Tumgik
#ogni volta penso di essere cambiato
papesatan · 2 months
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Il signore degli inganni
Talora capita che la verità ci assalga d’agguato l’anima bruma, trapassandoci il cuore come la mitica spada di Shannara o la Porta dello Specchio Magico nella Storia Infinita (topos letterario piuttosto diffuso), per mostrarci realmente chi siamo (spesso, spoiler, miserrimi pezzi di merda). In mancanza di simili oggetti magici, s’adopra solitamente all’autodistruzione un evento attivante, quale può essere la tarda telefonata di un cliente che rimprovera, giustamente, l’abuso di modi sgarbati e parole oscene coi bambini, chiara espressione di violenza verbale. Sono in fase di elaborazione da lunedì. Mi sto sforzando di cambiare atteggiamento, sorridere, sorridere, respirare, non arrabbiarmi, non gridare, non sbattere niente, avere pazienza, non vedere, non sentire, comprendere, essere dolce, essere buono, un essere umano decente. Non sempre ci riesco. Sono stanco. Mi sembra di non aver più pazienza, m’innervosisco con poco e se piangono è peggio. Sono diventato ciò che ho sempre combattuto, un pessimo esempio e un pessimo insegnante. Temo di aver fallito, ma proverò a essere migliore. Ci sto provando. Spero di riuscirci.  
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generalevannacci · 2 months
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Chiara De Filippo
È uscita ieri l’autobiografia della nostra Rosa Luxemburg, la ‘rivoluzionaria’ del PD di cui è giusto ricordare un paio di cose a cominciare da quella volta in cui, nel 2016, da consigliera regionale del Veneto si diede assente per malattia mentre invece era in India per un matrimonio.
Una roba da film di Vanzina insomma ma persino Vanzina rispetto ad Alessandra Moretti appare un fine intellettuale.
Moretti che, è giusto ricordare, passa alla storia (o meglio ad un lauto stipendio) come renziana ma che fu portata nel PD e candidata da Bersani.
Facciamo un breve recap, come nelle serie tv (genere horror ovviamente)
Quando la Moretti viene candidata per sfidare Zaia in Veneto rilascia una memorabile intervista al Corriere in cui dichiara "Renzi mi ha telefonato di notte per chiedermi di candidarmi e io ho accettato. Sono quella che può mettere più in difficoltà Zaia, quando uno convoca la nazionale cosa fa? Chiama i migliori".
Chi ha vinto? Zaia che, con questa alternativa, avrei votato persino io dandomi della terrona da sola
Poi la perla: "Il mio stile in politica è uno stile femminile, c'è la cura di me stessa, la voglia di essere sempre a posto.".
Insomma verso lo squallore ed oltre.
Poi ancora:"La bellezza non è incompatibile con l'intelligenza!".
E ancora: "La Bindi aveva uno stile per fortuna è cambiato il mondo, uno stile che mortificava la bellezza.".
Bastavano già le prime due righe ma Alessandra nostra ci tiene a fugare i nostri dubbi: è una persona fuori luogo, sempre
Poi arriva il capolavoro: "Io vado dall'estetista ogni settimana, faccio qualsiasi cosa!".
Così, come fosse la descrizione di un sito di una che chiami per un addio al celibato
"Non ci intimidiscono, più fanno così più saremo belle curate!".
Chi la intimidisce non si sa, forse i peli pubici
"Il nostro stile è LADYLIKE!" dove nostro è riferito a lei, la Madia e la Boschi.
Non credo ci sia altro da commentare.
Solo un suggerimento. Se penso a quanto questa persona ha guadagnato in questi anni dalla politica, il miglior titolo per questa autobiografia altro non è che DANNO ERARIALE.
La rivoluzione? lasciala stare…
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arreton · 3 days
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Non so se è perché devo guidare all'andata e al ritorno, ma quando arrivo nella rsa dove lavoro mi sento al sicuro. Inizio a fare le mie cose e non penso più a niente, non che quando non sono a lavoro penso a qualcosa di specifico, ultimamente ho il cervello troppo saturo per riuscire a fare un pensiero anche solo minimamente articolato, però c'è molta pesantezza, molta ansia, e una sorta di paralisi che non mi fa fare altro che o fissare il vuoto o dormire. Invece quando arrivo nella rsa tutto si disperde, resta una pressione nella testa, magari un tono basso, ma guardo ciò che ho intorno e allora mi distraggo.
A me piace infatti osservarli e mi piacerebbe anche capirli se non parlassero in dialetto. La cosa che più li lega, oltre alla malattia, è la forte concentrazione che hanno. Sono molto focalizzati, non so bene su che cosa ma pochissimi di loro sembrano svampiti, la maggior parte invece è molto concentrata. Ci sono i casi diciamo meno gravi dove magari ormai vivono nel "loro mondo" ma camminano e riescono ad essere anche chiacchierini e vivaci: Venanzio o Venazio non riesco a capire, è un po' il burlone del gruppo va sempre di qua e di là, chiede se può aiutare, ieri andava dietro ad una ASA e le voleva portare il sacco della spazzatura, poi dice che ha sempre mal di pancia così ieri chiedeva all'infermiere qualcosa per il mal di pancia, l'infermiere gli diceva "Sì ora te la do" ma a Venanzio non gliela si fa e allora "non prendermi in giro"; poi c'è Mina o Nina anche qua non ho capito, lei dice che era una barista ed infatti a volte gli fa trovare le sedie sul tavolo o lava le mani nel water, lei fa sempre avanti e indietro molto indaffarata e concentrata, non si capisce cosa vuole dire perché emette perlopiù dei balbettii e l'altro giorno voleva togliermi il mop per lavare a terra; qualche altra signora poi si prende la borsa e cammina con la borsa come se fosse lì solo in visita; pio c'è Anna, un signora forte che l'altro giorno spazzava a terra e si incazzava perché gli camminavano sopra e allora iniziava a dire qualcosa che sembrava poco carino in bergamasco; poi ci sono almeno un paio di Marie una chiede sempre cosa deve fare adesso e voleva fare la pizza in bagno ma non sapeva come, l'altra invece è una donnina piccola dal viso rotondo che sembra una bambina e se ne esce sempre dicendo "che vita di meerda" e lo dice sempre sorridendo. I primi giorni che sono arrivata c'era una signora molto chiacchierona che a quanto pare era arrivata anche lei da poco, era ordinata nell'aspetto e parlava tantissimo con tutti ed era molto concentrata nel discorso che faceva pure se abbastanza sconnesso, adesso invece sentivo il medico parlare con la famiglia che le avevano cambiato il farmaco ed era per questo che era abbattuta ma se ne sta seduta in silenzio sulla sedia col capo chinato e anche l'aspetto è trasandato.
Si vedono infatti spesso anche scene strazianti: c'è ad esempio una signora che gira sempre disperata, l'altro giorno era venuta a trovarla non so chi forse il marito e allora lei ansimava e come a voler piangere e farfugliava qualcosa ed il marito le teneva il viso tra le mani guardandola intensamente negli occhi preoccupato e impietosito nel vederla così; alcuni poi li tengono legati sulle sedie forse per impedire loro di alzarsi perché non ce la fanno a stare in piedi da soli e non lo capiscono; altri invece sono in una carrozzina di quelle elettriche molto alte, come una signora che la mettono sempre nella seconda sala da pranzo e ogni volta che arrivo mi segue fissa in quello che faccio con lo sguardo che sembra incuriosito, poiché sulla sedia a rotelle non sempre può seguirmi con lo sguardo e quando non mi guarda più sembra molto assorta nei suoi pensieri, poi si accorge nuovamente della mia presenza e mi guarda e muove le labbra molto lentamente come se volesse dirmi qualcosa, ieri allora le ho sorriso e lei ha ricambiato facendomi un sorriso così bello che mi ha commossa. Anche le Asa o Oss che sono sembrano molto gentili pure se a volte ricevono dei dispetti o delle brutte parole, alcune soprattutto sembrano dispiaciute di vedere quelle persone in quello stato, li trattano come dei bambini ma non come degli stupidi.
Questo forse è il primo luogo di lavoro che non vorrei lasciare, infatti penso spesso che se potessi permettermi un part time resterei volentieri qua. Nonostante addetta alle pulizie non vengo schifata da nessuno, mi salutano quasi tutti anche i familiari e hanno rispetto per quello che faccio. Mi sono anche riscoperta chiacchierina: a volte scambio qualche parola coi malati, altre volte con qualche assistente. Fino ad ora insomma questo posto mi ha fatto bene.
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mimicouture · 9 months
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Il perché del “SAD GIRL” aesthetic
Penso che ogni movimento, conosciuto o di nicchia che sia, ha origine da altri movimenti a loro volta conosciuti o no.
È un po’ come aprire il vaso di Pandora, o una matrioska, ed anche il più (apparentemente) sciocco e superficiale risulta essere una catena di conseguenze.
Il “sad girl aesthetic” o l’estetica della ragazza triste, è sicuramente molto più che una semplice estetica spopolata su Pinterest o Tumblr.
Che la sua popolarità sia stata dettata da Tumblr non è sicuramente un caso è che abbia preso piede nel 2023 nemmeno.
Potrebbe sembrare strano, ma per parlarne e spiegarne il perché, è necessario partire dagli anni ‘90.
Gli anni ‘90, gli anni delle più iconiche sfilate, delle più caratteristiche collezioni, del sorgere di brand ad oggi super-iper conosciuti che hanno fatto voltare pagina al mondo della moda per scriverne un nuovo capitolo, brand che hanno osato con la femminilità nelle loro collezioni.
Ma, sopratutto, gli anni di Kate Moss e dell’Heroin Chic.
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Forse qui è necessaria aprire una parentesi, è spiegare, per chi non lo sapesse, di cosa tratta l’Heroin Chic.
L’Heroin Chic potrebbe essere considerato uno standard di bellezza, un’ispirazione o una vera e propria realtà, dove il mondo della moda esigeva un’esilità ispirata proprio a quella caratteristica magrezza di chi consuma drogh3, in particolare l’Eroin4.
La magrezza doveva essere estrema, malata, una pelle giallognola/pallida, viso scavato, zigomi alti, capelli non curati e spezzati di proposito per simboleggiare la salute cagionevole.
Un movimento che impone uno standard di bellezza ci mette poco a scavalcare il recinto del mondo della moda ed approdare nel mondo reale, quello di tutti i giorni.
E così, l’heroin chic prende piede nella vita di tantissime donne, proprio in quegli anni dove non c’era nulla di più semplice ed economico che accedere alle droghe
E nonostante la tendenza sia nata dalla modella statunitense Gia Carangi, negli anni ‘90, chi sarebbe potuta essere l’idolo, il simbolo per eccellenza e la diva dell’Heroin Chic?
Non solo la sua magrezza ma anche le sue pellicce stravaganti, calza maglia strappata, sigaretta in mano, trucco sbavato, capelli secchi e deboli, viso secco, stanco ed espressione triste e malinconica. È lei e può essere solo lei: Kate Moss.
Negli anni dove gli acidi costavano un solo dollaro, Kate Moss era l’ispirazione di migliaia di ragazzine e donne.
E da quegli anni ad oggi, non sembra essere cambiato molto: il mondo della moda sembra esigere il ritorno di questa tendenza giudicando dalla passata fashion week.
Le sfilate con corpi meno canonizzati e più inclusivi non hanno avuto la ripercussione desiderata, ed il mondo della moda torna ad appartenere a quella magrezza imposta a cui non si transige.
Questa è la prima parte, la prima argomentazione e se vogliamo la prima “sotto cultura” dell’ argomento principale, e forse come introduzione non è la più azzeccata in quanto sembra non avere nulla a che vedere con l’argomento che sto cercando di affrontare, ma andando avanti, collegare i punti sarà sempre poi facile e sensato.
Senza però allontanarci troppo dal mondo della moda, credo sia necessario parlare ed introdurre il “Ballet Core” (forse è semplicemente sono semplicemente le coquette)
Capire di cosa si tratta credo sia facilmente deducibile in quanto il trend si limita a replicare l’estetica del mondo della danza classica e del ballet.
Rosa, fiocchi, tulle, ballerine che in questo 2023 sono tornate in voga, e credo di non poter parlare di Ballet Core senza nominare “MiuMiu”.
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Potrei stare ore a parlare dell’estetica e della storia di MiuMiu in quanto uno dei miei brand preferiti, ma per questa volta mi limiterò a parlare delle ultime due collezioni che hanno proposto una serie di capi d’abbigliamento ispirasti al balletto, come ad esempio le famosissime ballerine rosa con il nastro vichy.
Non a caso, cercando “Ballet Core” su Pinterest, oltre ad una serie di foto che romanticizzano ciò che veramente è il mondo della danza classica, vi usciranno foto di diversi capi di MiuMiu.
Una scala cromatica ripetitiva e monotona: rosa, bianco, nero e beige.
Toni delicati, infantili e pastello.
Tra queste migliaia di foto, appaino anche foto ritraenti vere ballerine, specialmente quelle appartenenti al balletto russo.
Non è una novità che una delle migliori scuole di danza sia appunto quella del balletto russo, ma non è nemmeno una novità la crudeltà di quel mondo.
Scoprire il mondo del balletto russo è come scoprire un iceberg dove la punta è costituita dalla triste realtà dei disturbi alimentari vissuti da 3/4 delle ballerine.
Ma questa tristezza e malinconia, sono piacevoli agli occhi se romanticizzate e colorate di rosa.
Tutto ciò si rivede anche nel cinema (di cui parlerò dopo) e nei meme e nel senso dell’umorismo.
Non è un caso che i meme di whisper (ad esempio, Bella Hadid che piange come sfondo o foto di lana del rey con scritto she raised me…di cui io stessa sono schiava , guilty) siano il pane quotidiano della generazione z e specialmente di noi ragazze.
Balletto, isteria, magrezza, colori spenti, depressione e la ricerca disperata di attenzioni. Nel mondo della moda la magrezza è dettata dagli uomini per gli uomini, nel mondo reale ognuna di noi avrà pianto per un uomo e i meme tristi di whisper sono quasi sempre per gli uomini (liberateci dalla loro esistenza).
Pensandoci fa un po’ ridere che un movimento che porta il nome di “sad GIRL” aesthetic abbia comunque come target gli uomini.
Se ci pensiamo andiamo anche a tagliarci i capelli per gli uomini quando diciamo di averlo superato e di volere un cambio.
La causa scatenante di questa estetica però non può che essere Tumblr.
Il protagonismo che ha Tumblr in ogni tendenza tossica andrebbe studiata, eppure eccolo qua, un social di nicchia ma non troppo, che hanno in molti ma non tutti.
Il trionfo della romanticizzazione dei disturbi alimentari, dell’autolesionismo, il paradiso delle pro-ana e della depressione.
Dove idealizzare la proprietà tristezza e malinconia se non su Tumblr?
Il successo di Tumblr parte nel 2010, con la moda dei blog e l’affermarsi di tendenze come l’indie sleeze.
Su Tumblr l’estetica della depressione veniva usata non come un urlo d’aiuto, bensì come un richiamo usato per richiamare user su user uguali a te, che soffrono come te o ancora meglio che soffrono più di te (se la fortuna girava dalla tua parte, finivi per diventare la Thinspo di qualche ragazzina).
La tristezza si riduce ad una semplice estetica, foto degli occhi rossi pieni di lacrime, il mascara colato, una rosa bruciata con una sigaretta, le calze a rete ed una croce al petto.
Questo è stato Tumblr fino a (circa) il 2015, quando, una corrente ed una tendenza totalmente diverse hanno iniziato a fare concorrenza non solo a questa ragazza triste, malinconica e magra, ma anche alla moda: Le sorelle Kardashian-Jenner.
Fianchi larghi, full makeup, vestiti attillati, soldi, soldi e ancora soldi.
Forse era il momento giusto per inserire dei corpi più formosi in una realtà riluttante e nel mondo della moda il cambiamento si è visto a partire da Balenciaga
l’entrare in scena di (principalmente) Kim e Kylie prometteva un cambiamento, che però ci ha messo poco a diventare ugualmente tossico.
Magrezza malata da una parte, Chirurgie esagerate dall’altra.
Ma anche chi si proclamava diverso è poi ricaduto nella tendenza dell’Heroin chic.
Il tutto a causa di due cose principalmente: l’operazione per la rimozione del buccal fat (il grasso che si concentra tra gli zigomi e la mandibola) e della “semaglutide”, un farmaco per il diabete che ha come effetto collaterale la perdita di peso.
È approdata tra le celebrità di Hollywood, causando una vera e propria dipendenza, ed è raro trovare qualcuno che non ne abbia fatto uso.
sorelle Kardashian-Jenner incluse.
Come tutto pero, anche Tumblr ha avuto il suo tramonto (2018 circa) e periodo di pausa.
Nonostante ciò, gli user accaniti di Tumblr ci hanno messo poco a trasferirsi su Twitter, l’evil twin (si, ancora più evil).
Tutto ciò che è censurato risiede su Twitter, proprio come una volta faceva su Tumblr.
Rimanendo sempre negli anni 2010 e parlando di fenomeni appartenenti a quegli anni, credo sia d’obbligo parlare della sola, unica, indiscutibile regina: Lana Del Rey.
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Lana debutta proprio nel 2010, una rivoluzione nel mondo del pop ma ancor di più una rivoluzione per le Tumblr girlies che avevano finalmente qualcosa con cui sfamarsi e sfamare le proprie fantasie idealizzate: Relazioni abusive, autolesionismo, amori abusivi alla Bonnie e Clyde, mancanza di amore materno, isteria femminile, tristezza, malinconia, alcolismo…
Peccato però Lana sia sempre stata fraintesa.
Il boom di Lana ed il vero boom di Tumblr sono avvenuti, che coincidenza, nello stesso anno.
Nel 2012 Lana lancia Born To Die, cambiando per sempre il mondo del pop ed il mondo delle ragazze tristi\pro ana.
L’intento di Lana però non è mai stato quello di romanticizzare le tematiche di cui parla nelle sue canzoni, piuttosto quello di raccontarle e raccontarsi, per sfogarsi e costruirsi una persona.
Queste situazioni risultano essere utopiche nelle sue canzoni, proprio perché accompagnate da una melodia, ma sono in realtà situazioni comuni, che sono la realtà di tantissime persone.
Il problema è nato da chi su Tumblr la usava come capro espiatorio per romanticizzare i propri problemi, cuocendole addosso una persona sbagliata.
E come Lana, anche Fiona Apple, Marina (per i più underground) e più di recente Mitski.
E quale sad girl che si rispetti non ha un film preferito?
Black Swan, Maria Antonietta, the Virgin suicides, Mia Goth, Girl Interrupted, Euphoria (solo se la tua preferita è cassie che piange davanti allo specchio).
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Il connubio perfetto tra colori pastello e tristezza.
Film quasi tutti diretti da Sofia Coppola, una regista con la R maiuscola, simbolo e totem delle ragazze tristi.
Nel film “Marie Antoinette” si parla si di tristezza, ma è una tristezza che in pochi si possono permettere: una regina triste immersa in colorati abiti stravaganti, scarpe con il tacco ed acconciature eccentriche.
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Ma Sofia si fa sempre riconoscere, e proprio in questo film fa capire la sua ostilità contro le norme cinematografiche: in una scena del film inserisce un paio di converse (ricordo che il film è ambientato nel 1789).
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Mentre Le Vergini su1cide parla di una tristezza normale, monotona.
Una casa immersa nella natura di Detroit, due genitori severi e cinque sorelle, le sorelle Lisbon.
Forse la loro tristezza non ha un perché, ma non è questa la depressione?
Non servono ragioni, non servono perché.
Tutte e cinque le sorelle finiscono per togliersi la vita.
Drammatico, triste, forse noiosi.
Ma comunque rosa, delicato, drammatico e con un concept tutto suo.
È consiglierei ad ogni ragazza di guardarlo, perché solo noi possiamo capirlo (non solo perché è il mio film preferito, ma we just get it)
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La Coppola protrae in contesti colorati, angelici ed a volte immersi nella natura, i concetti più cupi come la depressione ed il su1cidio.
Il concept di Sofia Coppola è lo stesso che quello di Lana del Rey nella musica e di MiuMiu nella moda.
Il trend della “Sad Girl” è estremamente preciso e concettuale, ha le sue icone, la sua influenza nel mondo della moda, la sua gamma di colori, i suoi meme e la sua musica.
Non è un caso che proprio quest’anno il colore più in voga sia il rosa e non è un caso che tutte noi ragazze ci sentiamo identificate in quei meme, perché ironizzare ed idealizzare tristezza e malinconia è una grande consolazione.
Aprire una pagina di meme e vedere qualcosa di “relatable” è gratificante, anche perché fortunatamente abbiamo superato gli anni dei meme di “sesso droga e pastorizia” e “siamo ragazze” (piangiamo tt notte perché siamo pretty when we cry…siamo ragazze, ma ragazze tristi💋).
Siamo continuamente mossi dal volerci rivedere in qualcosa, una canzone, un movimento, una ragione sociale.
Ed ecco qui che ci di presenta un trend dove possiamo avere tutto ciò che ha appena citato e possiamo anche ammettere di amare il rosa dopo aver passato tutta l’infanzia a dire di odiarlo (io), possiamo ammettere di essere tristi, possiamo dire “rotting in bed summer” ed esserne orgogliose, possiamo gridare di odiare gli uomini ma mettere una storia dicendo he’s so mine subito dopo, possiamo salutarci dicendo “ehi barbie” ma possiamo anche sfogare la nostra isteria femminile. Ah, possiamo anche andare fiere del mascara colato.
Possiamo piangere liberamente e possiamo pure essere belle mentre lo facciamo (e lo dice Lana Del rey!!!)
Possiamo dire di avere il ciclo e giustificare grazie a lui l’aver scritto a chi non dovevamo (ero solo un po’ silly)
Non è una consolazione?
Tutti pretendono così tanto da noi, ed tutto c’è lo zampino degli uomini, ma in questa tendenza siamo noi è solo noi.
D’altronde siamo ragazze, ragazze felici, sorridenti, malinconiche, romantiche, grandiose, intelligenti ma spesso semplicemente ragazze tristi.
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yomersapiens · 1 year
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Tumblocalypse
- Da quanti anni sei chiuso qua dentro? - Saranno più di quindici. - E nessuno è mai riuscito ad entrare? - Ci provano sempre. Cambiano aspetto. Nome. Tipologia d'attacco. Li ho studiati tutti. Ho visto vecchi amici cadere e prendere il loro posto. Si reinventano, ma qua dentro non entreranno mai. È l'ultima barricata.
Mi avvicino alle assi di legno inchiodate davanti a quella che sembra essere stata una porta, una piccola fessura mostra quello che c'è fuori. Sono tantissimi, alcuni sono corpi nudi, portatori di seni enormi creati per attirare l'attenzione. La maggior parte sono pagine vuote, facce numeriche con nomi umanoidi. - Saranno migliaia... centinaia di migliaia... - Continuano ad aumentare. Si mettono qua fuori e aspettano di seguirmi. - Riesci a bloccarli tutti? - Ci provo, ma sta diventando impossibile, non riesco più a distinguerli da quelli veri, guarda laggiù - Indica una ragazza vestita in stile anime che urla sbracciandosi, sembra in pericolo. - Dobbiamo aiutarla! Non è una di loro! - È qui ti sbagli! Hanno capito come fare, si stanno evolvendo. Lei è esattamente come tutti gli altri, se non peggio, perché crede di essere umana. - Come diavolo è possibile? - Da quando è arrivato lui, tutto è cambiato. - Lui chi? - Non lo vedo da un po' ma prima era qua fuori ogni giorno. L'uomo giallo, dalle orecchie a punta. Sembrava un mostro creato dalla mente malata di un disegnatore giapponese. È stato lui a raggrupparli, loro lo seguivano mentre ripeteva pika-pika. Ho ancora i brividi a pensarci. Quegli occhi minuscoli e neri mi perseguitano. - Che fine ha fatto? - Una volta radunato il suo esercito si è nascosto, penso sia laggiù, in un castello. - Da quanto non mandi un segnale verso l'esterno? - Ho provato a postare una settimana fa, una gif, ma nessuno sembra averla notata. - Quindi potrebbe non esserci più nessuno di vivo davvero qua fuori. - Talvolta ricevo un segnale da parte di un gruppo che vuole insegnarmi come essere un dinosauro. - L'ho ricevuto anche io, è stato terribile, sembrava divertente e invece... - Invece era solo un altro stratagemma architettato da pika-man. - Così si chiama? - Così abbiamo cominciato a chiamarlo noi della resistenza. - Cosa fate voi di preciso? - Alcuni scrivono. Pensieri. O hanno bisogno di compagnia. Alcuni si confessano. Pochi creano. Sempre meno. Altri mandano fotografie. Didascalie. Citazioni. Ogni tanto un messaggio anonimo, una risposta secca per chiudere il discorso. Potrebbe non essere qualcuno di reale, potrebbe essere uno di loro. - Chiedono aiuto? - No, in genere chiedono foto piedi. - Ah. E i troll? - Ci sono ancora ma stanno tra di loro. Quando serve li distraiamo con una nuova teoria complottista che li tiene impegnati per mesi. - Quindi di attivo, non fate nulla? - Non ha senso. Guarda fuori. Sono in troppi. Hanno vinto loro. Questo posto è in mano ai bot adesso. - È un peccato. - Lo è, ma guarda che tette hanno alcuni. - Sono davvero fatte benissimo. - Le hanno studiate per anni e ci sono riusciti, meglio delle originali. - E quindi che farai, li lascerai entrare? Cederai anche tu? Mollerai tutto? - Ogni tanto, quando ho voglia, lancerò un segnale. Qualcosa di breve magari. Una battuta o una frase romantica del cazzo, come quelle che scrivevo una volta. - Niente più photoset? - Sono troppo vecchio per quelle cose. Ci sono persone bellissime e preferisco guardare loro. Poi ho paura di essere utilizzato. Studiato. Copiato. Riprodotto. Clonato. - Potrebbero farlo? - Oramai non mi sorprendo più di nulla... - Senti ancora qualcuno della vecchia guardia? - Ogni tanto l'anziano dottore grigio rimette in funzione il segnale morse. Mi manda un audio lungo una decina di minuti fatto di bip biiip.
Delle urla spaventose provengono da fuori. Corriamo alla porta per guardare che accade ma un fascio di luce intenso quanto un laser ci acceca. - Cosa sta succedendo??? - Non lo so!!! È terribile!!! - È tornato pika-man??? - Forse è lui! Ma non vedo più niente!!! - Corri a prendere dell'acqua, c'è una tinozza piena vicino alle bozze salvate. Bagnati il viso. Torno a vedere ma tutto è offuscato, le urla sono finite. C'è una strana calma nell'aria. Odore di sangue e brandelli di bot porno ovunque. - Non è stato pika-man. Questa non può essere opera sua. - È allora di chi diavolo si tratta? - Guarda! Laggiù! su quel cavallo! - È la signora bianca! Quella della profezia!!! - Non può essere vero. È solo una leggenda... - È lei! Guardala! Imbraccia la lunga spada argentea! È stata lei! È venuta a liberarci! - Vuol dire che, possiamo uscire? Te la senti? - Non so se sono capace. Da quanti anni è che parlo da solo? - Ho perso il conto. - Dobbiamo uscire. Unirci a lei. Insieme forse possiamo farcela a sconfiggere pika-man. - Scrivi all'anziano dottore. Smetto di guardarmi allo specchio e parlare al mio riflesso. Inizio a togliere i chiodi dalle assi sulla porta. È arrivato il momento di fare qualcosa.
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mancino · 3 months
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Se il mio cuore potesse parlare,
quante cose avrebbe da dire,
ti narrerebbe di passioni profonde,
sentimenti sinceri,
perché tu lo sai, egli non sa cosa
vuol dire mentire,
non conosce ragione, non cerca ricchezza,
a lui basta anche solo una languida carezza.
Quello per cui vive, batte e combatte,
è qualcosa che va ben oltre ogni illusione.
Quello che lui cerca e ricerca con forza incessante,
è un sentimento vero, profondo, vibrante,
per cui ogni cosa è disposto a sacrificare,
per quell'irruenta, incontenibile, voglia d'amare.
Voglia d'amare e di essere amato,
ma quante volte è stato ingannato, deriso, usato, umiliato,
quanto dolore, furore ha provato,
quante volte è stato spezzato,
molte volte l'ho sentito ferito,
ma non l'ho mai visto sconfitto.
In lui non c'è posto per il disprezzo,
non serba rancore, non brama vendetta,
anche se a volte ciò che gli resta è soltanto tanta amarezza.
Tutto questo però non l'ha cambiato, non l'ha inaridito,
è sempre rimasto lo stesso, anzi ogni volta il suo pulsare
si è fatto più intenso, ed io ho continuato a sentirlo,
a seguirlo, perché è dal mio piccolo cuore
che scaturisce ogni mio sentimento,
senza di esso non esiste emozione.
In ogni cosa che penso, che dico o che faccio,
in ogni mio singolo gesto, c'è sempre del mio cuore il riflesso.
Ah, se lo lasciassi fare, ogni cosa lui saprebbe trasformare,
ed ogni mio sogno diverrebbe realtà,
e la realtà un sogno bellissimo
da cui nessuno mi potrebbe svegliare.
Ah, se il mio cuore potesse parlare,
le corde melodiose dei tuoi sentimenti
saprebbe far risuonare.
Se potessi farti sentire
il suono della sua voce che ti sfiora la pelle,
che ti sussurra dolci parole,
come solo lui sa fare, che lui solo può usare.
Quel suo dolce bisbiglio,
come il tenero canto d'un usignolo al risveglio del giorno
desterebbe il tuo cuore assopito,
ed il loro battito diverrebbe uno solo,
sommesso, profondo,
eppur così forte da far sembrare
silenzio tutto ciò che sta intorno.
Così potente da far zittire di colpo,
tutto l'odio, l'invidia, l'arroganza del mondo.
Così penetrante da far risaltare ogni particolare,
tanto che basta un sorriso, uno sguardo per farti sognare.
Ah, se il mio cuore potesse parlare...
( Xavier Wheel )
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mifottiilcuore · 1 year
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probabilmente mi sono innamorata di te dalla prima volta. posso rinnegarlo agli altri, anche a me stessa, ma so benissimo che la verità è questa alla fine. che ci posso fare. non è una cosa che si può decidere. non ti sei neanche sforzato…non mi hai mai trattata bene e non mi spiego perché io sia ancora qua sinceramente. io so la persona che sono e so quanto valgo ma non so perché io continui a darti corda e lasciarti avere tutto questo potere su di me. non so cosa tu mi abbia fatto ma è uno stato mentale dal quale non riesco a uscire. non importa quante volte io ci abbia provato e non importa se spesso mi è sembrato di esserci riuscita, non importa perché ogni volta che sei tornato io non ti ho respinto. ci ho provato si. forse ce l’ ho anche quasi fatta, ma credo troppo nelle sensazioni e dopo ho fatto quello che mi sembrava più giusto in quel momento. ho seguito il cuore anche se farlo a questo punto non mi ha portato a nulla. non ti ho mai capito e mai lo farò. dici una cosa e ne dimostri tutt’altra. vorrei riuscirti a parlare e dirti chiaramente quello che penso ma tutto l’ odio che provo verso di te mi blocca nel farlo. odio il tuo ego sfrenato che ti fa credere di essere migliore di chiunque. odio tutte le cose che mi hai fatto e detto dalla prima all’ultima. io ti odio e ti odio ancora di più perché nonostante ciò io non riesco a non volerti nella mia vita. io non me la immagino più una vita senza di te, senza i tuoi tormenti e senza vederti anche solo quelle volte ogni tanto per scopare. il sesso è sempre stato alla base di questo rapporto, o almeno così pensavo. ma se fosse davvero solo quello perché sei tornato così tante volte nonostante tutte le tipe che ti stanno intorno? perché mi scrivi messaggi in cui dici che sei cambiato e che adesso non è più solo per scopare, che ci tieni a me eccetera. io vorrei credere che siano stronzate a priori ma un po’ ci spero che quello che scrivi sia la realtà dei fatti. ti ho dato tante possibilità con me. mi sono umiliata fino a non parlare più con nessuno di te e del fatto che continuassi a darti corda per vergogna di come mi hai trattata. ti sto dando un’altra possibilità e io ci spero, ci spero davvero tanto che non la sprecherai e io nel mentre cercherò di metterti in chiaro quello che vorrei trarre da questo rapporto. cercherò di metterlo in chiaro anche a me stessa. nel caso fallissimo di nuovo, io non ti lascerò più tornare, davvero.
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kyda · 1 year
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quando c'è vento per me l'aria diventa come troppo densa e anche oggi, come tutte le altre volte, non sto riuscendo a respirare e sono troppo stanca anche per fare il letto. l'aria sembra resti bloccata nel tragitto, a metà strada prima di raggiungere i polmoni, e avanza troppo lentamente. non ho il fiatone ma ogni respiro mi costa fatica, devo quasi spingerla o pressarla come quando faccio la borsa per andare da orazio e non riesco a chiudere la cerniera se non mi ci siedo sopra. giustamente poi io non furba ho interrotto l'antistaminico 10 giorni fa proprio per dare il benvenuto alla primavera ma non ce la facevo più a pensare di essere costantemente sedata e di non potermi godere neanche una birra o un bicchiere di vino ogni tanto e non è questo ovviamente il motivo principale però ci pensavo ecco e pensavo anche al fatto che non so se l'antistaminico ormai non mi fa più effetto (circa due settimane fa sono stata malissimo pur prendendolo da mesi e poi non mi provoca più sonnolenza) o se sono sempre perennemente sonnolenta (non so se è una parola giusta ma rende l'idea) ma ormai mi sono abituata a questo modo d'essere e non ci faccio più caso. penso la prima perché in realtà ogni volta che ne ho cambiato uno per i primi giorni mi è sembrato di aver preso dei sonniferi e invece ora non dormo neanche più con la combo antistaminico + melatonina. comunque presto appuntamento da pneumologo perché voglio sapere come procedere e cosa fare della mia vita infastidita dalle allergie e mi consolo leggermente se penso a quella signora che di recente mi ha detto che chi non è allergico non lo può capire
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filorunsultra · 1 year
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FKT
"Ne abbiamo parlato e sono felicissimo si sia creato un dibattito sull’argomento che tratterò qui per esteso, per non trattarlo su FB o altre sedi, perché alla fine, per limite personale, trovo ancora i blog lo strumento migliore per parlare di qualcosa invece che le piazze sovraffollate dei social. La mia idea è questa. Punto primo, basta far finta che tutto sia uguale, condividibile e soprattutto basta appiattire tutto nella mediocrità. Se sei nato a Milano non puoi far finta che la darsena sono i Caraibi o il Montello di spazzatura il Nanga Parbat. Non tutti i posti sono uguali, non tutto lo sport è lo stesso: la Deejay Ten è molto diversa da Big Horn 100, per dire. Gli FKT mi interessano per la cultura, così come l’ultrarunning, parafrasando ciò che ha scritto Filo Caon. Per i risultati ci sono le gare. Per fare le gare virtuali o meno esiste strava. Per i percorsi esistono gli FKT. Un FKT non potrà mai essere una gara. Il che porta qualcuno a fare attività vicine all’alpinismo, ma ovviamente la pecca è la ripetibilità. Perché? Perché mi riferisco alla comunità degli ultrarunner italiani, e sono in pochi a poter scalare il Cervino in libera in velocità. Bravi loro, ma per quanto sono ultrarunner sono prima di ogni altra cosa alpinisti. Ok, le etichette ci stanno a tutti sul cazzo e non devono servire a limitare la creatività delle persone, ma sono anche utili per capire di cosa si parla. Ultrarunning è corsa. Non è alpinismo, non è scalata, non è nordic walking, camminata o tiro a freccette. E la comunità degli ultrarunner è fondata da tantissime persone diverse tra loro, ma la maggioranza di essi corre. Quindi, che senso ha parlare di altri sport con una loro etica separata, modus operandi e cultura separata? nessuna. Quello che è utile tenere presente è la contaminazione, perché quella è sempre utile. Volevo fare un discorso serio, lungo, argomentato, ma in verità non ho voglia. In sto periodo sono un po' troppo svogliato. Così svogliato che mi ascolto gruppi che già ascolto da anni, rileggo libri già letti e cerco la pace nella routine. Mi avevan detto che arrivato su sarebbe stato bello, che ne sarebbe valsa la pena, ma ascolta un cretino: la pena rimane perché non sento più le gambe. Ho come l'impressione che intanto il mondo sia cambiato in peggio. Dimmi se il panorama non è che una strada da fare a ritroso. Ed io non sento più le gambe e ho il cuore in culo se vi accorgete che non torno entro sera venitemi a cercare, oppure è qui che morirò maledicendo il giorno in cui ho capito che non voglio vivere una volta sola. Io voglio vivere una volta al giorno in questo porco mondo. Verme, L’inutilità del panorama" - The Pacus World, luglio 2020 o giù di là.
Mi rendo conto che molte cose non sono cambiate. Così io e Ale Locatelli abbiamo pensato a una cosa per riordinare il discorso e provare a parlare di FKT in Italia in modo un po' più ragionato. Che non significa che sia giusto, ma quantomeno non è fatto a caso. Non solo, l'altro giorno ho aggiunto un percorso sul sito di FKT: il Grande Anello dei Sibillini, che da qualche anno sogno di fare. Penso abbia tutto quello che serve a un percorso per essere a legit FKT. Trovate il link qua: Grande Anello dei Sibillini (Italy) | Fastest Known Time. Mi piacerebbe che qualcuno lo ripetesse. Secondo me valeva la pena renderlo pubblico.
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seoul-italybts · 11 months
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[✎ ITA] Weverse Magazine : Intervista - JungKook: “Un po' sto cambiando” | 20.07.23⠸
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🌟 Weverse Magazine 🗞
Jung Kook: “Un po' sto cambiando”
__ Intervista per il rilascio del singolo di debutto solista di Jungkook, “Seven” __
__ di KANG MYEONGSEOK | 20. 07. 2023
Twitter  |  Orig. KOR | 📸 Foto
Sono 10 anni che è un membro dei BTS. Ora, JungKook sta attraversando i più grandi cambiamenti della sua vita.
Ultimamente, fai spesso lunghe dirette Weverse, in piena notte.
JungKook: In passato, ero abituato ad avvertire la casa discografica prima di fare una diretta e prepararmi, ma una volta ho provato semplicemente ad accendere il telefono e fare per conto mio. Da quel momento, attacco semplicemente la live quando mi sento in vena di compagnia.
Una volta, ti sei pure addormentato di fronte alle/i fan (ride).
JungKook: Quello è perché ogni giorno che passa cerco di ridurre tutto sempre più all'essenziale. Non sto a riflettere troppo sulle cose. Semplicemente, ecco.. resto sull'informale e condivido che cosa sto facendo o cosa succede nella mia vita.
Trovo incredibile che tu riesca a mostrarti esattamente per quello che sei, anche se, dopotutto, sei un membro dei BTS.
JungKook: Sa, incontro sempre tante persone, quando lavoro con il gruppo, che sia una cosa intenzionale o no. In passato ero solito tornare a casa e riposare, subito dopo lavoro, ma ultimamente non è più così, mi sento un po' alla deriva. Me la sono sempre presa con comodo, ma ora voglio stare in compagnia – tipo, passare del tempo con i membri o altre persone. Voglio sentire cos'hanno da raccontare.
È stato buffo vederti, diciamo, camminare sul filo del rasoio mentre facevi allusioni qui e là a “Seven (feat. Latto)”, come quando hai detto “in agenzia andranno fuori di testa”, se ne avessi parlato. Sei semplicemente rimasto sul vago, senza mai esagerare.
JungKook: Credo di poter essere veramente me stesso solo con l'onestà. In un certo senso, sto cambiando. Ora so di dover fare ciò che voglio come voglio. Se faccio le cose come si deve, molte più persone riusciranno ad accettarmi e a capirmi, permettendomi di essere più aperto riguardo chi sono veramente.
Penso questo significhi che stai prendendo più confidenza nel decidere cosa è appropriato e cosa no. E immagino sia lo stesso approccio che usi anche sul lavoro.
JungKook: Esatto. Sono sempre stato il più giovane del gruppo. Ora sto per rilasciare una mia canzone solista. Lavorare da solo è piuttosto diverso. Credo il mio senso di responsabilità, il mio modo di interagire con il prossimo ed il mio modo di pensare siano cambiati. Ci sono molte decisioni da prendere, che non posso limitarmi a schivare dicendo, “Ah, non saprei”. Non sono mai stato il primo a dire la mia, nel gruppo, ma ora ci sono tante cose da fare e di cui mi posso occupare. Credo, di conseguenza, questi cambiamenti siano stati inevitabili.
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Ci saranno state anche occasioni, come ad esempio riunioni con lo staff, in cui tuttə ti guardavano con aspettativa.
JungKook: A volte, in momenti simili, avverto il peso delle responsabilità. Ma non è che sono cambiato completamente rispetto a quello che ero prima. Alla fin fine, continuo sempre a fare affidamento sullo staff (ride). Ma credo di aver deciso che non devo dare nulla per scontato o adagiarmi. Vorrei sempre poter lasciare fare allo staff, perché sono tuttə verə professionistə nei loro rispettivi campi, ma capita comunque spesso che io prenda l'iniziativa su cose per cui ho idee e, per il resto, cerco di fare del mio meglio con ciò che lo staff ha preparato per me. Io sono un ballerino ed un cantante—non sono un grandissimo esperto di affari ed aziende. Però è il mio lavoro, quindi cerco di dare loro alcuni spunti e poi, in pratica, cerco di essere flessibile e di adattarmi a seconda della situazione, diciamo? (ride). So che non sarei in grado di occuparmi di tutto, dall'inizio alla fine, e di dire alle altre persone cosa fare, ma non è neppure ciò che desidero. Credo il concetto sia... dare ognuno il meglio di sé e poi lasciare che le cose si incastrino a dovere.
Non è affatto facile mettere tuttə d'accordo.
JungKook: No, davvero. Forse dovrei trovare un modo per venirci incontro... Non saprei (ride). Credo il punto sia riuscire a mantenere un equilibrio tra dare il meglio di sé e prendere ciò che ci viene offerto, pur con i dovuti riconoscimenti per il lavoro del prossimo.
Hai detto qualcosa di simile anche durante una tua recente diretta Weverse: “Semplicemente, ho intenzione di fidarmi del mio istinto e continuare così anche in futuro... Non è detto che questo approccio non risulti in un fallimento, ma voglio fidarmi di me stesso.”
Mi sembra, dunque, che il tuo piano sia lavorare bene con gli/le altrə, pur perseguendo i tuoi obiettivi e facendo affidamento su te stesso e il tuo istinto.
JungKook: Esatto.
E dove ti sta conducendo il tuo istinto, sotto il punto di vista artistico?
JungKook: È tutto ancora piuttosto vago. Io, ecco … ho solo questo grande obiettivo di base, ovvero diventare una grandissima star del pop. Non mi preoccupa quale concept proverò in futuro o nulla del genere. Non ho pianificato in anticipo neppure “Seven”—semplicemente, Bang Si-hyuk PD-nim me l'ha fatta ascoltare, e l'ho trovata talmente bella che ho subito detto, “Oh, voglio assolutamente lavorarci.” Una volta deciso di procedere con “Seven”, ho iniziato a pensare alle promozioni che avrei potuto fare. E anche quello è stato tutto frutto del mio istinto. È così per tutti, però, sa? Basta sentire una canzone e poi, Woah... Questa è proprio bella! (ride) E la cosa fantastica è che non importa di che genere sia un brano—se una traccia è bella, è bella. Ovviamente, può anche succedere che io rilasci una canzone unicamente per gusto personale e poi questa non abbia chissà quale riscontro di pubblico, ma finora non è ancora mai successo. Sì, credo questo sia sempre stato il mio stile di vita. Credo di esser diventato più attento e sistematico nel seguire il mio istinto, mentre in passato quello stesso istinto non aveva basi altrettanto solide, ero ancora un novellino. Quindi, sì, voglio fare ciò che mi ispira, senza stare a pensarci troppo.
In che senso una grandissima star del pop? Tu sei già una grandissima star del pop, no? (ride).
JungKook: No. Io non la vedo così. Ma immagino sia tutto frutto della mia ambizione—del desiderio di essere ancor più apprezzato e diventare sempre più bravo. In una parola: figo. Ecco perché sto facendo tutto questo. Vorrei diventare quel tipo di pop star un giorno—vorrei poter davvero toccare con mano ciò che si prova. Spero prima o poi arriverà il giorno in cui potrò guardarmi dall'esterno e riconoscere di avercela fatta. Quando ci riuscirò, saprò d'essere diventato quel tipo di stella del pop.
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La tua esibizione di “Dreamers” alla cerimonia d'apertura della Coppa del Mondo in Qatar non si è forse avvicinata a quel tipo di sensazione?
JungKook: Credo che, in un certo senso, anche quella sia stata questione di istinto. I Mondiali di Calcio sono stati un'altra grandissima opportunità. Quando me l'hanno proposto, mi son detto “Non c'è alcun motivo per rifiutare”, ma vorrei aver fatto un'esibizione migliore, con “Dreamers”. Al pubblico è piaciuta, ma mi chiedo se non avrei potuto fare di meglio.
Nel video dei retroscena, hai detto: “Come ormai saprete tuttə, non sono mai soddisfatto al 100%, quindi non lo sono neppure ora; ma, ad ogni modo, non ho fatto errori e penso sia andata abbastanza bene.” La nostra impressione, però, è che tu ti eserciti sempre sodo e poi, sul palco, fai un ottimo lavoro (ride).
JungKook: Sotto quell'aspetto, sono cambiato molto, rispetto a prima. In passato, se commettevo errori, mi lasciavo scoraggiare e non facevo che torturarmi a riguardo, mentre ora se faccio qualcosa di sbagliato, mi limito a dirmi di fare meglio e continuo ad esercitarmi. Ho iniziato a prendere le cose con più semplicità e calma. Anche quando si sbaglia, non lo si può che accettare: in fondo, “Tuttə commettiamo errori, io non sono da meno”. Ecco perché continuo a cercare di fare del mio meglio.
Che cosa significa, per te, fare del tuo meglio sul palco?
JungKook:Voglio riuscire a diventare molto più naturale. Ho già sviluppato diverse brutte abitudini e la cosa non mi piace. Non voglio che i miei movimenti siano limitati in alcun modo. Preferirei che ogni mia mossa fosse diversa ed unica, anche quando i passi e la coreografia sono simili, invece di essere perfetto e preciso sul dettaglio. Spero di riuscire a dare quell'impressione di naturalezza.
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E pensi che la tua performance di “Seven” rispecchi quel tipo di approccio? Non mi sembra poi così carica di tecnicismi o movimenti complessi—anzi, con i tuoi passi e gesti puliti riesci a catturarvi al meglio l'atmosfera generale della canzone.
JungKook: Mi piace che il tutto sembri naturale e volevo provare qualcosa di più rilassato. Ho scelto questa coreografia dopo aver visionato varie proposte. Volevo la performance fosse un goccio più leggera. Desideravo mostrare in che modo sono cambiato. Ma, allo stesso tempo, ho voluto comunque incorporare alcune parti più toste così che la gente, vedendo l'esibizione, pensasse “ma guarda un po' questo!” (ride).
Hai appena descritto “Seven” come leggera. È piuttosto diversa dai brani dei BTS e dalle tue altre canzoni soliste. Com'è stato esprimere qualcosa di così distante da ciò che hai fatto in precedenza?
JungKook: È stato bello. Semplicemente, mi ci sono lanciato. Non sono stato troppo a pensarci. Fallo e basta (ride).
Anche il tuo stile canoro è molto diverso. Non hai usato una voce graffiante o il vibrato, risultando così in uno stile pop leggero ed elegante. Come mai questo tipo di approccio?
JungKook: Prima delle registrazioni, si ascolta la versione demo. È in quella fase che rifletto su quali parti ho bisogno di aiuto, cosa potrei aggiungere e cosa togliere, e solo dopo registro. Sta tutto nel fare mia la canzone, e quando il sound è buono, sono soddisfatto. Nulla di sgradevole; nulla di troppo eccessivo. Solitamente, quando registro, trovo con naturalezza l'atmosfera adatta ad ogni brano. Per quanto riguarda il canto, se c'è qualche parte tecnicamente complessa ovviamente mi trovo un po' in difficoltà nel decidere come dovrei cantarla, ma alla fine riesco sempre a rendere mia la canzone. E credo di essere migliorato piuttosto velocemente, durante le registrazioni di quest'ultimo singolo. Credo di aver imparato molto cantando in inglese. Ora so come suono quando uso l'inglese e ho capito come cantarlo.
È c'è un qualche motivo specifico per questo cambio di stile?
JungKook: Innanzi tutto, è più divertente. Ho provato a cambiare anche il mio modo di registrare: Ogni tentativo, cantavo la traccia per intero, dall'inizio alla fine, e mi è stato molto d'aiuto. Poi il produttore ha sentito una di queste registrazioni e fa, “Oh, credo sia quella buona” ed abbiamo continuato da lì. Mi ha reso molto felice. Non dovevo far altro che cantare. Se qualcosa veniva bene, era approvato, altrimenti riprovavo. E quando si è trattato di registrare il ritornello, l'ho cantato subito, in un solo tentativo. Mi è piaciuto molto questo tipo di processo più rapido ed immediato.
Non deve essere stato semplice, con tutte quelle note alte da raggiungere senza tecniche specifiche. Questo mi ha fatto riflettere, sei proprio un cantante dai tanti talenti naturali. Ti piacerebbe provare altri stili canori?
JungKook: Beh, certo non posso dire l'idea non mi stuzzichi. Voglio usare la mia voce nel maggior numero di modi e stili possibile. È proprio per questo che trovo sia utile canticchiare seguendo i brani di altrə artistə. Credo sia sempre un bene provare cose nuove, anche se ciò significasse non seguire le norme ed i tecnicismi prefissati. Ciò che può apparire sbagliato, potrebbe anche rivelarsi giusto alla fine. Ma non posso neppure rinunciare a ciò che mi rende unico, quindi so che è importante trovare un mio stile e voce personali. Ci sono cose che potrò imparare solo eseguendo “Seven” dal vivo, quindi non mi resta che aspettare che la canzone sia rilasciata per salire sul palco e valutare quali saranno le reazioni, così da capire quale direzione imboccare per il futuro.
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Nel testo di “Seven” c'è un verso che dice “È come se tu avessi tutto il mondo sulle spalle.” Immagino descriva perfettamente com'è essere un membro dei BTS. Cosa provi ora che devi esibirti da solo?
JungKook: Mi sento più sotto pressione rispetto a quando sono insieme al gruppo. Ma credo anche il mio modo di affrontare la cosa sia cambiato, visto quanto è mutata anche la mia personalità. Che cosa ha causato questo cambiamento? Probabilmente solo il tempo (ride).
E cosa credi ti abbia portato a cambiare così?
JungKook: Mi sono chiesto perché la gente mi ama e queste riflessioni mi hanno portato all'accettazione del fatto che ci sarà pure una buona ragione per tutto questo amore, anche se non ho ancora capito quale sia. Ciò che conta è che sono riuscito, quanto meno, ad accettare questo amore. E poi, durante una diretta Weverse, ho chiesto: Perché vi piacciamo?
“Perché ci sostenete?”, è questo ciò che hai chiesto.
JungKook: Già. Credo, da allora, di essere cambiato parecchio. Imparando, mano a mano, ad accettarmi, ho capito che non c'è bisogno io sia sempre così riservato e timido.
L'impressione è che tu sia felice di questo amore, ma che, al contempo, tu avverta un maggiore senso di responsabilità.
JungKook: È proprio quell'aspetto ad essere diverso. In passato, credevo di dovermi sforzare e fare sempre meglio—che dovessi farlo per meritarmi attenzioni e riconoscimenti. Mentre ora è l'opposto. So che la gente mi ama e mi vuole bene, quindi ci tengo a mostrare loro il meglio di me. Voglio continuare a lavorare sodo per poter presentare loro sempre cose nuove.
E le donazioni che hai fatto hanno forse qualcosa a che vedere con questa filosofia? Parlo, ad esempio, di quella da un miliardo di won in favore dell'Ospedale Infantile della Seoul National University.
JungKook: Mi fa star bene. Ne sono davvero molto felice. Ultimamente, penso spesso ai bambini più bisognosi, quindi ho voluto dare il mio supporto all'ospedale infantile affinché potesse godere di maggiori risorse e provvedere a costruire nuove strutture. Sono davvero felice e soddisfatto di questa mia iniziativa.
Credo un altro aspetto dell'essere una persona responsabile sia avere cura di sé. Ho notato che stai attento a quanto mangi, quando sei in diretta Weverse. Sono rimasto piuttosto colpito dal tuo autocontrollo anche quando si tratta di un semplice spuntino notturno.
JungKook: Anche se può sembrare io faccia le cose di impulso o sia una persona spontanea e semplice, rimugino costantemente su un sacco di pensieri e riflessioni complessi, tra me e me.
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Mi chiedo se sia quello il motivo per cui sei solito cercare la compagnia delle/i fan su Weverse Live quando è notte. Sembri fare tutto ciò che ti passa per la mente, ma sei sempre comunque attento a ciò che devi o non devi fare, ed è per quello, credo, che riesci ad essere così naturale con le/i fan. Anche se sei in diretta Weverse, ti trovi a tuo agio ad allenarti, a cucinare e persino a piegare la biancheria (ride).
JungKook:Non credo di essermi ancora sciolto completamente, ma mi sento un po' più libero – sia dentro che fuori. Questo sono io. Sono semplicemente me stesso. È così che voglio e dovrei vivere. Semplicemente vivere.
Da quant'è che ti sei appassionato alla cucina? Ciò che hai preparato in diretta Weverse è pure entrato in tendenza.
JungKook: Guardo video su YouTube e provo a replicare ciò che sembra appetitoso. Semplicemente, vedo una ricetta su YouTube e mi dico, potrei provarla. È diventata un'abitudine, quindi ora mi chiedo cose tipo, Cosa posso mangiare, domani? Cosa potrei cucinare? Se preparo una data pietanza e viene bene, la cucino anche il giorno successivo. Solitamente seguo le ricette, se ho tutti gli ingredienti, bene, ma a volte mi manca qualcosa, in tal caso capita che provi con ingredienti che non sono affatto previsti. È divertente sperimentare con questo e quello e potrebbe anche uscirne qualcosa di buono.
Ed è così che è nata anche la tua ricetta per i mak-guksu [*tagliolini di grano saraceno in brodo freddo] con la gustosa salsa a base di maionese piccante e olio di perilla, di cui hai parlato su Weverse? Non è un mix poi così scontato.
JungKook: Beh, credo di averli preparati tipo tre volte? Mi piaceva la salsa (ride). Mi sono sempre piaciuti i mak-guksu con il buon vecchio olio di perilla, la ricetta tradizionale: gustosi, non troppo salati e solo leggermente oleosi. E poi mi sono chiesto, e se fossero piccanti? E ancora, Che cosa c'è di piccante? La [salsa] Buldak. Li ho provati con la sola salsa di soia e quella buldak, ma era ancora un po' debole. Volevo fosse un sugo più spesso e cremoso, quindi ci ho aggiunto del latte e della maionese. Ma, mmh... mancava ancora qualcosa. Quindi mi son detto, proviamo ad aggiungere della maionese buldak [*piccante]. Il latte l'aveva resa un po' troppo liquida, quindi vai di tuorlo d'uovo. E aggiungiamo dell'aglio e delle cipolle triturati per inspessirla un po'. Quando ho finito di prepararla, la salsa è risultata deliziosa. Per quanto riguarda la salsa di soia, a volte uso quella normale, altre provo con quella fermentata, ma quella tradizionale è più buona. La salsa Tsuyu va benissimo, quando volete una base di sola salsa di soia, ma se ci aggiungete la buldak, è meglio la salsa di soia normale. E poi c'è la salsa cham. Quella sì che fa la differenza (ride).
In previsione di quest'intervista, ho provato a prepararla come spuntino di mezzanotte, e ad aggiungere un che di piccante al mix dolce-salato, oltre ad un pizzico di acidulo, ed è una ricetta che si lascia proprio mangiare, non se n'è mai stufi. La consistenza dei tagliolini era davvero ottima e, mentre li assaporavo, mi son detto che devi proprio essertela studiata a fondo, per ideare una salsa simile.
JungKook: Esatto, proprio così (ride). A volte preparo semplicemente qualcosa così, di fretta, ma quando ho voglia, mi ci metto di impegno. Ci vuole parecchio tempo per ideare una ricetta per bene (ride).
Ciò significa anche che devi continuamente assaggiare ciò che stai preparando, giusto? Per assicurarti di ottenere il risultato desiderato.
JungKook: Cioè, vorrei che almeno si avvicinasse al risultato desiderato. Ma credo di esserci andato piuttosto vicino. Ragazzə, mi raccomando, assaggiate ogni ingrediente, man mano che proseguite con la ricetta. Così facendo, potrete rendervi conto di che gusto avrà il piatto a seconda di ciò che aggiungete.
Dici che il tuo approccio è, tipo, “Ma sì, una ricetta da poco”, ma non è poi così semplice (ride).
JungKook: Restiamo sul semplice, sì, ma senza andare alla cieca (ride). Non è facile. Perché devo anche preparare la giusta porzione per una persona. Ma sono troppo pigro per entrare così in dettaglio, quindi mi assicuro semplicemente di preparare abbastanza salsa e, anche dovesse avanzare, non è un gran problema. E, in ogni caso, io non mangio solo una porzione. Ma sì, sono sempre alla ricerca di ispirazioni simili per rendere ciò che è complesso un po' più semplice.
È una filosofia che vale anche sul lavoro? Perché apparentemente stai sul semplice, ma in realtà sei molto attento ai dettagli e hai una visione chiara di ciò che vuoi ottenere.
JungKook: Sì, diciamo così (ride).
Allora, com'è tornare sul palco? [Nota: Quest'intervista si è tenuta il 6 luglio]
JungKook: Non vedo l'ora. È un nuovo inizio. Ma, proprio per questo, sono anche piuttosto agitato. Solo di quello sono sicuro, ora come ora..perché il mio progetto non è ancora stato rilasciato. Penso quando uscirà, potrò metabolizzare e valutare meglio il tutto (ride). Devo fare un tentativo, per esserne sicuro. Sono in quella fase in cui cerco di immaginare cosa proverò quando salirò sul palco. E sono agitato, ma anche molto emozionato.
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Hai detto che il testo di “My You” è nato dalla domanda 'Cosa accadrebbe se tutto questo dovesse svanire? Se tutto non fosse che un sogno?'. Immagino. data la vita che hai condotto finora, sia normale fare questo tipo di riflessioni. Dopo il tuo debutto, 10 anni fa, sei diventato una star globale e ora stai per intraprendere la carriera solista.
JungKook: A volte ho proprio l'impressione la mia vita sia qualcosa di surreale. Talvolta, non mi sembra ancora possibile, cioè, “Sta succedendo davvero? Lo sto facendo davvero?”. È ciò che provavo quando ho scritto “My You”: E se nulla di tutto questo fosse reale?
Ed è per questo che pensavi alle/gli ARMY? “My You” è dedicata alle/i fan, dopotutto. Sono le persone che ti sono sempre accanto, nel corso di questa esistenza.
JungKook: Senza le/gli ARMY, la mia vita non avrebbe più alcun significato, ormai. Cioè, loro ci sono sempre per me. Ormai la sintonia che c'è tra le/gli ARMY ed io è quasi perfetta. Quando mi faccio una bevuta, non chiamo mai mia madre o mio padre per dire loro, “Sono a casa” (ride). Però lo faccio con le/gli ARMY. Questo è il tipo di persona che sono diventato. È una cosa del tutto naturale, per me. Vorrei semplicemente che fossimo quel qualcuno speciale le/gli unə per le/gli altrə.—nè più nè meno. Loro mi sostengono, quindi voglio potermi mostrare loro per quello che sono, e anche se concretamente siamo distanti, spero il sentimento condiviso sia uno di vicinanza, proprio come amici.
Quindi ora ti è un po' più chiaro il motivo per cui ti sostengono?
JungKook: Se penso a me stesso, a come sono, onestamente non riesco a capire. Non ho una grande stima di me. Perché sono così popolare? È solo perché la mia voce piace? O forse è per come ballo? Non riesco ancora a capirlo—perché tutte queste persone mi amano? Ma, beh, le/gli ARMY sanno apprezzarmi. Anche se non mi è ancora chiaro il perché, non posso ignorare il loro affetto. Quindi ho riflettuto, che senso ha che tutte queste persone mi apprezzino, se poi io non ho fiducia in me stesso? Credo sia quello il motivo del mio cambiamento. Però non ne sono ancora del tutto sicuro...
Però, se cerchi di sdebitarti e fare del tuo meglio, penso sia proprio perché sei consapevole di questo amore.
JungKook: Cioè.. Okay, sì, credo sia andata proprio così.
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⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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saporsalato · 1 year
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Giocavo ancora con le barbie quando lui mi urlava che ero scema, che ero una puttana, che ero una piagnucolona, che non capivo nulla.
Quando lui mi tirava uno schiaffo perché era tornato a casa dal lavoro ed era nervoso.
"tuo padre ti ama tanto", mi dicevano.
"devi portare pazienza, lui é fatto cosí, ma ci soffre", giustificavano.
"é colpa tua, lo sai che non devi rispondergli", e mi sentivo colpevole.
Le mie amiche mi dicevano che no, non era normale. Che la mia rabbia era giustificata. Che dovevo chiedere aiuto, che quella non era una famiglia.
E io pensavo che avevano ragione, ma dove mai potevo andare? E se lui si fosse arrabbiato ancora di piú? E se stessimo esagerando?
In fondo é un padre, non puó non amare la propria figlia. A volte mi dice che sono brava e intelligente. A volte ride e scherza con me.
A 23 anni la mia prima relazione. Mi sembrava un bravo ragazzo, non urlava mai e non si arrabbiava.
3 anni dopo ci fu la nostra prima grande litigata, lui alzó la mano come per picchiarmi e io me ne andai.
Mi sentivo ancora colpevole.
Dov'erano i segnali che non avevo visto?
Perché non lo avevo capito, sono davvero cosí stupida?
In fondo ha fatto solo il gesto, ma si é trattenuto, ho esagerato?
É colpa mia?
No, ho avuto paura. Avrei continuato ad averne ogni giorno, da quel momento, se non me ne fossi andata.
Non gli parlai piú. Non lo vidi mai piú.
Per un anno sua madre chiamó mio padre quasi ogni settimana. Passarono per casa mia a piangere e parlare male di me.
Mio padre era dispiaciuto per lui.
Le mie amiche mi erano ancora accanto, a difendermi, a parlarmi, a salvarmi.
Ci ho messo 27 anni a capirlo.
Ho cambiato paese, per prendere le distanze da casa mia, per vedere le cose da una prospettiva piú lontana.
Io lo sapevo che la violenza non é normale e non va giustificata, lo dicevo con gran vemenza.
Ma quella realtá era tutto ció che conoscevo. Volevo amore e uguaglianza, ma ero fatta di paura.
Paura di non meritare qualcosa che sembrava fuori dalla mia portata, qualcosa che per me era come un unicorno, perché tutti ne parlavano ma io non lo avevo mai vissuto.
Perché quando cresci in un ambiente cosí tu non ti senti meritevole di amore e cure. E te lo dici ogni sera che ti meriti di piú. Ma non ci credi veramente, e non lo sai di non crederci.
Perché dentro di te hai rabbia e parole denigranti e schiaffi ingiustificati e tante giustificazioni, te le hanno sempre ripetute, sono radicate in te.
É come una corda che ti tiene prigioniera e non sai sciogliere, e ogni giorno lotti per liberarti e poi ti arrendi.
Poi ho avuto bravi uomini. Ho avuto una brava psicologa. Ho ancora le mie amiche, che non mi hanno mai lasciato sola in questi 15 e passa anni.
Ho dovuto perdonare per salvarmi l'anima, ma non ho dimenticato.
E mi sento fortunata.
E penso a te, Giulia, perché io non ti conoscevo e ho saputo della tua esistenza nella maniera peggiore che esiste. Penso a tutte le vittime che non sono state fortunate. E penso che ognuna di noi poteva essere Giulia.
É facile parlare col senno del poi. É facile, per alcuni, dire che "ce l'andiamo a cercare/ se non sono stronzi non li vogliamo/ dobbiamo imparare a difenderci".
Piú difficile é guardare la vittima e sentirsi un po' responsabili.
É il nostro fallimento come esseri umani che non scendiamo forse abbastanza in piazza, che ci arrabbiamo contro le ingiustizie e il giorno dopo ce ne dimentichiamo, che quando qualcuno viene picchiato in mezzo alla strada ci allontaniamo e non aiutiamo.
É fallire ogni volta che co arrendiamo e diciamo "ma che vuoi mai, é cosí che va, che ci vuoi fare".
É il fallimento di una scuola che insegna le guerre ma non l'amore.
E forse é la mia ferita che parla, forse ancora mi sento una colpevole mai vittima.
Ma a volte mi chiedo se io stia facendo abbastanza. Se forse sono troppo abituata al fatto che il mondo sia cosí e non si possa cambiare.
Oggi Giulia non potrá rivedere le sue amiche, la sua famiglia, crescere la vita che portava in grembo.
E mi sento come se fosse anche un po' colpa mia.
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volumesilenzioso · 2 years
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sono venuta a trovarti oggi, non lo faccio spesso, non ci trovo molto senso. appena ho varcato la soglia di quel cancello, un vento gelido mi ha subito investita in modo violento. mi sono chiesta come fai a vivere in quel posto, non lo senti il freddo attraversarti dentro?non ci pensavo, in quel momento, che non c’è alcun modo in cui potresti sentirlo. quel gelo, forse, proviene proprio da te, o almeno questo è ciò che vorrebbe una parte di me. dopo essere entrata ho percorso la strada per arrivare da te, mi è rimasta nella testa dalla prima volta in cui l’ho fatta. il numero di passi è sempre lo stesso, mentre camminavo mi guardavo intorno in cerca di dettagli. guardavo le tombe degli altri, provavo a sentirci qualcosa, qualsiasi cosa: urla incastrate, storie interrotte a metà, relazioni tagliate sul più bello, genitori strappati via ai figli, figli strappati ai genitori. provavo a vederci delle storie, le immaginavo, immaginavo come si fossero interrotte quelle vite, quanti corpi ancora verranno separati dalle loro anime per poi essere portati qui. ma, sai, forse non ci ho capito niente, tutte quelle storie me le sono solo create nella mia mente, tu sei l’unica storia che conosco veramente. chissà se tutte queste persone erano felici o se sono state bloccate proprio durante la ricerca della felicità, mi sono chiesta. uno, due, tre... contavo i miei passi prima di arrivare da te, ma mi sono stancata ben presto di contare, volevo solo raggiungerti. quando sono arrivata la tua foto era lì, il tuo posto era sempre quello, nulla era cambiato dall’ultima volta, a parte qualche fiore appassito e qualche mazzo nuovo a coprire quelle date che conosco a memoria. non sentivo più quel freddo penetrarmi le ossa, sentivo te, guardavo quella foto che è sempre la stessa, ma ogni volta la osservo meglio e ne noto particolari che non avevo mai notato prima. il rumore dell’acqua che cadeva a filo dalla solita fontana ridotta male ha interrotto i miei pensieri per un millesimo di secondo, e ad un tratto non ci ho capito più niente, mi sono persa nella mia testa. volevo portarti qualcosa, alla fine non ti ho più portato niente, in fondo che senso avrebbe?questa volta ho lasciato a casa anche le mie promesse di sempre, non perché non voglia mantenerle, semplicemente perché mi basta guardare il cielo da un punto qualsiasi per fartele. non ho bisogno di un cimitero per parlare con te, qui ci vengo quando mi sento persa e ho bisogno che tu mi aiuti a ritrovarmi, una cosa un po’ egoista a pensarci. sono rimasta qualche minuto da te prima di trovare il coraggio di tornare indietro. nel percorso verso l’uscita avrei voluto schiarirmi le idee, ma di chiaro c’era solo il rumore dei miei passi sulla breccia. chissà se tutti quei corpi, ormai separati dalle loro anime, riuscivano a sentirli. chissà se ogni giorno si accorgono delle persone che arrivano per fare una visita e poi, come me, se ne vanno per tornare alla loro vita, quasi come se avessero un biglietto per l’entrata e uno per l’uscita. chissà se sentono le persone che arrivano e, come loro, rimangono chiuse qui, private della loro anima da una vita che non gli ha voluto abbastanza bene. chissà perché la mia testa è piena di tutti questi “chissà”, a volte penso di non essere altro che un eccesso di strane curiosità.
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curiositasmundi · 2 years
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Senza girarci troppo intorno posso dire di aver trascorso in questa casa sul mare i giorni più felici della mia vita. Forse era facile allora, anche se eravamo figli di una vedova, sorvegliati a vista da un nonno anaffettivo.  
Qui tutto mi rassicurava, era sempre estate, era come se il buio non esistesse. Tutta la luce che mi circondava, gli alberi, le cicale, il vento, il ritmo ipnotico della risacca da cui provavo a farmi incantare nelle notti in cui non riuscivo a prendere sonno, facevano pensare che niente di brutto sarebbe mai potuto accadere fin ché ero lì, con il culo sul copriletto con la stella marina.  
Oggi tutto sembra la risposta sbagliata a una domanda mal posta troppo tempo fa. E lo so da solo quanto possa sembrare retorico e ingenuo ciò che penso. Ma è quello che mi sento rimproverare da sempre, di essere un sognatore malinconico troppo attaccato al passato.  
Forse è arrivato il momento di rivendicarlo.  
Ho iniziato, senza rendermene conto, a provare angoscia a venire qui già da un bel po’ di anni. Non ho mai dato la colpa alla casa, ero consapevole di quello che mi stavo portando dietro. Ma adesso che la osservo forse per l’ultima volta, mi accorgo di quanta paura mi faccia stare qui.  
È successo qualcosa di brutto e di irreversibile a un certo punto.  
Le onde che si infrangono adesso producono un rumore sinistro, una specie di bombardamento ritmico che risuona nelle fondamenta, troppo forte per non risultare anche minaccioso. Il vento fischia in continuazione tra le intercapedini delle finestre che non sono più in grado di contrastarlo. Guardo ogni nuvola come l’avvicinarsi di un tornado, ogni pioggia come il prodromo di un uragano.  
Fa sempre troppo freddo o troppo caldo. Ormai è impossibile resistere qui dentro senza accendere il condizionatore. L’umidità è insopportabile e rende sgradevoli anche le giornate di sole. Adesso per esempio fa freddissimo. Chissà perché Anna non ha acceso il riscaldamento. Sarà per le sue paranoie sul risparmio energetico, scommetto. Nel frattempo qua tocca tenersi il giubbotto. E la povera mamma lì ferma nel salone si prenderà un raffreddore. Che ideona portarla. Come ha potuto pensare che avremmo passato un bel momento. Ormai qui si respirano solo disagio e inquietudine. E non dipende soltanto dalla casa in rovina e dagli eventi atmosferici. Anche la natura è cambiata. Prima tutto scintillava.  
Oggi ogni cosa che guardo è opaca. Al posto dell’argento e del verde brillante, fuori ci sono solo grigi e marroni. Quando ero piccolo mi sembrava di vedere qui intorno solo animali stupendi. Uccelli eleganti che volavano in formazione, garzette, aironi cinerini e altri piccoli trampolieri. Centinaia di granchi blu con le loro cinque paia di zampe, che nel periodo della muta facevano quell’abbraccio con le che le che durava un giorno o anche più prima di convincere la femmina ad accoppiarsi. (Abbraccio che noi fratelli imitavamo per scherzo, tenendoci tutti e tre per le braccia con le dita strette a pinza e il primo che diceva ahia o mollava aveva perso). Per non parlare dei cavalli liberi nel parco di Assateague. Ora sembrano aver preso il sopravvento le bestie più brutte, da cui ci si deve difendere: zanzare, mosche, cimici, blatte, scolopendre, scutigere, bisce d’acqua, ratti. L’ultima volta che sono venuto ho notato una quantità impressionante di limuli morti. Una distesa di carapaci puntuti e puzzolenti di questi animali fossili rimasti identici dal Paleozoico, che vedono nel buio, hanno il sangue blu e sembrano resistere a tutto, mentre per il resto degli esseri viventi ci sono poche speranze per il futuro.  
È strano come queste sensazioni di apprensione io abbia cominciato ad averle da adulto. In genere appartengono all’infanzia, quando si vedono mostri dappertutto e ogni angolo buio sembra nascondere un aggressore. Ma tutto è cambiato in me, e questo posto non fa che farmi rimpiangere chi ero. Per questo lo odio, non mi sento più a casa. Non avrei mai pensato che un giorno mi sarebbe potuto succedere di entrare qui e desiderare di fuggire al più presto, di avere nostalgia della casa sul mare stando dentro la casa sul male.
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Non lo dimentico il tuo compleanno,
e vorrei scriverti “auguri” ma so che in realtà non è il caso, allora mi rimangio quel pensiero e lo mastico fino a quando si sbriciola e ha sapore di stupidaggine.
Spero però che tu stia bene, che abbia qualcuno con cui festeggiare, che non ti senta solo, che compiere un anno in più, per la prima volta senza di me possa aiutarti a capire chi eri e chi vorrei essere e poi spero che spegnendo quelle candeline io possa venirti in mente anche solo per un secondo e che tu ripensi alla torta che facevo per te ogni anno e a quando facevo di tutto per renderti felice, non solo il giorno del tuo compleanno.
Spero lo sai, che anche se non ti scriverò, tu sappia che in fondo mi sarà inevitabile pensarti anche solo per un attimo e ripercorrere in silenzio qualche ricordo che abbiamo insieme.
È il tuo compleanno e chissà se sei cresciuto,
se sei cambiato,
se mai lo farai.
Il tuo primo compleanno senza di me ed io spero che un po’ la mia mancanza la sentirai, anche per un breve istante mentre spegni le candeline, o allo scoccare della mezzanotte, quando sullo schermo illuminato del tuo cellulare non apparirà il mio nome tra quelli che ti fanno gli auguri.
E vorrei scrivertelo, dirti che non l’ho scordato, che non dimentico il tuo compleanno neppure ora che non fai più parte della mia vita,
ma so che in realtà non è il caso, allora mi rimangio quel pensiero e lo mastico fino a quando si sbriciola e ha sapore di idiozia.
Oggi compi gli anni e io mi chiedo tu chi sia diventato, perché è un anno che non ti vedo e se ci ripenso non sembra poi così tanto tempo, eppure in un anno cambiano tante di quelle cose,
no? E allora penso che si, sarai cambiato certamente anche te, ed è un bene perché in fondo quel che eri mi ha fatto tanto male.
Vorrei farti gli auguri, ma non lo farò, ti penserò un istante, almeno questo me lo concedo e in silenzio ti augurerò il meglio, anche se tu mi hai dato il peggio e spererò che tu stia bene,
perché nonostante tutto io vorrei che tu fossi felice. Allora buon compleanno, penso mentre raccolgo la forza per evitare di scrivertelo.
Io sopportavo tutti i tuoi difetti,
e amavo anche quelli, proprio non riuscivo ad odiare qualcosa che ti riguardasse, neppure quando lo volevo.
Avrei voluto odiarti tante di quelle volte, ma non ci sono mai riuscita. Mi avrebbe risparmiato tanto dolore, mi avrebbe reso tutto più semplice e invece no, io ti amavo così forte da non potermi opporre, da non saper dire “no” a quel sentimento che si impadroniva della mia intera vita.
Dopo di te non sono mai più riuscita ad amare così profondamente qualcuno da poter dire che nulla ci avrebbe diviso.
Io non riesco più a farmi aspettative su un futuro insieme a qualcuno perché penso che in fin dei conti io ero destinata a stare con te e anche se abbiamo fatto un casino e ci siamo persi per la strada tu rimarrai per sempre l’unica persona in grado di mandare a puttane tutte le mie convinzioni, i miei piani, i miei principi.
L’unica per la quale io avrei detto “ne vale la pena”, l’unica che io abbia mai definito “perfetta”. Per me lo eri davvero, perfetto, anche quando urlavi, quando mi spingevi via, quando facevi quei discorsi che non avevano senso e quando eri tutto ciò che io avrei giurato di non volere, magicamente se eri tu non era poi così terribile, l’avrei superata, ignorata, gestita.
Avrei fatto di tutto per stare con te.
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nataeley · 2 years
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È passato un anno da quel giorno, un anno dal matrimonio di Alec e Magnus , un anno da quando Marise ,ormai diventata una mondana, ha annunciato ai suoi figli , la sua relazione con Luke , tornato ad essere uno Shadowhunter dopo un iniezione di Fuoco Celeste fatta a tradimento dal Pretor Lupus , un anno, da quando la vita di Jace Herondale è andata in pezzi. Quella lettera sul suo letto ha cambiato il suo mondo. Gli Angeli, a cui loro Nephilim sono tanto devoti, gli hanno portato via ciò che di più bello la vita gli abbia mai dato. Clary! La sua Clary. La sua "ragazzina " ,quella ragazzina capace di farlo innamorare come mai prima di allora. Lui,il ragazzo cresciuto credendo che amare vuol dire distruggere ed essere amati, distrutti. Lui, che le emozioni offuscano il giudizio, il miglior soldato della sua generazione , lui sempre pronto alle missioni impossibili, suicide. Lui ,Jace Herondale ,innamorato. Per lei è andato contro le leggi del Clave, contro il suo migliore amico,nonché suo parabatai, suo fratello, Alec. Ferito, amareggiato quando, per un ignobile bugia di Valentine, ha creduto che Clary fosse sua sorella ,e ha cercato in tutti i modi di reprimere quei sentimenti .Lui che, credendola morta, è impazzito di dolore, fino a tentare il suicidio. Ne ha passate tante da quando quella ragazza è entrata nella sua vita,ne hanno passate tante, ma il loro amore è sempre stato più forte. Quel giorno, così per caso, al Pandemonium. Era una sera come tante per i fratelli Lightwood, a caccia di demoni, una sera in cui i destini dei quattro Shadowhunters si incrociano per non lasciarsi più. La vita intorno a lui va avanti : Alec e Magnus, con il loro matrimonio hanno dimostrato al Clave che gli Shadowhunters possono tranquillamente convivere con il popolo nascosto. Suo fratello è l'inquisitore e Magnus, il sommo stregone di Alicante. Si,per la prima volta dopo decenni gli stregoni possono entrare ad Idris. Izzy è il nuovo capo dell'istituto di New York, felice con il suo Simon, il Clave ha finalmente ampliato le sue vedute sulle relazioni tra Shadowhunters, Nascosti e Mondani. La vita va avanti, per tutti ma non per Jace . Ogni sera esce per seguirla di nascosto, reso invisibile dal glamour, la segue, accertandosi che niente e nessuno possa farle del male. Lo ha giurato la sera in cui si sono conosciuti " ci penso io a te". E così è stato. C'è sempre stato per lei, e ci sarà sempre. Lei, la sua Clary... caparbia, testarda, pronta a sfidare tutti pur di proteggere e difendere le persone che ama, lei, che gli ha insegnato che trattenere le emozioni non fa bene, lei,l'unica a cui ha detto "Ti Amo " ,lei che , quella sera al lago Lynn, ha chiesto a Raziel di riportarlo in vita, avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa, ma ha scelto lui. Lei,che è stata imprigionata e condannata dal Clave per aver sprecato il desiderio dell' Angelo , lei è stata punita per aver usato una runa, dopo che le era stato vietato, per uccidere suo fratello Johnatan, esperimento fallito di Valentine, dopo che questi aveva sterminato centinaia di persone , decimato le fila degli Shadowhunters Istituto dopo Istituto. È tornata una mondana così come era cresciuta , senza più nessun ricordo del mondo invisibile. Le parole su quel foglio si fanno strada nella sua mente notte dopo notte < Perderò tutti i ricordi del mondo invisibile, ma anche se non mi ricorderò più chi sei sarai sempre nel mio cuore>. Ogni notte, prima di addormentarsi e sognare la sua Clary , Jace prega gli Angeli affinché le restituiscano i ricordi perché sa che il loro amore è più forte. Ti amerò fino alla morte e se c'è una vita dopo la morte ,ti amerò anche in quella .. Non lo aveva mai detto a nessuna ,lo aveva detto a lei.
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ciaoapresto · 2 years
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Una serata un po’ così
Quando le cose non vanno bene, mi rifugio qui. Ho ventidue anni, sto passando un periodo che non definirei ottimale e l’unica cosa che sento possa darmi un minimo di sollievo è parlarne nel posto dove per anni mi sono sentita compresa e capita. La mia vita non è sempre stata male, ho perfino un tatuaggio che lo testimonia (c’è scritto “La vie est belle”). Il secondo tatuaggio che ho fatto, avevo 19 anni e tutto stava andando alla grande. Avevo un ragazzo magnifico che non mi faceva mancare nulla, che era innamorato perso di me e mi faceva sentire come la pietra più preziosa che avesse mai tenuto tra le mani. Si prendeva cura di me in ogni istante, era paziente con me, con le mie giornate storte e i miei cambi d’umore repentini. 
Avevo una famiglia meravigliosa, una madre che mi sosteneva e mi ispirava ad essere una donna forte e indipendente ogni giorno, un padre severo che però ai miei occhi era sempre risultato come un uomo onesto e gran lavoratore, un fratello con cui il rapporto non era così stretto, ma sapevo che potevo sempre contare su di lui.
In pratica ero già nel mondo degli adulti, ma andava tutto bene perchè ero ancora cullata e protetta come una bambina.
Poco prima del natale 2019, la mia famiglia si sgretola, la verità viene fuori e inizio ad odiare mio padre (che era passato da grande lavoratore, ad essere una grande merda e basta), a parlare sempre meno con mio fratello che da li a poco si sarebbe trasferito per andare a vivere con la sua compagna e nel giro di meno di un anno finisco per lasciare l’unico ragazzo al mondo che abbia davvero provato un amore intenso, vero e onesto nei miei confronti. Per quanto riguarda quest’ultima parte, lo so che posso solamente dire “mea culpa” e l’ho detto, più di una volta. Sono anche tornata a cercare diverse volte questa persona, ma ho trovato solo una porta chiusa, blindata più che altro. E come dargli torto? Gli spezzo il cuore e pretendo anche che mi perdoni? Lui ha avuto amore per se stesso, a differenza mia.
Passano un po’ di mesi, conosco un ragazzo russo, ai miei occhi bellissimo, un cesso per tutto il resto delle mie amiche. Passiamo dei bei momenti insieme, ma in cuor mio sento che qualcosa non torna, che non è un amore vero e sincero come quello che avevo provato. E quando mia mamma mi dice “non mi fido” non le credo, perchè penso che lei fosse abituata a non vedermi mai piangere come nella precedente relazione, invece qui le lacrime scorrevano a fiumi. Perchè piangevo? Semplice, avevo a che fare con un meraviglioso narcisista patologico, ma non me ne rendevo conto. Passavano i mesi, mi ignorava, diceva che non potevamo passare insieme sia il sabato che la domenica pomeriggio, perchè lui aveva le sue amicizie e almeno un giorno a settimana doveva stare con la sua “fam” (era meno ridicolo se avessero chiamato il loro gruppo “lo sleepover club”). Ma come ragionamento, di base, non era sbagliato. Era giusto che passasse del tempo con i suoi amici, ma ogni volta che accadeva, mi lasciava in una situazione di panico, perchè spariva letteralmente per ore, non era interessato a sapere dove io fossi o con chi. Mesi dopo scopro che le sue domeniche con la “fam” erano dei lunghi pomeriggi tra canne e campari fino a non capire più niente (nulla da dire, ognuno fa ciò che vuole, ma siamo onesti, se volevo stare con un drogato/alcolizzato, andavo con Vasco Rossi). La cosa mi lascia demoralizzata e spaventata, perchè una sola domanda mi frullava per la testa: io, regina del pensare male e dubitare di tutto, come cazzo avevo fatto a non accorgermi che mi stavo intrigando con un potenziale ospite del Sert? Passano alcune settimane, dico a questa persona che la relazione non può continuare perchè io volevo una persona con la testa sulle spalle, non un ragazzino smilzo con la canna facile. Lui dice di essere cambiato, di non voler continuare quella vita, di volere una casa e una famiglia con me. Mi dimostra di essere cresciuto, iniziamo a guardarci intorno cercando un appartamento per noi (ve la sto facendo breve eh), ogni casa a cui passavamo davanti, non perdeva occasione per dirmi “la vorrei o non la vorrei così”.
Poi, aprile 2022, scopro qualcosa che mi lascia impietrita. Russosky amava tenere delle conversazioni a sfondo sessuale con qualsiasi persona gli desse retta. Scopro delle chat con donne, uomini, coppie aperte, gente, cazzi e mazzi. Da una chat si evinceva che con questa persona si fossero visti più volte durante la nostra relazione, che avessero avuto un approccio di tipo orale ma anche non orale e che in pratica io ero una cornuta di merda (Rudolf style).
Ovviamente, mollo tutto. Di quell’ovviamente ne vado molto fiera, sapete? Non era la prima volta che scoprivo cose così, ma le altre volte si limitava solo a scriversi per eccitazione con queste persone, questa volta, invece, brandiva la sua spada e anche quella altrui. Quell’ovviamente mi è costato notti di pianto, e mi sta costando tutt’ora ma ne vado estremamente fiera.
Il periodo successivo a quella scoperta, mi ha portato a smettere di mangiare, a perdere 10 kg nell’arco di 5 mesi (che per carità, male non mi ha fatto dal momento che pesavo 80 kg ed ero notevolmente sovrappeso) e ad essere ancora più sfiduciosa delle persone che avevo intorno. Grazie a dio ho avuto mia mamma, la forza più potente che esista al mondo, la persona più razionale di questa terra e l’unica che sa tutto del mio cuore. Ho avuto le mie amiche, ognuna a modo suo ha saputo darmi la forza di buttarmi alle spalle quanto era successo. Chiara, che ha avuto un approccio più pacato dicendomi di concentrarmi su me stessa e ripartire da me e Costanza, anche lei mi ha suggerito di ripartire da me stessa, ma con un approccio più sistematico, del tipo “trovatene uno, lo chiami solo quando hai voglia di scopare e poi lo pianti la”. Grande Chiara e grande Costanza, peccato non abbia cagato di striscio nessuna delle due. Anzi, sapete quale è stato il mio rimedio? Non calcolare me stessa manco per mezzo secondo e trovarne un altro dopo meno di 3 mesi, giusto per tenere attivo l’amore. Ma ahimè, l’amore non è stata l’unica cosa che è rimasta attiva. Sono rimasti anche i dubbi, le paranoie, la sfiducia della relazione passata e io ero anche disposta ad abbattere tutto ciò se non fosse che in una domenica di luglio, in piscina, trovo delle chat “piccanti” tra quello che oramai era già il mio ragazzo e delle escort  Meno pesanti e pregiudicanti rispetto alla relazione precedente, probabilmente erano il frutto di una serata passata a trastullarsi tra sè e sè. La cosa mi distrugge, me ne vado ma lui mi rincorre e cerca di riparare la cosa. Pensate che ci sia riuscito? Manco per il cazzo. Se prima cercavo di non avere dubbi, ora ne ho anche per le generazioni future. E voi direte “brava mongola, lascialo” giusto, vero, ma non ci riesco. Perchè mi viene da chiedermi come mai questo ragazzo mi abbia rincorso per risolvere, dall’altra parte mi chiedo, come abbia potuto farmi una cosa così.
Per stasera fermiamoci qua, sono un po’ stanca e forse anche voi.
Mi ha fatto bene, un bacio.
G.
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