SABRAESHATILA.“Celodisserolemosche”
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17 set 2020
Fisk, Israele, libano, Palestina, Sabra, Sharon, shatila
by Redazione
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Vogliamo ricordare Robert Fisk, scomparso il 30 ottobre, riproponendovi l’articolo che il grande giornalista scrisse quando tra i primi ad arrivare nei campi profughi di Sabra e Shatila a Beirut dopo il massacro di migliaia di palestinesi nel settembre del 1982

di Robert Fisk – settembre 1982
Roma, 17 settembre 2020 Nena News – “Furono le mosche a farcelo capire. Erano milioni e il loro ronzio era eloquente quasi quanto l’odore. Grosse come mosconi, all’inizio ci coprirono completamente, ignare della differenza tra vivi e morti. Se stavamo fermi a scrivere, si insediavano come un esercito – a legioni – sulla superficie bianca dei nostri taccuini, sulle mani, le braccia, le facce, sempre concentrandosi intorno agli occhi e alla bocca, spostandosi da un corpo all’altro, dai molti morti ai pochi vivi, da cadavere a giornalista, con i corpicini verdi, palpitanti di eccitazione quando trovavano carne fresca sulla quale fermarsi a banchettare.
Se non ci muovevamo abbastanza velocemente, ci pungevano. Perlopiù giravano intorno alle nostre teste in una nuvola grigia, in attesa che assumessimo la generosa immobilità dei morti. Erano servizievoli quelle mosche, costituivano il nostro unico legame fisico con le vittime che ci erano intorno, ricordandoci che c’è vita anche nella morte. Qualcuno ne trae profitto. Le mosche sono imparziali. Per loro non aveva nessuna importanza che quei corpi fossero stati vittime di uno sterminio di massa. Le mosche si sarebbero comportate nello stesso modo con un qualsiasi cadavere non sepolto. Senza dubbio, doveva essere stato così anche nei caldi pomeriggi durante la Peste nera.
All’inizio non usammo la parola massacro. Parlammo molto poco perché le mosche si avventavano infallibilmente sulle nostrae bocche. Per questo motivo ci tenevamo sopra un fazzoletto, poi ci coprimmo anche il naso perché le mosche si spostavano su tutta la faccia. Se a Sidone l’odore dei cadaveri era stato nauseante, il fetore di Shatila ci faceva vomitare. Lo sentivamo anche attraverso i fazzoletti più spessi. Dopo qualche minuto, anche noi cominciammo a puzzare di morto.
Erano dappertutto, nelle strade, nei vicoli, nei cortili e nelle stanze distrutte, sotto i mattoni crollati e sui cumuli di spazzatura. Gli assassini – i miliziani cristiani che Israele aveva lasciato entrare nei campi per «spazzare via i terroristi» – se n’erano appena andati. In alcuni casi il sangue a terra era ancora fresco. Dopo aver visto un centinaio di morti, smettemmo di contarli. In ogni vicolo c’erano cadaveri – donne, giovani, nonni e neonati – stesi uno accanto all’altro, in quantità assurda e terribile, dove erano stati accoltellati o uccisi con i mitra. In ogni corridoio tra le macerie trovavamo nuovi cadaveri. I pazienti di un ospedale palestinese erano scomparsi dopo che i miliziani avevano ordinato ai medici di andarsene. Dappertutto, trovavamo i segni di fosse comuni scavate in fretta. Probabilmente erano state massacrate mille persone; e poi forse altre cinquecento.
Mentre eravamo lì, davanti alle prove di quella barbarie, vedevamo gli israeliani che ci osservavano. Dalla cima di un grattacielo a ovest – il secondo palazzo del viale Camille Chamoun – li vedevamo che ci scrutavano con i loro binocoli da campo, spostandoli a destra e a sinistra sulle strade coperte di cadaveri, con le lenti che a volte brillavano al sole, mentre il loro sguardo si muoveva attraverso il campo. Loren Jenkins continuava a imprecare. Pensai che fosse il suo modo di controllare la nausea provocata da quel terribile fetore. Avevamo tutti voglia di vomitare. Stavamo respirando morte, inalando la putredine dei cadaveri ormai gonfi che ci circondavano. Jenkins capì subito che il ministro della Difesa israeliano avrebbe dovuto assumersi una parte della responsabilità di quell’orrore. «Sharon!» gridò. «Quello stronzo di Sharon! Questa è un’altra Deir Yassin.»
Quello che trovammo nel campo palestinese di Shatila alle dieci di mattina del 18 settembre 1982 non era indescrivibile, ma sarebbe stato più facile da raccontare nella fredda prosa scientifica di un esame medico. C’erano già stati massacri in Libano, ma raramente di quelle proporzioni e mai sotto gli occhi di un esercito regolare e presumibilmente disciplinato. Nell’odio e nel panico della battaglia, in quel paese erano state uccise decine di migliaia di persone. Ma quei civili, a centinaia, erano tutti disarmati. Era stato uno sterminio di massa, un’atrocità, un episodio – con quanta facilità usavamo la parola «episodio» in Libano – che andava ben oltre quella che in altre circostanze gli israeliani avrebbero definito una strage terroristica. Era stato un crimine di guerra.
Jenkins, Tveit e io eravamo talmente sopraffatti da ciò che avevamo trovato a Shatila che all’inizio non riuscivamo neanche a renderci conto di quanto fossimo sconvolti. Bill Foley dell’Ap era venuto con noi. Mentre giravamo per le strade, l’unica cosa che riusciva a dire era «Cristo santo!». Avremmo potuto accettare di trovare le tracce di qualche omicidio, una dozzina di persone uccise nel fervore della battaglia; ma nelle case c’erano donne stese con le gonne sollevate fino alla vita e le gambe aperte, bambini con la gola squarciata, file di ragazzi ai quali avevano sparato alle spalle dopo averli allineati lungo un muro. C’erano neonati – tutti anneriti perché erano stati uccisi più di ventiquattro ore prima e i loro corpicini erano già in stato di decomposizione – gettati sui cumuli di rifiuti accanto alle scatolette delle razioni dell’esercito americano, alle attrezzature mediche israeliane e alle bottiglie di whisky vuote.
Dov’erano gli assassini? O per usare il linguaggio degli israeliani, dov’erano i «terroristi»? Mentre andavamo a Shatila avevamo visto gli israeliani in cima ai palazzi del viale Camille Chamoun, ma non avevano cercato di fermarci. In effetti, eravamo andati prima al campo di Burj al-Barajne perché qualcuno ci aveva detto che c’era stato un massacro. Tutto quello che avevamo visto era un soldato libanese che inseguiva un ladro d’auto in una strada. Fu solo mentre stavamo tornando indietro e passavamo davanti all’entrata di Shatila che Jenkins decise di fermare la macchina. «Non mi piace questa storia» disse. «Dove sono finiti tutti? Che cavolo è quest’odore?»
Appena superato l’ingresso sud del campo, c’erano alcune case a un piano circondate da muri di cemento. Avevo fatto tante interviste in quelle casupole alla fine degli anni settanta. Quando varcammo la fangosa entrata di Shatila vedemmo che tutte quelle costruzioni erano state fatte saltare in aria con la dinamite. C’erano bossoli sparsi a terra sulla strada principale. Vidi diversi candelotti di traccianti israeliani, ancora attaccati ai loro minuscoli paracadute. Nugoli di mosche aleggiavano tra le macerie, branchi di predoni che avevano annusato la vittoria.
In fondo a un vicolo sulla nostra destra, a non più di cinquanta metri dall’entrata, trovammo un cumulo di cadaveri. Erano più di una dozzina, giovani con le braccia e le gambe aggrovigliate nell’agonia della morte. A tutti avevano sparato a bruciapelo, alla guancia: la pallottola aveva portato via una striscia di carne fino all’orecchio ed era poi entrata nel cervello. Alcuni avevano cicatrici nere o rosso vivo sul lato sinistro del collo. Uno era stato castrato, i pantaloni erano strappati sul davanti e un esercito di mosche banchettava sul suo intestino dilaniato.
Avevano tutti gli occhi aperti. Il più giovane avrà avuto dodici o tredici anni. Portavano jeans e camicie colorate, assurdamente aderenti ai corpi che avevano cominciato a gonfiarsi per il caldo. Non erano stati derubati. Su un polso annerito, un orologio svizzero segnava l’ora esatta e la lancetta dei minuti girava ancora, consumando inutilmente le ultime energie rimaste sul corpo defunto.
Dall’altro lato della strada principale, risalendo un sentiero coperto di macerie, trovammo i corpi di cinque donne e parecchi bambini. Le donne erano tutte di mezza età ed erano state gettate su un cumulo di rifiuti. Una era distesa sulla schiena, con il vestito strappato e la testa di una bambina che spuntava sotto il suo corpo. La bambina aveva i capelli corti, neri e ricci, dal viso corrucciato i suoi occhi ci fissavano. Era morta.
Un’altra bambina era stesa sulla strada come una bambola gettata via, con il vestitino bianco macchiato di fango e polvere. Non avrà avuto più di tre anni. La parte posteriore della testa era stata portata via dalla pallottola che le avevano sparato al cervello. Una delle donne stringeva a sé un minuscolo neonato. La pallottola attraversandone il petto aveva ucciso anche il bambino. Qualcuno le aveva squarciato la pancia in lungo e in largo, forse per uccidere un altro bambino non ancora nato. Aveva gli occhi spalancati, il volto scuro pietrificato dall’orrore.
Tveit cercò di registrare tutto su una cassetta, parlando lentamente in norvegese e in tono impassibile. «Ho trovato altri corpi, quelli di una donna con il suo bambino. Sono morti. Ci sono altre tre donne. Sono morte.»
Di tanto in tanto, premeva il bottone della pausa e si piegava per vomitare nel fango della strada. Mentre esploravamo un vicolo, Foley, Jenkins e io sentimmo il rumore di un cingolato. «Sono ancora qui» disse Jenkins e mi fissò. Erano ancora lì. Gli assassini erano ancora nel campo. La prima preoccupazione di Foley fu che i miliziani cristiani potessero portargli via il rullino, l’unica prova – per quanto ne sapesse – di quello che era successo. Cominciò a correre lungo il vicolo.
Io e Jenkins avevamo paure più sinistre. Se gli assassini erano ancora nel campo, avrebbero voluto eliminare i testimoni piuttosto che le prove fotografiche. Vedemmo una porta di metallo marrone socchiusa; l’aprimmo e ci precipitammo nel cortile, chiudendola subito dietro di noi. Sentimmo il veicolo che si addentrava nella strada accanto, con i cingoli che sferragliavano sul cemento. Jenkins e io ci guardammo spaventati e poi capimmo che non eravamo soli. Sentimmo la presenza di un altro essere umano. Era lì vicino a noi, una bella ragazza distesa sulla schiena.
Era sdraiata lì come se stesse prendendo il sole, il sangue ancora umido le scendeva lungo la schiena. Gli assassini se n’erano appena andati. E lei era lì, con i piedi uniti, le braccia spalancate, come se avesse visto il suo salvatore. Il viso era sereno, gli occhi chiusi, era una bella donna, e intorno alla sua testa c’era una strana aureola: sopra di lei passava un filo per stendere la biancheria e pantaloni da bambino e calzini erano appesi. Altri indumenti giacevano sparsi a terra. Quando gli assassini avevano fatto irruzione, probabilmente stava ancora stendendo il bucato della sua famiglia. E quando era caduta, le mollette che teneva in mano erano finite a terra formando un piccolo cerchio di legno attorno al suo capo.
Solo il minuscolo foro che aveva sul seno e la macchia che si stava man mano allargando indicavano che fosse morta. Perfino le mosche non l’avevano ancora trovata. Pensai che Jenkins stesse pregando, ma imprecava di nuovo e borbottava «Dio santo», tra una bestemmia e l’altra. Provai tanta pena per quella donna. Forse era più facile provare pietà per una persona giovane, così innocente, una persona il cui corpo non aveva ancora cominciato a marcire. Continuavo a guardare il suo volto, il modo ordinato in cui giaceva sotto il filo da bucato, quasi aspettandomi che aprisse gli occhi da un momento all’altro.
Probabilmente quando aveva sentito sparare nel campo era andata a nascondersi in casa. Doveva essere sfuggita all’attenzione dei miliziani fino a quella mattina. Poi era uscita in giardino, non aveva sentito nessuno sparo, aveva pensato che fosse tutto finito e aveva ripreso le sue attività quotidiane. Non poteva sapere quello che era successo. A un tratto qualcuno aveva aperto la porta, improvvisamente come avevamo fatto noi, e gli assassini erano entrati e l’avevano uccisa. Senza pensarci due volte. Poi se n’erano andati ed eravamo arrivati noi, forse soltanto un minuto o due dopo.
Rimanemmo in quel giardino ancora per un po’. Io e Jenkins eravamo spaventati. Come Tveit, che era momentaneamente scomparso, Jenkins era un sopravvissuto. Mi sentivo al sicuro con lui. I miliziani – gli assassini della ragazza – avevano violentato e accoltellato le donne di Shatila e sparato agli uomini, ma sospettavo che avrebbero esitato a uccidere Jenkins e l’americano avrebbe cercato di dissuaderli. «Andiamocene via di qui» disse, e ce ne andammo. Fece capolino in strada per primo, io lo seguii, chiudendo la porta molto piano perché non volevo disturbare la donna morta, addormentata, con la sua aureola di mollette da bucato.
Foley era tornato sulla strada vicino all’entrata del campo. Il cingolato era scomparso, anche se sentivo che si spostava sulla strada principale esterna, in direzione degli israeliani che ci stavano ancora osservando. Jenkins sentì Tveit urlare da dietro una catasta di cadaveri e lo persi di vista. Continuavamo a perderci di vista dietro i cumuli di cadaveri. Un attimo prima stavo parlando con Jenkins, un attimo dopo mi giravo e scoprivo che mi stavo rivolgendo a un ragazzo, riverso sul pilastro di una casa con le braccia penzoloni dietro la testa.
Sentivo le voci di Jenkins e Tveit a un centinaio di metri di distanza, dall’altra parte di una barricata coperta di terra e sabbia che era stata appena eretta da un bulldozer. Sarà stata alta più di tre metri e mi arrampicai con difficoltà su uno dei lati, con i piedi che scivolavano nel fango. Quando ormai ero arrivato quasi in cima persi l’equilibrio e per non cadere mi aggrappai a una pietra rosso scuro che sbucava dal terreno. Ma non era una pietra. Era viscida e calda e mi rimase appiccicata alla mano. Quando abbassai gli occhi vidi che mi ero attaccato a un gomito che sporgeva dalla terra, un triangolo di carne e ossa.
Lo lasciai subito andare, inorridito, pulendomi i resti di carne morta sui pantaloni, e finii di salire in cima alla barricata barcollando. Ma l’odore era terrificante e ai miei piedi c’era un volto al quale mancava metà bocca, che mi fissava. Una pallottola o un coltello gliel’avevano portata via, quello che restava era un nido di mosche. Cercai di non guardarlo. In lontananza, vedevo Jenkins e Tveit in piedi accanto ad altri cadaveri davanti a un muro, ma non potevo chiedere aiuto perché sapevo che se avessi aperto la bocca per gridare avrei vomitato.
Salii in cima alla barricata cercando disperatamente un punto che mi consentisse di saltare dall’altra parte. Ma non appena facevo un passo, la terra mi franava sotto i piedi. L’intero cumulo di fango si muoveva e tremava sotto il mio peso come se fosse elastico e, quando guardai giù di nuovo, vidi che solo uno strato sottile di sabbia copriva altre membra e altri volti. Mi accorsi che una grossa pietra era in realtà uno stomaco. Vidi la testa di un uomo, il seno nudo di una donna, il piede di un bambino. Stavo camminando su decine di cadaveri che si muovevano sotto i miei piedi.
I corpi erano stati sepolti da qualcuno in preda al panico. Erano stati spostati con un bulldozer al lato della strada. Anzi, quando sollevai lo sguardo vidi il bulldozer – con il posto di guida vuoto – parcheggiato con aria colpevole in fondo alla strada.
Mi sforzavo invano di non camminare sulle facce che erano sotto di me. Provavamo tutti un profondo rispetto per i morti, perfino lì e in quel momento. Continuavo a dirmi che quei cadaveri mostruosi non erano miei nemici, quei morti avrebbero approvato il fatto che fossi lì, avrebbero voluto che io, Jenkins e Tveit vedessimo tutto questo, e quindi non dovevo avere paura di loro. Ma non avevo mai visto tanti cadaveri in tutta la mia vita.
Saltai giù e corsi verso Jenkins e Tveit. Suppongo che stessi piagnucolando come uno scemo perché Jenkins si girò. Sorpreso. Ma appena aprii la bocca per parlare, entrarono le mosche. Le sputai fuori. Tveit vomitava. Stava guardando quelli che sembravano sacchi davanti a un basso muro di pietra. Erano tutti allineati, giovani uomini e ragazzi, stesi a faccia in giù. Gli avevano sparato alla schiena mentre erano appoggiati al muro e giacevano lì dov’erano caduti, una scena patetica e terribile.
Quel muro e il mucchio di cadaveri mi ricordavano qualcosa che avevo già visto. Solo più tardi mi sarei reso conto di quanto assomigliassero alle vecchie fotografie scattate nell’Europa occupata durante la Seconda guerra mondiale. Ci sarà stata una ventina di corpi. Alcuni nascosti da altri. Quando mi inchinai per guardarli più da vicino notai la stessa cicatrice scura sul lato sinistro del collo. Gli assassini dovevano aver marchiato i prigionieri da giustiziare in quel modo. Un taglio sulla gola con il coltello significava che l’uomo era un terrorista da giustiziare immediatamente. Mentre eravamo lì sentimmo un uomo gridare in arabo dall’altra parte delle macerie: «Stanno tornando». Così corremmo spaventati verso la strada. A ripensarci, probabilmente era la rabbia che ci impediva di andarcene, perché ci fermammo all’ingresso del campo per guardare in faccia alcuni responsabili di quello che era successo. Dovevano essere arrivati lì con il permesso degli israeliani. Dovevano essere stati armati da loro. Chiaramente quel lavoro era stato controllato – osservato attentamente – dagli israeliani, dagli stessi soldati che guardavano noi con i binocoli da campo.
Sentimmo un altro mezzo corazzato sferragliare dietro un muro a ovest – forse erano falangisti, forse israeliani – ma non apparve nessuno. Così proseguimmo. Era sempre la stessa scena. Nelle casupole di Shatila, quando i miliziani erano entrati dalla porta, le famiglie si erano rifugiate nelle camere da letto ed erano ancora tutti lì, accasciati sui materassi, spinti sotto le sedie, scaraventati sulle pentole. Molte donne erano state violentate, i loro vestiti giacevano sul pavimento, i corpi nudi gettati su quelli dei loro mariti o fratelli, adesso tutti neri di morte.
C’era un altro vicolo in fondo al campo dove un bulldozer aveva lasciato le sue tracce sul fango. Seguimmo quelle orme fino a quando non arrivammo a un centinaio di metri quadrati di terra appena arata. Sul terreno c’era un tappeto di mosche e anche lì si sentiva il solito, leggero, terribile odore dolciastro. Vedendo quel posto, sospettammo tutti di che cosa si trattasse, una fossa comune scavata in fretta. Notammo che le nostre scarpe cominciavano ad affondare nel terreno, che sembrava liquido, quasi acquoso e tornammo indietro verso il sentiero tracciato dal bulldozer, terrorizzati.
Un diplomatico norvegese – un collega di Ane-Karina Arveson – aveva percorso quella strada qualche ora prima e aveva visto un bulldozer con una decina di corpi nella pala, braccia e gambe che penzolavano fuori dalla cassa. Chi aveva ricoperto quella fossa con tanta solerzia? Chi aveva guidato il bulldozer? Avevamo una sola certezza: gli israeliani lo sapevano, lo avevano visto accadere, i loro alleati – i falangisti o i miliziani di Haddad – erano stati mandati a Shatila a commettere quello sterminio di massa. Era il più grave atto di terrorismo – il più grande per dimensioni e durata, commesso da persone che potevano vedere e toccare gli innocenti che stavano uccidendo – della storia recente del Medio Oriente.
Incredibilmente, c’erano alcuni sopravvissuti. Tre bambini piccoli ci chiamarono da un tetto e ci dissero che durante il massacro erano rimasti nascosti. Alcune donne in lacrime ci gridarono che i loro uomini erano stati uccisi. Tutti dissero che erano stati i miliziani di Haddad e i falangisti, descrissero accuratamente i diversi distintivi con l’albero di cedro delle due milizie.
Sulla strada principale c’erano altri corpi. «Quello era il mio vicino, il signor Nuri» mi gridò una donna. «Aveva novant’anni.» E lì sul marciapiede, sopra un cumulo di rifiuti, era disteso un uomo molto anziano con una sottile barba grigia e un piccolo berretto di lana ancora in testa. Un altro vecchio giaceva davanti a una porta in pigiama, assassinato qualche ora prima mentre cercava di scappare. Trovammo anche alcuni cavalli morti, tre grossi stalloni bianchi che erano stati uccisi con una scarica di mitra davanti a una casupola, uno di questi aveva uno zoccolo appoggiato al muro, forse aveva cercato di saltare per mettersi in salvo mentre i miliziani gli sparavano.
C’erano stati scontri nel campo. La strada vicino alla moschea di Sabra era diventata sdrucciolevole per quanto era coperta di bossoli e nastri di munizioni, alcuni dei quali erano di fattura sovietica, come quelli usati dai palestinesi. I pochi uomini che possedevano ancora un’arma avevano cercato di difendere le loro famiglie. Nessuno avrebbe mai conosciuto la loro storia. Quando si erano accorti che stavano massacrando il loro popolo? Come avevano fatto a combattere con così poche armi? In mezzo alla strada, davanti alla moschea, c’era un kalashnikov giocattolo di legno in scala ridotta, con la canna spezzata in due.
Camminammo in lungo e in largo per il campo, trovando ogni volta altri cadaveri, gettati nei fossi, appoggiati ai muri, allineati e uccisi a colpi di mitra. Cominciammo a riconoscere i corpi che avevamo già visto. Laggiù c’era la donna con la bambina in braccio, ecco di nuovo il signor Nuri, disteso sulla spazzatura al lato della strada. A un certo punto, guardai con attenzione la donna con la bambina perché mi sembrava quasi che si fosse mossa, che avesse assunto una posizione diversa. I morti cominciavano a diventare reali ai nostri occhi.
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TOP 2022
(31/12/2022)
Great recent movies (made since 2018) seen for the first time in 2022:
Les Passagers de la nuit(Mikhaël Hers, 2021/2)
Rachel Hendrix(Victor Nunez, 2022)
Memoria(Memory;Apichatpong Weerasethakul, 2021)
O Trio em Mi Bemol(The Kegelstatt Trio;Rita Azevedo Gomes;a.Éric Rohmer)
Ouistreham(Emmanuel Carrère, 2021)
The Ride(Ride;Alex Ranarivelo, 2018/9)
Pan de limón con semillas de amapola(Benito Zambrano, 2021)
Twist à Bamako(Mali Twist;Robert Guédiguian, 2021/2)
Mulher Oceano(Djin Sganzerla, 2020)
Greta(Neil Jordan, 2018)
Albatros(Xavier Beauvois, 2021)
À vendredi, Robinson(Mitra Farahani, 2022)
El Rey de todo el Mundo(Carlos Saura, 2021)
Great older movies (made before 2018) seen for the first time in 2022:
Saikai(Kimura Keigo, 1953)
Yuwaku(Temptation;Yoshimura Kōzaburō, 1948)
The Very Thought of You(Delmer Daves, 1944)
Dunia(Jocelyn Saab, 2005)
Strangers in Good Company/The Company of Strangers(Cynthia Scott, 1990)
Lawn Dogs(John Duigan, 1997)
What happened was...(Tom Noonan, 1993/4)
Tigerstreifenbaby wartet auf Tarzan(Rudolf Thome, 1997/8)
Rot und Blau(Rudolf Thome, 2002/3)
Yawaraka na hou(A Tender Place;Nagasaki Shunichi, 2001)
Tin ngai hoy gok(Lost and Found;Lee Chi-ngai, 1996)
The Journey of August King(John Duigan, 1995)
Off the Map(Campbell Scott, 2003)
Bed of Roses(Michael Goldenberg, 1995/6)
The Cake Eaters(Mary Stuart Masterson, 2007)
Trigger(Bruce McDonald, 2010)
Lian’ai yu yiwu(Love and Duty;Bu Wancang=Richard Poh, 1931)
Sparrows Dance (Noah Buschel, 2013)
Aoi sanmyaku+Zoku aoi sanmyaku(The Green Mountains 1+2/Blue Mountains 1+2;Imai Tadashi, 1949)
Du hast gesagt, dass du mich liebst(You Told Me You Loved Me;Rudolf Thome, 2005/6)
Yūwakusha(The Enchantment;Nagasaki Shunichi, 1989)
Nishi no majo ga shinda(The Witch of the West is Dead;Nagasaki Shunichi, 2008)
Hachi-kō Monogatari(Kōyama Seijirō, 1987)
Spoken Word(Victor Nunez, 2009)
The Missing Person (Noah Buschel, 2008/9)
The Devil Makes Three(Andrew Marton, 1952)
Christmas in Connecticut(Peter Godfrey, 1945)
Berlin Chamissoplatz(Rudolf Thome, 1980)
Rauchzeichen(Rudolf Thome,2005/6)
Among the Living(Stuart Heisler, 1941)
Voice in the Mirror(Harry Keller, 1958)
Glass Chin(Noah Buschel, 2013/4)
The Mule/Border Run/La frontera del crimen(Gabriela Tagliavini, 2012)
BigEden(Thomas Bezucha, 2000)
Endoretsu warutsu(Endless Waltz;Wakamatsu Kōji, 1995)
Keith Richards:Under the Influence(Morgan Neville, 2015)
Kōfuku no genkai(The Limit of Happiness;Kimura Keigo, 1948)
Friends(Elaine Proctor, 1993)
The Stone Boy(Christopher Cain, 1983/4)
Frau fährt, Mann schläft(Rudolf Thome, 2003/4)
Pêcheur d’Islande(Pierre Schoendoerffer, 1959)
Awdat mowatin(Return of a Citizen;Mohamed Khan, 1986)
Les Portes tournantes(The Revolving Doors;Francis Mankiewicz, 1988)
Remarkable recent movies:
Ras vkhedavt, rodesac cas vukurebt?(What Do We See When We Look at the Sky?;Aleksandr Koberidze, 2021)
Degas et moi(of 3e Scène)(Arnaud Des Pallières, 2019)
Ergej irekhgüi namar/Harvest Moon (Amarsaikhan Baljinnyam, 2021/2)
Viagem ao Sol(Journey to the Sun;Ansgar Schaefer & Susana de Souza Dias, 2021)
Illusions Perdues(Xavier Giannoli, 2021)
Petite Solange(Axelle Ropert, 2021)
Pacifiction/Tourment sur les îles(Albert Serra, 2022)
Where The Crawdads Sing(Olivia Newman, 2022)
The Batman(Matt Reeves, 2022)
Jaula(Ignacio Tatay, 2018)
Prapti(Receipt;Anuraag Pati, 2021)
Limbo(Soi Cheang, 2021)
Avec amour et acharnement(Both Sides of the Blade/Fire;Claire Denis, 2021/2)
Armageddon Time(James Gray, 2022)
Beurokeo(Broker;Kore-Eda Hirokazu, 2021/2)
America(Ofir Raul Graizer, 2021/2)
Faridaning ikki ming qo’shig’i(2000 Songs of Farida;Yalkin Tuychiev, 2020)
El sustituto(The Replacement;Óscar Aira, 2020/1)
Pokhar Ke Dunu Paar(On Either Side of the Pond;Parth Saurabh, 2022)
The Gigantes(Beatriz Sanchis, 2021)
Farha(Darin J. Sallam, 2021)
In My Own Time:A Portrait of Karen Dalton(Rich Peete & Robert Yapkowitz, 2020)
Barbarian(Zach Cregger, 2022)
Between Earth and Sky(The Lie;Veena Sud, 2018//20)
Watcher(Chloe Okuno, 2021/2)
A Christmas Mystery(Alex Ranarivelo, 2022)
A Hollywood Christmas(Alex Ranarivelo, 2022)
Les Intranquilles(Joachim Lafosse, 2021)
Unrueh(Unrest;Cyril Schäublin, 2022)
Malintzin 17(Eugenio & Mara Polgovsky, 2016//21/2)
Coda(Siân Heder, 2020/1)
Work in progress, Agosto 2022(José Luis Guerin, 2022)
A pesar de todo(Despite Everything;Gabriela Tagliavini, 2019)
They’ll Love Me When I ‘m Dead(Morgan Neville, 2018)
Pretend It’s A City(Martin Scorsese, 2020)
The Glorias(Julie Taymor, 2020)
Land(Robin Wright, 2021)
Chavalas(Carol Rodríguez Colás, 2020/1)
Alam(Firas Khoury, 2022)
Remarkable older movies:
Watashi no Niisan(My Older Brother;Shimazu Yasujirô, 1934)
Liu mang yi sheng(Doctor Mack;Lee Chi-ngai, 1995)
Hunt the Man Down(George Archainbaud, 1950)
Happy Here and Now(Michael Almereyda, 2002)
Hold That Co-Ed(Hold That Girl;George Marshall, 1938)
Transcendence(Wally Pfister, 2014)
Mr. Fix-It(Allan Dwan, 1918)
Down Home (Irvin V. Willat, 1920)
The Tall Stranger(Thomas Carr, 1957)
Pagdating Sa Dulo(At the Top;Ishmael Bernal, 1971)
Maowid ala ashaa(A Dinner Date;Mohamed Khan, 1981)
Zawgat Ragoul Mohem(The Wife of an Important Person;Mohamed Khan, 1987)
The Eclipse(Conor McPherson, 2009)
El Rebozo de Soledad(Roberto Gavaldón, 1952)
Desert Hearts(Donna Deitch, 1985)
Manhandled(Lewis R. Foster, 1949)
Accused of Murder(Joseph Kane, 1956)
The Marauders(Gerald Mayer, 1955)
Ramuru/Aibu(L’Amour/Caress/Love;Goshō Heinosukē, 1933)
Amerasia(Wolf-Eckart Bühler, 1985)
Careless Love(John Duigan, 2012)
Sieben Frauen(Formen der Liebe III)(Rudolf Thome, 1989)
Flirting(John Duigan, 1990/1)
One Night Stand(John Duigan, 1984)
Mouth to Mouth(John Duigan, 1978)
Kissed(Lynne Stopkewich, 1996)
Strike!/All I Wanna Do!(Sarah Kernochan, 1998)
In Old Kentucky(George Marshall, 1935)
Hei jun ma(A Mongolian Tale;Xie Fei, 1995)
Kojima no haru(Spring on Lepers’ Island;Toyoda Shirō, 1940)
Jack Higgins’ ‘A Prayer for the Dying’/A Prayer for the Dying(Mike Hodges, 1987)
Whispering City(Fedor Ozep, 1947)
Maytime in Mayfair(Herbert Wilcox, 1949)
Derby Day(Herbert Wilcox, 1952)
Hell’s Half Acre(John H. Auer, 1954)
Without Honor(Irving Pichel, 1949)
Big Night(Stanley Tucci & Campbell Scott, 1996)
In Old Arizona(Raoul Walsh & Irving Cummings, 1929)
Storm Over Lisbon(George Sherman, 1944)
Chant d’hiver(Otar Iosseliani, 2015)
Die rote Zimmer (Rudolf Thome, 2010)
Das Geheimnis(Rudolf Thome, 1994/5)
Der Philosoph(Rudolf Thome, 1988/9)
Winter of our Dreams(John Duigan, 1981)
Just Married(Rudolf Thome, 1997/8)
Ins Blaue(Into the Blue;Rudolf Thome, 2011/2)
The Sky Pilot(King Vidor, 1921)
Wine of Youth(King Vidor, 1924)
The Family Stone(Thomas Bezucha, 2005)
Les Deaux Souvenirs(Happy Memories;Francis Mankiewicz, 1981)
Istoriia Grazhdanskoí Voíny(Dziga Vertov & Nikolai Izvolov, 1922)
Jes’ Call Me Jim(Clarence G. Badger, 1920)
Jubilo(Clarence G. Badger, 1919)
Marguerite Duras:Worn Out with Desire to Write(David Wiles & Alan Benson, 1985)
Bestsennaia golova(V boevom kinsbarnike 10)(A Priceless Head;Boris Barnet, 1942)
Taifuken no onna(Ōba Hideo, 1948)
The Hasty Heart(Vincent Sherman, 1949)
A Kiss in the Dark(Delmer Daves, 1948/9)
Anesthesia(Tim Blake Nelson, 2014/5)
The Half-Breed(Stuart Gilmore;uc.Edward Ludwig, 1952)
The Two Fister(William Wyler, 1927)
Croupier(Mike Hodges, 1997/8)
Paranoid(John Duigan, 1999/2000)
The Leading Man(John Duigan, 1996)
Aucun regret(Emmanuel Mouret, 2015)
Tout le monde a raison(Emmanuel Mouret, 2017)
Invisible Agent(Edwin L. Marin, 1942)
Full Body Massage(Nicolas Roeg, 1995)
Saya no iru tousizu(Saya:Perspective in Love;Kimata Akiyoshi=Izumi Seiji, 1986)
Race Street(Edwin L. Marin, 1948)
The Wife(Tom Noonan, 1994/5)
Molly(John Duigan, 1998/9)
The Phenom (Noah Buschel, 2015/6)
Live A Little, Love A Little(Norman Taurog, 1968)
Café Com Canela(Coffee with Cinnamon;Ary Rosa & Glenda Nicácio, 2017)
And Now Tomorrow(Irving Pichel, 1944)
On An Island With You(Richard Thorpe, 1948)
One More Tomorrow(Peter Godfrey, 1946)
Il tradimento(Passato che uccide)(Riccardo Freda, 1951)
The Magnificent Dope(Walter Lang, 1942)
Hands Up!(Clarence G. Badger, 1926)
Venus im Netz/Venus.de-Die bewegte Frau(Venus Talking;Rudolf Thome, 2000/1)
Les Bons Débarras(Good Riddance;Francis Mankiewicz, 1980)
Beverly of Graustark(Sidney Franklin, 1926)
Millennium(Michael Anderson, 1989)
Gibraltar(Fedor Ozep, 1938/9)
Great movies watched again:
JLG/JLG(Autoportrait de décembre)(Jean-Luc Godard, 1994)
Yuki fujin ezu(Mizoguchi Kenji, 1950)
The Ten Commandments(Cecil B. DeMille, 1956)
They Were Expendable(John Ford;coll.Robert Montgomery, 1945)
The Civil War(from How The West Was Won;John Ford, 1962)
The Private Life of Sherlock Holmes(Billy Wilder, 1970)
The Bitter Tea of General Yen(Frank Capra, 1932)
Return of the Texan(Delmer Daves, 1952)
You Can’t Take It With You(Frank Capra, 1938)
Kiss Me Deadly(Robert Aldrich, 1955)
Desert Fury(Lewis Allen, 1947)
Japanese War Bride(King Vidor, 1951/2)
Storm Warning(Stuart Heisler, 1950/1)
The Circle(Frank Borzage, 1925)
There’s Always Tomorrow(Douglas Sirk, 1955/6)
A Romance of the Redwoods(Cecil B. DeMille, 1917)
Shockproof(Douglas Sirk, 1949)
Sergeant Rutledge(John Ford, 1960)
Bad Girl(Frank Borzage, 1931)
Interlude(Douglas Sirk, 1957)
The First Legion(Douglas Sirk, 1950/1)
Captain China(Lewis R. Foster, 1950)
Passage West(Lewis R. Foster, 1951)
The Invisible Man(James Whale, 1933)
Slávnyí malyí/Novgorodtsy(Boris Barnet, 1943)
Alyonka(Boris Barnet, 1961)
Hurry Sundown(Otto Preminger, 1966)
Gideon’s Day(Gideon of Scotland Yard;John Ford, 1958)
Anjô-ke no butôkai (Yoshimura Kôzaburô, 1947)
The World Moves On(John Ford, 1934)
Black Tuesday(Hugo Fregonese, 1954)
The Raid(Hugo Fregonese, 1954)
One Way Street(Hugo Fregonese, 1950)
Seven Thunders(Hugo Fregonese, 1957)
La Femme d’à côté(François Truffaut, 1981)
Double Messieurs(Jean-François Stévenin, 1986)
Fighter Squadron(Raoul Walsh, 1948)
State of the Union(Frank Capra, 1947/8)
The Lady Eve(Preston Sturges, 1940/1)L
Shchiedroe leto(Boris Barnet, 1950)
The Year My Voice Broke(John Duigan, 1987)
Liedolom(Boris Barnet, 1931)
All I Desire(Douglas Sirk, 1953)
Illegal(Lewis Allen, 1955)
L’Homme qui aimait les femmes(François Truffaut, 1977)
Very good movies watched again:
Crack-Up(Irving Reis, 1946)
Twilight For The Gods(Joseph Pevney, 1958)
Wide Sargasso Sea(John Duigan, 1992/3)
Ivanhoe(Richard Thorpe, 1951/2)
Polustanok(Boris Barnet, 1963)
Odnazhdy nochyu(Dark is the Night;Boris Barnet, 1944/5)
Mystery Submarine(Douglas Sirk, 1950)
Battle Hymn(Douglas Sirk, 1956/7)
Tomorrow Is Forever(Irving Pichel, 1945/6)
The Gypsy Moths(John Frankenheimer, 1969)
Amok(Fedor Ozep, 1934)
I’ll Be Seeing You(William Dieterle, 1944)
The Lady(Frank Borzage, 1925)
Torrents of Spring(Jerzy Skolimowski, 1989)
Starií naezdnik(The Old Jockey;Boris Barnet, 1940)
The Honeymoon Machine(Richard Thorpe, 1961)
The Flame(John H. Auer, 1947)
The Jack Knife Man(King Vidor, 1920)
Cheyenne (Raoul Walsh, 1947)
Dakota(Joseph Kane, 1945)
Singapore(John Brahm, 1947)
The Brasher Doubloon(John Brahm, 1947)
Junior Bonner(Sam Peckinpah, 1972)
Family Plot(Alfred Hitchcock, 1976)
La Femme et le Pantin(Jacques de Baroncelli, 1928/9)
My Reputation(Curtis Bernhardt, 1946)
The Reluctant Debutante(Vincente Minnelli, 1958)
Annushka(Boris Barnet, 1959)
Stranítsy zhizni(Boris Barnet & Aleksandr Macheret, 1946//8)
The Lady Pays Off(Douglas Sirk, 1951)
Schluss-akkord(Detlef Sierck=Douglas Sirk, 1936)
Whirlpool(Lewis Allen, 1959)
City That Never Sleeps(John H. Auer, 1953)
April! April!(Detlef Sierck, 1935)
Byzantium(Neil Jordan, 2012)
Too Many Husbands(Wesley Ruggles, 1940)
All The Brothers Were Valiant(Richard Thorpe, 1953)
Crosswinds(Lewis R. Foster, 1951)
Casbah(John Berry, 1948)
The Eagle and the Hawk(Lewis R. Foster, 1950)
Body of Lies(Ridley Scott, 2008)
La larga noche de los bastones blancos(Javier Elorrieta, 1979)
Wives Under Suspicion(James Whale, 1938)
Home Before Dark(Mervyn LeRoy, 1958)
Podvig razvedchika(Boris Barnet, 1947)
The Two Mrs. Carrolls(Peter Godfrey, 1947)
Barricade(Peter Godfrey, 1949/50)
Escape Me Never(Peter Godfrey, 1947)
The House of the Seven Hawks(Richard Thorpe, 1959)
Sugarfoot(Edwin L. Marin, 1950)
Room For One More(Norman Taurog, 1951/2)
El Paso(Lewis R. Foster, 1949)
Jamaica Run(Lewis R. Foster, 1953)
Vértigo(Antonio Momplet, 1946)
The Manchurian Candidate(John Frankenheimer, 1962)
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