Tumgik
glipterodattilivolano · 4 months
Text
Tumblr media
Israele dice ai civili palestinesi: "Andate lì che è sicuro" e poi li bombarda.
Non ho più parole, se non un'immensa rabbia.
·
(vignetta di Fabio Magnasciutti)
2 notes · View notes
glipterodattilivolano · 4 months
Text
18-05-24 / Torino per la Palestina
Tumblr media
Free Palestine! Palestina Libera! Stop al genocidio!
3 notes · View notes
glipterodattilivolano · 4 months
Text
instagram
Da guardare fino in fondo.
1 note · View note
glipterodattilivolano · 6 months
Text
youtube
All Nylon - Indagine su cittadinə in lotta (Risuona la Resistenza) Questo brano ha partecipato al concorso "Risuona la Resistenza", concorso nato per celebrare, con nuove canzoni e musiche dedicate alla Resistenza, il sessantennale del "Concerto per la Resistenza" svoltosi il 14 ottobre del 1964 al Teatro Gobetti di Torino (più info su risuonalaresistenza.it).
"Indagine su cittadinə in lotta" è un brano in cui la voce della repressione (che è quella di Gian Maria Volonté nel film "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" del 1970) viene dapprima affiancata e infine sovrastata da quella del dissenso, della protesta e della lotta popolare. Nello specifico, accompagnato dal campione "salita trombone e voce" riecheggia un coro popolare per la libertà della Palestina ("We are all Palestinians"), mentre sostenuto da un "tema oboe" vi è un canto - che nel finale diventa coro popolare - femminista (la voce è di Ms. Isabel Floristan dal brano "A la huelga compañeras"). "Indagine su cittadinə in lotta" è un mash-up, un collage musicale in cui si vuole mettere in risalto la forza della voce popolare di lotta sopra quella della repressione. Per questo ho scelto due 'voci' (quella per la libertà del popolo palestinese e quella della lotta femminista) che recentemente abbiamo visto unirsi nelle piazze per gridare al mondo le proprie istanze di pace, giustizia e libertà.
Ringrazio per il supporto Luna a.k.a. dj Sibamba e Davide "Disi" Disarò.
1 note · View note
glipterodattilivolano · 7 months
Text
instagram
Emma Ruzzon: «Il mio intervento come presidente del consiglio delle studentesse e degli studenti alla 802esima inaugurazione dell'anno accademico di Unipd.
La storia del nostro Ateneo ci ha sempre insegnato a prendere posizione, onorando il suo motto “Universa Universis, Patavina Libertas”, come fece il rettore Concetto Marchesi. La nostra responsabilità è quella di non restare indifferenti.»
0 notes
glipterodattilivolano · 10 months
Text
Tumblr media
TRANSFEMMINISTƏ INGOVERNABILI CONTRO LA VIOLENZA PATRIARCALE! Qui trovate l'appello dal blog di Non Una Di Meno.
1 note · View note
glipterodattilivolano · 10 months
Text
instagram
STOP THE GENOCIDE!
Dal post di Gaza Freestyle Festival su Instagram: «TREGUA “OPERATIVA” NON È ABBASTANZA CESSATE IL FUOCO SU G4ZA SUBITO!
Mentre Isr4ele concede il rilascio di 150 prigionieri palestinesi e una tregua operativa di 4 giorni su G4za per il rilascio dei cittadini isr4eliani, la situazione si fa ogni giorno sempre più tragica. Le persone pal3stinesi di G4za che sono sopravvissute a 46 giorni di bombardamenti, privazione di acqua, cibo e rifugio, sono testimoni di una delle aggressioni più violente e crudeli mai viste: più di 5.300 bambini palestinesi sono stati uccisi, circa 150 al giorno, e rappresentano il 40% dei morti. 2.000 minori, e forse di più, rimangono sotto le macerie degli edifici bombardati o risultano comunque dispersi.
DICIASSETTE MILA persone, diciassette mila storie, diciassette mila vite non ci sono più, polverizzate dalla violenza omicida di uno degli eserciti militarmente più avanzati.
Ci sono tante parole da dire, ma le parole più giuste e precise sono quelle dei nostri amici e delle nostre amiche che - quando a G4za viene ripristinata la connessione - ci inviano le loro memorie chiedendoci di condividerle.
“Dite al mondo che volevamo solo vivere nella nostra Terra”, ci ha scritto Ahmed. Sarà così.
Ora più che mai, CESSATE IL FUOCO SUBITO SULLA POPOLAZIONE DI G4Za!
Locandina di @zecca_tigre»
2 notes · View notes
glipterodattilivolano · 10 months
Text
Tumblr media
Bologna, 18 novembre 2023. Palestina libera! Free Palestine! L'ultimo giorno di occupazione sarà il primo giorno di pace!
2 notes · View notes
glipterodattilivolano · 10 months
Text
Tumblr media
↬ Questa e altre goffe chincaglierie su Anatomia del Buon Umore !
0 notes
glipterodattilivolano · 11 months
Text
Tumblr media
↪ Questa e altre patetiche aporie su Anatomia del Buon Umore ↩
1 note · View note
glipterodattilivolano · 11 months
Text
Anatomia del Buon Umore (una pagina che avrebbe bisogno di presentazioni) è anche su Instagram. La potete trovare qui > https://www.instagram.com/anatomia.del.buon.umore/
Tumblr media
Oltre che qui.
Buon pomeriggio.
0 notes
glipterodattilivolano · 11 months
Text
youtube
È uscito un altro mio remix, questa volta della canzone Luglio di Riccardo Del Turco. Origliatela, se vi va :)
1 note · View note
glipterodattilivolano · 11 months
Text
Oggi a Roma
Tumblr media
5 notes · View notes
glipterodattilivolano · 11 months
Text
Israeli Apartheid for Beginners
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
23 notes · View notes
glipterodattilivolano · 11 months
Text
Da ascoltare.
1 note · View note
glipterodattilivolano · 11 months
Text
Tumblr media
Consigli per la lettura.
«Le dieci falsità su cui poggia l'oppressione della Palestina, abbattute con rigore e coraggio. Pappé ci mostra che aprire gli occhi sulla realtà e sfidare il potere è possibile, urgente e necessario.»
2 notes · View notes
glipterodattilivolano · 11 months
Text
Restiamo umani
"O la Palestina sarà libera dall'occupazione, o non sarà mai fine alla violenza"
Da un post instagram del 7 ottobre di m.giardi, che potete trovare a questo link. Nel post trovate anche alcune foto.
«Ho scritto questo testo la sera stessa, sulla strada di ritorno da Hebron. Non l'ho mai pubblicato, perché non ritengo che queste parole rendano la violenza a cui ho assistito. Sono disordinate e confuse. Le pubblico oggi, contro tutti gli equidistanti e i sostenitori della "più grande democrazia del Medio Oriente". O la Palestina sarà libera dall'occupazione, o non sarà mai fine alla violenza. Restiamo umani. LA CITTÀ FRONTIERA Hebron è l'occupazione nell'occupazione. Arriviamo in un centro città affollato, venditori di falafel ambulanti (forse il miglior falafel) e mercato della frutta. La strada è talmente affollata che la macchina non riesce a passare, si scorgono a malapena i negozi traboccanti di merce. Il vero centro di Hebron però non è quello. H1, H2. Sigle che segnano confini. Questa volta visibili tangibili. Arriviamo davanti a uno dei check-point che danno accesso al centro città, quello vero, quello colonizzato. Un groviglio di reti, filo spinato, cancelli e tornelli da cui sbucano telecamere di ultimissima generazione. Il passaggio è costante, silenzioso, normalizzato. I bambini giocano a pallone davanti al gate, gridando di aprire il cancello più grande per passare con le proprie biciclette. "Oggi i turisti non entrano" ci viene detto con il fucile puntato. In Palestina ti abitui ad avere un'arma puntata almeno una volta al giorno. La nostra guida, che quella mattina era entrata da quel check point nell'unica via accessibile ai Palestinesi, ci guarda con la faccia sgomenta: "Andiamo di là, questa è una ripicca". La normalizzazione dell'occupazione ci obbliga a fare un giro largo, per entrare dal check-point della moschea "da lì sicuramente ci faranno passare". La strada attraversa "un mercato scatoletta", chiuso da tutti i lati da reti metalliche e cancellate "dai palazzi i coloni tirano pietre e acqua bollente ai Palestinesi. Ci dobbiamo difendere". Il "mercato scatoletta" non è come quello precedente. Pur essendo nella parte storica, più di 1000 attività commerciali sono state costrette a chiudere "la gente non viene più a comprare, per paura". I coloni hanno comprato alcune delle case proprio sopra al mercato, e minacciano costantemente la popolazione palestinese. Arriviamo al check-point. Questa volta possiamo passare. È la prima volta che provo il passaggio al check-point: mi sento un privilegiato, basta il mio passaporto per evitare altre domande scomode. Ci troviamo nel centro città. Un soldato si avvicina con fare minaccioso: per quella via i Palestinesi non possono passare. "Vi aspetto dall'altra parte", ci dice la guida. Ci troviamo in un luogo deserto. "La città fantasma" la chiamano. Bandiere su bandiere. Cartelli evocativi della "grande storia ebraica". Tutto intorno silenzio, vuoto. Un colono si riposa su un dondolo. Le porte dei negozi Palestinesi sbarrati. Questo è il risultato della grande riconquista dei Coloni. Una città svuotata e presidiata. Poche decine di persone piene di odio ci vivono dentro, privando chi ci abitava prima del diritto di base: quello di camminare per strada. Valeva la pena circondarsi di centinaia di soldati, di filo spinato e telecamere, per poi vivere in una distopia? Torniamo nella parte palestinese della città. Per pochi centesimi mi mangio un felafel accompagnato dal sorriso del venditore per il mio arabo stentato. Possono tentare di appropriarsi anche di questo, ma un felafel così buono non lo faranno mai.»
3 notes · View notes