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Contemporary Living Room - Home Bar Large trendy open concept medium tone wood floor, brown floor and tray ceiling living room photo with a bar, white walls and no fireplace
#controsoffitto in cartongesso#ceramica di vietri#living room#sedie in pelle#rivestimento bancone in legno
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Skin in, da seduta modulare ad elemento scultoreo https://www.design-miss.com/skin-in-da-seduta-modulare-ad-elemento-scultoreo/ Una #seduta modulare flessibile e giocosa, che soddisfa ogni esigenza di comfort!
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TUTORIAL DIORAMA realizzare miniature di sedie in legno IL RIFUGIO DI LUPIN https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fembed%2F86zsGqTTVzE&h=AT3NAeZAOqM8_7OvX97rYwDo3vQrsUyP6T4JRwBHdy2UG1chubyG-p6Uesx9n8StutlZ-gSzZNAxB05h2hAaVbjIgdpCd13Sf25C6MGc0yaMmERvjAMjM_nRMEaGXZGj&s=1 #animedalmondo #modellismo #dioramaCollaborazioni e info : [email protected] Project: https://ift.tt/r8sQ2kT DIORAMA realizzare miniatu... Message: Nuovo Video sul Canale Youtube Anime Dal Mondo December 11, 2022 at 07:14PM
#IFTTT#FacebookPages TUTORIAL DIORAMA realizzare miniature di sedie in legno IL RIFUGIO DI LUPIN animedalmondo modellismo dioramaCollaborazioni
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In questo Agosto caldo umido, con 30 gradi alla sera e 40 di giorno, ho deciso di sfruttare il tempo libero che ho ricavato iniziando un'opera titanica progettata da anni: riverniciare e reintrecciare quattro sedie di legno.
Così vai di levigateice e scartavetrata a mano, colore e corda tricapo, senza paglia di fiume perché non l'ho trovata, alla fine ne ho terminate due e due sono in lavorazione.
Ho dovuto fare l'intreccio un paio di volte a sedia perché non ero mai davvero soddisfatta però tutto sommato il risultato non è male. Prossimamente, terminata la seconda coppia di sedie, bisognerà realizzare i cuscini, ma questo sarà un nuovo capitolo.
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Mi vede in terrazza, occhi negli occhi per un breve istante, poi salta di qua ed entra da me.
Non ci vediamo da cinque giorni.
Inizia il rito silenzioso dell’accoglienza: resto accucciata, mi sfiora il polpaccio poi s’infila fra la gamba e il braccio per cercare carezze; ripete il giro due tre volte poi si lascia accarezzare completamente.
Testina, schiena, dietro alle orecchie, petto, poi ancora testina, mento in alto, occhi chiusi, nasino rosa vicino al mio e poi occhi aperti: vicinissime, piccole persone s’incontrano.
Finiti i grattini fa il giro delle sedie, tutte le gambe posteriori sono oggetto di struscio, poi il frigo e i mobili.
Resto ad osservarla come per entrare nel suo essere totale d’intenzionalità chiara e potente poi mi siedo sulla poltrona.
Finito lo struscio inizia la pulizia, prima in zona cibo poi davanti a me respirando l’aria fresca che entra dalla porta finestra.
Sto in silenzio: è una pulizia-danza, una ginnastica aerobica con leccata. Eleganza anche mentre si fa il bidet. Brevi istanti di pausa e poi via un nuovo avvitamento elegante e leggero.
Leggo.
All’improvviso è alle mie spalle: gioca con il tiragraffi, selvaggia, agguerrita, occhi sbarrati a tratti sfidanti, s’interrompe, mi guarda.
Le faccio sempre i complimenti, sembra chiedere approvazione.
A pancia in su, mostra la parte più delicata di sè, un manto bianco morbidissimo: mi tornano alla mente alcuni tratti di “Gatti molto speciali” “Il trucco più grazioso, del quale faceva sfoggio soprattutto per avere compagnia, consisteva nello sdraiarsi di schiena sotto un divano, e poi spingersi fuori da sola facendo leva sulle zampe, con scatti rapidi e bruschi, fermandosi per volgere l’elegante testina da un lato e dall’altro, gli occhi gialli semichiusi, in attesa dell’applauso”.
Fine dei giochi, oggi si è rotto l’elastico che tiene legata la pallina al tiragraffi, Micia è rimasta per un istante interdetta poi si è accontentata di mordere e sfilare l’elastico tenendosi con le zampe aggrappata al cilindro; qualche altro morso alla piuma e poi via, si porta di nuovo davanti alla finestra.
Respira l’aria fresca, osserva fuori possibili prede allungando il collo a destra e sinistra, resta immobile qualche istante poi si gira, mi guarda con quell’aria mista di dolcezza e voluttà.
È finita, intende dire, per ora è finita, gradirei uscire mia cara; se tu mi usassi la cortesia di alzare la zanzariera potrei tornare nel mondo dei vivi, grazie, non temere, quando ne avrò voglia tonerò a mostrarti cosa sono bellezza e libertà. Tornerò.
Alzo la zanzariera, passa sotto come fosse di gomma ma resta fuori ad osservarmi. Ad un certo punto miagola, è cosa strana perché solitamente lo fa solo quando vede il cibo.
Esco, in effetti fuori l’aria e molto più fresca e respirabile; ancora un po’ di grattini e di fusa, poi comincia a sbirciare fra le aste di finto legno della terrazza. Prede. Uccelli. Caccia. Istinto.
Salta sulla ringhiera. Non esisto più. Posizione aerodinamica, tutti i sensi accesi. Salta. È via.
Buona giornata.
A più tardi.
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La nuova casetta in provincia di Bergamo è buttata in una valle in mezzo alle montagne: apri la finestra e puoi fare lo yodel, la gente giù nella zona residenziale ti sentirà e risponderà a pieni polmoni. È grande e luminosa ed io mi sento già scomparire in mezzo a tutta quella luce. I mobili sono brutti, c'è troppo legno e sento l'odore di vecchio già a guardare le foto, ma c'è un orologio a pendolo che mi piace: mi ricorda l'orologio che vedevo a casa della mia prozia, il ticchettio costante e l'oscillazione ipnotizzante del pendolo e il brusco risveglio dall'ipnosi dato dal suono che faceva ogni tot. Mi vedo girare scalza per la casa silenziosa, quando non c'è nessuno, e guardarmi intorno dicendomi: forse ho esagerato quando dicevo che mi sarei rintanata in una casa sul cocuzzolo di una montagna. Certo che, se ci penso, passare dal mare alla montagna è veramente radicale come scelta, mi sorprendevo l'anno scorso quando mi giravo intorno a vedevo solo montagne quando io ho sempre visto solo mare acqua e spiaggia. Saranno solo un paio di mesi – chissàchissà – ma quella casa già è mia: immagino librerie lungo tutte le pareti nel salone, un tavolinetto con un paio di sedie sul balcone; angolo ufficio e angolo trucchi nella camera da letto, cameretta adibita a stanza per il computer; planetaria, macchinette per il caffè, forno, forno a microonde in cucina, col bancone per preparare il cibo separato dai fuochi e dal lavello; vedo tanti tappeti per la casa e me che lavo a terra perché tra tutte le faccende domestiche che in generale odio e schifo lavare a terra è l'unica che mi rilassa e mi diverte. Il padrone di casa dice che c'è un cane lì nel cortile, dice che non entra mai in casa e che è una pecorella talmente è buono, allora mi immagino che torno da lavoro io che apro il cancello e vedo un cane pastore grosso e mansueto battermi la coda e farmi le feste. Sono pensieri felici, forse un po' illusi, mi sembra quando da bambina mi mettevo a fantasticare robe talmente assurde che sembravano reali e fattibili. Ma a far venire i pensieri intrusivi ci vuole un attimo, d'altronde da piccola le mie fantasticherie venivano in poco tempo buttate giù ed infangate: i primi tempi mi sa dalle persone a me vicine, in poco tempo poi imparai a farlo da sola. Ad esempio, se mi fermo un attimo, penso che mi fa paura questo cambiamento: temo di rimanere sola abbandonata a me stessa e di non sapermi gestire. Questo perché questa notte ho sognato letteralmente di impazzire: avevo gli occhi furiosi, un odio che partiva dal petto e saliva in gola, gridavo ma di un grido grosso e feroce, mi sentivo quasi posseduta come quella volta che gridai nel sonno terrorizzata perché mi sentivo posseduta. In questi giorni poi sono tornata a fare sogni nervosi, dove litigo con la gente, addirittura con dei miei ex colleghi della pizzeria coi quali invece non ho mai avuto problemi. Guardo le mie reazioni inconsce e mi spavento all'idea di rimanere da sola in un posto così lontano. Però guardo anche le foto, vedo tutta quella luce e penso che sarà ottima per fare le foto e allora penso che mi servirà un cavalletto e altre cianfrusaglie varie. Chissà, magari un giorno realizzerò anche il sogno di mio padre di avere un telescopio. Intanto però mi dico che: se passati questi due mesi sarò costretta a ritornare giù al sud, sarà la volta buona che impazzirò definitivamente.
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Thonet
La nascita del design tra Biedermeier e Secessione Viennese
Cento anni di mobili in faggio curvato e materiale iconografico della Gebrüder Thonet Vienna
a cura di Chiara Carafa Renzi e Giovanni Renzi, fotografie Studio Cigolini
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2005, 64 pagine, 24x30cm, 40 ill.colori, ISBN 9788882158903
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
La pubblicazione, un agile fascicolo riccamente illustrato, accompagna l’esposizione allestita al Castello Sforzesco di Milano (11 marzo -24 aprile 2005) dedicata a Michael Thonet e alla sua produzione di oggetti di arredamento in legno curvato dalla seconda metà dell’Ottocento fino agli anni venti del Novecento. I modelli di Thonet, che divennero un’icona del design europeo, erano ottenuti utilizzando il legno di faggio curvato al vapore, una tecnologia continuamente perfezionata dalla casa produttrice, che consentiva di piegare le aste di faggio in curve, riccioli e angoli retti, come se fosse un materiale plastico. Ripercorrere la storia delle sedie, delle poltrone, dei tavoli della Gebrüder Thonet significa, come sottolineano i curatori nel saggio introduttivo, addentrarsi nell’origine del design e dell’industria, grazie alla capacità che ebbe Thonet di coniugare la produzione di massa con il gusto artistico e l’innovazione tecnologica.
16712/23
#Thonet#design exhibition catalogue#Castello Sforzesco Milano 2005#Michael Thonet#mobili in legno curvato#Gebrüder Thonet#nascita design#sedie poltrone tavoli#design books#designbooksmilano#fashionbooksmilano
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In una frizzante mattina d'inverno in Svezia, una graziosa bambina di nome Greta si è svegliata in un mondo perfetto, dove non c'erano prodotti petroliferi che rovinavano la terra. Gettò da parte il lenzuolo di cotone e la coperta di lana e uscì su un pavimento di terra battuta ricoperto di corteccia di salice polverizzata con pietre. "Che cos'è questo?" lei chiese.
"Corteccia di salice polverizzata", rispose la sua fata madrina.
"Cos'è successo al tappeto?" lei chiese.
"Il tappeto era di nylon, che è fatto di butadiene e acido cianidrico, entrambi a base di petrolio", è stata la risposta.
Greta sorrise, riconoscendo che gli aggiustamenti sono necessari per salvare il pianeta, e si trasferì al lavandino per lavarsi i denti dove invece di uno spazzolino da denti, trovò un salice, maciullato su un'estremità per esporre le setole di fibra di legno.
"Il tuo vecchio spazzolino da denti?" ha osservato la sua madrina, "Anche nylon".
"Dov'è l'acqua?" chiese Greta.
"Lungo la strada nel canale", rispose la sua madrina, "Assicurati solo di evitare l'acqua contenente il colera"
"Perché non c'è acqua corrente?" Chiese Greta, diventando un po 'stizzosa.
"Bene", disse la sua madrina, che per caso insegnava ingegneria al MIT, "Da dove iniziamo?" È seguito un lungo monologo su come le valvole del lavandino necessitano di sedi in elastomero e su come i tubi di rame contengono rame, che deve essere estratto e su come è impossibile realizzare macchine movimento terra completamente elettriche senza lubrificazione degli ingranaggi o pneumatici e su come il minerale deve essere fuso. per fare un metallo, e questo è difficile da fare solo con l'elettricità come fonte di calore, e anche se usi solo elettricità, i fili hanno bisogno di isolamento, che è a base di petrolio, e sebbene la maggior parte dell'energia della Svezia sia prodotta in un ambiente rispettoso dell'ambiente a causa dell'idroelettrico e del nucleare, se fai un bilancio di massa ed energia attorno all'intero sistema, hai ancora bisogno di molti prodotti petroliferi come lubrificanti e nylon e gomma per pneumatici e asfalto per riempire buche e cera e plastica ed elastici per iPhone per sostenere la tua biancheria intima durante il funzionamento di un forno fusorio di rame e. . .
"Cosa c'è per colazione?" intervenne Greta, la cui testa faceva male.
"Uova di gallina fresche, nutrite in modo assortito", rispose la sua madrina. "Crudo."
"In che modo, crudo?" chiese Greta.
"Bene, . . . " E ancora una volta, a Greta è stato detto della necessità di prodotti petroliferi come l'olio per trasformatori e decine di prodotti petroliferi essenziali per la produzione di metalli per padelle e alla fine è stata educata su come non si può avere un mondo senza petrolio e poi cucinare le uova . A meno che tu non strappi il tuo recinto anteriore e accendi un fuoco e cuoci con cura il tuo uovo in una buccia d'arancia come fai nei Boy Scouts. Non che tu possa più trovare arance in Svezia.
"Ma io voglio uova in camicia come fa mia zia Tilda", si lamenta Greta.
"Tilda è morta questa mattina", ha spiegato la madrina. "Polmonite batterica."
"Che cosa?!" intervenne Greta. “Nessuno muore di polmonite batterica! Abbiamo la penicillina. "
"Non più", ha spiegato la madrina "La produzione di penicillina richiede l'estrazione chimica utilizzando acetato di isobutile, che, se conosci la tua chimica organica, è a base di petrolio. Molte persone stanno morendo, il che è problematico perché non esiste un modo semplice per smaltire i corpi poiché le terne hanno bisogno di olio idraulico e i crematori non possono davvero bruciare molti corpi usando come combustibile recinzioni e mobili svedesi, che stanno rapidamente scomparendo - utilizzati su il mercato nero per arrostire le uova e stare al caldo ".
Questa rappresenta solo una frazione della giornata di Greta, una giornata senza microfoni in cui esclamare e una giornata senza molto cibo, e una giornata senza barche in fibra di carbonio su cui navigare, ma una giornata che salverà il pianeta.
Sintonizzati domani quando Greta ha bisogno di un canale radicolare e impara come viene sintetizzata la novocaina.
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Tu arrivasti alla mia anima quando era dimenticata:
le porte divelte, le sedie nel canale,
le tende cadute, il letto sradicato,
la tristezza curata come un vaso di fiori.
Con le tue piccole mani di donna laboriosa
ponesti tutte le cose in fila:
lo sguardo al suo posto, al suo posto la rosa,
al suo posto la vita, al suo posto la stuoia.
Lavasti le pareti con uno straccio bagnato
nella tua chiara allegria, nella tua fresca dolcezza,
collocasti la radio nel luogo appropriato
e pulisti la stanza di sangue e spazzatura.
Ordinasti tutti i libri dispersi
e stendesti il letto nel tuo enorme sguardo,
accendesti le povere lampade spente
e lucidasti i pavimenti di legno consumato.
Fosti d’un tratto enorme, ampia, potente, forte:
sudasti grandi fatiche lavando arnesi vecchi.
Apprendesti che nella mia anima d’avanzo era la morte
e la tirasti all’orto con pezzi di specchio.
Jorge Debravo
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"Io me la ricordo la felicità, era fatta di operai che andavano al mare nei giorni di agosto. Le macchine senza aria condizionata, con i portapacchi piene di valigie e le autostrade senza bollini neri. Erano gli anni dove i pensionati potevamo permettersi la giusta ricompensa dopo una vita di sacrifici, erano gli anni delle spiagge con i tavolini e le paste al forno, e quei contenitori frigo, più forniti dei supermercati. La felicità, con quelle sedie pieghevoli e quei caffè nei termos a fine pranzo, le foto con i rullini, i discorsi tutti insieme a fine pranzo, i bambini che facevano i bambini. Le città deserte, per il pane dovevi andare alla stazione centrale perché tutti sapevano che lì c’era un supermercato sempre aperto. Aveva un altro sapore la felicità! Le discoteche in spiaggia, fatte di legno con le lampadine colorate, le ragazze sedute che aspettavano l’invito per ballare quei lenti e conoscersi meglio, eravamo più estranei e molto più intimi senza sapere ancora il nome. Noi, con una chitarra e un fuoco in spiaggia, avevamo il paradiso, noi in cerchio e una bottiglia che girava trovavamo un bacio, e ti capitava sempre quelo che non ci piaceva.
Noi, figli dei francobolli e delle cartoline “tanti saluti dal mare” che li spedivamo sempre l’ultimo giorno, forse per questo avevano il sapore amaro quei francobolli quando li leccavi, perché le vacanze finivano, ma si tornava a casa felici, senza bollette arretrate nei cassetti, con le cartoline che arrivavano in autunno, con la serenità nella testa e la speranza sempre a portata di mano.
Invece oggi il 15 agosto i centri commerciali sono sempre aperti, le città sempre più popolate, i pensionati li vedi lì, sotto qualche albero per un po’ di fresco. Ci facciamo sempre più foto senza il bisogno di andarle a sviluppare, e qui, ci hanno fregato l’attesa, Andiamo in spiagge organizzate e devi rispettare i limiti, e qui, ci hanno fregato gli spazi. Abbiamo voluto di più ma abbiamo ottenuto di meno. Abbiamo ottenuto un smartphone per parlare con il mondo, e qui, ci hanno fregato la voglia di stare insieme. Io me la ricordo la felicità, rimaneva a te, sulla pelle, e non aveva nessuna password
..web
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Comunque è difficile spiegare la Puglia a parole. Perché fondamentalmente sta tutto nei gesti, nel tono di voce alto, nelle espressioni facciali delle persone. Ode a questo mondo pieno di contraddizioni, a questo folklore e a queste azioni rituali. Ode ai pranzi domenicali di tre ore, se va bene. Ai vecchi che si siedono fuori dai locali sulle sedie in legno; ode alla leggenda du munacidd e alle pratiche per togliere il malocchio. Quanto amo questa terra e quanto la odio, anche se so che ogni volta sarà sempre qui ad aspettarmi, ad ogni mio ritorno. Tutto questo è prezioso, ogni momento è talmente tanto fragile che lo vivo fino in fondo, ma anche un po' da spettatrice, per non rovinarlo troppo, per fare in modo che questo tempo possa essere il più dilatato possibile e non si rompa in mille pezzi. Nonna che mi abbraccia e poi mi sposta con tristezza dicendomi "ormai ve ne siete andati tutti". E io che cerco di non stringerla troppo forte perché ho paura che possa frantumarsi dinanzi ai miei occhi, per quanto si è fatta piccola oramai, la mia cara nonna. Vivere lontana dal paese di origine vuol dire salutare i tuoi nonni, quelli che ancora ci sono, sempre con un nodo strettissimo allo stomaco e dire loro di mantenersi forti che poi ci vediamo a Natale e dobbiamo mangiare insieme. E loro ti guardano con quegli occhi segnati dal tempo che trascorre inevitabilmente.
Avrò sempre bisogno di quegli occhi a guidarmi sulla strada.
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RFZ / Madonna di Campiglio
Progetto di ristrutturazione di un appartamento in un edificio degli anni ’70 vicino a Campo Carlo Magno a Madonna di Campiglio. Il progetto parte dalla ridefinizione degli spazi interni ricollocando i servizi e dando una nuova configurazione agli spazi della zona giorno. Dove prima si trovava la cucina a vista, l’idea è stata quella di creare un nuovo volume nella zona giorno, che contenesse i servizi, il nuovo bagno e un angolo cottura separato dal soggiorno ma che contemporaneamente desse ordine e ridefinisse la zona giorno. Il nuovo volume è rivestito in legno lamellare di larice con finitura naturale per rendere visibili le venature calde del legno, scandito da listelli verticali della stessa essenza. La sfida è stata quella di ripensare le classiche “perline” da montagna mantenendo il materiale ma rivedendone la tecnologia e la finitura. La zona giorno è ora delimitata dal nuovo cubo di legno servizi e dalla parete vetrata con vista sulle dolomiti del Brenta. L’uso di materiali naturali sia per il pavimento che per gli arredi su misura riscalda l’ambiente e lo rende accogliente e montano allo stesso tempo. La zona pranzo è caratterizzata dal disegno lineare di una nuova panca su misura che si accosta al tavolo e alle sedie esistenti, in stile tirolese. Sono stati ridisegnati anche i copricaloriferi in larice con fori rotondi CNC. Il corridoio è scandito dagli stessi listelli verticali, presenti sulle pareti della zona giorno, posizionati equidistanti, per dare ritmo alle pareti intonacate bianche e sono intervallati da piccoli appendini in legno di larice. Le pareti intonacate hanno una finitura materica in intonaco d’argilla per contribuire col legno al ritmo di luci e ombre. I faretti e le placche sono nere opache per enfatizzare il nuovo intervento e per creare un contrasto col legno di larice. Le maniglie IKI sono un prodotte DND anche loro scelte in nero opaco. Il corridoio porta alla zona notte: due camere doppie e un bagno, la nuova divisione dello spazio permette di avere una camera con bagno all’interno. Un’apertura quadrata con vetro flutes multirighe verso dalla camera dà luce naturale al bagno esistente, prima cieco. Per i rivestimenti dei bagni è stato usato Cosmo di 41zero42 un brand nuovo che fa ricerca sui materiali coinvolgendo i designer, uscito quest’anno nel 2021, nei colori cotto e grigio verde, dato che col suo puntinato ricorda i fiocchi di neve. Per i pavimenti di tutta la casa abbiamo scelto il larice di Fiemme 3000, materiale certificato bio a tutti gli effetti, l’azienda descrive così l’effetto benefico del materiale all’interno dello spazio: Per garantire in casa lo stesso habitat del bosco, le emissioni rilasciate dai pavimenti, sono le stesse che si ritrovano in una foresta incontaminata e, proprio come queste, agiscono in maniera benefica sulla salute delle persone. Basti pensare che si trovano l’olio essenziale di cirmolo e di abete rosso che da soli emettono nell’aria l’Alfa-Pinene, sostanza terapeutica per eccellenza, tipica dell’aria di montagna. Arredi / Furnishing CUCINA SU MISURA in LEGNO DI CIRMOLO Boiserie, armadi e pareti in legno su disegno di co.arch studio Maniglie IKI di DND design by Alessandro Stabile e Mario Scairato Luci / Lights Wall lamp TEN by FARO Barcellona Faretto da soffitto nero opaco Flos Kap80 Paralume cilindro Alpi Ganzaie by La Corallina Paralume ventola a parete Alpi Lagoria by La Corallina Paralume ventola a parete Alpi Misurina by La Corallina Architetti co.arch studio / Giulia Urciuoli e Andrea Pezzoli https://www.coarchstudio.it/ https://www.instagram.com/co.arch.studio/ Photos by Riccardo Giancola https://www.instagram.com/riccardo_giancola/ Molto felici di essere sulla homepage gi DnD Hangles https://www.dndhandles.it/projects/rio-falze-campiglio/
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Progettato da Stine Weigelt
Between Lines Deck Chair ti riporta con i piedi per terra in una prospettiva dove tutto sembra più tranquillo. Una sedia a sdraio classica dal semplice look scandinavo.
Teak
FSC 100%
LxPxH: 61,5x93,5x90 cm /
H seduta: 28 cm
Confezione
LxPxH: 95x107x14 cm
Peso: 12,7 kg
Spedizione possibile.
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Designed by Stine Weigelt
Between Lines Deck Chair brings you down to earth in a perspective where everything seems more peaceful. A classic deck chair with a simple Scandinavian look .
Teak
FSC 100%
WxDxH: 61,5x93,5x90 cm /
Seat H: 28 cm
Packaging
WxDxH: 95x107x14 cm
Weight: 12,7 kg
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La long chair estiva Marcos è naturale, riciclabile al 100%.
Senza vernice, per chi ama il legno e la natura.
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La sedia Marcos può essere acquistata all'ingrosso e al dettaglio.
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Marcos offre anche un servizio di noleggio a breve e lungo termine.
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“Io me la ricordo la felicità”
"Io me la ricordo la felicità, era fatta di operai che andavano al mare nei giorni di agosto. Le macchine senza aria condizionata, con i portapacchi piene di valigie e le autostrade senza bollini neri. Erano gli anni dove i pensionati potevamo permettersi la giusta ricompensa dopo una vita di sacrifici, erano gli anni delle spiagge con i tavolini e le paste al forno, e quei contenitori frigo, più forniti dei supermercati. La felicità, con quelle sedie pieghevoli e quei caffè nei termos a fine pranzo, le foto con i rullini, i discorsi tutti insieme a fine pranzo, i bambini che facevano i bambini. Le città deserte, per il pane dovevi andare alla stazione centrale perché tutti sapevano che lì c’era un supermercato sempre aperto. Aveva un altro sapore la felicità! Le discoteche in spiaggia, fatte di legno con le lampadine colorate, le ragazze sedute che aspettavano l’invito per ballare quei lenti e conoscersi meglio, eravamo più estranei e molto più intimi senza sapere ancora il nome. Noi, con una chitarra e un fuoco in spiaggia, avevamo il paradiso, noi in cerchio e una bottiglia che girava trovavamo un bacio, e ti capitava sempre quelo che non ci piaceva.
Noi, figli dei francobolli e delle cartoline “tanti saluti dal mare” che li spedivamo sempre l’ultimo giorno, forse per questo avevano il sapore amaro quei francobolli quando li leccavi, perché le vacanze finivano, ma si tornava a casa felici, senza bollette arretrate nei cassetti, con le cartoline che arrivavano in autunno, con la serenità nella testa e la speranza sempre a portata di mano.
Invece oggi il 15 agosto i centri commerciali sono sempre aperti, le città sempre più popolate, i pensionati li vedi lì, sotto qualche albero per un po’ di fresco. Ci facciamo sempre più foto senza il bisogno di andarle a sviluppare, e qui, ci hanno fregato l’attesa, Andiamo in spiagge organizzate e devi rispettare i limiti, e qui, ci hanno fregato gli spazi. Abbiamo voluto di più ma abbiamo ottenuto di meno. Abbiamo ottenuto un smartphone per parlare con il mondo, e qui, ci hanno fregato la voglia di stare insieme. Io me la ricordo la felicità, rimaneva a te, sulla pelle, e non aveva nessuna password. Davide Bianco
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Un'isola
[ 1a parte ]
Un'isola...
Un'isola è, in ogni caso, una sfida.
Raggiungerla è una sfida a sè stessi.
Abitarci è voler sfidare l'abitudine e l'assuefazione alla comodità, i limiti, e la stessa concezione del tempo a cui ci hanno educato sulla terra ferma.
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Il porto è annidato in fondo ad una insenatura naturale, mentre il centro abitato, l'unico che ci sia, sta su in alto, su un promontorio dominato dalla Fortezza cinquecentesca. Si chiama Forte di San Giorgio ed è stato costruito dai genovesi nel 1540, dopo la liberazione dell'intera isola dal dominio del corsaro turco Dragut.
Il borgo ha case addossate le une alle altre, in un dedalo di viuzze, scale, rampe, cortili. Le vie attuali non rispecchiano di certo il concetto di ortogonalità, ma piuttosto paiono assecondare le pendenze e le irregolarità della rupe vulcanica sottostante. Ciò che colpisce fin da subito è che ogni casa ha le chiavi infilate sulla porta e molte porte restano aperte per tutto il giorno.
Il borgo antico è stato quasi del tutto recuperato, ma ancora ci sono piccoli cantieri aperti. Dalle loro aperture ancora senza infissi, proviene un profumo di cemento fresco e intelaiature di legno. Le ditte sono tutte toscane e sono qui in trasferta, per cui non ci sono giornate di interruzione. Si lavora sia la domenica che il 25 aprile.
Mi fermo a guardare il muratore che sta smontando le impalcature.
Capisco quanto dev'essere eroico un cantiere di questo tipo. Ogni attrezzo, ogni materiale, ogni utensile, occorre farlo arrivare tramite il traghetto da Livorno
Un'isola selvaggia come questa, più vicina alla Corsica che all'Italia ha proprio questo di speciale. Viene nutrita e tenuta in vita grazie ad un cordone ombelicale che la lega al resto del mondo.
Gli isolani questo legame, lo chiamano "la nave". "Oggi la nave non è partita.", "Oggi è partita ed è dovuta rientrata in porto", "il mare è grosso e se non cala il vento, per qualche giorno, non avremo rifornimenti"...
Siedo al bar sul porto e assorbo ogni colore, ogni voce, ogni vibrazione che la luce riverbera sulle pareti del locale. Fuori da stanotte c'è il Maestrale. Un dio invisibile che regna sul Tirreno ed è capace di monopolizzare ogni attività tu possa credere di iniziare. È un vento che ti entra in testa. Nelle ossa.
Scompiglia i piani, i programmi, strappa i panni dai fili, sbatte porte, vetri, tende.
Sulla terra, solleva polvere e inquietudine mentre pettina l'erba dei campi, ma è sul mare che imbianca di candide pennellate il blù cobalto, poco sotto l'orizzonte.
Più tardi arrivo al B&B, accompagnato dalla signora che mi è venuta a prendere al porto. Si chiama Azzurra e gestisce col marito dal 2015 questo affittacamere ricavato da una delle più grandi case del borgo. Al piano terra c'è un giardino meraviglioso, provvisto di tavoli e sedie, di un amaca e di tende che tuttavia il vento ha buttato a terra. Da lontano pare un compound arabo, ma le sorprese arrivano appena ci si avvicina all'ingresso dell'abitazione.
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L'ingresso è quello originario e da su un cortile condiviso con altre case. La porta di legno. È verde chiaro con disegni tono su tono, mentre le due finestre al piano superiore sono azzurre.
Sulla porta di legno a due ante, le chiavi che penzolano dalla serratura.
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L'interno è diviso su tre piani, con quello inferiore dove c'è l'ambiente comune per la colazione, a livello del giardino a cui si arriva scendendo ulteriori gradini.
Tutta la casa è stata recuperata e arredata con mobili antichi in stile "arte povera" adattati ai diversi ambienti.
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Molte delle porte interne sono in legno, dipinte e personalizzate con un motivo marino. Perfino i tovaglioli per la colazione mi ricordano gli Azulejos portoghesi.
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Bene. Prendo possesso della stanza, lascio il trolley e lo zaino e ritorno ad esplorare il borgo di Capraia.
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Questo é un progetto che mi ha dato particolare soddisfazione perché ho avuto carta bianca dal cliente nel proporre dei tavoli e delle sedie per una struttura ricettiva in località marittima. Gli arredi sono stati posti all’esterno, coperti, ma in ambiente aperto, quindi c’era lesigenza di un materiale che fosse resistente all’usura, compatto, ma con una forte personalità. Ho scelto il legno di #Noce_Nazionale, #Junglas_Regia #massello. Anche in questo caso ho optato per una finitura all’olio, in quanto le superfici sarebbero state sottoposte ad una forte usura, possono essere ripristinate senza difficoltà ed al tempo stesso portare fieramente i segni di usura e patina nel tempo, proprio come un paio di #jeans che invecchiano
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