Tumgik
watercolorlu · 6 years
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A crazy day in Copenhagen
A crazy day in Copenhagen
Italiano giù – italian below
In my hands I held the paper cup with my still-boiling white tea, waiting for it to cool off a little so I could drink it and warm myself from the cold wind while waiting for the train. It was about eleven o’clock in the evening when I began my journey to the Danish capital, another northern city erased from the wish list. Although the train was a “night train” the…
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watercolorlu · 6 years
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(Italiano sotto – Italian below)
5 november 2018
  Winter has arrived but autumn is struggling to stay a little longer in the Swedish countryside, in its forests, in its small towns and on the shores of the lakes. The weather did not allow much that morning but I did not care, I decided to go to Sigtuna, a small town 40 km from Stockholm, the second oldest city in Sweden (980 AD). My passion / obsession with the Viking Age dragged me there by force. In the city of Sigtuna there are 150 runic stones and obviously I wanted to look for them and take pictures of them, like a little child with a treasure map I ventured through those little streets, through the woods and along the promenade in search of those wonderful historical sources. Before playing the treasure hunt I went to visit the main church, St. Mary, where they were finishing Sunday Mass and even though I am not a believer, I took the book of songs and the brochure of the celebration and tried to follow. Taking a trip means completely immersing oneself in the culture of a place and therefore also participating in religious rites and that’s what I did last Sunday. Here the religion is Protestant and I must say that the ceremony is much prettier than Catholic, there are many songs and a lot of music and despite the coldness that can be imagined and that sometimes is present in the local people, in church is created a comfortable environment made of smiles. It was not my only mass here in Sweden, so I rely on different experiences and not only on the one described above. The small church with candles was typical of Nordic architecture, surrounded by an ancient cemetery. Walking and exploring, I headed for the ruins of two medieval churches, one of which was unfortunately undergoing restoration so I could not admire it in all respects. The other ruins were those of the church of St.Lars which also contain an ancient runic stone dating back to the 11th-12th centuries. Runic stones were erected by relatives to commemorate their dead and often found on roadsides or to delimit a perimeter. In addition to the names of those who have died, the names of those who commissioned the work are also engraved. To go around the small town it takes about half an hour on foot and while I was heading towards the shores of the lake a few flakes of snow began to fall, and the mist covered the horizon and the surrounding islands.
The museum is a small wooden house on the main road, housing some rune stone and objects found during excavations such as coins, bone combs and jewels. If you continue to walk along this narrow road you will arrive in the city center where all the typical shops and cafes welcome tourists. The snow began to fall louder but lasted a few minutes, enough to give the time to the sun go out and to the fog for leave. I came back on the trail of the runes for a while and got to the forest that surrounds the city, on a hill from where you can also admire the great Lake Mälaren, home to many ancient Swedish historical sites. The winter was felt a lot but after this nice trip out of town I came home and I heated up with a nice tea and a wool blanket.
LucreziaB.
5 novembre 2018
L’inverno è arrivato ma l’autunno lotta per restare ancora un po’ nella campagna svedese, nelle sue foreste, nelle sue piccole cittadine e sulle rive dei laghi. Il tempo non permetteva molto quella mattina ma non mi importava, avevo deciso di andare a Sigtuna, una piccola città a 40 km da Stoccolma, la seconda città più antica della Svezia (980 d.C.). La mia passione/ossessione per l’Era Vichinga mi ha trascinato lì di forza. Nella città di Sigtuna ci sono 150 pietre runiche e ovviamente io ho voluto cercarle e fotografarle, come una bambina con una mappa del tesoro mi sono avventurata per quelle piccole stradine, per il bosco e per il lungomare alla ricerca di quelle meravigliose fonti storiche. Prima di giocare alla caccia al tesoro sono andata a visitare la chiesa principale, Santa Maria, nella quale stavano concludendo la messa della domenica e anche se non sono credente ho preso il libro dei canti e la brochure della celebrazione e ho cercato di seguire. Fare un viaggio significa immergersi completamente nella cultura di un posto e quindi anche partecipare ai riti religiosi ed è quello che ho fatto la scorsa domenica. Qui la religione è quella protestante e devo dire che la cerimonia è molto più carina di quella cattolica, vi sono molti canti e molta musica e nonostante la freddezza che si può immaginare e che alle volte è presente nelle persone del posto, in chiesa si crea un ambiente confortevole e fatto di sorrisi. Non è stata la mia unica messa qui in Svezia, per cui mi baso su diverse esperienze e non solo su quella descritta sopra. La chiesa piccolina e costellata di candele è tipica dell’architettura nordica, circondata da un antico cimitero. Passeggiando ed esplorando mi sono diretta verso le rovine di due chiese medievali, delle quali una era purtroppo in restauro per cui non ho potuto ammirarla in tutto e per tutto. Le altre rovine erano quelle della chiesa di St.Lars che custodiscono anche un’antica pietra runica risalente, come la chiesa, al XI-XII secolo. Le pietre runiche venivano erette dai parenti per commemorare i loro defunti e spesso si trovano ai bordi delle strade o per delimitare un perimetro. Oltre ai nomi dei cari trapassati sono incisi anche i nomi di chi ha commissionato l’opera. Per fare il giro della piccola cittadina si impiega circa una mezzoretta a piedi e nel mentre mi dirigevo verso le rive del lago qualche fiocco di neve cominciava a cadere, e la foschia copriva l’orizzonte e le isole circostanti. Il museo è una piccola casetta di legno sulla strada principale, ospita qualche pietra runica e oggetti ritrovati durante gli scavi come monete, pettini di osso e gioielli. Se si continua a camminare lungo questa stretta strada si arriva nel centro della città dove tutti i negozi tipici e i caffè accolgono i turisti. La neve ha cominciato a scendere più forte ma è durata qualche minuto, quanto bastava per dare al sole il tempo di riuscire e alla foschia di andarsene. Sono tornata sulle tracce delle rune ancora per un po’ e sono arrivata alla foresta che circonda la città, su una collina da dove si può ammirare anche il grande Lago Mälaren, sede di molti antichi siti storici svedesi. L’inverno si è fatto sentire parecchio ma dopo questa bella gita fuori porta sono tornata a casa e mi sono riscaldata con un bel tè e una coperta di lana. LucreziaB.
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Sigtuna, a small viking town (Italiano sotto - Italian below) 5 november 2018 Winter has arrived but autumn is struggling to stay a little longer in the Swedish countryside, in its forests, in its small towns and on the shores of the lakes.
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watercolorlu · 6 years
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L'autunno è una stagione felice.
L’autunno è una stagione felice.
12 ottobre 2018
Ricordo ancora i pomeriggi all’asilo quando, in questo periodo dell’anno, utilizzavamo le foglie e le castagne per i lavoretti. Uno semplice e divertente era mettere una foglia sotto il cartoncino e passarci sopra un pastello a cera in modo che rimanesse impressa la forma della foglia stessa e di tutte le sue venature, o ancora incollavamo tutte le foglie su un cartone e la…
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watercolorlu · 6 years
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E’ sulle rive del fiume Fyrisån, nella contea di Uppsala che sorge questa piccola cittadina svedese, sede della più antica università della Scandinavia e luogo di nascita del naturalista Carlo Linneo.
In un sabato di fine estate ho preso il primo pendeltåg –l’equivalente dei nostri treni regionali italiani a livello di tratte- e sono andata a visitare questa piccola bellezza nordica, affascinata dalla storia e dalla cultura che vi si trovano.
Uppsala dista circa un’ora in treno da Stoccolma per cui è molto facile raggiungerla, e si visita in giornata perché è davvero piccola, l’unica cosa a cui prestare attenzione sono gli orari dei luoghi che si vogliono visitare in quanto i musei e i luoghi turistici chiudono tutti intorno alle 17.00. Per fortuna a me è andata bene perché nonostante fossi partita tardi la mattina (dato che io non programmo mai le giornate) sono riuscita a visitare tutti i luoghi in cui volevo andare.
Ho attraversato la via principale e sono arrivata alla piazza principale dove, date le elezioni, vi erano molti stand di diversi partiti politici. Ho cercato di orientarmi un attimo ma non è stato difficile in quanto le attrazioni sono una vicino all’altra e si può benissimo fare un percorso ad anello partendo dalla stazione dei treni.
Il centro è molto carino, le case sono tutte bassine, colorate e spesso con decorazioni in legno così come i negozi che ridanno molto allo stile nordico del countryside. Dalla piazza poi basta girare a sinistra per ritrovarsi sul lungofiume che è per me il posto più bello di Uppsala, pieno di verde e di fiori, giochi d’acqua e soprattutto la cattedrale che si slancia verso il cielo e osserva tutta la città. Ma della cattedrale parlerò tra un po’, prima di andare li mi sono diretta al giardino botanico di Linneo (http://www.botan.uu.se/vara-tradgardar/linnetradgarden/), il primo giardino botanico in Svezia e in cui ci sono circa 1300 specie di fiori e piante. E’ usato dall’Università di Uppsala per le ricerche. E’ molto carino e non molto costoso, inoltre si può visitare la casa della famiglia Linneo, con il suo studio e il suo materiale scientifico.
Andando avanti sul mio percorso, ho attraversato un paio di parchi (la città è totalmente immersa nel verde) e ho cercato di camminare il più possibile vicino all’acqua prima di addentrarmi per dirigermi verso il Gustavianum (https://www.gustavianum.uu.se/), che si trova esattamente di fronte alla cattedrale, che ho lasciato come dessert.
Il Gustavianum che altro non è che il museo dell’Università di Uppsala. Dopo la cattedrale è stato il luogo più bello che ho visitato in questa città. Nel Gustavianum ci sono diverse collezioni a partire dagli Egizi e dalle civiltà del Mediterraneo classico fino al medioevo con i miei adorati Vichinghi. Le mostre sono piccole ma curate bene, potete anche ammirare una mummia. Inoltre ci sono due sale dedicate alla storia dell’università e a tutte le ricerche che vi sono state fatte più un’antica aula di anatomia.
Dopo essermi divertita al museo come una bimba ho attraversato la strada per entrare finalmente nella famosa cattedrale di Uppsala. La più grande cattedrale dell’Europa settentrionale, in stile gotico e con guglie alte 119m. Descriverne la bellezza architettonica è quasi impossibile, può essere benissimo paragonata a Notre Dame a Parigi. Le volte a crociera sui soffitti altissimi, le vetrate in piombo colorate, i vari spazi in cui riposano diversi personaggi importanti della storia svedese. Ho scattato qualche foto ma non rendono l’idea di ciò che è in realtà.
Dopo lo stupore infinito e il collo perennemente volto all’insù sono uscita dalla cattedrale e ho passeggiato per il Carolina Park e sono salita fino al castello che a mio parere non è un granché, ma solo perché io preferisco le cose antiche, o meglio vecchie. Da quando sono in Svezia ho visitato circa tre castelli e molti altri ne ho visti dal vivo per cui questa volta ho deciso di non entrate e di godermi il panorama sui giardini reali e sulla città che si da qui si può ammirare dall’alto dato che il castello di trova su una collina che domina Uppsala.
Mentre tornavo verso il centro mi sono fermata a prendere un gelato al caramello e una mou gigante in uno dei famosi negozi di caramelle svedesi, giusto per assaporare un po’ meglio la giornata.
Sicuramente tornerò ad Uppsala per andare a Gamla Uppsala (vecchia Uppsala) dove ci sono gli scavi archeologici e il museo dedicato ai miei adorati uomini del nord.
Alla prossima avventura 😉
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LucreziaB.
  Uppsala-una città ricca di storia E’ sulle rive del fiume Fyrisån, nella contea di Uppsala che sorge questa piccola cittadina svedese, sede della più antica università della Scandinavia e luogo di nascita del naturalista Carlo Linneo.
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watercolorlu · 6 years
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Oslo 2018
Oslo, una nuova bandierina sul mio planisfero personale. Erano anni che sognavo di visitarla, come tutti i paesi nordici del resto, e finalmente ci sono riuscita. Sono in Svezia da sette mesi ormai e non volevo perdere l’occasione ora che potevo coglierla al volo. Così ho deciso di passare un weekend nella capitale norvegese.
Devo ammettere che preferisco Stoccolma, per molte cose, ma Oslo ha…
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watercolorlu · 6 years
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Skansen, un museo a cielo aperto
Skansen, un museo a cielo aperto
12 luglio 2018
Come ogni weekend anche in quello passato ho scelto un luogo della città da visitare. Questa volta è toccato a “Skansen”, il museo all’aperto di Stoccolma. Il parco è stato fondato da Artur Hazelius nel 1891 per preservare usi e costumi della Svezia. Il museo, che ospita anche uno zoo, si trova sull’isola di Djurgården e occupa una vasta area, infatti per visitarlo necessita almeno…
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watercolorlu · 6 years
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Il vento fa volare via uno dei tovaglioli azzurri dal tavolo e l’odore dei fiori mischiato a quello delle pietanze si diffonde nell’aria. Festeggiamo l’estate e l’arrivo dei parenti dall’America con una cena tutta svedese, salmone e asparagi al forno, aringhe di vario tipo, toast con salsa skagenröra, succo di mela e vino rosso, quest’ultimo italiano però. La tavolata preparata accuratamente dalla mia famiglia ospitante è decorata da tovagliette in finto merletto e diamanti di plastica, come centrotavola un vaso di rose gialle. E’ una di quelle perfette sere d’estate in cui la temperatura non è né troppo alta né troppo bassa e nell’aria di respirano tutti i profumi del mondo.
Durante la cena parliamo di cosa fare nel weekend e ci raccontiamo diversi aneddoti, mi rendo conto che la lingua non è più un ostacolo come lo era inizialmente, ma che riesco ad affrontare in modo sciolto anche discorsi più impegnativi. Sono contenta, il giardino è un bel posto per fare questi tipi di eventi e mi sento a mio agio. Viaggiare e vivere in un posto non è solo andare in giro ad esplorare posti, ma anche conoscerne la cultura, le tradizioni, partecipare ad eventi e a celebrazioni. Tra poco si festeggerà “Midsummer”, o per meglio dire il solstizio d’estate e qui in Svezia è un evento molto importante e io sono molto curiosa di vedere come sarà. E’ un vera e propria festa, i negozi e le attività sono chiusi e le persone lo prendono come un giorno di ferie.
La serata continua tra un bicchiere di vino, chiacchiere in svedese e in inglese e presto arriva il momento del dolce, oltre alle fragole e al gelato c’è una sorta di cheesecacke tipica del posto e usata in occasioni come questa, gli svedesi la chiamano appunto Ostkaka (torta al formaggio). Data la mia intolleranza al lattosio mi accontento del gelato laktosfrit con le fragole, anche perché mi sento abbastanza sazia.
Anche la mattina dopo ci ritroviamo a far colazione in giardino con muffin, kanelbulle e chockladbollar. Tutte cose buonissime e supercaloriche accompagnate da latte, succo di frutta o caffè. Ora c’è il sole ma non è molto caldo, il vento continua a soffiare e noi decidiamo di andare a farci una passeggiata al centro, diretti alla meravigliosa Gamla Stan. Drottingatan, la via principale per lo shopping è affollatissima  e diversi artisti di strada mostrano le loro creazioni o si esibiscono attirando piccoli gruppi di persone. Ci sono anche i veneratori di Krishna che ballano per le strade e cantano rallegrando il corso.
Arrivando a Gamla Stan ci sediamo per rinfrescarci, a un bar molto carino e vintage nella piazza principale. Scopro poco dopo che il locale dove siamo da il guadagnato in beneficenza alle cause cittadine e per l’ennesima volta penso che la Svezia mi ha sorpresa.
Le casette colorate di questo quartiere sono troppo suggestive e viene voglia di dipingere, infatti poco più in là un’artista fa degli schizzi della piazza ed io come una bimba rimango incantata a guardare.
L’estate è a malapena cominciata e io ho voglia di fare mille attività e di vedere mille posti, e allo stesso tempo non vedo l’ora che arrivi Natale per vedere come viene festeggiato da queste parti, ho sempre desiderato passare il Natale in Scandinavia, tra omini di pan di zenzero, lanterne e casette di marzapane.
LucreziaB.
Weekend svedese tra tradizioni cultura. Il vento fa volare via uno dei tovaglioli azzurri dal tavolo e l’odore dei fiori mischiato a quello delle pietanze si diffonde nell’aria.
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watercolorlu · 6 years
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Valkommen Sommar
12 maggio 2018
Sembra che in Svezia l’estate sia arrivata in largo anticipo, il sole splende a lungo e forte accompagnato da un venticello a volte fresco, che ristora, a volte caldo e afoso, il termometro segna costantemente ormai dai 23 ai 27 gradi. Le strade pullulano di persone, i bambini riempiono i parchi con i loro vestitini colorati e i loro gridolini felici, e i primi turisti gironzolano…
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watercolorlu · 6 years
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Odori di casa.
24 aprile 2018 L’odore del fiammifero appena spento mi ricorda l’odore della legna che bruciava nella stufa a casa dei miei nonni, durante i bui pomeriggi d’inverno, quando ero bambina. Mi riporta alla memoria l’esatta sequenza di azioni che mio nonno compieva ogni volta che controllava il fuoco o rimetteva la legna tra le fiamme affievolite “Stai attenta, non ti ci avvicinare” mi diceva ogni…
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watercolorlu · 6 years
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what about love?
8 aprile 2018 Alla fine ci ritroviamo sempre a parlare d’amore. Ci incontriamo nei caffè, ordiniamo bicchieri di vino e tazze di tè, e dopo aver parlato di cosa è successo nei giorni scorsi, del lavoro, della casa per alcuni minuti, cominciamo a parlare d’amore, di amori passati, di amori attuali, di quanto dolore provoca l’amore. Ieri ho incontrato due amiche in un caffè molto carino, con…
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watercolorlu · 6 years
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3 aprile 2018
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Dopo un po’ che si vive in una grande città, per dipiù al centro, circondati quotidianamente da palazzi alti, strade trafficate, orde di persone, rumori, si ha bisogno di evadere un po’, per prendere una boccata d’aria, per sentirsi liberi e vedere cosa c’è oltre le mura. Mi sono accorta di quanto avessi bisogno di uscire dalla città solo nel momento in cui ho preso il treno e mi sono ritrovata nelle pianure desolate e alberate della Svezia.
Siamo nel periodo di Pasqua e solo oggi le mie giornate sono tornate più o meno alla normalità, dopo un weekend sfrenato, passato a visitare luoghi e a meravigliarmi di quanto sia bello il mondo. Dopo essermi seduta e aver fatto un lungo respiro ho iniziato a mettere i tic sulla lista dei desideri realizzati in questi tre giorni e mi sento molto soddisfatta, il mio sogno sta prendendo piano piano sempre più forma.
Venerdì, primo giorno di festa e pranzo di Pasqua, anche se in realtà a Pasqua mancavano due giorni. Io e la mia host-family siamo partiti per Norrköping, piccola cittadina a sud-est di Stoccolma, per andare a trovare la figlia maggiore della mia host-mom e festeggiare il suo fidanzamento avvenuto in concomitanza alla Pasqua.
Il viaggio in treno è stato qualcosa di meraviglioso. Partiamo dal presupposto che io adoro viaggiare in treno e quindi questo dà già vantaggio alla situazione, ma il punto qui è che ho avuto il privilegio di ammirare paesaggi davvero bellissimi che fino al giorno prima non credevo nemmeno potessero esistere nella realtà. Uno dei miei desideri era quello di vedere la foresta svedese, luogo che tutti descrivono essere magico e mozzafiato. Durante l’andata, in pieno giorno, ho notato che appena si esce dalla città, anche di poco, la foresta è a portata di mano, abbondante e generosa, verde e fitta. Mi ero concentrata a scrivere sul mio diario di viaggio, e quando ho alzato la testa un momento per cercare le parole giuste mi sono ritrovata di fronte così tanta bellezza. Una zolla di fredda terra ancora innevata era ricoperta generosamente da alberi alti, verdi e fitti. In quel preciso istante, in cui mi sono accorta di quel paesaggio che mi circondava, il mio respiro si è bloccato e le lacrime mi sono salite agli occhi, troppa era la felicità. Ma la cosa più bella è accaduta al ritorno. Saranno state circa le 19.30 e in cielo c’era uno dei tramonti più belli della mia vita. Il sole, al centro del cielo, era una grande palla arancione, un tuorlo d’uovo che illuminava con centinaia di sfumature tutto il paesaggio circostante, cani correvano sulla neve, le casette di legno ocra e rosse erano illuminate da piccole lanterne e i cavalli si riposavano dopo la lunga giornata, ruminando annoiati un po’ di fieno. Il sole filtrava attraverso gli alberi e io ho pianto. Ho pianto a singhiozzi, per tutta quella bellezza, ho pianto di gratitudine. E’ stata forse la prima emozione davvero forte che questo luogo mi ha donato da quando sono qui. Ho sentito una pace e una felicità interiore davvero forti.
La cittadina di Norrköping è semplice e quieta, mi ha ricordato un po’ quelle cittadine di mare italiane nel periodo invernale, calme, con gli autobus vuoti e il vento tra le palme. Qui le palme non ci sono ma in compenso la città era addobbata di uova di Pasqua e piume, tipiche degli addobbi primaverili in Svezia. Dopo un pranzo a base di salmone, salmone e ancora salmone abbiamo trascorso un calmo pomeriggio in famiglia.
Sabato, altro desiderio da spuntare nella mia lista: ho visitato l’Ikea più grande del mondo. Per chi non lo sa, io sono una patita dei mobili Ikea e del design svedese, per cui per me era un must andare. E’ stato più stancante di una scalata in montagna, sono tornata a casa esausta e con appena la forza di respirare ma felice. Come i bambini al Luna Park, con il giocattolo vinto dal papà al tiro a segno.
E così arriviamo al giorno di Pasqua e al giorno di Pasquetta. La mia host-family ha organizzato una mini crociera alle Isole Åland, un gruppo di isole appartenenti alla Finlandia che si trovano nel Mar Baltico, poco distanti dalla Svezia. Nel pomeriggio di domenica quindi siamo partiti tutti da Stoccolma alla volta delle Åland, con una nave della Viking Line, per poi tornare il lunedì pomeriggio. Un giro intorno all’arcipelago di Stoccolma, un po’ di mare aperto e un giro intorno alle Isole finlandesi. Gli svedesi di solito vanno su queste navi per divertirsi, bere e mangiare senza spendere troppo e passare del tempo con la propria famiglia. La crociera non è il tipo di vacanza che preferisco però devo dire che non mi è dispiaciuto. Le Isole Åland non sono un granché, ci sono piccoli gruppi di case e sono ricoperte da vegetazione, magari in estate hanno un altro aspetto ma ora, con il tempo cupo e freddo, non sono il massimo. L’aspetto più bello di questa mini vacanza è stato vedere l’arcipelago di Stoccolma, una meraviglia. Tante isolette con case di legno e barche circondate dalla foresta, qualcosa che ti fa venir voglia di prendere e trasferirti lì. Quelle casette, tutte curate e tinteggiate a dovere fanno pensare a quelle storie di vecchi marinai brontoloni che abitano soli in riva al mare e raccontano storie di tesori nascosti mentre fumano una grossa pipa. Mentre tornavamo verso la capitale svedese, il sole illuminava tutto questo, il mare scuro e le isole verdeggianti con gli alberi a pelo dell’acqua.
Venti minuti circa, prima dell’attracco a Stoccolma, la città si mostrava in tutto il suo splendore, Gamla Stan con le sue case colorate, il parco giochi con le sue alte montagne russe, le chiese e le loro guglie e le navi ancorate sulle sponde delle isole. Mi sono sorpresa di me stessa, quando vedendo tutto questo sentivo di essere contenta di essere tornata, come se fossi felice di tornare a casa. Non è un posto che ancora sento casa mia, e non so se lo sentirò mai ma ero felice e Stoccolma vista dal mare era bellissima. Una donna tutta in ghingheri pronta per il primo appuntamento.
LucreziaB.
Mar Baltico e tramonti svedesi 3 aprile 2018 Dopo un po’ che si vive in una grande città, per dipiù al centro, circondati quotidianamente da palazzi alti, strade trafficate, orde di persone, rumori, si ha bisogno di evadere un po’, per prendere una boccata d’aria, per sentirsi liberi e vedere cosa c’è oltre le mura.
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watercolorlu · 6 years
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3 aprile 2018
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Dopo un po’ che si vive in una grande città, per dipiù al centro, circondati quotidianamente da palazzi alti, strade trafficate, orde di persone, rumori, si ha bisogno di evadere un po’, per prendere una boccata d’aria, per sentirsi liberi e vedere cosa c’è oltre le mura. Mi sono accorta di quanto avessi bisogno di uscire dalla città solo nel momento in cui ho preso il treno e mi sono ritrovata nelle pianure desolate e alberate della Svezia.
Siamo nel periodo di Pasqua e solo oggi le mie giornate sono tornate più o meno alla normalità, dopo un weekend sfrenato, passato a visitare luoghi e a meravigliarmi di quanto sia bello il mondo. Dopo essermi seduta e aver fatto un lungo respiro ho iniziato a mettere i tic sulla lista dei desideri realizzati in questi tre giorni e mi sento molto soddisfatta, il mio sogno sta prendendo piano piano sempre più forma.
Venerdì, primo giorno di festa e pranzo di Pasqua, anche se in realtà a Pasqua mancavano due giorni. Io e la mia host-family siamo partiti per Norrköping, piccola cittadina a sud-est di Stoccolma, per andare a trovare la figlia maggiore della mia host-mom e festeggiare il suo fidanzamento avvenuto in concomitanza alla Pasqua.
Il viaggio in treno è stato qualcosa di meraviglioso. Partiamo dal presupposto che io adoro viaggiare in treno e quindi questo dà già vantaggio alla situazione, ma il punto qui è che ho avuto il privilegio di ammirare paesaggi davvero bellissimi che fino al giorno prima non credevo nemmeno potessero esistere nella realtà. Uno dei miei desideri era quello di vedere la foresta svedese, luogo che tutti descrivono essere magico e mozzafiato. Durante l’andata, in pieno giorno, ho notato che appena si esce dalla città, anche di poco, la foresta è a portata di mano, abbondante e generosa, verde e fitta. Mi ero concentrata a scrivere sul mio diario di viaggio, e quando ho alzato la testa un momento per cercare le parole giuste mi sono ritrovata di fronte così tanta bellezza. Una zolla di fredda terra ancora innevata era ricoperta generosamente da alberi alti, verdi e fitti. In quel preciso istante, in cui mi sono accorta di quel paesaggio che mi circondava, il mio respiro si è bloccato e le lacrime mi sono salite agli occhi, troppa era la felicità. Ma la cosa più bella è accaduta al ritorno. Saranno state circa le 19.30 e in cielo c’era uno dei tramonti più belli della mia vita. Il sole, al centro del cielo, era una grande palla arancione, un tuorlo d’uovo che illuminava con centinaia di sfumature tutto il paesaggio circostante, cani correvano sulla neve, le casette di legno ocra e rosse erano illuminate da piccole lanterne e i cavalli si riposavano dopo la lunga giornata, ruminando annoiati un po’ di fieno. Il sole filtrava attraverso gli alberi e io ho pianto. Ho pianto a singhiozzi, per tutta quella bellezza, ho pianto di gratitudine. E’ stata forse la prima emozione davvero forte che questo luogo mi ha donato da quando sono qui. Ho sentito una pace e una felicità interiore davvero forti.
La cittadina di Norrköping è semplice e quieta, mi ha ricordato un po’ quelle cittadine di mare italiane nel periodo invernale, calme, con gli autobus vuoti e il vento tra le palme. Qui le palme non ci sono ma in compenso la città era addobbata di uova di Pasqua e piume, tipiche degli addobbi primaverili in Svezia. Dopo un pranzo a base di salmone, salmone e ancora salmone abbiamo trascorso un calmo pomeriggio in famiglia.
Sabato, altro desiderio da spuntare nella mia lista: ho visitato l’Ikea più grande del mondo. Per chi non lo sa, io sono una patita dei mobili Ikea e del design svedese, per cui per me era un must andare. E’ stato più stancante di una scalata in montagna, sono tornata a casa esausta e con appena la forza di respirare ma felice. Come i bambini al Luna Park, con il giocattolo vinto dal papà al tiro a segno.
E così arriviamo al giorno di Pasqua e al giorno di Pasquetta. La mia host-family ha organizzato una mini crociera alle Isole Åland, un gruppo di isole appartenenti alla Finlandia che si trovano nel Mar Baltico, poco distanti dalla Svezia. Nel pomeriggio di domenica quindi siamo partiti tutti da Stoccolma alla volta delle Åland, con una nave della Viking Line, per poi tornare il lunedì pomeriggio. Un giro intorno all’arcipelago di Stoccolma, un po’ di mare aperto e un giro intorno alle Isole finlandesi. Gli svedesi di solito vanno su queste navi per divertirsi, bere e mangiare senza spendere troppo e passare del tempo con la propria famiglia. La crociera non è il tipo di vacanza che preferisco però devo dire che non mi è dispiaciuto. Le Isole Åland non sono un granché, ci sono piccoli gruppi di case e sono ricoperte da vegetazione, magari in estate hanno un altro aspetto ma ora, con il tempo cupo e freddo, non sono il massimo. L’aspetto più bello di questa mini vacanza è stato vedere l’arcipelago di Stoccolma, una meraviglia. Tante isolette con case di legno e barche circondate dalla foresta, qualcosa che ti fa venir voglia di prendere e trasferirti lì. Quelle casette, tutte curate e tinteggiate a dovere fanno pensare a quelle storie di vecchi marinai brontoloni che abitano soli in riva al mare e raccontano storie di tesori nascosti mentre fumano una grossa pipa. Mentre tornavamo verso la capitale svedese, il sole illuminava tutto questo, il mare scuro e le isole verdeggianti con gli alberi a pelo dell’acqua.
Venti minuti circa, prima dell’attracco a Stoccolma, la città si mostrava in tutto il suo splendore, Gamla Stan con le sue case colorate, il parco giochi con le sue alte montagne russe, le chiese e le loro guglie e le navi ancorate sulle sponde delle isole. Mi sono sorpresa di me stessa, quando vedendo tutto questo sentivo di essere contenta di essere tornata, come se fossi felice di tornare a casa. Non è un posto che ancora sento casa mia, e non so se lo sentirò mai ma ero felice e Stoccolma vista dal mare era bellissima. Una donna tutta in ghingheri pronta per il primo appuntamento.
LucreziaB.
Mar Baltico e tramonti svedesi 3 aprile 2018 Dopo un po’ che si vive in una grande città, per dipiù al centro, circondati quotidianamente da palazzi alti, strade trafficate, orde di persone, rumori, si ha bisogno di evadere un po’, per prendere una boccata d’aria, per sentirsi liberi e vedere cosa c’è oltre le mura.
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watercolorlu · 6 years
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La ricerca della felicità
La ricerca della felicità
15 marzo 2018 Siamo talmente impegnati a cercare di essere felici che spesso non ci accorgiamo di quanto sia a portata di mano la vera felicità. Di quanto quello che può farci stare bene è davanti ai nostri occhi o a volte proprio nelle nostre mani. Consumiamo le nostre vite cercando tutti i modi possibili per realizzare ciò che vogliamo a tutti i costi, quandoa volte avremmo solo bisogno di…
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watercolorlu · 6 years
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40 giorni insieme alla neve
40 giorni insieme alla neve
Un tè verde aromatizzato alla cannella e zenzero mi fa tornare alla mente i confetti “cannellini” che mia nonna teneva nella credenza al piano di sopra, quando ero piccola. E ogni volta che ne volevo uno prendevamo le chiavi per andare in quella vecchia sala da pranzo, aprivamo la credenza e smontavamo una delle tante bomboniere per mangiare quei deliziosi confetti. Erano una sorta di premio per…
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watercolorlu · 6 years
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Scegli chi continua a sceglierti.
Scegli chi continua a sceglierti.
Dovremmo donare il bene e le nostre attenzioni a quelle persone che ogni giorno, senza false promesse ci dedicano tutto il loro amore. Dovremmo donare le nostre energie a chi ci dona le proprie e non sprecarle per chi nemmeno ci considera, perchè quando doni energia positiva ti torna indietro, e invece di sentirti stanco e senza forze, hai più energie di quante ne avevi prima. Dovremmo dire…
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watercolorlu · 6 years
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In questo articolo, che possiamo identificare come il seguito della mia visita al Medelhavsmuseet, vi illustrerò la mostra sull’antico Egitto esposta momentaneamente al museo, arricchendola con foto ed informazioni per tutti gli appassionati di storia e archeologia.
L’antico Egitto è una delle più famose culture della storia. Faraoni, piramidi, tombe segrete e mummie hanno da sempre affascinato autori di libri, produttori e registi.Ma in realtà chi erano questi Egizi? La storia dell’Egitto è molto antica, dai primi insediamenti nella Valle del Nilo, circa 7000 anni fa, fino ai giorni nostri. L’Egitto è stato per lungo tempo governato dai faraoni e in seguito ha preso parte negli imperi come quelli persiano, romano e ottomano.
La cultura faraonica era caratterizzata da un alto conservatorismo, antiche tradizioni e modi di pensare erano presenti nelle usanze e lo furono anche nel Medioevo fino ad arrivare ad oggi.
Circa 10.000 anni fa, il Nord Africa ra una savana lussureggiante dove alcuni gruppi di persone vivevano come cacciatori e raccoglitori. Tuttavia, i cambiamenti del clima hanno condotto alla desertificazione. Intorno al 5000 a.C., vaste zone della savana erano diventate un deserto e le persone si sono spostate verso la Valle del Nilo, introducendo l’agricolturain quanto le condizioni per questa attività erano molto favorevoli; ogni estate le acque del Nilo si ritiravano e lasciavano sulle rive liquami fertili. L’agricoltura richiede una vigilanza costante,così le persone iniziarono a stabilirsi li nei paraggi. Alcuni villaggi crebbero e diventarono grandi centri politici, controllate da leader locali. Intorno al 3100 a.C.l’intera regione fu riunita sotto il governo di un unico re. Questo segna l’avvento della prima dinastia e l’inizio di una lunga generazione di faraoni. Quindi il periodo prediniastico si conclude.
La scrittura geroglifica si sviluppò rapidamente durante il periodo predinastico, le tavolette sono reperti comuni nelle tombe predinastiche. Il design delle tavolette si evolse, dalla semplice forma romboidale a forme più complesse. Il termine per i geroglifici utilizzato dagli antichi egizi era “medu netjer” (segni divini). I geroglifici rappresentavano suoni e parole ma erano anche interpretati come poteri magici. Essi venivano scritti su muri, su papiri,su ceramiche e pietre ma anche su statue e sarcofagi.
I vasi, invece, sono stati prodotti con le differenti pietre del deserto. Quelli di piccole dimensioni contenevano trucchi, olii e profumi e alcuni avevano geroglifici incisi sulle pareti. La scrittura faceva sempre più parte della sfera reale.
Figurine che rappresentano donne sono state messe in tombe o donate come offerte votive nei templi. Queste figurine avevano lo scopo di facilitare la rinascita ad una vita dopo la morte. Alcune teste delle figurine assomigliano ad animali (spesso uccelli); appartengono a un contesto divino. Mentre le donne con le armi si trovano sui vasi di ceramica predinastica. Anche le uova di struzzo erano simbolo di rinascita, alcune perline erano fatte di guscio di uovo o uova intere, a volte riccamente decorate, ed anche esse venivano poste nelle tombe.
Il re egiziano era un tramite tra il popolo e gli dei. Era sua responsabilità mantenere un equilibrio e scacciare i nemici. Il culto nei templi era anche una prerogativa del re, solo lui poteva incontrare gli dei faccia a faccia.
THUTHMOSI I (18th dinastia, nuovo regno, 1525-1516 a.C.) Egli contribuì alla restaurazione del regno d’Egitto dopo la decadenza provocata da Hyksos. Egli incorporò la Nubia nel regno d’Egitto. Moltitempli furono costruiti nel periodo di Tuthmosi ad esempio il tempio di Karnak dedicato ad Amon-Ra. Egli fu il primo ad essere sepolto nella Valle dei Re, avendo una tomba progettata dal suo architetto Ineni, scavata nella roccia così in profondita cosi che nessuno poteva sentire e ne vedere.
HATSHEPUT (18th dinastia, nuovo regno, 1502-1482 a.C.) I ruoli femminili erano molto rari in Egitto e uno di questi pochi ruoli fu ricoperto appunto dalla regina Hatsheput. Era la figlia di Thuthmosi I e sposò il suo fratellastro, Thuthmosi II, che morì pochissimo tempo dopo essere asceso al trono. Thuthmosi III era solo un bambino all’epoca per cui Hatsheput prese il suo posto. La regina guidò la maggior parte dei progetti di costruzione e commissionò edifici bellissimi come il tempio a Thebe. Ella veniva qui venerata come figlia del dio Amon. Le relazioni con i paesi confinanti erano molto pacifiche e floridi erano anche gli scambi commerciali.
IL PERIODO DI AMARNA (1372-1343 a.C.) Il dio sole aveva molta importanza nel pensiero egiziano, dall’avvento della 18esima dinastia il dio sole ebbe un ruolo prominente. Il suo culto crebbe durante il regno di Amenhotep IV, conosciuto meglio come Akhenaton, che chiamò con lo stesso nome anche la capitale. Essa fu costruita in diversi anni e con moltissimi mattoni che ne costituivano le mura.
AKHENATON, NEFERTITI E TUTANKHAMON (18th dinastia, 1372-1346 a.C.) Di Akhenaton abbiamo già parlato, ma dobbiamo ricordare che egli ebbe al suo fianco la bellissima Nefertiti, che regnò degnamente al suo fianco. La coppia però ebbe solo figlie femmine per cui il re Akhenaton sposò Kiya, da cui ebbe il famoso Tutankhamon. Egli diventò faraone quando era ancora un bambino.
SETI I (19th dinastia, nuovo regno, 1314-1304 a.C.) Seti veniva da una discendente dall’est del Delta del Nilo. Egli continuò la restaurazione dei templi cominciata nel periodo di Amarna. Anche lui commissionò la costruzione di diversi monumenti come il grande ipostilo nel tempio di Karnak. Le mura raccontano i successi miltari del re nelle campagne in Siria e in Palestina.
RAMESSES II (19th dinastia, nuovo regno, 1304-1237 a.C) Durante il suo regno, durato più di 66 anni, Ramesses condusse e capeggiò diverse campagne militari. La battaglia di Kadesh, tra Egizi e Ittiti, è una delle più importanti dell’antichità. L’esercito del faraone ebbe un eroica vittoria e fu trattata la pace tra i due popoli. Ramesses fece erigere tantissimi monumenti, egli commissionò il tempio di Abu Simbel ad esempio.
Dopo la dinastia di Ramesses l’Egitto perse numerose battaglie e venne diviso in due governi.
LA MUMMIFICAZIONE
Gli Egizi svilupparono differenti metodi di disidratare un corpo prima che esso si decomponesse. Alcuni metodi erano più semplici di altri ma nonostante ciò questa pratica si riferiva alle classi più alte della società. Inizialmente, nella parte sinistra dell’addome, veniva praticata un’incisione per rimuovere l’intestino. Le varie parti di esso venivano separate e collocate in diversi vasi, chiamati vasi canopi. Il cuore veniva estratto per poter essere poi pesato al cospetto di Osiride. Il cervello considerato parte inutile del corpo, veniva rimosso dal naso. Il corpo poi veniva fasciato con bende di lino immerse nell’olio. Tra queste bende veniva posto un amuleto che benediva il defunto e augurava una vita serena nell’oltretomba. Come accennato in precedenza, alcuni organi venivano messi nei vasi canopi, vasi che avevano il coperchio a forma di testa di animale. Il vaso con la testa di sciacallo, protetto da Duamutef, conteneva lo stomaco; quello con il babbuino, Hapi, conteneva i polmoni; la testa umana, Imsety, conteneva il fegato; infine, la testa di falco, Qebehsenuef, conteneva l’intestino.
Gli Egizi avevano un gran numro di dei, alcuni famosi e altri che esistevano solo in alcuni villaggi. Gli dei avevano forme di animali, gatto, sciacallo, coccodrillo, babbuino, falco ecc.
Per gli Egizi la morte era il passaggio dalla vita sulla terra a una nuova esistenza nei sacri campi di canneti o reame della morte. Comunque, la strada non era facile. Il testi scritti sui muri delle tombe, sui sarcofagi e sui papiri mostravano spesso il nome del defunto, la sua vita e le sue imprese. Il corpo, per cui, veniva preparato per l’occasione, per essere portato alla Corte di Osiride, la quale peserà il cuore su una bilancia che deciderà se egli potrà godere della vita eterna.
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Archeologia a Stoccolma Parte 2 (Egitto) In questo articolo, che possiamo identificare come il seguito della mia visita al Medelhavsmuseet, vi illustrerò la mostra sull'antico Egitto esposta momentaneamente al museo, arricchendola con foto ed informazioni per tutti gli appassionati di storia e archeologia.
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watercolorlu · 6 years
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Quello che andrò a scrivere in questo articolo è il resoconto della piacevole visita fatta il 10 febbraio al Medelhavsmuseet di Stoccolma. Il museo è focalizzato sulla storia e sull’archeologia del Mediterraneo e include reperti ritrovati durante la spedizione archeologica svedese avvenuta tra gli anni 20 e 30 del 900. Ho cercato di ricostruire la visita al museo attraverso le immagini e le descrizioni dei diversi reperti, facendovi anche un accenno sulla situazione storica dell’epoca. Inoltre, ho deciso di dividere il racconto in due puntate, questa sulla civiltà cipriota e la prossima sull’antico Egitto, in quanto ho avuto la fortuna di ammirare una mostra davvero molto ricca e interessante sulla civiltà egiziana appunto. Mi scuso da ora per la qualità delle foto che purtroppo è stata penalizzata dalle luci circostanti. Vi auguro una buona lettura e un buon viaggio nel tempo.
Lucrezia B.
IL SANTUARIO DI MERSINAKI
Il sito di Mersinaki è situato vicino all’antica città di Soli, sulla costa nord-ovest di Cipro. Qui la spedizione svedese ha scavato un santuario all’aperto in cui sono state ritrovate grandi sculture di terracotta, stilisticamente datate tra il 500 e il 400 a.C. I corpi cilindrici, vuoti all’interno hanno  visi che richiamano chiaramente all’arte greca-arcaica. Le statue possono essere state importante o prodotte in situ con stampi greci. Una possibile interpretazione è quella che il loro artista o il loro committente appoggiava Atene durante gli scontri con i Persiani del V sec a.C. Tuttavia, le statue sono state interpretate come offerte votive ad Apollo.
AFRODITE
Nell’VIII secolo a.C. il poeta greco Esiodo ci racconta di come sia avvenuta la nascita di Afrodite, la dea dell’amore. Secondo il mito, Kronos, figlio di Urano, sovrano dell’universo, uccise il padre e gettò i testicoli nel mare, dal quale si formò una spuma da cui nacque una fanciulla, Afrodite (Aphros, schiuma in greco).
Molto prima della comparsa di Afrodite, a Cipro era presente la dea Astarte, in Egitto vi era Iside e Ishtar era venerata in Mesopotamia. Qui abbiamo diverse figure femminili che rappresentano le offerte votive nei diversi periodi storici dell’isola di Cipro. Un tipo di queste figure femminili, appartenente all’età del bronzo, aveva un triangolo per raffigurare il pube, chiaramente marcato, e le mani poste o sopra i seni o lungo il corpo. Le tavolette in terracotta rossa e lucida possono rappresentare divinità.
  VOUNI
Vouni è il nome moderno di una rocca che sorge 268 m sopra il livello del mare, sulla costa nord-ovest di Cipro. Qui la spedizione svedese ha recuperato una palazzo reale persiano e un tempio dedicato ad Atena di V sec. A.C. Il palazzo era situato su una grande terrazza sotto il tempio e il complesso era circondato da un muro difensivo. Il palazzo è stato probabilmente costruito per consolidare il potere persiano su Cipro, dopo la sommossa fallita dai ciprioti nel 449 a.C. Esso era probabilmente la residenza estiva del re di Soli, protetto dai Persiani. Intorno al 380 a.C. il palazzo fu distrutto e mai più ricostruito. Qui vi era stato sepolto un tesoro, poi riportato alla luce, che conteneva gioielli  in oro e argento, ciotole e monete.
Il tempio di Atena, invece,  presenta due corti esterne, una più grande e una più piccola. Esso ha restituito offerte votive come statuette e un gruppo bronzeo raffigurante due leoni che attaccano un toro. Abbiamo anche una statua della dea.
PRIMA E MEDIA ETA’ DEL BRONZO A CIPRO
L’età del bronzo a Cipro iniziò intorno al 2500 a.C. Essa portò drastici cambiamenti nella cultura materiale della parte nord dell’isola. La metallurgia e il vasellame rosso lucido che sono stati ritrovati negli scavi, dimostrano che la cultura cipriota era vicina alla cultura contemporanea dell’Anatolia. Gli studiosi suppongono che qualche rifugiato proveniente dall’Anatolia si stabilì a Cipro. Questi cambiamenti sono avvenuti gradualmente, dalle valli alle pianure nord-occidentali. La cultura era però differente nelle varie zone dell’isola durante l’età del bronzo. In alcune tombe sono state ritrovate molte ceramiche rosse contenenti armi e strumenti in bronzo. Le armi raccontano una storia di lotte tra i diversi popoli dell’isola. Nel medio bronzo ( 1900-1600a.C.) i ciprioti iniziarono a sfruttare i giacimenti di rame delle montagne di Troodos e da quel momento Cipro diventò un importante esportatrice di rame, la ricchezza più importante dell’età del bronzo cipriota.
  LA FINE DELL’ETA’ DEL BRONZO
Durante l’età del bronzo tardo-cipriota (1600-1050 a.C.) il commercio con il vicino oriente fiorì come fu per la civiltà micenea in Grecia. Grazie all’archeologia sappiamo che una vita cosmopolita è stata condotta nelle importanti città cipriote. Gli studiosi ritengono che Enkomi, sulla costa orientale, dominava l’isola.
Nella tarda età del bronzo la scrittura era il cosiddetto sillabico minoico-cipriota, di cui alcuni esempi sono stati ritrovati ad Enkomi. La scrittura non è stata ancora decifrata, quindi la lingua utilizzata è sconosciuta.
Intorno al 1200 a.C. Cipro fu colpita da violenti disordini che colpirono anche il resto del Mediterraneo orientale. Le ragioni del dibattito restano poco chiare, tuttavia Cipro si riprese.
La presenza micenea a Cipro è molto evidente nei reperti archeologici, la cultura micenea si fuse con la popolazione indigena cipriota.
  A Cipro offerte votive a forma di cavalli, carrozze o cavalieri sono comuni, sono state anche ritrovate iscrizioni riguardanti Reshefis, l’equivalente di Apollo, oppure Zeus. A Cipro era venerato anche Eracle, nato probabilmente dal dio siriano Nergol, che proteggeva l’industria del rame nel nord della Siria o del dio Melqot, fenicio. L’Eracle cipriota era quindi una sorta di insieme di culture.
    RAME E GUERRA
Nell’antichità Cipro era rinomata per le sue risorse di rame,
sfruttate già nel calcolitico ma soprattutto nell’età del
Bronzo. Il rame era il primo metallo lavorato ed estratto
dall’uomo. Grazie alla lega del bronzo e al rame stesso essi
forgiavano ottime armi e corazze.
Il re Agamennone ricevette una simile armatura dal re cipriota Kinyras.
      IL SANTUARIO AD  AYIA IRINI
Il piccolo santuario rurale di Aryia Irini si trova nella Baia di Morfou sulla costa settentrionale dell’isola, tra le antiche città di Soli e Lapithos. Era in uso dal 1200 a.C. circa al I secolo a.C. con alcuni intervalli di abbandono. Molto più tardi, una piccola chiesa è stata costruita sullo stesso sito.
Il Santuario è famoso per lo spettacolare ritrovamento di circa 2000 statuette di terracotta nella loro posizione originale, scoperte nel 1929 da Erik Sjoqvist. Nel 1931 la metà dei reperti è stata spedita in Svezia con il permesso del governo coloniale britannico, l’altra metà si trova al museo cipriota di Nicosia.
La pietra sacra (Bet el) che si trova presso il Santuario di Ayia Irini appartiene a una speciale classe di pietre di culto che sono piccole, portatili e arrotondate, conosciute soprattutto nei santuari Fenici del Libano, Tunisia e Malta. Un’altra pietra sacra si trovava nel santuario di Afrodite a Paphos,  Cipro.
In Grecia , il famoso omphamos (ombelico) a Delfi aveva una pietra sacra betilica a forma di cupola, e in un santuario a Tyros, in Fenicia, lo storico Erodoto, vide un pilastro d’oro massiccio  e uno smeraldo verde che brillava di notte.
Le figure di terracotta erano presumibilmente doni al Dio o alle varie divinità, ma servivano anche come sostituti per gli adoratori, il cui status sociale è stato espresso dagli attributi e le dimensioni delle figure. Quasi tutte le figure umane raffigurano uomini: un prete di alto rango o un re, uomini di vari ranghi militari, musicisti e uomini che indossano maschere. Le figure maschili si trovavano in un semicerchio intorno all’altare.
Le sculture più grandi  e più impressionanti si trovavano direttamente davanti all’altare e alla pietra sacra. Altri formavano un semicerchio esterno. Il più grande di queste sculture rappresentano un uomo barbuto maturo che tiene in mano un coltello sacrificale o una lancia e indossa un turbante intrecciato, un modello indossato dai re ciprioti. Ci sono indicazioni che attestano che egli potrebbe essere uno dei re di Soli. Una grande scultura rappresenta un giovane adoratore che indossa un turbante e una tunica corta in stile egiziano e porta in dono una capra sacrificale.
Un certo numero di sculture di medie dimensioni, che troviamo vicino a quelle più grandi, indossano un mantello lungo e leggero, con un casco conico e metallico, tipico degli Assiri. Atri ancora portavano una spada, spesso con un bel pomo. Una scultura raffigura un uomo barbuto che trasporta un Ank (simbolo egiziano della vita), una scultura in calcare, invece, raffigura un uomo con caratteristiche africane.
Una statuetta porta una maschera di toro ed essa si trovava proprio di fronte all’altare e alla pietra sacra.
E ancora, diverse statuette raffigurano carri da guerra sontuosi trainati da cavalli con attrezzature fini e costose, guidati da un auriga e uno  o due guerrieri che hanno spesso un armatura costosa.  Un auriga ha un’acconciatura egiziana.
Tre piccoli guerrieri di bronzo sono di tipo siriano e anatolico. Le persone che li hanno dedicati agli dei devono aver goduto di uno status speciale, una si trova ai piedi dell’altare insieme alle grandi sculture, gli altri due erano sempre vicino all’altare ma uno di questi apparteneva all’età del ferro.
Diverse sono anche le figure dei cavalieri che indossano elmi che li identificano come guerrieri.
La maggior parte delle statuette sono piccole, semplici e raffigurano dei fanti. Sono barbuti e inossano caschi conici in metallo, raramente sono dotati di armi e scudi. Questi sono stati ritrovati ad est e ad ovest dell’altare.
Sono presenti piccole statuine di musicisti, con flauti e tamburi, ritrovati ai piedi dei guerrieri.
Scarabei egiziani sono stati depositati all’entrata del santuario, ma soprattutto lungo la parte anteriore della stanza del dio e al suo interno.
Il semicerchio formato dalle statuine in terracotta dà l’impressione di un raduno intorno all’altare e alla pietra sacra, come la fase finale di un rituale.
Nessuna iscrizione indica la divinità in questione ma le statuette si possono associare a una divinità associata alla natura e alla fertilità come le divinità di Astarte, Zeus, Ammon e Baal.
Nel 500 a.C. il santuario fu distrutto dallo straripamento del fiume che si trovava vicino al tempio.
IL REGNO CIPRIOTA
Durante il periodo 1050-750 a.C. la cultura cipriota cambiò. La maggior parte delle vecchie città furono abbandonate e gradualmente furono costruiti nuovi centri abitativi. Alcuni discendenti dei Micenei erano arrivati sull’isola verso la fine dell’età del bronzo e nella metà del IX secolo a.C. i Fenici arrivarono dall’odierno Libano e si stanziarono nella parte sud-est della costa. Erano commercianti e il loro interesse per Cipro era dato soprattutto dalle ricche miniere di rame. Verso la fine del IX secoloa.C. il culto della dea fenicia Astarte venne introdotto a Kition. Astarte fu in seguito identificata come dea cipriota, equivalente ad Afrodite.
Questo periodo è conosciuto come periodo geometrico perché la ceramica veniva decorata con motivi geometrici. A seguire Cipro ebbe diversi governanti, Assiri, Egizi e Persiani che influenzarono la cultura cipriota. I Persiani mantennero il loro potere fino al tempo di Alessandro Magno, in quanto le diverse lotte per spodestare il sovrano fallirono.
DAL CENTRO ALLA PERIFERIA
Quando Alessando Magno morì nel 323 a.C., il suo generale Tolomeo prese il controllo su Egitto e Cipro e quindi l’isola andò sotto il comando di Alessandria d’Egitto. In seguito, quando nel 31 a.C.Ottaviano annesse l’impero tolemaico a Roma, Cipro rimase una fonte importante, di rame, grano e legname per la cantieristica navale. I Tolomei governarono l’isola per circa 250 anni attraverso governatori e magistrati spesso greci. Questo portò ad un ellenismo di Cipro che si riversò nell’arte con lo stile ellenistico, appunto, che sostiutisce i vecchi stili ciprioti. Nel primo secolo a.C. Cipro divenne una provincia romana.
La spedizione svedese di Cipro è nota per i suoi metodi di scavo molto meticolosi. In ogni necropoli le tombe sono state numerate nell’odine in cui sono state trovate e poi sono state separatamente scavate. La necropoli di Amathus offre un esempio di questo metodo di scavo. Questa tomba è stata datata al 950-900 a.C. e conteneva un coltello di ferro e scheletri di quattro individui, insieme a diverse ceramiche. Qui i documenti inerenti la tomba.
Archeologia a Stoccolma parte 1 (Cipro e spedizione svedese) Quello che andrò a scrivere in questo articolo è il resoconto della piacevole visita fatta il 10 febbraio al Medelhavsmuseet di Stoccolma.
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