Tumgik
#sono contrario alle emozioni
io-rimango · 1 year
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- Lei ha uno scompenso tra la sfera razionale e quella emotiva. La prima la governa, ma ha un controllo insufficiente sulla seconda. Non decodifica le sue emozioni, non le sente arrivare, non le anticipa. Semplicemente le subisce. Quando le vengono addosso, è del tutto impreparato ad affrontarle. E quelle la investono, come farebbe una macchina, o un camion.
Meglio un tre ruote, avevo pensato.
- A quel punto, si rialza e fa quel che può. Quello che può fare un uomo che è appena stato investito, cioè ben poco. Ecco, lei deve riuscire a difendersi dalle sue emozioni. Deve imparare, per cosi dire, ad attraversare la strada. Ad arrivare dall'altra parte tutto intero, e a farlo con naturalezza, senza esitazioni, senza rallentare né precipitarsi, tenendo un passo costante. Altrimenti le sue emozioni continueranno a prenderla in pieno, e lei ne sarà sempre travolto. E il problema di quel tipo d'incroci è che non hanno semafori, capito com'è?
(Diego De Silva, Sono contrario alle emozioni)
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eliophilia · 2 years
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Perché per dire certe cose bisogna scegliere accuratamente le parole, provarle e riprovarle finché non si è sicuri che non ce ne sono di migliori, pensando che chi ti ascolta approfitterà della prima imprecisione per riderti in faccia. Come parlare a uno scettico, capisce? Ci vuole cautela per impedirgli di rifiutare a priori un'altra versione dei fatti. Ci sono cose che diventano cazzate se non le dici come vanno dette.
Diego De Silva, Sono contrario alle emozioni
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perché ami tanto leggere?
Viviamo in una realtà in cui i sentimenti sono stati stirati e appiattiti. Non siamo più in grado di commuoverci per un quadro. Di perderci nella bellezza racchiusa in una poesia. E talvolta la mia sensibilità mi sembra ingombrante, come un giaccone di troppe taglie in più della mia. Mi rende goffa, impacciata, terribilmente strana agli occhi degli altri.
E allora io fuggo nei libri, fra l’inchiostro e la carta, lì, sepolta nel fruscio leggero delle pagine, mi permetto di essere vulnerabile, senza temere di essere ferita. Trafitta senza ricevere nemmeno una parola gentile. O uno sguardo pieno di vergogna per la crudeltà con cui sono stata trattata.
Leggo per ricordarmi che esiste ancora un posto nel mondo in cui possiamo scioglierci nelle nostre debolezze senza essere distrutti ma, al contrario, ricomposti.
E mi ritrovo a danzare fra i frammenti di Saffo, quando ancora le parole avevano un peso, e le emozioni incastonate al loro interno vibravano con un’intensità tale che bisognava inciderle nella pietra, affinché potessero eternarsi nei secoli a venire, e perdurare incorrotti in quelli passati.
Mi ritrovo nel buon Patroclo, che per Achille scese in battaglia indossando la sua armatura, anche se non sapeva combattere.
E i polsi mi tremano, quando leggo di quella passione che portò Paolo a baciare Francesca, e nonostante fosse peccato nemmeno le forze degli inferi seppero scindere ciò che li univa.
E non é forse, il mio silenzio, medesimo a quello di Leopardi, che sempre si limitò, solo, ad amare silvia dalla sommità della sua finestra, componendo in segreto per lei, su lei?
Oh, e quanto bramo qualcuno che mi dedichi le parole che Montale scrisse per la moglie Drusilla!
E quasi disperata, affannata, cerco di scorgere almeno un lontano e flebile bagliore dell’affetto che Theo nutrì per suo fratello Vincent Van Gogh. Incorruttibile, sincero, vero, anche e soprattutto quando tutti gli altri lo considerarono solo un povero pazzo da internare… lui non mise mai in dubbio la bontà del suo animo.
E leggo perché adesso, quando guardo un tramonto, mi vengono in mente tutti quelli che guardava il Piccolo Principe, e questo fa sentire me meno sola.
E quando il mio cuore si é spezzato, coi singhiozzi che mi risalivano alla gola e gli occhi che si scioglievano nel bollore delle lacrime, sorreggendomi al muro mentre le ginocchia non riuscivano più a reggermi, non ho forse avuto anche io i fiori intrecciati nei capelli come Ofelia, quando si é uccisa perché convinta che Amleto non la ricambiasse? Il mio stomaco non si contorse forse come quello di Didone, quando si lasciò cadere sulla spada di Enea, perché la morte le sembrava così dolce e invitante, rispetto al dolore angosciante di una lunga esistenza priva di lui, tormentata dai fantasmi dei suoi ricordi, e della consapevolezza schiacciante, opprimente, che lui non scelse lei?
E quando qualcosa ci fa sentire così bene, non é forse giusto combattere con tutto ciò che abbiamo, come Romeo e Giulietta combatterono contro le loro famiglie; il loro stesso nome e il loro stesso sangue… pur di stare assieme?
L’amore puro, senza schemi e senza leggi, irrazionale… così come molti giudicarono l’azione di Darcy quando chiese la mano ad Elizabeth, nonostante lei appartenesse ad un ceto sociale inferiore?!
E quando vogliamo andare alle feste solo per vedere lui, o lei, non ci stiamo forse comportando come Gatsby, che organizzò feste su feste solo per poter vedere Daisy, almeno una volta?
O quando ci siamo guardati allo specchio e non siamo stati in grado di riconoscere il nostro riflesso, dopo tutto quello che abbiamo fatto… come se fossimo impazziti, perso letteralmente il senno come accadde a Orlando per angelica quando scoprì che lei preferì un umile fante a lui, prode paladino?
Leggo, perché anche io spero di trovare qualcuno che scelga di lottare per me, come Renzo lottò per Lucia. Che mi aspetti, come Penelope attese Ulisse, senza mai cedere alle lusinghe dei Proci. Che mi riconosca, a dispetto del tempo e dello spazio, come il vecchio Argo riconobbe Ulisse, nonostante fossero trascorsi vent’anni e lui fosse travestito. Che metta da parte l’orgoglio per l’amore nei miei confronti, come fece il Re Priamo quando andò al cospetto di Achille per richiedere il corpo del figlio Ettore, affinché potesse seppellirlo con tutti gli onori, donando finalmente pace al vagare errante e tormentato della sua anima.
Forse, amo così tanto leggere perché mi permette sempre di ritrovarmi nei sentimenti e nelle emozioni di qualcun altro. Senza mai farmi sentire sbagliata, o eccessiva, per quello che provo.
Non mi sono mai sentita sola ogni volta che ho aperto un libro.
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canesenzafissadimora · 9 months
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Leggere è erotico. Alle volte credono sia folle quando dico che una prosa ben fatta mi procura piacere. La gusto, la assaporo, lascio che mi inebri. Ogni libro ha un suo “gusto”. Non mi credete?
Allora pensate allo stile torrenziale di Dostoevskij, fatto di monologhi e dialoghi trasbordanti che vi assalgono come una marea in piena; cosa proverete leggendolo? Un senso di adrenalina, di eccitazione, di esaltazione intellettuale; sono ben diverse le sensazioni che proverete davanti il periodare limpido, sommesso di Cechov.
Altrettanto diverso è quel senso di maestosità, di calma, di grandezza che vi susciterà la penna di Tolstoj; mentre la scrittura di Nabokov, fatta di audaci metafore, con grovigli di gambe e misteriose scarpette a punta, appagherà tutti i vostri sensi. Kafka con il suo lessico preciso, quasi chirurgico, vi trae volutamente in inganno perché il realismo della sua scrittura fa risaltare ancora di più le vicende paradossali che capitano ai suoi personaggi.
O ancora pensate alla lingua colorita di Pirandello e della Morante, alla scrittura onirica di Virginia Woolf, all’essenzialità poetica di Hemingway. Ogni autore ha una sua lingua; le descrizioni, una certa disposizione dei vocaboli, un lessico ricercato o al contrario dimesso susciteranno in voi emozioni e sensazioni diverse.
Ma la bellezza di una lingua letteraria non è per tutti! Coltivate in voi questo gusto e non lasciatevi spaventare dai classici. Leggete, è il mio consiglio, ma leggete per assaporare le sottigliezze, le sfumature, i dettagli, leggete un libro come se stesse facendo l’amore. E per voi, quanto conta lo stile? Che sensazioni vi suscitano gli scrittori che amate?
Guendalina Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X
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ambrenoir · 2 months
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TRATTO DA “DIPENDENZE AFFETTIVE MALDAMORE” pagina FB.
Dobbiamo essere disposte a credere che nella vita non esistano coincidenze o incidenti..
Qualsiasi cosa ci capiti, è per una ragione..
E le persone che incontriamo, le incontriamo sempre per un motivo preciso..
Il legame karmico si forma tra le anime durante le vite precedenti quando profonde emozioni le uniscono insieme.
Un compagno/a d' anima karmico potrebbe essere stato il vostro innamorato, ma anche vostro fratello, vostra madre, vostro figlio, ma anche il vostro peggior nemico. Potreste esservi amati
reciprocamente. Uno di voi potrebbe aver amato e l'altro odiato.
Di una cosa siamo certe e cioè che quando la persona appare nella nostra vita occorre risolvere il karma o la lezione di vita precedente.
Ci sono due aspetti fondamentali che caratterizzano il primo incontro con un compagno d' anima karmico, lo sguardo e la familiarità.
Lo sguardo però non è luminoso o limpido, è al contrario spesso sfuggente, profondo, probabilmente a causa del bagaglio di esperienze passate che si attivano al momento dell' incontro.
In generale è capitato a tutte voi di essere catturate da uno sguardo, un sorriso, o anche una semplice stretta di mano, a volte però a questo si aggiunge la sensazione di un vero e proprio ricongiungimento.
Questo perchè le due esistenze si erano solo momentaneamente interrotte a causa del passaggio da una vita all' altra.
La familiarità è intesa come la magia del ritrovamento, il riconoscimento di chi abbiamo amato o odiato in una
o più vite passate. Proviamo subito una forte empatia. Una sensazione di unione e vicinanza. Quando siamo in presenza di questa persona entriamo in una sorta di incantesimo dal quale chi ci è accanto difficilmente riesce a staccarci.
Questo perchè si è riattivata un' antica emozione.
Quando appare un compagno/a d'anima nella vita presente l'incontro può avere spesso l' effetto di un uragano ma voi non potrete opporvi in alcun modo. Non si può in alcun modo evitare l' incontro con un compagno d' anima karmico perchè ognuna di noi al momento della presente incarnazione sceglie il proprio percorso esistenziale e di conseguenza anche i propri amori che servono al nostro cammino evolutivo.
L'incontro è perciò ineluttabile.
Le relazioni karmiche hanno tutte un potere rigenerante o degenerante ma trasformano la nostra Anima per sempre e danno sicuramente moltissimo in termini emotivi.
E' come se mangiassero la nostra vita, la dominano, la travolgono, la gestiscono al punto che non siamo più padrone dei nostri spazi ma soprattutto delle nostre emozioni e dei nostri pensieri.
Gli amori karmici hanno una forte attrattiva sulle persone, nonostante spesso portino con sé una dose di dolore, sofferenza e difficoltà.
Non dobbiamo però pensare che un rapporto d' amore soprattutto se doloroso ci porti solo sofferenza e rancore.
Ogni rapporto nel quale c'è un innamoramento ha in sé una portata evolutiva, è un percorso di vita che segna la nostra Anima. Ogni amore ha una sua dignità.
E con tale dignità va vissuto e considerato.
Per crescere abbiamo infatti bisogno di esperienze molto forti, travolgenti che ci risvegliano dal torpore emotivo e
spirituale in cui viviamo. L'esperienza della fine di un amore può risultare tra le più utili per ridisegnare la propria vita anche se la viviamo in modo molto doloroso.
Il dolore può essere un insegnante senza pari. Ci segnala quando qualcosa nella vostra vita non è al suo posto.
Sia che si tratti di dolore dell' anima o del corpo, esso aiuta a crescere.
L' Universo è benevolo con noi e ci offre sempre la possibilità di evolvere. Quando ci troviamo davanti a un karma molto pesante e abbiamo necessità di guarire vecchie ferite l' universo ci offre il dono di un amore intenso.
Un amore così potente che ci permette di conoscere noi stesse ad un livello molto più profondo e ci permette di scoprire
la potenza dell' amore incondizionato.
E così lui/lei entra nella nostra vita e noi nella sua per imparare e insegnare qualcosa come in uno scambio di lezioni. Percorrere un tratto di vita con questa persona, breve o lungo che sia, può rivelarsi un' esperienza di guarigione
straordinaria. Puoi apprendere le lezioni di cui la tua anima ha bisogno.
Così come non possiamo opporci all' incontro così non potremo opporci alle lezioni che il compagno d' anima ci porta.
E' possibile che non trascorrerai necessariamente con lei/lui il resto della tua vita, ma puoi anche separarti e poi ricongiungerti dopo anni. La maggior parte delle volte una relazione karmica non si trasforma in amore destinico quindi capita molto più spesso che un compagno d' anima si presenti per un breve periodo per poi allontanarsi dopo che le lezioni da imparare sono state apprese.
Un altro elemento importante è dato dal bisogno del contatto epidermico. Si fatica a non toccare, stringere, a sentire il
profumo dell' altro come familiare. E ogni volta che ci si lascia è uno strappo emotivo, una sensazione di malessere non solo emozionale ma che ci sembra quasi una ferita fisica che difficilmente si riesce a spiegare.
Questo amore ci rende in un certo modo “prigioniere”, la nostra mente ci dice che noi non dovremmo amare quella persona ma il nostro cuore continua ad amare.
L' amore c'è, non è una scelta consapevole, c'è e basta. Siamo persino in grado di osservare quell' amore che fluisce dal nostro cuore.
Potremmo non sapere mai con esattezza quale fu l' episodio di una nostra vita passata che ha creato quel debito karmico ma
solitamente riusciamo a capire cosa dobbiamo fare per equilibrarlo. Forse in una vita passata abbiamo avuto una relazione di odio e piena di dolore e allora dobbiamo avere per lui un riguardo particolare e il nostro amore guarirà quella ferita.
Come facciamo a sapere quando i nostri debiti sono stati ripagati con quella persona? Quando questo avviene avrete un
senso di compimento e di pace interiore. Allora non avvertirete più il legame con la stessa intensità.
Equilibrare il karma con l’amore significa aprire il cuore e dare saggiamente. Vuol dire non aver paura di versare più amore anche quando quell' amore può essere rifiutato. Perchè quell' amore non viene rifiutato dall ' Universo.
Il nostro amore non è mai sprecato, anche se le persone sembrano non accettarlo o non capirlo. Le persone hanno bisogno del nostro amore, ne hanno bisogno a qualche livello del loro essere, anche se ne sono inconsapevoli, ne hanno bisogno per guarire. Quando siamo addolorate perchè il nostro amore sembra rigettato possiamo chiedere all' Universo di benedire la
persona che abbiamo amato o che amiamo e di guarirci entrambi dalle ferite del passato..
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littlepaperengineer · 4 months
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Un po' sono d'accordo, ed un po' no, con i discorsi sul patriarcato.
Io mi schiero dalla parte delle donne, a volte perché mi sento un uomo sbagliato, un uomo non uomo. E infondo non aderire al modello maschile è già in parte la soluzione: se nessun uomo aderisse al modello di uomo (arrogante, che fa il primo passo, che tiene decisioni importanti in famiglia, che sceglie di dare priorità al lavoro invece della famiglia, che non sa cosa siano le emozioni, i sentimenti, specialmente quelli altrui) allora non ci sarebbe alcuna altra persona oppressa. Fine.
E in questo discorso ci voglio mettere anche le donne, perché serve che anche una donna non dica "l'uomo è così, deve essere così, lo voglio così". E dunque non esisterebbe neanche l'esigenza di dire "noi uomini e voi donne" o "noi donne e voi uomini". Individui siamo, tutti, nel senso individuale del termine, con caratteristiche ed esigenze diverse.
Cosa manca da dire? Che se il maschio lo vogliamo "così", lo vogliamo così proprio tutti (gli altri uomini, e le donne): che deve fare il primo passo, che deve essere forte e senza fragilità, che deve essere deciso, beh allora "gioca ruolo attivo". E non c'è da stupirsi se non sa accettare il rifiuto di un partner. Sa che deve muovere lui il gioco, non accetta decisioni altrui! Bizzarro no? Ecco la violenza di genere. Il "maschio" quindi quando si sentirà sbagliato? Quando arriveremo ad accettare uomini fuori modello, quando li sceglieremo come partner, come amici, come veri alleati. Invece accade il contrario, e siamo tuttə responsabili.
E se vogliamo l'altro in quelle parentesi di modello, allora ci stiamo accomodando, vogliamo che la donna lavi i piatti, ci fa comodo! E ci fa comodo che l'uomo vada a lavoro, per forza, che sia lui a portare lo stipendio a casa. Mai sentire che voglia stare con i bambini, mai sentire che la donna scelga di non volere figli. Così dobbiamo essere, vogliamo che sia così! Altrimenti oh, quello è proprio strano, magari è gay! E quella? È piena di se, insensibile, una vera merda.
Ora, detto tutto questo, io i danni li ho ricevuti da una donna. Che anni fa ha scelto di usarmi per i suoi bisogni, mi ha messo in casini enormi, mi ha messo contro un sacco di persone, compresa un'amica che ha giocato anche lei contro di me. Io cosa ho fatto? Niente. Mi sono difeso, con un avvocato, non ho alzato un dito verso nessuno come mi sembra ovvio che sia. Posso dire che l'uomo comanda? Chi uomo scusate. Io dico che comanda l'arrogante, chi sceglie di avere il potere.
Onestamente? Io in questa lotta contro il "patriarcato" non ci trovo una logica. Perché si, è vero che la donna vive subendo tantissime ingiustizie ogni giorno, ma non è "l'uomo" a crearle, è inutile dire che la donna è sottomessa all'"uomo", perché non è vero. E mi sembra giusto che io mi senta offeso, e come me tanti altri. Perché chi è onesto non è maschio e non è femmina, è un individuo che sa cos'è il rispetto, e spesso subisce il volere di chi ha potere, che se lo prende, senza alcun rispetto.
Vogliamo dirlo? Vale la pena lottare per essere ciò che si sente dentro, contro tutti e tutto. Sento di non voler essere arrogante, irrispettoso, non fragile, senza sentimenti, a costo di non trovare una compagna! Voglio non aderire al modello che mi è stato imposto, di uomo che non piange mai. La lotta la faccio io con tuttə. Ma smettete tutti di vedermi come il nemico perché ho il pisello.
Smettiamo tutti di vederci come due fazioni diverse, è stupido, tremendamente stupido, e non si va da nessuna parte. Serve promuovere la scoperta e l'accettazione di sé, serve abolire le dinamiche di potere che opprimono, quelle non democratiche, che arrivano dall'alto, in gerarchie aziendali e politiche.
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klimt7 · 2 years
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BREVE VIAGGIO INTORNO AL MONDO E RITORNO, SULLE ONDE DELLA RADIO
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Questo ve lo devo raccontare.
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Oggi, voglio parlarvi di certi momenti che capitano senza preavviso nelle giornate di tutti noi.
Vi annoierò quindi parlando di musica e di anima. Della loro reciproca interazione.
Di ciò che certe emozioni fanno emergere dentro di noi.
Dell'impatto potente e quasi violento, che senza avviso e presentimento alcuno, ci piombano addosso in un pomeriggio di inizio novembre .
Ma andiamo con ordine.
Parto col raccontarvi, cosa stavo facendo e cosa ho sentito arrivarmi addosso.
Io guidavo.
Guidavo nelle strade della mia città, senza obiettivi particolari, senza tensioni particolari. Anzi al contrario, mi pareva di avere la testa leggera, vuota.
Forse è stata questa leggerezza, questo spazio interiore, questa apertura...
Questa mia svagataggine che ha aperto le porte a ciò che è capitato solo pochi minuti dopo e che ha poi finito per cambiarmi l'umore.
Ero fermo al semaforo, in Radio i due conduttori accennavano al fatto che oggi sono 30 anni dal lancio di un brano che poi ha finito per ricavarsi uno spazio del tutto suo, nella storia musicale del Pop.
Il brano è uno dei grandi successi di Whitney Houston:
" I Will Always Love You "
Ecco il testo e il brano audio.
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Se dovessi restare
If I should stay
Sarei solo sulla tua strada
I would only be in your way
Quindi andrò, ma lo so
So I'll go, but I know
Ti penserò ad ogni passo
I'll think of you each step of the way
E ti amerò sempre
And I will always love you
Ti amerò sempre
I will always love you
Ricordi agrodolci
Bittersweet memories
Questo è tutto ciò che porto con me
That's all I'm taking with me
Addio, per favore non piangere
Goodbye, please don't cry
Sappiamo entrambi che non sono quello di cui hai bisogno
We both know that I'm not what you need
Ma ti amerò per sempre
But I will always love you
Ti amerò sempre
I will always love you
Spero che la vita ti tratti bene
I hope life treats you kind
E spero che tu abbia tutto
And I hope that you have all
Che tu abbia mai sognato
That you ever dreamed of
E ti auguro gioia e felicità
And I wish you joy and happiness
Ma soprattutto ti auguro amore
But above all of this, I wish you love
E ti amerò sempre
And I will always love you
Ti amerò sempre
I will always love you
Ti amerò sempre
I will always love you
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Ascoltavo, ma pian piano, la mia precedente disattenzione si è mutata in altro.
Una progressiva concentrazione per ricordare chi era e chi è stata la persona Whitney Houston.
Così poi, mi sono lasciato catturare da un pensiero improvviso: di quanta distanza emotiva, ci sia stata nella vita di questa cantante, fra l'altezza dei testi e dei brani che si è trovata a cantare... quanta distanza vi sia stata fra i brani che l'hanno portata a vendere milioni di dischi e cd, quei testi colorati di valori eterni che lei ha portato al successo e l'infelicità della sua vita concreta, pratica, quotidiana...
la distanza fra i suoi giorni e l'altezza delle sue canzoni e dei suoi acuti.
Quell'infelicità che poi l'ha portata dopo innumerevoli crisi nervose ed esistenziali a morire a 48 anni nel 2012.
Ecco, questo è stata la prima tappa dei miei pensieri... e allora vi invito ad ascoltarlo assieme a me questo pezzo formidabile...
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Questo è stato il primo brano che mi ha colpito in radio.
Probabilmente, la mia mente si sarebbe fermata a quel primo pensiero.
A quel misurare la distanza che deve esservi stata nella vita di Whitney, fra la sua vita mondana, fra la sua fama di Vip, e di celebrità internazionale e la sua dimensione di donna e di persona.
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Perchè chi c'era dietro la star Whitney ?
Una ragazzina molestata sessualmente dalla cugina Dee Dee Warwick e poi tormentata in una relazione infelice con l'amica, Robyn Craftwork, conosciuta a 16 anni. È fin da allora che si innesca una tendenza autodistruttiva in Whitney.
Chi la conosceva piú da vicino, lo Psicologo, ha dichiarato:
«C’era qualcosa di molto disturbato in lei, come se non si sentisse mai a proprio agio, nei suoi panni.
Era una donna bellissima, ma mai particolarmente “sexy", mai convinta di poter piacere a qualcuno.
Ho visto e seguito persone che avevano subito abusi sessuali, durante l’infanzia: qualcosa nel suo modo di fare mi ricordava quel tipo di comportamento. Credo che dietro il suo autolesionismo ci fosse principalmente l’essere stata vittima di abusi».
Il successo planetario, i duecento milioni di dischi venduti nel mondo (nel 2009 Whitney Houston entra nel Guinness World Records come la donna più premiata di tutti i tempi), il film che nel 1992 la consacra e la rende immortale, "The Bodyguard", con il singolo "I Will Always Love You", non placano i tormenti di Whitney.
Potrebbe forse riuscirci l’amore.
Ma non certo quello con Bobby Brown cantante e musicista R’n’B, che sposa il 18 luglio 1992. Il loro non è un matrimonio facile: Bobby ha già tre figli da due precedenti relazioni, ha problemi di droga e con la giustizia, è un “bad boy” che da giovane ha militato in una gang di strada. È brutale, infligge a Whitney violenze fisiche e psicologiche, la picchia selvaggiamente: durante una vacanza a Capri, nel 1997, lei si presenta all’ospedale con il volto tumefatto. Dice di essere scivolata sugli scogli, cerca di nascondere i lividi e le lacrime dietro un enorme paio di occhiali neri, l’asciugamano premuto sul viso. Nel 2003 chiama il 911 per violenza domestica: quando la polizia arriva a casa della coppia, in Georgia, Whitney ha contusioni su una guancia e un labbro tagliato. Riprecipita con lui nel baratro della cocaina.
Due rehab non bastano a salvarle la carriera: arriva sempre tardi ai concerti, non canta più come prima, annulla eventi e date, poco prima degli show.
Si sballa sempre più spesso. Eppure prova a tenere in piedi il matrimonio con tutte le sue forze.Ma nel 2007, è costretta ad arrendersi.
Chiede la separazione. «Era la mia droga» dirà a Oprah Winfrey in una intervista nel 2009: «Non ho fatto niente senza di lui, nemmeno sballarmi. Eravamo io e lui insieme, eravamo complici, per me era il massimo. Qualunque cosa abbiamo fatto, l’abbiamo fatta insieme»
Whitney viene ritrovata morta sul fondo della vasca da bagno, probabilmente vittima di un infarto frutto di un mix letale di cocaina/psicofarmaci l'11 febbraio 2012.
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Può bastare?
Mi tornano in mente tutte queste cose nel giro di poche decine di secondi...mentre attendo il verde.
Arriva.
Ed io mi rimetto in moto... quando in radio parte il brano successivo: si tratta di LOVE IS A LOSING GAME di Amy Winehouse.
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Questo è un brano che mi ha sempre stregato e afferrato alla gola e oggi ci riesce con ancora più violenza.
Non so se sia l'armonia interna, il giro delle note e delle parole cosi in apparenza dolci nella loro melodia, ma così strazianti e spietate nel loro significato letterale.
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Io so soltanto che stavolta il loro effetto è dirompente. Provate voi ad ascoltarlo e vedete che effetto vi fa. A me che guido le immagini si confondono. Si mischiano le sensazioni.
Sono felice di riascoltarlo dopo alcuni mesi, e insieme mi sento coinvolto nel suo malinconico e struggente avvitarsi su se stesso.
È una melodia a orologeria. Sa fare alla perfezione, il suo mestiere. Struggente è dire poco. Mi si fanno gli occhi lucidi.
Qui non piove da mesi, ma i miei occhi non seguono le regole meteo.
La voce di Amy fa il resto, galleggiando sulla musica come una carezza che non trova fine. Mi lascio avvolgere dal suo mood... non mi difendo.
Al contrario, assaporo ogni sfumatura... ogni giro armonico di questa canzone, capace di dilaniarti con l'eleganza più sottile raffinata e spietata del blues.
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TESTO
For you, I was a flame
Love is a losing game
Five story fire as you came
Love is a losing game
One I wished I never played
Oh, what a mess we made
And now, the final frame
Love is a losing game
Played out by the band
Love is a losing hand
More than I could stand
Love is a losing hand
Self-professed, profound
'Til the chips were down
Know you're a gambling man
Love is a losing hand
Though I battle blind
Love is a fate resigned
Memories mar my mind
Love is a fate resigned
Over futile odds
And laughed at by the gods
And now, the final frame
Love is a losing game...
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Ad un punto, decido di non aspettare il finale. Cambio stazione. Finisco su Radiotre Rai. Parlano di musica classica:
Franz Schubert e i suoi lieder, e uno in particolare: IL VIANDANTE
Ed ecco ciò che mi arriva:
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fled-girl-diary · 10 months
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Caro diario
Oggi sono stata in visita al centro Cabrini DCA. La mamma è ricoverata lì da un mese, e come ben ricordi non è il primo ricovero. Sono stata in visita perché oggi era previsto il un incontro tra familiari e medici, essenzialmente un momento di condivisione guidato dai terapeuti dei nostri cari che soffrono di DCA.
Alla domanda dei parenti "com'è andata? Come sta la mamma?" mi sento fortemente turbata. Vi direi di andare voi stessi e provare.
Sono entrata e ho visto dozzine di adolescenti sofferenti, turbate dal mondo, da sé stesse. Vedevo l'abbraccio sconfortato dei genitori che rivedono una figlia in ricovero, e altre figlie respingere quello stesso abbraccio. Ho visto una ragazza col volto pieno di graffi, come se fosse stata aggredita a morsi da un cane randagio. Ne ho visto un'altra totalmente estraniata come effetto collaterale del Litio e di una serie di farmaci che assume.
In corso di riunione familiare più o meno tutti siamo riusciti a condividere pensieri ed emozioni. Diverse sensazioni prevalevano in ognuno: in chi L a rabbia, in chi lo sconforto, in chi la totale sfiducia nei confronti del proprio caro malato. Il tema affrontato è stato la fiducia.
Il terapeuta ci ha chiesto di scrivere delle parole associate al tema della fiducia?l. Ho scritto due parole e queste sono "complicità e accettazione". Accettazione del fatto che la fiducia possa essere unilaterale. È una vita che provo a costruire un rapporto in cui mamma possa appoggiarsi a me, e a tratti penso anche di esserci riuscita. Ma questo non potrà mai essere il contrario, e devo accettarlo. Devo accettare l'unilateralità di molti aspetti del nostro rapporto. Accetto che sia lei ad avere fiducia in me, ma io non riuscirò ad averne in lei, e mi va bene così, basta che lei sopravviva a tutto questo.
Ammetto che questo momento di condivisione mi abbia aiutata a riflettere molto sulle sensazioni che noi familiari proviamo. La manipolazione. Il controllo dell'altra persona malata su di noi.
No, non ce la faccio a spiegarvi cosa provo oggi per la seconda volta che vado in visita a trovare mamma.
Lo dico a te, caro diario, come vorrei dirlo al mio fidanzato, alle mie sorelle, a mio padre, a mia nonna, ai miei cari.
Come faccio a spiegarvi questa sofferenza? Questi momenti così intensi?
Finita la riunione ci incamminiamo, io con altri familiari, verso l'uscita. Una ragazza esce dalla struttura e sviene per terra. Svenuta, debole, fragile. Chissà quante volte deve essere successo.
Sono così estremamente triste per ciò che le persone malate di DCA debbano passare, di tutte le problematiche che si sovrappongono ad esso col passare degli anni. Mamma ne soffre da oltre 40 anni. Non lo trovo giusto. È una lotta che è diventata anche la mia, per quanto la mia terapeuta voglia smontarmi questo concetto per spiegarmi che non è la mia battaglia.
"È andata bene, la mamma sta meglio, un passo alla volta e speriamo bene"
Questa è la frase con cui stacco ogni chiamata oggi. Sono così profondamente turbata
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whenitisallover · 1 year
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Questa è la mia lettera per te
questo è il momento in cui nella nostra imperturbabile vicinanza ti sento più distante, il momento in cui mi figuro la fine di questo nostro percorso insieme e l’inizio delle nostre vite. Questo è il momento in cui vorrei avere la certezza indiscussa che mai niente possa cambiare da come adesso siamo, ma ci vuole coraggio a credere nelle certezze e noi siamo vulnerabili. Eppure, sento che mai terminerà, ripensandoci, quella meraviglia che soggiunge nel mio animo e che nasce dall’essere tanto simili eppure diversissime.
Sfoglio al contrario le pagine di ciò che abbiamo scritto insieme in questi anni e niente mi emoziona di più come il ripensare a quando finalmente, dopo un periodo, breve o lungo che fosse, in cui non ci confidavamo a pieno, sentivamo poi l’esigenza di raccontarci e allora, finalmente, ci trovavamo. E quando succede, mi sembra di approdare in un porto sicuro. Tu per me sei ciò che libera dal silenzio, dall’abisso della solitudine. Il cedersi reciprocamente e l’incontrasi delle nostre fragilità rappresenta per me quel genere d’amore che non esiste da nessun’altra parte. È così fortemente destabilizzante il riuscire ad aprirsi con una persona tanto da abbandonare a questa una parte di se stessi, è così fortemente destabilizzante sapere che d’ora in poi non ti troverò più alla mia destra (o sinistra, quello che era non lo so ahah) del mio banco, eppure sarai sempre la mia compagna di banco, perché già da allora quando mi voltavo e ti osservavo un po’ al mio fianco, capivo che volevo quello fosse per sempre il tuo posto, al mio fianco, capivo che volevo tu fossi per sempre non solo la mia compagna di banco, ma la mia compagna di vita. Mi piace il modo che hai di stare al mondo, il modo che hai di combattere, sei il mio esempio di determinazione più grande. Mi piace il tuo sguardo da guerriera pensando a ciò che ti aspetta, quello sguardo che racchiude insicurezza e forza, sei la persona più forte e più fragile che io conosca.
Non voglio dilungarmi, non voglio raccontarti di come senta sorpresa del fatto che, dopo avermi svestita con delicatezza e pazienza, tu sia ancora qui a difendermi. Nessuno può dire con esattezza quale sarà il momento in cui, all’inizio di un’amicizia, ciascuno si affiderà all’altro e, anche se adesso ci pensassi a fondo, non riuscirei ad individuare il momento in cui ti ho guardato e mi sono fidata di te, il momento in cui ho deciso di porre nelle tue mani tramanti la mia vita e, reciprocamente, ho preso per me la tua.
‘Un’amicizia alimentata da parole, emozioni e confidenze. Quell’amicizia che ebbe soprattutto la forma dell’alleanza, un vincolo in base al quale, se rimanevano l’una vicina all’altra, ognuna riusciva a esprimere il meglio di se’ anche tu, proprio così, sei la parte migliore di me, di sicuro la più bella. Mi hai insegnato a pensare di testa mia, a rimanere sempre me stessa perché so che chi mi vuole bene sarà capace di accettare i miei spigoli, tu lo hai fatto. Non c’è niente che mi renda più felice nella mia vita di aver fatto un passo verso te, aver stretto la tua mano e siglato la vicinanza dei nostri mondi apparentemente così lontani. Come mi dispiace, e mi rattristo, del fatto che io possa averti fatto sentire tradita involontariamente, talvolta, nell’esprimere i miei giudizi. Eppure, talvolta, le amicizie, per saldarsi davvero, devono passare attraverso l’incomprensione, la rabbia e lo scontro verbale.
Questa è la mia lettera per te, che scrivo alle tre del mattino, pensando a noi, questa è la lettera che spero leggerai quando ti sentirai un po’ mancare ed io magari non risponderò al telefono chissà per quale motivo. Questa è la mia lettera che concretizza il mio augurio più grande, quello che di incoraggiarti a vivere, con il tuo inguaribile ottimismo, con la tua inestinguibile forza, con il tuo immancabile coraggio. Con la sincera speranza e necessità che io possa sempre essere parte della tua quotidianità o, almeno, della tua vita. Con la sicurezza che festeggeremo ogni traguardo, ogni successo insieme e che, ancora prima, affronteremo spalleggiandoci, ogni scalata. Il mio augurio più grande per noi, è che la fine di questo percorso che tanto ci ha dato e lo stesso tanto sembra adesso toglierci, possa mai dividerci ma, al contrario, rafforzare in ciascuna di noi l’esigenza di ribadire le ragioni di questo legame.
Questa è la mia lettera per te, che ti incoraggi a rimanere sempre a testa alta, a vivere, vivere, vivere come solo tu sai fare.
Tanto, comunque andrà, se siamo insieme sarà un successo.
Ma che ne sanno gli altri..
Sempre tua, Daniela
04/01/21
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cuor-trasparente · 1 year
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Riletture
Mi sconvolge rileggere i miei ultimi post, ancora una volta sottoscrivo di quanto sia importante per me scrivere, fissare le emozioni e i momenti che sto passando: perchè li dimentico. Inevitabilmente, un po' per mia natura, un po' perchè mi piace vivere così, sono in continua e costante evoluzione. Faccio, disfo e incontro, e così nel giro di pochi mesi le mie priorità cambiano rapidamente e mi dimentico cosa mi facesse star male prima, magari lo ricordo vagamente, ma sempre circondato da nebbia. Mai come prima ora sento di amare le mie migliori amiche, ci sono stati momenti di difficoltà che mi rendo conto sono stati utili per la nostra amicizia, siamo cambiate in tempi e in ritmi diversi, ognuna afflitta dalle proprie insicurezze, paure, che, inevitabilmente abbiamo un po' riversato su di noi. E' da un po' che non mi sento più meno amata, finalmente. I mesi prima del 2023 effettivamente ricordo di aver vissuto grandi complessi all'interno delle mie relazioni, e da un lato, probabilmente, mi sono fatta sopraffare dalle mie insicurezze. Da un lato sentivo che troppe persone volevano che io ci fossi sempre, che fossi costante, che mettessi impegno. E se da un lato questa cosa mi faceva sentire desiderata da molti, in realtà è la cosa che mi ha fatta star più male, perchè circondata da molti sì, ma pochi sentivo che c'erano veramente. E poi in risposta a questo mi sono ritrovata essere quella sfuggente, quella che pacca sempre, quella che non ci tiene. Quella che dalle relazioni sfugge, quella che non comunica, quella che ho sempre odiato. Oggi posso dire di non risentirmi più così, ho trovato il mio equilibrio all'interno delle relazioni e ho imparato che dire di no è importante, perchè chi ci tiene lo capisce e non te lo fa pesare. Ho imparato a comunicare, verbalizzare le frasi, gli atteggiamenti, le maniere che mi feriscono. Ho imparato che quello che dice la nostra testa non è sempre vero, e che se senti delle mancanze da parte di qualcuno forse vale lo stesso al contrario. E se da un lato ho imparato a dire di no, dall'altro ho imparato che è importante dire anche di sì, crearsi degli spazi quando vedersi diventa difficile, far capire alle altre persone che ci tieni. Perchè se no che resta? Inconsciamente ho applicato, gli scorsi mesi, una serie di atteggiamenti che ripensandoci ora sembrano proprio quelli di una persona evitante, non perchè non mi importasse degli altri, ma perchè facevo fatica a crederci, perchè sentendomi ferita, tradita e anche violata (A.T vaffanculo) dalle persone di cui mi sono fidata ho iniziato a pensare che non valesse la pena, impegnarsi emotivamente, dalle relazioni, agli amici, agli sconosciuti. Classico meccanismo di autodifesa in cui quando inizi ad accumulare tante delusioni inizi a chiuderti e a pensare che non ne valga la pena. Per fortuna in questi mesi le cose sono cambiate, avrò trovato un mio equilibrio? forse. Fatto sta che in quel periodo non stavo bene, e non mi amavo quando mi comportavo così. Io sento di essere una persona che ama molto, anche in modo genuino e ingenuo, e mi amo quando amo. Ho deciso di accettare questa mia caratteristica, pur salvaguardandomi.
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aurorasthoughtsi · 1 year
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02/03/2023
wow, sinceramente non so se ancora sono in grado di scrivere periodi di senso compiuto.
Non sono più depressa come uno o due anni fa, non ci penso più molto a queste cose ma penso di essere arrivata a questa tranquillità (tipo) solo grazie all'essermi isolata... Non mi fido di nessuno e sono profondamente convinta che le persone possono solo per lo più causare emozioni negative. Ma poi io voglio bene alle persone, davvero a tutti, penso tutti si meritino di essere amati e di avere una vita stupenda ma non voglio vederli, non voglio sentirli o toccarli. Voglio stare da sola a mangiare, fumare, diventare bellissima senza che nessuno possa dirmi il contrario. Isolandomi emotivamente, ragghiacciandomi, ho superato o almeno messo in pausa la mia depressione. Adesso tutto è calmo quando non c'è nessuno e posso immaginarmi quando avrò una casa bellissima, tutta mia, con uno stipendio fisso e del tempo libero . Quante cose non posso fare quando non sono da sola, mi vergogno di mangiare un pacco di biscotti intero, mi vergogno di quando mi metto a disegnare o a scrivere perché è così o infantile... ma se non c'è nessuno io non sto facendo nulla effettivamente e sono libera. Ho costantemente la sensazione che le persone mi giudichino. Per questo voglio esistere da sola.
(flusso di coscienza scritto sotto effetto di zaza)
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luposolitario00 · 1 year
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Colori da maschio e colori da femmina? No, stereotipi e pregiudizi
“Prendi l’azzurro, il rosa è da femmina, o viceversa. “
Quante volte lo abbiamo sentito dire, in un negozio, al parco giochi, addirittura a scuola.
Una frase talmente scontata da sembrare quasi normale.
“Ma è una tradizione, è così da sempre”, e invece no , perchè in realtà la storia del colore ci insegna che il rosa, tonalità che deriva dal rosso, simbolo di forza, era attribuito al genere maschile, mentre l’azzurro, il colore del velo della Madonna, era dedicato alle bambine. E il fiocco al portone, tradizionalmente appeso alla porta per annunciare ai vicini un nuovo arrivo al mondo, era blu, e simboleggiava una richiesta di benedizione dal cielo.
Poi è arrivato il marketing, anche se ancora forse non si chiamava così, e le case di abbigliamento per bambini hanno imposto sul mercato il rosa e il celeste con l’accezione che tutti conosciamo.
Perciò non si tratta di tradizione, ma di stereotipo. Di una sorta di chiusura per cui i colori devono identificare, etichettare.
Ma se non ripetessimo costantemente ai bambini e bambine che questo o quel colore sono da maschi o da femmine, loro cosa sceglierebbero? Molto semplicemente, la tonalità che più amano, o che gli suscita emozioni o sensazioni positive.
Al contrario, così facendo non facciamo altro che rafforzare gli stereotipi e i pregiudizi secondo cui ci sarebbero ruoli e competenze adatti solo ai maschi o solo alle femmine.
In molte case resiste l’assurda abitudine per cui le faccende domestiche e la cura dei figli sono completamente delegate alle donne della famiglia, giusto per dirne una; i libri di testo nelle scuole italiane sono ancora lontanissimi da quella che dovrebbe essere un’educazione alla parità di genere e al rispetto reciproco.
Il mio pensiero è quello che ognuno e ognuna di noi ha il dovere di fare la sua parte per scardinare questi stereotipi che, come purtroppo ben sappiamo, portano ad eccessi di maschilismo che sfociano in situazioni di violenza e sottomissione inaccettabili.
I colori sono semplicemente colori, senza etichette e preconcetti.
Bisogna cominciare ad insegnarlo da subito, proprio dalla nascita, con fiocchi per dare il benvenuto al mondo rosa, celesti, gialli, verdi, viola e di qualsiasi colore rappresenti l’emozione di un nuovo arrivo.
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iononmichiamo · 1 year
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Sono felice di poter parlare brevemente con qualcuno che ha intelligenza emotiva. Le persone anziane non sempre diventano più intelligenti, dal momento che alcune persone smettono di usare l'intelligenza emotiva per capire come funziona il mondo delle emozioni, e per questo motivo penso che viviamo in un mondo di caos
Il problema è che non si parla affatto di argomenti come l'intelligenza emotiva. Non se ne parla, si fa orecchie da mercante e di conseguenza non si sviluppa sensibilità a riguardo anzi, ci educano all'esatto contrario. Ci educano a non farci scalfire o a mascherare i graffi. Questo da alle persone diritti di cui in realtà non godono e libertà che invadono quella altrui. Io penso che sia estremamente soggettivo, ma che molte persone possano essere educate anche alla sensibilità!
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nineteeneighty4 · 1 year
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Cercami di Aciman:
L'autore scrive benissimo benché la trama del romanzo sia piuttosto scontata e intuibile - purtroppo - anche dalla scelta del titolo. Non amo i ritorni al passato e questa visione delle cose mi ha sicuramente influenzata. La vita è dinamica, in continuo e costante mutamento così come l'animo umano e il fatto di volerla ripercorrere all' indietro, senza tenere conto degli anni che sono trascorsi e dei cambiamenti - tanto interiori, tanto esterni che si sono succeduti- non mi convince. Esistono amori che a rivederli fanno rinascere un mondo, è vero, ma come si può sperare in un'evoluzione se- come Gatsby- si tende a voler riproporre ciò che non è più?. Le leggi del tempo possono essere messe in discussione solo da un punto di vista artistico. Soltanto l'arte può fermare ogni cosa e illuderci che nulla muti, o scorra( per dirla alla maniera di Eraclito). La realtà è cosa ben diversa. È un fiume in piena le cui acque non sono - e non possono per ovvi motivi - essere le stesse. Bloccare lo scorrere degli anni, fare come se nulla fosse mai cambiato, cristallizzare un istante nella mente significa non vivere, chiudere psiche e cuore al futuro,consacrarsi ai ricordi e ai fantasmi, e sperare che nulla ci eclissi. I sogni sono belli e acquistano un senso proprio perché non intralciano il presente,perché seguono dei binari paralleli per i quali aneliamo ad altro e grazie ai quali cambiamo costantemente;se li si rende tangibili ecco che già non hanno più valore, che già si dissolvono come fumo poiché non si è sognatori perché si vuole l'impossibile, ma perché nel realizzare ciò che tanto si è agognato si prende coscienza della propria persona, di quel che si è. In conclusione quindi, più che una storia d'amore volta a non avere termine, io scorgo una prigione della mente, una gabbia dorata, o un cane che si morde la coda da solo. Questo romanzo mi opprime perché in contrasto con la visione comune delle cose, credo che ogni grande amore, al contrario, per dirsi tale debba concludersi. È solo lasciando andare - i ricordi, il tempo perduto, le emozioni- che ci si ritrova. Da che mondo è mondo l'eternità è affascinante ma somiglia a un limbo e il motivo non è difficile da intuire. Se nulla avesse una fine, niente avrebbe valore.
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utente-null · 2 years
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mi dici queste cose e io non so cosa pensare e non riesco a pensare, non riesco a capire cosa c'è infondo alle tue parole, cosa vuoi davvero, cosa c'è davvero. parli e io mi faccio domande cerco di scavare nel mio piccolo e stupido cervello per trovare una soluzione ma dentro parto pensando che non esiste o ne esiste solo una e non riesco a pensare ad altro oltre che a quella
ho bisogno di parlarne con qualcuno di chiedere consiglio ma non voglio coinvolgere nessuno al tempo stesso, e mi ritrovo a camminare intondo impazzita per la stanza cercando qualcosa
ho paura di perdere le mie emozioni o che le ho già perse ho paura di perdere tutto quello che sono, non voglio aprirmi su questo non voglio parlarne non voglio sentirmi dire niente vorrei isolarmi e basta e che le cose per una volta andassero bene, voglio solo un po' di pace stare senza angoscia senza pensare e dover trovare soluzioni e non voglio che qualcuno provi a consolarmi o a incoraggiarmi o deresponsabilizzarmi, io sono responsabile e qualcosa devo fare e non voglio sentirmi dire il contrario e non voglio nemmeno che tu mi chieda niente a riguardo mi sento una merda a dirlo però la sola idea di parlartene mi fa venire i crampi al cuore e allo stomaco scusa mi dispiace
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blacklotus-bloog · 2 years
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"Che cosa ha reso grande Gilles Villeneuve che pure non era un tipo affabile ed empatico, ma al contrario timido e scontroso? Il suo stile di guida spettacolare [...]. E poi il suo talento. La sua grinta. Le imprese impossibili che ha compiuto al volante della Ferrari. Villeneuve era la personificazione del Pilota con la P maiuscola. Tutto coraggio e temerarietà. Il cavaliere del Rischio per antonomasia. Un Nuvolari moderno. Rispecchiava quello che noi tutti, forse in privato sogniamo di essere: un supereroe con il mantello e i superpoteri capace di imprese impossibili. Vincere con un sorpasso mozzafiato all'ultimo giro oppure combattere e non arrendersi mai, cercare di portare la macchina al traguardo anche se a pezzi e senza ruote. Villeneuve esaltò le folle concludendo un GP in Canada sotto la pioggia con l'alettone anteriore divelto, piegato davanti al casco che gli faceva da schermo e gli impediva di vedere la strada. Guidò sulla pista di Montreal a memoria, e per trovare il punto di inserimento in curva guardava di lato le tracce lasciate sul bagnato dalle gomme delle altre F1. Non sono tanto le vittorie che hanno esaltato la leggenda di Gilles, quanto le sue imprese al limite del disperato. A Enzo Ferrari Gilles piaceva perché era uno che non si risparmiava: portava al limite le sue automobili e maciullava la meccanica stimolando i suoi progettisti a costruire auto sempre migliori e più solide. Solo a una certa F1 un po' altezzosa, le imprese esagerate di Gilles facevano storcere il naso. Alcuni piloti lo reputavano un pericolo pubblico perché guidava sempre al limite; diversi giornalisti e opinionisti lo snobbavano perché il suo atteggiamento spavaldo ed emotivo era così lontano dal freddo e razionale comportamento di Niki Lauda che aveva introdotto in F1 il concetto del pilota-computer, insensibile alle emozioni e portato a dosare al minimo i rischi. Gilles era l'esatto contrario. "
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ALBERTO SABBATINI
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