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#tipo di farine
bhaiti · 5 months
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In commercio si possono trovare diversi tipi di farina, che si differenziano in base alla varietà di grano utilizzato, alla macinazione o alla setacciatura. Ogni farina possiede delle caratteristiche utili per determinate preparazioni. 
Farina di grano duro e farina di grano tenero
Innanzitutto, è necessario fare una distinzione fra grano duro, caratterizzato da chicchi traslucidi e consistenti, e grano tenero, dai chicchi opachi e friabili. 
Dalla macinazione di grano duro, ricco di fibre e proteine, si ottengono gli sfarinati, come la semola e il semolino, utilizzati principalmente per la produzione di pasta.
Il grano tenero, meno ricco di proteine e con un indice glicemico più alto, genera le farine che verranno poi classificate in base al grado di abburattamento, ovvero la percentuale di chicco utilizzata. A seconda del tasso di abburattamento, e quindi di raffinazione del chicco, si otterrà la farina 00, 0, 1, 2 o integrale (in ordine dalla più alla meno raffinata), impiegate per tutti gli altri prodotti da forno, sia dolci che salati.  
Farina 00
La farina 00 è la più raffinata in assoluto: durante la macinazione perde infatti sia la crusca (fonte di fibre) sia il germe del grano (fonte di vitamine, sali minerali e amminoacidi). Resta quindi una farina povera di proteine e ricca di amidi e zuccheri.
Il suo utilizzo è molto ampio, anche grazie al gusto neutrale rispetto ad altre farine. Viene utilizzata per tutti i prodotti che devono crescere, come le torte, le focacce, ma anche per preparare la pasta fresca, i biscotti o per addensare le salse. 
Farina 0
La farina 0 è meno raffinata, ma durante la macinazione perde comunque gran parte dei suoi principi nutritivi. Del tutto simile alla precedente, di colore bianco, perfetta per realizzare impasti elastici, con una buona maglia glutinica. È per questo che viene scelta comunemente per preparare pizza, pane e dolci lievitati. 
Farina 1
La farina di tipo 1 contiene maggiori quantitativi di crusca e di germe del grano, che determinano anche un colore leggermente più scuro e un aroma più spiccato. È più ricca di sostanze nutritive, come, proteine, fibre e vitamine. Considerata una farina semi-integrale, è ideale per la preparazione di focacce e pani rustici.
Farina 2
La farina di tipo 2 è quella che si avvicina di più a una farina integrale: la maggiore presenza di crusca, visibile anche a occhio nudo sotto forma di granuli, va a pesare sullo sviluppo della maglia glutinica, ma permette di ottenere prodotti più profumati, saporiti, preservando le caratteristiche nutrizionali. L'utilizzo maggiore è nel campo della panificazione, spesso in abbinamento alle farine bianche. 
Farina Integrale
La farina integrale vede la presenza di tutte le parti del chicco: per questo motivo i suoi principi nutritivi restano intatti, ma è più difficile riuscire a realizzare un prodotto finito soffice e leggero. Anche la farina integrale si utilizza principalmente per preparare il pane, eventualmente prevedendo nell'impasto una percentuale di farina più raffinate.
Farina Manitoba
La farina Manitoba è nata in Canada: la sua resistenza al freddo ha dato vita a una farina di grano tenero molto forte, con alte percentuali di proteine, perfetta per la preparazione di grandi lievitati, come i dolci delle feste o i panificati ad alta idratazione e lievitazione. 
Semola
La semola deriva dalla macinazione del grano duro: in base alle dimensioni dei granelli, di colore giallino, si distinguono la semola (ideale per la pasta fresca, come le orecchiette), il semolino (ideale per gnocchi alla romana o sformati) e la semola rimacinata (ideale per i lievitati). 
Contiene fibre, vitamine e sali minerali, oltre ad avere un indice glicemico più basso rispetto alle farine di grano tenero.
La forza della farina
Oltre scegliere materie prime di ottima qualità, quando si parla di farina è importante anche considerarne la forza, indicata sulle confezioni con il simbolo W. Cosa significa?
Una farina forte (≥ 280 W) ha una maggiore resistenza alla lavorazione, riuscendo ad assorbire elevate percentuali di acqua e a trattenere più anidride carbonica. Il risultato sarà un impasto morbido, capace di dar vita a prodotti voluminosi, come brioche e panettoni, oppure utile per i preimpasti, come la biga.
Al contrario, le farine deboli (≤ 170 W) assorbono minori quantità di acqua e formano una massa glutinica ridotta, quindi si utilizzano soprattutto per prodotti friabili, come i biscotti o i grissini.
Le farine alternative
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ilpianistasultetto · 2 years
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Ve la ricordate Giorgia Meloni negli anni di opposizione? Lancia in resta  contro i poteri  forti, contro le banche, contro i mercati, contro l’unione europea, contro l’euro, contro ogni tipo di troika che controllasse i nostri bilanci o dicesse cosa, dove  e quanto tagliare. Per anni e anni, a parole, è stata sempre dall’altra parte. Tutto era Satana.  Amava dire: “Me ne frego” o “la pacchia è finita” o “Padroni in casa nostra” quando si parlava di norme europee, ve la ricordate? “Prima l’Italia e gli italiani”- “Non si media mai sulla pelle degli italiani”.  Eh!  Bene, prendete un pennarello e cancellate tutto.  Da quando presiede il governo, da  tigre del Bengala , Giorgia s’è ridotta a micetta birmana, docile docile, tenerosa e sempre con la coda ciondolante per dire ch’è d’accordo su tutto e con tutti.. Dopo aver abbassato la gonna con Biden sulla guerra, con  Macron sui migranti, con la UE  sulle regole, le concessioni balneari, la Bolkestein per i tassisti, gli insetti nelle farine, le etichette sui vini come per le sigarette, il divieto di vendita  delle auto non elettriche dal 2035.ecc.ecc.. tra poco ingoierà il MES ed ha già annunciato (sotto la pressione dei Britannici) l’invio di aerei  da guerra per sostenere gli ucraini contro i russi . Meno male che la Meloni  sta al governo, così mi risparmio quella sua voce da carciofara mentre inveisce contro gli eventuali “incapaci” del momento. Ieri sera, sentirla appellarsi alle banche (le sanguisughe, come le ha chiamate  fino a ieri)  in ginocchio, con la voce rotta e implorante  e con il capo cosparso di cenere affinchè acquistino loro i crediti incagliati derivanti dai bonus edilizi, è stata una scena da incorniciare nella migliore teca per tramandarla ai posteri. Siamo passati da 1000 euro a tutti  con un clik, ad un click per togliere tutto a tanti..  Altro che schiena dritta e petto in fuori, siamo di fronte a una mutante che rinnega anni della sua storia pur di stare su quella poltrona. Lo hanno fatto tutti e lo fa anche lei, seppur ha sempre detto il contrario. @ilpianistasultetto
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diceriadelluntore · 2 years
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Abati
Sant’Antonio Abate
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In foto:  Trittico delle Tentazioni di sant'Antonio di H. Bosch, 1501 ca., Museo del Prado, Madrid
Oggi 17 gennaio la Chiesa cattolica festeggia Sant’Antonio Abate. Nato a Coma, nel cuore dell'Egitto, intorno al 250 d.C., a vent'anni abbandonò ogni cosa per vivere vita anacoretica per più di 80 anni: secondo le cronache, morì nel 356 d.C., più che centenario. Riconosciuto già in vita come taumaturgo e in odore di santità, fu visitato da tantissimi pellegrini e bisognosi di tutto l'Oriente, tra cui si narra anche l'imperatore Costantino e i suoi figli. Fu un suo discepolo, sant'Atanasio, che raccontò la sua vita. Nell'iconografia tradizionale è raffigurato circondato da donne provocanti, simbolo delle tentazioni, o animali domestici, come il maiale, di cui è popolare protettore. Nel culto spazio importante ha Il fuoco legata ad una particolare leggenda: si narra  infatti che sceso all’Inferno per salvare delle anime dei peccatori, mentre il suo maiale portava scompiglio tra i diavoli, attinse la ferula (che diventerà simbolo nel bastone vescovile) nelle fiamme, portando il fuoco con sè.
I suoi discepoli tramandarono alla Chiesa la sua sapienza, raccolta in 120 detti e in 20 lettere; nella Lettera 8, Sant’Antonio scrisse ai suoi “Chiedete con cuore sincero quel grande Spirito di fuoco che io stesso ho ricevuto, ed esso vi sarà dato”. Nel 561 fu scoperto il suo sepolcro e le reliquie cominciarono un lungo viaggiare nel tempo, da Alessandria a Costantinopoli, fino in Francia nell’XI secolo a Motte-Saint-Didier, dove fu costruita una chiesa in suo onore. In questa chiesa a venerarne le reliquie, affluivano folle di malati, soprattutto di ergotismo canceroso, causato dall’avvelenamento di un fungo presente nella segale (si verifica per abuso terapeutico di essi o in forma epidemica, per l’uso di farine contaminate da polvere di sclerozi del fungo Claviceps purpurea), usata per fare il pane. Il morbo era conosciuto sin dall’antichità come “ignis sacer” per il bruciore che provocavano le cancrene ulcerose e per le allucinazioni; per ospitare tutti gli ammalati che giungevano, si costruì un ospedale e una Confraternita di religiosi, l’antico Ordine ospedaliero degli “Antoniani”; il villaggio prese il nome di Saint-Antoine di Viennois. Il Papa accordò loro il privilegio di allevare maiali per uso proprio e a spese della comunità, per cui i porcellini potevano circolare liberamente fra cortili e strade, nessuno li toccava se portavano una campanella di riconoscimento. Il loro grasso veniva usato per curare l’ergotismo, che venne chiamato “il male di s. Antonio” e poi “fuoco di s. Antonio”. Tuttavia c’è da dire che le due malattie sono diverse, dato che quello che attualmente è chiamato Fuoco di sant’Antonio è causato dal virus della varicella infantile (varicella-zoster virus), e prese questo nome per l’invocazione al Santo come guarigione. Anche il maiale cominciò ad essere associato al Santo, nell’iconografia soprattutto mediterranea, tanto da essere considerato il santo patrono dei maiali e per estensione di tutti gli animali domestici e della stalla. Nella sua iconografia compare oltre al maialino con la campanella, anche il bastone degli eremiti a forma di T, la “tau” ultima lettera dell’alfabeto ebraico e quindi allusione alle cose ultime e al destino. Nel giorno della sua festa liturgica, si benedicono le stalle e si portano a benedire gli animali domestici e si accendono giganteschi falò a ricordo della sua impresa all’Inferno. In alcune zone, tipo alcuni comuni catanesi e nel napoletano, era tradizione comune mettere una icona del santo durante la costruzione dei forni, a protezione dell’uso del fuoco.
Molti gli artisti che l'hanno raffigurato:
Michelangelo Buonarroti, Il Tormento di Sant’Antonio (1487-1489)
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Paul Cezanne, Tentazione di Sant’Antonio, 1875-1877
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Salvador Dalì, Tentazione di Sant’Antonio, 1946
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Gustave Flaubert pubblicò nel 1874 un libro, La Tentazione di Sant’Antonio, in cui l’eremita è tentato da seduzioni demoniache come lussuria, potere o ricerca del piacere. Ancora più inquietante è la comparsa di un suo discepolo, Ilarione, che gli presenta «tutti gli dèi, i riti, le preghiere e gli oracoli», e sottolinea le contraddizioni delle Sacre Scritture.
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1-su-un-milione · 3 months
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Continuo la mia nuova alimentazione, guardo i carrelli della spesa degli altri e penso'svegliatevi gente', io sono convinta che dobbiamo svegliarci e vedere la realtà, siamo dipendenti da farine e zuccheri, sono veleni lenti, adesso me ne accorgo. Sono andata a quel parco anche ieri dopo il lavoro, tanta più energia. Mi sono data un anno di tempo, son solo poco più di un mese ma va bene. A questo pian piano cercherò di inserire più ginnastica. L obbiettivo è principalmente la salute ma anche il piacermi di più non guasta. A tutto questo lato nuovo, in alcuni giorni sento di più il dolore e il vuoto che lui mi ha lasciato. Ormai ho perso il conto delle volte che è andato e tornato. Ma questa volta son davvero stanca, quel tipo di stanchezza che è profondo, le speranze son poche. Mantengo vivo il suo ricordo, il nostro ricordo. Son incapace di ragionare sul dafarsi, incapace di pensare. Mi sento ferma, a terra ma bloccata. Una parte di me spera che lui torni, sento la mancanza, una dipendenza che con il suo narcisistico modo di fare mi ha creato. Dall altra la paura di cosa verrà, la consapevolezza che bisogna pensare anche a un non ritorno. Non riesco ora a elaborare il pensiero. Così mi tengo impegnata in altre cose, altri obbiettivi, per non sentire il vuoto. Mi devo voler più bene in primis, devo essere meno dura con me stessa, e questo richiede un grande lavoro. Avevo incentrato in questi ultimi 10 anni, tutto in lui, cercando di farlo star bene. Le sue esigenze, i suoi bisogni, i suoi sogni. Ho tralasciato i miei... Son 10 anni che lotto, senza mai arrendermi, ma più io cerco di allungare una mano per aiutarlo e più lumi trascina nel buio, più io gli dimostro amore e più lui mi odia. Ho cercato in ogni modo di fargli capire che poteva vivere una vita più reale, ma lui ha deciso di far prevalere la parte malvagia. Assurdo... E ogni anno è peggio. Ho rischiato la mia vita cercando di aiutare lui. Ma lo amo, è questo sentimento mi impedisce di lasciarlo andare. E come impegnarsi anima e cuore in un impresa e vedere che non si fanno passi in avanti, semmai indietro. Non pensavo che sarebbe stato così. Son davanti alla sua porta chiusa, incapace di alzarmi. Incapace di arrendermi. Vorrei fosse un brutto sogno... A volte tutto l amore è tutto l impegno non bastano... Purtroppo. Si sono tutti dimenticati di me, dopo tutto quello che ho cercato di fare. Non ho più voglia di parlare o provare a difendermi, proteggo la mia pace. Ma è dura, e dura essere messa da parte, come se non valessi o niente, se mi fosse successo qualcosa, non avrebbero detto niente, eppure io ho dato valore a tutti loro. Ci sono giorni in cui va meglio e altri in cui va peggio, in cui piango tutto il giorno, debole e frustrata. Incapace di reagire... Mi trascino, mi pongo mille domande, mi incolpo, mi chiedo dove ho sbagliato, mi sento una fallita, e terribile, ma accetto anche questi giorni, mi servono. Oggi è stato uno di quei giorni. Occhi gonfi dal pianto, una debolezza a ogni livello. Vuoto e impossibilità a pensare. Nemmeno con le parole posso descriverlo.
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PANE INTEGRALE ALLE OLIVE
250 gr di farina integrale 150 gr di farina di manitoba tipo 0 280 ml di acqua 10 gr di lievito di birra 15 olive 30 gr di pomodori secchi 10 gr di zucchero sale timo Spezzettare le olive e i pomodori secchi e aggiungere il timo. Versare le farine con il lievito di birra e 100 ml di acqua nella planetaria e impastare. Unire lo zucchero e altri 100 ml di acqua, procedere fino a rendere…
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Tu perderesti un cliente fidelizzato per 8,50 €?
La risposta credo sarà ovvia ma prima ragiona con me mettendo insieme questi tasselli:
Una pizzeria apre da poco in un posto turistico ( = altamente competitivo, che offre molte possibilità e con onde di lavoro esagerate), offre un tipo di prodotto diverso, puntando su una qualità maggiore e farine diverse, più salutari. Ha pochissimo personale e non riesce a garantire la velocità che si richiede. E' in una posizione per niente strategica, non investe in pubblicità, non sfrutta il social media marketing, quindi è al buio. Competitors ne ha a sacchi e molto più conosciuti di lei. Però è in un luogo preso d'assalto d'estate e ha una Value Proposition niente male. Ora aggiungi:
Chiara è una potenziale cliente in cerca di una pizza che non galleggi ore nello stomaco, che sia di alta qualità e per questo è disposta a pagare di più e, bonus XP, apprezza tipi di farine diversi dai soliti.
Sulla base delle informazioni ricevute informandosi sulla pizzeria, Chiara fa un tentativo che va bene. Chiara è entusiasta per almeno due motivi: il primo è che finalmente ha risolto un problema che non le faceva mangiare la pizza in modo sereno e il secondo è che quella pizza è veramente ottima. Chiara è quel tipo di cliente che quando trova qualcosa che la entusiasma non lo lascia più: non cambia e non cerca altro. Chiara incarna la fidelizzazione assoluta, quella che non tradisce. Ora aggiungi che:
Chiara in quel momento lavora come receptionist quindi per il suo lavoro è in contatto con centinaia di persone. Prenota in quella pizzeria tutte le settimane ed esprime sempre feedback positivi ad ogni acquisto. Entra in confidenza coi titolari che però, nonostante la stagione estiva propizia, non decollano come vorrebbero ed è vero: la pizzeria non parte e la vedo sempre vuota. Chiara, da cliente fidelizzato e ormai diventato promotore stesso dell'attività, comincia a mandare loro i suoi clienti, di fatto sponsorizzando la loro attività.
La pizzeria così prende un bello slancio: i clienti di Chiara che vogliono andare a mangiare la pizza vengono indirizzati in quella pizzeria e tornando esprimono soddisfazione: questo genera nuovi clienti per la pizzeria, che si dichiarano mandati da Chiara, aumenta la credibilità di Chiara come operatore turistico e il legame fra lei e i titolari si consolida. Chiara manda loro clienti per due anni e continua lei stessa a servirsi da loro. Finchè, l'inizio della fine: la pizzeria fa stampare dei classici cartellini dove applicherà un timbro ad ogni pizza acquistata: la decima è gratis.
Peccato che al raggiungimento del decimo timbro di Chiara, la pizza gratis le viene negata. Questo perchè, secondo loro, la pizza era omaggio esclusivamente se di tipo Margherita e prodotta col tipo di farina più economico fra quelli utilizzati, ben sapendo dopo due anni che a me quel tipo di farina non piaceva.
Fra quel tipo di pizza e il mio correvano 2.50 €. La regola non era specificato da nessuna parte. Loro sapevano che a me non piaceva, perchè in due anni ho sempre scelto altro. E anche se fosse stato inciso nella Bibbia, a un cliente come Chiara solo uno che non ha capito niente di come si vende negherebbe una pizza gratis. Incredula, ho pagato la pizza che doveva essere gratis e non ho mai più messo piede in quella pizzeria.
Ora, passiamo al lato marketing.
Ho preso quel rifiuto come un'offesa mortale: più alta è la fidelizzazione del cliente, più parliamo di sentimenti generati che vanno molto oltre l'acquisto. Si tratta di fiducia, di stima, di soddisfazione, di tranquillità, di comfort zone che solo un marchio conosciuto può offrire. Si tratta di non avere più occhi per nessuna alternativa sul mercato.
Mi hanno perso definitivamente come cliente. Se ti sembra esagerato, non lo è e ti spiego perchè: il mio impegno per farli crescere, pur non guadagnandoci niente, derivava da una sincera ammirazione e da una profonda amicizia. Non potevo credere alle mie orecchie.
A livello di correttezza, il gesto è stato gravissimo: non solo offri un servizio (''Al decimo timbro, una pizza è omaggio!'') che poi neghi, ma generi anche un'aspettativa che viene delusa.
Non riconoscere i clienti top, anche senza studiare marketing, è un errore veramente da principianti. E pensare di essere l'unica alternativa possibile, di questi tempi, è un'illusione da folli.
5. Con certe figure di me*da non ci si risolleva mai più e il mio caso è uno di quelli
6. Perdendo un cliente fidelizzato e promotore, hanno perso decine di persone e migliaia di euro di incassi. Va da sè che non ho più mandato clienti, pur non parlandone male perchè un conto è la giustizia, un conto sono le carognate. Semplicemente non l'ho più nominata.
Questo per arrivare a dire una cosa che credo da anni: imprenditori non si diventa perchè si apre un'attività, è una mentalità con cui forse si deve nascere perchè riguarda molto qualità che si devono possedere. Intuito, organizzazione, leadership senz'altro ma anche e soprattutto un'onestà di fondo e, perchè no, una bella dose di riconoscenza nei confronti di chi ti sceglie, nonostante tutto, nonostante tutti gli altri.
Io di imprenditori veri non ne ho trovati molti, ma una cosa l'ho capita da tempo: la fiducia non si può tradire. Mai.
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Farine di insetti, Biella le vieta nelle mense scolastiche
Consiglio comunale approva mozione Lega (ANSA) – TORINO, 28 MAG – “Biella è la prima città a vietare le farine di insetti nelle mense scolastiche”. Lo afferma Alessio Ercoli, capogruppo della Lega in consiglio comunale, primo firmatario di una mozione approvata dall’assemblea.    “Già adesso – spiega – il capitolato d’appalto non permette questo tipo di prodotti e le grammature previste…
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personal-reporter · 1 year
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La pizza perfetta: tutti i segreti per farla come in pizzeria
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La pizza perfetta è un piatto che tutti amano, ma spesso sembra impossibile replicare la bontà della pizza della pizzeria preferita. In realtà, ci sono alcuni segreti che possono fare la differenza nella preparazione della pizza fatta in casa. Ecco tutti i trucchi per fare la pizza perfetta come in pizzeria. La scelta degli ingredienti è fondamentale per la riuscita della pizza perfetta. La farina tipo 00 è la più indicata per la pizza, ma è possibile utilizzare anche altre farine, come la farina integrale o la farina di kamut. È importante scegliere una farina di qualità e di provenienza italiana. L'impasto è la base della pizza e deve essere lavorato con cura. È importante utilizzare acqua tiepida e lievito di birra fresco per un impasto morbido e soffice. L'impasto deve essere lavorato a lungo e lasciato lievitare per almeno 6 ore. La salsa di pomodoro è un elemento fondamentale della pizza. È importante utilizzare pomodori di qualità e preparare una salsa semplice con olio, aglio e basilico. La salsa deve essere stesa sulla pizza in modo uniforme. La mozzarella è l'ingrediente principale della pizza margherita e deve essere di qualità. È importante utilizzare mozzarella fresca e di bufala per una pizza autentica.La cottura della pizza è fondamentale per la riuscita della pizza perfetta. La pizza deve essere cotta in forno a legna o in forno elettrico a temperatura elevata per pochi minuti. La pizza deve essere croccante fuori e morbida dentro. Gli ingredienti della pizza devono essere di qualità e freschi. È importante utilizzare ingredienti semplici e genuini, come pomodori, mozzarella, basilico e olio d'oliva. La fantasia è un elemento importante per la pizza perfetta. È possibile utilizzare ingredienti diversi per creare pizze originali e gustose. Ad esempio, è possibile utilizzare verdure di stagione, salumi di qualità e formaggi diversi per creare pizze uniche e gustose. In conclusione, la pizza perfetta è il risultato di una serie di accorgimenti e di attenzioni nella preparazione. La scelta degli ingredienti, la lavorazione dell'impasto, la cottura e la fantasia sono tutti elementi fondamentali per la riuscita della pizza perfetta come in pizzeria. Con un po' di pratica e di passione, è possibile preparare una pizza autentica e gustosa direttamente a casa propria. Read the full article
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giampaolomelis · 2 years
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INFO NEGOZIO Macelleria aperta nel 1959 e dal 1999 specializzata nella vendita di prodotti tipici sardi. Preparazioni proprie per barbecue tipo salsiccia alla sarda, sale e pepe e la Nonsolobra di bovino. Frollatura con la tecnica del sottovuoto di bistecche tipo Ribeye, tagliate. Preparazioni di Ribs di maiale. Preparazioni di petto di pollo al Pistacchio, Pollo Curcuma e menta, Pollo farcito, pollo gagliardo, rolate di coniglio e Coniglio Porchettato. Agnello sardo (Novembre-Maggio), piemontese, capretto corsicano e maialetto nostrano su prenotazione. Ricerca di prodotti tipici della Sardegna di Qualità. Nuovi arrivi della prossima settimana: Le farine del Consorzio Sardo Grano Cappelli e le birre in Lattina della Springo di Cagliari. Chiama per informazioni telefonando allo 0113241188 Buon fine settimana. ‌#macelleriamelistorino  #ProdottiTipicisarditorino #salsiccia #torinoèlamiacittà  #mangiasardo #sabistecca #fooditaly #hamburger #bbq #ricetteveloci #butcher #macellaioperpassione #barbecue #carne #macelleriaitaliana #meat #coppiette #macelleria #sardegnafood #bottargadicabras (presso Macelleria Agnelleria Melis, Sabistecca prodotti tipici sardi a Torino) https://www.instagram.com/p/CpErGsjNM_D/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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pizzaelievitati · 2 years
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Differenza tra farina 0 e tipo 1
Differenza tra farina 0 e tipo 1
Vuoi imparare e conoscere le farine e il loro utilizzo? su questo sito troverai tutte le informazioni che ti servono per farlo. Nello specifico oggi andremo a vedere la differenza tra farina 0 e tipo 1. Pizza con farina Caputo Prima di vedere la differenza tra farina 0 e tipo 1, vediamo l’articolo dedicato alla ricetta per Pizza con farina Caputo.In questa Ricetta per pizza con farina Caputo,…
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lorenzodiamantini · 2 years
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Pinsa della befana Detto anche “pinsa de la marantega”, è uno dei più antichi dolci della cucina veneta, dolce tipico della Festa della Befana, infatti “marantega” significa proprio Befana. Un dolce rustico, che veniva preparato utilizzando gli avanzi delle festività natalizie, fatto con ingredienti semplici, tipici della tradizione contadina, in pratica un pane poco lievitato con farina bianca e gialla, uvetta, grappa, fichi secchi, pinoli e frutta (solitamente mele o pere). Nonostante sia un piatto antico, l’introduzione della farina di polenta sembra risalire solo allo scorso secolo, mentre prima era preparato con farine di granoturco e frumento. Difficile trovarne una ricetta precisa, poichè ogni famiglia ha la sua, ho deciso quindi di sperimentarne una mia versione, gluten free e senza zucchero, ma non mancano al suo interno, la classica frutta secca, la grappa che aromatizza la frutta e semi di vario tipo come l’anice ed il finocchio che conferiscono a questo dolce un profumo caldo ed avvolgente, tipico delle tradizionali serate della vigilia dell'Epifania dove i contadini cuocevano la pinsa, ricoperta dalle foglie di cavolo, sotto i carboni ardenti dei falò che si preparavano per festeggiare l’inizio dell’anno nuovo, bevendo fragolino o vin brulè e cantando filastrocche popolari di buon auspicio.E poi osservavano le faville, che a seconda di dove le trasportava il vento, avrebbero presagito raccolti scarsi o abbondanti. Una bella storia e un dolce squisito che ci attenua un pò quella velata malinconia che nasconde questa festa e ci fa ben sperare per le nostre faville. Buona Epifania! (presso Gubbio, Italy) https://www.instagram.com/p/CJsy6EEp-ok/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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pablolatino · 2 years
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Tutti cazzoni psicopatici su questi "socials", che dovrebbero invece chiamarsi ANTISOCIALS".
Dove risiede la psicopatia?
Non certo nelle vostre idee di giustizia o ingiustizia sociale, politica, religiosa! Risiede nella vostra PATOLOGICA necessità di trovare i cosiddetti "followers", cioè gente che viene a mettervi i " likes" e che vi adori, seuga i vostri passi virtuali ,facendovi sentire importanti, apprezzati. Probabilmente nella vita vi sentite Nessuno. Me ne dispiaccio, ma sappiate che l'autostima non si conquista su Internet.
Poiché siete Nessuno, accade che non vi sognate nemmeno di ricambiare la persona che vi segue nelle vostre cazzate. Gli altri non esistono, tendete ad annichilirli , esistete solo voi con la vostra personalità ammalata, narcisistica, povera e solitaria, incapace di brillare di luce propria ,dall'alto ( o dal basso?) della quale pretendete di pontificare, come se i malati mentali come voi fossero persone affidabili ed il loro dire incontrovertibilmente veritiero. Se foste davvero il tipo di persona per il quale amate passarvi, il vostro comportamento non sarebbe affatto narcisistico, ma socievole ,non egoistico , nemmeno egocentrico , con intento armonico e scambievole. Il vostro narcisismo vi tradisce e non siete nemmeno furbi da capirlo. Se foste stati talmente intelligenti e furbi da capirlo vi sareste comportati e vi comportereste almeno con astuzia ( ciò vi farebbe passare per persone almeno civili).
Quindi piantatela una buona volta di fare i sapientini e panificare con farine che non sono del vostro sacco, non tutti sono deficienti e tanto fessi da non capirvi.
Volevo farvelo sapere e pure aggiungere che se vi seguo è solo perché tra le tante cazzate nel cumulo immondo , prima o poi finite per metterci pure delle cose , altrui, apprezzabili. Potrete far meglio, quando vi sarete curati, però,
Bye!
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lamilanomagazine · 7 months
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Pistoia: un viaggio enogastronomico tra street food e tradizione piemontese
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Pistoia: un viaggio enogastronomico tra street food e tradizione piemontese Nel fine settimana, doppio appuntamento con l'enogastronomia. In piazza della Resistenza, da venerdì 15 a domenica 17 marzo si terrà la manifestazione dedicata al cibo di strada Streeat® Food Truck Festival, mentre in piazza dello Spirito Santo, sabato 16 e domenica 17 marzo si terrà il Mercatino Regionale Piemontese. Due iniziative commerciali che permetteranno di compiere un viaggio enogastronomico attraverso tutta l'Italia. Lo Streeat® Food Truck Festival è un evento itinerante nato nel 2014 e dedicato al cibo di qualità su ruote. Qui sarà possibile trovare il piccolo artigianato di tipo enogastronomico, con molte proposte di cibo di strada e molto altro. Saranno presenti, infatti, una ventina tra ape-car, carretti, furgoncini, biciclette, roulotte, moto e rimorchi, allestiti con piastre, forni, friggitrici, bollitori e griglie, che proporRanno piatti da gustare, insieme a birre artigianali, vini naturali e centrifughe di frutta e verdura, da gustare accomodandosi sulle panche e nei tavoli presenti nel parco. Si tratta di una iniziativa che vuole promuovere e divulgare il rapporto tra storia e innovazione nel cibo, nelle ricette, nell'esecuzione dei piatti e nella scelta delle materie prime. La manifestazione sarà aperta venerdì 15 marzo dalle 18 all'una di notte; sabato dalle 11 all'una di notte e domenica dalle 11 alla mezzanotte. Il Mercatino Regionale Piemontese, fiera itinerante delle eccellenze enogastronomiche piemontesi, sarà di scena sabato 16 e domenica 17 marzo in piazza dello Spirito Santo. Avventurandosi tra le pagode espositive sarà possibile trovare formaggi d'eccellenza, sia freschi che stagionati, tome, pecorini e moltissimi altri formaggi di vacca, capra e pecora. Presenti anche i salumi delle langhe e un vasto assortimento di dolci tipici piemontesi, Cuneesi e Monregalesi, Amaretti, Baci di Dama, la torta di nocciole piemontese, il cioccolato artigianale e le creme di nocciola. Non mancheranno pane, pagnotte alle noci e pane con farina di kamut, focacce, pizze, pasta senza glutine, riso e farine. Gli amanti dei prodotti biologici troveranno confetture, miele e funghi e le nocciole Piemonte IGP. La Fiera itinerante delle eccellenze enogastronomiche piemontesi sarà aperta sabato 16 e domenica 17 marzo dalle 9.30 alle 19.30.    ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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1-su-un-milione · 3 months
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GIORNO ZERO. Avevo sentito parlare di questo, ma non era ancora il mio giorno zero. Un mese fa la svolta. Ho trovato una nuova strada, in mezzo a questo caos. Lui è uscito di scena ancora una volta e onestamente ho perso il conto delle volte. Ad ottobre scorso, ha deciso di andarsene, in preda alla sua mania. Ho trovato tanti video che spiegavano i comportamenti narcisisti. Ho trovato così tante similitudini e ho finalmente compreso certe cose. Non che questo ferisca di meno, intendiamoci. Ma ho avuto risposte. Ho capito che la mania non avviene come conseguenza di qualcosa, tipo l estate, ma che lui vuole che accade, per vivere in una sorta di limbo, dove vaneggiare e sognare ciò che non può essere nella realtà. È un modo per sfuggire a tutto ciò che la realtà lo delude, si inventa opportunità che non avrà. Deluso dalla realtà della vita, ne inventa un altra, dove si sente importante, un re. Ecco, che alcune risposte le ho avute, hanno tutti un comportamento simile, simili modi di agire. Così son rimasta sola, ancora una volta, con i miei dolori. I miei tempi. A volte si è grati di essere riusciti a superare la giornata, e una vittoria. Si resta incollati a terra, poi arriva il passo successivo. E così che è sempre successo a me. Questa volta un po' diversa. Non lo cerco, non cerco un contatto, se deve ritornare non lo devo convincere più. Credevo che sarei stata persa senza di lui, invece mi sono scoperta più forte. A piccoli passi, a volte va meglio e altri giorni piango. E un processo necessario. Ho promesso a me stessa che se vuole tornare questa volta dovrà rispettare le mie idee. Non lo so se tornerà, non me lo chiedo, mi prendo il mio tempo, il resto si vedrà. Potrei non volerlo più, per ora è congelato. Non ho la forza per chiudere, lo amo o forse amo i ricordi, il passato che era buono, prima di tutto questo. Non prendo decisioni fino a che non lo sento. Ma ho deciso di pensare a me, ho ripreso a vestirmi con i colori, di essere più indulgente con me stessa, di prendermi cura di me. Ho sempre adorato i rossetti ad esempio, da bambina mi piaceva il sapore, e ancora adesso. Avevo smesso tutto, mi ero fatta condizionare dalle sue parole, mi aveva distrutto l autostima. Ogni tanto mi compro qualcosa, mi regalo qualcosa, me lo merito. Il lavoro va meglio, ho imparato a lottare per alcune cose, piccole grandi vittorie, ho ripreso a alzare la voce. Un giorno ho visto dei video di un ragazzo sulla dipendenza da zucchero e come uscirne. Ho avuto un illuminazione, ho capito quanto questo sia pericoloso per la salute. Mi ha fatto ragionare e ho visto purtroppo di quanto lo zucchero sia presente ovunque, perfino nel minestrone congelato. Ci stanno avvelenando, in modo silenzio o. Così, un mese fa ho deciso di eliminare ogni carboidrato. Niente pasta, pizza, xereali modificati e no, riso, farine, insomma tutto. Seguo un piano alimentare diverso, adesso non è più possibile, e sicuro. Sto vedendo i miglioramenti e questo incide anche nella mente oltre che nel corpo. Ho deciso di smettere quasi per sempre queste cose. Ci vorrà un anno per disintossicarmi e invertire tutti i danni, ma ho deciso di farlo, per la mia salute. Voglio provare a vivere il più lungo possibile e se questo metodo mi dà ragione, lo vedrò a lungo termine. Mi sono posta un obbiettivo e sono determinata. Sto ritrovando me stessa, e non importa quanto tempo occorre, un passo alla volta. Domenica son ansata con Andrea in un xampo All aperto, una bella passeggiata e giocato con il fresby, credo si chiami così. Mi son sentita bene, in forza. Ci saranno sempre alti e bassi, momenti in cui mi prenderà lo sconforto, ma ci provo. Ho trovato una frase bellissima che dice,, 'a volte quando siamo in un posto buio crediamo di essere sepolti, invece siamo stati piantati', e diventata mia questa frase. Quindi coraggio!!!!
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PANE ALLE CAROTE VIOLA
PER L’IMPASTO: 400 gr di farina manitoba tipo 1 1 bustina di pasta madre disidratata con lievito 10 gr di zucchero semolato 300 ml circa di acqua tiepida 1 cucchiaino colmo di sale 100 gr di farina di farro integrale 150 gr di carote viola pulite Taglia le carote a pezzetti e frullale con una parte dell’acqua. Setaccia le farine in una terrina larga e mescolaci la pasta madre disidratata…
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Tumblr media
Pianeta Terra, 2023.
Oggi il mondo è diverso. Tremendamente diverso, ed è in continua evoluzione.
La società va veloce, il consumismo dilaga, ma la noia pure…
Certe cose sembrano essersi perse per sempre, altre dimenticate senza possibilità di recupero mentre per altre c’è un disperato bisogno di ritorno dal passato….
E’ proprio sulle ultime che ci sono grandi possibilità nel marketing di oggi.
Ma una cosa è certa: il prodotto ha stancato di brutto.
Che noia, che barba, che barba, che noia! citando la mitica Sandra Mondaini: che noia voi col vostro migliore frullatore dell'anno in corso, voi con l’auto più comoda del mondo, voi che usate le migliori materie prime per il vostro ristorante, voi con la carne più buona che c’è in giro e le farine migliori per le vostre pizze…
Il prodotto ha rotto!
Vediamo perché.
La storia di un declino: i giorni migliori (e peggiori) dei prodotti nel commercio, dal ‘900 a oggi.
Siamo nella metà del Novecento col nel primo marketing 1.0 del boom commerciale. Per capirsi le prime pubblicità, in cui si incentrava tutto sul prodotto: in altre parole raccontiamo perché è bellissimo, cosa ha di speciale e quanto è straordinario quello che vendiamo.
La necessità era massimizzare i profitti e arrivare primi, sgomitando il più possibile fino a consumare la pazienza.
Si capisce agilmente quanto questo tipo di approccio abbia ben presto stancato e abbia reso saturo il mercato di ''scegli me! scegli me!''.
Nel marketing 2.0, impostosi con forza negli ultimi anni del Novecento, avviene un cambio di rotta drastico: dal focus tutto sul prodotto si passa al focus sul consumatore, il vero e unico utente finale di tutto lo sforzo di pubblicitari e addetti ai lavori (anche il mio).
‘’Tu consumatore adorato sei al centro, tu con la tua vita, i tuoi sogni, le tue speranze, le tue paure, dimmi di cosa hai bisogno e io ti accontenterò! Ma, naturalmente, sappi che il mio prodotto può migliorarti le cose in modo consistente’’.
Attenzione: il prodotto ora entro solo dalla porta di servizio e non da quella principale.
Per fare questo, nasce un’arma potente: lo storytelling, la pistola che ogni copywriter, ovvero l’esperto di scrittura sul web, ha nella cintura (anche io).
E come se non bastasse, la visione commerciale fortemente antropocentrica fa sviluppare anche una scienza, il neuromarketing, che studia il cervello per colpirne i punti deboli, proprio con la pubblicità e i contenuti audio/video.
Sta diventando angosciante, vero? Io che l’ho studiato confermo: è tanto potente quanto angosciante, ma esiste.
Ma è con l’avvento di internet e l’inaugurazione del marketing 3.0 alle soglie del Duemila che si spalancano le porte di infinite possibilità, ma anche di pericolosi strumenti a doppio taglio.
Infatti, la nascita del world wide web (www) e la sempre maggiore condivisione di esperienze, feedback e recensioni sono ora in grado di far volare o precipitare qualunque azienda con un click.
Dal 2010 ad oggi, il marketing 4.0 diventa emozionale. Ed è quello che cavalchiamo oggi.
Il prodotto quasi non esiste più.
Oggi puntiamo alla suggestione del pubblico, alle emozioni, attraverso tecniche testate e studiate, aggiornate continuamente, di cui l’utente è inconsapevolmente vittima più volte al giorno.
Rispondere creando forti connessioni con il branding.
Oggi, le aziende che vogliono sopravvivere non possono più fare da sole ma si devono affidare a un esperto della materia che sappia dove mettere le mani.
‘’Ma io ho il prodotto migliore del mondo, maledizione!’’ puoi replicare.
Cattive notizie. Hai almeno un altro competitor che ti darà sempre filo da torcere, che arriverà ad avere il tuo stesso prodotto nel giro di pochi anni o addirittura migliore.
Sei un ristoratore e hai il pesce più fresco del territorio?
Cattive notizie anche per te: non basta più per essere il primo locale dove la gente verrà a mangiare, non basta più per essere veramente competitivi.
Sei un libero professionista e offri un servizio a un prezzo che reputi giusto?
Bad news anche per te: altri mille competitors ti stanno già copiando, aggiungendo anche qualcosa in più che ti soffierà sotto il naso i clienti, anche quelli più affezionati.
Quindi come fare se il prodotto non basta più?
Con una forte attività di branding, tanto per cominciare, di cui mi posso occupare in quanto Social Media Manager. E con altre tecniche di marketing più moderno, molto sottili, dall'aspetto innocuo, che però colpiscono profondamente la mente del consumatore.
I consumatori sono cambiati. E noi dobbiamo stare al passo.
Quando ho cominciato a studiare per fare il SMM, sono rimasta affascinata dagli studi che ci sono dietro le persone per fare il mio lavoro. E le mie esperienze nel turismo e nel commercio mi avevano già messo sotto gli occhi importanti indizi.
Oggi l’utente è:
decisamente impaziente
molto attento
molto più esigente di prima.
Oggi, il consumatore:
non ha più tempo da perdere
ha mille possibilità di scelta per lo stesso identico prodotto e servizio
decine di prezzi allettanti e offerte ovunque
una confusione maledetta in testa.
Già, perché oggi l’enorme disponibilità di scelta che ognuno di noi ha dalla semplice scelta di un biscotto per la colazione a quella di un albergo per le vacanze, ci ha confuso tantissimo, mandandoci in qualche caso alla disperazione.
E soprattutto, il consumatore non dà seconde chances: bisogna sapersi giocare bene la prima e poi coltivare la sua fidelizzazione, con la pazienza e la dedizione dell’agricoltore con le piantine dell’orto.
Oggi, non importa quanto sia nato con cura e dedizione, il tuo prodotto non interessa più....
...perchè ora ai consumatori interessano dei perché, e tutti molto validi, per scegliere la tua attività da ristoratore, il tuo marchio da produttore, la tua consulenza da libero professionista.
E qui entro in gioco io, che do loro quello che vogliono: dei motivi e tutti molto validi, utilizzando le mie conoscenze unite a degli strumenti potenti di cui si ignorano ancora le potenzialità nel business: i social media.
Il mio lavoro è quello di sgombrare le nuvole della confusione e indicare la via, che è quella dell’azienda con cui lavoro. Quella è la scelta.
Il mio lavoro è dare loro tutti quegli ottimi motivi per scegliere te, la tua attività, i tuoi servizi.
E di non andare più da nessun altro.
La fidelizzazione passa anche dai social, le qualità del tuo prodotto non bastano più e bisogna correre ai ripari.
Vuoi capire come potremmo fare per la tua attività?
Contattami per parlarne.
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