Tumgik
#questa è la prima dimostrazione che avete
ross-nekochan · 1 year
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Allora amici e amiche, possiamo dire che il racconto del Giappone e dei giapponesi possiamo cominciarlo già.
Venerdì quando sono andata in ambasciata all'entrata c'erano due giapponesi che non sapevano che lingua parlare e allora io e una mia amica gli abbiamo chiesto che lingua parlare perché con noi qualsiasi lingua andava bene.
Allora dopo che gli diciamo che il giapponese era ok sto tipo comincia a fare:"Ma siete in fila?" E io:"Io sì però ho preso appuntamento e sto aspettando" e allora continua e fa:"Eh prima ero nel supermercato e mi hanno rubato il passaporto... Madonna Roma fa paura" la mia amica:"Guarda che a me è successa la stessa cosa in Giappone, mi hanno rubato la borsa con il passaporto dentro" e lui:"Dove?" Lei:"A Ikebukuro (quartiere di Tokyo)" lui:"Eh ma infatti pure Ikebukuro fa paura... piena di cinesi ecc."
Vabbè comunque riesce a entrare e gli danno una cosa che sostituisce il passaporto boh non so. E fa:"Io comunque lavoro a (mo non mi ricordo dove), venitemi a trovare!" (Gli avevamo detto che io sarei arrivata a breve) e poi ci chiede a entrambe il profilo Instagram (che già qua però lo fanno spesso quindi vabbè sti cazzi).
Oggi sto tipo giapponese ha scritto ad entrambe dicendo:"Sono tornato a Tokyo"
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mchiti · 3 months
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"Il blocco inter" è una cosa che può andare bene come shitposting affettuoso tra noi dell'interblr online per supportare i nostri, ma a livello mediatico - per non parlare di spalletti - mi ha davvero dato fastidio dal giorno 0. E mi ha dato fastidio perché lo sapevo che alla prima dimostrazione degli inesorabili limiti di questa nazionale avrebbero subito messo di mezzo l'inter. Il discorso blocchi intanto si fa per reparto. I tre dell'asse di difesa, la progressione tra braccetti e i quinti, i tre di centrocampo, i due attaccanti, questi sono i blocchi inter. I giocatori in nazionale non sono un blocco, sono semplicemente cinque interisti in nazionale. L'inter gioca benissimo insieme, che vi piaccia o meno, ma non è tenuta a salvare alcuna baracca in nazionale come "blocco". Analizzare le qualità di ogni giocatore dell'inter e quello che fanno fuori dal club si chiama ossessione. E pure fissarsi con il discorso nazionale, che sia quella italiana o le altre, pure quella è ossessione - il discorso nazionale della qualità di un giocatore dice quasi nulla, veramente, non c'è più deprimente del contesto nazionale dove entrano in gioco 1000 variabili diverse per valutare le qualità di qualcuno. Se vi rode che non avete rappresentanza in nazionale non è colpa dell'inter.
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situazionespinoza · 9 months
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Per qualche mese ho seguito su Instagram e Tiktok un content creator che faceva scenette ironiche sui pregiudizi degli italiani nei confronti delle persone di origine cinese.
Metto un attimo da parte il politicamente corretto per essere chiara: sto ragazzo è un italiano di origini cinesi e abita a Milano.
Adesso immaginate di trovarvi in giro per Bari, capoluogo della Puglia, nel pomeriggio del 24 dicembre. La città è invasa da decine di migliaia di persone in occasione del tradizionale aperitivo alcolico della vigilia, che si fa percorrendo tutti i bar dal centro città fino al proprio quartiere di residenza.
Immaginate di trovarvi in una delle strade principali del centro di Bari, a due passi dal Teatro Petruzzelli e a cinquecento metri dal Lungomare. State passeggiando insieme alla vostra comitiva e chiacchierate con quel vostro amico tornato da un viaggio a Tokyo. State parlando di differenze culturali tra Sud-est asiatico e Occidente, di quanto i giapponesi si inchinano più dei coreani, della voglia di fare un road tour della Cina.
Poste queste condizioni, immaginate di incrociare in questa strada di Bari proprio quel content creator di origini cinesi che abita a Milano.
La cosa vi sorprende: che ci fa uno di Milano a Bari il 24 dicembre? Ma soprattutto: sarà davvero il famoso Content Creator Cinese?
Vi rivolgete alla persona con cui stavate chiacchierando e domandate: "Ma quello è...?" E il vostro amico vi interrompe dicendo: Sì.
Voi deducete che anche il vostro amico conosca il Content Creator in questione, quindi rincarate la dose esclamando: "Ma quello è davvero il Content Creator!"
Solo che l'avete detto a voce troppo alta e il Content Creator che si trovava a meno di tre metri da voi ha sentito il suo nome e si è voltato.
Ora siete in imbarazzo: avete smesso di seguire questa persona tre mesi fa, non avete alcuna voglia di averci a che fare e - soprattutto- vi rendete conto che avete appena fermato un tiktoker per strada: c r i n g e
Naturalmente il cortocircuito neurale causa una sequela di effetti nefasti. Il Content Creator si avvicina a voi e al vostro gruppo di amici esclamando un "Eeee, stogg a Baer", forse in una dimostrazione di affetto per il vernacolo regionale.
Voi siete impietriti nell'imbarazzo, quindi la cosa migliore che valutate di fare non è dire il vostro nome, augurare buone feste e andare via. Oh, no.
Lo abbracciate. Così, senza un motivo. Poi vi scostate dall'abbraccio e fissate il marciapiede. Poi vi ricordare che è il 24 dicembre, quindi accennate un "Buon Nat..". Ma il politicamente corretto interiorizzato prende il sopravvento: magari non è cristiano magari è buddhista ricordati che è cinese però non puoi pensare che è cinese è un italiano di origini cinesi mi raccomando guai a te se sbagli sei cancellata per sempre.
Quindi rimedio con un "Buone feste" seguito da un "Va be', ciao". Volto i tacchi e me ne vado, seguita dai miei amici che mi chiedono per quale motivo io abbia abbracciato un coreano.
Naturalmente il mio amico tornato da Tokyo di cui prima non sapeva chi fosse sto Content Creator, perché non ha TikTok. Mi stava solo prendendo in giro.
Spero che almeno il Content Creator non abbia pensato niente.
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crazy-so-na-sega · 1 year
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L’informazione è potere, ma la controinformazione è consenso parte 6
A dimostrazione di tutto quanto esposto, si vuole fare un esempio pratico di milioni che si potrebbero fare. Correva l’anno 1986 quando un italiano di nome Alfredo Bonatesta pubblicò un piccolo libretto di sole 76 pagine che chiunque a questo mondo dovrebbe leggere. Si intitola “La Sinarchia Universale – Progetto di un Nuovo Ordine Mondiale” (lo abbiamo citato spesso nei nostri articoli). Ebbene, i più non lo conoscono e se provate a fare una ricerca su questa persona non troverete nulla perchè è stato tutto cancellato. Non si deve sapere. Il libretto si trova ancora, ma nessuno ne parla, nessuno lo suggerisce. Questa volta, invece di riportare io quanto scritto dall’autore, vorrei che lo leggeste con i vostri occhi.
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Si ribadisce che correva l’anno 1986. Se il mondo dell’informazione e della controinformazione di allora avessero veramente avuto a cuore che le persone fossero informate su quanto stava accadendo già allora che, come avete potuto leggere è esattamente la dimensione globale odierna e quella futura, oggi vi sarebbe una comprensione della realtà più profonda di quanto non vi sia dalla maggioranza della popolazione mondiale (non solo italiana). All’epoca la maggioranza era ignara di quanto scritto in queste pagine. Si scopre sempre a distanza di anni che qualcuno ci aveva avvertito, ma chi si è speso come “antisistema” ha omesso certe cose, proprio come adesso. Lo stesso parallelismo, si può fare con i BRICS (se avete letto il nostro articolo al riguardo). Soltanto fra molti anni, quando ormai i giochi saranno fatti, si scopriranno certe cose (forse), come ad esempio la premeditazione e il fatto che è sempre quello stesso potere a dirigere l’orchestra, lo stesso di cui parla Bonatesta. Tutto ciò accade perchè alla base di una divulgazione seria e corretta non vige il principio del SERVIRE, ma quello del servirsi. Sono due cose completamente diverse.
Così si manipola il dissenso e lo si accompagna nella direzione che il potere vuole. Tutti questi personaggi, gruppi, canali, siti, account social e via discorrendo (gli iniziati del Ronzoni), sono i guardiani del sistema, coloro che, attraverso la cosiddetta controinformazione, costruiscono il consenso dal basso. Ecco perchè l’informazione è potere, ma la controinformazione è consenso. Sì, ci sono anche personaggi sani, ma nessuno ve ne parlerà. Nessuno parlerà di Gian Paolo Pucciarelli, Alessandro de Felice (attuali), come nessuno parlerà di Alfredo Bonatesta o di Léon De Poncins (passati – solo per citarne alcuni, altri li trovate nelle bibliografie esposte nei vari articoli, sia del passato che del presente) perchè sono SCOMODI.
Oswald Spengler, altro gigante del secolo scorso, in uno scritto del 1973 intitolato “Anni decisivi” così si esprimeva: “Viviamo in una delle più decisive epoche della storia e nessuno se ne rende conto, nessuno lo comprende… La Rivoluzione Mondiale avanza inarrestabile verso i suoi ultimi risultati… Chi predica la sua fine o crede addirittura di averla sconfitta non l’ha compresa. La lotta si combatte anche nell’interiorità del singolo uomo, sebbene egli non lo sappia affatto. Per questo cosi pochi giungono a vedere chiaramente da quale parte essi veramente si trovano.”
Queste sono parole tra le più vere mai pronunciate. “La lotta si combatte anche nell’interiorità del singolo uomo”, ma i guardiani del sistema hanno contribuito a svuotare l’interiorità degli individui, così come l’individualità stessa, costruendo coscienze collettive funzionali ai dettami del sistema. E questo non sarebbe mai dovuto accadere. Non dovete sottostimarvi, non dovete pensare di non essere all’altezza di comprendere, non dovete pensare che senza il guru di turno non sareste in grado di capire, perchè non è così! Come detto prima, colui che divulga e informa, deve farlo secondo il principio del SERVIRE e non del servirsi e questo significa che si informa appunto, per dare gli strumenti alle persone per poter scavare e comprendere, riaccendendo in loro la curiosità e lo spirito critico. Se è tifo da stadio, se è appartenenza ideologica o politica o di altra natura analoga, allora non è informazione, ma manipolazione.
Manipolazione. Pensate alla storia. Sappiamo che essa non è come ce la raccontano, se così fosse, non saremmo arrivati a questi punti. La storia la scrivono i vincitori, cioè i veri revisionisti. Il presente è il frutto del passato, ma se si manipola il passato e quindi la storia, si manipola la memoria; se si manipola la memoria si manipola la coscienza; se si manipola la coscienza, si toglie la consapevolezza; se si elimina la consapevolezza, non rimangono che gusci vuoti, pronti per essere riempiti di qualsiasi cosa, poichè spazio ce n’è in abbondanza dato che non è rimasto più niente. Il compito del guardiano del sistema è colmare questo vuoto. Da qui è facile comprendere ancora di più le famose parole di Ezra Pound quando diceva: “Schiavo è colui che aspetta di essere liberato.” Il guscio vuoto, nell’attesa di una liberazione che non arriverà mai se non attraverso le sue stesse mani, intanto, viene riempito.
E pensare che l’invito ad essere veramente liberi non soltanto nel corpo, bensì nel cuore, nella mente e nello spirito, spesso viene giudicato come pessimismo. Ai posteri l’ardua sentenza.
-Fox Allen
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goodbearblind · 4 years
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Da incorniciare ❤️❤️❤️
Paolo Longarini racconta:
"Sono quasi arrivato in ufficio quando sento il telefono squillare.
Irene Cell.
Cavolo, l'ho lasciata a scuola dieci minuti fa, penso a uno sciopero improvviso, una chiusura straordinaria, altalene che si sono appena rotte, a possibili tsunami, apocalissi incombenti, satelliti in rotta di collisione, la fine della realtà così come la conosciamo.
Ansioso?
No, perchè?
Non avevo collegato l'auricolare, quindi lascio momentaneamente alla guida Nostro Signore, e la sua tendenza a sovrasterzare, e rispondo.
"Tesoro, tutto bene?"
Una voce decisamente diversa dalla mia piccolina.
"Sono la dirigente scolastica della scuola di sua figlia" - pausa lunga quanto il passaggio dall'usare ossa di parenti come pettini fino alla scomparsa del Don Bairo, poi riprende - "prima di chiamarmi tesoro, almeno mi inviti a cena."
Trattengo legioni di vaffanculo ma mi calmo all'istante.
"Ci sto, però paga lei con i soldi ottenuti dal furto del cellulare di mia figlia. Immagino vada tutto bene, perchè mi chiama, Irene ha dimenticato qualcosa?"
"No, anzitutto non si preoccupi, va tutto benissimo, Irene è qui vicino a me, avrei bisogno di parlarle. Con una certa urgenza."
Occacchio.
Preside.
Certa urgenza.
Sono fottuto.
Uh.
Stavolta sto dall'altra parte del cazziatone, ok, posso affrontarlo.
Chiamo per avvertire del ritardo e torno indietro.
Con la spavalderia di quello che ha visto più uffici del preside che supermercati, busso ed entro.
Scena.
Una signora con capelli raccolti a crocchia, maglione grigio Eternit su gonna nera Era Una Così Brava Persona, occhiali dalla montatura rosa e diamantati, sciarpa con più colori di quanti un uomo possa mai conoscerne. Rughe come piovessero, ma nei punti giusti, in quelli dove riconosci una bella vita.
Irene è seduta davanti alla scrivania, non si volta verso di me, non ha lo sguardo basso. Tre stagioni di Lie To Me non possono mentire, il suo corpo sta dicendo
"Ho fottutamente ragione io."
Tutto questo dura pochi attimi, interrotti dal mio porgerle la mano sorridendo.
"Salve, sono il papà di Irene, cosa è successo?"
A pagina 3 del manuale della Brava Preside c'è il capitolo "Abbassare gli occhiali quel tanto da ottenere uno sguardo deciso", quindi parla.
"Preferirei lo raccontasse lei."
Ok, ci sto. Se ha sbagliato, giusto che paghi, se ha ragione, tutto finirà uscendo da quella porta, giochiamo secondo le tue regole.
La guardo e chiedo di iniziare. lo fa.
Non vedeva l'ora. E' incazzata come quando una bimba avanti a lei di un solo passo le fregò l'ultimo Rarity in offerta.
"Dopo che sei andato via" - parte a razzo - "non hanno aperto subito il cancello, sono rimasta fuori a chiacchierare con le altre. Quando ha suonato, c'è stata la solita corsa per entrare" - guarda la signora - "come se la scuola dovesse scappare da un momento all'altro o avessero messo un numero chiuso. Comunque, aspetto che i lemmings si ammazzino per entrare per primi e, intanto, faccio come te, mi guardo intorno" - adesso guarda me - "hai presente i due papà di quel ragazzino di terza?"
Li ho presenti sì.
La dimostrazione di come, anche quando pensi di essere bravissimo a nasconderti o a non far capire nulla, ti stai solo illudendo. Ogni mattina fanno una tenerezza infinita nel cercare di non far vedere cosa ci sia tra loro, più uno che l'altro. Una mano che sfiora l'altra per un attimo, il movimento della testa che vorrebbe poggiarsi su una spalla ma si ferma in tempo, la distanza tra due fianchi quasi inesistente, un abbraccio senza cingersi.
E come si guardano quando il ragazzino sparisce dentro il portone.
Certo che li ho presenti.
Metà delle mamme li invidiano ricordando quella passione.
"Sì, certo, che è successo?"
"Ecco, di solito vanno via insieme, oggi erano con due macchine, uno dei due, per salutare l'altro, lo ha baciato."
"Quindi?"
"Niente, erano bellissimi, ho alzato un pollice sorridendo."
"Non capisco ancora."
"Mentre entravo, sono passata vicino a una signora" - adesso la voce cambia e diventa ringhiante - "che li ha chiamati con una brutta parola" - punta un dito verso la preside - "che non ripeterò! Nemmeno adesso! Siete i grandi, avete sicuramente capito quale. Dicevo, questa signora dice che sono degli schifosi" - pausa - "parolaccia, e gli dovrebbe essere impedito di mostrarsi davanti alle scuole."
"E tu?" - ma già intuivo.
"Io mi sono fermata e le ho urlato una brutta cosa..." - adesso abbassa la testa.
Guardo la preside.
"Cosa ha detto?"
"Ha detto che se ci fosse una legge così stupida la prima a dover essere cacciata sarebbe lei e la sua faccia da stronza."
Evita di sorridere!
Pensa a Jar Jar. Ricorda le umiliazioni da bambino. Pensa alla Bombazzi che la faceva girare come fosse allenata da Guardiola ma a te non è arrivata mai, pensa a come ti hanno trattato da Leonix.
Non basta, sto sorridendo. E lo faccio orgoglioso.
Riprendiamo in mano la situazione, sono dentro un ufficio e sono stato richiamato per questo.
Serio.
Molto serio.
Dannatamente serio, direi anche incazzato.
Raduno a me le legioni infernali e parlo.
"Senta, non venga a dirmi che sarà punita per questo perchè..."
Non arrivo nemmeno alla e di Senta. la preside ha un sorriso migliore, o peggiore, del mio.
"Non ci penso nemmeno. La signora ha, come può immaginare, alzato un putiferio prendendosela con Irene, spalleggiata da alcune amiche presenti, sarà contento di sapere che loro erano quattro e le persone dalla parte di sua figlia tutto il piazzale" - mano sul petto - "me compresa. Mi perdoni se l'ho fatta preoccupare, dovevo solo far vedere di aver fatto qualcosa per la parolaccia, tutto qui."
Mi tende la mano. E' calda. la stringo e mi trovo anche l'altra a circondare la mia.
"Sia fiero di lei."
Lo sono.
Usciamo dall'ufficio. Lei con il suo zainetto, io col mio.
"Sei arrabbiato per la parolaccia?"
"Sì, ti avrei preferito più creativa. Stronza è banale, su."
"Ero arrabbiata... davvero non ce l'hai con me?"
La guardo negli occhi e vedo la donna che sta diventando.
Mondo, ti sto consegnando una ragazza che non meriti.
"Irene, hai fatto benissimo, non bene, benissimo. I signori che hanno detto?"
"Nulla, sono andati via."
"Spero solo stiano bene."
"Papo, non potevo ignorare... la signora è stata davvero cattiva e ho visto le altre dire di sì alle sue cattiverie..."
"Irene, come dice la canzone, chi sei tu?"
"Un gatto."
"E un gatto...?"
"Padroni non ne ha."
"Tranne mamma. Fila in classe, forza."
E sorride.
E con lei il mondo.
Irene ha 12 anni.
Lo ha capito lei.
Non ci vuole molto, su."
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corallorosso · 4 years
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“Stanotte la mia ninna-nanna è stata il ribollire dell’ossigeno sopra la mia testa. Un suono in grado di mettere calma e paura allo stesso tempo.⠀ Intanto, in reparto, un signore continua a delirare spesso, con lamenti come “Madonnina mia aiutami tu!” o “Portatemi via da qui!”. Uno di quelli che qualcuno riterrebbe “non abbastanza produttivo” o “non abbastanza giovane e in salute” da essere riconosciuto come vittima di un virus reale, serio e bastardo, che prende tanto il fisico quanto la mente.⠀ ⠀ Stare in ospedale è un dolore che si moltiplica per ogni paziente che soffre con te. Un colpo allo stomaco continuo, uno struggimento che ti logora da dentro, giorno dopo giorno.⠀ Stai male per te, stai male per tutti quelli che riesci a percepire dalla tua stanza, ricucendo le loro storie in base ai pochi dettagli percepibili.⠀ ⠀ Nel frattempo in questi giorni non sono mancati commenti di odio nei miei confronti, pur non scrivendo niente se non l’articolo che avete letto su Repubblica, di personale testimonianza: la dimostrazione del fatto che non è proprio velocemente che usciremo da questa pandemia (oltre alla mia naturale dote nell’attirare, ormai in modo spontaneo, casi umani fatti di disagio e frustrazione).⠀ Quando starò bene, perché tornerò a stare bene prima o poi, ci sarà tempo e modo di analizzare anche questo, ribaltandolo con una contro-narrazione positiva che spinga alla tutela delle persone attraverso la scienza e la medicina, e non certo con le chiacchiere da bar senza alcun fondamento.⠀ ⠀ A questo proposito, voglio mandare un abbraccio a Claudia Alivernini, la prima infermiera vaccinata contro il Covid allo Spallanzani, costretta a chiudere i social per gli insulti ricevuti, figli della barbara stupidità che sta minando la salute pubblica, fregandosene di quella sofferenza che sto in parte toccando e che sento fortemente toccare adesso.⠀ ⠀ Adesso però torno ad occuparmi di me. Non c’è stato un peggioramento, per fortuna, ma i sintomi continuano, difficili e faticosi.⠀ Grazie al personale che sta rendendo più sicura possibile questa mia “esperienza”. E grazie ai vostri pensieri costanti, e per aspettare con me di tornare a respirare. Tutti insieme”. Iacopo Melio
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reallybadfeeling · 4 years
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FF Reclist del 2020
Sono tornata a postare su questo blog al solo fine di lasciare questa lista a caso di ff che ho letto nel 2020 e mi son rimaste impresse? La risposta è sì. E Buon Natale a tutti, eh! 
Star Wars [Trilogia Sequel]  (let’s be honest, son quasi tutte Reylo)
The Trail Bride Link: https://archiveofourown.org/works/17454824/chapters/41100980 Questa Western AU è una di quelle fic che anche se ho letto a gennaio ci ripenso e *chef kiss*. Avete presente quel slow burn dove prima arriva il smut, poi l’angst e infine il momento di falling in love? Ecco, 160k di sabbia negli stivali che apprezzi sul serio.
Tie Your Heart to Mine Link: https://archiveofourown.org/works/16143359/chapters/37718534 Potrei dire “chissene del p0rn” per questa storia perché GUYS, LA TRAMA IN QUESTA FF È PURE GOLD! Non solo c’è Rey che si spaccia per una dei Knights of Ren, ma i Knights of Ren in questa ff sono tante cose. Che poi aggiungiamo al mix jealous Kylo e… CIAONE! Mi son riletta i 147k+ di questa ff due volte quest’anno.
They Don’t Have A Word For What We Are Link: https://archiveofourown.org/works/17867792/chapters/42167327 Dicevo sopra dello slow burn? Ecco, FORGET ABOUT THAT. Questa è smut con contorno di trama. Sono 183k di Rey e Ben che fanno zozzerie? YEP. Ma se lo smut trascina la trama e far trasformare Kylo in Ben… WIN WIN AS FAR AS I’M CONCERNED!
The Termination Link: https://archiveofourown.org/works/20834045/chapters/49526072 Okay, NON consiglio questa storia ha chi ha problemi a leggere di gravidanze e aborti. Che fa sembrare questa ff molto più edgy di quel che è in realtà. Però è la ff con cui son stata introdotta alle Nightsisters prima ancora di sapere cosa fossero, AND I FELL IN LOVE WITH THEM! Che posso farci, ho un debole per i villain! E questi 62k in un paio di giorni si leggono NO PROB.
The DILF of Disneyland Link: https://archiveofourown.org/works/21535246/chapters/51335782 A dimostrazione del fatto che NON leggo solo long, questa cosina da 13k! Perché ci vuole anche un po’ di crack nella vita e questo è mild crack di quelli di qualità honestly
Gross Breylo (series) Link: https://archiveofourown.org/series/1246199 Avete mai avuto quella sensazione di “can I have more Ben? More Kylo”? Ecco, questa serie è quel guilty pleasure perché ci sono Ben, Kylo e Matt. In un sandwich di tutti i più comuni kink (e pure alcuni un po’ meno) con Rey nel mezzo (e a volte pure senza di lei cause why not?). Sooo conta come incesto o self-incest? Who know? Who cares?
Savage Beauty Link: https://archiveofourown.org/works/20921171/chapters/49735226 Lo ammetto, nonostante siano solo 77k, questa ci ho messo più del dovuto a leggerla. Plot heavy soprattutto verso la seconda metà, ma come detto ho un soft spot per i villain. Rey che per Kylo passa al Dark Side. Non vi rovino il finale, ma assolutamente vale la pena di buttarci energie (anche se rallenta dopo un inizio più accattivante).
The Wedding Necklace Link: https://archiveofourown.org/works/22513729/chapters/53796988 In generale non solo una fan dei rewrite o delle fix-it che seguono la trama di TROS. Ma questa storia ha un pretesto di trama così scemo e prometteva il tipo di happy ending che piacciono a me (quelli in cui la Reylo figlia)... 40k di fluff e silly crack spacciato per cose serie.
Pillow Talk Link: https://archiveofourown.org/works/20405317/chapters/48401371 Non sono una grande fan del tag “space virgins”. Anzi, non ho mancato di dire più volte quanto spesso mi irriti. Ma questi 93k di Rey e Ben in denial mentre son costretti a condividere il letto più sì che no? Awkwardness senza esser cringe. Che è sempre un requisito per quanto mi riguarda.
Supreme Leader & Last Jedi: Caught in the Act!!! CLICK HERE Link: https://archiveofourown.org/works/21798247/chapters/52015984 Ogni tanto ci vuole anche del porn for the sake of porn giusto? Ecco, questi 11k sono esattamente quello. Con un pizzico di crack che, you guys, dovreste aver capito che ho un soft spot per le scemate, no?
H.O.A.cus Pocus Link: https://archiveofourown.org/works/26955406/chapters/65788996 Una modern!AU di con Ben vicino rompipalle per motivi del tutto idioti? Enemies to lovers vecchio stile? 21k di kinda crack but also not? Eh… Sentite, ero in vena di qualcosa di meno plot heavy sotto halloween. E questa mi ha decisamente messo un bel sorriso in faccia.
Star Wars Rebels
(let’s be honest, son tutte Kalluzeb)
A Safe Haven Link: https://archiveofourown.org/works/25758262/chapters/62554666 Honestly, non mi aspettavo di divorarmi 146k di Kallus che si abitua alla vita da ribelle. But guess what? That’s what I did. C’è anche un seguito scritto giusto qualche giorno fa, ma è una roba breve. Anyway, sta ff mi ha uccisa di brutto, facendomi amare un botto di personaggi secondari. Scritta bene you guys. Vedetevi Rebels solo per shippare Kalluzeb e leggervi questa.
Come in from the Cold Link: https://archiveofourown.org/works/24562042/chapters/59820526 Welp, diciamo che dopo aver letto la ff precedente ed esser tornata al tag, mi son accorta che questa autrice aveva prodotto altra robina. E son inciampata in questa AU con Kallus che viene salvato dai ribelli. E poi c’è tutto un arco in cui Kallus cerca di redimersi che *chef kiss*. Ci sarebbe pure un seguito, ma mi puzzava di angst di quelli pesi ma pesi di brutti, e mi pareva di capire dai tag che ci sarebbe stato some kind of time travel fuckery. Quindi mi son accontentata di questa.
Dream Walking Link: https://archiveofourown.org/works/23857447/chapters/57341344 62k di due patate che più enemies to lovers di così si muore. Also, soulmates!Au… I mean, come puoi dire no? Con loro sto trope è proprio la morte sua. (ed è la stessa autrice delle due fic precedenti. Quindi you guys, assicuro che è scritta bene. The feels are strong.)
Purple heartstrings Link: https://archiveofourown.org/works/27454297/chapters/67118188 Ho detto che la soulmates!Au con loro è una trope che adoro? Ah ecco… Beh, questa mi è quasi dispiaciuto fossero solo 16k. Perché seriously, Kallus è ancora più patata. E adoro la famiglia Kallus che ci ha buttato come original character l’autrice. Son tutte patata e I WANT MORE! 
When You Pry it From My Cold, Dead Chest Link: https://archiveofourown.org/works/16373723/chapters/38320103 Okay, lo ammetto, ero entrata in un loop chiusissimo di soulmates!AU con la Kalluzeb. Ma son letteralmente una meglio dell’altra e tutte con il loro twist. Questa ad esempio sono 43k di feels distrutti di brutto perché l’enemies to lovers in questa ff è SO STRONG! Like, passatemi sopra con l’asfaltatrice e poi rompete tutte per trovarmi sotto ancora morente causa feels. 
Star Wars [trilogia prequel] (let’s be honest… Ah no, a sto giro ci son 2 ship! *surprised pikachu meme*)
Well It Goes Like This Link: https://archiveofourown.org/works/23977453/chapters/57673405 Avevo bisogno di good parent Anakin you guys. Non mi aspettavo però di trovare 62k di Anakin good parent di un gruppo di younglings invece che di Luke e Leia. But guess what? Mi ha scaldato il cuore lo stesso. Perché ALL OF THE FUCKING FEELS! Questa è una di quelle storie che finiscono apertissime e per cui vorresti da morire un seguito perchè JUST TOO SWEET! (E per chi ha visto Clone Wars e Rebels ci son anche cose che fan fangirlare di brutto. E ciaone.)
i grew up here till it all went up in flames Link: https://archiveofourown.org/works/23473327/chapters/56276515 I mean, di questa ff potrei pure dire soltanto 30k di Anakin che si fida di Obi-Wan e Padmé invece di farsi fregare da Palpatine. Also, baby!Leia e baby!Luke adorable as fuck, domestic fluff che please yes, Anakin vestito superfashionable and rocking it. Che altro devo dirvi you guys?
Master Mine Link: https://archiveofourown.org/works/22209502/chapters/53027014 De-aged Obi-Wan diventa il padawan di Anakin. E ovviamente Obi-Wan ha una huge crush immediata. CAUSE, YOU KNOW… Pensieri inappropriati, that’s a thing teeneagers have! No, sul serio, questa ff è proprio sul confine dell’under-age e delle dynamics fottute a bestia… Ma young Obi-Wan è just too sweet! (Also, sta ff conferma che per quando è affiancato a Padmé il fluff e l’angst la fanno da padroni. Se però è Obi-Wan il love interest… NOPE, FUCK THIS SHIT, GIVE ME THE INAPPROPRIATE PORN! XD C’ho problemi).
With a Warm and Tender Hand Link: https://archiveofourown.org/works/6054904/chapters/13881241 Vi sto per caso consigliando 38k di puro angst e porn? YES. Yes, that is what I am doing. Niente, cosa posso dire a mia discolpa? Che ho un soft spot per questi due che dopo essersi girati attorno per anni ammettono finalmente che si amano in modo completamente fottuto per poi fottere come ricci per rendersi conto suddetti sentimenti incasinati in realtà son racchiusi in una ammissione di demolezza e amore? … … … HO PROBLEMI. Ma la ff è super sweet in the most sexy way.
The Witcher (let’s be honest, son tutte Geraskier)
An All-Consuming Creature Link: https://archiveofourown.org/works/23408935/chapters/56101345 Questa è quella long infinita (163k) con una botta di angst, perlopiù Jaskier centric, in cui non solo c’è una trama al bacio, ma Geralt canta e l’autrice della ff ha scritto e composto musica! E è linkata you guys! Questa ff ha davvero tutto! Ho già detto Geralt che canta? Ecco, perché non importa che a un certo punto iniziate a chiedervi “WHY AM I EVEN READING THIS?!” La risposta è GERALT CHE CANTA PER JASKIER! (Ma poi l’angst potente e il modo in cui finisce *chef kiss*)
You Can’t Be My Sugar Daddy, We Don’t Even Have Sugar Link: https://archiveofourown.org/works/23075560/chapters/55199137 Il vero titolo di questa storia dovrebbe essere “Cause Geralt deserves nice things!”. Honestly, questi 50k non vi renderete neppure conto di averli letti. Si naviga nel fluff, nel crack e soprattutto nei feels!
The Smell of Heartbreak Link: https://archiveofourown.org/works/22776946/chapters/54427231 Niente, passiamo all’estremo opposto con questa ff. Se avete voglia di TANTO angst, fatevi un po’ una nuotata in questi 60k di Geralt e Jaskier che cercano di riparare la loro relazione. Il tutto con un contorno di maledizione random perché WHY NOT?!
If We Must Starve (Let it be Together) (series) Link: https://archiveofourown.org/series/1706485 Di solito non consiglio cose in corso. Mainly perché leggo solo complete. Ma questa ne vale la pena tantissimo. Al momento è appena sotto i 90k, e gli aggiornamenti della fic ancora in corso son sporadici. Ma se volete la cosa di “Geralt deserves nice things” pompata e ampliata a tutti i Witcher, THIS IS THE SHIT FOR YOU!
The Courting Season Link: https://archiveofourown.org/works/23708941/chapters/56928121 47k di fluff con Geralt che cerca di esser romantico e quello che è totalmente oblivious è Jaskier? YAS PLEASE! Seriously, sweet as fuck fluff con un pizzico di feels che è semplicemente *chef kiss*
To Understand Love Link: https://archiveofourown.org/works/24128269/chapters/58090600 Che posso dire? I’m a sucker for God!Jaskier. Questa è solo una delle ff in lista con quel tag, ma giuro, questi 53k valgono la pena. Tanto angst e BAMF Jaskier e personaggi originali che li adori a prescindere!
I’ll Be Your Voice Link: https://archiveofourown.org/works/25129009/chapters/60884227 Non so se son l’unica, ma… Geralt e Jaskier che crescono Cirilla? I like that. Ora, aggiungeteci anche bambino salvato a caso da Geralt! ESATTO! Una botta di fluff e angst e… I CAN’T EVEN! 36k che ho divorato in 2 giorni nonostante fossi occupata con lavoro quando l’ho trovata! (Ma c’è pure Jaskier che non è propriamente umano… RAGA, COMBO DI TAG per quanto mi riguarda!)
Detroit: Become Human (let’s be honest, son tutte 900Reed)
One does not simply say “I love you” (series) Link: https://archiveofourown.org/series/2051340 Ho un debole per le patate sceme? YUP. Quindi cosa vi aspettate?! Dovevo consigliare almeno una 900Reed. Non ne ho lette tantissime quest’anno, ma questi 60k totali son fluff e p0rn che val la pena.
/all the gun fights/ and the limelights/ [and the holy sick divine nights] Link: https://archiveofourown.org/works/19822831/chapters/46936537 Un titolo infinito per 85k di reverse!AU in cui alla fine fine ste due patate restano broken AF. Consiglio se volete trama e tanto angst e traumi di quelli pesi e… Ho menzionato due patate che si innamorano? Ah no?
chaos looks good on you Link: https://archiveofourown.org/works/24575989/chapters/59354422 Penso sia chiaro che ho un soft spot per le enemies to lovers. Questa è una di quelle super sweet. In particolar modo per colpa di RK900 che cerca di creare rapporti umani quando è convinto che tutti funzionino solo in pattern prevedibili e l’unico punto di chaos sia Gavin.
Despite It All Link: https://archiveofourown.org/works/26151949/chapters/63628915 Tecnicamente uno “spin-off” di una HankCon, questa soulmates!AU mi ha spezzata tantissimo causa angst e cretini in denial. Poi tra Gavin che è un pozzo di issues e 900 che è una patata supersoft… yeah, decisamente 50k di ALL OF THE ANGST!
Teen Wolf (let’s be honest, son tutte Sterek)
spiderweb of lies Link: https://archiveofourown.org/works/17212451/chapters/40474175 Ho un soft spot per i pg grumpy dal passato tragico che hanno cose belle nella loro vita. E mi mancava il fandom di Teen Wolf e son inciampata in questi 54k di Stiles che finalmente si accorge di quanto tossico sia Scott e rimette le cose a posto. Non è la best ff ever, honestly, ma c’è badass!Stiles. E non so dir di no a badass!Stiles (Ha pure dei seguiti, ma honestly dopo aver letto il primo I got tired of it all.)
What Goes Around Link: https://archiveofourown.org/works/13560651/chapters/31118688 Ecco, badass!Stiles è uno stile di vita se non era già chiaro. Questa ff porta la cosa all’estremo e lo trasforma in un cold blooded assassin. And I STAN THIS. In particolare perché c’è un Peter scritto benissimo in sta ff e… FIGHT ME, OKAY?! Ma poi tratta la moralità dei grey heroes tipo The Punisher… Yeah, 71k che non posso che consigliare (anche se l’inizio sembra slow)
I’d Do Anything (for you) Link: https://archiveofourown.org/works/20821298/chapters/49494104 Sempre sulla falsariga del badass!Stiles e dell’uccidere gente “for the greater good”, questa roba di 46k ha direttamente Stiles che parla con il nemeton. Ed è kinda un necromante but also not. Sta ff è in generale una delle Sterek migliori che ho letto negli ultimi anni. Principalmente perché ha un botto di tag che adoro. Quindi magari son di parte.
Critical Role (let’s be honest, son tutte WidowFjord)
now my charms are all o’verthrown Link: https://archiveofourown.org/works/23364643/chapters/60220915 Questa storia è l’unica long di Critical Role che ho trovato e ho letto fino alla fine. Quindi OF COURSE è finita con un cliffhanger. DANG IT! Sto ancora aspettando che sia finito il seguito perchè WORTH IT! 85k di pirate!AU? YAS PLEASE! Are you fucking kidding me?!
Definitely not a romantic sub-plot (series) Link: https://archiveofourown.org/series/1339861 Tecnicamente questi 21k son una rilettura di qualcosa che ho beccato l’anno scorso. Ma che io l’abbia riletta dovrebbe dirvi che è adorabile. E per chi mi conosce sa che non sono una fan del RPF, ma qui honestly Liam e Travis non sono davvero una romance, son più due scemi che fan gli scemi come il resto del gruppo. E ADORO l’alternarsi tra l’RPF e il gruppo che è in-game e fa cose ADORABLE AS FUCK!
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lamomodicecose · 4 years
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E’ questione di dimostrare
Buon pomeriggio a tutti!
Siete contenti che siamo in zona rossa eh, ditemi la verità!
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Un po’ di DAD di quà, un po’ di profumo di quarantena di là, un pizzico di rosso peperoncino che ci da il tocco giusto al mix insalatissime del cazzo da gustarci oggi in questo giovedì che sembra sia invece solo martedì.
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Cazzo, sono sincera e lo voglio urlare: NON MI SOPPORTO PIù.
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Sì non sopporto più me stessa, lo specchio, i miei impacchi anticellulite, impacchi per i piedi, maschee per il viso che ormai è martoriato dall’ansia di DAD per bambini della scuola dell’infanzia, e con qualche accenno di ruga e brufoletti da stress per risolvere problemi intorno a me e vicinissimi a me... persone addosso e persone che sono distantissime e insomma...non so più sopportare nulla.
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E poi come faccio se non mi sopporto più?
Per non parlare della creatività illustrativa che manco si manifesta in questo periodo, ci mancherebbe, come per dimostrarmi che alla fine non sono più capace di fare un cazzo, dopo un anno di “Stiamo in casa” e “Andrà tutto bene!”. Un ebete. Sono diventata una bellissima ebetina domestica.
Potrei metterlo sul curriculum.
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Ad ogni modo, tra un caffè e mille pensieri che mi prendono ogni giorno come se fossi un boomerang c’è una parola tra tante che mi martella nella testa proprio oggi.
Ci sono stati tanti momenti che ho sempre fatto cose, sbrigato faccende, eseguito comandi, mi son mossa come una pedina di una scacchiera (sempre come un ebete, ricordatevelo!).
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In fondo siamo tutti pedine che si muovono per cercare di fare scacco matto...
ma scacco matto a chi? Di cosa? Perchè?
Eppure sento in voi una grande vogliad i dimostrare che avete il mondo in pugno. Cazzo vi voglio abbracciare.
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Ah no, non si può, solo gomitino! Scusate. Statemi lontani 1 metro. Ma facciamo anche 2...facciamo che vi levate dalle palle.
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Vorrei davvero oggi parlare della parola che vi dicevo prima che tanto mi da un nervoso incredibile: dimostrare.
Vediamo cosa dice il dizionario:
“Rendere evidente con fatti o prove certe, confermareEsprimere in modo chiaro e inequivocabile (spec. riferito a sentimenti, stati d'animo, ecc.); manifestare; Fare una dimostrazione pubblica, manifestare, protestare; Rivelarsi mostrando le proprie qualità buone o cattive, i propri sentimenti; Risultare, svelarsi. “
Ok, e fin quì forse lo immaginavamo. E’ una sorta di mi tiro fuori, mi spoglio, faccio l’esibizionista e corro nuda per strada...
no, forse quello ancora no. Ma ci siamo intesi.
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Dimostrare che siamo persone fuori dagli schemi, dimostrare che siamo persone che se diciamo una cosa la facciamo anche a costo di risultaer ridicoli, dimostrare che siamo più bravi con le parole di altri, dimostrare che mastichiamo filosofia con un selfie, dimotrare che siamo belli e impossibili, dimostrare che stravolgiamoci per stravolgere è l’unica via, dimostrare il dimostrabile già dimostrato. Dimostrare che sorridere e basta perchè tutto si risolve con uno big smile hello world hashtag felicità forever è l’unica via sennò eh insomma, dai , non mi sorridi, cos’è quella faccia lì da ebete eh?
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Ma chiedo per un amico: a chi lo dovete dimostrare? Vi pagano?
Io vi ammiro quando fate tutto questo, perchè ne siete capaci e lo imparate ad una velocità che nemmeno un master appena preso.
Vi ammiro molto...ma vi faccio una proposta alternativa, dato che amate dimostrare...
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Non dimostriamo un cazzo. Per un giorno.
Dimostriamo che non dimostriamo.
Che non ne abbiamo voglia, che non ci interessa niente e nessuno.
Cambiamo un po’.
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Non dimostriamo nulla.
Anche questa è una questione di dimostrare.
Secondo me ci si sente più leggeri.
altrochè dieta.
Anzi, ora che ci penso mi è veuta un po’ fame.
Vado a mangiarmi due lamponi, e dimostro al mio stomaco quanto sono buoni!
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marikabi · 4 years
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Occhi cadenti, ovvero della “prudicizia”
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Per i dettagli dei fatti di cronaca, rimando alle notizie abbastanza note e diffuse, anche perché è argomento succulentemente prudico (mi si conceda questo neologismo, mix di pruderie e pudicizia).
Mi riferisco alle vicende che hanno riguardato (ma non è ancora finita) la protesta delle liceali italiane (in particolare quelle del Socrate di Roma) e le loro colleghe francesi: unite nella battaglia contro chi vuole emendare gli usi ed i costumi sull’abbigliamento. Pare, infatti, che le minigonne e gli shorts favoriscano il proliferare degli sguardi lubrichi dei professori, pertanto va evitato un abbigliamento disvelante, in favore di abiti più contestualizzati.
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“Non è colpa nostra se gli cade l’occhio” si legge sul cartello (virale in web) preparato dalle ragazze.
Giusto. Siamo uomini, non animali, e dobbiamo educarci a non far cadere l’occhio su scosciamenti e scollature. Tuttavia, se pure il Vespa nazionale (celebre l’episodio della ‘caduta dell’occhio’ sulla scollatura della scrittrice Avallone) indulge nella lubrica pratica, vuol dire che l’etologia ha (ancora) la meglio sulla cultura.
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In altre parole, la cultura attuale, anch’essa, ha i suoi cedimenti.
Ma voglio prenderla alla lontana, se avrete la pazienza di seguirmi. Cominciamo scomodando l’etologia.
Gli animali sono esperti in richiami sessuali. Essi consistono in una vastissima gamma di colori, grandezze, movenze, canti, odori che attirano sessualmente gli esemplari all’interno di specie e razze. Ci sono uccelli che mettono in mostra piumaggi spettacolari e innescano danze stupende. Così anche molti insetti e pesci. I mammiferi, oltre alla grandezza fisica che innesca lotte sanguinarie tra pretendenti, puntano sulle secrezioni ormonali: un leone fiuta nell’aria l’estro della leonessa, per esempio. Gli uomini non sarebbero insensibili ai feromoni (che peraltro non hanno odore).
Anche tra i Sapien(te)s (che è la specie nostra, cioè di tutti gli uomini sul pianeta Terra, unica sopravvissuta tra le sette linee originate dall’homo erectus: Neanderthal, Denisova, Soloensis, Rudolfensis, Ergaster, Floresiensis e Sapiens, appunto), è attiva questa primitiva caratteristica relativamente al richiamo e all’attrazione sessuale, solo che noi non abbiamo piume da dispiegare e pochi di noi sanno danzare mirabilmente. La cultura e il raziocinio hanno messo fine alle lotte per la conquista delle femmine, da trascinare per i capelli, come vuole l’iconografia popolare. Ci siamo sviluppati ed evoluti. 
Uhm. È davvero così?
A che cazzo è servita la Civiltà se siamo ancora animali in preda dell’etologia, se continuiamo a dare per scontato che i maschi dei sapien(te)s non resistano ai decimetri di pelle femminile nuda. (E i quadri di nudo? Che turbamenti arrecano? E gli espliciti dipinti di nudo di Guttuso - oltre i quali c’è solo un’ecografia transvaginale, ma in tal caso cambia il contesto e addio scandalo -  provocano?)
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Oggigiorno, i richiami sessuali sono altri, ma tutti passano per l’aspetto esteriore: abbigliamento, acconciature, make up e accessori. Anche la dimostrazione della ricchezza (che sta da sempre per ‘partner più adatto’), prima che dalle auto di grossa cilindrata e/o gli yacht e la servitù e i castelli, passa per l’abbigliamento (accessori compresi), il quale - culturalmente parlando - è un potentissimo messaggio non verbale.
Per sommi capi sapete già cosa aspettarvi da un ipertatuato con sopracciglioni rasati, orecchinato, in sella ad uno scooterone truccato. Sapete già con chi avete a che fare se vi si para davanti un pallido occhialuto un po’ goffo. E cosa ci comunica una minigonna o un paio di shorts? Inoltre, il messaggio cambierà se a mettere una minigonna sarà una donna, una agée o addirittura un uomo.
Insomma, noi comunichiamo attraverso i paramenti: più sono lussuosi/vistosi/osé/stravaganti più destano attenzione e in qualunque caso disvelano di noi. L’abito fa il monaco, dunque.
L’abbigliamento femminile è sempre stato un cruccio umano lungo il percorso della Civiltà. Se appena appena guardiamo all’ieri della Storia, ci dovremmo mettere tutte il burqa. (Ma se lo facessimo - vedi Silvia Romano - le polemiche e le proteste sarebbero parimenti veementi.)
Anche una caviglia diventerebbe innesco di guerre ormonali negli uomini, come durante il vittorianesimo, quando si coprivano le gambe di mobili e tavoli per non istigare parallelismi peccaminosi con le caviglie delle donne. Un po’ tutte le culture e le religioni hanno di queste fisse sugli abiti delle donne. Gli ebrei ultra ortodossi rapano a zero le chiome delle neo-mogli e le costringono a indossare parrucche (vi consiglio, sul tema, la mini serie Unorthodox, su Netflix) oltre a tantissime altre restrizioni. Vogliamo fare la lista delle coercizioni cattoliche?
Il proibizionismo non ha mai risolto niente.
Poiché non è mia intenzione innescare ulteriori polemiche, ho scomodato anche la Sociologia, grazie ad uno dei più innovativi studiosi del comportamento umano, Erving Goffman. In un suo saggio (Il comportamento in pubblico, Einaudi), lo scienziato affermò che non solo non si può non comunicare, ma che si comunica con tutto, non unicamente con le parole: silenzi, pause, gesti, sguardi, fattezze e abiti sono loquaci, spesso più delle stesse parole esplicite.
Prendete una situazione banale (che certamente avrete avuto modo di notare anche nella nostra piccola città) che altrove colpì pure Goffman: chi ritorna dalle vacanze al mare pretende di poter vestire [meteorologia irpina permettendo, NdA] come se fosse sulla rotonda di un lido, con infradito, ciabatte, prendisole, bermuda e canotta. Insomma, si va fuori contesto, il Nostro lo chiama conflitto di definizione della situazione.
Cosa comunica un tizio o una tizia che vestono in cotal guisa mentre attraversa il Corso principale? Nei fatti essi sono alquanto dissonanti e li guardiamo quasi automaticamente con raccapriccio e sospetto, nella misura in cui destabilizzano l’ordinamento comportamentale urbano, il quale richiede - per essere conosciuti, conoscibili, prevedibili e ritenuti inoffensivi - l’adeguamento a canoni di abbigliamento e di gestualità (non invasive) ben precisi, adatti ai luoghi.
Ci sarà un motivo se sugli inviti alle cerimonie inseriscono anche l’obbligo di un abbigliamento particolare. Esistono dress code per gli stadi come per i luoghi di culto, per la Scala e per il Parlamento, per il Quirinale e le sale da ballo, per le palestre e le orchestre. I bohémiens e gli hippies si riconoscevano dall’abbigliamento, i punkabbestia e i paninari pure. Il grunge ha fatto della camicia di flanella a quadri e i pantaloni cargo i suoi vessilli. Sono regole non scritte, ma ben riconosciute e parlano alle comunità.
Non stupitevi, una comunità, sempre secondo Goffman, si regge sulla cosiddetta ‘inattenzione civile’: incrociando gente per strada, le s-guardiamo per qualche secondo e stabiliamo che sono, tutto sommato, occhèi per la nostra sicurezza. È una prassi connaturata con il sapiens, la eseguiamo continuamente. Fateci caso qualche volta, mentre camminate tra la gente. Ma se così è, perché una minigonna farebbe, invece, soffermare lo sguardo? Laddove le minigonne e gli shorts sono oramai l’uniforme delle ragazze.
Sempre Goffman: “Di solito cioè, quando si è in presenza d’altri, c’è l’obbligo di fornire un certo tipo di informazioni e di non produrre impressioni diverse, così come si può prevedere che anche gli altri si presentino in un certo modo. Si tende a trovare un accordo non solo sul significato dei comportamenti visibili, ma anche sui comportamenti che si dovrebbero esibire. L’individuo può dunque smettere di parlare, ma non può smettere di comunicare attraverso l’idioma del corpo; egli deve dire o la cosa giusta o la cosa sbagliata; non può non dire niente. Paradossalmente, il modo in cui può dare il minor numero d’informazioni su si sé - sebbene anche questo indichi qualcosa - è adeguarsi e agire come ci si aspetta debbano agire persone del suo tipo. [...] Uno studente universitario che entra in classe con la barba lunga e in calzoncini corti o una ragazza che entri con i bigodini in testa dimostrano una mancanza di rispetto nei confronti del contesto. [...] Un’improprietà di comportamento nei confronti della situazione può comunicare a quelli che vi assistono, giustificatamente o no, il fatto che colui che agisce è alienato non tanto dal raggruppamento, quanto dalla comunità o dalla istituzione o dagli amici o dalla conversazione. [...] Quando si trova in presenza d’altri, l’individuo è guidato da un sistema particolare di regole definite proprietà situazionali. Queste regole controllano la distribuzione del coinvolgimento dell’individuo nella situazione, espresso mediante un idioma convenzionale di segnali comportamentali.”
In altre parole, le ragazze indosserebbero abiti ‘non convenzionali’ per l’istituzione scolastica poiché terrebbero di più all’appartenenza al gruppo degli adolescenti, parlando - mediante gli abiti - l’idioma situazionale proprio di quel gruppo. Ciò potrebbe significare anche uno scadimento dell’istituzione, che non merita più quel rispetto finora collettivamente dimostrato anche da una certa temperanza dell’abbigliamento (e da un maggiore rispetto della classe docente da parte di genitori, media e politica, diciamocelo).
Ricordiamoci che Aldo Moro manteneva giacca-e-cravatta sulla spiaggia perché il decoro pubblico di un uomo politico era trasversale ai contesti: rispettava la sua missione anche in ambienti in cui ci si poteva rilassare. Esattamente il contrario dello stridore comportamentale di certe panze (e/o chiappe) parlamentari nei vari papeete.
Ora dovremo stabilire se le ragazze che mettono gli shorts e le minigonne abbiano scambiato un luogo per un altro, ovverosia se le ragazze siano in conflitto con la definizione della situazione: a scuola, come ci si dovrebbe vestire per essere ritenuti adeguati, credibili, innocui? Ci si deve normativamente adeguare alla più vasta categoria delle teenagers, cioè, mettendo shorts e toppini striminziti o è preponderante il ruolo di studentesse all’interno di una onorata-quasi-sacra Istituzione, quale è (o era?) la Scuola?
Tempo fa, a scuola ci si metteva il grembiule. Alcuni Istituti (specie all’Estero) impongono tuttora le divise. Non mi piaceva il grembiule nero delle medie, però, col senno di poi, ad essere uguali nell’abbigliamento, ovverosia a quasi parità di comunicazione non verbale, diventava più immediata l’emersione delle personalità brillanti. Poi, al liceo, liberate dal grembiule ci ingarellammo (quasi) tutti a chi vestiva meglio e coi i marchi più quotati, che alla fine la personalità divenne solo una questione di costruzione d’immagine. L’outsider, il maverick - perché c’è sempre e per fortuna un maverick - non aveva fascino. Ora, pretendiamo tutti di essere egregi (fuori dal gregge, cioè) senza essere davvero delle singolarità.
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Dunque? Dopo questo pippone, non ce la dai una risposta, Marika?
Una risposta ce la dà Franco Basaglia. In una post fazione al testo di Goffman citato, il riformatore della psichiatria italiana ebbe a scrivere: “Norme, regole, moduli di comportamento o schemi di condotta, delimitazioni di ciò che è lecito, adatto, adeguato, opportuno, corretto o conforme, scandiscono, definiscono e danno significato alla nostra vita quotidiana. Meglio: determinano e creano il significato della nostra vita quotidiana. Ogni atto nasce sotto il segno del ‘si deve’ o ‘non si deve’, in nome di una realtà sociale che bisogna rispettare. Nel rispetto della libertà altrui, c’è la nostra libertà; nell’accettazione della regola generale il benessere del singolo e della collettività; nell’adattamento alla norma comune la garanzia di una convivenza civile. [... Tuttavia], una regola che non risponde a un bisogno non può agire che come strumento di sopraffazione e, quindi di controllo, sul gruppo di persone cui viene imposta, proponendosi come una categorizzazione astratta che non trova giustificazione se non nell’imposizione e nelle sanzioni implicite per chi non vi si adegua.”
Le regole (in questo caso sul decoro dell’abbigliamento che viene chiesto in alcune scuole) servono alla sopravvivenza dell’istituzione, al mantenimento della sua credibilità e della sua autorità, ma, nel caso di specie, trattandosi di mondo femminile, sono potenziate dalla combinazione con l’incapacità culturale di abbattere le pulsioni etologiche e di cambiare l’anacronistica antropologia imperante. Usi e costumi - e loro significati contestualizzanti - cambiano, ma non certe ‘fisse’.
L’unica discriminante che vorrò sempre precisare si trova tra l’eleganza e lo stile e tutto il resto. Poi, ognuno vesta come vuole.
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calimesblog · 4 years
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Nelle grinfie dell’orso
Fandom: Psychic Detective Yakumo Characters: Yakumo Saito, Kazutoshi Gotou Rating: T Summary: Un giovane Yakumo viene portato alla stazione di polizia in cui lavora un altrettanto "giovane" Goto. Il ragazzino è malconcio e parecchio restio ad aprirsi con il poliziotto che, tuttavia, gli impone di fermarsi fino alla fine del proprio turno per poter accompagnarlo di persona a casa. AO3
La stazione di polizia non era certo il suo posto preferito, non che lo fosse il tempio e nemmeno la scuola - ovvio. Se avesse avuto libertà di scelta sarebbe partito per l’Antartide: in fondo la compagnia dei pinguini doveva essere di certo più piacevole di… «Oh, chi non muore si rivede!» sghignazzò una voce roca. «Cosa hai combinato questa volta, Yakumo?» «Niente.» rispose il ragazzo evasivo con una scrollata di spalle. «E stai seduto dritto su quella sedia o cadi, stupido moccioso!» «Signor Goto, la smette di darmi ordini? Mi hanno portato a forza qui, io stavo tornando al tempio.» Yakumo iniziò a dondolarsi con la sedia. «Tutta colpa del suo collega che mi ha riconosciuto…» si lamentò. «Mi stai forse provocando?!» digrignò i denti il poliziotto, rompendo la sigaretta che teneva. Imprecando, buttò il mozzicone nel posacenere. «Posso andarmene adesso?» «No! Prima spiegami che diavolo è successo e poi forse ti lascerò andare.» Yakumo sospirò, si sistemò in modo composto sulla sedia e restio alzò il viso tenuto fino a quel momento fuori dalla visuale del poliziotto. Goto rilasciò un sibilo: l’occhio sinistro presentava una brutta macchia violacea, mentre sul labbro inferiore c’era del sangue ormai rappreso. Comprese subito perché la signora e il collega, che lo avevano portato lì, volevano chiamare un’ambulanza al più presto: l’iride rossa era ben visibile nonostante il gonfiore nascente della palpebra; perciò i due avevano supposto una qualche emorragia. «Accidenti! Chi è stato?» sbottò avvicinandosi per osservare meglio. «Hai messo del ghiaccio sopra?» Yakumo scosse la testa. «Te lo vado a prendere. Tu non muoverti, chiaro?!» se ne andò senza aspettare risposta. Yakumo si strinse nelle spalle, ripensando a ciò che era successo poco prima. Non era stata la prima volta, né sarebbe stata l’ultima, di questo ne era certo. La gente, semplicemente, non capiva. Perciò, non aveva senso che prima la signora che l’aveva portato lì e poi il signor Goto si preoccupassero così tanto delle sue condizioni. Per non pensare poi a come l’avrebbe presa lo zio! In ogni caso, sarebbe stato meglio tornare al tempio che stare lì: non gli piacevano le stazioni di polizia… «Toh! Chiudi l’occhio e metticelo sopra.» ritornò Goto con del ghiaccio sintetico e una pezzuola. «Ahio!» si lasciò sfuggire Yakumo per il dolore, quando sentì freddo sull’occhio pesto. «Che dice tuo zio Isshin?» Il ragazzo ignorò la domanda del poliziotto, interessato più a tastarsi il labbro per verificare se la ferita stesse ancora sanguinando e quanto effettivamente si fosse gonfiato. Il verdetto fu che le aveva prese, ma di questo ne era già consapevole. Forse aveva anche qualche livido… Sulla coscia destra di sicuro, dove l’avevano colpito con un calcio per farlo cadere rovinosamente a terra, e perciò anche sul sedere. Ma non era importante che il signor Goto lo sapesse, no? Smise di concentrarsi sulle ferite di guerra quando si sentì strattonare per il colletto della maglietta. Premette involontariamente col ghiaccio sull’occhio contuso. «Accidenti, signor Goto!!» sibilò protestando per la violenza con cui l’aveva afferrato. Ammutolì quando fissò i suoi occhi fiammeggianti di ira e di preoccupazione malcelata. «Non provare mai più a ignorarmi, Yakumo Saito.» Yakumo sapeva che quando il signor Goto usava il suo nome completo di cognome c’era poco da scherzare. Lo zio Isshin forse aveva ragione a dire che era piuttosto maturo per i suoi undici anni, ma il signor Goto lo trattava sempre come un moccioso – anche in quel momento. Agli occhi del poliziotto non era più il bambino che aveva salvato appena in tempo dalla follia della madre, ma uno dei tanti complessati ragazzi fermati per uso di droga che capitavano lì di tanto in tanto. Si sentiva come uno di loro: se fosse riuscito a giocarsela bene, avrebbe evitato lo strizzacervelli. «Ti ho chiesto cosa pensa tuo zio Isshin di tutto questo.» scandì il signor Goto a pochi centimetri dal suo volto, liberandolo. Yakumo ricadde sulla sedia più contuso e dolorante di quanto lo fosse stato pochi minuti prima. Potevano anche punzecchiarsi a vicenda con battutine anche piuttosto acide e scorbutiche, ma mai quando si trattava di argomenti seri e delicati. «Ti hanno picchiato di nuovo.» continuò il poliziotto in tono serio con le braccia incrociate al petto. Yakumo non si premurò neanche questa volta di rispondergli: era più che evidente. «Non è niente. A parte l’occhio nero, il labbro sta già guarendo.» disse calmo dopo qualche minuto di silenzio. Goto bofonchiò un’imprecazione sulla sua stupidità. «Cosa devo fare con te?!» si esasperò poi. «Niente. Si preoccupi piuttosto di sua moglie che lo ha abbandonato, signor Goto.» sviò Yakumo, sapendo che lui avrebbe colto la provocazione. «E tu come lo sai, piccolo impiccione che non sei altro?!» abboccò infatti Goto. «Le notizie arrivano e gli uccellini cantano.» sogghignò il ragazzo. «Adesso posso tornare al tempio?» «Adesso ti porto nel mio ufficio, ti metti a fare i compiti e aspetti che finisca il turno. Poi ti riaccompagno al tempio.» rispose alzando appena il pollice della mano in direzione dell’ufficio. Yakumo sospirò con irritazione. «Non sono più un bambino! E lei non è mio padre!» protestò con veemenza. S’incupì, abbassando la mano con cui teneva ancora il ghiaccio sintetico. «Non è neanche mio zio! Ma insomma, che avete tutti quanti??» scoppiò. Goto rimase ad osservarlo in silenzio, tranquillo, nonostante Yakumo si fosse alzato barcollando per un giramento di testa che non aveva previsto. Lasciò che gli si avvicinasse, che afferrasse il tessuto della maglietta della divisa, che lo stringesse con violenza nei pugni chiusi e sudati, che lo guardasse con disprezzo – No, con disperazione. Furioso come un animale in gabbia, ferito troppo profondamente, appesantito dal fardello di un “dono” non voluto. Quant’altra sofferenza, dolore, oscurità, avrebbero visto quell’occhio rosso? «La signora e il poliziotto che hanno voluto portarmi qui a forza, lei, mio zio!!» stava ancora urlando. «Io volevo soltanto essere lasciato in pace! Non è colpa mia se nello scantinato della scuola c’è l’anima di un bambino morto!! Che mi picchino pure, non mi interessa!! Loro non capiscono e neanche mio zio capisce!» Yakumo s’interruppe, sgranò gli occhi sgomento e indietreggiò, lasciando andare la maglietta del poliziotto. «Io sto bene. Sto bene!» tremò. «E… è inutile che vi preoccupiate per me!! Siete tutti degli stupidi!!» afferrò lo zaino ai piedi della sedia e con il ghiaccio ancora in mano corse a chiudersi nell’ufficio del poliziotto. Goto lo seguì con lo sguardo fino a quando non vide altro che la porta rovinata dall’usura e dallo sporco del proprio ufficio, – ufficio era comunque un eufemismo, perché uno sgabuzzino delle scope sarebbe risultato sicuramente più spazioso al suo confronto. Abbassò gli occhi sul pavimento incrostato qua e là di macchie di caffè, nicotina e altra sporcizia. Be’, l’indomani sarebbe stato giorno di pulizie, ma non era quello il punto. Si accarezzò il mento pungente di un accenno di barba con aria pensierosa. Cosa poteva fare lui se non quello che stava già facendo? Yakumo era ancora un bambino, troppo giovane e ottuso, nonché scostante e scontroso. Un ragazzo difficile l’avrebbero definito i colleghi – ed anche lui , ma prima di essere un poliziotto era un essere umano e in quanto tale si rifiutava di lasciarlo andare, di abbandonarlo. Certo, non poteva sostituirsi ai suoi genitori né a suo zio, che rispettava molto come persona. Sapeva che nelle mani di uno come Isshin, Yakumo sarebbe stato al sicuro. Certo, entro le mura del tempio, ma fuori? Fuori era esposto alla curiosità, al disprezzo e alla cattiveria della gente. Il mondo era troppo pieno di sé, le persone troppo egoiste ed egocentriche per curarsi di ciò che dicevano, che facevano, e delle conseguenze che avrebbero potuto provocare in un animo giovane ed ingenuo come poteva essere quello di un ragazzino di appena undici anni. Perché se Yakumo cominciava a capire quanto il mondo fosse crudele, ciò non giustificava il fatto che cadesse vittima di certe situazioni. Come quella appena accaduta: preso a suon di pugni solo per aver detto di aver visto un fantasma. La paura era davvero una brutta bestia. E poi, già a quell’età Yakumo mostrava un secco cinismo e un rifiuto totale di affetto – ne aveva appena data dimostrazione. Non andava per niente bene. Proprio per niente. «Maledizione!» imprecò a denti stretti, sbattendo il pugno sul legno della scrivania. Ci teneva a quel ragazzino. E sapeva che non avrebbe dovuto avere più contatti con lui – chi avrebbe voluto avere quel tipo di legame? Avere accanto la persona che ti ricordava la cosa più atroce che mai sarebbe dovuta succedere ad un bambino... Anche lui sarebbe fuggito disgustato. E invece, eccoli lì, a pochi metri di distanza e con una semplice porta di compensato a separarli. Non era riuscito a lasciarlo in pace, non dopo aver incrociato nuovamente il suo sguardo bicolore e averci visto la disperazione e una muta richiesta di aiuto. Con un sospiro stanco Goto si ricompose, passandosi una mano tra i corti capelli scompigliati. Andò al distributore dell’acqua per dissetare la gola secca e prese in considerazione l’idea di accendersi un’altra sigaretta. Almeno, si rincuorò, non è scappato via. Dalla tasca dei pantaloni tirò fuori il pacchetto di sigarette e ne prese una tra le labbra. «Dannazione!» si lamentò non trovando l’accendino. L’aveva dimenticato nell’ufficio.
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Due colpi secchi. «Ehi, Yakumo! Esci fuori che ti riaccompagno a casa!» gridò Goto per farsi sentire oltre l’ostacolo della porta. Il rumore che avrebbe dovuto sentire attraverso il compensato non arrivò alle sue attente orecchie. Forse era scappato dalla finestra? Naaah… O sì? Senza pensarci un secondo in più si affrettò ad aprire. «Yakumo!!» Subito i suoi occhi lo individuarono sdraiato in modo scomposto sull’unica comodità consentitagli in quella piccola stazione di polizia. La poltrona di un orrendo color marrone – a sentire sua moglie – non era stata sicuramente progettata per dormirci sopra, ma Yakumo doveva averla trovata davvero comoda, oppure era stato così distrutto da quella giornata, che ci si era addormentato così profondamente da non averlo sentito urlare. «Ma tu guarda…» mormorò con un mezzo sorriso. Yakumo era rannicchiato su se stesso: la testa su un bracciolo e le gambe a penzoloni sull’altro. La pezzuola e il ghiaccio sintetico, ormai sciolto e inutilizzabile, erano caduti a terra dove avevano lasciato una piccola pozza d’acqua. Sulla scrivania stavano tutti i rapporti e le carte che avrebbe sistemato l’indomani, perciò suppose che il ragazzo non avesse neanche aperto libro per tutte quelle ore. Gli si avvicinò. «Ehi, stupido moccioso. Svegliati, su!» lo scosse da una spalla. Yakumo mugugnò infastidito, socchiudendo appena gli occhi. Quando andò a sfregarli con una mano chiusa a pugno, si dimenticò di andarci piano con quello pesto e sussultò per il dolore e per la sorpresa di trovarlo più gonfio di quanto si fosse aspettato. Sbadigliò. «Avanti, torniamo a casa. Tutti e due.» Goto gli diede una piccola pacca sulla spalla. «Non è casa mia. È il tempio di mio zio.» puntualizzò Yakumo stiracchiandosi. «È casa tua, invece, testone. E farai bene a tenertela cara.» replicò Goto, aiutandolo ad alzarsi. Yakumo allontanò la sua grande e callosa mano, troppo orgoglioso per ammettere di aver bisogno di quella piccola gentilezza. Goto abbozzò un mezzo sorriso, alzandosi per mettere a posto il ghiaccio sintetico nel freezer e la pezzuola sulla scrivania. «Cosa fa adesso? È passato alla compassione?» chiese Yakumo in modo brusco, ricordandosi di cosa fosse successo qualche ora prima. «Ah, quanto fai il difficile, ragazzino!» Per ripicca Goto gli si avvicinò nuovamente e lo afferrò con entrambe le mani dalla vita sollevandolo di peso. Yakumo lanciò un urlo preso alla sprovvista e si affrettò a tenersi dalle forti braccia del poliziotto. Tenendolo sospeso sopra di sé e guardandolo dal basso verso l’alto, Goto sghignazzò. «Sei ancora uno scricciolo!» rise per la leggerezza del suo peso. «Mangi abbastanza?» «Eh?!» si indignò Yakumo, scalciando per obbligarlo a farlo scendere. «Mi metta giù! Signor Goto!!» Goto se lo caricò in spalla come un sacco di patate, prese la giacca della divisa e lo zaino di Yakumo e uscì dall’ufficio, chiudendo la porta a chiave. «Prima di andare al tempio, passiamo a mangiare qualcosa. Ho già avvertito tuo zio, mentre tu ronfavi nel mio ufficio.» rise. «Che ne dici di un bel cheeseburger? Con tante patatine e un bel gelato!» si entusiasmò ignorando palesemente le proteste e i pugni di Yakumo. «Un giorno la denuncerò per maltrattamenti!!» lo minacciò. Goto lo ignorò nuovamente, continuando a camminare con un ghigno divertito. Eh sì, voleva davvero bene a quel moccioso.
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serafinomariastagno · 5 years
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Ritorno ad Atlantide
Di Serafino Maria Stagno
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A Medika la nostra stanza è un rettangolo bianco, con grandi finestre a guardare un vecchio muro di mattoni. Appeso in una nicchia c’è un planisfero consunto, rosicchiato dal tempo. La carta lisa, scolorita in alcuni punti, fa affiorare dagli oceani isole inesistenti. Là, in mezzo all’Atlantico, alcuni graffi arrotondati sembrano disegnare la forma di un arcipelago grandioso: osservo quella terra immaginaria, e non posso che pensare ad Atlantide, seppellita dalla acque e riemersa su quella carta. 
Forse, Atlantide è sotto i nostri piedi, intorno a noi, e sopra le nostre teste. Perchè Medika è come un continente a parte, staccato dal mondo, circondato da un mare di graffiti e colori, dentro e oltre Zagabria. Per il secondo anno consecutivo siamo qui: nel 2015 abbiamo portato il nostro spettacolo Kaninchen, e quest’anno proponiamo un progetto nuovo, avventuroso e tutto da sperimentare: una live performance ambientata tra le rovine, da realizzare con la gente del luogo, attraverso un workshop di 4 giorni. Tornare ad Atlantide, dopo un anno, significa per me riscoprire il sapore selvaggio di un luogo capace di essere utero, rampa di lancio e rifugio creativo. Tornare ad Atlantide significa ritrovare divani semoventi, luci rosse, porte di metallo, fiori sui tetti, saluti latini, frasi slave, vapore di zucchine in padella e fruscio di scarpe appese al cielo. E’ come se qui si proiettasse 24 ore su 24 il film di un rave party al rallentatore, dove la musica è fatta con il suono delle idee e le bottiglie di birra contengono petali. C’è un uomo dietro l’angolo, con scarpe antiche, che suona un clarinetto aspettando la luna, e il suo nome è Josip Viskovic, ma tutti lo chiamano “Whiskey”. E c’è un gigante circense, dalla barba rossa, che usa i fari delle automobili per illuminare gli spettacoli, e il suo nome è Domagoj Šoić, ma tutti lo chiamano “Kuga”. E poi c’è una donna, con un impermeabile di pelle, che crede nel nostro modo di fare teatro e che ci ha voluti qui, e il suo nome è Irena Curik ma tutti la chiamano, semplicemente, “Irena”. In parte umani, in parte pesci, e in parte uccelli, gli abitanti di Medika ci offrono ancora una volta le chiavi del loro regno, e ci guidano alla scoperta della “Zona”. Schegge di cemento, terra e vetri infranti. Nella “Zona” di Zagabria il cielo è una promessa distesa tra i vertici di un triangolo. Davanti alla ferrovia, ecco i detriti di una fabbrica di bilance, distrutta dal vento.   Di fianco un supermercato abbandonato, a pochi passi da un Mc Donald luccicante. E poco più in là un palazzo abitato dalla notte, con le finestre spalancate su un parcheggio. Il cammino per arrivare nella “Zona” è un sentiero che segue e attraversa i binari, costeggiando gli alberi secolari dell’orto botanico, mescolando le nostre ombre con i fili d’erba. Un uomo elegante attraversa la ferrovia con la sua valigetta, mentre una lucertola si infila nel buio di una ferita che taglia il muro. Camminiamo in fila indiana, spingendo un carrello da supermercato carico di bottiglie vuote, di plastica sgonfia, di impermeabili che sembrano ali ripiegate. Siamo bambini senza età e cercatori d’oro, e il nostro setaccio è un cuore che batte sul ferro. 
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Siamo donne e uomini, croati e italiani, slavi e latini. Occhi di nocciola ardente, di salvia marina e di cielo stropicciato. Per quattro giorni abbiamo camminato lungo quel binario, avanti e indietro, di mattina, di giorno e di notte, e per quattro giorni abbiamo vissuto abitando l’inabitabile. Portare il sogno dove restano le macerie. Portare l’azione dove il tempo è bloccato. Portare la vita dove abitano solo più echi. E portare il teatro oltre il teatro, calandolo nei luoghi dimenticati della città. Un teatro che è irruzione nel silenzio, grido e abbraccio, amore e coraggio. Perché ci vuole coraggio per decidere di lanciarci dentro un’avventura, senza conoscere prima gli altri compagni di viaggio. Perché ci vuole coraggio a ritrovarci nel ventre oscuro di un palazzo abbandonato, a correre su e giù per le scale, seguendo la luce vibrante di una candela. E perché ci vuole coraggio a danzare sui vetri che si infrangono. Eppure, senza quel coraggio, la poesia non avrebbe la potenza necessaria per vincere la forza di gravità, e gli angeli non salterebbero nell’abisso ad occhi chiusi. Sì, lo ammetto. Io penso che in quei giorni, in quegli istanti, noi tutti siamo stati molto simili agli angeli. Leggeri, quasi senza peso, e capaci di attraversare i muri del silenzio, i muri della rovina, i muri del tempo, per vivere la magia di una sfida artistica, profondamente connessa con l’idea di rinascita.
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Creare una live performance corale, costruita su un percorso itinerante che tocca tre luoghi diversi, assemblando le qualità espressive di persone che non si conoscono e adattando il progetto alle innumerevoli problematiche logistiche che possono emergere in contesti estremi, è una sfida artistica ambiziosa. Ma pensare di realizzare tutto questo in soli 4 giorni, e avendo tra i partecipanti due persone alla loro prima esperienza teatrale, è qualcosa che sconfina, apparentemente, nella follia. Per riuscire in una simile impresa non vi può essere metodo, né scienza esatta, né pianificazione attendibile. E’ allora necessario essere capaci di ascoltare: noi stessi e i luoghi che incontriamo. Ed è fondamentale pensare e agire in modo plastico, senza perdere la direzione, ma di volta in volta essendo pronti a inventare percorsi alternativi, un attimo prima impensabili. Da questo punto di vista, “Angelus Novus” è una straordinaria vittoria della creatività, una dimostrazione di come sia possibile realizzare grandi imprese artistiche con un budget estremamente ridotto, ponendo il fattore umano come motore centrale di un progetto. In un’epoca come la nostra, nella quale la tecnologia è una sorta di divinità imprescindibile, e molte opere artistiche non sarebbero possibili senza apparecchiature tecnologicamente avanzate, noi abbiamo deciso di battere strade polverose. Illuminando per esempio la prima scena della performance utilizzando i fari di due automobili, o utilizzando un impianto audio auto-fabbricato, alimentato dalla presa-accendino del cruscotto, o spezzando le tenebre di un palazzo con una decina di faretti cinesi e alcune candele. Anche per queste ragioni, “Angelus Novus”, oltre che essere una performance teatrale, è innanzitutto una dichiarazione poetica. Poesia che nasce a contatto con la ruggine, e che riempie la bocca vuota delle finestre senza vetri, o le corsie desolate di un supermercato schiacciato dal fallimento. E così, poeticamente, noi abbiamo evocato gli operai, senza nome e senza volto, che lavorarono in quella fabbrica distrutta dal vento. Così siamo tornati a fare la spesa tra gli scaffali immaginari, mettendo in sacchetti senza fondo lattine di bibite bevute da altri. E così abbiamo evocato le voci, la quotidianità e i sogni di chi abitò in quel palazzo, prima che le tappezzerie si scollassero dalle pareti. C’è una donna che ancora si pettina, guardando da quella finestra. Ci sono due innamorati che ancora si baciano, dietro quelle tende invisibili. E c’è un musicista che ancora suona il suo clarinetto, mentre la notte dolce si prende i respiri di tutti, per farli evaporare alla luce dei lampioni. Il passato, forse, non è mai passato, ma continua a vivere nel presente, mentre la sua ombra disegna il futuro.
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“D’ora in poi, quando passerò davanti a queste rovine, io non vedrò più le rovine, ma la magia che voi avete lasciato”. Questa frase, detta da un uomo del pubblico al termine della performance, è potentemente rivelatrice. La città in cui viviamo, ciecamente presi dalla nostra vita, può nascondere infiniti volti. Le storie che furono non cessano mai di parlare. E la vita andata lascia sempre una scia, un fluttuare di falene che continua a far vibrare l’aria della notte.
Un primo ringraziamento è per Petra Kovačić, Helvetia Tomić, Mladen Papić and Esteban Puzzuoliche hanno dato il loro corpo e la loro anima durante il workshop e la performance, accettando di danzare, di camminare, di correre e di osare, imparando a conoscersi tra i vetri rotti e la polvere, o camminando lungo i binari del treno, o sperimentandosi nello spazio protetto del workshop. Un altro ringraziamento speciale va allo staff di Subscena /AKC Medika, che ha lavorato a stretto contatto con noi, mettendoci a disposizione lo spazio per lavorare, l’attrezzatura necessaria, il sostegno tecnico-logistico e l’alloggio, sempre credendo ciecamente in questo progetto. Difficile non pensare con dolcezza a quella stanza in cui abbiamo dormito, mangiato, scritto e scaricato fotografie, avendo come panorama un vecchio muro di mattoni. Difficile non ricordare, adesso, il labirinto di corridoi dove tutto può accadere, ad ogni ora del giorno, perché Medika è un’incubatrice che genera stupore, senza soste. E per finire, in qualità di attore, vorrei ringraziare Lucia Falco, regista e direttrice artistica di questo progetto, che ci ha fornito le chiavi per vivere il magico gioco della creazione, guidandoci sulle note di un waltzer lontano. Senza la sue mani, a tenere e a guidare le redini dei cavalli, questo viaggio non sarebbe stato possibile. Senza la sua visione, quelle rovine non avrebbero mai rivisto la luce. E senza la sua capacità di infondere poesia, i nostri gesti sarebbero rimasti vuoti, e la storia che abbiamo raccontato non sarebbe mai esistita.
(Foto di Stefano Pozzuoli)
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ross-nekochan · 5 years
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15 Marzo - Giornata Nazionale per la Lotta dei Disturbi Alimentari
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Credo che nessuno qui lo sappia. Eppure è proprio in questo posto che è nato tutto.
Già, proprio su Tumblr. Questo mio spazio è nato come blog di una ragazzina che "voleva diventare anoressica". Se si potesse scorrere in fondo di anni ed anni di questo spazio, non c'erano altro che foto di ragazzine pelle e ossa, post di conteggi calorici sotto le 1000kcal e racconti di come fosse forte la sofferenza che provavo e di come fosse forte anche l'indifferenza dei miei genitori. Più che indifferenza, la loro mancanza di empatia e comprensione, che in verità manca ancora oggi.
Il disturbo alimentare ti segna. Ti lascia una cicatrice dentro che si vedrà sempre, che TU continuerai a vedere sempre. Perché una volta in normopeso e "in salute", gli altri che ne sanno?
La foto a sinistra è di un post di quel periodo. È la chiara dimostrazione di un mio momento di lucidità. Feci quella foto e pensai:"Mamma mia ma sono davvero magrissime le mie gambe... sono davvero così allora? ". Questo per far comprendere come la lucidità non fosse così scontata. Ho sempre lottato con le mie gambe: le vedevo grosse, storte... orrende. Fino a quel momento se indossavo gonne era SEMPRE con leggins coprenti, MAI con le calze. MAI.
Mi vedevo grassa, sempre troppo grassa. Ed era vero, ero solo grasso.
Avete presente il mio culone? Sparito. Neutralizzato. Ero piatta come una tavola da surf. Sembra impossibile, no? Invece era esattamente così. È quello che succede quando lasci che il tessuto muscolare venga letteralmente consumato dal corpo per sopravvivere.
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Il disturbo alimentare nasce per un motivo banalissimo: sentirti meglio con te stessa. Motivo legittimo. Il problema è quando il bagaglio emotivo, educativo e culturale che ti porti dietro dall'infanzia si mette in mezzo, tutte le tue insicurezze si palesano, tutte le parole dei tuoi genitori o degli altri dette così, per dire, diventano sassi che ti lapidano corpo e anima.
Volevo solo essere magra... magra fino a morire.
Non ci sono mai riuscita: né ad essere pelle ed ossa e pesare 40kg per essere presa sul serio e andare in ospedale, né a morire.
Poi sono risorta, così, da sola. Dopo vari mesi di amenorrea, durante gli esami di maturità ho avuto varie abbuffate e qualcosa mi si è acceso nel cervello. Io ancora non mi rendo conto di quanto coraggio io abbia avuto per andare da una psichiatra da sola senza dire niente alla mia famiglia. Non me ne rendo conto nemmeno oggi, ma me lo dicono tutti, persino lei stessa me lo disse:"In tutta la mia carriera, è la prima volta che una ragazzina di 19 anni viene da me DA SOLA".
Mi ci sono voluti anni per non odiare la vita. A volte ancora trovo che sia inutile continuare, insomma, che cazzo me ne frega. Altre volte però, trovo sia ancora abbastanza divertente, quindi perché no.
Ecco a voi il perché della palestra. Il perché non sento miei i complimenti sul fisico, sulla schiena, sulle braccia... il perché ho problemi a relazionarmi con l'altro sesso... il perché di tutto. Tutto per questa cicatrice invisibile che mi porto dentro da anni.
Quando leggevo le altre che scrivevano:"Sono contenta di quello che ho vissuto e superato, perché mi hanno resa quella che sono oggi.", io pensavo:"Questi sono tutti clichè. Cose che si dicono per fare bella figura. Andate a fanculo, chi cazzo vi crede?! Vorrei solo cancellare quel cazzo di anno terribile dalla mia vita e ricominciare daccapo". (Credo ci sia addirittura un post qui in cui ho scritto questa cosa)
Ora invece penso che avevano ragione loro. Per colpa di quell'anno terribile, mi porto ancora dietro un sacco di insicurezze, però è vero: ripensandoci, un pochino fiera di quello che ho superato, lo sono.
Senza quel terribile anno, non sarei io. Non sarei Rossella.
A destra, le mie gambe oggi. Mi piacciono? Non male. Non sono nel mio ideale di perfezione, ma la perfezione è rara e chi cazzo sono io per rientrare nella rarità? Sono normale con delle gambe normali, con i piccoli difetti che vedo solo io. E va benissimo così.
Per questo motivo, "Brava Rossella, brava": le parole mai dette dai miei genitori (ignari), ma che mi meriterei.
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rem289 · 6 years
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Solo bei post di testo su questo blog
Salve Ragazzi, sono Rem (perchè devo precisarlo se sono sul mio blog? Vabbè...). Come al solito mi trovo qui a scrivere un piccolo Journal spiacevole, ogni volta mi auguro sempre che sia l’ultimo ma... sembra che certe piaghe non riescano mai a dissiparsi.
Allora, oggi mi trovo qui a rispondere ad un post che purtroppo circola da un mese senza che io o Aoimotion ne fossimo al corrente, purtroppo abbiamo scoperto la sua esistenza solo poche ore fa. Ho deciso di non rebloggarlo perché non voglio certa roba sul mio blog, comunque vi riporto qui il link se volete leggerlo e farvi un idea. Adesso mi scuserete, ma da qui in poi mi riferirò direttamente all’autrice del suddetto post, quindi il soggetto di questo testo cambierà.
Buonasera, Sig.na @spanish-vega​.
Sono Rem (sì, non devi temere, solo ed esclusivamente Rem) mi dispiace fare la tua conoscenza in questa spiacevole circostanza, sì, perché per quanto tu asserisca di aver collaborato piacevolmente con me, io non ricordo di averti mai conosciuta fino ad oggi e ti posso assicurare che Landsec non mi ha mai parlato di te. Perdonami anche se mi esprimo nella mia lingua madre, ma visto che tu l’hai fatto, ho pensato che fosse una buona idea che io facessi altrettanto.
Non aver paura di arrivare in fondo a questo post, non ho intenzione di infierire su di te direttamente, anche perché non so quanto tu sia coinvolta in questa faccenda, per quanto ne so potresti essere benissimo un mezzo per uno scopo, non sarebbe la prima volta che vedo una cosa del genere. Come puoi vedere, ti ho menzionata, in modo che tu possa avere diritto di replica immediata, cosa che tu non hai concesso né ha me, né alla mia amica. Ti chiedo solo, in caso avessi delle rimostranze, di riferirti direttamente a me.
Fatta questa premessa ora vado a rispondere al tuo post, esponendo la mia versione dei fatti.
Allora facciamo un passo indietro: stavo lavorando alla seconda metà di Black Jack. Fino a quel momento ero stata io a mantenere i rapporti con i traduttori, è vero, ma solo per questioni personali mie e di Aoimotion che non devo stare qui a spiegare pubblicamente. Con il tuo collaboratore ero in confidenza, quindi mi capitava di avere contatti anche per questioni non legate strettamente alle traduzioni, e in qualche modo anche se non fiscalmente c’è da dire che in modo abbastanza indiretto riuscivo ad avere un buon controllo sulle opere, anche grazie al fatto (se hai collaborato con Landsec lo saprai bene) che da qualche tempo passavo ai traduttori abitudinari le pagine pulite da riempire, che mi venivano chieste puntualmente a distanza di qualche giorno dalla pubblicazione ufficiale. Quindi è vero che non è mai stato chiesto ai traduttori di chiedere il permesso di tradurre ogni opera a noi autrici, ma questo tipo di contatto che avevo instaurato era qualcosa di molto simile. Senza contare il fatto, che questo tipo di atteggiamento dovrebbe essere alla base dell’educazione e del vivere civile. Perché se dovessi pensare di prendere qualcosa di una persona e modificarla, chiederei sempre e comunque il permesso. Io l’ho sempre fatto quando ho chiesto qualcosa in prestito agli amici.
Ma torniamo alla nostra storia. Un giorno le cose cambiano: io ho meno tempo di dedicarmi alla burocrazia che riguarda il nostro progetto e ho alcune questioni personali che mi impediscono di seguire certe cose come facevo prima. Così ne discuto con la mia buddy e conveniamo che essendo Aoi l’autrice della storia e dei dialoghi che venivano tradotti, era più che legittimo che si occupasse lei di intrattenere i rapporti con i traduttori, è una decisione che è stata presa con molto entusiasmo da parte di entrambe, perché poteva essere comunque una nuova occasione di imparare. Così scrivo privatamente ai traduttori abitudinari e dico loro che Aoi si occuperà di gestire le traduzioni, loro mi rispondono (qualcuno sempre con commenti fuori luogo, ma lasciamo perdere...) e in seguito, forse, la contattano solo per chiederle qualche pagina bianca di BJ.
Black Jack finisce. Nell'arco di qualche mese pubblichiamo una parte di OD e altre piccole opere e dei traduttori nessuna traccia. Avevamo pensato che essendo finito Black Jack, probabilmente non avrebbero tradotto più nulla di nostro dato che si trattava di soli contenuti originali. Ovviamente sarebbe stato comprensibile e legittimo e noi non avremmo avuto nessun problema su questo. Senza contare il fatto che ci rendiamo perfettamente conto che come noi, queste persone incastrano le traduzioni con la propria vita privata.
Esattamente un giorno dopo questo discorso che io e Aoi abbiamo avuto, vedo una parte pubblicata e tradotta di OD da parte di Landsec e penso “ma guarda un po’, alla fine ha chiesto ad Aoi le pagine bianche” rebloggo questa parte tradotta e Aoi mi chiede se Landsec aveva contattato me per chiedere le pagine o il permesso di tradurre. Ovviamente questo non era accaduto, così ho cancellato il reblog. Ne è scaturita una forte discussione per cui poi sia io che Aoi ci siamo scusate con Landsec, senza avere alcuna risposta da parte sua. Che ha preferito discutere la questione non direttamente con noi ma in separata sede. Ovviamente io ho potuto vedere di persona quanto detto nella suddetta sede e ho chiuso totalmente i rapporti con il gruppo di cui tu probabilmente fai parte. E sia ben chiaro che non ho alcuna intenzione di riallacciarli.
Purtroppo Landsec non ha mai risposto alla mia domanda del perchè non avesse chiesto ad Aoi quelle pagine bianche. Quella parte di OD fra l’altro era molto difficile da pulire, aveva molti balloons trasparenti. Quindi alla fine la risposta me la sono data da sola, è inutile girarci intorno: il problema si è posto sin dall’inizio, non avete mai considerato e rispettato lei in qualità di autrice quanto avete fatto con me. E il problema non è suo, è vostro che avete deciso a priori di trattare il cuore di un progetto con una sufficienza vergognosa. E questo atteggiamento sia a livello artistico che umano è orrendo. Io detesto questo tipo di atteggiamenti elitari, li odio in modo viscerale. Soprattutto nel momento in cui si riversano su persone che mi sono care. E il post che ti sei premurata di scrivere ne è l’ennesima dimostrazione in quanto fortemente denigratorio. Purtroppo per voi nel momento in cui non rispettate Aoi, non rispettate nemmeno me.  Con quale presunzione giudicate il suo ruolo nel nostro duo, e con che ipocrisia, visto che in questo fandom ci sono altre coppie di artisti che stimate, idolatrate con cui collaborate e di cui riconoscete i rispettivi ruoli. Capite che quando affermate che il suo ruolo di scrittrice è infimo, insultate anche i vostri amici scrittori che collaborano con artisti? Capite quanto è stupido tutto questo?
Abbiamo sempre lavorato insieme, fianco a fianco, in realtà abbiamo due ruoli diversi ma che si fondono e compattano quando realizziamo qualcosa, che sia un’opera o un Journal. Sono stata io due anni fa a contattare Aoi, proprio perché avevo letto una sua fic in italiano e me ne ero innamorata, ho trovato avesse un grande talento e volevo assolutamente che lo sviluppasse, poi abbiamo visto di avere notevoli affinità artistiche e abbiamo deciso di collaborare. Col senno di poi, se forse non l’avessi spinta io a questa collaborazione, lei ora starebbe molto meglio, mi duole averlo fatto.
Ti ricordo sempre, cara Vega, che senza di lei i comics che tu hai tradotto tanto “faticosamente”, non sarebbero mai esistiti. Affermare che il lavoro del traduttore è più faticoso di quello dell’autore e quindi ideatore dell’opera è semplicemente penoso, per chiunque lo pensa o abbia il coraggio di scriverlo. Questo è il motivo per cui io per prima ho deciso di chiudere del tutto i rapporti con le traduzioni e i traduttori, e il fandom in generale.
Dopo questa lunga parentesi volevo anche precisare che Landsec non ha smesso di tradurre per colpa nostra, ricordo molto bene che aveva scritto un lungo post di ritiro ben prima che saltasse fuori questa questione, dicendo che avrebbe probabilmente tradotto i nostri comics e quelli di altri artisti, ma mi era sembrata comunque un’affermazione molto leggera e astratta, visto che anche in quel caso nè io nè la mia collaboratrice sapevamo nulla al riguardo. Ma alla fine mi rendo conto che è sempre più semplice dare la colpa agli altri piuttosto che ammettere ai propri followers che si è perso l’interesse in qualcosa. Quindi ti prego di stare sempre molto attenta quando muovi certe accuse. 
Ora passiamo alla richiesta della cancellazione delle traduzioni. Una delle poche cose corrette che hai detto in quel post è che Landsec ha cancellato le traduzioni che ha fatto per noi da solo, senza che noi dovessimo chiederglielo. La richiesta a cui ti riferisci è attuale ed è stata fatta perché si sono creati problemi con altre persone (che comunque già c’erano da molto tempo perché ero io la prima a non sopportare certi atteggiamenti che ritenevo prepotenti e maleducati), che mi hanno portata a decidere di estraniarmi totalmente da Zootopia e in particolare da questo fandom (perché la mia stima per il film in purezza e i suoi personaggi è rimasta e stavo rischiando di rovinarla). Presto BJ sarà cancellato dai nostri canali e preferisco che anche le copie editate che conosco e che si trovano in giro per il Web spariscano, ad una persona in particolare ho chiesto di cancellare tutto perché volevo chiudere definitivamente la collaborazione e non mi andava che detenesse ancora le mie opere, ho avuto i miei motivi per farlo, non sono pazza, non preoccuparti. L’altro traduttore che tu hai citato non riesco a ricordarlo per cui di certo non gli ho chiesto alcun ché, ma visto che l’hai gentilmente citato chiedo anche a lui di eliminare quanto meno Black Jack e di smettere di tradurre se sta ancora traducendo.
Questa esperienza mi ha insegnato che è sempre meglio non concedere tutto a tutti perché se poi i risultati sono livore e post come quello che hai scritto, tanto meglio che nessuno metta le mani sul nostro lavoro.
Passiamo alla questione Jack Savage. Pensavo di essere stata chiara a suo tempo ma evidentemente non riesco mai ad esserlo. Prima di tutto concedimi di dirti che non è affar tuo o dei tuoi amici se io e Aoi ci avventuriamo in imprese che voi ritenete suicide, continuate a dire di non aver interesse nel nostro lavoro eppure noto che siete sempre attentissimi ad ogni aggiornamento che pubblichiamo. Come al solito raccogliete ciò che dalle dichiarazioni vi fa più comodo e le usate per sputare sentenze sulle persone (ricordo: Persone). Il suggerimento di cambiare i connotati di Jack ci è arrivato molto tempo fa da altre persone appartenenti al vostro caro fandom. All'inizio avevamo qualche dubbio, ma per come si sono evolute le cose effettivamente ci è sembrata una buona idea per dare un nuovo taglio al cordone ombelicale legato sempre non tanto al film quanto all’universo Zootopia. Perché l’essenza a questo personaggio l’abbiamo già data, se il problema è ancora la sua figura e il suo nome, abbiamo la libertà di cambiarlo, il character design è qualcosa che da disegnatrice adoro fare, quindi non avrò alcun problema a realizzare una nuova figura per Jack.
Ultima cosa, molto importante che mi sento di correggerti: Il meme che hai fatto tu o chi per te, devo dire che è erroneo. 
il post a cui ti riferivi l’avevo scritto io di mio pugno e non vedo perché tu abbia usato il nome di Aoimotion sull’ometto del meme, se avevi paura di me ti avviso che non ho mai mangiato nessuno;
ponendo l’ipotesi di lasciarlo così com'è, Mickey e Aoi  sono abili in molte cose ma credo che non sappiano disegnare, quindi non vedo perché dovrebbero discutere su chi ha fatto quel disegno dato che in realtà la disegnatrice sono io. 
è l’incarnazione perfetta delle caratteristiche che io stessa ho dato a Jack e che ho descritto nel suddetto post: ciuffo, cicatrici, muscoli e anche le strisce sulla spalla.
Quindi potrebbe essere un po’ un boomerang per te. Potevi benissimo mettere due ometti sulla sinistra con “Aoimotion” e “Rem” sulle rispettive magliette e a destra Mickey che reggeva l’immagine originale di Jack Savage tratta dall’artbook, sarebbe stato un modo più coerente e intelligente per esprimere il tuo concetto.
Credo di averti detto tutto quello che ti volevo dire, segnalerò il tuo post in quanto diffamatorio, lacunoso e offensivo. Se avrai rimostranze da fare, ti ripeto di rivolgerle a me. Dato che sai, anch'io sono in grado di risponderti e dirti la mia, come hai potuto vedere e ti posso anche dire che sono piuttosto incazzata.
-Rem, Rem, sempre Rem e ancora Rem-
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salvatoresan · 5 years
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Rev. Hyung Jin Sean Moon The King’s Report - 2 maggio 2019
Rev. Hyung Jin Sean Moon The King’s Report - 2 maggio 2019
Scoperte sulla chiesa cristiana primitiva (parte 3 di 3)
Poi Giacomo prosegue: 14 Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? 15 Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano 16 e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? 17 Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. 18 Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.
Vedete cosa sto dicendo? Giacomo dice che la fede è importante perché è attraverso la fede che noi stabiliamo un rapporto con Cristo, ma dice: “Questo non basta, dovete dimostrare la vostra fede attraverso le vostre opere”. Le vostre opere diventano una dimostrazione della vostra fede: come vi curate delle persone, come amate le persone, come investite nelle persone: questo diventa una dimostrazione della vostra fede. L’impegno che investite nelle persone per trasformarle e cambiare la loro vita in direzione di Cristo, diventa una dimostrazione della vostra fede.
Non si tratta di sola fide; non è: “una volta salvati, si è salvati per sempre” come l’eresia calvinista. Non è: Tu hai confessato il nome di Cristo, ora vai pure a bere, ritorna pure alla dissolutezza, tanto sarai salvato lo stesso. No!
Dovete diventare come Cristo; dovete diventare come il Padre, dovete diventare il protettore. Dovete essere un esempio del cuore e del desiderio di Cristo nella vostra vita perché questo è ciò che essere pieni dello Spirito Santo dovrebbe farvi fare. Dovrebbe rendervi più simili a Cristo. Dovrebbe rendervi più simili al pastore che vuole allevare le sue pecore a diventare dei pastori. Ci dovrebbero essere le vostre opere. Non è solo per fede.
Se io addestrassi i ninja e insegnassi loro: “Solo con la fede, con la fede, con la fede”, sperimenterebbero questa trasformazione nella loro vita? No! È perché io investo anche il mio tempo, la mia energia e il mio corpo per addestrarli fisicamente, come una dimostrazione della mia fede in loro, e naturalmente in Dio, nel Regno di Dio, nella Polizia della Pace e la Milizia della Pace come parte della difesa del Regno di Dio. Tutto questo dimostra la mia fede nell’addestrarli, e cosa succede? La loro vita si trasforma perché facciamo anche il training. Non è solo per fede.
Proprio come la libertà e la responsabilità vanno insieme, così la fede e le opere vanno insieme. Questo è ciò di cui parlavamo nel servizio coreano ieri. La fede senza le opere è morta, questo è quello che dice la Bibbia. Anche la libertà senza la responsabilità è morta. Non è interessante? Sono giustapposte. Libertà e responsabilità, fede e opere! Libertà e responsabilità, fede e opere! Non si può avere solo la fede. Dovete anche realizzare la vostra responsabilità. Dovete partecipare alla Polizia della Pace, la Milizia della Pace. Nel Regno di Dio dovete partecipare alla difesa comune del popolo. Dovete partecipare facendo crescere il vostro cuore di pastore, prendendo la decisione, la determinazione che morirete se sarà necessario, per difendere il vostro prossimo.
Non potete semplicemente dire: “Io ho fede, sono salvo, sono a posto!” Non potete dire: “Io sono libero, sono a posto!” Siete liberi, ma avete anche la responsabilità. La libertà viene con la responsabilità. La fede viene con le opere, viene anche con l’azione. Non è solo un qualche stato interiore, meditativo che avete deciso di confessare a Gesù Cristo.
Ora siete stati anche riempiti dallo Spirito Santo che vi fa agire, agire in un modo che non è vostro e porta alla dissolutezza e all’immoralità; voi agite in un modo che è puro e santo, che cerca di essere come Cristo, ed è giusto, perché voi siete la dimora dello Spirito Santo.
Ma ci sono questi calvinisti, questi presbiteriani, che praticamente dicono che gli insegnamenti di Cristo sull’essere fedeli alla Legge, ed essere giusti e santi, tutta questa roba è finita, una volta che entra in scena lo Spirito Santo. Questo non è assolutamente vero! Lo Spirito Santo non dovrebbe guidarvi solo al pentimento, dovrebbe condurvi alla giustizia e alla santità, alla purezza sessuale e alla moralità.
Lo Spirito Santo dovrebbe condurvi lì, non alla dissolutezza come diceva Martin Lutero. Questo è pazzesco. Questa è una parte folle di Martin Lutero! Era schizofrenico. Come può lo Spirito Santo condurvi alla dissolutezza, all’immoralità sessuale e all’adulterio? È ridicolo! È totalmente assurdo! Insomma, è assurdo!
Come potete dire che lo Spirito Santo, che fa parte della Trinità ed è uno con Dio, è lo stesso Dio, come potete dire che Dio entra in voi, voi vi pentite del vostro peccato, siete ricolmi dello Spirito Santo, e poi siete condotti alla dissolutezza? Come diavolo è possibile questo? Questo non è lo Spirito Santo! Questo è il diavolo, idioti! Lo Spirito Santo non vi guiderà mai verso la dissolutezza. Mai! Vi porterà sempre lontano da questo. Vi condurrà alla santità, alla giustizia, alla purezza. Vi condurrà a Dio.
È incredibile questo pensiero eretico che si è infiltrato nella chiesa protestante; in qualche modo potete farvi beffe della santità e della giustizia di Dio! È ridicolo, è totalmente assurdo! È per questo che abbiamo questa eresia. Ecco perché a Marcione piacevano solo Paolo e Luca, perché era uno gnostico; gli piacevano solo le cose misteriose. Non gli piacevano le cose che parlavano di santità, che Dio vi guiderà alla santità e che c’è una differenza fra il bene e il male.
Non potete agire nella dissolutezza! C’è una ragione per cui esiste la Legge di Dio nell’Antico Testamento, per rendere le persone sante, per cercare di portarle alla santità di Dio. Esse non avevano lo Spirito Santo, ma almeno avevano la Legge per cercare di guidarle alla santità di Dio. Dio non è un dissoluto, non è un adultero! Quello è Satana!
Vedete, quando capite Giacomo, persino l’insegnamento del Padre diventa molto più chiaro, perché dà l’esempio del vero Cristianesimo: la purezza prima del matrimonio, la fedeltà nel matrimonio, tutte queste cose. E noi sappiamo che nella nostra chiesa, eravamo così ossessionati dall’importanza di queste cose perché conosciamo la radice della caduta. Ma questo atteggiamento è molto santo, e lo vedete nella chiesa primitiva sotto Gesù e Giacomo, Non è “sola fide”, una volta salvati si è salvati per sempre. Queste sono eresie.
Certo, la fede è importante. Ma, come diceva il Padre: “Assoluta fede, assoluto amore, assoluta obbedienza”. La fede assoluta porta ad un amore più profondo per Dio; un amore più profondo per Dio, porta all’obbedienza perché amate Dio. La fede dovrebbe condurre all’obbedienza. La vostra fede non è tutto; è fede, amore e obbedienza. Man mano che la fede cresce, amate Dio di più, e mentre amate Dio di più, Gli obbedite di più; le vostre azioni dovrebbero cambiare. Non è semplicemente: “Io confesso Gesù e poi posso tornare al mio modo di vita malvagio e diventare un ubriacone e un bestemmiatore” No! La vostra vita deve cambiare; deve cambiare palesemente perché ora voi siete colmi di Spirito Santo e lo Spirito Santo non vi guiderà mai verso il male. Vi guiderà sempre alla moralità. Vi guiderà sempre alla santità. Vi guiderà sempre alla purezza. Vi guiderà sempre alla bontà di Dio. Non vi guiderà mai alla dissolutezza e all’idolatria!
Ci sono questi idioti che dicono: “Beh, io vado a letto con quella donna perché Dio, lo Spirito Santo mi ha detto di farlo”. State zitti! State commettendo adulterio! Lo Spirito Santo non vi condurrà mai lì. È Satana che vi sta guidando lì. Nella chiesa cristiana dicono: “Io sto con questa donna perché me l’ha detto Dio”. Stai zitto! Stai zitto!” Non te l’ha detto Dio. Te l’ha detto il diavolo! Capite quello che voglio dire? Queste persone si giustificano. È ridicolo!
Questa Scrittura è molto importante: 18 Uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. Vedete, Giacomo parla in questo modo perché in tante chiese paoline sta già crescendo un’eresia, che sta diventando un Paolinismo più estremo, specialmente quando Paolo parla ai gentili che non hanno nessun background giudeo. Stanno diventando radicalmente “sola fide”. Dicono radicalmente: “Io sono salvato! Io sono salvato!” Paolo affronta questi problemi dell’immoralità nella chiesa di Corinto, nella chiesa di Roma. Le lettere lo mostrano. Sta affrontando l’immoralità sessuale dappertutto.
19 Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! 20 Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore? 21 Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare? 22 Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta 23 e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio. 24 Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede. 25 Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via? 26 Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.
Che cosa sembra? Sembra il Padre, non è vero? Che cosa sembra? Sembra Gesù, non è vero? Gesù non vi guiderà mai all’immoralità; lo Spirito Santo non vi guiderà mai all’immoralità. Vi condurrà all’astinenza e alla purezza. Se siete nel periodo in cui state cercando un coniuge, vi guiderà all’astinenza, non all’immoralità sessuale, non all’inganno, non alla fornicazione. Vi guiderà ad aspettare, ad essere paziente, ad aspettare.
Così, questo è molto interessante! Guardate, Martin Lutero odiava questo capitolo; lo odiava! Lo stracciò dalla sua Bibbia. Ecco quanto odiava questo capitolo, perché non poteva essere un ubriacone, e non poteva dire ai suoi preti di essere dissoluti in modo da poter essere salvati più gloriosamente. Ma andiamo! A causa di questa eresia che stava insegnando, ha tolto il collegamento con Giacomo e Gesù. E cos’è successo? La chiesa protestante ora è marcionita. La maggioranza è marcionita. La chiesa protestante è piena di eresie. È interessante, molto interessante!
Giacomo stava dicendo: “No, no, no! Noi siamo salvati da Cristo. Siamo salvati nella fede, ma anche le nostre opere sono fondamentali nel dimostrare la nostra fede”. Ecco perché la chiesa di Giacomo a Gerusalemme si curava delle vedove e dei poveri, cercava di aiutare altre persone, cercava di proteggere gli operai (i colletti blu), di non diventare una mega-chiesa dove cercano soltanto di soddisfare gli avvocati e le persone ricche, ma rispettano gli operai. L’ambiente della chiesa non è solo per le donne. L’ambiente della chiesa non è solo per le persone delle classi superiori. L’ambiente della chiesa rispetta l’operaio. L’ambiente è diverso.
Noi riceviamo tanti complimenti perché abbiamo i thermos a forma di proiettile, abbiamo lavorazioni in legno, così quando i “colletti blu” vengono nella nostra chiesa rimangono stupiti: “Wow! Questo è un posto straordinario!” Tanti di loro vogliono i thermos a forma di proiettile, a proposito!
Ma vedete, parte del nostro stile di vita come chiesa, parte della nostra etica è l’addestramento, e poiché l’addestramento implica cose fisiche, noi rispettiamo le persone che sacrificano il loro corpo fisico per noi, che si tratti di un veterano, di un elettricista, un idraulico, un meccanico o chiunque sia, noi non li disprezziamo, perché non siamo delle persone con una religione misterica altamente spiritualizzata che credono solo nelle sfere più alte dello spirito e negano l’aspetto fisico. No! Noi rispettiamo, noi capiamo che la salvezza non è solo nello spirito, è anche nel fisico. Diamo valore al lignaggio; diamo valore al lavoro duro; non abbiamo paura di sporcarci le mani. Non abbiamo paura dell’addestramento; questo fa parte della nostra cultura etica.
Il Padre aveva paura di sporcarsi le mani? È andato a pescare fino a 92 anni, una pesca di stile commerciale! Aveva paura di sporcarsi di sangue e di pastone su tutto il corpo e di puzzare di interiora di pesce tutto il giorno? Vedete, il Padre puzzava di interiora di pesce più che del Four Season Hotel! Alla madre Han piaceva il Four Season Hotel! Il Padre puzzava più di interiora di pesce! Vedete qui la differenza, e questo è un problema.
Ecco perché il rapporto padre-figlio è critico, perché gli uomini sono più propensi a fare questo tipo di lavoro. Dalle statistiche vedete che le donne scelgono lavori più orientati verso il servizio. Desiderano lavorare di più con le persone che con le cose, mentre gli uomini che usano i loro corpi dovranno usare le cose, lavorare con le cose, le macchine, le costruzioni, i proiettili, qualunque cosa sia, insomma cose.
Ecco perché è così importante la salvezza fisica, il lignaggio, avere il lignaggio con Dio, essere collegati a Dio anche nell’aspetto fisico, onorare gli uomini che lavorano con le loro mani, che addestrano le persone con le loro mani, onorarli. Gesù lavorò con le sue mani, era un falegname, un pescatore. Non era solo un filosofo che rifuggiva tutto. No! Lavorava con le sue mani, sapeva lavorare.
Questo è un argomento molto affascinante e naturalmente nel libro che sta per essere pubblicato c’è molto di più, ma stiamo scoprendo qualcosa di veramente straordinario riguardo la chiesa primitiva. Stiamo scoprendo che la chiesa di Giacomo non solo era basata sulla linea di sangue, non solo era basata sulla regalità - Giacomo capiva chiaramente che lui era un re - ma era anche una chiesa che cercava di guidare le persone verso la giustizia, la santità, le guidava a cercare Dio e ad adorare Dio. Non era una chiesa che pensava solo in termini di quantità; pensava alla qualità. Non volevano diventare una mega-chiesa. Volevano trasformare la vita delle persone
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vivendoperfede · 6 years
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Come chiedere?
Tante volte mi sono chiesta come portare le mie richieste al Padre. C’era un modo giusto, un modello da seguire? Quello che ho trovato nella Parola di Dio mi ha lasciato senza parole. Vorrei fare una precisazione però. Dio non è un genio della lampada, Dio è un Padre che brama di avere una relazione con te. Ha mandato Gesù per poter restaurare questa relazione di intimità. Non andare davanti a Lui solo per presentargli la tua lista della spesa, cerca qualcosa di più. Cerca la Sua presenza, il Suo Regno, la Sua giustizia, e il resto sarà in aggiunta! Senza nemmeno accorgertene, mentre sarai alla Sua presenza e gli avrai affidato ogni peso, Lui se ne prenderà cura. 
“Questa è la fiducia che abbiamo in lui: che se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di avere le cose che gli abbiamo chieste.” (1 Giovanni 5:14-15)
Non tutto quello che chiediamo è conforme alla volontà del Padre. Perchè? Perchè non tutto quello che chiediamo contribuisce veramente alla nostra felicità. Dio ci ha promesso un piano di pace per un futuro pieno di speranza, quindi non c’è preghiera più potente che dichiarare che sia fatta la volontà del Padre nella nostra vita.
“Tutte le cose che domanderete in preghiera, se avete fede, le otterrete”. (Matteo 21:22)
C’è una condizione base quando si chiede qualcosa a Dio, ed è avere fede che Lui esaudirà quello che Gli chiederemo (con la premessa che ciò che chiediamo è conforme alla Sua volontà). Perchè la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono.(Ebrei 11:1)E perchè dovremmo avere questa fede? Perchè sappiamo che è qualcosa che Lui ci ha promesso, e abbiamo il diritto come Suoi figli di reclamarlo! Ma la fede cresce con l’esperienza che abbiamo dell’Amore del Padre, e viene dall’udire le Sue promesse (Romani 10:17)!
“e quello che chiederete nel mio nome, lo farò, affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome io la farò.” (Giovanni 14:13-14)
Un terzo punto fondamentale è chiedere nel nome di Gesù, perchè è nel nome di Gesù che c’è vittoria, potenza, e soprattuto, autorità. E’ Gesù che siede alla destra del Padre, ed intercede per noi. E’ Gesù che ci ha restituito la posizione di giustizia che ci permette di avvicinarci e chiedere direttamente al Padre.
“In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Fino ad ora non avete chiesto nulla nel mio nome; chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa.” (Giovanni 16:23-24)
Che cosa dice il versetto, chiedete e forse riceverete? No, chiedete e riceverete, perchè il Padre vuole vederci pieni di gioia.
Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò ad alta voce: «Lazzaro, vieni fuori!»  Il morto uscì. (Giovanni 11:42-44)
In questo passo c’è una rivelazione. Gesù, ancor prima che desse l’ordine a Lazzaro di uscire fuori, ovvero ancor prima di portare la Sua richiesta, ringrazia il Padre per averlo esaudito. Quindi Gesù 1. ha ringraziato il Padre perchè Gesù, 2. avendo fede, sa che lo 3. esaudisce sempre, soprattutto perchè sta chiedendo qualcosa che 4. è nella Sua volontà.
Rimane il fatto che la preghiera è un luogo di incontro con il Padre, intimo e unico. Ho scritto questo post giusto per condividere con voi qualche passo che ha cambiato la mia relazione con Dio. Basta una rivelazione per creare una rivoluzione nella vostra vita. Ma non accontentarti di presentare a Dio una lista di petizioni, cerca il Suo cuore prima di tutto, e Lui ti darà più di ciò che gli chiedi!
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amareperessereamati · 6 years
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Io: Non avrei mai immaginato questa "fine" così amara che tanto, forse troppo, mi ha fatto riflettere. Man mano che i pensieri mi scorrevano in testa ho capito che è il caso di mettere da parte la mia delusione per ringraziare l'unica Persona che ha agito senza dire nulla, piuttosto che parlare per poi non muovere neanche un muscolo. Ho capito che nonostante tutto *nulla* mi toglierà dalla testa quello che siete stato: non dimenticherò mai gli importantissimi insegnamenti che mi avete dato e ricorderò con immensa gratitudine tutte le volte che avete fatto l'impossibile per strapparci quella piccola ma stupenda risata (anche se nell'ultimo periodo i vostri occhi erano tutto tranne che allegri). Con questo piccolo messaggio spero di aver invertito per una volta le parti strappandovi un sincero sorriso e di avervi lasciato un bel ricordo di quello che *INSIEME* siamo stati. Vi auguro di poter continuare senza problemi ad essere ciò che siete e di poter rendere altri ragazzi fieri e felici di avervi conosciutio. Grazie di tutto, Emanuele.
Prof: Emanuele carissimo. Ti vedo spesso camminare con fierezza e disinvoltura x il corso, prima o dopo qlc allenamento.
Ti osservo e sono fiero di aver avuto te come allievo.Come sai cerco e nn faccio in aula preferenze, ma in realtà, sono proprio gli uomini coraggiosi ed intensi come te che mi danno la spinta verso un nuovo anno scolastico. Ti auguro tutto il meglio. La tua originalità, la tua dolcezza nel presentare ciò che fai, ti distingue virtuoso in un mondo in cui la prostituzione e l'inganno la fanno da padrone. Mai secchione, sii sempre studioso e critico, prima nei tuoi riguardi, poi verso i molti stupidi che cercheranno di insegnarti la loro ipocrisia. Ti abbraccio forte
Il tuo professore
Io: Grazie di tutto prof, vi assicuro che se oggi sono quello che sono è anche merito vostro. A presto🔝👋🏻
Prof: Il ruolo di un vero professore è cercare di far aprire il cuore (e la razio) dei suoi alunni.
Io: E voi ci siete riuscito
Prof: Tu avevi già tutto dentro, io ti ho aiutato a cacciarlo solo fuori
Io: Sembra facile detta così😂
Prof: Tu sei quello che sei per merito tuo. Potevi pure nn fidarti di me. Potevi pure nn ascoltarmi (Come molti tuoi compagni fanno)Ma hai scelto. Ora tocca a te, da solo. Una ultima lezione, parti da una regola, leggila e approfondiscila fino al midollo; poi costruiscine una ancora più profonda e più intima, e più vera.
Sarà tua, e essendo fatta con il tuo vero cuore, sarà per forza di cose una meraviglia x noi uomini.
Io: Lo farò. L'anno prossimo spero di potervi rendere fiero di me ottenendo i risultati che sono mancati quest'anno
Prof: Nn occorre, tu hai già emozionato tante volte
Io: Sarà solo una piccola soddisfazione personale...una "dimostrazione" a chi non ha creduto in me
Prof: Fallo x te. Chi nn crede, è perché è troppo miope x vedere la bellezza che gli sta intorno. Tutto qua
Io: Un'altra importante lezione che mi avete donato...non si finisce mai di imparare🤔, grazie ancora
Prof: Ora smettila...Mi hai commosso.
Sto piangendo leggendo e rileggendoti. Ci si becca in giro
Io: 😉
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