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#sottolineare i libri
francescacammisa1 · 5 months
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I ricordi li costruiamo noi. Prendiamo dalla nostra vita eventi importanti, col tempo li spogliamo di alcuni orpelli e li arricchiamo di altri che ci fanno comodo, dettagli che aiutano a sottolineare un determinato sentimento che vogliamo enfatizzare. Se il ricordo è bello, è probabile che lo descriveremo riportando sensazioni che in quel momento magari non abbiamo neanche provato: sono suggestioni successive, che rafforzano l'amore, la gioia, la passione. Il ricordo negativo, al contrario, viene rivalutato. Rimane l'evento avverso, ma stranamente non appare cosí ostile come lo è stato all'epoca. Una storia d'amore tossica e imbevuta di liti furiose verrà ricordata come quella di una coppia che non andava troppo d'accordo, e il relativo malessere verrà accantonato in nome di un revisionismo che alleggerisce il dramma. Il dolore di un lutto percorre il sistema linfatico del nostro corpo per sempre, ma pensare a chi si è perso dopo che la vita ha ripreso il sopravvento genera solo un triste sorriso di commozione.
Tutto passa e viene riscritto dalla nostra mente, che ripulisce di inutili elementi l'essenza della memoria.
Paolo Genovese - Il rumore delle cose nuove
Antonio Mora Artist
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diceriadelluntore · 7 months
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Un bicchiere di vino con un panino....
In una mia riposta ad un post molto bello di @cinismoerancore avevo scritto che se mi fosse piaciuto il finale del libro che stavo leggendo ne avrei scritto, perché si legava ad un tema che il post tendeva a sottolineare (anche @biggestluca mi ha chiesto che libro fosse).
Voglio subito dire due cose: Felicità© di Will Ferguson, scritto per la prima volta nel 2001, uscito per Feltrinelli qualche anno dopo e riproposto, con nuova traduzione di Andrea Bezzi, che curò anche la prima stampa, da Accento, è un libro da leggere. Per due terzi meraviglioso, sul finale si poteva fare di più. Vi dico subito l'altra cosa che non mi è piaciuta, la copertina:
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Quella di Accento non ha nessun riferimento al libro, mentre invece la prima di Feltrinelli si
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(per chi è curioso lo spiego in privato).
Restano da dirvi due cose: il libro è la storia di Edwin De Valu, junior editor alla Panderic Inc., casa editrice di New York il cui più grande successo sono i Manuali di Mr Etica, bizzarro personaggio che voleva insegnare fondamenti filosofici per vivere meglio, ma va in carcere per aver ucciso e sotterrato in giardino gli ispettori del Fisco che erano andati a fargli visita. Edwin è specializzato in manuali di autoaiuto, alla Panderic quando arrivano manoscritti del genere vengono messi ad attendere in uno spazio, la montagna di fuffa, sopra la quale campeggia la lavagna con la collezione delle più improbabili espressioni trovate alla prima, unica e superficiale lettura. I libri si accumulano, ma un giorno arriva a Edwin un manoscritto di oltre mille pagine, con appunti a penna e stantii adesivi di margherite. Ha un titolo, Quello che ho imparato sulla montagna, e un autore, Tupak Soiree, che ad Edwin puzzano di broglio da chilometri. Il libro fa la fine di tutti gli altri. Solo che stavolta il suo capo, il Signor Mead, nell'attesa di pubblicare il manuale definitivo sul perdere peso mangiando porco fritto, vuole un titolo che rimpiazzi quelli di Mr Etica. Edwin spavaldamente dice di averne uno straordinario, solo che ritornando nel suo cubicolo ufficio non trova più il libro con le margheritine. Inizia qui il primo viaggio: alla ricerca fisica del manoscritto. Che nel modo più assurdo possibile verrà pubblicato. E nel modo più assurdo funzionerà, regalando ai suoi milioni di lettori la felicità. Ma qui viene il bello (che ovviamente non vi svelo): che conseguenze ha sul mondo il fatto che la gente, di punto in bianco, si senta felice?
In uno stile ironico, lineare e a certi tratti sottilmente drammatico (poichè dietro certi passaggi da ridere ci sono riflessioni profondissime), Ferguson lega il mondo della comunicazione con quello della costruzione sociale di ciò che siamo: lo scrisse nel 2000, quindi lontano da quello che siamo adesso dove l'aspetto è totalmente più pervasivo, ma ci sono già dei pilastri del sistema ben chiari. Non è solo ironia sul ruolo dell'autoaiuto, che oggi si è spostato dai manuali al webinar o alle pagine dei social network, non è solo la capacità di dare l'impressione che siamo in grado di prevedere gli eventi (frase cult: "il marketing? come capacità predittive delle tendenze siamo una tacca sotto al controllo delle viscere degli animali), ma anche l'accento, tra il serio e il faceto, su tutte le attività che sappiamo chiaramente distruttive (spesso per noi, spesso anche per gli altri) ma che sono fondamentali per la vita economica, sociale e persino culturale del mondo, tanto che il povero Edwin si troverà a fronteggiare una parte di questa porzione di mondo rimasta tagliata fuori dall'esplosione della felicità, venendo a mancare questo assunto:"tutta la nostra esistenza si fonda sul dubbio e l'insoddisfazione. Pensa che cosa succederebbe se tutti fossero veramente, autenticamente, felici" (pag. 230).
Si può fare critica sociale ridendoci su? La domanda sembra quasi inopportuna: però ci sono state delle pagine, quando all'inizio il cambiamento si diffonde come un virus alternativo, che mi hanno fatto pensare davvero tanto. Perchè è lampante come certi meccanismi ormai non siano nemmeno più sottotraccia, tipo passare dall'idolatria al dileggio in pochi giorni o scoprire alla prova dei fatti che le ricchezze basate sul nulla producono soldi veri per pochissimi e fregature per tantissimi, oppure indirizzare l'attenzione a specifiche categorie sociali, incapaci o a cui non è più permesso un coinvolgimento intellettuale a ciò che sta intorno loro, e che sia evidente che questi meccanismi siano ormai irrefrenabili, se non cambiando radicalmente il sistema, tanto che segnalarne le storture è presa come una questione di invidia.
Edwin De Valu , lo dice in un passo delizioso quando il Signor Mead gli chiede di lavorare su &lt;<un manuale di autoaiuto per donne sovrappeso che spieghi come fare a mangiare maiale e perdere peso. sarà una nuova teoria. Possiamo chiamarla "il paradosso del porco">> (pag. 150), si è laureato in letteratura comparata con tesi su Proust, da una prospettiva postmoderna. Lui è l'autore di una delle più grandi immagini della felicità, che come rassicurazione suppongo sia ancora presente nell'animo di molti di noi:
Mi portai alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato che s’ammorbidisse un pezzetto di madeleine. Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del dolce raggiunse il mio palato, io trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me. Una deliziosa voluttà mi aveva invaso, isolata, staccata da qualsiasi nozione della sua casa. Di colpo mi aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità, agendo nello stesso modo dell’amore, colmandomi di un’essenza preziosa: o meglio, quell’essenza non era dentro di me, io ero quell’essenza. Avevo smesso di sentirmi mediocre, contingente mortale. Da dove era potuta giungermi una gioia così potente? Sentivo che era legata al sapore del tè e del dolce, ma lo superava infinitamente, non doveva condividerne la natura. Da dove veniva? Cosa significava? Dove afferrarla? Bevo una seconda sorsata nella quale non trovo di più che nella prima, una terza che mi dà un po’ meno della seconda.
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orotrasparente · 1 year
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lo so che è una unpopular opinion ma sottolineare i libri con l’evidenziatore x me è la cosa più inutile dell’università, datemi una matita e vi sottolineo 7818 manuali (e imparo pure sorprendentemente)
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io-ti-regalo-il-mondo · 6 months
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"Mer,
non è il modo in cui volevo farlo ma mi conosci, ho sempre preferito la strada più facile o forse ero cosí un tempo, non lo so. Quello che so è che meriti la veritá. Non so come altro dirtelo ma sai bene quanto me che se dovessi venire da te urleresti e mi faresti sentire in colpa o qualsiasi cosa tu faccia che sembra sempre farmi ragionare. Eri l'unica in grado di farmi ragionare, sottolineare quando facevo lo stronzo. Quando non funzionava ti sdraiavi nel mio letto e dicevi la cosa perfetta e sensata, ma il problema è che non posso tornare, non posso affrontarti. Merito di sentirmi in colpa e di essere chiamato stronzo, ma non voglio che tu mi faccia ragionare, non voglio che tu dica la cosa giusta perchè la cosa giusta non è a Seattle, non più. Ti giuro che non c'entra il lavoro, non c'entri tu e neanche Jo, si tratta di me. Me ne sono andato e sono con Izzie. Forse a questo punto prenderai il telefono per chiamarmi un milione di volte e lasciarmi messaggi odiosi in segreteria finchè non ti richiamerò, ma non posso Mer, non posso mentirti e prometterti che tornerò a casa perchè quella non è piú casa per me. Quando hai rischiato di perdere la licenza, quando ho chiamato tutti per scrivere quelle lettere e venire a sostenerti, ho chiamato anche Izzie. Vorrei dirti che speravo non rispondesse ma in veritá ho sperato di sì. Vorrei dirti che l'ho dovuta chiamare per te, ma sarebbe una bugia. La veritá è che il tuo processo mi ha dato una buona scusa per chiamarla. Volevo sapere che fine avesse fatto, volevo sapere se fosse viva e se stesse bene, volevo sentire la sua voce. Quando ha risposto le ho raccontato tutto, su di te che raccoglievi la spazzatura per strada e che avevi bisogno di una lettera che dimostrasse che vali molto di piú. Lei ha riso ed ha detto: "era ovvio che finisse tra la spazzatura, perchè ha provato a salvare il mondo!"
C'erano voci di sottofondo, una bambina che cantava una canzone sulle "sporche e unte budella del geomide", che avevo imparato in prima elementare. Ho iniziato a ridere e le ho chiesto se avesse dei figli ed Izzie non parlava piú. Non ha parlato piú per molto tempo finchè poi mi ha detto: "sì, ho dei figli, due gemelli" e mi ha detto che sono figli miei Mer, figli miei e di Izzie, ha dato alla luce i nostri figli.
Amo Jo, profondamente, ancora. Credo che la amerò per sempre. Se si trattasse solo di scegliere tra due donne che amo, sceglierei mia moglie, lo sai bene. Ma non si tratta solo di lei, Izzie ha avuto i nostri figli. Era single e voleva dei bambini ma non poteva averne perchè il cancro le ha distrutto gli ovuli però aveva ancora i nostri embrioni. Allora ero troppo spaventato per interessarmi di cosa ne avrebbe fatto se non li avessimo usati cosí ho firmato dei documenti, dandole il consenso di farci quello che voleva e li ha usati, ha avuto due gemelli: Eli ed Alexis.
Avrei dovuto dirlo a Jo o a te, ma non l'ho fatto. Ho aspettato che finisse il tuo processo e poi sono venuto qui ed ho conosciuto i miei bambini Mer. Hanno 5 anni, sono divertenti e testardi da morire, proprio come Izzie, come una piccola squadra che si allea contro di me con caparbietá e mani appiccicose. Nel momento in cui ho varcato quella porta hanno subito voluto farmi vedere le loro camere, il loro sguardo mentre mi mostravano i loro giocattoli, i loro libri e mi hanno chiesto se potevano chiamarmi papá. Entrambi vogliono diventare dottori, Izzie gli insegna a cucinare come lei e scarabocchiano stetoscopi su tutti i muri con i gessetti. Alexis ha gli occhi di Izzie ed Eli ha un sorrisetto storto proprio come il mio ed ora vivo in una cavolo di fattoria nel nulla, in Kansas.
I bambini giocano con le galline ed Izzie lavora come chirurgo oncologico, ed è straordinaria Mer. I progressi che ha fatto, è viva. È un miracolo e tiene altre persone in vita mentre io sto facendo domanda all'ospedale qui vicino.
Volevo prendermela con Izzie per avermelo nascosto ma non posso perchè posso solo esserle grato per averli messi al mondo.
Sono cosí intelligenti, piú di quanto lo fossi io alla loro etá, cavolo forse anche piú di adesso!
Sono arrivato ad avere tutto....una casa in cui si sentono al sicuro e amati, fanno pigiama party in cui si scambiano il letto a non finire per tutta la notte finchè non piombano nel nostro letto alle 4 del mattino e si svegliano con due genitori quando io a malapena ne ho avuto uno.
Li amo Mer, con tutte le mie forze e con ogni singola cellula del mio corpo e posso essere il loro papá. Sono l'uomo che ha mentito dicendo di avere un solo testicolo per entrare al Seattle Grace ed ha funzionato, ho ottenuto un lavoro e una carriera che amo, basandomi su una bugia di cui non importava a nessuno e l'ho fatto funzionare. Quando guardo i miei figli e dubito di star facendo la cosa giusta per loro penso a te, Zola, Bailey ed Ellis. Sei diventata una madre straordinaria ed un chirurgo incredibile. L'hai fatto da sola.
Hai sempre detto che Cristina era la tua persona, poi che ero io ma sei sempre stata tu la tua persona, una forza della natura pazzesca. Non hai mai avuto bisogno di nessuno se non di te stessa.
Puoi venire qui sai? Potresti presentarti qui e convincermi a lasciar perdere tutto questo e ritornare da te, Jo, l'ospedale e da tutti quelli che mi hanno aiutato ad arrivare fin qui ma spero che tu non lo faccia Mer. Sei la mia migliore amica e mi mancherai da morire ma sono finalmente dove dovrei essere, non l'ho mai avuto prima d'ora.
Perciò spero che un giorno verrai qui, ma non per chiedermi di tornare, spero tu venga a conoscere i miei figli e che possano chiamarti "zia Mer" perchè so che li amerai e loro ameranno te e finchè non sarai pronta a farlo, cerca di non odiarmi troppo per favore.
Alex."
La lettera d'addio di Alex Karev a Meredith Grey
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ornitomoltorinco · 1 year
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"La sfera personale non è politica fintanto che mi conviene, poi, quando invece ritengo che determinate scelte fatte da altre donne possano impattare negativamente sulla mia esistenza, allora tutte si devono piegare al mio volere altrimenti sono delle bigotte di merda." Questo è il riassunto delle opinioni espresse da taluni soggetti che si identificano con l'ideologia femminista radicale.
Ora, io capisco che non si possa pretendere la perfezione e che in qualità di esseri umani commettiamo errori, ma proprio a supporto della liberazione femminile è fondamentale anche la responsabilizzazione e il supporto cieco delle azioni di una donna in quanto tale, indipendentemente dalle conseguenze delle stesse, porta all'effetto contrario (oltre ad essere un caposaldo del "femminismo" liberale, che ha veramente ben poco di femminista).
Dunque, se non siete pronte a fare delle rinunce, a prendere scelte consapevoli e finalizzati a dare priorità alle donne e al benessere femminile come classe, semplicemente evitate di dirvi "femministe", men che meno "radicali".
Condividere le posizioni ideologiche da un punto di vista esclusivamente teorico è pressoché inutile. Di teoria nel femminismo ce n'è già tanta. Persino troppa*. Ciò che manca è l'azione (sia a livello personale, che in forma organizzata).
...e soprattutto almeno abbiate la coerenza di non supportare posizioni che strizzano l'occhio al femminismo della scelta, dopo aver passato mesi a tentare di imporre quelli che per voi sono i parametri fondamentali affinché una possa considerarsi femminista (intersezionale). Che imbarazzo.
*Sarebbe un discorso per un post ben diverso da un banale rant, ma ci tengo a chiarire che sono del parere che un eccessivo accademicismo del femminismo radicale scoraggi le donne meno scolarizzate. Leggere libri a palate, magari pure in lingua straniera, post interminabili sui social e via discorrendo non è alla portata di tutti. Detto francamente non è neanche totalmente alla mia portata dati i miei problemi (sono DSA, leggere per me è un po' un supplizio). Sono tuttavia concorde nel ritenere che un'informativa completa di analisi estensive sia in ogni caso necessaria, sia per sottolineare la dignità del femminismo, che per motivi pratici di informazione e formazione - semplicemente mi limito a non disdegnare le infografiche colorate in stile Instagram, anche se vorrei che fossero meno tendenti al libfem.
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oblaz · 2 years
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Ho ricominciato a sottolineare i libri
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Correggere i refusi sui libri già stampati, come faceva Julio Cortázar, è un’abitudine poco diffusa, e tutto fa supporre che lo resterà, salvo ritorni di fiamma totalitari. Quasi universale, al contrario, è la pratica di sottolineare e annotare. Ma è lecito scrivere sui libri? Certo, purché sia a matita, diranno in molti (e io tra questi). E come mai soltanto a matita? Perché il grigio della grafite è un colore piú tenue del blu o del nero dell’inchiostro, e perché sappiamo che si tratta di un gesto in teoria reversibile. In teoria, appunto; è una possibilità astratta destinata quasi sempre a rimanere tale.
[...]
Quando è lui a scriverci sopra, poi, non avrà la sensazione della sporcizia; anzi, sottolineando e annotando un libro sentirà di averlo fatto proprio. Etologicamente, lo scrivere sui libri ricorda la cosiddetta «marcatura del territorio»
Cit. "il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri"
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Non cambiare mai, conserva quell'ingenuità che hai, quelle insicurezze, quella timidezza e quella fiducia nei sogni.
Ora ti fanno sentire sciocca, eppure sono le parti migliori di te.
Non smettere mai di rincorrere la felicità, nemmeno quando tutto ti sembrerà inutile, nemmeno quando saranno mesi, anni che non la trovi da nessuna parte…in nessuno sguardo, in nessuna passione, in nessun abbraccio. Credi sempre nell'amore come fai adesso, anche se ti avranno deluso, calpestato, usato, tradito. Ama la pioggia, le nuvole e il sole sempre allo stesso modo e non smettere di commuoverti davanti ad un campo di girasoli o di fronte all'alba inaspettata o ad un tramonto tanto atteso.
Imbarazzati pure quando stringi la mano a qualcuno che non hai mai visto, arrossisci, continua a cantare a squarciagola le canzoni che ami davanti allo specchio, continua a sottolineare le frasi più significative nei tuoi libri.
Mi piace pensare che se ti rincontrerò quando ormai i capelli bianchi avranno sostituito tutto il colore, tu sarai ancora così: dolce, dolcissima, vera, sensibile, completamente immersa in ogni cosa che fai e dici. Mi piace pensare che il mondo non ti rovinerà, che il dolore non ti rovinerà. Mi piace pensarti un po’ più saggia, ma sempre sconsiderata.
Non cambiare mai, nemmeno quando ti diranno che è assurdo essere come te, che ti troverai male, che ti divoreranno.
Non ascoltarli...
Fai la differenza… resta così come sei.
~ Susanna Casciani
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Oggi ho finito di leggere questo libro. È stata una lettura molto veloce rispetto ai miei standard, circa 300 pagine in massimo una settimana. Indico questo limite massimo perché prima di passare l'orale di BDSI non l'avevo ancora iniziato. Deve essere detto che l'impaginazione è particolare: spesso frasi che sintetizzano i paragrafi vengono ripetute e affiancate al testo vero e proprio per attirare l'attenzione di chi sfoglia il libro pensando di comprarlo, immagino, oppure semplicemente per sottolineare ciò che viene detto.
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Guardando l'indice avevo il timore che questo libro risultasse ridondante per me che seguo Dario da tempo, sui social e attraverso i suoi libri. Di fatto molti degli argomenti toccati li avevo già sentiti. Nonostante questo il libro è risultato utile, come al solito. Ero particolarmente interessato ai capitoli sull'iodio e sull'acqua del rubinetto, per approfondire e trovare informazioni con cui smuovere/aiutare la mia famiglia. Lo consiglio volendo leggere un libro utile riguardo la salute in generale, l'autore cerca di insegnare a valutare da soli l'attendibilità delle varie informazioni con cui veniamo in contatto.
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palmiz · 2 years
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La storia di Batuffolo é un libro molto utile per aiutare i bambini a sviluppare autostima e fiducia in se stessi attraverso l'immaginazione. Le storie e le favole sono un ottimo modo per trasmettere insegnamenti importanti in modo divertente e coinvolgente per i bambini.
Inoltre, è importante sottolineare che la fiducia in se stessi è una qualità fondamentale per lo sviluppo di un individuo sano e felice, che potrà affrontare le sfide della vita con più facilità e sicurezza. I genitori e gli educatori possono svolgere un ruolo importante nell'aiutare i bambini a sviluppare autostima e fiducia in se stessi, offrendo sostegno, incoraggiamento e opportunità per esplorare e sviluppare le loro abilità e interessi.
Le avventure di Batuffolo, che si perde nel bosco, lo portano a scoprire parti di sé che non sapeva esistessero. A causa di varie esperienze, ha sempre insistito sul suo ruolo in questo mondo, e ha rafforzato la sua fiducia e forza interiore per affrontare le difficoltà e superare le sfide che ha incontrato lungo la strada.
I ragazzi amano questo libro perché li aiuta a:
Credere nei propri sogni
Sviluppare la fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità
Affrontare al meglio le situazioni difficili
Superare le paure ed essere coraggiosi
Capire l’importanza dei rapporti con genitori e amici
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ti-racconto-di-mee · 2 years
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Stavo pensando che forse alla fine sbaglio io. Stavo pensando che forse sono io che "spero" in qualcosa di più. Forse sono io che mi illudo. Tendo a immaginare che forse un giorno io possa incontrare qualcuno\a simile a me. Forse ho troppa immaginazione, e si credo ancora nelle favole al : vissero per sempre felici e contenti. Ma non lo faccio apposta. Sono così. Mi piace immaginare o comunque appunto sperare che le persone possano trattarmi come io tratto loro. Con la stessa identica intensità di emozioni. Mi piace crogiolarmi in una ipotetica realtà. Fa male, non lo nego, anzi fa malissimo. All'inizio quasi non te ne accorgi pensi: va be fa nulla. Dopo invece capisci di essere stupida. Ti prendi a parole, perchè come puoi pensare che le persone siano disposte a mettersi in gioco, a provare un minimo di interesse per te. Come posso chiedere un minimo di "attenzione" da parte loro.. E quindi ti convinci. Le persone sono egoiste, e non nel senso che scelgono il loro stare bene per qualunque altra cosa. No. Possiedono quel tipo di egoismo cattivo, quello che proprio non gli frega niente di te. Quello dove fingono di volerti bene e di essere interessati alla tua persona. Ma infatti poi .. non è così. Nonostante tu possa andargli incontro, nonostante tu assimili, incassi il colpo. Loro schiveranno sempre il problema in se, e cercheranno a tutti i costi di rampicarsi sopra quel dannato promontorio lungo e alto kilometri, pur di trovare delle ottime scuse, delle scuse che potrebbero impietosirti e .. quindi ucciderti definitamente. Certe volte basta veramente poco, una frase in più, una carezza, una carineria: ti comprato questo perchè so che ti piace da impazzire. Oppure: dai al tuo compleanno ti porto al mare, perchè so che a te ami il mare.. Ma chi vuole prenderci in giro. Nessuno è davvero disposto a "sbattersi", nessuno è davvero così coinvolto emozionalmente. Forse capita solo nei film, nei libri e in quelle romantiche canzoni che senti chiusa nella tua stanza. Dove ti trovi a sottolineare libri, a sottolineare parole che nessuno poi alla fine ti dedicherà mai.
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63874199a · 2 years
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Comunque, dopo forse tre o quattro anni, credo che inizi a mancarmi un po' Francesco. Francesco è il mio ex storico, quello che mi ha fatto penare in tutti i modi possibili ed immaginabili. Sono consapevole non sia una mancanza reale, ovvero, io so che a mancarmi è il vedermi attraverso i suoi occhi. Sentivo la sua ammirazione nei miei confronti, mi arrivava, mi stringeva lo stomaco, mi spezzava il cuore, in un certo senso. Ricordo tutte le volte in cui litigavamo ed alcuni amici miei finivano per parlare con lui per capire quale fosse il suo punto di vista, per sapere il suo stato d'animo ed ogni singola volta non perdeva mai occasione di sottolineare quanto fossi intelligente, fuori dal normale, quanto fossi troppo per chiunque. In parte mi manca anche com'ero io, mi manca quella dolcezza, quella spontaneità. Mi manca raccontare a qualcuno tutte quelle piccole stronzate che imparo giornalmente; i documentari che guardo, i film, i libri, gli animali, le piante, il modo in cui funziona il mondo. Era così pazzo di me da sorbirsi tre ore di trucco e pettegolezzi sentendomi blaterare dei fatti di tutti i miei amici, anche e soprattutto di quelli che non conosceva. Commentava ogni singola cosa con me, mi dava corda. Forse non era a conoscenza di tanti segreti, di tanti pensieri, di tanti avvenimenti orribili e disgustosi, però mi conosceva. È stato spregevole ed è stato cattivo, è stato gentile ed ha avuto tanta pazienza, sapeva ridere con me e di me, sapeva quando ascoltare, sapeva quando litigare, come litigare, sapeva provocarmi e sapeva essere giusto. Mi sono dimenticata cosa si prova ad avere una persona così, a non essere il segreto di qualcuno, ad avere risposte concrete, ad avere qualcuno a cui importa.
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fauststuff · 2 months
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Non mi ascolterà nessuno ma ok.
Molto tempo fa, ho scritto l’inizio di un racconto.
Ecco la premessa di due anni fa:
“Ho scritto un tema di recente, un compito in classe che la professoressa di italiano ci ha assegnato, di cui potevo rifarmi a una delle tre tracce da lei impartiteci: ora, non è importante di cosa parlassero le altre due, poiché io ho scelto quella sul racconto horror e questa mia decisione, ebbene, è stata una cattiva idea. Perché lo dico? Per due motivi: primo, io in due ore faccio molta fatica a sviluppare un intero racconto, anche se molto breve, secondo, ero talmente ispirata che volevo recitare la parte della Poe della situazione: insomma, per suprema ignoranza, pensavo di poter creare una prosa che avrebbe commosso la professoressa e una trama di cui lei si sarebbe innamorata. Sembrava che, allegata a quella traccia, ci fosse l'espressione latina vista nel cielo dall'imperatore Costantino nel suo famoso sogno, la suddetta in hoc signo vinces; il dio mi aveva, sembrava, illuminata. Ma non si trattava di un segno mandatomi da quel dio, ma era tutt'altro; e mannaggia a Mefistofele. Ma penso sia il momento di parlare di quel disastroso racconto che ho messo sotto gli occhi a quella povera santa della professoressa. Inizio col sottolineare che ciò che ho descritto e narrato in quell'obbrobrio è, e diciamolo senza francesismi, un mucchio di stronzate. Inoltre voglio dirti, mio caro Lettore o mia cara Lettrice, che è questa la storia, anche se modificata nella trama e nella stessa prosa, che andrai a leggere. "Perché hai scelto di pubblicarlo, allora, se non ti piace?", mi chiederai, e io ti risponderò aggrappandomi al fatto che l'idea, per quanto sviluppata male nel tema, fosse abbastanza decente e ho quindi la voglia di darle la giustizia che, secondo l'opinione inutile della sottoscritta, merita.”
Il racconto
"O supremo giudice Minosse che ascolti i miei lamenti: non proverò a giustificare le mie mancanze, perché queste ultime trovarono la pietà soltanto da parte degli uomini, ed è un essere infido, tale l'essere umano, che poté discolparmi. Prima che tu mi possa consegnare ai tuoi diavoli, permettimi di ricordarti che questa mente, che diverrà spossata dalle torture che mi saranno inflitte dai tuoi demoni, fu amata da qualcuno; ed è a questo qualcuno che la natura mi spinge ad abbandonarmi al piacere del ricordo: tu stesso ne pronunci il nome, ma io non riesco a capirne più il suono... Che sia questa la vera condanna? O che, addirittura, io sia un innocente che abbia subito un'infamia? Da parte di chi? Oh, te ne prego, liberami!
Che tutti qui siano innocenti? Cos'è, in verità, il peccato?
Prima di giungere qui, su questo monte Calvo trovatosi però nella profondità incendiata della Terra, ero, e permettimi, mio giudice, un uomo come lo fosti tu: fui maestro d'ingegno e la mia arte consisté nell'essere loquace: fui genio, scoccando le mie frecce ma nella mente delle genti, ed esse mi stimarono, di quell'ammirazione che si riserva a pochi eletti; studiavo con ardore, ogni mistero per me era una sfida che riuscivo a vincere e a questa dedicavo la mia intera esistenza imponendomi la disciplina. E questo sin da giovinetto. Fin dalla tenera età, infatti, io mi ponevo le domande più variegate: esse, spesso, sembrava trovassero delle risposte, le quali si irradiavano come in molteplici strade, ma tutte (tutte quante!) finivano con il raggiungere una meta collettiva e, a seguire, un'unica soluzione.
Una notte di tempesta, mentre faticavo sui miei libri, udii bussare alla porta del mio studio; e ne apparve, con un fulmine, una figura di donna sulla soglia; e con essa si calmò la tempesta. Essa cercava riparo sotto il mio tetto: era fradicia per la pioggia e proferì: "uomo! Guarda le mie ferite!" e mostrò, infatti, che sul corpo ne aveva di innumerevoli. Continuò: "ho sentito parlare di te: uomo d'intelletto superlativo, accoglimi da te!"
Era una donna, anzi, un essere umano, come mai ne vedetti uno: le sue doti cognitive, lo dimostrò più avanti, erano illimitate, i suoi modi imperiosi; inizialmente non sembrava bella, ma col passare del tempo mi assuefai al suo aspetto al punto tale da scorgerne la grandiosità. Presto, io stesso non so dirne il come, diventava mia compagnia di studi.
Ella mi guidava, ed io, come un marinaio che si affida alla Stella Polare, la seguivo nella notte; e anche nei posti più remoti della mia coscienza, in me si imponeva Lei."
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milleniumbrigante · 3 months
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Notte di San Giovanni, o Solstizio d'Estate
Sulla fotografia dei propri teatri naturali
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"Festa stanotte di misere tribù sparse impotenti Di nuclei solitari che è raro di vedere insieme ancora E s'alzano i canti e si muove la danza E s'alzano i canti e si muove la danza, danza, danza, danza, danza"
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"Muoiono i preti rinsecchiti e vecchi e muoiono i pastori senza mandrie Spaventati i guerrieri, persi alla meta i viaggiatori La saggezza è impazzita, non sa l'intelligenza La ragione è nel torto, conscia l'ingenuità
Ma non tacciono i canti e si muove la danza Quietami i pensieri e il canto  E in questa veglia pacificami il cuore Così vanno le cose, così devono andare Così vanno le cose, così devono andare"
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"Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è Chi è stato è stato e chi è stato non è Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è" - CSI, Fuochi Nella Notte (Di San Giovanni) dall'album: La terra, la guerra, una questione privata Se c’è una cosa che mi riscalda il cuore da quando sono tornata a vivere al Sud è che sono tornata a fotografare e a guardare il mondo come quando avevo 14 anni. Nelle mie fotografie sono tornati i miei paesaggi, i miei cieli, i miei teatri quotidiani, seppur con uno sguardo e una consapevolezza diversa, forse più entusiasta ma allo stesso tempo più protettiva di questi tesori segreti, fatti di persone, luoghi, piante, animali, profumi, situazioni che urlano ricchezza da tutte le parti.
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Chi mi conosce come fotografa da quei primi giorni ricorda benissimo su cosa si concentrava il mio sguardo e come esso trasformava il banale in magico, come una bambina che disegna il mondo come se lo immagina. Negli anni e con l’adibire di questi atti creativi a professione posso confermare che si perde qualcosa di essenziale. La costruzione degli immaginari diventa un atto meccanizzato che a volte solo la potenza di mezzi che si possiede permette all’artista di superare la mediocrità, e quindi lega la creatività all’economia. Questo compromesso non mi è mai piaciuto. Ho sempre ammirato chi è riuscito, in questi anni di trasformazione del linguaggio digitale, a mantenere la stessa magia con i mezzi più datati, senza luci, una scuola post-dogma95 del mondo fotografico. Ho iniziato a fotografare con il telefono per sottolineare questa mancanza di costruzione, limitando alla porzione di vita selezionata l’artefatto umano. Ho lasciato indietro la carriera del mio ego per lasciare spazio a qualcosa che è già spettacolo di per sé, seppur non stia facilitando la fruizione, caricando i colori o aggiungendo dei punti di luce come insegna la scuola americana. In questi 10 anni non mi è neanche mai interessato esporre, ho sempre voluto che il mio mondo fosse alla portata di tutti, gratuito, popolare.
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L’ultima mia mostra, nell’innocenza dei miei 16 anni, l’ho fatta a Matera 10 anni fa, mettevo in scena la Lucania dei boschi, raccontando fiabe. Di lì in poi internet, quello coatto, quello della rete dei fotografi italiani, quello degli hashtag, dei gruppi, dei forum, non quello dei magazine e delle gallerie online, è stato il mio migliore amico. Il mondo dell’arte fisico, e quello del suo mercato mi ha continuata a deludere, giorno per giorno. I fotografi stampano libri che non compra nessuno, fanno mostre in luoghi dove la commistione sociale di un’opera non può entrare se non accuratamente veicolata al raggiungimento di terzi fini meno puri.
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Qualcuno mi accusa di essere tornata indietro, di essere regredita, ma è esattamente quello che cerco: recuperare quello stupore di vita di bambina, presente al mondo e a sé stessa, senza distrazioni fiscali, politiche, strutturali di una società di cui non mi sono più sentita parte. Forse un giorno tornerò a usare mezzi più potenti, ad edulcorare tutto un po’ di più, ma spero di farlo mantenendo viva questa onestà. Si dice che i bambini vengano da mondi superiori e atterrino qui con una coscienza più alta dell’esistenza: negli occhi una luce, simile a quella negli occhi degli animali, che perdiamo nel decorso di questa vita materiale. Ho trovato la strada per la serenità mettendo questa luce come stella polare, ricalibrando la rotta e tornando a navigare dritto, senza paura. Notte di San Giovanni, o solstizio d’estate. Luna che sorge, fuoco di ferule e iperico. Murgia 2024.
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antennaweb · 4 months
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Quarto, non sottolineare a penna; quinto, non fare orecchie… Quanto piú ascendiamo verso le cime psicotiche dove albergano i nostri zii matti, i bibliofili e i collezionisti, tanto piú i divieti, i tabú e le regole rituali si infittiscono e prendono un volto persecutorio. Per il comune lettore nevrotico, grazie al cielo, la precettistica fossile dei sommi sacerdoti è un’eco piú flebile
Cit. "Il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri"
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