Capitolo 25 – Per Una, dieci.
“…la forza dura più a lungo del potere. E la forza viene dall’interno.
[...]Il femminile deve sostituire la dominazione con la cura, la competizione con la cooperazione, e il saccheggio del pianeta e dell’umanità con il nutrimento e il sostegno. La donna del XXI secolo può sostituire il potere con la forza. Una rivoluzione morale, se volete.”
Ece Temelkuran, La fiducia e la dignità. Dieci scelte urgenti per un presente migliore.
Il movimento del MeToo nasce nel 2017, come un hashtag che diventa virale sui social. Un’attrice, Alyssa Milano invita tutte le donne del mondo a postarlo, condividendo la propria esperienza personale sugli abusi e i sopprusi subiti da uomini, per dimostrare quanto sia naturale ed esteso il comportamento misogino. E dato che oggi, il movimento è conosciuto in tutto il mondo, possiamo farci un’idea di quanto naturalmente estesa sia la misoginia, il maschilismo e la violenza di genere.
Nel 2018 quando ancora mi trovavo a Valencia, sono state uccise 33 donne soltanto ad agosto in Spagna. Il dato letto in un altro modo significa che in un mese, ogni giorno è stata uccisa una donna.
Nel 2022 in Italia sono state uccise 120 donne, che sarebbe come dire 10 donne al mese, l’ultima in ordine cronologico è stata uccisa il 24 dicembre. Mi domando quanto ancora più impressionanti sarebbero questi dati se aggiungessimo gli accessi al Pronto Soccorso in codice Rosa avvenuti durante lo stesso anno; quanto ancora, se aggiungessimo anche le contusioni viste solo dai medici di base, dai familiari o da nessuno.
Stiamo parlando di Paesi europei, non ci stiamo domandando se sia possibile contare quante donne vengono picchiate, stuprate, violentate e uccise in Iran in questo preciso momento. In Ucraina, in Russia. Quante nei lager libici. In Eritrea, in Somalia, in Siria, in Turchia. Si potrebbe continuare così a lungo, fino a nominare ogni paese del nostro mondo finito e ovunque troveremmo un’estensione del comportamento misogino, perché come ha messo in luce il movimento MeToo, tale comportamento non è naturale ma è percepito come tale, direi piuttosto che secoli e secoli di barbarie lo hanno naturalizzato.
“[…]«Sono così stufo di dover rallentare quando cammino dietro a una donna di notte per non farla spaventare», mi ha detto un mio amico turco nel 2019. Gli altri uomini del gruppo hanno iniziato a lamentarsi animosamente di come anche loro ne avessero abbastanza di essere visti come potenziali predatori in questo mondo di MeToo. Le donne del gruppo sono rimaste in silenzio, con gli occhi spalancati, senza parole.”
A parlare è Ece Temelkuran una scrittrice, giornalista e commentatrice politica turca invisa al regime e la citazione è tratta dal suo libro La fiducia e la dignità. Dieci scelte urgenti per un presente migliore, scritto nel 2020 durante il lockdown. Come dicono titolo e sottotitolo, l’autrice prova a riappropriarsi del senso di alcune parole, scelte con molta cura e attenzione, per restituire speranza al genere umano e nel passo successivo alla citazione riportata, prova a darsi una ragione del pesante silenzio delle donne, lei compresa, seguito all’affermazione dell’amico infastidito. Forse, dice, fu colpa della confusione nel non saper scegliere da dove iniziare a rispondere agli amici. Informarli che in quel anno, non ancora terminato, in Turchia erano state uccise 474 donne? Che la maggior parte degli uomini accusati di femminicidio erano stati rilasciati perché avevano ‘espresso rammarico’?
“O con l’ineluttabile conclusione che la ragione ultima per cui gli uomini uccidono le donne sembra essere semplicemente perché possono?
[…]È troppo facile scegliere di credere che tutta la violenza contro le donne e la sua costante sottovalutazione avvenga altrove, tra i «bifolchi». In realtà, come ho capito quel giorno tra i miei amici, la violenza è ovunque e in realtà inizia nel momento in cui diciamo «Bene, allora cambiamo argomento».”
Sono d’accordo con l’autrice, le parole sono importanti. In esse si cela una saggezza infinita. Bisogna usarle bene e bisogna chiedersi spesso come usiamo le parole, e chiedersi anche come vengano usate. Bisogna dubitare di conoscerne il significato preciso. È necessario invece interrogarle spesso, indagare il loro significato nascosto dal tempo e sepolto dal loro uso presente. Con le parole costruiamo i nostri linguaggi e questi creano la nostra realtà, la modificano, la plasmano. Per questo considero molto importanti le questioni di inclusività nel linguaggio, non sono soltanto mere dispute accademiche, un linguaggio inclusivo è il valore di una cultura, di un popolo.
Se importante è il modo di esprimersi, allo stesso modo sono importanti gli argomenti di cui si parla e della violenza sulle donne si parla ancora oggi, purtroppo, con troppa diffusa retorica e spesso le oratrici sono le donne stesse.
Durante la Giornata Internazionale della Donna è stato diffuso alla radio, il risultato di un sondaggio che chiedeva agli uomini italiani se pensassero che la violenza di genere li riguardasse. Il 78% ha risposto di no, non si sentivano minimamente inclusi nell’argomento. Durante la stessa settimana mi è capitato di ascoltare altre due notizie una delle quali, data al radiogiornale della sera. Si informava il popolo italiano che un personaggio famoso, over 80, era diventato padre di un bambino dato alla luce dalla compagna, poco più che ventenne. Tralascio qualsiasi considerazione sul fatto che una notizia come questa venga data durante il radiogiornale di rai2 e passo alla seconda notizia che ho ascoltato. Riguardava un noto personaggio politico, famoso per le sue battute offensive nei confronti delle donne, anche lui over 80. Il conduttore del programma informava gli ascoltatori che alla fine della loro storia, ognuna delle sue giovani ex fidanzate, aveva ricevuto in regalo dal politico, un magnifico appartamento in zone centrali delle città di Roma o di Milano. La voce alla radio ironizzava sul fatto che si fosse sparsa la voce tra le modelle, che per avere un bell’appartamento bastava fidanzarsi per qualche tempo con il suddetto politico.
Penso davvero che l’amore non abbia età e non risenta di lontananze di tempo o di spazio, ma ascoltando queste due storie, mi sono posta la stessa domanda che mi posi quando lo stalker mi disse che mi spiava e mi stalkerizzava per amore, mi chiesi “Chi ama cosa?”.
In queste storie c’è qualcosa che, in modi differenti, mostra un medesimo comportamento maschile, del quale non si parla, perché non riguarda l’altrove dei bifolchi, riguarda uomini dei quali celebriamo il successo, prendiamo a modello le loro storie, quelle di chi si è fatto da solo e ha raggiunto ricchezza e fama grazie alle sue individualissime ed eccezionali doti, di chi ha raggiunto quel potere che fa sentire invincibile, eternamente giovane e totipotente. Parliamo di loro e il loro successo è promosso a modello da imitare, o da sposare.
Non parliamo dei peggiori aspetti (distruzione, opportunismo e presunzione) di quello che Ece Temelkuran definisce Maschio Radicale e del quale rintraccia rappresentanti in tutto il mondo, parliamo del comportamento naturalmente esteso.
“[…]Il maschio radicale non può sopportare nulla di fluttuante, che si tratti di genere o di fiumi; tutto deve essere fisso perché possa sentirsi sicuro. Tutte le irregolarità devono essere rese uniformi. Ciò che minaccia sia il corpo delle donne sia la Terra è lo stesso motto del Maschio Radicale: potere significa rompere, governare significa controllare, esistere significa possedere.”
Comunicare significa manipolare, amare significa dominare, intimità significa predazione, condivisione significa denaro.
Quando i Maschi Radicali sono ben nascosti tra i grandi dell’economia, della politica, dell’informazione, della cultura e dello spettacolo, è difficile che si parli di una storia alla quale nessuno crederebbe. Oppure che dopo dieci, forse quindici anni di processo, finirebbe con un’assoluzione completa perché il fatto non sussiste.
Per ogni donna che accetta un potere maschilista abusante ci sono altre dieci donne che perdono, in senso metaforico e letterale, la loro vita nel silenzio. Per ogni donna che ride per la battuta sessista del proprio marito o compagno, ce ne saranno altre dieci costrette a subire quella battuta sul proprio corpo. Per ogni donna che accetta di essere mostrata come un trofeo dal proprio partner, ce ne saranno dieci brutalmente trattate come oggetti. Per ogni donna che si ritiene soddisfatta di aver meritato, con la propria dedizione e pazienza incondizionata, di diventare sposa di un uomo che questo voleva, ce ne saranno altre dieci che saranno costrette al matrimonio. Per ogni donna che accetta di considerare il successo, inteso quale lusso e fama mediatica, come la forma giusta indicata dagli uomini, ci saranno altre dieci donne per le quali poter vivere una vita tranquilla, sarà l’unica forma di successo a cui aspireranno. Per ogni donna che raggiunta una posizione di responsabilità, usa il suo potere ripetendo dinamiche clientelari maschiliste, ce ne saranno altre dieci che nel buio, silenziosamente lavoreranno, preparando la cultura del secolo che verrà.
Roma 12 marzo 2023 h: 2.25 p.m. – 13 marzo 2023 h: 7.00 p.m.
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YO TAMBIÉN...
Yo también hay noches que me acuesto sin desmaquillar, hay días que no me levantaría. Yo también hay días que no desayuno bien, que me echo el café con leche por encima y salgo corriendo. Que mis desayunos no son ni continentales ni franceses, ni siquiera medio decentes. Y también he dicho que iba de camino cuando aún estaba por arreglar, es verdad, salgo sin peinar.Y también me da miedo la oscuridad y el desamor, el fracaso y la desesperanza. Y también me hago un ovillo cuando todo huele a tormenta.
Pero también lucho, como tú, cada día, por ser feliz, por no perder ilusiones, por ponerme sombreros y no sentirme rara por la calle.
Yo también lucho por no dejar de luchar, por no dejar de sentir, por no dejar de escribir.
Y por lograr mirar al espejo y poder decir: “Bien por ti, pequeña”.
ciaopesce.
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