre piogge di piombo passeranno attraverso
i nostri fantasmi, per sempre, per sempre.
Come spaventapasseri che alimentano questa fiamma
Continueremo a bruciare per sempre, per sempre.
Sai quanto voglio mostrarti
che sei l'unica
come un letto di rose
ci sono una dozzina di motivi in questa pistola.
E mentre cadiamo a terra... e in questo lago di sangue....
e mentre le nostre mani si sfiorano... e mentre cadiamo a terra...
E in questo lago di sangue... e mentre cadiamo a terra...
Vedrò i tuoi occhi, e in questo lago di sangue
Incontrerò i tuoi occhi, lo intendo, per sempre.
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yankeece · 6 months
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Caro amico,
una volta mi hai raccontato di un sogno in cui vagavi per campi sconfinati verso un obelisco scolpito con i nomi dei morti. Una donna con gli occhi azzurri e gelidi ti veniva dietro. La conoscevi perché aveva seguito ogni tuo passo. Le hai chiesto: «Perché?» È perché eri destinato a finire da solo? In realtà voleva che tu, un witcher che non ha bisogno di nessuno, avessi finalmente paura. Le hai detto la verità: hai sempre avuto paura. Fino ad ora. Perché lei ti ha portato via tutto e quindi anche la paura. Ora tu ed io sappiamo cosa vuol dire avere bisogno, amare, perdere tutto. Al diavolo la neutralità. Noi non abbiamo più paura. Io so in cuor mio, Geralt, che tu troverai Ciri. E io farò in modo che possa tornare in un mondo sicuro. Se dovremo affrontare gli occhi azzurri e gelidi della morte, lo faremo, ma saremo gli ultimi a cadere. Di questo ne sono certa.
Con tutto il mio amore.
Yennefer
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