Tumgik
#virulenta
ciroa46 · 5 months
Text
LA CULTURA VIRAL Y VIRULENTA
Viral es un término omnipresente en nuestra cultura, que se encuentra hoy enfocada a la viralidad: el éxito y casi siempre el valor de un contenido, de un hecho, de un meme y hasta de una persona, está definido por que logra alcanzar y demostrar que se propaga y difunde en forma masiva. Se sabe que lo viral está emparentado con los virus y esto es interesante y significativo, pues lo viral en la…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
donuts4evry1 · 1 year
Text
Tumblr media
Fun fact:
The M. virulenta differs from other jellies in the Tamoyidae and Atlantidae families with the presence of "horns" on their pedalia ^-^
I find it quite cute, so I gave Katsuo some horns to wear :)
14 notes · View notes
bocadosdefilosofia · 1 year
Text
Tumblr media
«Ahora bien, la verdadera misión del método dialéctico consiste en demoler todos los conceptos adquiridos y cristalizados para impedir su momificación —la cual es debida a la incapacidad para captar las totalidades en movimiento— y también en tener en cuenta simultáneamente los conjuntos y sus partes. Por esta razón la dialéctica, para dar fruto, deberá ser esencialmente antidogmática, es decir, deberá eliminar toda toma de posición filosófica o científica previa. La dialéctica virulenta y fiel a su vocación, no puede ser ascendente ni descendente, ni las dos cosas a la vez. No pude conducir a la salvación ni a la desesperación, ni a la primera a través de esta última.»
Georges Gurvitch: Dialéctica y sociología. Alianza Editorial, págs. 20-21. Madrid, 1992
TGO
@bocadosdefilosofia
@dias-de-la-ira-1
3 notes · View notes
gregor-samsung · 5 months
Text
" Il fascismo non era, come credevano i liberali, una parentesi, una malattia pur grave ma non mortale, bensì l'esplosione virulenta di mali endemici dello sviluppo della società italiana (la mancata Riforma, il Risorgimento rivoluzione fallita, il trasformismo della classe dirigente dopo l'Unità, la prima rivoluzione industriale avvenuta a vantaggio del Nord e a danno del Sud), e di vizi cronici del popolo italiano (cinismo, indifferenza, «o Francia o Spagna purché si magna», e prima di tutto il proprio «particulare»): anche Rosselli avrebbe ripetuto il giudizio di Gobetti, per cui il fascismo è stato «l'autobiografia di una nazione che rinuncia alla lotta politica, che ha il culto dell'unanimità, che rifugge dall'eresia, che sogna il trionfo della facilità, della fiducia e dell'entusiasmo».* Ma non era neppure, come credevano i comunisti, un momento necessario e finale del grande conflitto storico tra la borghesia nell'ultima fase imperialistica e il proletariato nella sua prima fase rivoluzionaria, bensì l'espressione catastrofica e insieme irrazionale di una grande crisi di civiltà, in cui non soltanto l'Italia e la Germania ma tutto il mondo civile era stato coinvolto. Se solo un fatto rivoluzionario poteva mettere fine al fascismo, questo fatto doveva dar vita a un regime diverso tanto dalla democrazia liberale prefascista quanto dal comunismo sovietico. Questo fatto rivoluzionario era la Resistenza, purché fosse intesa non come guerra di liberazione nazionale e neppure come guerra di classe, ma come guerra popolare attraverso cui avviene non soltanto lo scardinamento del regime prefascista a cominciare dall'istituto monarchico, ma anche la rigenerazione di un popolo oppresso da secoli di governi di rapina: come guerra politica (non soltanto militare o civile) che, proprio in quanto guerra politica, avrebbe addestrato il popolo alla nuova democrazia. Uno dei compiti in cui si riconobbero la maggior parte dei gruppi che parteciparono alla Resistenza sotto l'insegna del Partito d'Azione fu quello della trasformazione della guerra di liberazione nazionale in «rivoluzione democratica», o altrimenti lo sbocco della Resistenza in una nuova società in cui fossero poste le premesse per l'attuazione di una «democrazia integrale». "
*Carlo Rosselli, Socialismo liberale, Torino, 1979, p. 117.
---------
Norberto Bobbio, Profilo ideologico del Novecento italiano, Garzanti (collana gli elefanti / saggi), 1990, pp. 183-184.
29 notes · View notes
scotianostra · 16 days
Text
Tumblr media Tumblr media
Benjamin Bell was born in Dumfries on 6th September 1749, the eldest surviving child in a family of 15 children.
His family owned Blacket House in Middlebie Parish (Dumfriesshire), which Bell was later to sell to fund the education of himself and his family. He became an apprentice to a surgeon in Dumfries, before moving to Edinburgh in 1766 to study medicine at the University there under the tutelage of Alexander Monro, Joseph Black and John Hope.
He went on to visit London and Paris shortly after becoming a Fellow of the Royal College of Surgeons in Edinburgh. After two years, he returned and worked in Edinburgh Royal Infirmary for 29 years and grew wealthy from private practice. Towards the end of the 18th Century, he published several important medical works.
Bell suffered an accident which ended his medical career and took up farming at Liberton. He bought the lands of Newington in 1803 and was responsible for the development of the area. building Newington House for himself just before his death. Although this house was demolished in 1966, the streets around where it lay include Blacket Avenue and Middleby Street named after the Dumfriesshire localities of Bell's youth.
Bell's son, George, commissioned architect James Gillespie Grahamto prepare plans for housing and the subdivision of the land into plots.
Benjamin Bell is considered by many to have been the first Scottish scientific surgeon. This reputation was based largely on his influential textbook A System of Surgery. He can be regarded as a 'scientific' surgeon because of his rational thought processes which are apparent in his treatises, particularly his Treatise on Gonorrhoea virulenta and Lues venerea (1793).[13] Another treatise, The Theory and Management of Ulcers, was first published in 1778 and is still considered one of the classics of 18th-century physiology.
Bell was the great-grandfather of another surgeon Dr Joseph Bell who inspired Arthur Conan Doyle.
Benjamin Bell died at Newington House on 5th April 1806 and iis buried with other family members, including his wife Grizzel Hamilton, in the south-east corner of Canongate Churchyard in Edinburgh.
6 notes · View notes
arcobalengo · 1 year
Text
7 agosto 1962, con un cablogramma “confidenziale” inviato al Ministero dell’Energia, il Regno Unito viene informato di una conversazione tra un pezzo grosso dell’industria petrolifera ed Enrico Mattei in cui il fondatore dell’ENI dice:
"Ci ho messo sette anni per portare il Governo verso una “apertura a sinistra”. Posso dirti che ce ne vorranno meno di sette per far uscire l’Italia dalla NATO e metterla alla testa dei paesi neutrali".
A Londra sono preoccupati, Mattei è visto come “un manager tosto e un uomo potente e pericoloso […] nelle condizioni di fare gran bene o gran male all'Italia".  Un leader quindi, che col suo incoraggiare i paesi più poveri all’autarchia energetica minaccia direttamente gli interessi del cartello anglo-americano delle multinazionali del petrolio e del colonialismo britannico in Maghreb e Medio Oriente.
Al ministero dell'Energia non perdono tempo e scrivono al Foreign Office: "L'Eni sta diventando una crescente minaccia agli interessi britannici. Ma non dal punto di vista commerciale [...] La minaccia dell'Eni si sviluppa, in molte parti del mondo, nell'infondere una sfiducia latente nei confronti delle compagnie petrolifere occidentali".
Il ministero degli Esteri di Sua Maestà informa l’intelligence: “Fino a che punto l'Eni dipende dal petrolio russo? il problema della virulenta propaganda di Mattei contro l'imperialismo e contro le compagnie petrolifere?"
81 giorni dopo quel cablogramma Enrico Mattei viene ucciso in un attentato.
Era il 27 ottobre 1962. Regnante Elisabetta II di Windsor.
Ma voi continuate pure.
Antonio di Siena
66 notes · View notes
josemanuellopezgarcia · 5 months
Text
2 notes · View notes
misslouder · 9 months
Text
[Sherliam!mermaid] La maldición de las aguas negras. Sherliam/LongFic
Tumblr media Tumblr media
Estoy trabajando en un futuro sherliam, ambientado en el mundo de las sirenas.
Primer avance:
Entre el público, con su mirada escarlata y sus pies ardiendo como si pisara vidrios, mantuvo la compostura. Sabía de la ingenuidad de la creencia de las sirenas en querer hacerse con un alma que ofrecía el amor humano era algo ya algo inexistente desde que la bruja del mar maldijo su linaje el día de su muerte. Las sirenas ya no deseaban a los humanos como algo etéreo y hermoso. Encontraron la vileza en sus actos y la maldad en su curiosidad, que los hizo volverse enemigos haciendo que las aguas se turbaran en virulentas tormentas que se tragaban los barcos.
Ellos también podían devorarlos. Era un precio a pagar, pero no equivalía al numeroso deceso de las sirenas ahora que aquellas bestias con pies sabían de su existencia.
¿Dónde comenzó aquella guerra entre el mar y la tierra? Pocos sabían de su historia y quienes sí, lo ven como días quiméricos que mancharon la tranquilidad. Todo comenzó hacía muchos, muchos años atrás, quizás cuando la tierra apenas se establecía, para cuando la familia real había sido sentenciada por una pequeña sirena que se convirtió en espuma de mar.
 Y aunque el amor de sus hermanas intentaron salvarla, no encontraron más que infortunio al entregar sus cabellos a la bruja, condenando a la dinastía por muchas generaciones. Pasaron de vivir trescientos años a empezar a tener fecha de caducidad más próxima. La maldición los desvigorizaba como los pétalos de una flor carcomida y no quedaba de ellos ni la espuma de mar o el polvo de la sal. Solo aguas negras que seguían contaminando su reino acuático. Un musgo burbujeante que fue su condena. No podía siquiera morir en paz. Se tomaron leyendas que pasar por aquellas redes negras era altamente letal y hasta se podían escuchar lamentos y sollozos, sin saber de dónde provenían.
Hasta que los tritones ya no se conocían como seres mitológicos, sino como una realidad patente y verificaron en lo que se convertían en morir. Al inicio fue sublime, un botín por obtener, hasta que la guerra entre ambas especies empezó a llevarse incontables vidas de ambos bandos. Los humanos deseaban hacerse con el tesoro bajo el mar y con aquellas sublimes bellezas; las sirenas querían exterminarlos por osar a tocarlos. La suspicacia que ahora también podían tener piernas empezó a crear incansables recelos sobre la autenticidad de los humanos, hasta que encontraron que las sirenas con piernas tenían la sangre de agua y no podían llorar.
Incluso ahora, el propio William podía certificar aquellos temores al sonreír entre los humanos que lo creían como uno de ellos. Solo podían saber su identidad con aquellas pruebas tan ambiguas.
Esa noche, a sabiendas del mapa del museo y todos sus accesos, provocó un incendio gracias a que ciertas cortinas reaccionaron a un polvo salitre que rápidamente escupió lenguas de fuego que devoraron todo el lugar, envolviendo a todos los presentes. Vio desde un tejado los gritos de dolor y agónicos, que solo el alivio del agua que ellos profanaban apagó el fuego dejando restos vestidos de negro, así como cuando ellos también fallecían. 
Ocurrió así con cada exhibición cuando la caza de sirenas se hizo una práctica por el mejor trofeo. Cada secuestro y asesinato terminó con las cabezas exhibidas como adornos colgantes de los hombres que osaron a tomar como premio el cuerpo de un ser marino, en representación de un castigo divino. La sangre haciendo flores escarlatas en el suelo enviaron el claro mensaje. 
Las represalias del mar eran encarnizadas y sangrientas, como los dientes de un tiburón sobre la tierna carne. Todo aquel que robaba una sirena, estaba condenado a morir sintiendo su piel calcinada y asfixiarse con humo, así como lo sentían ellos al ser arrancados de su hábitat. Ya habían sufrido por ese destino tres laboratorios de investigación y más de veinte centros de museos, subastas y ferias. Se convirtió en un hecho clandestino.
Cuando cesaron los secuestros, hubo una paz por unos doscientos años, cuando un humano se estableció como embajador con una sirena para establecer un trato de paz. Se borró de los registros toda información de las sirenas, y todo hecho que se hubiese descubierto. El musgo negro pasó a ser secreto de estado. Sin embargo, tiempo después, el decreto fue roto después que otro gobernante hambriento de poder quisiera tomar lo que no le pertenecía.
La guerra comenzó de nuevo.
Y la verdad era más simple que eso, porque William se había encargado de darle caza a cada uno de los que se atrevieron a tocar a su raza. 
Ojo por ojo, piernas versus aletas. La tierra contra el agua. 
Suena irónico, que los humanos de esa actualidad, ya desconocían la información que las sirenas de esa generación podían caminar. 
4 notes · View notes
susieporta · 1 year
Text
Occuparsi di sé
Occuparsi di sé significa solo che dobbiamo sviluppare le nostre capacità di sentire le nostre emozioni e quelle degli altri, di pensare nel modo giusto e di percepire la bellezza del mondo.
Non lasciare che nessuno assuma potere nella tua anima, ovvero che nessuno ti faccia arrabbiare, che nessuno ecciti la tua invidia, il tuo orgoglio, ti seduca, ti illuda...
Fai attenzione a come le persone che ti avvicinano fanno sorgere le tue emozioni: la collera con l'aggressione, la passione con la seduzione, l'orgoglio con la lusinga, il senso di colpa con l'accusa, la confusione con la menzogna, la paura con la minaccia, la speranza con la promessa..
Osserva bene come funziona la manipolazione.
In ultima analisi, sei sempre complice di questa manipolazione perché nessuno al di fuori di te può far nascere i tuoi sentimenti.
Potresti sempre, se non evitarli totalmente, almeno osservare il loro sorgere e il loro dissolversi senza attaccartici, senza che le tue parole e i tuoi atti obbediscano loro.
Non appena smetti di vigilare sulla tua mente, non appena ti assenti dal tuo corpo e dalla tua presenza, non appena la luce della piena coscienza non risplende più al centro della tua anima-mondo, puoi venire manipolato, e qualsiasi forza oscura può infiltrarsi nella tua vita.
Quando provi un sentimento triste (avidità, speranza, aggressività, paura, invidia, ecc.) non pensare che sia tu ad avere questa emozione.
Riconosci invece l'esistenza di un parassita emozionale.
Se rimuovi, o se neghi, o se credi, o se fuggi, o se obbedisci a questo sentimento, il meccanismo dell'assuefazione si mette in moto.
La trappola della dipendenza si chiude.
Se tenti di sbarazzarti della sofferenza, questa farà presa salda sulla tua anima.
Attenzione! si gioca tutto in una frazione di secondo.
Non appena senti la sofferenza (e anche la speranza è una forma sottile e particolarmente virulenta di sofferenza), accoglila, accettala, gustala, osservala in piena coscienza, poi lascia che se ne vada da sé. [...]
Il fine del cammino spirituale non è quello di eliminare l'incertezza, il disagio, il malessere, la sofferenza.
Questo è ciò che vuole fare l'ego.
La finalità del sentiero non è certamente quella di trovare la Verità, di avere finalmente ragione, di passare definitivamente dalla parte del «Bene».
Si tratta qui delle finalità dell'ego.
In tutte queste versioni erronee della Ricerca, paragoniamo ancora ciò che è a ciò che dovrebbe essere.
Il cammino spirituale si trasforma così facilmente nel suo contrario!
di Pierre Lévy
(filosofo francese)
da: “Il fuoco liberatore”
9 notes · View notes
flash56-chase05 · 1 year
Text
Sobre Trafalgar
Cuando hablé sobre el problema del escorbuto en los barcos y su solución, mencioné que me resultaba difícil de creer la afirmación que había hecho una profesora sobre que el descubrimiento de la «cura» por parte de los ingleses hubiese sido esencial para la victoria cuando los españoles ya la conocían en parte.
Y ahora entiendo un poco de dónde partía esa información, y cuál era el problema de la formulación. Según sus palabras, daba a entender que los españoles habían sucumbido al escorbuto y los ingleses no gracias a su «secreto».
Es obvio que, con la gran distancia que tuvieron que recorrer sus barcos, el hecho de que los ingleses tuviesen algo contra el escorbuto fue de gran ayuda.
Sin embargo, el mayor problema de los españoles no fue el escorbuto, sino la fiebre amarilla.
También llamada vómito negro, tifo americano, preto en portugués o xekik (vómito de sangre) en un manuscrito maya —puesto que se la consideraba un castigo divino para los conquistadores españoles—, es una enfermedad vírica endémica de algunos países de América del Sur y África. Los primeros casos de los que se tiene constancia en Europa son en ciudades españolas y portuguesas a principios del siglo XVIII.
El virus es transmitido mayoritariamente por la picadura de los mosquitos Aedes (variedad urbana), Heamagogus y Sabethes (selvática).
Entre los síntomas más característicos de la forma más grave —y común—, están la fiebre elevada, la ictericia (coloración amarillenta de los ojos y la mucosa), propensión a hemorragias en múltiples zonas como el paladar y el estómago, siendo estas últimas responsables de los vómitos de sangre negra y coagulada y ritmo cardiaco lento e irregular.
Juan Manuel de Aréjula fue el cirujano y químico español que escribió Breve descripción de la fiebre amarilla (1806), una de las mayores guías para luchar contra las siguientes oleadas en el resto de Europa a lo largo de la primera mitad de siglo, gracias a su experiencia en las múltiples olas de la enfermedad que atacaron Andalucía entre 1800 y 1805.
Cádiz y Sevilla sufrieron las primeras olas en 1800, y el principio de la infección se sitúa en barcos llegados desde La Habana. En el caso de Cádiz, datada de mediados de agosto, la enfermedad se propagó gracias a una serie de manifestaciones religiosas, que ocasionaron que el brote continuase hasta octubre. De los 58 mil habitantes, casi 48 mil habitantes cayeron enfermos y 41 mil sanaron.
En Sevilla aparecería en agosto, aunque se prolongaría hasta noviembre. En este caso, de los casi 80 mil habitantes, casi 76 mil quedaron afectados y 61 sanaron en esos cuatro meses.
A continuación, afectaría a Málaga entre 1803 y 1804, apareciendo la enfermedad entre julio y agosto. La epidemia se daría por terminada en diciembre de 1803, en el que, de una población de 48 mil personas, 16 mil enfermaron y 9 mil sanaron. Este brote traería consigo la expansión de la fiebre hacia el norte de Andalucía y la zona del Levante, llegando hasta Alicante y Cartagena.
A finales de junio de 1804, la enfermedad volvió mucho más virulenta, coincidiendo con una gran crisis agrícola. En agosto, tres terremotos no hicieron más que agravar una situación que se cobraría 11 mil víctimas de los 36 mil locales.
En ese año, durante los meses de verano, también aparece en Granada, Córdoba, Alicante y Cartagena. En Antequera, Montilla y Estepa no se declara por terminada hasta principios de 1805.
[Por supuesto, los doctores de la época se percataron de que la aparición de la enfermedad se daba en los meses más cálidos, pero no sería hasta 1881 que el médico y científico cubano Carlos Finlay se percataría del papel del mosquito en la transmisión. Pero no sigo con los detalles].
La batalla de Trafalgar se daría el 21 de octubre de 1805.
Ya el 4 de octubre de 1800, una serie de naves de parte de Inglaterra se habían aproximado con la intención de tomar Cádiz, pero el Gobernador le había comunicado a Nelson la situación que vivían y qué poca gloria le depararía tomar una ciudad destruida en esas circunstancias, y este había decidido desviarse.
Aun así, la tensión que conllevó para los enfermos prepararse para un posible ataque, además de la exposición de los guardias a la humedad de la noche y el atardecer; los más propicios para la picadura del mosquito, no hicieron más que facilitar las condiciones de contagio.
Al final de esa epidemia de cinco años, la tripulación española había quedado tan mermada que se tuvo que recurrir al reclutamiento forzoso, resultando en una plantilla de orígenes variopintos y poco acostumbrados al mar.
También debo añadir una curiosidad, y es que Matthew Mullan, constructor irlandés que llegaba a La Habana para diseñar el navío Santísima Trinidad según los estándares británicos —en un plan para modernizar la marina española—, murió de fiebre amarilla.
Solo había dejado delineado el navío, y se encargó a su hijo, Ignacio Mullan, y a un afamado constructor local, Pedro de Acosta, que se encargasen de su construcción.
Y huelga decir que no les salió demasiado bien.
Ni los ingleses fueron capaces de salvar el barco.
Sé que probablemente no fuese la causa principal, pero aquí solo me ocupo del factor biológico.
[Y todo esto para explicar el parrafito de Punto de fricción que narra la batalla. Muchas gracias].
6 notes · View notes
donuts4evry1 · 3 months
Text
Tumblr media
Katsuo Hiue faces
4 notes · View notes
amor-barato · 11 months
Text
Fui tomada de repente por uma virulenta vertigem de ternura, tão súbita e inesperada, que eu mal continha o ímpeto de me abrir inteira e prematura pra receber de volta aquele enorme feto.
Raduan Nassar – Um copo de cólera
2 notes · View notes
Text
Dias
10/08/2023, às 20h08min
Dias vem, dias vão e tudo que tenho é o caos de minha mente, a desordenança de meu espírito me preenche em escárnio, meu ser é o vazio que me remete ao hábito indecente de minha inclinação virulenta e depravada. Em reflexo no espelho, me vejo como Narciso em sua infâmia, busco frenético a terrível e desonesta esperança de que serei inteiro, como que completar um copo pela metade. A culpa, a única que me faz quase que desejar o escuro de minha vergonha, a mancha que varre de meu ser o mínimo de uma sanidade questionável, até a mínima serenidade de minha alma me enverga para a melancolia de meu espírito, de onde me visita memórias que ouso lançar ao mar infernal, mas mesmo este inferno me mantém com boas intenções, escravo de meu pior medo. Conheço poesias de vida, belezas tão puras e divinas que me dói a estima em conhcê-las, pois sou indigno até de vida, devolveria se pudesse, mas tudo que encontro é a pior das frustrações que essas belezas em momentos prévios de alívios e paraísos me remetem. Tento conceder a mim, ao menos, um pouco de pena, mas tudo que encontro é a mentira de meu próprio arrependimento. Aí de mim sob esta carne, aí de mim sob meu infortúnio, estes são meus e o inferno me têm, pois esta carne já emana odor fúnebre e os ossos me estremecem, em pó se esvai e me condena... Não sei mais, só Deus, mesmo Seu amor é pesado demais para mim, Lhe pediria perdão se conseguisse perdoar a mim mesmo, mas eu espero, honestamente, que me perdoe, eu apenas não sei mais, pois o fracasso me consome, minhas frustrações são como águas agitadas, me desmantelam como as ondas na praia, ergo meu braço para buscar o engano achando ser esperança, me agarro em pedras que cortam, meus pés já não sentem a sensação de estar sobre a areia, não reconhecem o chão. A mortificação de quem sou já é como um sonho, mas meu pior pesadelo é a tentativa de viver tentando.
3 notes · View notes
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Halloween Madness (16/10) - Competidores pt. 2
Celestial Dragon (Jun Zoldik)
Não deixe a máscara fofinha te enganar, por trás dela está um verdadeiro assassino enviado pelos deuses, que não irá hesitar em fazer o que for preciso para ganhar essa luta. Se eu pudesse apostar, colocaria todo o meu dinheiro nele, porque uma vez que o dragão começar a subir as escadas para a maleta dourada, será impossível impedí-lo
Encantado (Dominique LeFou)
Eu não posso acreditar no que meus olhos cansados estão vendo! Sim, senhoras e senhores, o Herói de Storydom dando a nós, pobres criaturas vis e virulentas do Castigo, um pouco de sua luz, beleza e inteligência. Ele veio para nos mostrar mais uma vez o porquê de Storydom sempre lamber suas bol... digo sempre precisar de sua incrível coragem e força.
Minotauro (Maddox Hatter)
Uma criatura mitológica, cheia de força e fúria. O grande e poderoso Minotauro pisa no Clube da Luta com sua presença imponente o bastante para espantar meia dúzia de frangos que foram tolos em acreditar que poderiam vencê-lo. Agora, no Halloween Madness, os rumores dizem que ele vai pegar a maleta e esconder em seu labirinto, para que nunca mais ninguém possa colocar a mão no prêmio
9 notes · View notes
abatelunare · 1 year
Text
Libri che vanno letti 16
Quando ho chiesto la tesi di laurea a colui che sarebbe poi diventato il mio relatore, ho proposto due autori che apprezzavo particolarmente: Antonio Delfini e Vittorio Imbriani. Il professore ha risposto che gli davo un colpo al cuore, perché anche lui amava entrambi. Mi ha consigliato di virare su Antonio Delfini e di lasciar perdere Vittorio Imbriani perché gli specialisti mi avrebbero fatto a pezzi. Io non volevo essere fatto a pezzi, così (come si evince da uno dei post precedenti) mi sono laureato su Delfini. Imbriani, però, non ho smesso di amarlo. Trovavo - e trovo tuttora - strepitoso un autore che, in pieno Verismo, si dava anima e corpo alla scrittura barocca. Per questo ho deciso di caldeggiare in questa mia modesta rubrichetta Il Vivicomburio, miscellanea di testi narrativi a dir poco fantastici nella loro virulenta e solforica irriverenza. Ovviamente è solo un esempio di quanto vi aspetta se decidete di approfondirne la conoscenza. Cosa che spero facciate.
Tumblr media
5 notes · View notes
bocadosdefilosofia · 15 days
Text
Tumblr media
«Sin embargo, no escasean los argumentos que permiten situar a Stirner como un claro precursor del anarquismo no fundacional. Entre las diversas líneas argumentales sobre las que se puede sustentar esa afirmación figuran: su análisis crítico y su virulenta denuncia de lo que califica como espectros o ideas fijas, su antiesencialismo radical que arremete contra la supuesta esencia humana que definiría al sujeto y que este debe realizar y respetar, su rechazo a lo que predetermina el quehacer y la forma de ser del individuo haciendo que persiga objetivos que son engañosos, su concepto de la insurrección contrapuesto al de la revolución, etc.»
Tomás Ibañez: Anarquismo no fundacional. Gedisa Editorial, págs. 64-65. Barcelona, 2024.
TGO
@bocadosdefilosofia
@dias-de-la-ira-1
1 note · View note