Tumgik
#unghie argento
melaecrit · 5 months
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sopracciglia bionde si crucciano, come perplesse, dal disturbo preso nel flettersi all'ingiù. Dita femminili, unghie tenute corte lucidate dallo smalto, non si stringono su alcuna sporgenza né si conficcano nel palmo; sono lasciate aperte lungo i fianchi, inermi, mentre Emma tira dritto facendo scivolare un'occhiata di disapprovazione su tre ragazzi incollati ad una finestra. Allora muove, suo malgrado stizzita, la bocca. Labbra piene e vermiglie scosse da un lieve palpito, ché la lingua tenuta in gabbia si è risentita. In classe il mento è poggiato sul palmo, coperto dal tessuto di un golfino. Gambe accavallate. La scarpa destra nel ciondolar distratta cattura occhi spossati dalla stanchezza, tra le fila dei banchi dietro, e di fianco. Emma possiede l’ingenuità di ignorare in quanti pendano, nell'effettivo, ad ogni suo piccolo movimento, ma ha la certezza -di donna- di averne almeno un paio su di sé, se non tutti, quando si allunga sul banco per raggiungere l'orecchio di un'amica. « La Evans quanti anni sono che gira con lo stesso taglio di capelli? Il volume ormai glielo fanno le doppie punte » le gambe sono finite piegate sotto il sedere, caviglie vezzeggiate dalle balze della gonna. « E piace davvero a qualcuno. —— a parte che gracchia, quando parla » Il cruccio, la sorprendente rabbia, in effetti s’era trovata a sperimentarla una volta capito che quei tre alla finestra, di cui due targati verde argento, occhieggiavano il gruppetto della grifondoro fuori in cortile. L'altra ridacchia, comunque, e aggiunge che non c'è da stupirsi: le sanguemarcio /se/ piacciono è perché sono facili. È vero. Emma annuisce, sofisticatamente avvilita, rifilando alla sopracitata, ora in classe con loro, una stilettata tutta intrisa di apatico dissenso.
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un-mei-no-akai-ito · 2 months
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36. Quale oggetto ti potrebbe rappresentare?
Più di uno direi.
Sicuramente non il cellulare, nonostante la mia età. Non sono per niente dipendente dal cellulare, mi serve solo per chiamare e non avendo social, non mi interessano neanche le foto.
Ho Tumblr, ma solo per compagnia ogni tanto quando mi annoio, ma nulla di più.
Pubblico qualche foto, scrivo a volte, e rebloggo a caso.
Quindi direi assolutamente i miei colori e fogli, amando disegnare, anche se non sono chissà quale grande artista, ma è un passatempo che mi tiene impegnata qualche ora e mi fa bene, alla mente.
Altro oggetto che potrebbe rappresentarmi è sicuramente lo smalto che ho quasi sempre indosso.
(Non amo né la moda né il trucco, non sono fissata, ma per le unghie ho una sorta di malattia) 🤣
Un altro oggetto che mi può rappresentare è sicuramente un bracciale in argento 925, che seppur io non sia per bigiotteria più di tanto, ho un bracciale regalatomi da mia mamma per il mio compleanno di qualche anno fa, con inciso in un ciondolo "Mia figlia la mia gioia." e questo non lo ho mai tolto da quel giorno che mi è stato regalato.
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HOLIDAYS MANICURE ORO E ARGENTO: TANTE IDEE DA COPIARE
HOLIDAYS MANICURE ORO E ARGENTO: TANTE IDEE DA COPIARE
PER NOTTI ELEGANTI ALL’INSEGNA DI FESTE DORATE E BRINDISI SCINTILLANTI Meravigliosi per il Natale, perfetti per il Capodanno: oro e argento sono colori preziosi e nobili, considerati i colori della regalità e della preziosità.Qual è il loro significato?Rappresentano la luce e la vittoria sulle tenebre, uno dei motivi per cui le aureole venivano dipinte d’oro.L’oro è la sublimazione del giallo…
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giovannaconcordiaus · 5 years
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bitterbianco · 3 years
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Parigi, 1973
Mia cara,Ho sempre viaggiato, e in fondo non ho fatto altro che avere nostalgia per le creature, evocare quella luce negli occhi che non vedo più, in noi, e ormai privilegio esclusivo dei limitrofi della terra – i volti e gli sguardi dei bambini negli slum di Mumbai, gli adulti e i bambini dei villaggi nelle foreste dell’Amazzonia, i diseredati delle miniere di quelle foreste. Ho pensato alla disperata intensità dei loro occhi, ai loro abbaglianti fari scuri, ostinato avamposto di una razza in estinzione, e sale della terra. Alcuni di loro erano figli di una vastità sterminata, di quel mare verde su cui si naviga per ore e ore senza mai incontrare radure, villaggi o vita apparente, un continuo primordiale che incute lo stesso timore del profondo mare, là dove è più scuro e più blu. Un ambito misterioso, che racchiude la vita così come era un tempo, milioni di anni fa. Ed erano volti dai tratti antichi, dalle rughe immemoriali. E la prova della nostra volgarità. Lo sguardo penetrante di un selvaggio, perfino di un diseredato, specialmente se un bambino, è un brivido, il ricordo di un istinto, un’intensità che non mente. Un’eco atavica, charme indiscreto dello sguardo animale. Perduti loro, e perduti noi, eppure c’è più verità nei loro volti, che nei nostri, cazzo.Alejandra, ricordo l’Amazzonia, Porto dos Gaúchos, ultimo avamposto sperduto della civiltà che i cercatori d’oro si lasciavano alle spalle prima di sparire nella foresta… molti di loro non ritornavano mai più, inghiottiti come vittime predestinate della loro curiosità e della loro ambizione. Era poco più che un villaggio, e un piccolo aeroporto di fortuna immerso e sperduto nella selva equatoriale. Allora mi accolse una giovane donna dagli occhi verdi e i capelli biondo cenere, denti bianchissimi e unghie listate a lutto. Era segnata da una certa tristezza e dalla fatica, ma sorrise. Si muoveva con il silenzioso ondeggiare di una farfalla. Si chiamava Polina, e veniva dalla Russia, dalla quale era fuggita molti anni prima. Lei, che aveva girato, girato, girato in cerca di un posto sempre più lontano dove posarsi, un po’ come fanno certi animali migratori che obbediscono a leggi insensate e crudeli e che, talvolta, cercando un luogo dove vivere, finiscono per trovare il loro inesorabile vicolo cieco. Così era capitato a lei. Girando di boîte in boîte, di promessa in promessa, di bisogno in bisogno era finita lì raccolta da un uomo, in una balera. Aveva accettato di essere portata lontano, così lontano da potersi dimenticare di sé, desiderio e disperazione tatuati sul suo volto.Quando infine ho conosciuto la sua nudità, e il privilegio di averla tra le braccia, fu uno spettacolo da spezzare il cervello, un olocausto del cuore e dei sensi. Un metro e ottanta di pelle tinta alabastro, seni che sussurravano fieri la muta linfa del sesso, tono di un fondo schiena in stato di grazia, fica portentosa e compatta come una tagliola, piedi dolorosamente incantevoli, e fessure dal sapore indimenticabile. Una perduta. Anima vigile e tagliente, dallo sguardo in fuga, in cui lampeggiava un buco nero. E io riuscivo a dire solo “imbarazzante”, e lei chiedeva ingenua, come inconsapevole del suo feroce dono, “cosa?”, e io rispondevo rassegnato e abbattuto, “la tua bellezza”. E oggi mi ricorda te.Ero certo che non avrei mai più incontrato una donna tanto desolata e potente, dalle fattezze così intimidatorie e vere, lei, che usava i suoi sensi in modo assoluto, i cui pensieri facevano vibrare e correvano come sfere di argento sulle ossa. Lei, che non discuteva l’universo, ma lo esprimeva, che non aveva niente da dire sul mondo, ma lo viveva, e non era destinata a durare – “l’incubo degli anni le è stato risparmiato”, mi scrisse un comune amico, qualche anno dopo. Impossibile che appartenesse a qualcuno o qualcosa. Non si era mai prostituita, diceva, perché “lo sguardo pornografico – quasi ogni uomo – uccide il mistero che è in me”, a tal punto si rifiutava di tradirlo. Eravate sorelle nell’anima, cara Alejandra. Anche lei, vittima di un letale e incomprensibile movente, detestava il suo corpo.Vi fu un tempo in cui l’unica soggezione, scambiata spesso per timidezza, che contava realmente nella vita, per me, era il pudore che provavo ogniqualvolta incontravo o avvicinavo qualcuno, e la riserva di mistero che avrei accordato loro unita all’impatto di venerabilità che lasciavo insinuare nella mia fantasia. Un’illusione. Allora, l’estraneo che ogni creatura portava in sé, ai mei occhi avrebbe recato con sé una dose di incanto non esattamente sua, carica di chissà quali possibili. Quanto più la creatura che avevo di fronte appariva lontana dal suo enigma, tanto più era compatita. Più aderivano alla stirpe dell’inverificabile, più era necessario rispettare le distanze, anche nel caso in cui fossero entrati a far parte della mia vita. Più avevano valore ai miei occhi, e più pudore avrei accordato loro. Io, che allora intuivo e custodivo.
Lettera di Julio Cortázar a Alejandra Pizarnik.
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merrowloghain · 4 years
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17.12.76 Bagno dei Prefetti - Hogwarts
N: « Gnn » mugugna allargando le labbra in orizzontale. « Ho scoperto la parola » e picchietta sulla porta, giusto per far capire che si sta riferendo a quella necessaria per aprirla. « Dai andiamo che devo lavarmi » esclama, sempre apatico, e rimarcando l’ovvio, dal momento che tutti possono accertarselo standogli vicino. « Vermicoli morti » dice poi, quasi solenne, aspettando che la porta si apra. E se non vuole andare prima lei, entra lui, senza problemi di galanteria.
M: Lui le apre la porta, dopo quel dire che è davvero strano, e mentre va a precederlo, la destra si appoggia quasi casualmente sull`impugnatura della bacchetta «Credevo non volessi più parlarmi, o quasi.» glielo dice sinceramente, voltandosi praticamente subito per non rimanere troppo senza nulla da guardare. Il bagno oramai lo conosce, alla festa di Ciaran c`erano entrambi, ma ciò non toglie che è un`occhiata superficiale quella che dona al luogo, tornando con le iridi grigio-verdi, su di lui «Cambiato idea?» domanda, in tono neutro.
N: « Gnn » le risponde così « volevi che scoprissi la parola.. ed eccoci » dice, sorridendole in modo furbo. E visto che lui non ha alcun tipo di problema, ecco che slaccia il fiocco, facendo scivolare a terra il mantello, dopo che ha lasciato la borsona con dentro le cose per lavarsi e cambiarsi. Porta quindi le mani ai fianchi, e tira via il maglione, che è tipo più peso di cinque kili. E lo alza, senza esibirsi troppo, con la canotta che esce dai pantaloni e si alza pure quella, palesando un addominale, secco, ma che si sta amplificando nella sua massa muscolare. Ci vuole poco, a quest’età, anche se i cambiamenti possono essere pochi. Si toglie quindi il maglione, e lo fa cadere, producendo pure rumore. La canotta, si riabbassa comunque, lasciando visibili solo le spalle più larghe dello standard dei suoi coetanei. « Che ci facevi l’altro giorno con quelli di classe mia?» chiede ora, riferendosi al gioco della bottiglia.
M: Lui comincia a spogliarsi, e lei in tutta risposta va a sedersi a bordo vasca spizzandolo solo di tanto in tanto, più interessata a tirare fuori dalla sacca il suo pacchetto di Merlino`s sgualcito, andandosene ad accenderne una tenendola tra indice e medio della destra chiusi a forbice sul filtrino, con le unghie curate e laccate di nero a condurre la sigaretta alle labbra e fare un paio di tiri, mentre la mancina porta il fiammifero runico acceso alla punta della stessa, infiammandola ad intermittenza in concomitanza con ogni tirare di fiato. Ripone il tutto, incrociando le gambe così da mostrare le ginocchia ossute tra gli spacchi dei jeans aderenti, inclinando il busto all`indietro, con la mancina a sorreggere la posa mentre la destra allontana la Merlino`s dalla bocca, assieme ad una voluta blu di fumo. Tace, ora lo guarda ma in viso, ignorando vestiti a terra o addominali in vista «Sembrava qualcosa di diverso. In questo posto si muore di noia, almeno quello faceva passare il tempo.»
X: Lui, in quel box chiuso sale lentamente sulla tavoletta abbassata del WC, mentre la mano libera e nonché la dominante non fa altro che recuperare il proprio catalizzatore impugnandolo, permettendo alla mente di focalizzarsi sul bersaglio, o meglio, sui bersagli. Saranno due. Ha già previsto le complicanze del caso, sarà decisamente più complicato colpire entrambi nello stesso preciso momento, ma crede nelle sue capacità di riuscita. E’ lì che la mente focalizza i due, sollevandosi al contempo in piedi per far spuntare appena un ciuffo scuro di capelli e poter avere una piccola visuale sulla situazione dei due. Ed è lì che li può vedere, memorizza le loro posizioni, la loro vicinanza, i loro movimenti e crea con la mente l’immagine di una corda, non troppo spessa e aggrovigliata su se stessa da grandi fili che non vogliono essere realmente potenti. Una corda che li avvolge di colpo, senza che nessuno dei due se ne possa realmente accorgere, legandoli, imprigionandoli uno contro il corpo dell’altro. La bacchetta fuoriesce dal box, verso l’alto, mentre il polso va rivoltarsi nella creazione un piccolo nodo per far sì che quel « Incarceràmus. » pronunciato ad alta, e sicura, voce termini il suo gioco ed esaudisca il tutto. O almeno, ci spera, con tutte le complicanze del caso. Uscirebbe, comunque, da quel bagno scivolando giù dalla tavoletta, che l’incantesimo fosse o no riuscito con una piccola risata che non riesce nemmeno a controllare.
N: Muove poi le gambe per togliersi gli stivali, dopo che si è tolto le bacchette e averle messe a terra, perché sì, non gli servono. Sbottona pure il bottone dei pantaloni, e la ascolta comunque. « Se ti annoi, vattene » ecco, semplice no? Ma resta quindi col bottone slacciato, anche perché ecco un incanto che lo porta ad avvicinarsi alla Merrow seduta. Si avvicina perché avvinghiato in effetti, e non ci sarebbe da stupirsi se la testa della Grifondoro a questo punto, si trovasse vicinissima a quella zona ancora nascosta. Ma Niall non si preoccupa, anzi, inclina il capo verso il basso e inizia a sghignazzare. Il suo equilibrio è sicuramente precario, e il fatto che si sbilanci, forse volutamente verso la vasca riempita e piene di bolle.. beh. Che stia cercando di cadere, insieme a lei, nell’acqua è proprio chiarissimo. Uno sguardo ai box, e nulla di più, solo risate.
M: Al suo invito lei rialza gli occhi al cielo, vocalizzando esasperata «Ma non ti rompi mai ad essere così respingente?» ah, il bue che da del cornuto al? All`incarceramus. Perchè quello lo sente, ed il fumo che segue l`incanto alle sue spalle è solo giallo ed argento, con qualche striatura d`indaco, prima che la sigaretta le cada a terra e rotoli nella vasca, proprio mentre si vede caracollare addosso il corpo di Niall. E Merlino è Gramo davvero, e deve solo ringraziare d`essere più alta della media, dato che non finisce premuta sulla sua "bacchetta di Platano", ma si ritrova a schiaffare la guancia sinistra contro l`addome contratto del ragazzo, le braccia bloccate dalle corde ed un «UHF!» che le sfugge in un contrarsi d`espressione nel ritrovarsi troppo vicina, troppo costretta, con quell`odore di sudore che le si spalma addosso ed una risata di sottofondo. Peccato che non riesca a voltarsi per individuare chi sia stato, non ora almeno, data la posa ed il suicidio di Niall verso la vasca piena d`acqua. Verso. Cui. Affondano. Di male in peggio. Segue per forza di cose il movimento, impattando oltre il pelo d`acqua ancora appiccicata così al Serpeverde. E` un dimenarsi feroce quello che applica lei, dopo aver trattenuto il fiato giusto in tempo per evitarsi l`annegamento, tentando d`allentare le corde quanto basta a sgusciare via da lui, via da quella stretta, e riemergere magari, con un prendere d`aria rumoroso e violento.
X: Lui rimane con il catalizzatore ancora in mano, facendo piccoli e lenti passi che lo portano lì al bordo vasca dove può godere della scena che si ritrova davanti mentre loro finiscono sempre più in basso, sempre più in contatto con l’acqua. Una risata davvero fragorosa la sua, che porta la vicinanza del catalizzatore appena sotto il mento e l’appoggio del gomito sul braccio opposto, il busto appena inarcato all’indietro e un leggero ciondolare del corpo per perdere il tempo necessario alla loro risalita verso l’alto. Di certo non affondano, non possono annegare contando che le corde faranno in modo di slegarsi e finire nel nulla, quel che è certo però è che tornando verso l’alto lo troveranno ancora lì, fermo e immobile, in piedi a bordo vasca ancora sorridente e divertito dalla scenetta che lui stesso ha provato a creare – con Niall che poi ha facilitato la cosa – ritrovandosi per prima cosa a spostare le iridi cristalline su Merrow facendole un rapido occhiolino prima di passare a Niall, con lo sguardo, e infine prendersi la panoramica di entrambi con un passetto indietro pronunciando un «E ora che ho fatto il TimoCupido della situazione, vi lascio soli a cincischiare. »
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N: E lui non si imbarazza di certo, e ridendo si lancia dentro l’acqua, senza aver timore di annegare o altro. L’Acqua è il suo elemento, e di certo non muore dentro una vasca, profonda o meno che sia. Ci pensano comunque le corde a slacciarsi, e quindi risale, con l’unica novità che pure i suoi pantaloni iniziano a galleggiare. Sì, si sono tolti sotto l’acqua, ma comunque non è un suo problema. Riemerge quindi, con l’acqua che viene portata via dal volto con un gesto della mano, e osserva e sente Xavier che ride. « No dai » cerca di fermarlo sì « vieni a lavarti » gli dice, avvicinandosi al bordo della vasca. « E poi lei si annoia » come a dire che se ne andrà ben presto. « … insieme » e questa, viene detta un po’, come una piccola parola chiave, con una complicità e un tono di voce, quasi dolce, e gli occhi che guardano proprio Xavier.
M: Riemerge quindi, con quel riprendere fiato nervoso, le mani che s`alzano e vanno a togliersi con entrambi i palmi l`acqua dal viso, scivolando poi all`indietro per portare i capelli via dalla visuale. Il trucco rimane perfetto ed impeccabile, magicamente reso tale, puntando quindi le iridi grigio-verdi sul colpevole. Niente popò di meno che «Xavier!?» occhiolino che riceve da lui, lei con la mascella molle e l`aria ingramata «Ma io ti ammazzo, brutto co**ione!» però lui continua a ridere e lei semplicemente rimane con un broncio un po` più morbido, completamente zuppa da testa ai piedi, ancora immersa nell`acqua della vasca. Sbuffa, il Prefetto fa un passo all`indietro, ma lei sta già mettendo le mani sul bordo per issarsi con uno scrosciare d`acqua reso enorme dai tessuti che hanno guadagnato litri che l`appesantiscono come un Erumpent «TimoCupido sto ca**o.» replica mentre lo guarda lateralmente in cagnesco, sentendo in ritardo le parole di Niall sul lavarsi. Si ghiaccia sul posto, osservando prima Xavier e poi il Terzino, con quel maglione che oramai le ricade addosso stile sacco di iuta, facendola somigliare ad un animale randagio lasciato sotto il temporale al ciglio della strada. E` vero che la Loghain si stava annoiando eh, ma a quell` "insieme" che pronuncia il terzino, la fronte le si aggrotta pesantemente, ed è uno strano sguardo preoccupato che rivolge in direzione del Prefetto, sgocciolando acqua e sapone da ogni fibra che continua ad avere addosso «Ma vi siete fatti di sviante?!» ma "insieme" COSA!? Avrebbe bisogno di strizzarsi i vestiti, che un Arefacio magari non basta ad asciugare tutto quel disastro, ma invece incrocia le braccia sotto il seno, fissando entrambi in cagnesco.
Penso spesso è l'inizio di tutto questo penso spesso è l'inizio di tutto questo penso spesso alla fine di tutto ma tu puoi darmi di più
X: Il richiamo fa volgere il capo verso di loro, a quell’invito che non può non ignorare. Ed è appunto quel ‘insieme’ di Niall a farlo ridere a crepapelle contrastando alla grande quel modo quasi dolce di rivolgersi, per poi osservare la reazione di Merrow e arricciare il naso ancora di più per poter aumentare la risata. Risata fragorosa con quella vena tipicamente presa da qualche gene non di certo francese. « Eddai, sta scherzando. » Niall. Rivolgendosi alla Grifondoro, passando lentamente lo sguardo su di lei per poter osservare il suo maglione sgocciolante d’acqua e poi passare verso l’alto in direzione dei suoi capelli, capace in tutto questo di fermare la propria camminata verso l’uscita e rimanere lì con loro. « Una bella doccia mi servirebbe, puzzo maledettamente. » e non ha problemi a riferirselo da solo e, in caso, agli altri due. Sia mai che vogliano avvicinarsi a lui e sentire l’odorino di ormoni che sprizza da tutti i pori. « Ma preferisco una doccia calda in solitaria. » e tante altre cose in solitaria, mentre le iridi cristalline passano dalla Loghain a Niall. « Se si annoia, non farla annoiare. » e c’è un altro occhiolino che parte in direzione del serpeverde e finisce, in realtà, verso la Loghain quasi come se con questo volesse stuzzicarla, permettendo alle labbra di trattenere un sorriso mentre la lingua passa rapidamente sull’inferiore sino a raggiungere il palato in uno scocco rumoroso.
N: E lui è ben più pacifico, anche perché si trova dentro l’acqua, quindi sembra ancor di più un fattone. Ma non per questo non serve le parole degli altri, e non osserva le loro reazioni. Ci resta un po’ male in effetti per quello che vuole fare Xavier, ovvero lasciarlo lì, ma per ora non dice nulla. Lo sente ridere, e anche lui tende le labbra, ma è quando parla di doccia da solo che « se te ne vai, vengo anche io » gli dice, recuperando i pantaloni bagnati e lanciandoli dove ha messo pure il maglione sudato. Non gli interessa più, in alcun modo, di Merrow, che infatti non parla di lei, e nemmeno la osserva poi troppo. La sua reazione è così, piena di ira, che lui non ha voglia di amplificarla. Sempre placido, sembra lui ora quello che si sta annoiando, oltre che sembrar uno che c’è rimasto male per qualcosa. Non dice nulla, e capisce anche che ha poco potere sull’uno e sull’altra. E se è nell’acqua, tanto vale rimanerci. Muove le gambe sotto l’acqua, e tira fuori un boxer bianco a righe blu, che cerca di lanciare proprio verso Merrow, o forse verso Xavier. Insomma verso loro due. « Noia » ecco sì, ma se ne sta a mollo, felice e contento.
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M: «Certo, doccia in solitaria. Dillo che ti manca Tristan.» e con una noncuranza incredibile, andrebbe ad afferrare il bordo inferiore del maglione, mentre si volta per dare le spalle ad entrambi e sfilarselo di dosso con un rumore di scialaquio tipico d`un cencio fradicio, frustando il tessuto verso il basso, rivelando così la schiena bianca ed esile, affusolata, coperta per la gran parte dai capelli che le si appiccicano alla pelle nivea. Si piega un poco in avanti per afferrare il maglione e cominciare ad attorcigliarlo per strizzarlo via da quell`acqua che però risulta davvero troppa, rivelando una collana di vertebre bianche ed un poco visibili in quella curva appena accennata, ed il gancetto del reggiseno nero, che appena le tocca girarsi, sarà visibile ad entrambi. Insomma, niente che Niall non abbia già visto negli spogliatoi, ma no, Xavier esulava da tale visione e quindi, eccola lì: addome piatto, allenato, con un ombelico piccolo ed a mandorla, magra e con la curva della vita stretta che accentua una femminilità che tiene sempre nascosta, al pari del seno rinchiuso dalle coppe scure e tenute su dalle bretelline fini. Clavicole sporgenti, collarino ancora addosso e jeans così aderenti e bagnati «Si ecco. Andatevene così qui ci resto io e voi mufloni andate a fare i gemellini Troll da un`altra parte.» Getta il maglione a terra, cominciando a sfilarsi gli anfibi per poterli rovesciare sopra la vasca a levare l`acqua accumulata con quel tuffo in piscina. Un`occhiata di fuoco verso Xavier e quell`invito a non farla annoiare, a cui risponde piccata «Se nemmeno te ci riesci, cosa pretendi da lui.» sorriso sghembo e poco gioioso, ma comunque parzialmente divertito. Peccato che sia in quel momento che vede i boxer di Niall galleggiare a pelo d`acqua, prima di vederli lanciati tra lei ed il Prefetto Serpeverde. Pietrificata. Guarda Xavier, guarda i boxer, rimane incurvata in avanti con sti benedetti anfibi in mano stile velociraptor cristallizzato, ed è un aprire di bocca incredulo che le fa vocalizzare una sorta di pigolio strozzato. Noia? Lei ha raggiunto una colorazione magmatica. Molla gli anfibi a terra con un tonfo e si raddrizza «Devi proprio andare?» chiede a Xavier con un tono quasi supplice, forse dimentica del fatto che potrebbe tranquillamente, o quasi, andarsene di là indenne. Eppure è un chiaro: "Non osare lasciarmi da sola con lo strambo". Che sguazza. Felice.
Il tuo sguardo mi uccide mi ricordi lo Stato sei la cosa giusta ma per l’uomo sbagliato  
Noi che proviamo a fuggire da qua sembrava un film ma era pubblicità amami sottovoce se no ti rubano l'idea
X: La frase di Merrow non passa alquanto inosservata e per quanto potrebbe persino non ribattere ecco che non si fa mai perdere l’occasione. Spalanca appena le braccia prima di farle cozzare entrambe lungo i propri fianchi. « Oh, Tristan mi manca sempre quando non sono con lui. » teatrale il modo con cui viene pronunciato, approfittandosi di una parte che non è proprio sua, risultando però reale tanto da non riuscire a comprendere se stia scherzando o meno. Perché, sta scherzando o no? Flettendo le sopracciglia per dar modo a quella frase di essere più che reale, mentre la mano libera finisce nella tasca della tuta beccandosi così l’uscita di Niall nei suoi riguardi. « Sì, allora dillo che volevi farti un bagno con me. » ammiccando divertito in sua direzione, non volendo per forza di cose catturare quel dispiacere e noia che vengono subito dopo mostrate proprio per non aver accettato di far parte di quella scenetta che si stava godendo esternamente. 
Il problema avviene dopo però perché Niall passa automaticamente inosservato quando la Loghain sceglie di utilizzare i modi babbani per risolvere una questione che poteva velocemente essere risolta – o più o meno – con il catalizzatore. Ed ecco che finisce per osservare la sua spina dorsale visibile in quella posizione che, di spalle, assume permettendo agli occhi di agganciarsi a quel ferretto del reggiseno che man mano finisce sempre più in mostra nell’istante in cui lei si volta. E non vorrebbe realmente rimanere lì immobile con lo sguardo, ma forse colto alla sprovvista o decisamente impreparato, resta fermo. Le iridi cristalline dunque sono proprio in direzione del suo seno ricoperto dalle coppe scure del reggiseno. Osserva la sua pelle bianca e scivola, involontariamente, verso il basso passando per la curva dei suoi fianchi sino a risalire pian piano, dalle bretelline del reggiseno al suo collo nudo. Trattiene il respiro in tutto ciò senza nemmeno rendersene conto, mentre l’espressione rimane in ogni caso piuttosto impassibile, dove sono solo gli occhi a muoversi e cambiare direzione sino a raggiungere il volto di lei.
 Dove qui, sarà rapida l’occhiata e il contatto visivo dei suoi occhi grigio-verdi prima di spostarli rapidamente altrove proprio dove quei boxer finiscono all’aria e lui, con un rapido movimento, si spinge in avanti con la mancina – sfilandola dalla tasca – tentando dunque di agganciarli alle dita. « Hop. » presi. Si spera. E in qual caso « Okay che ti sei emozionato, Bro, ma non farlo notare così tanto. » e lo prende – bonariamente – in giro, dove la risata è piuttosto naturale. Il pantalone comunque finisce sotto il proprio braccio. Quel che fa poi è un « Accio maglione Loghain. » pronunciando scandendo bene le parole, la formula, immaginandosi dunque di richiamare il maglioncino bagnato di lei e… correre. Perché corre. Oh, se corre. Con i muscoli ancora semi-riscaldati. E corre davvero, davvero, veloce. Riusciranno realmente a recuperarlo presi entrambi alla sprovvista? Lo troveranno dopo aver svoltato i vari angoli del castello? Saranno entrambi così rapidi? Certo, Niall è semplicemente senza boxer ma ha tutto l’altro vestiario, la Loghain dovrà trovare altri modi per non uscire in reggiseno. E che vuole fare? Uscire in reggiseno o coprirsi?
E invece restiamo freddi due stanze, due letti ti asciughi i capelli io fumo confetti
N: Assiste alla scena che ha di fronte con Merrow che tira in ballo cose dette da sempre e pure Tristan. Sente la replica, e sospira leggermente. Che sia geloso del rapporto che il prefetto ha con l’altro Serpeverde? Chi lo sa. E gli replica anche in merito all’altro. « Se fossimo rimasti negli spogliatoi, l’avremmo fatto » dice, parlando del bagno insieme eh. Osserva, restando in silenzio, non intromettendosi per nulla in quel discorso tra gli altri due, e notando poi la svestizione di lei. Eh sì, la Grifondoro si sta proprio spogliando, e lui beh, sarebbe scemo a non guardare. Infatti guarda, con gli occhietti chiari di nuovo sul suo corpo, ma senza essere troppo invadente. Ovviamente non dice nulla, la guarda, e sospira. Non guarda nemmeno Xavier che fa la statua, ma insomma, può capire da quel silenzio che anche lui sta facendo la stessa cosa che sta facendo Niall. Lamentele, Grifolagnerie, e insomma, tutti i piccoli spregi che Merrow fa a Xavier, gli arrivano come suoni molto noiosi. E lancia quindi il boxer, con il prefetto che lo blocca e lo provoca. « E non mi ci stava più dentro » e ridacchia, inclinando il capo verso il basso, con il corpo che resta comunque coperto da acqua e schiuma. E dopo questa cosa, Xavier prende la rincorsa, con il maglione di Merrow. E che dovrebbe dire o fare ora? beh, nulla, e quindi fa il bagnetto, perché puzza e ne ha davvero bisogno.
Che spreco disumano non baciarci da un po’
Se non sentiamo male non ci sentiamo vivi prende bene quando vieni e sorridi
Vieni qui che giochiamo mentre fuori diluvia
Non mi passerai mai come l’ultimo tiro fai più scena del crimine.
M: Sbuffa, spazientita nel sentire quanto gli manchi Delation che, anche se non è lì con loro, praticamente aleggia stile boxer di Niall prima di venir tirati. Non sembra fregarle qualcosa del desiderio dell`uno o dell`altro di fare il bagnetto assieme, piuttosto concentrata a strizzarsi il maglione che si, potrà asciugare con l`arefacio dopo che magari ha levato quei due tre litri d`acqua che lo infradiciano. Però si gira, getta il tessuto a terra e rimane un paio d`istanti interdetta nel rendersi conto solo ora che ha lo sguardo di entrambi addosso.
E se Niall la guarda con superficialità e quasi abitudine, è Xavier ad attirare tutta la sua attenzione, beccandosi un`occhiata che sembra neutra poichè sostenuta dall`espressione del viso completamente impassibile, peccato però che il tempo si sospenda d`un paio di battiti. Perchè a lei viene la pelle d`oca ad essere guardata a quella maniera, senza contare che è già parecchio a disagio, ritrovandosi bloccata nella posa per quello strano istinto di fuga o immobilità che in lei, con lui, finisce sempre nella seconda opzione. E lei lo guarda a sua volta, risalendo con le iridi grigio-verdi al suo volto, in quel brevissimo scambio di sguardi che distoglie in fretta a sua volta, dando un colpetto di tosse veloce a schiarirsi le corde vocali, deglutendo a vuoto subito dopo mentre l`impegna a rovesciare acqua nella vasca con gli anfibi. 
Boxer lanciati appunto, con quell`uscita di Niall che le fa sbuffare l`accenno d`una risata, se non fosse che lei non ci sta già più capendo niente, con l`espressione marmorea e la testa leggera, tant`è che nemmeno fa niente nel vedere come lui si sia conquistato il proprio maglione con quell`accio, sbarrando gli occhi a rallentatore prima di vederlo correre via. E Xavier se ne va, e lei rimane come un baccalà ferma, rimanendo a fissare la porta qualche istante di troppo, stile crup quando l`umano si nasconde «Ma...» leggero e roco verso Niall, pur senza guardarlo «Ma siamo scemi?» loro, mica lui che è scappato con il suo bottino. Sospira, l`espressione che si liquefà in una di morte, e passi ciondolanti vengono fatti in direzione della vasca «Senti, ho voglia di annegare in acqua per cinque minuti. Se vengo lì tieni la tua Selma lontana da me, hm?» che tanto oramai l`hanno capito che non si piacciono, no? Circa. Quindi semplicemente si sbottona i jeans, faticando non poco per levarsi quella sorta di seconda pelle, per poi lasciarla tutta rovescia sul bordo della vasca, scivolando all`interno della stessa con le gambe lunghissime e nude, calzini tolti assieme ai pantaloni, intimo total black e semplicissimo. Sparirebbe sotto il pelo dell`acqua per qualche momento, risalendo come un piombino in centro , portandosi i capelli all`indietro e respirando un po` più irregolare. Forse le ci voleva una nuotata nelle acqua gelate del Lago Nero. 
Prende male quando vieni e sorridi Possiamo fare bella storia bella Storia bella storia bella
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LA MOGLIE AMANTE
Io non avevo mai tradito mia moglie. In realtà non è proprio mia moglie, io e Stefania siamo insieme da quando lei aveva sedici anni e io venti. A ventidue anni sono andato a Milano a trovare lavoro, ma dopo un paio d’anni sono tornato a Messina per stare con lei. Mi mancava. Appena ho trovato un lavoro fisso siamo andati ad abitare insieme e dopo due anni la padrona della casa dove stavamo ci propose di comprarcela. Con l’aiuto dei genitori e facendo un mutuo l’abbiamo comprata, ma i soldi per vivere da allora sono diventati molto pochi e lei doveva fare due lavori ed io tanti straordinari. Dopo quattro anni di questa vita eravamo cotti e non facevamo altro che litigare. Io già mi chiedevo che senso c’era nello stare insieme se fuori e dentro casa non avevi mai pace. Io lavoro per le reti telefoniche. Mi occupo della manutenzione dei telefoni della rete fissa cercando di risolvere i problemi che li riguardano. Un giorno dovevo fare un intervento in via Palermo, il nome che mi avevano dato era Effigina Chirieleison; il cognome non era comune, ma anche al paese di mia nonna c’era qualche famiglia con questo cognome per cui pensavo fosse una compaesana della nonna. Quando arrivai sul citofono però il nome non appariva, ma avevo visto che c’era una certa Madam Effie e stavo per suonare quando la porta si aprì ed una voce di donna dal citofono mi disse “Pianterreno terza porta a destra” entrai e segui le indicazioni; sulla porta indicata c’era una targa con dei segni astrologici “Madam Effie, cartomanzia e cura delle anime” Stavo per suonare il campanello ma anche questa volta la porta si aprì da sola. Entrai trovandomi in una grande sala d’aspetto vuota. Di fronte c’era una porta a vetri che quando chiusi la porta di entrata si aprì cigolando mostrandomi un lungo corridoio dove mi avventurai chiedendo permesso. “Di qua” Fece una voce proveniente da una porta in fondo al corridoio. Entrai nella stanza che era quasi al buio in fondo alla quale c’era una scrivania dove era seduta una signora con un vestito di seta rossa che sul petto aveva dei ricami in argento ed era stretto in vita da una grande fascia ricamata; mi sembrava un vestito arabo e molto elegante. Anche la donna nei gesti, nelle mani dalle lunghe dita ,con unghie dello stesso colore del vestito, mi sembrava una donna molto curata ed elegante anche se nella penombra non ne vedevo mai completamente il volto, ma solo i lunghi capelli ondulai e il bagliore della luce nei suoi occhi nerissimi. “Sono per il telefono…” La signora mi indicò con il mento un vecchio apparecchio alla sua destra. Mi avvicinai e prendendolo mi accorsi che era muto. Toccai i fili senza alcun risultato. Vidi un lunghissimo filo che collegava il telefono con una presa dall’altra parte della stanza. “Ma questo filo è troppo lungo! Si perde buona parte del segnale!” “Lo so – disse la signora – ma la presa è laggiù ed io posso lavorare solo qui dove le forze sono più forti” Non osai ribadire o chiedere chiarimenti sulla sua osservazione ed andai a vedere la presa. La presa era vecchia e quasi cadeva dal muro, i fili erano appiccicati alla meno peggio e chissà di quando era. “Devo andare a vedere la cabina come è il segnale e la chiamerò per avere delle indicazioni, la prego mi risponda” “Va bene – rispose con il suo accento straniero – mi dica però quando è nato…” Io non feci caso alla sua domanda e le risposi automaticamente “Il 10 Marzo” “Ah pesci! lo sa che quest’anno avrà in estate grandi novità in amore…?” “Speriamo - le risposi – ce ne sarebbe veramente bisogno”. Lei non disse altro ed incominciò a disporre sulla scrivania le grandi carte che stava prima mescolando. In cabina era tutto a posto, il problema doveva essere nella presa. Tornai portando un apparecchio senza fili che avevo sostituito dall’avvocato Miccichè e che mi aveva dato da buttare mentre io me lo ero tenuto perché in fondo era ancora nuovo. Lavorai sulla presa, dicendo alla signora cosa stavo facendo, ma lei era concentrata sulle carte. Quando finii misi la presa nuova, il router per il telefono e portai il telefono senza fili da Madam Effie. “Ecco con questo dovrebbe funzionare. E’ senza fili così non ci saranno interferenze, e per lei sarà più comodo senza tutto quel filo in mezzo alle scatole.” “E quanto mi costa?” chiese la donna senza alzare la testa “Niente, è un telefono che avevo in macchina e che non mi serviva, se dovesse comprarlo costerebbe duecento euro ma sono contento di darglielo così me lo levo dalle scatole.” Lei alzo per la prima volta la testa e mi guardò “Lei è onesto! -  disse – lo dicono anche le carte!” “Davvero?” dissi sedendomi davanti a lei per riposarmi un minuto e scrivere sul tablet che cosa avevo fatto “Si è scritto qui - mi fece indicando le carte - ma lei ha un problema …. sua moglie …. non andate d’accordo anche se, per uno nato in questa data, il sesso è importante e lei dovrebbe trovare una soluzione al più presto. Come mai non andate d’accordo? le carte non dicono che c’è un altro o un altra” La guardai stupito “No , non c’è nessuno, almeno da parte mia!  Certo siamo in un periodo un po’ così …  ma non è che litighiamo….” “Cosa le ha detto questa mattina quando è uscita ?” “Bhe veramente …. – in realtà non mi aveva detto niente, era un po’ di tempo che al mattino usciva quasi scappando di casa - … mi ha salutato!” Lei mi guardò e nella penombra vidi il suo sorriso. “E’ una bugia e lei lo sa …. – fece Madam tornando sulle carte – vede? questo è l’Appeso! nei tarocchi vuol dire che sta aspettando qualcosa… che ognuno di voi aspetta qualcosa per tagliare tutto o continuare. Quanti anni sono che siete sposati?” “Bhe veramente non siamo sposati, siamo insieme da cinque anni e non abbiamo mai avuto tempo e soldi per sposarci. Poi lei non ha un posto fisso, non possiamo permetterci una luna di miele” Mi guardò attentamente “Stia attento: tutti e due siete vicino ad un bivio…” “Che vuol dire?” “Che qualcuno di voi tradirà…” La guardai. “Non ne abbiamo né il tempo ne la forza….arriviamo a casa stanchi morti e non usciamo mai” “Vi sono tanti modi di tradire. Anche quando si sta vicino in silenzio qualcuno può tradire. Ma lei la tradirebbe sua moglie? “Mha non lo so, queste cose non si programmano” “Sia sincero, se lo chieda: tradirei mai mia moglie?” ci pensai un attimo “No, non lo farei, anche se alle volte mi dico che mangiare sempre la solita zuppa fa venire la nausea, ma alla fine Stefania, mia moglie, è con me da una vita, siamo cresciuti insieme e si sta ammazzando come mi ammazzo io per il mutuo: non sarebbe giusto … non ci riuscirei!” “Però lo vorrebbe….?” “L’uomo è cacciatore….” dissi per difendermi “Si ed è anche stupido …- sorrise Madam – se vuole io la posso aiutare a salvare il suo matrimonio …” “Ecco dove vuole arrivare  -  pensai ed a voce alta le dissi -  ma io a queste cose non ci credo: io credo solo a quello che vedo…” “Lei lo ha mai visto il vento, o la sua anima o ha toccato un ricordo?” “No però….” “Però il vento esiste, la sua anima le parla ed i ricordi danno spessore e senso alla nostra vita anche se lei non li vede o tocca! Comunque, lei è stato gentile con me ed io lo sarò con lei, non le chiederò nulla! Vada a quella cassettiera ed apra il settimo cassetto dall’alto sulla prima fila di sinistra” Mi girai e vidi in una parete tra due finestre un grande mobile pieno di cassetti. Contai sette cassetti e aprii il cassetto trovando una scatola di un metallo grezzo che quando la presi era pesantissima. Madam osservò la mia sorpresa per il peso. “E’ di piombo – commentò - è l’unico elemento che può isolare quanto contiene”. Portai la cassetta da lei che mi chiese di aprirla. Dentro c’era un anello in argento con una pietra nera opaca. “lo prenda con due dita della mano destra e mi dia il suo anulare sinistro” Allungai l’anulare mentre osservavo l’anello che da quando l’avevo preso mi sembrava luccicare. Sentii un dolore al dito anulare e guardai: Madam, con un suo anello, aveva punto il mio dito facendo uscire una goccia di sangue “Svelto lo sparga sulla pietra” Troppo sorpreso per ragionare obbedii e la pietra nera diventò immediatamente lucidissima, come se fosse ossidiana. “ora lo metta al suo anulare presto!” Feci come mi diceva e l’anulare smise di sanguinare “Questo è l’anello degli amanti stanchi: da ora in poi, la persona che lei ama sarà uguale alla persona che lei più desidera” La guardai stupito. Mi sembrava una stronzata, ma non volevo offenderla. “Cio��?” “Non posso dirle tutto, l’anello si offenderebbe!” rispose e di nuovo il suo sorriso si illuminò nella penombra. La guardai stupito: come poteva credere a una tale scemenza! “Ah ho capito - feci sorridendo e alzandomi – bhe grazie, ora devo proprio scappare … grazie … la saluto …” “Vada vada – disse Madam Effie sorridendo – l’aspetto …. “ e vidi che stava sorridendo di cuore. Scappai via. A me tutte queste storie di mavari e maghi mi hanno sempre dato fastidio. Provai a levarmi l’anello ma non usciva dal dito che perlomeno non sanguinava. Decisi per il momento di lasciar stare e me ne andai a casa perché era finito l’orario di lavoro. Arrivato a casa incontrai in cortile il signor Puglisi con la sua giovane moglie. Ecco lei si che era una donna desiderabile, con il suo vitino , il seno ed il sedere da attrice famosa e gli occhi verdi. Con lei nessuno si sarebbe stancato di fare l’amore come mi ero stancato io con mia moglie. Li salutai con cordialità ma mentre il signor Puglisi mi salutò allegro, la moglie fece un cenno con il capo e tirò dritta, con il naso all’aria ed il ragguardevole petto che le sobbalzava. Salii a casa e incominciai a preparare da mangiare. Verso le venti e trenta sentii entrare mia moglie. “Ciao amore, è pronto, vieni a mangiare  -  le dissi a voce alta e sedendomi a tavolo le volli raccontare quello che mi era successo – Oggi mi è capitata una cosa che non ci crederai….” “Ah si che cosa?” fece lei entrando in cucina con la voce stanca. Restai senza parole: avevo davanti la signora Puglisi! Restai calmo ed osservai meglio. I vestiti, le scarpe, il tono della voce erano quelli di mia moglie, ma tutto il resto, i tratti del volto e tutto il corpo della donna che avevo davanti era perfettamente identico alla signora Puglisi. “Allora che ti è successo?” chiese la Stefania-Puglisi che guardavo. Io continuavo a guardarla e più guardavo più notavo dettagli su di lei. Sul braccio destro c’era ancora il tatuaggio che la mia Stefania si era fatta con il mio nome quando ero partito per Milano, le sopracciglia, gli occhi, il seno di due misure più grandi di quello di mia moglie, le unghie curate, i capelli perfetti ed anche il profumo erano quelli della signora Puglisi. “Ho trovato dieci euro….” dissi alla fine restando sempre a guardarla. “Ah chissà cosa mi credevo….” ed incominciò a mangiare con la testa nel piatto. L’osservavo e più l’osservavo più pensavo che era identica a quella donna bellissima. Ora che l’avevo di fronte non potevo negarlo, era proprio bella. “Ma non mangi ?” mi chiese ad un certo punto Stefania stupita che l’osservavo “Amore questa sera sei bellissima…” “e stanca – aggiunse lei – non ti fare venire strane idee che ho un mal di schiena che mi sta uccidendo….” “Ma io una cosa stavo dicendo …. non è che io ….” e mi misi a mangiare osservandola sott’occhio. L’aiutai a sparecchiare e le proposi di passarle un po’ di crema per i dolori muscolari sulla schiena per alleviarle il dolore, cosa che accettò perché generalmente lo doveva fare da sola con una certa difficoltà. Mi sedetti sul letto e l’osservai spogliarsi lentamente e quando fu nuda con le mutandine, l’osservai preda di un rimescolamento interno che non sapevo giustificare. Nella mia vita avevo visto nuda solo Stefania, ed ora avevo davanti quel pezzo di donna della signora Puglisi che aveva delle gambe ed un seno che erano meglio di Monica Bellucci “Allora questa crema ?” mi chiese la moglie tenendosi i capelli in alto e dandomi la schiena “Si subito” feci risvegliandomi dal bellissimo sogno che stavo vivendo. Mi riempii la mano di crema ed incominciai a massaggiarla lungo la schiena e poi lentamente salii e dalla schiena e passai al seno “Ma no qui no….” fece lei girandosi, ma ormai non potevo più fermarmi e la baciai e la strinsi a me tutta viscida di crema. Sul momento lei forse voleva liberarsi poi, lentamente, si strinse a me “Amuri chi hai? non è sabato - chiese tra un bacio e l’altro – stasera sembra che mi baci per la prima volta” “amore sei bellissima” le dissi tirandola con me sul letto. Erano mesi che non lo facevamo come quella sera perché la Signora Puglisi mi aveva fatto sempre sangue e averla li per tutta la notte mi fece venire una voglia incredibile. Il giorno dopo prima di uscire Stefania invece di andarsene via senza salutarmi entrò in camera da letto a baciarmi e poi uscì. Durante il giorno pensai solo a quello che era successo e al pensiero della signora Puglisi tra le mani e a tutto quello che avevamo fatto avevo il sangue che mi ribolliva. Era come quando avevo fatto l’amore per la prima volta con Stefania e per una settimana non avevo pensato ad altro se non a lei e solo a lei. Quando finii di lavorare corsi a casa a preparare e ad aspettare Stefania. Quando arrivò mi trovai davanti la ragazza del bar Ritrovo che c’è sul viale, quella magra, biondina piena di tatuaggi e che i miei colleghi dicevano che andava anche con le donne. Restai un po’ deluso, pensando alla Puglisi, ma quando entrai in bagno per dare la tovaglia a Stefania che si era fatta la doccia, me la trovai li davanti, tatuata da per tutto, con le tette piccole e le gambe lunghe che si muoveva con una sensualità libera e intensa provocando e quasi sfidandoti a stringerla e a prenderla. Dissi subito a mia moglie che l’avrei asciugata io e la strinsi nell’accappatoio e con le mani la massaggiavo toccandola e accarezzandola dove sapevo che lei avrebbe provato piacere fino a che non fu lei a baciarmi questa volta e incominciando lì nel bagno, come facevamo quando ci eravamo conosciuti. Tutto si ripeté con lo stesso copione per sere e sere. Ora Stefania era la tabaccaia di fronte alla banca Intesa, ora era la dottoressa del Policlinico, ora era la commessa della rosticceria e poi la moglie del titolare, ora la signora con i capelli bianchi ma la pelle bianchissima e perfetta del condominio di fronte al mio, ora la cicciona del banco delle verdure al mercato, quella che mentre prendeva le melanzane si piegava facendo pendere e ballare l’enorme seno. Bastava niente, un dettaglio che attirava la mia attenzione che solleticava la mia fantasia ed ecco che la ragione della voglia che mi era nata me la ritrovavo ogni sera davanti a me, disponibile, seducente e vogliosa. Ogni sera Stefania era diversa ed ogni sera facevamo finta di iniziare una normale serata solo per finirla sempre nello stesso modo. Al mattino Stefania non solo mi baciava prima di uscire ma mi preparava la brioscia con la nutella e il caffè. Una sera mi vidi davanti la mia professoressa di italiano, quella che mi era antipaticissima e nello stesso tempo portava gli autoreggenti e dalla camicetta faceva uscire sempre il pizzo del reggiseno. questa volta, memore di tanti anni di umiliazioni, fui brutale dandole tante pacche sul sedere e tirandole i capelli chiamandola nei modi più osceni e umilianti che conoscevo. Stefania subiva dicendo solo “Oh amuri…Oh amuri” e la notte si strinse a me dormendo abbracciata mentre al mattino avrebbe voluto continuare senza andare al lavoro. Cosi pensai che forse non conoscevo bene tutti i desideri che in quegli anni erano nati dentro di lei e di me e che l’anello ci stava facendo scoprire cose, pensieri e voglie che ci tenevamo dentro e che forse erano la ragione o un elemento di quel disaccordo o rancore che prima provavamo e che ora sfogavamo liberandocene, tornando al nostro primo amore e alla ragione per cui stavamo insieme. Non lo so. So che la sera era diventata per me un’ossessione ed attendevo quel momento in cui arrivava una Stefania sempre diversa con trepidazione e con una voglia rapace ed un senso di eccitazione che mi assaliva appena lasciavo il lavoro e che mi faceva sentire vivo e pieno di forza e di voglia. Non so per quante sere fu così. So che al mattino Stefania quando era Stefania mi voleva bene e aveva ripreso a telefonarmi e a mandarmi messaggini pieni di belle parole e cuoricini. Non era il sesso, o meglio, non era solo quello. Era la complicità, l’intimità la vicinanza che avevamo ritrovato per cui tornavamo a parlaci a chiederci cosa pensavamo cosa volevamo, cosa sognavamo. Lei era contenta ed anche se alle volte la vedevo nella sua forma naturale solo per qualche giorno, era lei che amavo, anche se la tradivo con chi desideravo. Ma era tradimento? Io pensavo di no, in fondo il corpo era quello di Stefania ed anche lei era contenta della mia nuova focosa attenzione che le mostravo. Poi successe qualcosa. Eravamo tornati ad essere felici, la sera facevamo sempre l’amore perché ogni sera c’era uno stimolo nuovo e che in noi nasceva sempre in un modo diverso, complice la figura che Stefania aveva. Qualche fine settimana lei restava qualche altra donna che mi aveva colpito ed io la portavo al mare al Faro, poi a mangiare la focaccia e a fare l’amore a casa come i primi tempi che ci eravamo conosciuti. Mi sentivo un esperto amante traditore che lascia sua moglie a casa e fugge con l’amante da qualche parte passando con lei la giornata mentre la moglie lo pensa al lavoro. Poi un giorno, in estate, per lavoro con altre squadre di colleghi dovetti andare in forza in una zona in montagna dove il fuoco di un bosco aveva bruciato fili e cabine telefoniche. Ero su una scala a sistemare dei fili che pendevano bruciacchiati da un palo e il mio Capo mi teneva la scala ferma dandomi istruzioni su come collegare i fili ; d’improvviso, mentre guardavo in alto per fissare dei fili divenne tutto buio e caddi per terra facendo un volo di due o tre metri. Mi svegliai all’ospedale con il Capo e Stefania che mi guardavano preoccupati. “ Non ti preoccupare, sei solo svenuto – fece il capo – u dutturi dissi che hai avuto un mancamento perché sei debilitato e che sei anemico e sottopeso. Dice che hai una specie di deperimento organico e che per questo ti sei sentito male sulla scala al caldo. Io gli ho detto che ti vedo mangiare a più non posso, ma lui insiste che devi aver perso almeno cinque o sei chili di colpo, e che i globuli rossi sono troppo pochi;  ma che fai qualche dieta?” “Si, la dieta dell’amore faccio “ risposi sorridendo guardando Stefania. Lei però era sconvolta e quasi piangeva. Venne il dottore che mi controllò e disse che mi tenevano li dentro per degli esami per almeno altre quarantotto ore. Quando il mio capo si allontanò con il dottore per parlargli, Stefania si avvicinò e mi disse “Il dottore ha ragione avrai perso almeno dieci chili da due mesi in qua. Abbiamo esagerato: ti zucai tuttu comi n’ovu (ti ho succhiato tutto come si fa con le uova)” e le vennero le lacrime agli occhi, convinta che il mio dimagrimento e il mio essermi sentito male derivavano dal nostro continuo amarci e che di esso era lei la colpevole. Sorrisi dicendole che non era così, ma la sua preoccupazione e le sue lacrime mi colpirono. Quando se ne andò anche lei restai a pensare. Stefania mi amava, per com’ero. Io no, io regolarmente la tradivo ed anche se la tradivo con lei stessa, era sempre tradimento perché dentro di me io vedevo ed amavo un'altra persona, una donna diversa dal corpo con cui facevo all’amore. Non era questo un tradimento? e il mio svenimento non era dovuto al suo usarmi ma al mio continuo tradirla, nel vedere in lei solo altre donne che mi piacevano ed attiravano più di lei. Eppure lei mi rendeva felice, perché erano sue le forme che toccavo, sue le parole che ascoltavo, i baci che ricevevo, l’amore che rispondeva al mio non amore. Anche sapendo che chi amavo era lei, io la tradivo. Mi sentivo disorientato. Che cos’era l’amore? il fare sesso o lo stare accanto a qualcuno dividendo con questo qualcuno la propria vita? O era entrambi? Se tutte e due le cose messe insieme erano amore, io non la stavo amando, mentre lei mi stava dando tutto, tutto quello che aveva e poteva darmi. Io no, io le stavo accanto e la rendevo felice solo perché vedevo un'altra al suo posto: perché la stavo tradendo! Un'altra che cambiava sempre, ogni sera a seconda della voglia che questa o quella mi faceva nascere dentro, mai la stessa, tanto da poter dire che non amavo lei ma un'altra fissa. Invece no, le usavo tutte e basta attraverso di lei e per assurdo, questo faceva aumentare il suo amore perché si sentiva totalmente amata, completamente al centro dei miei pensieri. Tutto il tempo che restai in ospedale pensai a tutte queste cose mentre lei veniva ogni giorno correndo dal lavoro all’ospedale per vedermi, per starmi vicino e la sera neanche mangiava per starmi accanto o per parlare con i dottori e sapere i vari esami. Mi ero dimenticato di tutto l’amore che lei aveva, perso nel quotidiano tran tran, nelle rate del mutuo e nel litigare con lei o nell’osservare questa e quella che la sera avrei voluto ritrovarmi nel mio letto, mi ero dimenticato del suo amore e del mio. Mi mandarono a casa lasciandomi a riposo per una decina di giorni. Il mio pensare a quello che era successo però continuava, giorno e notte. Non mi affacciavo alla finestra per non vedere nessuna donna e alla fine mi levai l’anello, lo misi nella sua scatola e lo nascosi in fondo alla mia borsa degli attrezzi. Quando tornai al lavoro mi avevano spostato negli uffici con uno stipendio un pochino più alto così non dovevo fare più gli straordinari. Il pomeriggio del primo giorno di lavoro, appena finito corsi da Madam Effie, Al solito appena stavo per suonare il citofono il portone si apri e quando arrivai alla porta questa era tenuta aperta da una vecchietta che mi aspettava. “Venga è in ritardo….” mi disse anche se in realtà non avevo preso nessun appuntamento. Attraversai la sala d’attesa che era piena di persone che mi guardarono spazientiti dal mio presunto ritardo. Quando entrai nella stanza di Madam lei aveva un vestito giallo e nella penombra della stanza, dietro alla sua scrivania mi sorrise appena mi vide. Mi avvicinai e sedendomi le restituii la scatoletta. “Madam, io volevo ringraziarla, ma penso che non mi serve più quest’anello, se lo può riprendere….” Lei sorrise ma non allungò la mano per prenderlo. “E’ inutile che me lo dai, c’è il tuo sangue, funziona solo con te…” “Ma io non lo voglio più” “E come mai – fece lei sorniona - non ha funzionato…?” “Ha funzionato anche troppo bene. Ogni sera vedevo una donna diversa, alla fine ho avuto un deperimento organico per quante donne vedevo” “Ma non lo stai restituendo per questo…” “No, è vero. Lo restituisco perché non è giusto. Prendo in giro mia moglie e me stesso. Lei ama me ma io amo sempre un'altra, io la uso e basta… non è giusto, questo non è l’amore che le davo e che voglio. Si ama in due, nello stesso modo e lei mi ama ma io la sostituisco con tante altre e questo mi fa sentire il peggiore dei traditori, di chi tradisce senza un motivo solo per tradire! Se lei sapesse che nel fare l’amore io vedo un’altra, lei mi odierebbe, si sentirebbe derubata, penserebbe di aver buttato tutto il suo amore che mi sta dando…” Madam Effie sorrise e con il ventaglio che aveva vicino spinse la scatola verso di me. “Allora il suo compito non è finito, siamo ancora a metà della cura. Tienilo con tè perché ti servirà per capire ancora qualcosa. Non sei ancora guarito” “Guarito?” “Si guarito. Tua moglie non ha avuto bisogno dell’anello per tornare ad amarti e non credere che sia stato il sesso a farla tornare da te. Il sesso in amore è uno strumento, per parlarsi, per stare bene insieme, per conoscersi e viversi, ma non è il fine dell’amore. Ancora questo tu lo devi comprendere. Riprendilo, te lo consiglio perché se no fra tre giorni sarai di nuovo qui e ricordati: l’anello non crea quello che vedi, è solo il proiettore di quello che dentro di te desideri” Capii che lei sapeva molte cose in più rispetto a quelle sapevo io e che c’era ancora qualcosa che non avevo capito. Dovevo darle fiducia, così ripresi la scatolina e me ne tornai a casa. Conservai la scatolina nella borsa degli attrezzi che nascosi in cantina visto che ormai lavoravo in ufficio. La vita ritornò piano piano alla normalità di prima dell’anello. Il lavoro d’ufficio non era il massimo ma ero meno stressato dal dover correre di qua e di là per tutta Messina. Piano piano ingrassai e questo tranquillizzo Stefania sulla mia salute. Ma non era più come prima, era come se mancasse qualcosa, ce ne rendevamo conto, ma nessuno dei due pensava a rifare quello che facevamo ogni sera, perché per un motivo o per l’altro avevamo un po’ di paura. Lei aveva paura di amarmi troppo, io di non saperla amare più. Una sera stavamo guardando il televisore ma nessuno dei due seguiva cosa stava dicendo. Ad un certo punto lei si è messa a piangere ed io stupito le ho chiesto cosa avesse e l’ho abbracciata. “Niente, niente” rispose e se ne andò nella stanza da letto buttandosi sul letto e piangendo. Io la raggiunsi e richiedendole che avesse “Niente rispose, ho rovinato tutto” disse solo. Non potevo vederla così. Mi faceva stare male perché le avevo fatto del male e lei invece di saperlo si sentiva colpevole. Se ci fosse stata un'altra forse sarebbe stato diverso, ma la mia altra amante era sempre lei, era lei la moglie e l’amante che generalmente sono due entità distinte  ma che io vivevo sempre insieme, nella stessa persona. L’abbracciai ma lei continuò a piangere finché non si addormentò. Pensai tutta la notte a cosa potevo fare ma non mi veniva nulla in mente. L’indomani, appena Stefania usci, scesi in cantina e presi l’anello. Poi passai al bar, in panetteria e al lavoro ogni volta che le colleghe andavano alla macchina del caffè io le seguivo. Quando uscii andai al supermercato, all’Oviesse, ovunque sapevo che vi erano donne così che almeno una di loro mi restasse in testa e la sera potessi rivederla facendo felice Stefania. Preparai gli spaghetti con le vongole che a Stefania piacciono tantissimo e misi anche delle tuberose in casa che a lei ricordano i matrimoni e le chiese piene di fiori ed aspettai. Appena sentii la porta aprirsi le andai incontro felice. Ma era sempre lei, non era nessuna delle donne che avevo visto durante la giornata. Deluso guardai l’anello ma vidi che la pietra quasi brillava da quanto era nera e splendente ed anche l’argento che la circondava era quasi bianco da quanto era lucido. Guardai meglio Stefania che si stava spogliando e notai che mi sembrava più giovane e più carina fu allora che le guardai il braccio dove si era tatuato il mio nome e notai che non c’era. Capii subito tutto. Quella era la Stefania di quando avevo incominciato a fare l’amore con lei! Era lei l’unica donna che volevo tra le tante che quel giorno avevo visto. Era il suo pensiero, il suo dominante desiderio che mi aveva guidato durante tutta la giornata portandomi a cercarla in tutte le altre donne senza trovarla. Mangiammo parlando del più e del meno ma non le toglievo gli occhi di dosso perché era come me la ricordavo e come da sempre la desideravo. Appariva giovanissima la pelle lucida il seno proteso dritto e sodo a sfidare le mie voglie, la sua pelle lucida, i suoi capelli lunghi e dall’ intenso castano naturale. Mentre si lavava i denti la raggiunsi e di dietro l’abbracciai. “Ti ricordi la prima volta che l’abbiamo fatto? Quando eravamo in macchina sui colli di San Rizzo?” Le chiesi guardandola nello specchio “Si che casino che avevamo fatto!” Rispose guardandomi anche lei allo specchio e sorridendo al ricordo della nostra inesperienza di allora. “Per me sei rimasta sempre quella, quando avevi capelli lunghi e sorridevi sempre arrossendo.” Lei sorrise guardandomi, poi si girò e abbracciandomi mi baciò. Il resto fu tutto per come doveva essere, con la lentezza che deve avere qualcosa che non è una prestazione, una corsa, ma uno scoprirsi, un viversi insieme, come quando eravamo senza soldi e andavamo alle feste di paese dove c’era il ballo in piazza e non appena ci stringevamo incominciavamo a girare guardandoci negli occhi e dimenticando tutta la confusione che ci circondava ed eravamo tutto il mondo che volevamo. Il giorno dopo era sempre la Stefania di diciotto anni quando uscì di casa e quando rientrò, malgrado io avessi ancora l’anello al dito e avessi visto durante la giornata tante donne desiderabili e restò cosi per tutta la settimana. Decisi una sera di levarmi l’anello perché ormai non mi serviva più e malgrado non avessi più chi leggesse dentro di me chi desideravo trasformando di conseguenza il corpo di Stefania, lei mi apparve ancora come la mia giovane Stefania, quella che arrossiva come una bambina e baciava come un amante di fuoco. Anche adesso la vedo sempre nello stesso modo, ma memore di quando non la sopportavo più, ogni tanto fuggo con lei a passare insieme la giornata al mare a Gioiosa Marea o a Taormina. Le dico in queste occasioni che giochiamo agli amanti, facendo l’amore di nascosto dalla quotidianità e dalle ristrettezze in cui ancora per qualche anno saremo. Tradiamo così quel viverci in modo routinario e noioso a cui la vita o il lavoro ci obbligano ogni giorno e come amanti che hanno pochissimo tempo per vivere tutto l’amore che non si sono potuti dare, bruciamo in poche ore tutte le carezze ed i baci ed i sogni che avremmo voluto quando durante il giorno dobbiamo solo pensarci e desiderarci. Madam Effie non l’ho più vista, ma penso lei sappia già tutto.
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thebeautycove · 5 years
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CHANEL MAKEUP - CRUISE COLLECTION 2019 - VISION D’ASIE LUMIERE ET CONTRASTE - Estate 2019 -
1 - Dualismo incandescente. Scolpire con la luce Definire con l’ombra. E via con la scala di toni calienti solari scintillanti, in armonia con Ia voglia d’estate racchiusi nel blush compatto abbronzante/illuminante con doppia cialda logata Duo Bronze et Lumiere, creazione esclusiva della collezione Chanel Cruise2019 Vision d’Asie - Lumiere et Contraste creata da Lucia Pica. Colorito sublimato da nuance mat/shimmer nelle varianti Clair beige/rosato e Medium choco/gold per risplendere senza soluzione di continuità. ••• 2 - Cromie di ritorno. Luce. Astrazione. Energia. Fascinazioni makeup tra rigore e stupore. Superbi accostamenti per unghie che apprezzano soavi tinte esotiche con il grigio mauve Le Vernis Purple Ray e bagliori gelidi glossy per lo sguardo definito in trasparenza dall’ombretto mono Ombre Premiere Gloss nella nuance argento traslucida Lunaire. Quando il makeup è ricerca, ispirazione, arte. ••• 3 - time for redcarpeting in light and shade Inspiring makeup with contrasting glam nuances for lips and nails featuring Rouge Coco Flash in powdery mauve Contraste and Le Vernis in Afterglow beige with golden sparkles. *Collezione disponibile solo nelle Beauty Boutique e online.
©thebeautycove
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pangeanews · 5 years
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“Essere voluti dal destino. E nient’altro. Dentro una foresta di farfalle”: il racconto a puntate di Giorgio Anelli, “Mirabilia Dei!
PSICHIATRIA. 5
Sul letto della mia stanza, con la chitarra suono i Doors. Un ragazzo si avvicina, mi osanna. Tira urla opache contro se stesso. Occhi stralunati, occhiaie novizie. Le mie o sue ‒ a seconda dell’occasione ‒ guardie del corpo, lo allontanano. Ha i capelli neri, e ricci. Chissà perché è qui anche lui? La stanza del refettorio è enorme. Mangio all’inverosimile. In un angolo di un’altra stanza, un’esile infermiera dai capelli bianchi taglia le unghie dei piedi a un paziente non certo giovane. Quella stessa infermiera che un giorno, in un battibaleno, mi ha portato nella chiesetta dell’ospedale e mi ha detto di salutare la madonnina. Ho saputo che, prima di trasportarmi sull’ambulanza, ho composto con le sigarette la parola ‘Maria’, davanti alla statua della Madonna, nel cortile del parroco. La sera, invece, gioco per il corridoio a tirare calci con una pallina di carta insieme a Laura. Laura è giovane, ed è bella. Ha la pelle del mare. Ed è la sera mundial. Sta giocando l’Italia. Gli infermieri sono incollati alla tv. Laura vuole scoparmi. Me lo fa capire con lo sguardo, mentre smorfie maliziose le piegano il viso. La sua voglia malata è anche mia. Voglio che mi prenda la nerchia e se la strofini in bocca. Interviene l’infermiere. La festa è finita.
*
Sono stato fortunato. Dopo il licenziamento da quella ditta, stavo giù parecchio. C, mi ha rivoluto in cooperativa. Perché c’era del lavoro da svolgere. E io, in passato, quel lavoro l’avevo svolto veramente bene. Mi ha chiamato. Ha cercato proprio me. Pur sapendo, che di lì a breve avrebbe lasciato la cooperativa. G, nemmeno di lei si scorderà.
Ero fortemente depresso, ma non feci un giorno di assenza. Ero abbattuto. Lavoravo accanto a quel dirigibile di collega, il quale non faceva altro che sparare cavolate tutto il giorno. Non mi assentai mai. Quel lavoro, fu la mia salvezza. Lì ho capito che quel luogo e quelle persone, nonostante qualsiasi fatica o antipatia avversa, a poco a poco mi stavano facendo sentire come a casa.
*
Avere un disturbo bipolare dell’umore, è come ricevere una sorpresa inaspettata da scartare lentamente negli anni. In uno dei miei deliri bevevo la notte scura, dallo scorrere di una fontana di montagna, in pieno inverno a milleottocento metri di altezza. Quella fonte fu il mio argento. Rendermi immortale nella vita fustigata dal reale, era il compito inconscio quanto precipuo. Tutto quello che toccavo, corrompevo. Il mio corpo, si disfaceva in mille costumi. Amori malati. Umori, presunti. Lune infuocate. Dove siete?, ripetevo a me stesso. Io non ho donne, ho solo incanti.
*
In un altro dei miei deliri, invocavo il tuo nome, Dio mio… Non so come ho fatto a resistere. A guidare come un matto a tutta velocità, rimanendo vivo. A urlare per quella valle ghiacciata, notti e notti intere, senza essere arrestato. A Milano con Chiara ‒ eh, Chiara… ‒ ci andò bene. Guidavo di sera con gli occhiali da sole. Un’auto ci ha leggermente toccato dentro. Chiara ha gridato, come quando una zingara si accorge che le stanno portando via il figlio. Andavo in giro per la città, sputando contro le serrande e le vetrine dei negozi. Non ero più io. Eppure, ero pur io. Straniato. Estraniato.
Sembra facile non lavorare quando ci si trova in una situazione del genere. Certo, certo! Invece, è l’unica condizione possibile per poter guarire. Il tempo dilatato, che ha bisogno di tempo, affinché tu possa ritornare padrone del tempo. E dentro quel tempo, lotti. La depressione o l’eccitamento, hanno tempi dispari. Sembra di stare in un’altra dimensione, di vedere tutto sotto un’altra ottica, che spesso è quella del timore, della sonnolenza, dell’inedia. Altrimenti, fai cose assurde. Non legittimate o giustificate, certo. Però le fai! Sono entrato in un cinema. Durante la proiezione, ogni tanto mi muovevo nella sala buia. Meno male che eravamo in quattro gatti. Poi, ho iniziato a masturbarmi. E la donna in ultima fila, dannazione, si è accorta eccome. Sono riuscito a scamparla per un pelo.
*
Quindi, nonostante tutto, sarei una meraviglia. E di Dio, per giunta! Che cos’è una meraviglia? Di meraviglioso conosco solo la poesia. Non ho mai pensato a me, in tal modo. Dio, poi… Con Nostro Signore ho sempre avuto un rapporto sinusoidale. Sono un uomo di grande fede, al punto tale che sono arrivato fino a bestemmiare. Aveva ragione don Ugo, a milleottocento metri, nel dirmi, sorridendo, che non è nient’altro che una giaculatoria. Dovrei imparare a lamentarmi un po’ meno. Comunque sia ‒ tempo, medicine, famiglia, amori, amici, lavoro, cura, passioni, destino ‒ aiutano eccome. La cosa più importante però è il destino. Voglio dire: vivere il tuo destino secondo destino. Essere voluti dal destino. E nient’altro. Poi, c’è lei. Lei, chi? La mia voce silenziosa. Perché, silenziosa? Perché la sento solo io. E non è che la sento sempre. Ogni tanto bussa, e mi parla. Per esempio, arriva all’improvviso come adesso e mi dice: ‒ Che fai, G?
Chi sei?
‒ Come, chi sono? Lo sai chi sono, G.
Dimmelo tu.
‒ Sono venuta a ricordarti che sei mio. Non ti sbarazzi di me.
E così com’è venuta, svanisce. Che sia la malattia, la mia ombra, o persino la coscienza, non saprei dire. Però c’è, e a volte mi fa compagnia. Anzi. So cos’è! È la voce di tutte le persone care che ho perso. A turno bussano, inaspettatamente. E io, follemente, ascolto la loro voce. Come una foresta di farfalle danza nel grido siderale della cascata.
Giorgio Anelli
*In copertina: Luca Longhi, “La dama e l’unicorno” (possibile ritratto di Giulia Farnese)
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tempestainmare · 2 years
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Sono la Regina
Napoli. 42°
Regina Bianca tu sei la MIGLIORE.
Finalmente il tuo regno si sta compiendo. Che te ne fai del signore? E adesso che faccio?
Da bambine, quando avete abbracciato la fede, vi hanno spiegato proprio tutto o siete state anarchiche anche nella parola?
Fatto è che sei proprio una Regina.
Settembre non tarderà ad arrivare, e con lui SOLO numeri UNO.
Cosa è accaduto?
Giovedì.
Cara VV, siamo noi. Li abbiamo fregati tutti. Altro che festa tropicale. Letto e ciao ciao.
Caro trio F., abbiamo fregato chi? Stiamo parlando la stessa lingua? Sai com'è, per strada converti per non dire altro. Non vorrei fraintendere. A me cosa dovrebbe interessare se esci o meno la sera? C'è una cosa o meglio una parola sempre presente nel tuo vocabolario. Cercala e troverai l'oro.
Cara VV, mi hai scoperto???
Lucio caro, che ti serve? Scoperto cosa? L'acheraggio? Lo fate tutti. Come le girl, tutte REGINE. Quante nazionalità in una sola stanza?
Fatto è che le femmine sono proprio un bel guaio. Cit.
Il dramma. L'USCITA SERALE.
Giusto, uno di NOI dice che la vita è di chi la sceglie.
Ti rispondo, quale diritto avete voi oggi di scegliere per NOI?
Noi chi?
Venerdì è fede al dito, non ve la scordate. Faccio quella del sud. 1 euro dal cinese. 2 dal marocchino sulla spiaggia. 6 euro argento gioielleriA.
Serata in spiaggia.
ceretta gambe FATTO
ceretta inguine FATTO
unghie laccate FATTO
parrucchiere FATTO
make up DA ULTIMARE
leggins tema galaxy FATTO (#dechatlon);
galaxy smart-phone FATTO
tacco bianco o rosso?
L'AMORE è anche questo, avere sempre (mai) tutto sotto controllo.
#prozac
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barbaradallidro · 2 years
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come resina mi immobilizzo
profumo di notti calde e giorni ventosi
sento la corteccia ruvida tra le braccia
è color argento quando viene baciata dalla luna
lacrime di fauno dal cielo inchiostro
sono i tronchi snelli della pineta
pennellate dense di colori ad olio
sono gli aghi caduti dalle chiome
come angeli dalle nuvole
unghie graffiate dalle pigne scoppiate
ora a terra sono piccoli simulacri
lì a seminare speranze di nuove vite
guardo il nero e il blu
la notte e il cielo non possono divorare la luce nel bosco
chiome di nereidi dal vicino mare
portano stelle e lune
sapore di more mature e foglie di mirto
come la serpe al sole io al mare
𝑩𝒂𝒓𝒃𝒂𝒓𝒂 𝑫𝒂𝒍𝒍’𝑰𝒅𝒓𝒐
𝑰 𝑷𝒐𝒆𝒕𝒊 𝒅𝒊 𝑽𝒊𝒂 𝑴𝒓𝒈𝒖𝒕𝒕𝒂
𝑫𝒂𝒏𝒕𝒆𝒃𝒖𝒔 𝑬𝒅𝒊𝒛𝒊𝒐𝒏𝒊
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lasoffittadiste · 3 years
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minamazzini83 · 3 years
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la sigaretta ha finito di consumarsi.
ritorno a letto.
è piena notte, e fisso il soffitto.
sono le 3, ho fame.
prendo una merendina dalla dispensa.
mi guardo allo specchio.
sono enorme.
voglio svuotarmi.
trattengo il respiro e mi tengo lontana dal bagno.
il mio sguardo si perde in quell'oggetto color argento splendete poggiato sulla scrivania.
stingo forte i pugni finchè le unghie non lasciano il segno sul palmo delle mani.
i pensieri assalgono la mia testa.
chiudo gli occhi.
mi sveglio.
mi bruciano i polsi.
l'ho fatto.
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giovannaconcordiaus · 5 years
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laurafrezzato · 6 years
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Con la nuova stagione alle porte sentiamo il bisogno di ripartire concedendoci delle coccole private, quasi intime, che ci fanno sentire delle pittrici per dipingere il nostro viso e le nostre unghie con le ultime novità dell’autunno.
Deep Infinity – Dr. Hauschka
  Deep Infinity, espressione di consapevolezza gioiosa, fresca ­e raffinata, per una molteplicità di creazioni e di combinazioni differenti. Quattro referenze in edizione limitata per un autunno ricco di luce e di fascino.
Si passa dal turchese brillante, passando per il blu notte scintillante, il rosa e finendo con il grigio chiaro: questi sono i colori che caratterizzano la collezione Deep Infinity, composta da quattro prodotti must-have di stagione, 100% naturali e bio, ricchi di estratti pregiati e cere naturali.
  L’antillide ha proprietà cicatrizzanti, dermopurificante, dermoprotettivo, astringente, antiinfiammatoria, l’olio di nocciolo di albicocca e l’olio di jojoba hanno funzioni idratanti, nutrienti e protettive. L’amamelide è ottima contro le scottature e riduce le macchie della pelle, mente la cotogna è famose per le sue azioni antiossidanti, antiallergiche, antimicrobiche e antinfiammotorie. Infine la cera candelilla e la cera di rosa hanno proprietà emollienti e aiutano a rendere i prodotti waterproof.
Inoltre sono arricchiti da seta pura polverizzata.
Makeup artist tips&tricks
Con un pennello conico sfumate l’azzurro pastello e il taupe nella piega dell’occhio, successivamente applicate il color petrolio negli angoli dell’occhio sfumandolo quasi a formare uno smokey eyes, ma lasciando il centro della palpebra mobile nudo dove poi andremo a picchiettare il rosa con un pennello a lingua di gatto. 
Per concludere il makeup occhi  applichiamo il Volume Mascara turchese  che apre lo sguardo e lo intensifica, creando un’allure ricca di gioia e di freschezza.
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Stendiamo con un pennello kabuki la crema rigenerante illuminante con pigmenti minerali ad azione correttiva, a base di estratto di Trifoglio rosso, Bryophyllum ed Equiseto, intensamente vivificanti che stimolano l’idratazione della pelle, mentre i pregiati oli vegetali di Avocado e di Oliva favoriscono la sua capacità di rigenerazione, la nutrono e la proteggono.
Possiamo mixare la crema con l’Illuminating Fluid, delicatamente lucente, per donare al viso uno splendore unico; infine stendiamo il Lip Crayon nella tonalità rose wood, dalla texture cremosa che lascia le labbra morbide e setose.
Apepazza by Eleonora Pedron
Entity usa lancia l’innovativo ENTITY® Hybrid Gel Lacquer #smaltodieci per dare voce alla brillante personalità di tutte le donne. Tra lo smalto classico e lo smalto semipermanente arriva la tecnologia ibrida che si asciuga all’aria e dona una lucentezza esclusiva fino a dieci giorni. Flessibile, elegante e versatile è il perfetto alleato delle donne moderne che osano raccontarsi.
In questo universo di brillante coraggio che #smaltodieci incontra la personalità della Capsule Collection APEPAZZA firmata da Eleonora Pedron, attrice, showgirl ed ex Miss Italia, per l’estate 2019.
La magia delle creazioni glamour & chic si riflette sulle unghie e racconta storie di avventure brillanti.
“Il progetto con Apepazza – racconta Eleonora – è nato piano piano, dettaglio dopo dettaglio, ed è stato curato nei minimi particolari. Il risultato è un prodotto complesso, grintoso, elegante e raffinato che mi rappresenta totalmente”.
Le tonalità sono 6.
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“Holo-glam it up” / Argento glitter sottili;
“Elegant edge” / Viola iridescente;
“Finishing touch” / Bronzo shimmer;
“Contemporary couture” / Argento metallic;
“Graphic & girlish white” / Shimmer trasparente;
“Mini skirt maroon” / Viola shimmer.
    Per una manicure al top inizia con la base coat, che protegge le unghie naturali e permette la perfetta adesione del colore. Rinforza le unghie fragili che si sfaldano, le preserva dalle aggressioni e corregge otticamente le piccole imperfezioni.
Dopo aver steso il vostro colore preferito stendete due strati sottili di Color Couture Gel che farà resistere lo smalto fino a 10 giorni e infine applicate il top coat che uniforma e perfeziona la stesura, proteggendo dalle sbeccature ed esaltando la lucentezza dello smalto.
La collezione è disponibile in esclusiva da Panzeri Diffusion S.r.l. e in tutti i saloni hair care e nei centri estetici autorizzati.
XOXO
Laura
NOVITÁ – DR. HAUSCHKA E APEPAZZA Con la nuova stagione alle porte sentiamo il bisogno di ripartire concedendoci delle coccole private, quasi intime, che ci fanno sentire delle pittrici per dipingere il nostro viso e le nostre unghie con le ultime novità dell'autunno.
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sciatu · 6 years
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GIOIELLI PADIGLIONE IN CORALLO SICILIANO - PALERMO
Fiaba piccina piccina
Ti regalerò un potente amuleto sotto forma di un piccolo gioiello, rosso corallo, nero lava, con oro bianco e giallo. Quando scenderà la notte sul più bello la sua magia si libererà dal corallo e lentamente, amabilmente, sottile come un profumo di gelsomino, come il sorriso di un bambino, salirà nella tua testa e con il tocco della primavera che conterrà, la pulirà da tutti quei pensieri strani che come tarli marrani divorano la tua gioia e seminerà il sorriso facendo inaridire e nel nulla seppellire le tue insicurezze, quelle che oscurano le tue bellezze, il non vederti, il non capirti, il non saperti, il non volerti, insomma tutto quello che uccide l’animo tuo quando non ride ed in un angolo buio si nasconde e piange lentamente, lacrime scure come veleno di serpente. Non avrai più timore di raccontarti e vedrai che nel parlare tutti i dubbi che avrai sfioriranno, tutte le tue paure appassiranno, resterai solo tu, con le tue ali da cigno, senza che la tua anima possa più giudicarti con cattiveria, e non saprai più odiarti, o cercarti negli occhi altrui che ti guardano severi e bui, con astio mal celato, con il loro giudizio avvelenato che ti ha sempre condannato. Sarai un'altra primavera, il canto dello scricciolo al mattino, il sorriso di un cherubino, il danzar nell’acqua di un delfino. Nell’amuleto metterò anche della nera lava di vulcano così che la sua cenere toccando la tua pelle, uccida le tue paure e nel cuor ti faccia nascere le stelle, non avrai più paura a stare sola, mai più paura a dire parola, si scioglierà la tua prigione di solitudine, la tua perenne inquietudine e inutile troverai lo star da parte nascosta, il mondo sentirai chiamarti, il sole al sorgere parlarti e per le strade di questo mondo non più osceno, tutti ti daranno un sorriso sereno; il mondo ti porterà mille regali ognuno bellissimo e di gusto, dentro di te ognuno nel posto giusto lo conserverai e a chi ami lo ridarai. Vi sarà nell’amuleto delle lacrime di luna, dalle sembianze di argento, preziose come la vita, leggere come il vento. La loro magia darà forza all’anima tua e non dovrai più chiedere aiuto per quello che vorrai, non dovrai più cambiare il corpo tuo, basta con il dimagrire e con il seno troppo magro o troppo pieno, basta con questo sedere che non puoi vedere, perfetta diventerai come già sei, come sempre sarai, così ti amerai, i tuoi difetti accetterai perché unica diverrai per chi ti ama, per chi ti vuole, per chi com’adesso per te ricama parole. Le lacrime della luna ti faranno sentire le insicurezze degli altri il loro sentirsi come te non amati, non desiderati e per questo puniti e cacciati. Tu saprai che tutto questo è sbagliato, che ogni farfalla è un bruco disperato, deluso e annoiato, ma rinasce sempre bella e perfetta, nel tempo più appropriato, nel modo più impensato, d’improvviso il mondo non sarà più una giungla di noia, la bilancia non sarà più importante, tutti gli esami finiranno, non avrai più fame delle tue unghie o vergogna per il tuo sedere. Tu sarai quella che sei sempre stata ma più sicura, più amata perché l’amuleto che ti avrò donato, ogni tuo silenzio avrà cacciato, ogni lacrima ti asciugherà, e l’amore, ti donerà.
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