Tumgik
#siete voi che leggete tutti gli stessi libri
morganadiavalon · 2 years
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Se avessi un centesimo per tutte le volte che i clienti mi hanno detto "Ma lei sa tutto!" dopo avermi chiesto un libro, sarei miliardaria.
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arreton · 3 years
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10. Scopri il cialtrone che è in te ovvero Cialtroni sono sempre gli altri?
Valutare precisamente quanto si sia cialtroni è un’operazione estremamente complicata per via della più volte sottolineata proteiformità di questa entità: parafrasando un noto scrittore dell’Ottocento, potremmo dire che ogni cialtrone è cialtrone a modo suo. Tuttavia, alla luce della convinzione che il linguaggio sia il veicolo principe di espressione del cialtrone, si tenterà una misurazione basata su un’ampia selezione di frasi emblematiche e di comportamenti rivelatori. Rispondete con sincerità; confrontate le risposte della tavola dei punteggi, addizionate i punti ottenuti e – in base al risultato – leggete il vostro profilo. Tenete sempre ben presente che – al di là di ogni differenza individuale, culturale, di esperienza, di carattere o di orientamento politico – non possiamo non dirci cialtroni. Virgola più, virgola meno.
Avete mai detto che il tango è la danza più sensuale?
Il cibo indiano è buono ma dopo tre giorni ha tutto lo stesso sapore. Siete d’accordo?
Al ristorante giapponese se qualcuno ordina il manzo di Kobe avete mai accennato al fatto che l’animale viene massaggiato per renderlo particolarmente tenero?
Qualcuno con cui siete in confidenza parla di E.T. Indipendentemente dal fatto che l’abbiate fatto o meno, avete avuto lo stimolo a dire «Teleefono-Caaasa».
. Il Signore degli Anelli? No, troppo lungo. Lo avete mai pensato?
Dopo il liceo avete mai finto di aver letto il Don Chisciotte?
Quando cucinate per voi stessi usate indifferentemente la cipolla o lo scalogno a seconda di quello che avete nel frigo, ma se c’è qualcuno che vi guarda preferite sempre lo scalogno?
Al ristorante assaggiate coreograficamente il vino anche se non siete in nessun modo in grado di capire se è buono o no?
Un mese prima di Natale dite a tutti che quest’anno non farete regali a nessuno, ma se poi nessuno ve ne fa vi risentite segretamente?
Dopo aver detto una cattiveria tra il serio e il faceto concludete la frase con «Scherzo!»?
Avete mai scritto una mail o un sms a un amico/a usando almeno due punti esclamativi o almeno due volte i puntini di sospensione?
Avete mai espresso il concetto che per voi il cioccolato è una droga?
qualcuno nato il 29 febbraio avete mai detto: «Bene, così invecchi quattro volte più lentamente» o frasi dall’analogo significato?
Possedete o avete mai desiderato possedere una bicicletta servoassistita elettricamente?
Avete mai enunciato il concetto che è la sostanza che conta e non la forma?
La prima volta che avete trascorso una notte con il/la vostro/a partner avete nascosto il pigiama o la tutona di flanella?
Avete levato accorati lamenti per l’estinzione dei librai di una volta che avevano letto tutti i libri mentre quelli di oggi delle grandi catene credono che Balzac sia una novità?
Prima di fare la scarpetta dite «Scusa, ma io faccio la scarpetta»?
Avete scritto un romanzo. Lo date da leggere a un amico chiedendogli di dirvi «sinceramente» che cosa ne pensi?
Anche se siete color mogano e qualcuno vi ha appena fatto i complimenti per la tintarella avete risposto «Eh, ma ormai è quasi sparita»?
Avete mai postato su Facebook una frase di Paolo Coelho sul senso dell’esistenza?
Alle medie avete praticato per quasi un anno uno sport minore e quando lo trasmettono in tivù vi indignate per l’incompetenza del commentatore?
Avete mai risposto «Mandami una mail» a uno/a che vi chiedeva se eravate liberi per pranzo?
Avete mai detto «Siamo proprio italiani»?
In un negozio di abbigliamento avete mai chiesto degli abiti di una o due taglie inferiori alla vostra pur sapendo che non ci sareste mai entrati/e?
Avete mai detto che se si immerge un qualunque oggetto nella Coca-Cola dopo una settimana non ne resta traccia?
La cosa peggiore non è stare infila nel traffico, bensì girare per ore in cerca del parcheggio. Siete d’accordo?
Diffidate dei ristoranti cinesi perché chissà che carne servono?
(Per lei) I sampietrini sono dei killer per i tacchi? Lo avete detto? (Per lui) Se una ragazza di ventidue anni sta con un uomo di cinquantacinque avete mai detto che dipende da quanto lei è matura?
Conservate gli sms relativi a una relazione finita due anni fa?
Avete mai proposto alla vostra partner di fare dei giochi erotici con le fragole davanti al frigorifero?
A casa vostra avete dei faretti incassati nel soffitto?
Avete perso il lavoro. Alla domanda di che cosa vi occupate avete mai risposto «Curo un blog»?
Avete mai detto che l’organo più sexy è il cervello?
Avete mai cominciato un discorso premettendo che non avete niente contro i gay?
Jack Nicholson? Bravissimo, però si vede che è matto. Siete d’accordo con questa affermazione?
Avete mai esclamato «Vaffanbrodo!» o analoghe deviazioni in corner?
Avete mai sostenuto che la festa della donna è un’ipocrisia perché le donne vanno onorate ogni giorno e non solo una volta all’anno?
Avete mai citato l’articolo di Pasolini sulla scomparsa delle lucciole?
Vi è capitato di utilizzare il verbo stressare in frasi del tipo «Cerca di stressare il concetto»?
In Svizzera se getti una carta per terra ti arrestano. Lo avete mai detto?
Avete mai detto che un ottimo spumante italiano non ha nulla da invidiare agli champagne francesi?
Avete mai consolato il/la vostro/a amico/a del cuore che si è appena lasciato/a dicendo che «Ora non lo sai, ma hai vinto un terno al lotto»?
Vi siete fatti tatuare un ideogramma giapponese, ma non parlate giapponese e per conoscerne il significato dovete fidarvi di quello che vi ha detto il tatuatore?
Negli sms scrivete pò, ke, x, xke per fare prima?
Il vostro cellulare ha una suoneria che dice: «Amore? Amore? Amore, rispondi» o formule analoghe?
Avete tradito il/la vostro/a partner. Glielo andate a dire per onestà?
Vi capita di fare il gesto delle «virgolette» durante una conversazione?
Avete mai detto che il difficile non è dimagrire, ma non riprendere subito i chili persi?
. Di tanto in tanto dite frasi del tipo «Perché io sono molto ironico/a»?
Tavola dei punteggi
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Se non l’avete mai detto=0/ Se l’avete detto almeno una volta=1/ Se l’avete detto più di una volta=3)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=1/No=2)
(Sì=3/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(La possedete=4 /Avete desiderato di possederla, ma non la possedete=2/ No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=10/No=0
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/N0=0)
(Sì=1/No=0)
(Per lei) (Sì=1/No=0) (Per lui) (Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=3/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=3/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=3/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=2/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=3/No=0)
(Sì=5/No=0)
(Sì=3/No=0)
(Sì=1/No=0)
(Sì=5/No=0)
Profili cialtroneschi
Fino a 20 punti
Il cialtrone zero ovvero Too good to be true. In te la cialtroneria non alberga. Sei serio, preciso, puntuale, affidabile, buono, gentile, a volte anche bello e ricco. Se parli di qualcosa è perché conosci la materia, altrimenti stai ad ascoltare quello che dicono gli altri. Sei sicuro dei tuoi mezzi e non hai bisogno del feedback positivo degli altri per definire la tua identità. Se qualcuno parla dei precedenti giapponesi dell’impressionismo e la tua tesi di dottorato verte sulle stampe di Hiroshige in mostra all’esposizione universale di Parigi del 1867, non senti il bisogno di farlo sapere a nessuno, ti basta saperlo tu. Durante un party non ti siedi in un angolo a consultare le coste dei libri della libreria senza parlare con nessuno per tutta la sera, ma non ti trasformi neanche in una versione crocieristica di Fiorello, facendo le imitazioni, ballando e camminando sulle mani, bensì chiacchieri amabilmente con chi ti viene a portata, dimostrando simpatia, spirito e discrezione: se c’è da sorridere sorridi, se c’è da ascoltare ascolti, se c’è da dire qualcosa dici qualcosa e probabilmente si tratterà anche di un commento intelligente. Hai un indubbio sex-appeal e se sei single l’altro sesso ti insegue, mentre se hai una relazione stai con la stessa persona da quando avevi vent’anni e hai due figli di dieci e dodici anni che promettono di essere la tua bella copia. È necessario continuare? Il personaggio pubblico che meglio ti rappresenta non esiste, poiché è la crasi di Eugenio Montale, Sean Connery e Bertrand Russell (o di Saffo, Sharon Stone e Madame Curie). Insomma sei la sintesi di tutti i talenti e di tutte le perfezioni. La domanda che sorge è: ma sei umano (o umana)? Sì. Lo sei e quindi, poiché gli opposti si attraggono, sei la persona più esposta alla fascinazione – il fascinum dei latini, ricordi? – del cialtrone. Un giorno incrocerai il suo sguardo e voilà, sarai catturato/a, e anzi, quanto più il tuo tasso di cialtroneria sarà prossimo allo zero, tanto più sarai attratto/a dal magnifico cialtrone. E poiché, come ricorda la saggezza popolare, andando con lo zoppo si impara a zoppicare, il ciclo potrà ricominciare, perché la cialtroneria non si crea né si distrugge, si può solo distribuire. Motto emblematico: Sì sto con un cialtrone, ma posso spiegarlo.
Fino a 50 punti
Il cialtrone q.b. Potresti fare di più ma non ti impegni. Quanto volte te lo hanno detto dalle elementari in poi? E questa è proprio la tua cifra esistenziale. Anche il cialtrone che è in te si comporta così, potrebbe fare di più, ma si limita a intervenire solo quando non ne può proprio fare a meno. Normalmente sei affidabile, serio, rigoroso, tendi a non parlare di quello che non sai, ma la vita ogni tanto ti forza la mano e ti obbliga a tirare fuori del tuo peggio. Per esempio, tu non vorresti che la tua attuale fidanzata (il discorso prende in considerazione un uomo, ma è valido anche per una donna) pensasse che tu ti vedi ancora con la tua ex – cosa che effettivamente non fai, perché di fondo sei fedele –, ma la volta che ti capita di incontrarla casualmente, affinché lei non pensi male, lo nascondi inventandoti un monte di frottole del quale perdi ben presto il controllo, facendo insorgere nella partner un’infinità di dubbi, di tormenti che – se non hai la lucidità di confessare subito il tutto, facendo peraltro una figura pietosa – rischiano di degenerare e di portare alla rottura. Anche sul lavoro potresti fare di più, ma una certa indolenza ti ha finora impedito di raggiungere i traguardi professionali per i quali pure avresti i titoli. Facciamo un esempio: se devi realizzare un comunicato stampa per invitare dei giornalisti a un evento tu ne scrivi uno perfetto, brillante, interessante, ma poi per un misto di sfiga e distrazione sbagli la data e allora sei costretto a mandare in giro una rettifica orrenda con la data corretta. La tua caratteristica saliente si può dire sia vivere in un mondo parallelo dal quale saltuariamente scendi per calare sulla terra e beneficare della tua presenza noi umani che dovremmo anche essere grati (perché la tua parte cialtrona ha una grande opinione di te stesso). Per non dire di no a nessuno accetti quattro inviti a cena per la stessa sera da quattro persone diverse, salvo disdirne due mezz’ora prima dell’evento, facendo arrabbiare tutti; in realtà avresti dovuto disdirne tre, ma la tua parte cialtrona si è dimenticata del terzo. Nonostante ciò sei fondamentalmente una brava persona posseduta da se stessa che finisce per fare dei danni simili a quelli provocati da dei veri malfattori, ma con tutt’altre intenzioni. Il personaggio pubblico che meglio identifica il tuo profilo psicologico è l’ex presidente americano Jimmy Carter. Motto emblematico: Nessuna buona azione resta impunita.
Fino a 80 punti
Il cialtrone spezzato. Conosci i tuoi limiti ma te li scordi subito, il che farebbe di te un magnifico cialtrone, ma purtroppo – tuo malgrado – qualche talento ce l’hai. Sai fare qualcosa, e magari anche piuttosto bene; non so, sai scrivere, sai recitare, sei un valente biologo o qualunque altra cosa. Per ogni altro aspetto della tua vita saresti perfetto come cialtrone puro: sei inaffidabile, arronzi, sei contraddittorio, forzi i termini dei ragionamenti per avere ragione, ma purtroppo questo tuo briciolo di talento ti impedisce di raggiungere alti livelli nella cialtroneria, perché nel tuo specifico sei rigoroso, preciso, scrupoloso e, diciamolo, sei bravo. Poi, però, tendi a strafare e siccome sai correre i cento metri pensi di saper anche suonare l’organo e poiché una volta in un negozio di dischi hai visto la copertina di un cd delle cantate di Buxtehude non resisti alla tentazione di buttare lì in un salotto intellettuale un commento un po’ strampalato, ma tanto chi caspita lo conosce Buxtehude? Il personaggio pubblico che meglio evoca il tuo modo di essere è Oliviero Toscani, che quando parla non si può sentire, ma le sue foto sono oggettivamente belle. L’intima scissione del tuo essere è contemporaneamente il tuo limite e il tuo pregio. Da un certo punto di vista fa di te una persona interessante, che lascia intravvedere profondità insospettate, dall’altro porta all’esasperazione chi ti sta accanto, quando vieni posseduto dallo spirito cialtronesco. Motto emblematico: Non so se mi rendo conto.
Oltre 80 punti
Il magnifico cialtrone. Conosci tutto ma non sai niente. Puoi spaziare in ogni campo dello scibile umano con l’agilità di un trapezista. Per te l’importante è ottenere il consenso del tuo uditorio, fosse anche il comitato direttivo del Ku Klux Klan, e se per raggiungere il tuo obiettivo dovrai raccontare tre barzellette sui negri che si accoppiano con le pecore, vabbe’ nonnon sarà mica la fine del mondo, tanto tu non sei razzista. Al massimo sono loro che sono negri. La coerenza non è il tuo forte, perché sei naturalmente portato a cambiare le tue idee a seconda della direzione in cui spira il vento: sei un gran navigatore di bolina. La tua professione ideale è il consigliere di amministrazione di un’importante azienda (sia pubblica che privata); attenzione, consigliere di amministrazione e non Amministratore Delegato, giacché una carica così esposta ti obbligherebbe a prendere delle posizioni, fare delle scelte, metterci la faccia. Invece, la posizione di consigliere d’amministrazione si attaglia perfettamente alla tua attitudine. Parafrasando un leader politico di altri tempi, tu ti muovi nei meandri aziendali come un pesce nel mare. Dal tuo scranno da consigliere tu sai ripetere, come solo tu sai fare, a voce un poco più alta e cambiando un avverbio o un aggettivo, una qualunque idea di quelle già espresse da qualcun altro. Tu non dimentichi mai che giocando abilmente da fondo campo, senza mai scendere a rete, ma solo ributtando dall’altra parte della rete qualunque cosa arrivasse a portata, Corrado Barazzutti ha vinto la Coppa Davis nel 1976 e tu, analogamente, sei destinato alla presidenza onoraria della tua azienda, dove finalmente potrai non fare nulla se non, saltuariamente, una supercazzola strategica via mail a tutti i dipendenti. Personaggio che meglio ti rappresenta: .......... (inserisci tu il nome e cognome di chi ti sta più sull’anima). Motto emblematico: Ciao, come sto?
— ANDREA BALLARINI Fenomenologia del cialtrone COME RICONOSCERE I BUONI A NULLA CAPACI A TUTTO
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yomersapiens · 6 years
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Non aprite quella porta piuttosto cementificatela.
Internet era un posto stupendo prima che arrivaste voi a rovinare tutto. Mi ero ripromesso di lasciare scorrere le cose, ché tanto non vale la pena di perdersi in discussioni, però vedo che davvero là fuori non state bene e voglio aiutarvi. Allora, prima che arrivaste voi a prendere tutto sul serio qualunque cazzata che si trova scritta nel web, c’era una cosa chiamata fantasia. O immaginazione. C’erano persone come me che scrivevano di fatti reali farcendoli con la propria immaginazione. Poi c’erano i lettori e i lettori, lo dice il nome, leggevano. Ora invece vogliono fare di più, i lettori diventano commentatori, certo, nella rete tutti possono diventare qualcosa di più. Quindi accade che se uno scrittore scrive e quindi fa quello che gli concerne, il lettore commenta e va contro la sua semplice natura di essere passivo. Mi va bene, ho sempre ignorato tutto perché non mi compete, non ho tempo da perdere in discussioni. Cazzo no, piuttosto che perdermi a discutere o a spiegare cose a sconosciuti rincoglioniti sulla rete vado ad ubriacarmi con gli amici. Ma ieri ho scritto una storia che certo poteva sembrare reale, e da ieri vengo bombardato dall’indignazione della rete. È colpa vostra se hanno tolto le tette da Tumblr, voi dannati esseri incapaci di scindere tra realtà e finzione. Colpa vostra che leggete una storia e vi sentite in dovere di diventare parte della storia. Beh, vi informo che voi non eravate su quel treno, non eravate con me in viaggio, o con il possibile bambino che mangiava sushi, non eravate presenti al forse accaduto fatto e sapete perché? Perché tutto quello che ho elencato sopra accade nella mia immaginazione. E voi per fortuna siete esclusi perché vi immaginate che palle se dentro la mia testa dovessi far entrare ognuno di voi inutili esseri incapaci di scindere tra una storia e la realtà? Ecco altri possibili scenari finali per la storia che tanto ha fatto scalpore: il bambino si gira verso di me e dopo aver finito il sushi, mi chiede se credo in Dio, rispondo di no e lui dice beh, forse è ora che inizi a crederci e di colpo si alza in piedi e da sotto la maglietta estrae due pistole e si mette a sparare a tutto il vagone. Questo finale alternativo è realistico tanto quanto io che mi prendo gioco di lui nella mia testa. Ma non è la mia testa la colpevole di tutto questo, no, lei fa solo il suo lavoro, butta fuori pensieri belli e brutti che siano. I colpevoli sono quelli che leggono e non hanno più la capacità di scindere. Un adulto su un treno si prenderebbe gioco di un bambino? Forse sì, forse no, sicuramente un adulto infastidito dall’esistenza di ogni altro essere umano potrebbe scriverci una storia sopra. Relativizzate quello che leggete. Una storia letta gratuitamente su un sito di blogging. Non dovete nemmeno pagare per dovervi indignare. Dovete solo pigramente scrollare, probabilmente mentre siete seduti sul cesso, ed ecco che la vostra reazione nasce dallo stesso impulso che vi porta ad espellere feci. Ricordatevi sempre che in internet il 50% di quello che leggete potrebbe essere una stronzata colossale e se foste intelligenti abbastanza sareste ancora in grado di scindere ma purtroppo no, non tutti lo siete, altrimenti non si spiega la gente che avete mandato al governo sempre per questo problema del prendere l’internet sul serio. Io ho un solo grande difetto, quello di riporre ancora fiducia nell’intelligenza del genere umano ma Cristo se mi state mettendo alla prova. La mia mente produce pensieri orribili, una marea costante, ne produce anche di bellissimi e dolcissimi e romantici ma è tutto parte dell’insieme. Devo accettare il pacchetto completo. Quando ero piccolo mia madre mi portava in chiesa, dovevo ancora fare la prima comunione, mentre il prete parlava l’unica cosa che mi passava per la testa era vedere se riuscivo a fare incazzare Dio così dentro di me bestemmiavo di continuo ed ero terrorizzato mentre lo facevo, pensavo ad insulti orribili durante la mia visita nella casa del Signore e non capivo perché la mia testa generasse tali atrocità. Ma dal vero, se mi conosceste, sapreste che non bestemmio mai e non perché io creda in Dio, ma perché lo trovo di cattivo gusto. Quindi, se pensate davvero che io provi del piacere nel far piangere dei bambini nel reale, non ci andate troppo lontani ma più di tutto mi piace far piangere i bambini nelle mie storie. Adoro creare personaggi e trattarli di merda. Quando parlo di me, mi tratto di merda di proposito proprio per un senso sadico ma è il mio unico potere da scrittore, questo di fare il cazzo che mi pare con le mie parole e i miei personaggi. Così come il potere di chi legge non è il commentare, bensì il NON leggere. Internet è ancora un posto libero anche se vi state impegnando tantissimo a farlo diventare un parco giochi per i vostri dittatori, se qualcosa non vi piace potete non leggerla o potete allontanarla dalla vista. Non verrò sotto casa vostra a raccontarvi dei miei pensieri orribili. Lo faccio con i miei amici e accetto più che volentieri di essere insultato da loro. Perché mi interessa di quel riscontro, questo posto, questo Tumblr, esiste solamente come deposito di ciò che mi gira per la testa. Non sono una blogger che parla del suo passato di droghe e racconta ogni dettaglio della sua esistenza. Non sono un tenebroso tumblero che vive delle domande ricevute da costanti anonimi. Non guadagno un euro nonostante abbia più di 111.000 lettori, sì non so come sia possibile ma tanti anni fa fui messo nella classifica dei Tumblr comici e ci fu un caos di followers che tutt’ora persistono anche se non credo esistano quindi non lo faccio per la popolarità, l’ho avuta e non è servita ad un cazzo. Non lo faccio per sentirmi uno scrittore perché per fortuna vengo pubblicato su libri e riviste che sono sicuro non vi prendereste la briga di leggere dato che non sono gratis e non ve le portano in bagno mentre siete seduti sul cesso. Non lo faccio neanche per dare una mano alla carriera musicale perché anche lì, mi bastano i concerti. Non lo faccio più per darmi un tono, lì lo faccio quando leggo le mie storie in teatro o scrivo sceneggiature per film e cortometraggi. Tutto questo elenco di cose che faccio solo per farvi capire che basta essere in grado di scindere, solo così si può evitare di rimanere fregati dall’internet. Dalle persone troppo belle in foto che vi fanno sentire orribili ma che dal vivo sono prive di filtri e hanno gli stessi brufoli che abbiamo noi. Dai presunti dati statistici che vi portano a non vaccinare i vostri figli e anzi guardate io di questo sono felice perché grazie a voi ho capito che non voglio avere figli, non voglio portare nuovi esseri viventi in questo medioevo esistenziale bis. Dai ministri o signori del selfie che vi fanno sentire parte del tutto, dell’insieme, solo perché sono ignoranti e volgari come siete voi nel profondo. Ma ancora, non ho tempo per queste cose. Non ho nulla da insegnare per fortuna, ho solo un sacco di rabbia e voglia di impedirvi l’accesso alla rete che doveva essere un posto di scambio e crescita e invece è diventata una pattumiera di commenti non richiesti. Non smetterò di scrivere e non censurerò la mia immaginazione, qualunque cosa essa produca. Ma nel reale, sarò il più distante possibile da quello che mi circonda, cercando di avere il minimo contatto con il prossimo apposta per non deludere, fare del male, o essere deluso o ferito. Ho fatto abbastanza danni cercando di essere buono, ora mi basta essere me stesso. Ho tanto da fare, ad esempio adesso devo andare ad aprire la porta dell’ufficio perché mi hanno citofonato deve essere la consegna di gattini orfani da picchiare. Lo faccio sempre quando sono molto stressato dalle discussioni del web. Picchio dei gattini orfani. Ora vediamo se avete capito, picchio davvero dei gattini orfani o lo dico solamente per mettervi alla prova? Siate dannati voi che mi fate uscire dalla mia immaginazione per venire nel reale a farvi il cazziatone. Ringrazio come sempre @kon-igi e @spaam che mi sostengono, leggono, rebloggano e consigliano. Io non sono paziente come loro, nemmeno intelligente, a me basta sapere che se dico qualcosa di orribile solo perché mi fa ridere almeno due persone capiscono che sono un povero stronzo che si diverte così e mi vogliono bene lo stesso. Tutti gli altri hanno il medesimo valore dei bot di Tumblr.
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blogpinguino · 5 years
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QUESTA LETTERA MI HA FATTO VENIRE LE LACRIME AGLI OCCHI LEGGETE !
Ciao, mi chiamo Italia, sono un piccolo Paese nel Mediterraneo, considerato da molti, uno dei Paesi più belli del pianeta.
Per molto tempo sono stato il punto di riferimento della storia, della civiltà, della moda, del design, del lusso, del cibo, della bella vita e chissà quante altre cose di cui, lentamente, mi sono dimenticato.
Posso farvi una domanda? Da Paese a cittadini, in totale confidenza, siate sinceri però, almeno con voi stessi. "Ma non siete stanchi? Non siete stufi?".
Quante parole buttate al vento, quante promesse mai mantenute, quanto fiato sprecato e quanta frustrazione.
Io sono vecchio, quello che dovevo dimostrare l'ho dimostrato.
Vi ho fornito i mari più belli, le montagne, le Alpi più invidiate, vi ho dato un terreno fertile, da cui sono nati grandi vini, fonti di acque vendute in tutto il pianeta, verdure e frutta che avete esportato in ogni dove, senza calcolare i paesaggi e gli scorci che pochi altri Paesi nel mondo possono vantare.
Ma non siete stanchi? Non siete stufi?
E come se non bastasse, ho ospitato per svariati millenni, monumenti, artisti, poeti e filosofi che, ancora oggi, vengono citati nei libri di storia in tutte le lingue del pianeta.
Insomma ... credo che come Paese, vi ho dato tanto, forse, anche troppo.
Già ... mi sa che vi ho viziato, perché ultimamente non mi sento molto amato.
Come cazzo avete fatto a portarmi fino a questo punto?
Siamo passati dell'impero romano da Michelangelo a Favij, da Pirandello a Vendola, ma fosse solo questo il problema ... vi siete fatti intortare così bene da un gruppo di vecchietti millantatori che, ormai, non avete neanche più il potere di decidere chi vi rappresenta.
Fanno tutto loro, senza chiedervi nemmeno il permesso.
Siete diventati schiavi dei vostri stessi dipendenti.
Loro rubano e va tutto bene, tu sopravvivi e loro ti puniscono, perché, ormai, se osi cercare una vita dignitosa, se solo credi di meritarti un lavoro, una casa o, addirittura, una macchina nuova, loro ti chiedono di giustificare tutto, altrimenti te la portano via e tu non puoi farci un beato cazzo.
Scusami se uso parole forti, ma è il Tuo Paese che ti parla ed esigo più rispetto per me, ma soprattutto, per Te.
Si, perché, sei Tu il mio vero padrone, non questi cialtroni da quattro lire.
Non dirmi che ti fanno paura? Quattro vecchi, gran parte ignoranti, ti fanno paura?
Ricordati che Io mi chiamo Italia e Tu sei Italiano.
Questa terra l'ha creata Tuo nonno, magari perdendo la vita.
Io sono di Tua proprietà e hai tutto il diritto di riprenderne il possesso.
Te lo chiedo con la mano sul cuore.
Aiutami a splendere di nuovo, non lasciare che questa gentaglia mi riduca ad un piccolo Paese svenduto agli stranieri, maltrattato da chiunque lo venga a visitare, denigrato e schifato da tutti, per colpa di pagliacci che non ci rappresentano.
Riprendi il controllo, riprendi a vivere, riprenditi il Tuo Paese ... il Tuo Paese.
Firmato L'Italia.
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abatelunare · 7 years
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Consigli poco pratici di lettura
Un uomo dovrebbe lasciarsi guidare solo dalla sua inclinazione nelle letture; quello che legge per una specie di senso del dovere gli recherà ben poco vantaggio. Samuel Johnson
  È opinione (parecchio) radicata che lo scrittore confezioni da sé i libri che vorrebbe leggere e che non ha trovato sugli scaffali delle librerie. Non c’è? Benissimo. Supplisco io alla mancanza. Così so quel che leggo. Mi autocertifico. Garanzia fai-da-te, insomma. Se non ci fidiamo di noi stessi… Però mica tutti scrivono. C’è un sacco di gente che non lo fa. (Per fortuna, vorrei aggiungere tra due perfide parentesi). Questi il libro se lo devono cercare, visto che non possono provvedere con le loro forze. Avranno quindi bisogno di un qualche consiglio. Giusto per sapere come orientarsi. Ogni libro è un caso limite. Banale finché che vi pare. È così. Non dipende da lui, ma da chi lo legge. Entrano in gioco svariati fattori: primo fra tutti, la disposizione d’animo del lettore. Chiaro che se vi sentite depressi, è consigliabile lasciar perdere Sergio Corazzini e quelli malinconici come lui. Meglio evitare anche roba tipo La critica della Ragion Pura di lmmanuel Kant, specie se la lettura più impegnativa alla quale siete abituati è l’Almanacco di Topolino. Su qualunque scrittore cada la vostra scelta, le condizioni ambientali risultano essere sempre e comunque fondamentali. Non potete affrontare nemmeno il manuale d’istruzioni della vostra stampante, se v’impediscono d’iniziare oppure di andare avanti. Insomma, le distrazioni devono essere ridotte al minimo indispensabile. Ma qui entrano in gioco inesorabili leggi fisiche (come quella secondo cui quando un corpo è immerso in un liquido, suona invariabilmente il telefono). La difficoltà di un testo è inversamente proporzionale alla quantità di interferenze contro cui dovrete combattere. Detto in altre parole: più il libro è ostico, maggiore sarà l’esponenziale numero di cose e persone che sorgeranno a ostacolarvi. Non resta che prendere una serie di necessarie e inevitabili precauzioni. Per prima cosa, isolatevi. Completamente. Staccate il telefono fisso, se ancora lo avete. Spegnete anche il cellulare, soprattutto se rappresenta la vostra unica possibilità di comunicare con il mondo esterno. Prima, ancora, però, spargete preventivamente la voce che non ci sarete per almeno una settimana. Siete in procinto di partire per destinazione ignota a causa d’una imprevista, improvvisa e devastante crisi mistica. Se proprio volete lanciare qualche indizio – falso, s’intende – siate allusivi e misteriosi. Fate cadere con simulata noncuranza termini come Africa, India, Missionario, Riscoprire o simili. A parte “fare tendenza”, nobiliterete la vostra immagine pubblica. In caso dovessero scoprirvi, protestate la vostra innocenza e dichiarate – con l’aria più candida di cui siete ipocritamente capaci – che avete perso l’aereo, e con esso l’attimo fuggente sulle cui ali avevate preso la decisione di fuggire da tutto e da tutti. Magari concludete con uno sconsolato non c'è più religione. C’entra come la senape sul gelato di mirtillo, però fa sempre effetto. Andiamo avanti. Cercate d'essere figli unici. Diversamente, neutralizzate – non in modo definitivo, mi raccomando… – il congiunto molesto, nonché importuno. Fate, cioè, in modo che non vi scocci mentre siete intenti a leggere. Per quanto riguarda, invece, quella che potremmo definire la strategia culturale, attenetevi a pochi, ma efficaci principi. Ignorate i diktat e le “mode” del periodo storico in cui avete la (s)fortuna di vivere. Uno deve sentirsi libero di fare quel che gli va, almeno quando legge. Comprare, quindi, l'ultima vaccata di Pinco Pallino o Caio Sempronio soltanto perché lo impongono (finti) amici e industria culturale, serve unicamente a: 1) buttare via quei trenta danari che avete in tasca; 2) sottrarre tempo prezioso a letture più produttive e stimolanti; 3) arricchire chi non lo merita (autore e casa editrice). Miscelate tranquillamente ciò che da più parti si qualifica come sacro e come profano: accostate De Crescenzo a Heidegger, Campanile a Nietzsche. Giova fortemente alle arterie. Siate curiosi e leggete di tutto, anche chi trovate indigesto. Prima di parlare male d'un autore, converrebbe leggerlo: le chiacchiere prive di fondamento lasciatele ai politici. Loro sono pagati per questo. Chiaro che mica sempre si riesce a vincere le antipatie. La teoria è un conto, la pratica un altro. Ricordate comunque cosa sosteneva Plinio il vecchio: perfino il libro peggiore contiene qualcosa di buono. Va soltanto letto “in negativo”, per vedere come non bisognerebbe scrivere e cosa non bisognerebbe fare (il condizionale è sempre d’obbligo, nelle Umane Cose…). Oscar Wilde, nella sua splendida Prefazione al Ritratto di Dorian Gray, la vede così: «Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto». Il che significa: ci sono cattivi scrittori e buoni scrittori, non scrittori cattivi e scrittori buoni. Religione, razza, ideologia (politica o meno) e affini non devono guidare le nostre scelte. Si compra, se ci va. L’acquisto è – da sempre – facoltativo. Funziona come il telecomando della televisione. Non ti piace? Cambi canale senza fare tanto chiasso. Invece di dire io non ho letto il libro però ho visto il film, leggete il libro. Comprate per leggere, non per lasciare della carta rilegata su uno scaffale basta che sia, in balia di muffa, polvere… e insetti (pare che l'ape muratore adori costruire i suoi nidi in mezzo ai volumi). Quella roba lì non serve a lavare i pavimenti. A questo punto, potrei anche invitarvi a scartare questo o quell’autore. Ma non sarebbe giusto. Decidete voi quali nomi segnare sulla lavagna. Non lasciate mai che siano altri a farlo. Potrebbero sbagliarsi.
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dicevicheerotua-mt · 7 years
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Che poi non è apatia è solo stanchezza Perché dopo un po’ ci si rompe i coglioni di tutti, tanto la sostanza è sempre la stessa. Siete tutti così patetici, così anonimi. Fate tutti le stesse cose, leggete tutti gli stessi libri, dite tutti di amare vecchie band. Ma quanti di voi amano davvero ciò che dicono di amare? Siete tutti talmente alternativi che già non vi distinguo più, e qua non c'è tempo da perdere.
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pangeanews · 5 years
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“Blade Runner rivoluzionerà la fantascienza”. O meglio: come Philip K. Dick e Roberto Bolaño hanno cambiato il nostro modo di vedere il mondo
A che punto bisogna intaccare la biografia di Philip Dick? Dove occorre scavare? Scelgo un punto: l’uscita dalla crisi creativa giunta dopo vent’anni di attività frenetica e durata dal 1971 al 1974. In seguito, intaccherò lo strato più affiorante in superficie, i primi anni Ottanta, quando Blade Runner lo consacra davanti a tutto il pubblico, più o meno consapevole.
Per afferrare cosa successe a Dick imponendogli il silenzio, è utile un’intervista che rilasciò nel 1974 per la rivista Vertex. Come vola il tempo per la scrittura: nel 1963 Dick affonda le mani nell’ucronia, stravince al banco con La svastica sul sole dove immagina un futuro retto da nazisti e nipponici congiunti; nel 1973 a Vancouver, consegnando la conferenza Persona autentica contro macchina reflex torna alla teoria di Orwell. Non c’è bisogno di guardare indietro alle camicie brune per capire dove stia al male – il male è intorno a noi, dentro la macchinetta che alliscia il pelo ai narcisi, il male è la tecnologia che mentre umanizza i computer rende gli umani uguali agli androidi.  Estraggo dall’intervista i passaggi migliori.
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Fantascienza. “Comporta una sospensione dell’incredulità di tipo diverso dal genere fantasy. Nel fantasy non ti capita mai di tornare a credere che esistano troll, unicorni, streghe e robe così. Ma nella fantascienza, la leggi e non è vera adesso ma ci sono cose che non essendo vere oggi lo saranno un giorno lontano. Lo sanno tutti. E questo crea una stranissima sensazione in un certo tipo di persone – come di lettura della realtà e sconnessione da questa stessa realtà ma solo in termini temporali. Come parlare di universi che si ripeteranno insistentemente nel futuro. Quindi potrà pur succedere”.
Maturità. “Mi chiedi se la fantascienza diventerà mai matura? Ma matura nel senso di adulta e filosofica, oppure pesante? Pesante come Kafka? Qualcosa che lascia un residuo permanente dentro di te e non ti lascia uguale a prima? Certamente, proprio ora ho finito Campo di concentramento di Tom Disch e mi ha reso diverso, quindi si tratta di un lavoro maturo, che ci rende maturi. Cioè se leggi Uomini e topi non sarai più lo stesso: non che ti educhi nel senso che ti riempie di informazioni o che nella sua sobrietà sia serio; può anzi essere divertente. È come la purificazione della tragedia in Aristotele. Ci sono libri che ti riportano in vita e ti dicono che sbagliavi a credere di essere un tipo intelligente. È come se questi autori ti autorizzino a mollare un po’ di bagaglio che in qualche modo ti era stato appioppato. Non aggiungerei altro”.
Triste verità e compensazioni. “Quando cominciai c’era solo un maestro del genere, ed era anche letterato, era Ray Bradbury. Per dio, sembrava di essere nel Medioevo, tutti sulle sue spalle. Per il mio primo libro con copertina rigida presi 750 dollari, è passato del tempo da allora e siamo ancora pagati come se fossimo all’angolo a vender mele negli anni della grande Depressione. E nemmeno si accetta che lo scrittore rimane solo. Scrivere è un’occupazione solitaria, quando attacchi un romanzo ti sganci da famiglia e amici. Con un paradosso, perché ti crei nuovi compagni. Per me la grande gioia nella scrittura è mostrare un uomo piccino che fa qualcosa in un momento di grande valore, qualcosa che non gli darà nulla e che il mondo non potrà mai raccontare nelle sue canzoni. Il libro, allora, è come la canzone del valore di questo piccolo uomo. La gente crede che un autore voglia essere immortale ma io no, io voglio che Tagomi ne La svastica sul sole sia immortale e che sia ricordato per il suo lavoro. I miei caratteri sono composizioni di quel che ho visto la gente realmente fare e l’unica via perché siano ricordati è attraverso i miei libri”.
Acidi. “Non è vero che si possa scrivere sotto effetto di acidi. Io durante un trip sono riuscito a scrivere solo una pagina ma era in latino, una dannata pagina Latina con uno scampolo in sanscrito, una roba che non si riesce a vendere. Infatti non è mai finita nelle mie opere pubblicate. Anche nel mio Martian time slip c’è l’effetto da trip ma lo scrissi prima di provare gli acidi”.
I Ching. “È un libro che ti dona avvisi che vanno al di là del particolare, avvisi che trascendono la situazione immediate. Avvisi che danno risposte riguardo la qualità universale. Ad esempio quando dice che il potente è umile e che l’umile è innalzato. Se usi questo libro con continuità e per il giusto periodo, farà di te un taoista, che tu abbia sentito questa parola o meno, che tu voglia diventare taoista oppure no”.
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Non male. Ecco invece l’ultimo Dick, quello che si guarda allo specchio della televisione quando ricreano il suo libro del 1968 Ma gli androidi sognano pecore elettriche? L’unica cosa che Dick non poteva sapere, all’uscita di Blade runner, è che quel film andava oltre Dick: in quegli stessi anni lui gestiva la tragedia tra uomo (antropocene) e alieno (tutti gli altri) attraverso una battaglia tra divinità, con la trilogia di Valis. Del resto, Dick non era così abituato alle macchine da pensare quelle cose che noi abbiamo ben in vista ogni giorno.
L’ultimo Dick, insomma, era più metafisico che psicosociologico: di fatto, un altro Dick anche rispetto a tutta la sua produzione passata. Ma il bello degli americani è questo: che quando impazziscono parlano con Dio (noi italiani, invece, ci parliamo da savi). Ecco la lettera di Dick felice per il film.
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11 ottobre 1981
Mr. Jeff Walker
The Lado Company
4000 Warner Boulevard
Burbank California 91522
Caro Jeff:
Mi è successo di vedere su Channel 7 il programma “Hooray For Hollywood” questa note con uno spezzone di BLADE RUNNER. (Bè, ad essere onesto non mi è successo che l’abbia visto io; un tizio mi ha soffiato che BLADE RUNNER stava per andare in onda come parte dello show, e che lo guardassi per esserne sicuro). Jeff, dopo averlo visto – e specialmente dopo aver sentito le considerazioni di Harrison Ford sul film – sono giunto alla conclusione che non si tratti di fantascienza; non è nemmeno fantasia; è precisamente quel che ha detto Ford: futurismo. L’impatto di BLADE RUNNER banalmente è destinato a essere prevaricatore sia sul pubblico normale che tra gli artisti – e, credo, su chi si occupa di fantascienza. Da quando ho preso a scrivere e vendere fantascienza, sono trent’anni, questa cosa mi sta discretamente a cuore. Con tutto candore devo dire che il nostro campo è stato gradualmente e intensamente deteriorato in anni recenti. Nulla che sia stato fatto, individualmente o collettivamente, sta a pari di BLADE RUNNER. Non lo dico per fuggire dalla realtà, non è escapismo ma al contrario è super-realismo, così coraggiosamente risoluto e dettagliato e autentico e, per dio, così convincente che, dopo aver visto quello spezzone se faccio un paragone con la mia “realtà” attuale e normale questa ne vien fuori bella pallida. Quel che ti voglio dire è che tutti voi insieme avete creato una nuova, unica forma di espressione artistica e grafica, mai vista sinora. E, penso, BLADE RUNNER dovrà rivoluzionare le concezioni di quel che è fantascienza e, di più, di quel che la fantascienza può essere.
Lascia che te la metta così. La fantascienza si è lentamente e ineluttabilmente stabilizzata dentro una sua morte monotona: pare una cosa nata completa, una cosa derivata da altro, una cosa rancida. Improvvisamente voi vi ci siete messi dentro, avete cercato gente che avesse i numeri giusti e ora siamo a una nuova vita, a un nuovo inizio. Quanto al mio ruolo nel progetto BLADE RUNNER, posso solo dire che un mio lavoro o un mio pacchetto di idee potesse subire una escalation come la vostra, a quelle dimensioni scioccanti. Grazie… e sarà un pandemonio quanto a successo commerciale. Imbattibile.
Cordialmente,
Philip K. Dick
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Leggete Dick, entrate di soppiatto in una libreria polverosa e leggete dei robot che non sono mai esistiti. In alternativa, entrate in una libreria fighetta e comprate Lo spirito della fantascienza di Bolaño, un libretto dei primi anni Ottanta che non fu stampato mentre l’autore era in vita e faceva la fame in Catalogna, infuocato da Lovecraft e certo, da lui, da Dick. Se leggete Bolaño vi capiterà tranquillamente di prendere un treno, la mattina, mentre è ancora buio e alla stazione aspettate il treno delle 6.22 e soffia un fortissimo e caldo vento di scirocco. Immaginate: il deserto dei paesaggi urbani di Bolaño con una variante: ma come è possibile raccontare come un deserto ne Lo spirito della fantascienza Ciudad de Mexico che è una delle più affollate città al mondo? solo uno scrittore così può riuscirvi. Oltre al deserto italiano della Maremma dove sono venuto su, sentite il vento di scirocco che scompiglia le pagine del libro di Bolaño. E poi arriva un treno che non è il solito, perché mi accoglie su un vagone vetusto a due piani, figlio di una progettazione avveniristica degli anni ’70, con pavimenti in plastica striata ad imitare il granito, un soffitto basso e vastissimo, serie di sedili asimmetrica (3+2), luci al neon insufficienti e quegli incredibili altoparlanti fatti come il contenitore di un budino, ma con il fondo forato con la punta del trapano. Quando ferma a Forte dei Marmi decido di alzarmi e andare dal capotreno per chiedergli tutti i dati tecnici possibili su quella avveniristica carrozza di un tempo che non c’è mai stato, come un unicorno che non sai dove abbia mai potuto circolare e quando: puoi solo ipotizzare le ferrovie svizzere o quelle che lo sono quasi, le ferrovie Trenord che vanno verso Varese – e oltre – attraversando stazioni che hanno nomi gutturali. Non devo nemmeno alzarmi perché trovo il capotreno – un ragazzo ventenne della Lunigiana – che parla con un altro viaggiatore, nell’attesa che sopraggiunga un altro treno veloce che ci passi avanti e torni a farci viaggiare in lentezza. E il discorso è tutt’altro che ferroviario, perché il capotreno lunigianese racconta di quanti funghi porcini ha raccolto durante il fine settimana, fino a che il suo interlocutore lo interrompe raccontando di quella volta che la sua ragazza – che lavora in una scuola materna –  ha sorpreso uno dei suoi piccoli alunni fuori in giardino che raccoglieva funghi e l’interlocutore osserva (con una certa audacia scientifica, in realtà) che la colpa è del riscaldamento globale, perché di funghi, nei giardini delle scuole materne, mica se ne trovavano anni fa (cosa ne sa lui che non c’era?). Che sia il caso di aggiungere la ricerca e il riconoscimento dei funghi nei moduli didattici con cui formare gli insegnanti delle scuole materne? e questo mi fa venire in mente un altro discorso, con il quale spero di poter tornare alla fantascienza: un mio amico espertissimo fungaiolo, mi spiegava tempo fa che quando ti abitui a cercare i funghi, poi quando vai nei boschi, non riesci più a vedere nient’altro. Tutta la tua potenza cognitiva è assorbita dalla ricerca dei funghi, la tua attenzione diventa iperselettiva. Per questo non mi è riuscito di parlarvi di Dick nel finale, perché adesso sto rileggendo Bolaño e rivivo gli anni sulla costa tra Forte e Pisa: e credetemi (perché non lo sapevate), Bolaño ti assorbe e ti fa vedere nel mondo solo cose insolite, che prima non notavate affatto. Ed è così da stamani che rileggo solo per poco più di cinquanta pagine il caro cileno e osservo e noto solo cose strane e assolutamente insolite, più delle vecchie e futuristiche carrozze ferroviarie. Ad esempio (senza dire dei fossili che sono sul pavimento di granito rosso del sottopassaggio alla stazione): oggi il docente d’aula al corso di formazione mi sembrava più formativo di sempre, quasi un arcano maggiore dei tarocchi (l’imperatore oppure il diavolo). Altro: al bar le voci delle persone mi sembravano fuori sincrono con le loro facce. Ancora: i mendicanti che chiedevano soldi per la strada mi sembravano avessero più ragioni di me e avessero in generale ragione. Su tutto. So che queste cose possono succedere anche per altri motivi, ma oggi credo fosse proprio colpa di Bolaño e non di Dick.
Andrea Bianchi
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