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Buonasera...cosa publica di interessante
Praticamente niente, soprattutto di interessante
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Ossitocina
Confondere l’ossitocina con la citrosodina è un attimo, persino il compilatore automatico ha le sue difficoltà a riconoscere i termini. Voi sapete di che si parla, sì? La citrosodina non è altro che idrogenocarbonato di sodio, il caro vecchio bicarbonato che le mamme accorte usano per pulire la frutta e la verdura; l’ossitocina, invece, è quell’ormone che, tra le altre cose, aumenta durante quello che delle mamme vieppiú accorte tendono a definire un amplesso coi fiocchi.
Mi capita sempre, alzarmi dopo un lungo sonno ristoratore e avere in mente questo tipo di idiozie. Ristoratore si fa per dire visto che lavoro quaranta ore la settimana, al mattino mi sveglio all’alba per preparare i miei due figli per la scuola materna, convincendoli con trucchetti e mezzucci a fare colazione, indossare abiti decorosi e non costumi di Halloween, ingannarli circa il malfunzionamento del televisore ed uscire comunque in ritardo accumulandone di ulteriore una volta arrivati e trovando all’ingresso la più cattiva delle spose di dio che mi scocca occhiate furenti, biasimandomi come madre per non essere in grado, nemmeno una volta, di consegnarle i miei figli in orario.
Il più piccolo dei miei figli ha 4 anni, credo che sia più o meno quella del suo concepimento l’ultima volta che ho fatto l’amore con qualcuno. Sembra una cosa da sfigati, e probabilmente lo è, ma trovo sia poetico che quel momento così lontano nella memoria sia stato celebrato dalla nascita di un bambino. Oddio, non per la nascita del bambino in sé, quanto, piuttosto, per il fatto che sia stato procreato con amore. Ok, divago è probabile e non sono nemmeno riuscita a spiegarmi tanto bene.
Ogni volta che mi fermo al semaforo vicino al cinema, relativamente vicino al posto dove lavoro, mi si avvicina il solito zingaro che chiede a tutti se vogliono una lavatina al vetro in cambio di qualche spicciolo. A me non lo chiede più, infatti una volta che mi riconosce passa oltre. Viviamo in una sorta di limbo di imbarazzo perché una volta che ero ferma lì, nonostante mi sbracciassi per manifestargli il diniego di pulire il mio parabrezza, lui lo fece comunque facendomi arrabbiare parecchio, poi però se ne andò senza chiedermi nemmeno una monetina, solo guardandomi come fossi pazza. Io, da allora, vorrei evitarlo perché sento, come con la suora, il suo sguardo di biasimo che mi penetra fin dentro le ossa, ma per arrivare all’ufficio non c’è nessun’altra cazzo di strada.
Spesso quando arrivo a lavoro mi sento felice, non che ci sia niente che possa rendermi tale lá dentro, ma l’idea di essere per qualche ora libera dell’impegno di dover crescere da sola i miei due marmocchi, mi alleggerisce la giornata. Purtroppo non la pensano alla stessa maniera le mie colleghe che anziché parlarmi di dio solo sa cosa, hanno come argomento principe, ogni singolo giorno che dio le mette in terra, i figli. Non che sia una cosa totalmente negativa, ogni tanto salta fuori qualche dritta utile, tipo un rimedio efficace contro la diarrea che esclude i farmaci o altre delizie del genere, però, insomma, qualche volta parlare di un libro che si è letto o del culo del tipo che ci consegna il caffè non sarebbe male.
Il padre dei bambini mi ha lasciata quando il più grande aveva un anno ed in minore era, in sintesi, appena nato o giù di lì, non che questi siano i pensieri nei quali mi crogiolo quando sono a lavoro, tutt’altro, non ci pensò quasi mai, lo raccontavo a voi solo per completezza di informazioni, tipo quando vi chiederete “com’è che non c’è un cazzo di uomo nella sua vita?” avrete già la risposta bella che pronta. Non ho ben chiaro il motivo della fine della nostra relazione, penso che fosse perché ormai si sentiva pronto per un rapporto più serio e maturo con una che ha vent’anni meno di lui, e così una sera, dopo che me li sono ritrovata avvinghiati come serpi in calore in uno dei lettini dei bambini, ha preso il coraggio a due mani e mi ha confessato di voler esplorare nuovi orizzonti, aprire un chiringuito su di una spiaggia e fare tutte quelle cose che uno di cinquant’anni è propenso a fare.
Da allora i nostri amici, per lo più miei, la mia famiglia, persino la sua, sono molto gentili e disponibili con me, probabilmente temono che possa avere un crollo per come sono andate le cose, ma obiettivamente, chi potrebbe avere un crollo per essersi levata di torno un coglione di siffatta mole?
E no, non è il risentimento che parla, io in certe cose sono piuttosto obiettiva, sono in grado di capire la differenza tra bar e chiringuito, così come tra una persona a modo è uno stronzo, è di certo una capacità che si affina con gli anni, ma l’importante è arrivarci.
Nella fretta dell’attività mattutina ho scordato, come spesso accade, il pranzo sul tavolo della cucina, il gatto ci avrà probabilmente già rovistato e, altrettanto probabilmente, avrà gettato per terra tutto perché lo urta aprire i sacchetti e trovarci dentro becchime, biologico e altre stronzate salutiste che mi sono convinta ad ingerire da un bel po’ di tempo a questa parte.
Avete notato? Sì, ora vi dico cosa avreste dovuto notare. Negli ultimi anni nel nostro paese il numero di nuovi individui vegetariani è cresciuto in maniera esponenziale ma tant’è, appena ti ritrovi con amici e parenti e li metti a parte della tua nuova scelta in termini di alimentazione saltano tutti sulla sedia e si mettono a farti le domande più disparate. Una volta mia madre mi ha chiesto se non mi sentissi in colpa nei confronti delle lumache, che quelle sí mangiano solo lattuga e io gli sto sensibilmente riducendo la materia prima del loro sostentamento a disposizione. Non sono sicura scherzasse, ma è probabile, lei è un po’ una che scherza. Quando ha saputo della storiaccia con il mio ex, mi ha chiesto se poi, andando via, s’è portato dietro anche qualche giochino per la nuova fiamma o se quantomeno i lego sono rimasti a me. Bella solidarietà da parte di una madre, prendermi per il culo così, poi si preoccupano del crollo. Ah!
Sono scesa a prendere un tramezzino al bar qui sotto, il solito che frequento da che lavoro qui, vale a dire almeno dieci anni, è da altrettanto tempo il barista, che si crede un figo e, probabilmente, in un altro pianeta lo è, mi propina complimenti stucchevoli e battute da macho con un’alternanza encomiabile e al contempo distopica. Oltretutto, voglio dire, ci vuoi provare seriamente, anche solo nell’eventualità di un frettoloso amplesso consumato nel retrobottega? Offrimi quanto meno un caffè di quando in quando, invece niente, sia mai si vedesse fallito. Cosa che, tra l’altro e per ben altri motivi, già è.
Nel pomeriggio mi ritrovo nell’area comune per un caffè con le colleghe più giovani, un po’ per sfuggire ai discorsi da nursery delle mie coetanee, un po’ per tenermi aggiornata su quello che propone la società contemporanea. Vi sto mentendo, in realtà frequento i caffè delle colleghe più giovani solo per una sorta di immaginifico vouyerismo circa le loro relazioni mordi e fuggi. Questa, se l’avete notato, e se non l’avete notato ve lo dico io, è una cosa che di solito tendono a fare le persone sposate da tempo. Amano frequentare persone più giovani e preferibilmente single per vivere, attraverso i loro racconti, quelle scappatelle che bramano ma che non si sognano di realizzare perché, poveri loro, capiscono che la famiglia che hanno costituito è più importante di una botta e via. Ogni tanto, mentre sono lì che ascolto e, nel frattempo, penso a come mi sarei comportata io nella medesima situazione, qualcuna delle young tenta di propinarmi qualche suo amico veramente brillante per un aperitivo casual e da cosa nasce cosa. Io faccio gentilmente notare che da cosa sono già nate altre due cose, ovvero i miei figli, e che non mi sento tanto propensa a frequentare baldi giovani che, questi sì, hanno il legittimo diritto di sognare di aprire un chiringuito dio solo sa dove.
È raro, nel mio lavoro, che non insorga qualche problema dell’ultimo minuto che implichi dover vedere agitarsi sotto il mio naso l’indice della suora che mi rimbrotta per essere arrivata nuovamente in ritardo a recuperare i bambini e che minacci, dovesse accadere ancora, di chiuderli fuori dal cancello come sacchi della spazzatura in attesa che un netturbino, ops, operatore ecologico pedofilo se li porti via entrambi. Alla fine è una brava donna anche se non sembra, è che sta cosa della puntualità la fa svalvolare. La capisco, anche io prima di avere una famiglia, o almeno tre quarti di essa, ero una ragazza puntuale, anzi, peggio, ero una di quelle che arrivano sempre cinque o dieci minuti prima perché “non si sa mai”, salvo sapere sempre che poi avrei dovuto attendere quaranta minuti per gli imprevisti altrui. Essere puntuali equivale alla dannazione eterna, vorrei lo capisse anche la suora, sarebbe senz’altro dalla mia con ste argomentazioni, ma chissà perché non abbiamo mai il tempo di parlarne.
Prima di tornare a casa, se i marmocchi non hanno da svolgere qualcuna delle loro duecento attività che li tengono impegnati tanto quanto il presidente degli Stati Uniti durante una crisi internazionale con tanto di ostaggi, ci fermiamo a fare un po’ di spesa. La maggior parte delle volte lascio i bambini in auto, con un baffo di finestrino aperto così che quelli della Peta non avanzino denunce, lo so che non è un comportamento da brava mamma, ma se me li portassi dietro avanzerebbero pretese sul cibo che manco Mick Jagger prima di un concerto a central park, solo che, al contrario di Jagger, anziché cocaina, mi chiederebbero tonnellate di cioccolata e merendine che una come me fa persino fatica a pronunciare tanto sono chimiche e sofisticate. Oltretutto, diciamocelo, una donna da sola in dieci minuti è in grado di acquistare, senza margine di errore alcuno, la spesa per una settimana intera mettendo in preventivo anche qualche eventuale ospite o colpo di scena tipo serata estrema con teletubbies e pop corn. Una donna che fa la spesa con due maschi, beh, le cose cambiano parecchio, vi basti sapere di quella volta che chiesi al mio ex di fermarsi al market di rientro da lavoro e di comprarmi degli assorbenti con le ali, inviandogli tanto di foto esplicativa sul cellulare. Lo vidi rientrare a casa con una confezione di quella specie di guaine che negli anni novanta, quando c’erano ancora le giacche con le spalline, giusto per fornirvi una collocazione temporale, mettevi sotto le ascelle per evitare che le camicie bianche si pezzassero con il sudore. Ragazzi io, dopo anni, sono ancora qui che mi interrogo quale buco spazio temporale abbia imboccato per riuscire a trovare in vendita quei cosi!
Quando rientro a casa dopo la spesa e con i bambini al seguito sembra sempre di vedere una di quelle scene in cui ai terremotati viene concesso di rientrare nelle loro case messe in sicurezza.
Una delle cose più divertenti da fare in casa quando hai due figli piccoli e sei l’unica adulta che può badarvi è lavarsi. Noi abbiamo ovviato al problema di chiamare un parente o una baby sitter per tenerli d’occhio mentre io, dopo anni, mi faccio una lunga, calda e rilassante doccia in solitaria, facendo un bel bagnetto insieme tutti e tre.
Altra cosa che fa di me una mamma approssimativa, forse, ma loro si divertono, mi chiedono conto ogni volta di tutti i miei ciuffetti caduti in disuso, e sono puliti, mentre io ho quello che da anni si avvicina di più ad un momento di intimità con un uomo, ovvero giocare con la loro papera galleggiante. Non siate maliziosi, non c’è alcuna volontarietà nel sedervicisi sopra, vorrei vedere voi in tre in una vasca da bagno.
Ve la ricordate la serata estrema tutta teletubbies e pop corn? È una di quelle. Ci sta, l’inizio della settimana è in salita per tutti, specie se sei un quattrenne con zero aspettative di sbocchi professionali nel tuo paese e la prospettiva di finire all’estero a campare di fagioli in scatola e lenticchie, almeno i primi mesi. Peggio per il cinquenne la cui medesima prospettiva è più prossima di almeno un annetto.
Durante uno degli avvincenti episodi di sti stura lavandini iper colorati mi messaggia mia madre, una delle poche donne della sua età coscientemente iper connesse, per chiedermi come è andata la mia giornata, se ho trovato l’uomo della mia vita e se lo zingaro del semaforo continua ad odiarmi e evitarmi. Ve l’ho detto che ha una notevole vena ironica. Le racconto a grandi linee di come sono sopravvissuta a questa jungla metropolitana senza beccarmi nemmeno una denuncia per abbandono di minore e le auguro la buonanotte. Non so cosa facciano fare a sti ragazzini alla materna, probabilmente cucire palloni per paesi più evoluti del nostro a cinquanta centesimi l’ora, il che giustificherebbe ampiamente la stanchezza che manifestano, deo gratias, la sera.
Loro sono a letto che aspettano la favola della buonanotte, solitamente un breve estratto da un libro di Raymond Queneau perché non voglio che abbiano una vita facile e, se proprio ci tengono, l’ignoranza è una cosa che si conquisteranno da soli o con l’aiuto del padre se proprio un giorno decidesse di tornare a farsi vivo, io vorrei raccontarvi ancora qualcosa e voi, certamente, bramate di sapere qualcos’altro della mia giornata, insomma, uno stallo alla messicana in piena regola. Ovviamente non occorre che vi dica chi vincerà.
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Coioni
Ho visto che hanno messo le istruzioni sulla home page di Tumblr. Sono sbarcati i leghisti anche qui?
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Necessaire da toilette #bathroom #bathroomdesign #cat #gigi #love #nofilterneeded #gidio https://www.instagram.com/nerebiglie/p/BqmZDz0hqfRiciwj82xXC5pMHoJivwZh6UCPrM0/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=16erffv8jpv8l
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Microaforismi
La disonestà riscuote ma non paga.
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Microneologismi
Ho deciso di coniare il neologismo "socialfondai". Non c'è bisogno di spiegare che tipo di persone vengono catalogate in questa parola, vero?
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Micromaratone natalizie
Sti giorni sono esausta.. tutti sti "grazie, altrettanto" mi affaticano quanto il tragitto dal divano al frigorifero
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Microrazzismi e Schiapparelli Marziani
La verità è scomoda. La verità è che la sonda Schiapparelli (che mi piacerebbe chiamare Schiappy d'ora in avanti) non s'è schiantata su Marte. Un nutrito gruppo di marziani (circa 200 secondo le forze dell'ordine, 1000mila secondo l'Ing.Cane), avendo saputo del suo prossimo arrivo, l'ha attesa alla frontiera del pianeta erigendo barricate di guano di pipistrello (sì, ci sono i pipistrelli su Marte, ma dormono a testa in su) impedendole di varcare le porte del Pianeta Rosso. I marziani, intervistati da un giornalista russo abbandonato sul pianeta da una precedente spedizione insieme alla sua cagnetta Puttina, hanno dichiarato: "preferiamo aiutare i terrestri a casa loro". Solidarietà ai terrestri è stata espressa dai Plutoniani, meridionali della nostra galassia e, notoriamente, più calorosi e accoglienti.
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Monetine
La mia lettera alla redazione de Il Secolo XIX sezione di Chiavari in merito ai parcheggi nella zona di Cavi. “Buongiorno, probabilmente avrete ricevuto altre 1000 segnalazioni, ma la coscienza civica mi impone di non farvi mancare anche la mia. Di recente è stato appaltato ad una nuova società (non so se collegata ad Apcoa) il tratto di parcheggi nella zona di Cavi. Si pensa che le novità siano foriere di progresso e buone nuove per chi le vive, ma non in questo caso. Abbiamo delle colonnine nuove di pacca, questo sì, ma a parte l'abbacinante splendore delle macchinette per la sosta, nient'altro. Lo scorso anno i turisti che si avventuravano al mare dalle nostre parti venivano "truffati" (la parola è grossa, me rendo conto, ma tant'è. Se si preferisce la si sostituisca con "tollati") da delle macchinette obsolete che, consumate dal sole, non mettevano in evidenza l'esistenza di una mistica tariffa giornaliera per agevolare la sosta e il salvataggio delle finanze familiari. Quest'anno, per tagliare la testa al toro, la tariffa giornaliera è stata Eliminata. Chi vuole andare a passare una giornata di mare a Cavi, ammesso trovi parcheggio, deve sborsare la bellezza di 12 euro per otto ore di sosta. Va bene, d'accordo, una giornata di relax al mare vale pure 12 euro, e poi io sono una parvenu quindi 12 euro li regalo volentieri a "sti pezzenti" (è scrcasmo, non mi permetterei mai di affibbiare certi termini con convinzione). Peccato che per pagare 12euro di parcheggio devo aver svuotato il frutto della questua della domenica di una delle chiese del circondario (sperando non debba parcheggiare anche per compiere quest'atto, altrimenti sono in un cul-de-sac), oppure affidarmi alla benevolenza e comprensione del giornalaio dispensatore di monetine che ha il suo chioschetto nei pressi della stazione di Cavi e che, Stranamente, durante il week end vede impennarsi l'acquisto dei quotidiani con clienti che pagano l'euro e cinquanta del Secolo XIX con banconote da 20 o 50 euro. Tutto perché "sti pezzenti" (sempre con armonico sarcasmo) non hanno pensato di contemplare, nelle sbrilluccicanti macchinette per la sosta, il pagamento con le banconote o, progresso dei progressi, roba che manco Blade Runner, il pagamento con il bancomat. E voi non pubblicate notiziole così divertenti e succulente che sollazzerebbero il palato dei lettori in spiaggia (quelli che sono riusciti a parcheggiare almeno..), e di quelli che, come me, sperano che qualcuno si accorga di sta situazione vomitevole e scandalosa e faccia qualcosa per portarla alla ribalta della cronaca locale? Confido in voi. Un'affezionata lettrice che acquista Il Secolo tutti i week end con banconote da 50euro.”
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Microanalisi dei pettegoli con chiusa che non vale per i francesi.
Quelli che hanno la pretesa di sapere ciò che accade all’interno di una coppia sono gli stessi che hanno la pretesa di sapere con quale mano una persona predilige farsi il bidè.
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MicroRitrattidiDorianGray
Dorian : «Sono giovane, ho 30 anni appena» [...] Dorian : «No, non è vero, ne ho 38».
#ritrattare#mentire#cambiareidea#opinioni#oscrawilde#wilde#gray#dorian#letteratura#cazzateformidabili
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Microuccellidelmalaugurio
Quando nei post di qualcuno leggo “Sono in paradiso”, spesso desidero che sia effettivamente così.
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Microcuorinfranti
Che bello! Che bello! Voglio anche io una rubrica di consigli del cuore! Se volete dei consigli particolari sulle vostre relazioni o presunte tali, scrivetemi °.°
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