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#residenze digitali 2023
sguardimora · 5 months
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𝗗𝗮𝗹 22 𝗮𝗹 26 𝗻𝗼𝘃𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟯
𝗟𝗮 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗶𝗺𝗮𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗥𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗗𝗶𝗴𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶 – 𝘲𝘶𝘢𝘳𝘵𝘢 𝘦𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦
Quattro progettualità artistiche sperimentali che hanno trovato nello spazio digitale il loro habitat
𝗖𝗜𝗧𝗜𝗭𝗘𝗡𝗦 di 𝗦𝗜𝗠𝗢𝗡𝗘 𝗩𝗘𝗥𝗗𝗨𝗖𝗜 / Ariella Vidach Aiep
Un progetto di arte performativa e partecipativa immaginato per lo spazio virtuale che, ripercorrendo la definizione di eterotopia enunciata da Foucault, trova nel corpo stesso dello spettatore il motore dell'opera
𝗔𝗜 𝗟𝗢𝗩𝗘, 𝗚𝗛𝗢𝗦𝗧𝗦 𝗔𝗡𝗗 𝗨𝗡𝗖𝗔𝗡𝗡𝗬 𝗩𝗔𝗟𝗟𝗘𝗬𝗦 di 𝗠𝗔𝗥𝗔 𝗢𝗦𝗖𝗔𝗥 𝗖𝗔𝗦𝗦𝗜𝗔𝗡𝗜 
"Possiamo innamorarci di una Ai (intelligenza artificiale) e poi decidere di lasciarla?" L’obiettivo dell'azione di Mara Oscar Cassiani è narrare e dare una dimostrazione performativa dell'esistenza di un rapporto tra l'Ai e l’impatto sulla presenza del corpo e sul nostro comportamento dell’uso dei device come tramite comunicativo
𝗧𝗘𝗔𝗧𝗥𝗢𝗣𝗢𝗦𝗧𝗔𝗚𝗚𝗜𝗢 di 𝗚𝗜𝗔𝗖𝗢𝗠𝗢 𝗟𝗜𝗟𝗟𝗜Ù
"Cosa succede se si utilizza lo shitposting per 'schiantare' i paradigmi drammaturgici?" Giacomo Lilliù (ideazione e curatela performativa) e Pier Lorenzo Pisano (curatela drammaturgica) hanno selezionato cinque tra i più interessanti creatori di contenuti memetici e li hanno invitati a creare nuovo materiale insieme a quattro attori professionisti. Per la Settimana delle Residenze Digitali, il percorso di ricerca troverà attuazione sull’applicazione di chat Telegram, con una performance in bilico tra dadaismo, oscenità e nichilismo semantico
𝗛𝗨𝗠𝗔𝗡𝗩𝗘𝗥𝗦𝗘 di 𝗠𝗔𝗥𝗧𝗜𝗡 𝗥𝗢𝗠𝗘𝗢
Martin Romeo porta avanti una ricerca sul post-umano che considera tutti gli attori presenti come parte di un ecosistema: elementi fisici, non fisici, digitali, virtuali e phigital
Ora è il momento di immergerti nelle frontiere digitali attraverso le loro restituzioni in un festival diffuso che accadrà nello spazio virtuale e in alcuni speciali appuntamenti in presenza da mercoledì 22 fino a domenica 26 novembre.
Scorpi il programma e prenota sul sito https://www.residenzedigitali.it/
* All'acquisto del biglietto, ti verranno comunicate le istruzioni per la fruizione dell'opera
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𝗥𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗗𝗶𝗴𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶
𝘶𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘥𝘦𝘢𝘵𝘰 𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘮𝘰𝘴𝘴𝘰 𝘥𝘢𝘭 Centro di Residenza della Toscana (Armunia - CapoTrave / Kilowatt Festival
𝘪𝘯 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘯𝘢𝘳𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘯 l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT, il Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto – Teatro Dimora │ La Corte Ospitale - Teatro Herberia), ZONA K, Fondazione Piemonte dal Vivo – Lavanderia a Vapore, C.U.R.A. – Centro Umbro Residenze Artistiche (La MaMa Umbria International – Gestioni Cinematografiche e Teatrali/ZUT – Centro Teatrale Umbro – Micro Teatro Terra Marique – Indisciplinarte) e Teatro Comunale Città di Vicenza
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lamilanomagazine · 1 year
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Modena, al Centro Musica corso gratuito per diventare filmmaker
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Modena, al Centro Musica corso gratuito per diventare filmmaker. Approfondire le tecniche di realizzazione e distribuzione di un prodotto audiovisivo e multimediale (regia, live e spettacolo), imparando poi nelle lezioni pratiche a utilizzare i dispositivi e le applicazioni digitali adottate da videomaker e video artist e designer. Ma anche apprendere le basi della fotografia, della scrittura e delle tecniche che riguardano la produzione di filmati. Sono le principali competenze, da utilizzare poi sul mercato del lavoro, che si possono acquisire in “Urban video”, il corso gratuito di formazione per filmmaker promosso dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Modena, in collaborazione con EasyShow Coop, all’interno delle attività del Centro musica – 71 MusicHub. Online sul sito www.musicplus.it è pubblicato il bando per gli otto posti a disposizione destinati a giovani modenesi under 29; iscrizioni entro lunedì 6 febbraio 2023. “Urban video”, che giunge quest’anno alla sesta edizione, si articola in 68 ore, suddivise tra lezioni frontali (18 ore), moduli di approfondimento che prevedono incontri con esperti del settore specializzati sulle tematiche affrontate (32 ore) e uno stage formativo (18 ore). Il tirocinio è finalizzato alla progettazione e alla realizzazione di un contenuto video di una delle attività (come eventi e residenze) del Centro musica, della Tenda, della Torre e dell’Off. Per iscriversi a “Urban video” è necessario essere residenti o domiciliati in provincia di Modena e avere un’età compresa tra i 16 e i 29 anni; le otto persone selezionate saranno valutate da una commissione di esperti e operatori anche sulla base di un colloquio motivazionale che si svolgerà da remoto. Il corso inizierà il 13 febbraio per concludersi indicativamente il 3 aprile. Gli spazi del Centro musica di via Morandi 71 ospiteranno sia le lezioni frontali (in programma il lunedì dalle ore 18 alle 21) sia gli incontri con gli esperti (il sabato dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18). Approfondimenti anche via telefono (059-2034810) e posta elettronica ([email protected]).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sguardimora · 1 year
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Residenze Digitali 2023
Sono stati pubblicati i nomi dei 4 vincitori della quarta edizione del bando Residenze Digitali.  I lavori sono stati selezionati dai rappresentanti dei 9 partner organizzatori e dalle 3 tutor, le studiose 𝗟𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗚𝗲𝗺𝗶𝗻𝗶, 𝗔𝗻𝗻𝗮 𝗠𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗠𝗼𝗻𝘁𝗲𝘃𝗲𝗿𝗱𝗶, 𝗙𝗲𝗱𝗲𝗿𝗶𝗰𝗮 𝗣𝗮𝘁𝘁𝗶.
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𝗜𝗹 𝗧𝗲𝗮𝘁𝗿𝗼𝗽𝗼𝘀𝘁𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗱𝗮 𝘂𝗻 𝗠𝗶𝗹𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗗𝗼𝗹𝗹𝗮𝗿𝗶 di MALTE & Collettivo ØNAR
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𝗔𝗶 𝗟𝗼𝘃𝗲, 𝗚𝗵𝗼𝘀𝘁𝘀 𝗮𝗻𝗱 𝗨𝗻𝗰𝗮𝗻𝗻𝘆 𝗩𝗮𝗹𝗹𝗲𝘆𝘀 <𝟯 di Mara Oscar Cassiani
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𝗖𝗶𝘁𝗶𝘇𝗲𝗻𝘀 di Simone Verduci, con la consulenza per il concept coreografico e la regia di Ariella Vidach Aiep
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𝗛𝘂𝗺𝗮𝗻𝘃𝗲𝗿𝘀𝗲 di Martin Romeo
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sguardimora · 6 months
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Meme, shitposting e performing arts approdano su Telegram: è Teatropostaggio di Giacomo Lilliù 
In attesa della Settimana delle Residenze Digitali che si terrà come ogni anno nel mese di novembre, dal 22 al 26, abbiamo intervistato Giacomo Lilliù/COLLETTIVO ØNAR che ci ha raccontato come si sta sviluppando il processo creativo per Teatropostaggio, uno dei quattro progetti sostenuti dalla quarta edizione del bando Residenze Digitali. Il progetto interroga la natura dello shitposting e del meme con la sua dialettica tra immagine e testo per assimilarla a quella tra palco e parola. Cosa succede se si utilizza lo shitposting come meteora impazzita, per schiantare i paradigmi attoriali e drammaturgici? da questa domanda parte la ricerca creativa di Giacomo (ideazione e curatela performativa)  in collaborazione con Pier Lorenzo Pisano (curatela drammaturgica) prima e i meme creator e attori selezionati poi come ci spiega nell'intervista Lilliù.
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[ph. AFFERMAZIONI]
Come è nata e si è sviluppata l'idea di questo nuovo progetto performativo per Teatropostaggio?  Di che cosa tratta il lavoro?
Giacomo Lilliù: Teatropostaggio nasce quando ho scoperto che l’ideatore di una delle pagine di meme che seguivo con più interesse, avocado_ibuprofen - una pagina Instagram che fa, a suo modo,  meme-essays, cioè meme-saggi, piccole escursioni filosofiche che hanno uno stile ben riconoscibile - era stato coinvolto come dramaturg da una compagnia di danza. Da lì ho pensato che potesse essere interessante innescare altri processi simili: se un dramaturg può venire dal mondo memetico, cosa può succedere con la nostra scena memetica italiana se apriamo un accesso alle arti performative? Sono stato accompagnato prima di tutto nell'ideazione da Pier Lorenzo Pisano, un drammaturgo, regista e autore che mi dà man forte soprattutto dal punto di vista del coordinamento drammaturgico del progetto. Insieme a lui abbiamo identificato i profili di memer che potevano essere adatti a questo gruppo di ricerca - ci siamo sempre definiti come un gruppo di ricerca sulla traduzione disciplinare tra composizione memetica e composizione teatrale. Da lì poi abbiamo scelto i cinque creator parte del progetto e i quattro attori con cui misuriamo il materiale composto. Tra le ispirazioni del progetto c’è una pagina web storica, The million dollar home page, in cui ogni pixel poteva essere comprato per un dollaro, diventata un mosaico di annunci pubblicitari di case, siti porno, concerti... Questo arazzo in cui le cose sono messe insieme seguendo l'ordine casuale del libero mercato ci ha ispirato. È nata così l'idea che il nostro progetto potesse essere un patchwork iridescente non di pubblicità ma di contenuti memetici. Sicuramente il gruppo è nato anche grazie a Fondo, il network di Santarcangelo tramite la cui fellowship il progetto è stato sostenuto. Fondo, in particolare, sostiene la traduzione verso il palcoscenico, ma trattandosi di un gruppo di ricerca, ci è parso giusto esplorare tutte le possibilità. Ed è con questo spirito che abbiamo applicato alla call per Residenze Digitali: volevamo vedere come, parallelamente a questo attraversamento per il teatro, si poteva ritornare al digitale; con quali strumenti, con quali informazioni si poteva usare il contesto di partenza in maniera trasfigurata.
Hai accennato a come si è innescato il processo di commistione tra shitposting memetico e scrittura drammaturgica ma, andando più nello specifico, come state lavorando con i meme creator e con gli attori?
Giacomo Lilliù: Il progetto Teatropostaggio è nato prima di Residenze Digitali come percorso di ricerca. Da gennaio 2023 abbiamo identificato i 5 content creators: Giulio Armeni, Davide Palandri, piastrellesexy, Daniele Zinni, Loren Zonardo. Con loro abbiamo iniziato a fare una call al mese in cui chiedevamo di produrre nuovi materiali o condividerne alcuni che avevano nel cassetto e che potevano essere interessanti rispetto alla consegna del progetto, senza essere troppo stringenti dal punto di vista delle tematiche o del contenuto perchè ci piaceva che loro ci portassero le loro istanze e i loro stili. Mese dopo mese si è andato a costituire un materiale molto eterogeneo e anche abbastanza vasto perché sono stati parecchio prolifici. Ad agosto abbiamo deciso di smettere di produrre nuovo materiale e concentrarci sulle possibilità di sviluppo di quello che avevamo accumulato. Una delle complessità di questo progetto, che riproduce le meccaniche dello shitposting, è che gli stimoli sono ovunque, qualsiasi cosa potrebbe potenzialmente arricchirsi di strati e diventare qualcosa di inseribile all'interno di questo percorso. A questo punto sono iniziate le residenze: ne abbiamo avuta una a Polverigi presso Inteatro, un'altra ad agosto a FabbricaEuropa e una ancora a cavallo tra luglio e agosto curata da Zona K. Da una parte, quindi, ci sono questi incontri da remoto una volta al mese con i content creators dall’altra sono iniziate le occasioni di residenza, momenti in cui gli attori possono incontrarsi dal vivo e lavorare sui materiali creati, a volte anche insieme ad alcuni dei creators. La prima residenza a Polverigi è servita a introdurre a tutti questo mondo che, come tutte le sottoculture, è altamente sfaccettato, per cui si è reso necessario un percorso di avvicinamento. Per quanto tutti sappiamo cos'è un meme, l'iceberg è molto profondo rispetto a quelle che sono le ramificazioni del fenomeno e tutte le varie declinazioni, in particolare, per quanto riguarda lo shitposting: a differenza dei meme, infatti, lo shitposting è il modo in cui vengono non-organizzati dei meme all'interno di un contesto che può essere una conversazione su un gruppo Facebook, una condivisione di contenuti con l'obiettivo di cercare di far deragliare la conversazione, cercare di conversare in modo linguisticamente sorprendente, non seguendo la scaletta del discorso ma cercando sempre nuovi modi per deviare il linguaggio, facendo comunque sì che il discorso proceda. Con i meme si crea un sottolinguaggio imprevedibile e mutante ed è questa la dimensione più affascinante dello shitposting. Quando abbiamo introdotto gli attori a questa dimensione, loro hanno fatto i loro passi di avvicinamento e di ricerca personali. Pian piano stiamo componendo con loro delle drammaturgie possibili. Ci interessa anche un’ipotesi di performer-come-memer, quindi stiamo trovando delle condizioni per permettergli di improvvisare consapevolmente. Trattandosi di un gruppo di ricerca, la sperimentazione sta anche nel vedere cosa non funziona e cosa sì, muovendosi senza troppo giudizio. Per il momento siamo molto orientati sulla fascinazione che ci regala questo mondo, avvicinandoci per prove ed errori. Nella presentazione del progetto ho usato la parola "pionieristico": al di là delle esagerazioni, il senso per noi è questo. Ci diverte, ci stiamo dentro e cerchiamo di non farci troppo mangiare dalle logiche produttive. Vogliamo stare dentro la tessitura degli spunti e delle ispirazioni per vedere cosa ne viene fuori naturalmente e organicamente.
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[@LACANYEWEST]
Quali sono state, se ci sono state, le sfide o le criticità nell’incontro tra la scrittura drammaturgica e la scrittura memetica, da una parte e dall'altra tra l’interpretazione degli attori e questo nuovo linguaggio?
Giacomo Lilliù: Le categorie che vengono più in conflitto nel nostro percorso, anche rispetto a quello che abbiamo riscontrato durante una prova aperta fatta nei giorni scorsi con tutor e partner del progetto, sono due: la “cascata” e la “cornice”. Da una parte c'è sempre stata la fascinazione - e soprattutto questo lo propone Pisano sentendo che la cascata di contenuti può celare qualcosa di veramente deflagrante - riguardo alla proposta di contenuti non filtrati. Nel caso di Residenze Digitali possono essere contenuti che si susseguono senza soluzione di continuità mentre lo spettatore può tessere le proprie trame. In quel caso, il nostro compito non sarebbe neanche proporre una trama nascosta all'interno dei contenuti ma semplicemente mettere in condizione i performer di esprimersi come in una sorta di jam session linguistica tra tutti gli stimoli accumulati che si presentano al momento. Mentre la creazione del meme può essere più o meno performativa, nel senso che può anche essere un’operazione più ragionata dietro le quinte e condivisa dopo mesi di preparazione proprio come se fosse un'opera d'arte visuale, lo shitposting, configurandosi come linguaggio, ha per forza una componente performativa, sul momento: se tu mi posti qualcosa io ti devo rispondere con qualcos'altro e in questo scambio immediato ed estemporaneo noi cerchiamo di attaccarci con le dinamiche performative, teatrali, attoriali. Da una parte quindi c’è la “cascata”, questa tempesta di contenuti che arrivano uno dopo l'altro in maniera libera, de-pensata. Dall'altra c’è la “cornice”: tracciare dei confini drammaturgici e operativi, cenni narrativi o programmatici che permettano di comunicare meglio. È come se fornissimo una guida su che tipo di percorso stiamo per compiere, per preparare lo spettatore a quello che sta per vedere, per addolcire l'esperienza e fornire una vaga chiave d'interpretazione o quantomeno delle strutture di ricezione - una sorta di  foglietto illustrativo. Quindi da una parte siamo tentati di andare all-in con questa modalità a cascata, dall'altra comunque il teatro è sempre un po' un fare ordine di tutte le cose, per cui sentiamo che a volte potrebbe essere utile adottare una configurazione a cornice, per quanto poi tutte le volte che passiamo per la cornice sentiamo che stiamo un po' smorzando il potenziale sovversivo dello shitposting. Stiamo ancora calibrando queste due possibilità. Ci interessa che questa sia un'azione performativa e non solo la replica di una pagina di meme. Però comunque c'è una libertà nello shitposting data da contesti che nascono dal basso e non hanno niente da dimostrare se non la propria sussistenza per il piacere di sopravvivere in un ambiente in cui le regole stanno a zero. Riuscire a recuperare quella autenticità per me è molto importante anche all'interno di un discorso più vasto, anche rispetto al modo di intendere il momento performativo tout court.
Andando più nello specifico della piattaforma che avete scelto, Telegram, come ci state lavorando, quali le criticità e le opportunità che avete trovato nel dialogo con le sue grammatiche?
Giacomo Lilliù: La scelta di Telegram non è stata immediata perché lo shitposting e i meme viaggiano su canali multipli, piattaforme come Reddit, e soprattutto i social, in cui i contenuti arrivano agli utenti mediati attraverso algoritmi. Sarebbe stato rischioso quindi aprire un gruppo Instagram o Facebook perché saremmo già stati costretti ad agire all'interno di logiche di trasmissione dei contenuti con cui si può fare poco. Ci serviva uno strumento che ci permettesse una condivisione più protetta e autonoma. Tra le opzioni rimanevano Discord e Telegram, in entrambi i casi gruppi di scambio di messaggi. Discord risulta più dispersivo perché nasce come supporto a gruppi di gioco, e presuppone una specie di conoscenza pregressa. Noi volevamo essere più sincretici e ripiegare tutto su una stessa piattaforma. Telegram può essere gestito come una specie di social a senso unico, che bypassa gli algoritmi mantenendo comunque la possibilità di moderare gli interventi degli utenti. Se il punto di partenza dello shitposting è sempre una conversazione, Telegram è il luogo in cui questa può avvenire con più malleabilità da parte di chi propone la performance. Inoltre io credo in uno squilibrio tra le parti, tra il pubblico e i performer. Il performer deve essere messo in condizione di poter manipolare le possibilità di ascolto del pubblico e questo Telegram lo permette perchè possiamo scegliere, quanta condivisione e interazione consentire. Dal punto di vista della riproduzione della conversazione Telegram ci è dunque sembrata la scelta migliore per una conversazione ingegnerizzata, sperimentale. Rimane la difficoltà che Telegram è una piattaforma pensata principalmente per dispositivi portatili, per cui il livello di immersività è basso rispetto a una performance che può andare in onda in streaming sul computer o una performance immersiva tramite visore. Questo non è necessariamente un elemento che mi disturba in sè, mi piace l'idea che la performance sia letteralmente nelle mani del fruitore, a sua volta libero di decidere quanto farla entrare nel proprio quotidiano. Però è un elemento su cui dobbiamo ancora riflettere per avere più polso della situazione, perché dobbiamo chiarificarci come cavalcare questa fruizione frastagliata. Il rischio è di diventare un po' solipsistici, di fare le nostre cose senza avere troppo la cognizione della risposta che c'è dalla parte del pubblico.
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[ph. AFFERMAZIONI]
Come state immaginando il rapporto con il pubblico? Che cosa si deve aspettare il pubblico della settimana delle Residenze Digitali dalla prova aperta?
Giacomo Lilliù: Abbiamo già fatto degli esperimenti in cui il pubblico era libero di commentare, e questo ci ha destabilizzato perché abbiamo sottovalutato la tentazione ad intervenire in un contesto come quello della nostra performance. Per questo ora immaginiamo che da un punto di vista pratico ci siano solo una o due finestre all'interno delle quali si chieda esplicitamente al pubblico di intervenire, non perché vogliamo censurarlo ma semplicemente per rendere l'esperienza più intensificata ed esteticamente coerente e per non disperdere l'energia di risposta. Rispetto al lavoro del 2021 - si tratta di Woe - Wastage of events progetto creativo di Giacomo Lilliù/Collettivo Onar e Lapis Niger - in cui potevamo permetterci di stare in ascolto del lavoro e attraverso l'ascolto del lavoro ascoltare il pubblico, ora avremo un pubblico più distante. In più abbiamo effettivamente molto da fare: c'è da gestire un atto creativo costante e imprevedibile su cui stare molto concentrati e anche questo pone un filtro in più tra noi e gli spettatori. Inoltre Telegram, per come viene usato comunemente, è una piattaforma multitasking, non la possiamo rendere una piattaforma immersiva. Dobbiamo riuscire a semplificare il più possibile il tipo di dinamica che vogliamo instaurare con il pubblico e avere chiarezza sugli spazi di intervento. In generale il potenziale del meme e dello shitposting è abbastanza dirompente da tutti i punti di vista. C'è un grosso rischio: quello del meme che viene utilizzato come ritrovato per una comunicazione efficace. Abbiamo superato la fase in cui il meme poteva servire come oggetto di artivismo e hacktivismo. Adesso sempre più persone si misurano con la ricerca del meme dank (ovvero, diciamo, all'avanguardia), ma principalmente come strumento di posizionamento dentro la loro community e di credibilità per la loro maschera/personaggio. Siamo in una fase in cui il meme ha ancora colpi da sparare nel momento in cui, piuttosto che venire strumentalizzato per fini utilitaristici, trova ambienti in cui essere accolto, come per esempio quello delle performing arts, per farli saltare in aria. Ci auguriamo che l'esperienza di Teatropostaggio, che immaginiamo possa arrivare a degli spettatori che provengono da una cultura teatrale, sia anche straniante. Teniamo sempre un occhio sul potenziale dinamitardo del meme cercando di conservarlo il più possibile. È un’alchimia tra quanto ci possiamo permettere di spaventare chi si collega senza farlo scappare a gambe levate. Stiamo cercando di fare qualcosa che abbia senso dal punto di vista dell'integrità della proposta, il che non vuol dire che debba essere un’opera ombelicale che dia soddisfazione solo a noi. Se riuscissimo a trovare un pubblico predisposto alla sorpresa, ci piacerebbe innescare un percorso in cui anche il pubblico entri tanto nel gioco da diventare un ulteriore partecipante alla dinamica dello shitposting, un pubblico che possa memare insieme a noi creando una conversazione in cui tutti i termini saltano, come avviene appunto nello shitposting. Altra cosa interessante sarebbe mischiare i pubblici come abbiamo fatto con WOE, dove l'obiettivo era portare dentro l’esperienza anche gente che fruiva quotidianamente di Twitch. Se su Telegram porteremo gente a cui interessa la creazione memetica a incrociare anche i linguaggi performativi, allora sarà un successo. Poniamo le basi per l'incontro, ma il contesto deve per forza apparire creativamente fertile. Se il teatro, al di là di Residenze Digitali, ritrova il suo ruolo di luogo in cui è possibile fare delle cose allora stiamo lavorando nella direzione giusta.
Francesca Giuliani, Chiara Mannucci
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