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Eclectic Bedroom Milan
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Example of a large eclectic master bedroom with beige walls, a coffered ceiling, a brown floor, and wallpaper.
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shirtlessfrank · 2 years
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Eclectic Bedroom (Milan)
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jacopocioni · 3 months
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Da dove nascono i nomi delle strade?
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Molte strade fiorentine ricordano con il loro nome l’attività che in passato vi veniva svolta, alcuni esempi: Via degli Arazzieri: erano i tessitori di arazzi, usati per rivestire muri e pareti. Gli arazzi erano grandi e sontuose tappezzerie la cui trama formava un disegno figurato. Cosimo I nel Cinquecento fece venire i tessitori dalla città di Arras nelle Fiandre, e sistemò i loro stabilimenti in questa strada, nei locali dell’ex ospizio della compagnia di Gesù Pellegrino, che fino ad allora ospitava i pellegrini diretti a San Iacopo di Compostela. Via dei Cimatori: vi si trovavano i laboratori e le apparecchiature molto sofisticate che eseguivano la cimatura. I cimatori rifinivano le stoffe rasandole e pulendole della peluria superficiale come nessun altro paese sapeva fare e diedero a Firenze una superiorità assoluta sui mercati della lana fino a tutto il XV secolo. Via dei Vagellai: il “vagello” era la grande caldaia nella quale i vagellai tingevano le stoffe: erano insomma tintori e qui si trovavano le loro numerose officine. Via dei Saponai: qui si trovavano i fabbricanti di tutti i tipi di sapone necessari al degrassamento della lana.
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Via dei Cardatori: erano gli operai che cardavano la lana, anticamente con il fusto e i rami della pianta derivata dal carciofo selvatico, chiamata “cardo dei lanaioli”, i cui rami coperti di piccolissimi uncini pettinavano la lana per ammorbidirla. In seguito un tipo di pettine sostituì la pianta, fin quando Leonardo da Vinci disegnò le prime cardatrici meccaniche all’inizio del Cinquecento. La cardatura era un lavoro pesante, insalubre e poco redditizio. Via dei Naccaioli: fu il nome di una piccola parte soltanto di questa via dove vi furono alcune botteghe di fabbricanti di nacchere, un antico strumento musicale assai in uso in altri tempi; si trattava di una specie di tamburi, da suonare con le bacchette. Il nome più importante e più antico della strada era quello di Via dei Rigattieri perché qui appunto furono in gran numero le botteghe di quest'arte. L' ultimo tratto poi verso il Mercato, si chiamò Via degli Stracciaioli, sempre per causa delle botteghe appartenenti a questo mestiere che consisteva nel toglier dal bozzolo la seta straccia.
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Via dei Fibbiai: prende il nome dai fabbricanti di fibbie che avevano le botteghe sulla parallela via dei Servi e le retrobotteghe o laboratori su questa stradina, che ne prese il nome. Le fibbie erano di primaria importanza sia per le bardature dei cavalli che per affibbiare alla cintura gli oggetti che oggi portiamo nelle tasche dei vestiti, poiché nel Medioevo ne erano privi. Via dei Tessitori, etc. Talvolta il nome della via ricorda il luogo dove gli artigiani lavoravano o gli attrezzi che usavano: Via del Tiratoio: nei tiratoi i lanaioli distendevano le stoffe bagnate mentre asciugavano, per tirarle alle larghezze desiderate. I tiratoi erano vasti fabbricati, con la tettoia sopraelevata per la ventilazione; si trovavano numerosi a nord dell’Arno, trasferiti poi in Oltrarno da Cosimo III.
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Via delle Conce, in questa strada lavoravano antichi artigiani del cuoio. Le conce erano i laboratori dove i conciatori trattavano le pelli per renderle non putrescibili e pronte per i diversi usi. La tecnica usata prevedeva l’uso di urina fermentata degli animali, il che fa capire l’odore che poteva sprigionarsi nella zona. Per curiosità, via delle Conce prima si chiamava via dei Pelacani, lascio all'immaginazione!
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Via delle Caldaie: in questa strada c’erano laboratori di tintura dei tessili, che avveniva nelle caldaie, grandi recipienti di metallo nei quali bollivano le sostanze coloranti. Anche il tipo di merce che veniva venduto nei mercati è stato all’origine del nome di alcune strade: Via delle Oche: anticamente a Firenze c’era l’usanza di mangiare l’oca nel giorno di Ognissanti, probabilmente in questo luogo si svolgeva un mercato annuale delle oche, oppure vi era un forno specializzato nella loro cottura. Piazza del Pesce: da tempo immemorabile vi si vendeva il pesce d’Arno. In questo luogo c’era una loggia detta “dei pesciaioli”, che fu fatta demolire da Vasari per realizzare il Corridoio Vasariano. Piazza Piattellina: prende il nome dai piattelli o piatti e altre stoviglie di terracotta venduti all’antico mercato dei cocci che si teneva in questa piazza.
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Gabriella Bazzani Madonna delle Cerimonie Read the full article
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scontomio · 6 months
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dettaglihomedecor · 7 months
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Palazzo Presta, un Boutique hotel di charme dall’animo nomade
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A Palazzo Presta, nel Salento, lo studio di progettazione milanese Atelier P richiama il fascino del viaggio con elementi eclettici e senza tempo. Si può viaggiare restando fermi. Accade a Palazzo Presta, Boutique hotel di charme a Gallipoli, in Salento, trasformato da Atelier P in una stazione obbligata per i globetrotter, invitati ad attraversare una piccola porta per trovare un grande percorso su più livelli: temporale, architettonico, emozionale.
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Storia e ristrutturazione di Palazzo Presta
Appartenuto nel Settecento al medico e agronomo Giovanni Presta, nel 2017 l’edificio conosce una nuova destinazione d’uso senza dimenticare lo spirito che animava questo luogo. Un tempo l’antico proprietario apriva le porte ai suoi concittadini per dispensare cure e consigli. Nel progetto di ristrutturazione dello studio milanese, quel senso di protezione e relax torna ad albergare tra le antiche pareti richiamando turisti da ogni parte del mondo. Gli Architetti Mattia Pareschi e Luca Piccinno, e l’interior decorator Alessandro Mario Cesario, intervengono a consolidare le strutture, i solai, fanno riaffiorare il tufo pugliese, valorizzano le volte, creano volumi che dialoghino con quelli originali.
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Il risultato è un esempio di hospitality dal sapore internazionale che sedimenta l’idea di un percorso a ritroso, nella storia del territorio e in quella personale di ciascun ospite, grazie a tessuti, colori, in un’architettura lineare e ricca di dettagli che si mescola a oggetti di design nomade che offrono una sintesi geografica del globo. Palazzo Presta si presenta come un hub creativo dove Atelier P riesce a far abitare “il viaggio” solo guardandosi attorno.
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Dieci camere, ciascuna con la propria personalità e tonalità
Le dieci camere, distribuite su due piani, sono mappe eccentriche, ciascuna con un proprio nome e una propria personalità, offrono ricordi e suggestioni in ordine sparso, solo apparentemente casuale. Perché ogni dettaglio è studiato, composto, perfino disegnato per una personalizzazione massima dell’ambiente. Un concept realizzato da mani artigiane del luogo, cui Atelier P guarda come plusvalore e necessaria cultura d’impresa.
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Così, testate e letti escono dalle “officine” di TAULA INTERIORS, mentre le lampade in tessuto – lampadari, applique e abat jour in stile art déco - sono di MAURIZIO BELLACCI. Quelle in vetro portano la firma di New Fashion Glass. I rivestimenti degli imbottiti e le tappezzerie arrivano da archivi di importanti tessiture a garanzia di unicità.
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Mix di materiali antichi e contemporanei
La scala principale in pietra leccese è stretta tra muri trattati con la velatura per far emergere tono e valore delle preesistenze. Sempre al piano terra, il vano ascensore è costruito ex novo e guarda una volta in cemento armato, innesto che sottolinea la relazione tra storico e contemporaneo nel progetto di restyling.
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La matericità è un nervo da scoprire in ogni angolo, si rivela nei pavimenti di cementine, originali all’entrata o nuove, di MARRA pavimenti, con decorazioni diverse per ciascuna camera La scelta delle velature garantisce quel sapore di vissuto che permette ad ATELIER P di azzardare con colori e texture dall’effetto tattile.
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I bagni sono cubi immessi nello spazio, forme basiche che esaltano l’espressività delle volte e creano un’originale sequenza di forme. I sanitari, classici, li porta SIMAS. FIAS cura serramenti e lavori in ferro.
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Terrazza e rooftop di Palazzo Presta
Il racconto di questa fascinazione per un interior che sia insieme nostalgia e modernità, prosegue anche all’esterno di Palazzo Presta. Per la terrazza comune, al primo piano, Atelier P utilizza vasi di manifattura locale riempendoli con palme di grandi dimensioni come sostenibile separé. Al livello superiore, oltre alle camere, si apre il rooftop vista mare, la terrazza LAURUS, un’esperienza per gli occhi e il palato. Nella stagione estiva è qui che si trasferiscono le colazioni, che si apprezza quell’atmosfera da vecchio club per viaggiatori.
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L’anima in acciaio Corten del Bar rimanda al volto ricercatamente délabré del palazzo e il bancone in marmo Emperador all’eleganza senza tempo. Uno spazio en plein air con divanetti in okume’ e panchine in tufo salentino dotate di cuscini a strisce bianche e marroni che ricordano le sdraio degli anni Settanta. Completa l’intramontabile Peacock, qui nella versione in nero, ispirata alla seduta inglese Windsor. E se proprio non si vuole scendere in spiaggia, il viaggio prosegue sull’altana, comodamente adagiati sui lettini del solarium, stesso motivo a righe, stesso comfort. www.palazzopresta.it   Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 10 months
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Colore pantone 2024: benvenuto Peach Fuzz
Il colore pantone del 2024 è arrivato puntuale come da 25 anni a questa parte. Si chiama Peach Fuzz e il suo colore all'intero del sistema pantone è 13-1023. Come sempre la scelta del colore dell'anno è legata ai tempi che viviamo, le urgenze che portano e le esigenze di cui si fanno carico. La parola d'ordine per il prossimo anno sarà "connessione". Colore pantone 2024: Peach Fuzz "Cercando una tonalità che riecheggiasse il nostro innato desiderio di connessione e connessione, abbiamo scelto un colore che irradia calore ed eleganza moderna. Una tonalità che risuona con la compassione, offre un abbraccio tattile e unisce senza sforzo la giovinezza con l'intramontabilità." Con queste parole Leatrice Eiseman, Direttore esecutivo, Pantone Color Institute™, ha presentato il colore scelto per il prossimo anno: Peach Fuzz. Letteralmente il nome significa "Peluria della pesca" ma il riferimento potrebbe essere esteso, senza timore di sbagliare, anche alla pelle. La tonalità molto delicata racchiude in sé un tocco di leggera sensualità ma anche di tenerezza e gentilezza. In un mondo segnato da conflitti e difficoltà, il Peach Fuzz 13-1023 trasmette un messaggio di amore e condivisione, un senso di comunità e di condivisione, qualcosa di cui abbiamo un estremo bisogno. In tempi, come quelli moderni, che mettono al centro la produttività, abbiamo bisogno di ritagliarci momenti di riposo e creatività. A metà strada tra il rosa e l'arancio, la tonalità pesca invita ognuno di noi a prendersi cura di sé, nutrire la propria anima oltre che il proprio corpo. Con la sua gentilezza e armoniosità, e il suo leggero tocco vintage, il Paech Fuzz porta un'idea di rinnovata eleganza necessaria in un mondo sempre più digitale. Peach Fuzz e il richiamo per moda, design e beauty Come ogni anno la scelta operata dalla massima autorità mondiale del colore ispira il mondo di design, moda e beauty. Non ci stupirà, allora, vedere nelle prossime collezioni capi e accessori con dettagli colore Peach Fuzz. Delicato e confortante, il Peach Fuzz siamo sicuri che comparirà in diversi complementi d'arredo come tappeti, tappezzerie a dare quel tocco di luminosità e comfort all'ambiente. Sarà ideale anche per tinteggiare le pareti. Il mondo del beauty è già pazzo della tonalità pesca. Nuances passepartout, il blush pesca si adatta a tutti i tipi di incarnato donando immediatamente luminosità. Gli ombretti pesca si abbinano perfettamente con i toni del marrone come a quelli rossi. Gloss e rossetti pesca saranno presumibilmente il trend della stagione estiva. Chi è Pantone Pantone LLC è un'azienda statunitense che si occupa di tecnologie per la grafica. Una delle sue attività principali è la catalogazione dei colori che l'ha portata a creare un sistema di identificazione. Diventata la massima autorità in materia di colore, a partire dal 2000, Pantone ha scelto ogni anno un colore simbolo. Scelte dettate dal mood del momento, che hanno indirizzato, come abbiamo visto, le scelte di più settori produttivi. Il primo colore pantone dell'anno è stato, nel 2000, Cerulean PQ-15-4020TCX, una tonalità pastello in contrasto con i colori sgargianti degli anni Novanta. Mimosa PQ-14-0848TCX è stato il colore pantone del 2009, primo giallo a comparire nelle tendenze annuali. Tangerin Tango 17-1463 TCX ha spopolato nel 2012. Il colore pantone dell'anno 2017 è stato Greenery un colore audace testimone di un ritorno alla natura. Il colore pantone del 2023 è stato Viva Magenta 18-1750, una tinta no convenzionale per tempi non convenzionali. In copertina foto di Dianne da Pixabay Read the full article
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piccolopeccato · 10 months
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L'auto del babbo è vecchia quasi quanto lui, e ha un sound tutto suo. Fatto di cigolii e sfregamenti che sembrano la base di una canzone rock, di tappezzerie e stoffe che ad ogni avvallamento stradale emettono una sorta di fruscio che può fare da contorno di una melodia. L'auto del babbo ti da almeno due grossi vantaggi. Uno è che non avendo il fastidiosissimo beep delle cinture allacciate ti permette ogni tanto di fare uno sgarro alle regole e portarti indietro nel tempo quando alla guida ti sentivi pilota.
L'altro è che non ha l'autoradio quindi sei costretto a cantarti le canzoni da solo, sia facendole girare in testa nelle giornate più malinconiche, che eseguendole a cappella con voce squillante e con tante stonature quando ti senti più spensierato. Ma sempre suono stereo è.
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lamilanomagazine · 11 months
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Modena: Palazzo Comunale, visita dedicata a Federico Barbarossa
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Modena: Palazzo Comunale, visita dedicata a Federico Barbarossa. La contesa tra i comuni italiani e l'imperatore Federico Barbarossa è il tema della visita guidata in programma alle Sale storiche di Palazzo comunale domenica 5 novembre alle 18. L'appuntamento, che si ripete ogni prima domenica del mese con un tema diverso per scoprire i tesori custoditi nel Palazzo, è curato da Ar/s Archeosistemi con il servizio comunale Promozione della città e Turismo. Il ritrovo dei partecipanti è alle 17.45, al primo piano del Palazzo comunale, salendo lo scalone da piazza Grande 16. La visita dura circa 45 minuti ed è aperta a un massimo di 25 persone; per partecipare è necessario prenotarsi dal sito visitmodena.it (al seguente link) o allo Iat di piazza Grande 14 (tel 059 203 2660). Il biglietto costa 2 euro a persona (gratuito per bambini fino a 5 anni, guide turistiche, giornalisti, persone con disabilità e accompagnatori) e si paga direttamente il giorno della visita. La visita guidata, intitolata "Il Barbarossa nella Sala degli Arazzi. La contesa tra i comuni e l'impero", si concentrerà su questa sala storica, un tempo adibita ad archivio e sala del sindaco: qui, i partecipanti potranno ammirare le grandi tele dipinte nel diciottesimo secolo dal pittore Girolamo Vannulli che imitano le tappezzerie ad arazzo di moda in Francia all'epoca e danno il nome alla sala. La spiegazione riguarderà in particolare la storia di Federico Barbarossa, la sua sconfitta al Legnano e la storica firma della Pace di Costanza che, nel 1183, pose fine alla contesa tra l'imperatore e i Comuni dell'Italia settentrionale aderenti alla Lega Lombarda, tra i quali anche Modena, e sancì l'inizio delle autonomie e delle libertà comunali. Le Sale storiche del Municipio sono visitabili tutte le domeniche e i festivi al pomeriggio. I percorsi guidati si svolgono ogni 45 minuti dalle 15.15 alle 18.15, con le seguenti fasce orarie: 15.15, 16, 16.45, 17.30, 18.15. Ogni prima domenica del mese, alle 18 (in sostituzione della visita delle 18.15), sono organizzati appuntamenti tematici dedicati in particolare a una delle sale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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enkeynetwork · 1 year
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claudiotrezzani · 2 years
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tekoamilano · 2 years
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Scopri le MiniBag TEKOA nel nostro e-store, a partire da 69,90€. Piccole ma capienti, super versatili, puoi portarle a spalla, a mano o a tracolla. Nel nostro negozio trovi anche delle tracolle lunghe in patch di tappezzerie e pelle da abbinare. #borsadonna #borsatappezzeria #borseinstoffa #tekoamilano #italianbags #borseintessutoepelle #pezziunici #borsericiclate #recupero #lussosostenibile #minibag (presso Tekoa Milano) https://www.instagram.com/p/CkBWCKxsA8U/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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fashionbooksmilano · 7 years
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Raoul Dufy
Le peintre, la décoration et la mode des années 1920-1930 - Il pittore, la decorazione e la moda degli anni 1920-1930
Testi di Jean Forneris, Dora Perez-Tibi e Fanny Guillon-Laffaille.
Umberto Allemandi & C., Torino 1995, 112 pagine , 138 ill. col., 6 ill. b/n
euro 25,00*
email if you want to buy :[email protected]
Roma, Accademia di Francia, Villa Medici, 24 ottobre 1995 - 7 gennaio 1996
Dipinti e opere decorative (ceramiche e tessuti, tappezzerie e progetti per la moda). Mostra dalla quale, proprio perché vastamente rappresentativa di tutta l' operosità di Dufy risaltano con nitore i limiti assai netti nei quali resta avvinto un pittore in certi suoi anni celebrato come protagonista, e poi più correttamente restituito ai suoi talenti precipui di felice decoratore
Pittore, lui nato nel 1877 a Le Havre, nei luoghi dunque ove Boudin aveva insegnato a Monet giovane a dipingere en plein air, Raoul lo fu prima, quasi fatalmente, sulla scia di un impressionismo ormai al tramonto. Subito appresso, assieme all' amico Marquet, e come lui soggiogato da Matisse, Dufy carica di colore acceso la tavolozza, e si rende fauve: comincia allora quell' attenzione, che rimarrà sempre in lui tratto saliente del carattere, al racconto di un mondo festante e gioioso, trascritto velocemente sulla tela in cromie eccitate e progressivamente sempre più indipendenti dal dettato del disegno. Ma anche quella fauve è una breve stagione: un viaggio all' Estaque al seguito di Braque orienta infatti Dufy verso un proto-cubismo di stretto ossequio cézanniano, maniera nella quale egli indulge sino alla guerra. Intanto, sono iniziate le collaborazioni, subito proficue, con il sarto Paul Poiret di Parigi e con la casa Bianchini-Férier di Lione: e nei disegni per abiti, ma più ancora nei progetti per tessuti, Dufy trova finalmente una sua misura di stile. Il segno si spezza e vagola ovunque come impazzito, saturando lo spazio in un tripudio di colori memori talora della prima formazione fauve, talora in cerca di accordi rarefatti di tono, e di grazie quasi orientali (come in Paris, grande arazzo del ' 34). E' la sua vena più felice, questa: l' unica realmente sua, e che quando riesce a sfociare intatta nella pittura (Le champ de blé à Coliboeuf, 1933), sollevandola da ansie che non le appartengono, consente a Dufy di attingere ad una sua fresca autenticità. E' ancora Matisse a condurlo, più di ogni altro: da lui, dai suoi problematici anni Venti, Dufy mutua la linea flessuosa e indolente, e il senso dell' autonomia di un colore che non si sottomette all' egida del disegno, e risuona senz' ombra sulla pagina pittorica. Dufy, su questa via che l' avrebbe condotto alle soglie della grande decorazione, si ferma a mezzo: trattenuto da un animo che non sa e non vuole rinunciare a incantarsi delle gioie minute dell' occhio di fronte allo spettacolo mutevole della natura, e di quella società un po' sforzatamente felice di cui rimase il cantore perfetto.
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scontomio · 7 months
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santamariarestauro · 2 years
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