Tumgik
#più di una bambina ma che cazzo
deathshallbenomore · 1 year
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ciclo giorno uno ottocento gradi fuori pressione non pervenuta cerco di sopravvivere abbeverandomi di copiosa acqua mi sento in fin di vita e per giunta inciampo mediante meme su un video tiktok di ragazzina quattordicenne (ingiustamente) accusata di essere ignorante per aver detto “la storia di amore e psiche? non mi sono piaciuti i personaggi e andava scritta meglio” in perfetta coerenza con l’appiattimento culturale che affligge la nostra era e forse ancor di più i più giovani che non hanno ancora avuto modo di maturare un proprio senso critico. un’esperienza astrale
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olocennes · 10 months
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orotrasparente · 5 hours
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papa francesco dice che oggi si privilegia avere cani e gatti piuttosto che fare figli e vorrei dirgli sinceramente: grazie al cazzo
viviamo in un mondo di merda che è già una botta di culo trovare una persona che ti sopporta e che tu sopporti, senza che sia uno psicopatico che ti ammazza al primo litigio oppure una persona che ti vuole privare della tua libertà individuale oppure che sta con te solo per solitudine o per altri motivi futili/economici che non coincidono con i sentimenti, in più se proprio sei fortunato/a, devi pure avere il coraggio di mettere al mondo un bambino o una bambina in un mondo del genere
e poi sinceramente la chiesa che parla di bambini/ragazzini dopo tutto lo schifo che abbiamo sentito negli anni (non ultima la povera elisa claps ma sono centinaia di centinaia i casi acclarati di pedofilia in ambiente ecclesiastico)
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blogitalianissimo · 3 months
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purtroppo qualsiasi cosa facciano i governi di dx è chiaramente a principale beneficio delle regioni più ricche. è ingiustissimo che da decenni non si cerchi di riportare anche il centro e sud in pari, almeno nelle infrastrutture.
ma, pur avendo il cuore pieno di amore per il centro e per il sud e per la mia gente che amo, mi sento di dire anche questa cosa:
meridionali svegliamoci porco dio
va bene il governo, va bene la destra, va bene la storia discriminante sin dalla fondazione del paese, ma non sono le autorità locali del salento a dover sistemare "le strade non asfaltate"? non sono le autorità locali della sicilia a dover tutelare i corsi idrici perché nessuno "muoia di sete"?
a palermo ho visto una bambina di 2 anni giocare in una strada piena di vetri rotti, rifiuti e merda di animali vari. i genitori non pervenuti. ???raga stiamo bene???
può succedere di tutto, dall'apocalisse a gesù che torna in terra, ma non cambierà mai niente se non ci diamo noi una cazzo di svegliata
Non parlo per la Sicilia perché è una regione autonoma, ma per il resto del Mezzogiorno i soldi per la manutenzione delle strade devono arrivare principalmente dal ministero delle infrastrutture e trasporti
Vincenzo De Luca qualche mese fa insieme ai sindaci campani e altri sindaci del Mezzogiorno è andato a protestare perché al Mezzogiorno non arriva un euro per i servizi basilari, e i comuni non possono inventarsi la manutenzione senza soldi
Perciò no amici, la colpa è soprattutto dello Stato che da quando è nata 'sta nazione infernale ha favorito determinate regioni e sfavorito altre, e adesso questo divario diventerà ancora più ampio
Per il resto sono d'accordo, bisogna alzare la voce indubbiamente
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scritti-di-aliantis · 11 hours
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Ti volta le spalle. Ma non è chiusura totale: quella, quando c'è, la riconosci. Perché o ti manda dritto aff... o è lei che prende: sbatte la porta e se ne va. Quei centimetri quadrati di bellissima pelle nuda offerti alla tua vista vogliono dire: "scemo, ecco cosa ti perdi. Vedi che tesoro potresti baciare? Non senti il profumo del peccato, il mio bisogno di essere amata e di fare l'amore con te?"
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Qualsiasi sia stato il motivo della divergenza d'opinione, non c'è mai una ragione valida per impedirti di dirle il prima possibile e in modo esplicito che la ami, che la desideri da morire. E che la vuoi. Fallo: si girerà immediatamente con un broncio meraviglioso, da bambina delusa. Non vedrà l'ora di mutarlo in sorriso.
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Abbracciala, forte. Baciala ovunque. Protesterà debolmente, mentre intanto s'accomoderà contro il tuo corpo. Portala a letto. Il momento più dolce sarà quando ti permetterà di scenderle gli slip. E aprirà le gambe. Leccala, succhiala. Con la lingua disegnale l'alfabeto intero tra le grandi labbra. Percepisci il crescente e lento movimento dei suoi fianchi e il suo pube strofinarsi contro la tua bocca.
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Dapprima t'accarezzerà il cuoio capelluto. Chiamandoti 'caro, caro.' Poi sentirai la sua mano trattenere la tua nuca premuta forte sul suo basso ventre. Ascoltane il soffocato gemito mentre la fai godere. Starà venendo. Allora tu, senza staccare la lingua dal suo corpo, sali lentamente a baciarle e leccarle il ventre, l'ombelico e ad assaggiarne a lungo i seni. Succhia avido i capezzoli. Sentili erigersi a contrastare la tua lingua.
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Entrale dentro rapido con l'uccello nella passera e dopo diversi colpi osserva i suoi occhi languidi comunicarti in modo esplicito che sta nuovamente godendo. Infilale un dito in culo e sollecitala. Ingorda puttana, ti farà capire che ne vuole di più e infine accennerà a girarsi: lei sicuro desidera che tu le onori il buco del culo. Permettile di girarsi lentamente, mettile un cuscino sotto i fianchi e falla morire dalla voglia di avere dentro il tuo cazzo: inizia quindi a leccarle l'ano.
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Abbonda con la saliva. Assaporala. Mugola, a farle capire che lei ti piace ovunque. Infine, punta pure senza paura il tuo glande duro contro il fiorellino e sentilo allargarsi magicamente. All'orecchio sussurrale dolcemente parole oscene, chiedile di rilassarsi e schiudersi per te, perché vuoi sfondarla. Procedi trionfante a entrarle nelle viscere. S'allargherà in modo incredibilmente elastico. Mentre la inculi, lei controspingerà per cooperare con te.
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Ti vuole. È una femmina che obbedisce alle pulsioni più naturali e belle. Assecondala. Vuole sentirsi tua. E te lo dirà in modo esplicito. "Sono tua, tua, tua. Fai di me quello che vuoi. Sborrami dentro e poi ficcami il tuo cazzo in bocca. Voglio pulirtelo io." Quando lei arriverà a parlare in questo modo totalmente sconveniente con te, potrai ben dire che finalmente... "la pace è fatta!"
Aliantis
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becarefulimawitch · 16 days
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La verità è che non riesco a dormire perché continuò a piangere e a pensare a me e a Khalid. Mi chiedo se mai mi ha amato o se amava l’idea di amare qualcuno. Ci stavo male quando non mi chiamava o non trovavo nessun messaggio da parte sua dopo 13 ore di lavoro che facevo e lui a casa a fare niente. Ci stavo male quando mi diceva che ero fat o quando indicava una ragazza che faceva attività fisica e mi diceva “quanto vorrei che quella fossi tu”. Tante volte mi sono sentita inadeguata quando ero insieme a lui e piano piano ho cominciato a perdere rispetto nei suoi confronti.
Piango, piango fortissimo come una bambina e ho anche il singhiozzo.
Forse non mi ha amato mai e ora mi chiedo se mai qualcuno lo farà. Le mie amiche mi dicono che dovrei uscire con altri ragazzi o magari scopare un po’ in giro ma sinceramente non riesco a farlo. Non voglio fare più sesso con nessuno mai più in vita mia finché non avrò un corpo perfetto, magro, scolpito.
Vaffanculo a lui, alla sua testa di cazzo e di merda, vaffanculo a quella principessa di merda che si aspettava che io facessi l’uomo della situazione in qualsiasi situazione, vaffanculo alle sue mini palle di fare l’uomo perché lui un uomo non lo è mai stato. Vaffanculo alle sue battute di merda che non facevano mai ridere. Che veramente gli morissero tutte le connessione cerebrali che ha e che diventi un cazzo di ritardato. Porco dio. Vaffanculo veramente a quel aborto mancato che l’unica cosa che faceva nella sua vita, l’unico hobby è l’unico obiettivo che aveva nella sua esistenza di merda era guardare reels su Instagram e ascoltare podcast del cazzo dove non imparava mai niente. Questo per almeno 12-15 ore al giorno. Ma Dio cane fatti una vita. Vattene a fare in culo seriamente che sono meglio di te in tutto e più avanti di te anni luce.
E io sono qui a piangere per un coglione autistico senza palle che non mi ha mai amata e si è NOTATO solo che non aveva mai avuto il coraggio di lasciarmi perché “andava con il flow”, nel mentre io disperata a chiedergli attenzioni e non capire perché facesse così.
MA VATTENE A FARE IN CULO PEZZO DI OMINO SCHIFOSO.
So che sarò amata prima o poi Dio cane da un uomo con la U maiuscola che mi tratterrà come una principessa perché è quello che sono un un fiorellino carino e coccoloso che ha bisogno di essere trattato come tale. Punto.
Bom
Vado a dormire.
Ciao.
Sono arrabbiata.
Ciao.
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oltreleparole · 4 months
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Sono anni che non dormo in un letto che non è il mio. Strano dire solo mio, una piazza piena e una vuota. Come quando da bambina mi facevano il gioco con i pugni chiusi, gira gira e indovina dov'è la caramella. Indovina dov'è il veleno. Non ho mai indovinato e infatti l'ho mangiato tutto insieme, anni dopo.
Questo letto estraneo non mi fa dormire, non conosco queste pareti, queste fotografie, la finestra è un buco nero. Troppo chiusa, troppo buia. Per fortuna ho portato la mia lucciola blu, la luce d'emergenza come nelle sale d'attesa, come negli ospedali. Aspetto anch'io, ormai non faccio altro, pronto soccorso per i mali mentali che tanto prima o poi arrivano, tornano. Aspetto l'alba, aspetto il sonno, aspetto il riposo. La pace. Che parola bellissima, che parola assurda.
Respira. Respira. Respira.
Le lenzuola scricchiolano, sono state usate poco, pulite come terre rare, appena profumate. Mi dovrei sentire fortunata e invece mi sento una poveraccia, ancora randagia in questa età di mezzo, né vecchia né giovane, né intera né sbriciolata. Pezzi di me che galleggiano su onde appena più alte del dovuto, del controllabile. Una corrente senza senso che porta da nessuna parte, la bellezza persa nella sete.
Intorno la città sì lamenta appena, ma io non sono abituata al traffico e ai rumori del piano di sopra. Casa mia è in mezzo al nulla, lontana abbastanza dal centro per essere dimenticati, vicina abbastanza per potere essere produttivi in tempi decenti. Facciamo del nostro meglio, la speranza è che sia tutto sopportabile. Decente, appunto. Né più né meno.
Respira.
Il tempo è colla di notte. Si appiccica alla mia maglietta vecchia di vent'anni, alla musica che ascolto per distrarmi dalla desolazione totale. Voglio solo un caffè, il tempo giusto per la sveglia, sentirmi adeguata. Pronti via, correre e spegnere la testa, essere utile, sensata, usurata. Essere compressa, eliminare gli spazi vuoti. Illudermi di essere giusta.
Devo smettere di rigirarmi, mi alzo.
Devo smettere di rigirare i pensieri, mi rimetto giù.
Respira. Respira. Respira.
Avrei dovuto portarmi dietro un sonnifero, o almeno una sigaretta che non fumo più da un secolo. La salvezza di darsi un tono, come a vent'anni. Anche il libro è inutile, muto come se fosse scritto in sanscrito, la mente ci affonda dentro come nella melma. Avessi almeno un portiere da chiamare per fare due chiacchiere. "Pronto, vorrei una camomilla, ci aggiunga un calmante". Tutta la calma che mi sono persa per strada, risucchiata giorno dopo giorno dalla fatica immensa di andare avanti. Tutta la calma che non ho mai avuto, mangiata dall'ansia di stare in pari. E invece sono un numero dispari.
Respira. Cazzo, respira.
Ce la faccio. Fra poco ce la faccio.
Buongiorno notte.
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nanukla · 10 months
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Agnst del giorno:
Immaginatevi questo scenario. Manuel sta attraversando un momento difficile, fra Nina con la figlia e tutta la storia di aver scoperto di avere un padre. Con Nina scoppia un casino nel prossimo episodio, lei e Manuel fanno un incidente in macchina con la bambina a bordo, gli assistenti sociali le allontanano la figlia e lui si sente responsabile, il "caso disperato", ancora una volta: lui. C'è solo una persona che lo può aiutare a stare meglio in questo momento, ed è sempre la stessa: Simone.
Ma Simone non c'è, non è mai a casa ultimamente. Chissà dove cazzo va. Manuel si trova adesso, per la prima volta dopo tante settimane, a pensare a Simone.
Va alla villa, disperato, ma Simone tarda a tornare. Manuel si chiude in quella che, ormai da mesi, è la loro camera, è la loro casa, e non vuole parlare con nessuno, vuole solo il suo migliore amico.
Dopo parecchie ore, Simone arriva. È felice, forse per la prima volta nella sua vita, è innamorato. È con "la persona giusta".
"Dove cazzo eri Simo? Ti sto aspettando da ore, ho fatto un casino".
Simone c'è sempre stato per Manuel, però questa volta qualcosa è diverso. Lo ascolta parlare di Nina, di Nicola, di quanto la sua vita faccia schifo, ma si distrae, si trova a pensare che anche lui ne sta già passando abbastanza di casini, ed è preoccupato per Mimmo. Mimmo dagli occhi azzurri.
Manuel percepisce quella distrazione. Qualcosa è diverso nel loro rapporto, non c'è più solo lui nella vita del suo amico. E realizzare questo, all'improvviso lo terrorizza e lo incendia d'odio.
"Io sto passando il periodo peggiore della mia vita, e tu pensi solo al mimmo tuo."
Primo spintone.
"Sei un cazzo di egoista, Simone. Sei talmente disperato, che manco ti accorgi che a mimmo non gli frega niente di te".
Secondo spintone. Manuel risolve sempre così, a botte. Ma Simone non ci sta più, non è piu disposto a giocare a quel loro gioco.
Prende la porta. Una mano lo ferma, lo stringe e, di nuovo, come la prima volta, le labbra di Manuel si fanno strada sulla sua bocca con prepotenza.
Per un momento, uno soltanto, Simone resta confuso: vecchi, dolorosi ricordi riaffiorano. Poi pensa a Mimmo. Al suo sguardo gentile, al suo fare da bambino. A come non lo abbia mai fatto soffrire.
Questa volta, è Simone a mandarlo via.
"Che cazzo fai, Manuel?"
Manuel sorride.
"Pensavo ti piacesse". Lo canzona.
"Sei impazzito? Che cazzo vuoi da me, eh, Manuel? Mi spieghi che cazzo ti passa per la testa? Stai con Nina, mi hai fatto capire in tutti i modi che non ti piacciono i maschi, che cazzo vuoi?". Simone respira affannato. Prova qualcosa di molto simile al panico, e una fitta dolorosa si fa strada nel suo stomaco.
Ma Manuel continua a sorridere, sicuro di sé, con quel suo sorriso da stronzo. È così bello anche in quel momento.
"Tanto lo sappiamo entrambi che tu pensi solo a me".
Simone lo guarda, poi un'infinita tristezza si fa strada nei suoi occhi.
"Vaffanculo Manuel. Esci dalla mia vita."
E prende la porta. Manuel non lo segue.
(Sorry not sorry)
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denny1416 · 4 days
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Cose che non voglio mai dimenticare:
- il primo viaggio dopo il covid, a Roma con mia cugina. speravo di incrociare certi occhi, riconoscerli. ero felice, mi veniva voglia di piangere. la città era come nei ricordi di bambina. e quando me ne stavo per andare, mentre sedevo al parco del colle oppio, una tristezza incontenibile.
- la prima volta che mi hai detto al telefono, dopo essere venuti, che ti era sembrata più intima delle altre.
- mio fratello neonato che mi tende la mano dalla culla, per dormire accanto a me.
- quando N. mi ha detto che mi trovava interessante, per me lui era tipo chris hemsworth. (maledetto, sei il mio più grande what if)
- quando ho costretto mio padre a portarmi al cinema per vedere le winx, mentre mamma era a letto con la febbre. non potevo aspettare, dovevo sapere il segreto di bloom e di domino.
- quando mia mamma mi ha portata in libreria per la prima volta. eravamo alla casa al mare in Calabria, la libreria si chiamava Victoria ed odorava di nuovo e infinito.
- il tuo sguardo davanti alla metropolitana quando il primo incontro si era esaurito, noi due silenziosi. volevamo dire tante cose, tu hai parlato per primo come sempre e mi hai chiesto di non dimenticarmi mai di te. promesso.
- i miei cugini piccoli che mi regalano disegni.
- le risate genuine la notte di halloween a casa mia con G. e F., avevamo sedici anni e tutto ci sembrava facile, eccetto la matematica.
- le serate con il medico bono di cui M. era innamorata. una parte di me, quella più buia, si compiace se pensa che ha sorpreso il medico a fissarmi e scattare foto di nascosto.
- quando il prof di arte si è "sottomesso" (rega' non come pensate voi, non fate i porci), dopo essersela presa con me inutilmente. che soddisfazione è stata per la me di diciassette anni, lasciargli intendere che lo avevo mandato a fanculo. che io ero quella forte. ammetto che in questo c'è del sadismo, dovrei chiedere a Freud?
(ci sono tante altre cose, ma sono più intime e le scriverò sul mio diario)
Cose che voglio dimenticare, ma probabilmente non lasceranno la mia mente:
- il vuoto negli occhi di mio cugino A., soprattutto quando ride voglio scordarlo. è anche più triste. un tempo era un bambino turbolento, che mi faceva tanto ridere, adesso nemmeno parliamo.
- mio fratello che tira i pugni nel muro durante la quarantena.
- le incessanti liti dei miei prima della mia laurea.
- le urla a casa dei nonni il 12 dicembre.
- tu che ti arrabbi con me.
- l'università.
- le attenzioni che ho dato a quel coglione di G. che vive di fronte a me. che tempo sprecato, per una persona così piccola.
- quando le merde dei parenti mi regalavano vestiti di taglie più grandi perché "tanto tu sei come tua cugina A., avete la stessa taglia" e non era vero. non ero grassa, ma ci ho sempre creduto guardandomi allo specchio.
- quando le persone a cui voglio un bene dell'anima mi hanno detto che non faccio un cazzo, mettendo in dubbio il mio disagio.
(e altro)
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orotrasparente · 1 year
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ma la cosa che mi fa più ribollire il sangue è che cazzo ve ne fotte a voi? che problemi vi dà se un bambino o una bambina sono figli di due donne o di due alieni o di due capre o qualsiasi altra cosa? a voi cosa entra in tasca a fare sta guerra all’amore di un genitore? porca miseria veramente
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allecram-me · 10 months
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Prospettiva di oggi, #146
Quando ero piccola erano gli anni duemila, nei miei ricordi i film hanno tinte caratteristicamente più matte, i colori erano meno brillanti. C’era un sacco di sessismo, certamente più sfacciato di adesso - del resto, sono nata nell’anno di Berlusconi. Mi spiego? Le commedie americane di quegli anni, adesso, le ho viste tutte. Ognuna di quelle commedie mi fa pensare ad un momento specifico, qualche atmosfera di casa dei miei, qualche progetto pseudoartistico a cui stavo lavorando mentre le battute si susseguivano. Ho sempre fatto più cose contemporaneamente: il caos mi protegge. Così negli anni duemila mi facevo tenere al sicuro dai racconti delle vite di altre persone - di solito c’era sempre una giovane donna che si affacciava all’indipendenza, con una carriera, una casa, degli amici e un interesse amoroso perfettamente imperfetti - ma in fondo al bicchiere già allora, so che è vero, sentivo un retrogusto amaro, il senso dello spreco frutto della differenza tra quelle vite da protagoniste e la mia, col freno a mano tirato. È solo che sono troppo giovane, c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo, c’è tempo.
Tra poco più di sei mesi compirò 30 anni. Sono completamente libera perché non ho un mutuo, né figli - anche se, i gatti… - né un padre che, diciamolo, qualcosa doveva pur significare, e per me era un giudizio costante. Ho una carriera, questo pure, ed è il percorso perfetto per l’ultimo ed il più concreto dei miei sogni. Mi consente, con qualche sacrificio, di pagare la casa che abito, il cibo che mangio, persino i croccantini, e le uscite che, meno spesso di quello che vorrei, faccio con i pochissimi amici che mi restano, ma che pure ci sono. Forse in misura moderata, ma ho tutto. Ho ogni cazzo di cosa che si potrebbe definire necessaria, e ce l’ho perché, al netto di ogni privilegio, me la sono conquistata. Ma evidentemente ho anche qualcosa che non va.
Questo, purtroppo, implica una grossa ed importante cosa: non so essere felice. No non so proprio come fare a piacermi, nemmeno costruirmi ad immagine e somiglianza dei miei valori è servito a niente. Rimando ancora la vita ad un momento propizio, mi sento ancora impossibilitata all’indipendenza, mi sento isolata dal mondo nonostante quotidianamente ci sguazzi dentro. Ho l’onore di poter ispirare le generazioni successive, col mio lavoro, e so anche che qualche volta ci riesco, lo vedo, li vedo. Ma no: se me lo si chiede sono una bambina spaventata in un angolino che attende che la si vada a prendere per poi condurla, mano nella mano, nel mondo reale: tremo nel dirlo, ma a farci caso l’unica cosa attualmente rimasta fuori dall’equazione è un compagno di vita che venga a scandirmi i tempi narrativi e portare la storia a degna conclusione. Ed infatti: erano tempi piuttosto sessisti, i miei. È imbarazzante ritrovarsi così banali. Finché me lo chiedi, mi fa paura tutto.
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fumandovetro · 3 months
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Da giorni mi sento come ributtata nel passato. E infatti scrivo di nuovo su Tumblr.
Una necessità, quella di scrivermi, che mi sembrava passata. Perché scrivere è sempre stata l'azione di stendermi, come un lenzuolo pieno di grinze, su una superficie piana.
Solo così riuscivo bene a vedere i miei disegni interiori, quelli che mi muovono e mi trascinano.
La terapia con il mio Mauro Psicologo mi ha fatto sentire di poter camminare dritta, tenendo sempre quei disegni stesi.
Mi ha fatto pensare di non avere più bisogno di farmi domande, perché avevo compreso e accettato la mia natura.
Non ho ripreso a scrivere nemmeno a settembre 2023, quando (come un fulmine a cielo sereno) è tornato prepotente il disturbo ossessivo compulsivo che mi ha impedito di avere un rapporto con il cibo salubre.
Da quando ho paura di strozzarmi, ingoiando cibo, ho riprovato 3 tipi di terapia veloce e poi ho mollato tutto e ho deciso semplicemente di conviverci. Ma è stata una convivenza ingombrante.
Sono tornati i sogni angosciati, da quando è morta la mia nonna anche peggio. Sogno di avere in bocca insetti bianchi simili a zecche, sogno di tradimenti, dolori. E poi sogno ad occhi aperti io di tradire lui e così mi ammazzo dal senso di colpa.
Ho 37 anni, tra pochi mesi 38 e come mi fa incazzare il fatto di sentirmi ancora un cazzo di casino irrisolto.
Come mi fa sentire indietro non essere ancora una persona seria. Guardo al passato e provo un misto di rabbia e dolore, insieme alla nostalgia. Guardo al presente e a volte mi sembra che sia incellofanato in una cazzo di plastica domopack.
Mi sembra solo di aver giocato a fare la bambina grande. Una casa, un fidanzato, la promozione sul lavoro (che odio).
E ci sono giorni come questo che farei di tutto per squarciare questa assurda quotidianità piatta e inutile. Vorrei mollare tutto e partire, vendere casa, tenere i pochi soldi che mi spettano, andare via.
Essere libera di vedere una giornata intera a guardare fuori dalla finestra ogni goccia di pioggia, senza sentirmi in colpa per ciò che sono. Vorrei vendere tutto e andare via per sentire l'amore che mi esplode dentro.
Vorrei degli occhi che mi facciano sentire capita. Senza giudizio. Occhi che non hanno paura di soffrire, non dei problemi. Avrei voglia di sentire la violenza della voglia di vivere, la violenza della voglia di avermi. Non più la tenue e sicura quotidianità di occhi che, quando ti guardano, ti vedono attraverso, come se non esistessi.
E non lo so, avrò sbagliato tutte le virgole. Sto scrivendo a caso. Ma fa male, dopo 8 anni di terapia, sentirmi ancora così.
Pensavo di aver lasciato andare, pensavo di essere pronta a diventare grande. Invece diventare grande mi ha solo inserito in un mondo di cose che non vorrei, di doveri che mi fanno scoppiare la testa.
Mi ha solo aumentato la sensazione di non vivere. E questo non vivere più mi ha manifestato una fottuta paura di morire. Non so più cosa sono.
Ma l'ho mai saputo? Forse erano tutte bugie. Mi appresto ad andare dallo psichiatra per la prima volta nella mia vita. Le gambe mi tremano da quando, nel colloquio preliminare, l'infermiera mi ha chiesto "...e con il disturbo ossessivo compulsivo da quando era bambina, non si è mai fatta vedere da uno psichiatra?". Al mio "no" pacato un suo "AH" laconico.
Il medico di base dice che non devo preoccuparmi, probabilmente mi daranno solo le pilloline per essere felice. Evviva. Così posso finalmente diventare grande e non creare più problemi.
Io in realtà vorrei solo mandarvi tutti affanculo.
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gikbvfg · 4 months
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🍬🍬🍬 on:
Direi che questa cosa, deve finire è stato bello, divertente, horny, mi ha fatta anche piangere, ridere ecc
Ma ora mi sta facendo sentire a disagio e strana, dura da troppo tempo e tu oltre quello non hai fatto più niente
/
Quella cazzo di lettera sul tavolo, mi ferisce profondamente
Immagino l’abbia fatto apposta a lasciarla lì, mi conosce da 8 anni, sono una cazzo di bambina gigante, riapre vecchie ferite una cosa del genere
Ma non funziona più, non mi fa venir voglia di dire “cosa ho fatto, perché?” Non me ne frega più un cazzo
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dramasetter · 4 months
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Mentre S parlava oggi ha citato quando c'è stato l'incidente di suo fratello, anni fa. Proprio in quel momento la mia testa ha iniziato a macinare per i fatti suoi e ha tirato fuori una serie di ricordi, partendo da S ma non solo.
La sera dell'incidente di suo fratello lei mi ha chiamata piangendo ed era molto agitata. Però sono stata la prima persona che ha chiamato, quella che voleva vedere in quel momento di paura. Insomma: quel giorno ho capito che ho un'importanza per S. Essendo una delle mie più care amiche la cosa non avrebbe dovuto sorprendermi, ma io già ho le mie ansie su questo genere di cose. Siamo andate sugli scogli a bere birra e alla fine sorrideva (cosa darei per tornare ai tempi delle bevute sugli scogli, sistemavano tutto). Un'altra volta è stata il suo esame di maturità che è uscita molto incazzata e io ero l'unica persona che voleva attorno. O un'altra volta ancora quando si è fidata al punto da raccontarmi un suo pensiero, e posso immaginare che fatica debba essere stata parlarmene.
Sono quella che ascolta. E urca, lo sono sempre stata. Per qualche motivo le persone si fidano di me e mi raccontano cose private e chiedono consiglio e a me sta bene, insomma, mi piace ascoltare ed essere d'aiuto quando posso. Solo mi chiedo il perché mi sia sempre stato assegnato questo ruolo.
Ricordo in quarta elementare durante una ricreazione una mia compagna di classe (ma con cui non avevo alcun tipo di rapporto e il massimo che ci dicevamo era ciao) si è seduta vicino a me e mi ha detto una cosa tipo "tu mi ispiri fiducia. Posso raccontarti una cosa?" e mi ha parlato del divorzio dei suoi genitori. E io ero lì, 9 anni di bambina, un po' psicologa un po' prete, e nella mia testa pensavo "ok, ma perché io?"
O A, quando è morto suo padre, o C al funerale di sua nonna (avevo scritto un post su quell'episodio ma non ricordo se l'ho mai pubblicato), in clinica, perfino le madri dei miei amici, insomma, tanti casi in cui sono successe cose che mi dimostravano la fiducia delle persone attorno a me e anche quella di persone che non c'entravano un cazzo con me.
E mi son ritrovata a pensare che è una bella cosa. E guardavo S che nel frattempo continuava a parlare e mi è dispiaciuto realizzare che per lei non è più così, o meglio che il nostro rapporto è cambiato e ora tutto sembra più difficile.
Non so il perché di questo wallpost sotto questa foto poi, però la foto era carina e io sono in piena malinconia
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Sono un essere incompreso che affoga nel vulcano delle passioni.
Faccio sorgere il Sole e senza di me, Nahui Olin, l’inizio e la fine di tutto, non può tramontare. Cammino lentamente nell’aria elastica di un mondo affascinante e terrificante, ma sono autentica in tutto ciò che faccio e dico.
Sono sempre presente. Eppure nessuno mi vede.
Sono consapevole delle emozioni che provo, anche le più travolgenti. Eppure tutti si prendono gioco di me.
Si sono persi nel mare verde dei miei occhi e si sono dimenticati di andare in profondità.
Sono destinata a morire d’amore, sola.
Mi hanno negato di essere bambina, circondandomi di regole del cazzo, come se si potesse imprigionare una tigre.
Ho buttato giù l’infanzia con un bicchiere di tequila e ora seguo solo il mio corpo. Unica guida saggia e affidabile.
Non ho mai smesso di credere in me stessa, non ho mai smesso di farmi condurre dall’amore, non ho mai smesso di ricercare o di studiare. E mai smetterò di vivere.
Rimarranno le mie poesie, i miei dipinti, i miei spartiti musicali.
Rimarrà la leggenda della donna messicana con gli occhi più belli di tutto l’universo.
Rimarrò io, nei ricordi, forse, di qualcuno.
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Carmen Mondragón meglio conosciuta come Nahui Olin
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gabriele-rancan · 10 months
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La vita di Tom
La stanza è tutta bianca, senza finestre né porte. C'è solo un televisore al centro, uno di quelli vecchi a tubo catodico, sembra spento. Di fronte a questo, una sedia. Tom non riesce a comprendere il motivo per cui si trova lì, né tanto meno come ci sia arrivato. Ad un certo punto il televisore emette un ronzio, quel classico rumore che si sente nelle vecchie TV quando si deve sintonizzare un canale.
Una voce gracchiante esce dagli altoparlanti al lati dello schermo:
- Hey Tom! Avvicinati, dai!
Tom fa un salto di un metro per lo spavento. “Il televisore mi ha chiamato per nome?” pensa.
- Dai Tom, voglio mostrarti una cosa, vieni qui e siediti.
La TV ce l'ha proprio con lui. “Oddio, sono pazzo” pensa Tom, mentre si dirige comunque verso la sedia davanti al televisore e si siede.
- chi sei? Cosa vuoi mostrarmi? Si sente uno scemo a parlare davanti al vetro ricurvo del televisore.
In quel momento l'immagine si fa più nitida e, con sua grande sorpresa, Tom vede se stesso nello schermo. È sicuramente lui, ma decisamente più in forma e in salute. Non ha gli occhi scavati e gli zigomi sporgenti, i suoi capelli sono decisamente tenuti bene, il viso fresco di rasatura. Indossa un completo elegante da uomo in carriera.
- Bene, - dice il Tom dentro la TV - scommetto che sei abbastanza confuso riguardo questa bizzarra situazione.
- E ci credo, cazzo. Che diavolo sta succedendo? - risponde il Tom dall'aspetto malaticcio seduto sulla sedia.
- Ti sarà tutto più chiaro dopo la visione, ma prima permettimi una domanda.
- Avanti, spara.
- Sei felice, Tom? Ti piace la vita che stai facendo?
Il Tom della sedia fa per rispondere, ma viene interrotto.
- Prima di rispondere, guarda ciò che ho da mostrarti, e poi potrai darmi la tua risposta. Buona visione.
Tempo un secondo e le immagini alla TV cambiano. Tom è in ottima forma, sta lavorando.
- Niente male, vero? È il tuo ufficio quello. A quanto pare sei un avvocato, e anche di discreta notorietà. Vedi gli articoli di giornale delle cause che hai vinto appesi alla parete dietro di te?
- Sì, li vedo, ma...
Non riesce nemmeno a finire la frase che le scene in TV cambiano, con diversa ambientazione e contesto. Ora c'è lui sdraiato su un divano; un divano decisamente costoso, decisamente diverso da quello sgangherato e macchiato dove di solito passa le giornate. Il salotto è enorme, con a terra dei tappeti dall'aspetto piuttosto costoso. La tv è enorme, danno una serie TV comica e sembra se la stia ridendo di gusto. Tom porta un anello nuziale nell'anulare sinistro.
“Pare che io sia sposato” pensa Tom, mentre dal televisore sente una voce femminile chiamare il suo nome.
Di nuovo, la scena cambia. Ora è seduto a tavola, nel suo piatto c'è la carbonara, il suo piatto preferito. Alla sua destra c'è una donna, è molto bella. Folti ricci scuri che le scendono fino alle spalle, occhi verdi e labbra carnose. È la sua ex ragazza, Nora. Alla sua sinistra vede un'altra persona, o sarebbe meglio dire una “personcina”: una bambina con i capelli biondi come i suoi, e gli occhi verdi come quelli di Nora. La bambina sta raccontando la sua giornata, dice di aver preso un bel voto in una verifica. Nora si congratula con lei: “Ma sei stata bravissima, Fiore!”.
“Fiore, che bel nome. Se avessi avuto una figlia, avrei scelto proprio quello. Sarebbe stata il mio fiore”.Le immagini cambiano nuovamente. Fiore è ormai una donna adulta, stringe per mano una bambina. Tom e Nora sono diventati anziani. Si trovano sul portico della loro casa, salutano con la mano la figlia e la loro nipote mentre salgono in macchina e partono. Vedono il veicolo allontanarsi sempre di più all'orizzonte e si guardano compiaciuti. Il sole sta tramontando e loro si baciano, ricordando loro stessi da giovani quando progettavano il loro futuro insieme.
All’improvviso, un buio totale. La TV si spegne. Tom si trova nuovamente nel silenzio assordante della stanza bianca, senza porte né finestre, la TV muta. Passano i minuti, forse le ore, forse degli anni. Impossibile dirlo. La stanza è fuori da ogni concezione di tempo e spazio.
Finalmente il silenzio di interrompe, il televisore si riaccende e rippare il Tom in gran forma:
- Bello, vero?
- Bellissimo - risponde Tom dalla sedia su cui è seduto.
- Dunque, sei contento della tua vita, Tom?
- No, per niente. Questa non è la mia vita. Questo è solo un sogno, un bellissimo sogno. E i sogni sono tali perché, se mai si avverassero, non sarebbero più sogni, ma realtà. E la mia vita è distantissima da questa realtà.
- è qui che ti sbagli, Tom. Questa sarebbe potuta essere la tua vita.
- Tu dici?
- Certo, ma credo che ormai sia tardi.
- Mi sa che hai proprio ragione - risponde Tom seduto sulla solita sedia, mentre piange e singhiozza come un bambino. Poi continua:
- Perché mostrarmi questo proprio adesso?
Il Tom dentro al tubo catodico accenna un sorriso, si gira e si incammina verso un orizzonte indefinito alla fine dello schermo della TV, mentre alza la mano in segno di saluto.
- Perché tutti noi, per quanto possiamo sbagliare, meritiamo un bel finale. O almeno, meritiamo di poterlo sognare.
Ogni cosa sparisce. La stanza senza finestre né porte, la televisione a tubo catodico, la sedia, perfino Tom. Tutto crolla e collassa su se stesso.
C'è un divano tutto logoro, circondato da immondizia in mezzo a una squallida stanza male illuminata. Steso sopra c'è Tom, ha ancora l'ago infilato nel braccio, il suo cuore non batte più. Sul suo volto si stanno asciugando le lacrime, le sue labbra sorridono.
Fine
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