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msilvestro · 8 months
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2023, resoconto di un viaggio
Potrei dire che l'anno passato sia stato un anno di passaggio.
Ci sono stati problemi nella mia vecchia azienda, ora lavoro per una startup americana (un ambiente completamente diverso). Comunicare esclusivamente in inglese, fare viaggi di lavoro anche all'estero, essere reperibile… sono un sacco di nuove esperienze che continueranno nell'anno nuovo.
Ho deciso di comprare casa, un processo più tortuoso del previsto - causa complicazioni burocratiche - ma che ora mi dà la soddisfazione di vivere in un alloggio tutto mio. L'anno nuovo sarà dedicato a migliorare un passo alla volta l'ambiente in cui vivo.
Da anni lavoro nel tempo libero sui videogiochi ma non mi sono mai spinto oltre il piccolo gioco da jam. Però nell'anno passato io e il mio gruppo abbiamo deciso di cimentarci in un gioco vero e proprio: ci stiamo lavorando senza fretta ma con costanza e nel prossimo anno puntiamo a pubblicarlo.
E seppur io abbia trascurato lo studio della lingua giapponese più del previsto, almeno per quanto riguarda la grammatica, la full immersion dell'anno passato è stata estremamente utile. Ho ascoltato moltissimo J-Pop (come non amare YOASOBI), visto moltissimi anime (di una qualità incredibile) e letto la toccante storia della jam maker su Satori Reader (consigliatissimo per familiarizzare con la lettura di brani giapponesi). Ora riesco a capire con molta più facilità frasi e kanji. C'è sicuramente ancora tanto lavoro da fare, ma nell'anno nuovo punto a portare il mio giapponese al prossimo livello e finalmente ad organizzare l'agognato viaggio in Giappone.
Quando ho parlato di "anno di passaggio", non volevo affatto sminuire il 2023. È stato un anno fantastico, pieno di belle esperienze e piacevoli cambiamenti. "Non è la destinazione, ma il viaggio che conta." E questo 2023 è stato un bellissimo viaggio, pieno di tappe significative che mi hanno cambiato.
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Se non c'è una scelta ovvia, nessuna delle scelte può essere veramente sbagliata
Quest'anno ero paralizzato nel fare una scelta molto importante: comprare casa o no? Avevo valutato attentamente pro e contro di entrambe le possibilità, ma non riuscivo ancora a decidere. Poi ho realizzato una cosa: e se questo volesse dire che nessuna delle scelte era particolarmente migliore dell'altra, e quindi qualsiasi cosa avessi scelto non avrei potuto sbagliare, visto che lo opzioni sembravano ugualmente valide?
Da quando ho cominciato a vedere le cose da questa prospettiva, mi sono sentito molto più tranquillo. Alla fine ho preso con serenità la scelta di comprare casa e non me ne sono affatto pentito (seppur potrebbe non essere stata la scelta ottimale). In fin dei conti, se non c'è una scelta ovvia, nessuna delle scelte può essere veramente sbagliata.
Portare i fallimenti come medaglie all'onore
Si tende a sfoggiare con orgoglio i propri successi e nascondere con vergogna i propri fallimenti. Eppure, non è pur vero che ogni successo è frutto dei numerosi fallimenti che sono venuti prima?
Ho sempre ritenuto i videogiochi un ottimo mezzo per provare concretamente alcuni concetti, in modo molto più efficace e diretto di qualsiasi altro media. Per questo, voglio parlare di tre capolavori giocati quest'anno che mi hanno fatto riflettere sui fallimenti.
Celeste. Un platformer di precisione in cui accompagniamo la protagonista Madeline nel suo viaggio di scoperta di se stessa. Forse il gioco con migliore intreccio tra meccaniche e storia che abbia mai provato: esse si rafforzano l'un l'altra in modo sorprendente. Ma un aspetto che mi ha colpito molto è il fatto che parte integrante del gioco sta nel fallire. Fallire, fallire, fallire. Eppure, il gioco è estremamente appagante. Come è possibile? Semplicemente, il fallimento è reso poco punitivo, in quanto i livelli sono molto difficili ma anche molto brevi, per cui si muore nell'arco di pochi secondi e si riprova subito dopo. Inoltre, il gioco non nasconde il numero di morti, anzi: lo mette bene in mostra, come fossero delle medaglie all'onore. Per ricordare che il numero di morti non indica quanto siamo scarsi, ma quanto abbiamo lavorato per diventare migliore e finire il livello.
Disco Elysium. Un gioco di ruolo in cui dobbiamo ricostruire i ricordi di un poliziotto ubriaco fradicio e risolvere i misteri del mondo in cui ci troviamo. La chiave del gioco sono i diversi skill check, che si basano sulle statistiche del nostro personaggio, gli oggetti posseduti e la difficoltà dell'azione che vogliamo compiere. Il tutto in classico stile D&D, con tanto di tiro di D6. Tuttavia, una cosa assolutamente geniale è che anche se fallisci, non è poi così male. Qualunque sia il risultato, la storia sarà ugualmente interessante, seppur diversa. Questo rimuove la paralisi della scelta (come sopra, se non si può sbagliare, si può stare più tranquilli) e, a livello di gameplay, rimuove la necessità del save scum (salvare compulsivamente prima degli skill check per riprovare). Ma visto che nella vita il save scum non è possibile (e nel gioco rovina l'esperienza), lasciamo che il destino vada come deve andare, accettiamo il risultato e realizziamo che potrebbe essere persino migliore di quello che pensavamo.
Hades. Un capolavoro di roguelike in cui Zagreus, figlio di Ade, deve fuggire dall'oltretomba per ritrovare sua madre. "Non c'è via di uscita." Lo sentiremo più e più volte. Ma se quindi il fallimento è davvero inevitabile, che senso ha battersi per cercare di uscire? Eppure, troveremo un sacco di tesori lungo il viaggio! Troveremo risorse per sbloccare armi e abilità, faremo nuovi amici, diventeremo più bravi. Ogni fallimento ci farà diventare migliori. Persino nella run peggiore troveremo qualcosa da portare a casa (che fossero anche solo un paio di righe di dialogo con i vari personaggi - tutti estremamente curati). Così è anche nella vita, i fallimenti sono inevitabili, ma non dobbiamo perderci d'animo.
Molti limiti li imponiamo noi stessi
Tornando ai giochi di cui ho parlato un attimo fa, prima di giocarli pensavo questo: sono una frana nei platformer e nei roguelike (e in generale, nei giochi d'azione). Eppure ho finito sia Celeste (la storia principale) che Hades (ho platinato il gioco, il che significa anche completare una run a 16 heat, senza nemmeno troppa difficoltà). Questo mi ha fatto realizzare che ero sempre stato io il mio più grande nemico. Magari la destrezza non sarà il mio forte, ma se mi impegno poche cose sono davvero al di fuori della mia portata. La perseveranza può davvero fare miracoli.
La famiglia, essere se stessi e vivere la vita appieno
Oltre a giochi indimenticabili, ho anche visto anime che mi hanno appassionato moltissimo. Nel corso dell'anno sono rimasto incredibilmente colpito da quanto io abbia visto un anime bellissimo dopo l'altro, senza perdere un colpo. Per questo, scegliere di quali parlare è stato estremamente difficile (ma quindi non posso davvero sbagliare, giusto?) e la mia scelta alla fine è ricaduta su quelli che mi hanno trasmesso qualcosa di profondo che voglio condividere.
Spy X Family. Una commedia dell'equivoco i cui protagonisti sono una famiglia molto particolare: una spia, un'assassina e una telepate. Un perfetto mix di commedia, parti commoventi e azione. I momenti che mi hanno colpito più a fondo sono quelli in cui traspare l'affetto reciproco tra i vari personaggi, realizzando come siano disposti a fare qualsiasi cosa l'uno per l'altro. L'anime mi ha fatto riflettere su quanto sia bello avere una famiglia su cui poter fare affidamento, con cui poter condividere momenti difficili e momenti belli. E non solo, che la famiglia non deve essere solo (o per forza) quella di sangue. Infatti in Spy X Family i protagonisti non hanno legami di sangue. Eppure, questo non rende la loro relazione meno valida o profonda.
Mob Psycho 100. La storia della crescita di Mob, un potente ma giovane esper. Avevo sottovaluto molto l'anime, eppure il modo in cui affronta profondi temi psicologici, quasi di sfuggita ma mai superficialmente, è notevole. Mob è diverso dagli altri, sente di aver qualcosa di sbagliato. Eppure la strada che percorrerà, e gli amici che farà nel viaggio, saranno fondamentali per fargli capire una cosa: che non c'è niente di male a essere se stessi, e che la cosa migliore da fare è diventare la versione migliore di se stessi.
Zombie 100. Akira è un lavoratore sfruttato da una black company, quando all'improvviso scoppia l'apocalisse zombie: è così che ritrova la voglia di vivere e decide di scrivere la lista di 100 cose da fare prima di diventare uno zombie. Seppur sotto le spoglie di un'apparentemente frivola commedia, anche qui i discorsi dei personaggi, a volte inaspettatamente, colpiscono dritto al cuore e fanno riflettere. Stiamo davvero vivendo appieno la nostra vita? L'anime è una riproposizione del classico "memento mori". Che non vuol dire vivi in ansia perché sai che un giorno morirai, ma vivi ogni giorno appieno in modo da non avere rimpianti. E serie come questa, senza bisogno di una vera apocalisse zombie, ce lo ricordano in modo vivido e diretto.
Titoli di coda
Spero che questi spunti siano tanto utili a te quanto lo sono stati a me nel corso di questo anno. Mentre sfilano i titoli di coda, ricordiamoci di guardare indietro all'anno passato, realizzando quanta strada abbiamo fatto e dandoci una pacca sulla spalla. Portiamoci il nostro bagaglio di esperienze, un po' più pesante, nel prossimo anno e facciamo del nostro meglio per essere la versione migliore di noi stessi e vivere appieno ogni giorno che passa.
P.S. Oltre a consigliare vivamente tutti i videogiochi e anime citati sopra, la lista di tutte le esperienze che ho vissuto quest'anno si trova qui.
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msilvestro · 2 years
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2O22
La fine dell'anno è sempre un ottimo momento per fermarsi qualche momento, guardarsi indietro e prepararsi per un nuovo inizio.
Per quanto mi riguarda, ci sono stati problemi di salute e docce fredde, riflessioni e viaggi, che hanno reso questo 2022 un anno cardine per la mia crescita personale.
Mi sono appassionato alle lingue (quest'anno ho dedicato un po' di tempo allo spagnolo e al rumeno), ho fatto un bellissimo viaggio in Romania (da visitare, è un paese stupendo), ho rallentato un po' sullo sviluppo videogiochi (ma la passione rimane) e dedicato molto tempo alla riflessione e all'introspezione.
Tra tutte le cose che sono successe, però, c'è stato un filo conduttore che non è mai mancato, ovvero Haruki Murakami. Ho cominciato a leggere Norwegian Woods esattamente il primo gennaio, mentre al momento sto leggendo L'assassinio del commendatore. Erano anni che un autore non mi appassionava in tal modo.
Per questo, mi sembrava opportuno partire da alcune sue citazioni accuratamente selezionate (tra quelle che ho raccolto nel corso delle mie letture) e intrecciarle con quello che ho imparato quest'anno.
Per rafforzare i concetti ho aggiunto anche collegamenti a episodi rilevanti di The Happiness Lab, un meraviglioso podcast sulla crescita personale a cui mi sono appassionato in quest'ultima parte dell'anno.
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1. Le emozioni si accumulano dentro il corpo e si induriscono
Allora le emozioni si accumulano dentro il corpo e si induriscono. E quando molte emozioni si sono indurite muoiono dentro il nostro corpo. Quando questo succede, c'è poco da scherzare. (Reiko parlando di Naoko, Norwegian Woods)
Le emozioni sono burrascose, spontanee e spesso trattate come ospiti scomodi, se non perfino nemici. Il sistema di difesa più semplice è quello di chiudersi, sopprimere le emozioni e fare affidamento unicamente sul ragionamento. Ma questa è una ricetta per l'infelicità e il disastro, c'è poco da scherzare.
Le emozioni negative sono estremamente importanti, un segnale d'allarme che indica che qualcosa non va. È importante processarle e accettarle. Fortunatamente, infatti, anche se non possiamo controllare le emozioni, possiamo controllare il modo in cui reagiamo. Questo approccio fa tutta la differenza del mondo, come insegna il Buddha.
2. Io do tutto il tempo necessario alle cose ritenute noiose
Le cose che non annoiano, stancano presto, mentre quelle apparentemente noiose non stancano mai. Credimi, è così. Nella mia vita io do tutto il tempo necessario alle cose ritenute noiose, ma non ne do nessuno a quelle effimere, che prima o poi ti stancano. La maggior parte delle persone non sa distinguere tra questi due aspetti. (Ōshima, Kafka sulla spiaggia)
Nella vita di tutti i giorni sembra impossibile stare un attimo fermi, intrappolati come siamo nell'efficienza a tutti i costi. Fermarsi un momento per riflettere, passare del tempo con la nostra famiglia, fermarsi a contemplare la bellezza che ci circonda: tutte queste sembrano attività noiose, a volte persino perdite di tempo. Eppure in realtà sono proprio queste le attività che donano ricchezza e felicità alla nostra vita.
3. Siamo esseri umani, non progressioni geometriche
Siamo esseri umani, non progressioni geometriche. (Protagonista, Dance dance dance)
A volte restiamo delusi da noi stessi, magari ci impegniamo al massimo ma le cose vanno comunque storte. Non siamo in grado di cambiare? Invece di andare avanti, facciamo passi indietro? Molto probabilmente no, dobbiamo solo ricordare che non si migliora velocemente e in modo lineare. Ci sono sempre alti e bassi, anche per i migliori. L'importante è non perdere coraggio e avanzare a piccoli passi ma con costanza.
4. Il tempo lavora in modi misteriosi
È meglio non decidere tutto prima. Il tempo lavora in modi misteriosi. A volte cose che sembravano assolutamente sicure cambiano nel modo più inaspettato. (Protagonista, Dance dance dance)
Avere il controllo dà sicurezza. Tuttavia, il tempo lavora in modi misteriosi e il futuro è imprevedibile, per cui bisogna essere pronti a tutto. Questo però non deve generare ansia, perché l'incertezza nasconde anche grandi opportunità. Basta sapersi adattare al corso degli eventi come l'acqua si adatta agli ostacoli che incontra lungo il suo percorso.
5. Anche lavare spesso il pigiama può essere un metodo per fronteggiare gli imprevisti
In questa vita incerta, non si può mai sapere quando accadrà qualcosa. Anche lavare spesso il pigiama può essere un metodo per fronteggiare gli imprevisti. (Tengo, 1Q84)
Proprio perché le incertezze generano ansia, un sistema efficace per ritrovare il giusto stato mentale è eseguire un rituale. Non importa che sia riconosciuto o meno, basta che sia importante per noi. E usare al meglio questo potere può aiutarci a ritrovare la pace mentale anche nei momenti più difficili.
6. Dove ci sono speranze, ci sono ostacoli
Dove ci sono speranze, ci sono ostacoli. (Aomame, 1Q84)
È normale incontrare ostacoli, ce ne sono tanti e ne affronteremo altrettanti in futuro. Ma questo è dovuto proprio al fatto che agiamo e abbiamo speranze per un futuro migliore. Possiamo imparare a vedere questi ostacoli come sfide per dare il meglio di noi piuttosto che come inconvenienti.
7. Le buone notizie di solito vengono riferite a bassa voce
[...] è molto importante stare in silenzio con le orecchie tese per non lasciarsi sfuggire il minimo rumore. Le buone notizie di solito vengono riferite a bassa voce. (Creta, L'uccello che girava le viti del mondo)
Quest'anno è stato duro per molti, tra le conseguenze del Covid, la guerra in Ucraina, la crisi energetica e climatica. Tuttavia, nonostante tutto il male che c'è nel mondo, non bisogna mai scordarsi che ci sono anche tante persone che fanno del bene e che lavorano assiduamente per rendere il mondo un posto migliore. Anche se fanno meno rumore.
8. Se non ci fosse il cuore, si vagherebbe senza fine
È una cosa estremamente imperfetta. Però lascia delle tracce. E noi possiamo ritrovarle, seguirle. Come si seguono le impronte lasciate sulla neve. – E portano da qualche parte, quelle tracce? – A noi stessi, – risposi. – Così funziona il cuore. Se non ci fosse il cuore, si vagherebbe senza fine. (Protagonista e bibliotecaria, La fine del mondo e il paese delle meraviglie)
Come già detto prima, le emozioni sono importanti. Sono come il vento per una barca a vela, dobbiamo imparare ad ascoltarle e seguirle, in tal modo ci porteranno lontano. A opporcisi, invece, non si ottiene nulla.
9. Tutto il nostro mondo ha acquistato grandezza e profondità
Quando a Ōshima viene chiesto se la musica può cambiare le persone, lui risponde così:
Si sperimenta qualcosa, e questo a sua volta produce dentro di noi qualcosa. È una specie di reazione chimica. Poi, in seguito, esaminando noi stessi, ci accorgiamo che tutto il nostro mondo ha acquistato grandezza e profondità. A me è capitato. È raro, ma succede. Come innamorarsi. (Ōshima, Kafka sulla spiaggia)
Queste parole esprimono perfettamente quel che succede quando un'opera ci tocca nel profondo. Può essere la musica, un film, una serie TV o anche un videogioco. Alcune di esse possono regalare un'esperienza tanto forte e bella da lasciarti il segno (e renderti più felice!).
A parte l'ovvia influenza che ha avuto Murakami su di me quest'anno, ci sono due videogiochi in particolare che mi hanno colpito profondamente.
Nier Automata, diventato il mio gioco preferito di sempre, è una vera opera d'arte. Il tipo di narrazione sfrutta al meglio il medium videoludico, proponendo diversi finali che concorrono a tessere una trama dalle molte sfaccettature. La storia è molto profonda e cupa, interrogandosi sul terrore esistenziale e sullo scopo della vita, ma lascia trasparire infine un barlume di speranza. I personaggi sono molto interessanti e il mondo creato è semplicemente stupendo. In un videogioco, non credo di aver mai sentito un forte senso di nostalgia come mi succede quando torno nell'accampamento della Resistenza. Complice anche la colonna sonora magistrale, senza dubbio. È un gioco che ho amato moltissimo. È talmente ricco e intrigante che non penso di averlo giocato appieno, tanto preso come al solito nel finire in fretta i videogiochi per smaltire il sempre più lungo backlog. Tuttavia, secondo me è un'esperienza che va assaporata con calma, per cui non vedo l'ora di trovare il tempo per riviverla.
A Short Hike, un brevissimo ma inteso gioco indie che ti colpisce nel profondo. È incredibile pensare come in tre ore scarse questo piccolo capolavoro riesca a prenderti così tanto. I dialoghi sono semplici ma brillanti, i personaggi giusto abbozzati ma comunque pieni di carisma, il mondo piccolo ma ricco di luoghi da esplorare. La storia stessa è estremamente semplice ma riesce a commuoverti lo stesso. Anche questa è un'esperienza che vorrei rivivere con più calma e attenzione.
Tutte le esperienze che ho vissuto quest'anno sono raccolte qui.
A. Era come se il cielo stesso si fosse polverizzato
Una delle cose che più amo di Murakami sono le descrizioni vivide e affascinanti, per cui non ho resistito nel raccogliere alcune delle mie preferite:
I gioielli che indossavano, piccoli ma preziosi, come pipistrelli vampiro assetati di sangue cercavano ardentemente un barlume di luce per lanciare riflessi. (1Q84)
Ci fu un silenzio. Un silenzio che somigliava a una lastra di pietra su cui non fosse stato ancora inciso nessun carattere. (1Q84)
Il cielo era di un azzurro intenso, come se fosse stato scavato fino in fondo da una lama affilata. (La fine del mondo e il paese delle meraviglie)
[...] la neve cadeva tanto fitta da rendere difficile la respirazione. Era come se il cielo stesso si fosse polverizzato e stesse crollando a terra. (La fine del mondo e il paese delle meraviglie)
Postscriptum
Per concludere, auguro a tutti un nuovo anno pieno di sfide e esperienze indimenticabili! Nella speranza di rafforzare questo augurio, eccolo in tutte le lingue che conosco:
Felice anno nuovo!
Happy New Year!
¡Próspero año nuevo!
Un An Nou fericit!
明けましておめでとう
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msilvestro · 3 years
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Sayōnara 2021!
Addio 2021, un anno che si è rivelato essere molto diverso da come me lo immaginavo. La pandemia non è ancora finita ma grazie al vaccino abbiamo fatto molti passi avanti; ho perso un lavoro ma ne ho trovato un altro che mi sta dando molte soddisfazioni; ho abbondonato il progetto della mia app, Player 1, ma ho fatto i primi passi nello sviluppo di videogiochi; ho visto la fine di relazioni e tanti nuovi inizi per le persone a cui tengo. Insomma, non proprio quello che mi aspettavo ma il bilancio è sicuramente positivo.
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進撃の巨人を見て、日本語を勉強を始めました
«Ho visto l'Attacco dei Giganti e ho cominciato a studiare giapponese.» Se Se la mia ancora acerba conoscenza della lingua non mi tradisce questa è la traduzione del titolo di questa sezione. Ebbene sì, non l'avevo assolutamente pianificato ma mi sono messo a studiare il giapponese, dopo il tentativo infruttuoso di qualche anno fa, e sto procedendo in modo tranquillo ma costante.
Tutto cominciò con L'attacco dei giganti. Dopo essermi innamorato del manga e aver cominciato a leggere i capitoli mese per mese, per una serie di ragioni smisi di seguirlo. Tuttavia, la notizia che l'opera stava finalmente giungendo alla conclusione mi convinse a riprenderla. Cominciai a riguardare l'anime mentre in parallelo leggevo il manga e mi prese di nuovo moltissimo. Allo stesso tempo, però, mi resi conto di una triste verità: la traduzione italiana del manga (quella ufficiale) aveva diversi errori, cosa che si notava facilmente mettendola già solo a confronto dei sottotitoli dell'anime, molto più curati. Con una storia complessa come questa è un problema davvero grosso avere una traduzione poco affidabile. Capii, dunque, che l'unico modo per godermi appieno l'opera originale era poterla leggere in lingua originale.
E questa fu la scintilla che mi convinse a riprendere a studiare giapponese. Il motivo per cui questa volta non mi sono arreso subito è molto semplice quanto fondamentale. Questa volta non ero guidato solo da un obiettivo vago come la curiosità. Questa volta mi ero posto obiettivi più concreti e misurabili: poter leggere, guardare o giocare opere giapponesi nella loro lingua originale (infatti gran parte dell'intrattenimento che consumo è di origine nipponica) e poter fare un viaggio in Giappone (di cui ho sempre ammirato molto la cultura). Questi obiettivi mi hanno aiutato ad andare avanti anche nei momenti inevitabili di debolezza, andando a rafforzare la sempre presente curiosità nell'imparare una lingua agli antipodi dell'italiano.
Studiare il giapponese è diventata ormai un'attività quotidiana che mi dà una grande soddisfazione (spesso mi trovo dispiaciuto se manco l'appuntamento). Ho usato come libro il Genki (con cui mi sono trovato benissimo e consiglierei a chiunque voglia intraprendere questa avventura) e, dedicando circa mezz'ora al giorno, sono già riuscito a finire il primo volume e ora riesco a capire e scrivere semplici testi, riuscendo già a scrivere i primi kanji senza dover seguire i tratti su Jisho.
La strada è ancora lunga ma sono molto felice del percorso finora, ora ho già pronto il Genki II per continuare lo studio e penso che proverò a giocare a un Pokémon in lingua originale per mettermi alla prova.
頑張ります! (Farò del mio meglio!)
Un sogno che si avvera
Come proposito per il nuovo anno volevo cominciare a sviluppare videogiochi e pubblicare almeno un gioco. Ho raggiunto il mio obiettivo, anche se non nel modo che mi aspettavo!
Ho sempre avuto paura a buttarmi in una game jam ma, spinto anche dal team builder per la GMTK Game Jam che sembrava rendere facile trovare dei compagni, ci ho provato. Sono stato contattato da un game designer che ha tirato su una squadra e insieme abbiamo fatto del nostro meglio. Il risultato di quelle 48 ore di sudore e ansia è stato Necroamanti, che rimarrà una pietra miliare per me, essendo il primo gioco pubblicato e la prima partecipazione a una game jam.
Nei mesi successivi partecipai ad altre game jam, che sono eventi di un valore inestimabile se si vuole cominciare a sviluppare videogiochi - seppur siano estremamente pesanti e potenzialmente frustranti. Si mette alla prova sé stessi e i propri compagni, si sperimenta senza troppe riserve e soprattutto si fa di tutto per finire con qualcosa di giocabile tra le mani. Sopravvivere a un'esperienza di questo tipo è già di per sé una conquista.
In effetti le jam successive sono state molto più pesanti e meno soddisfacenti. Non è facile trovare un team con cui si è in sintonia, ma l'esperienza che ho accumulato è impagabile. Oltre a questo, ho continuato a collaborare con il game designer che ho citato prima prima ed è nata anche un'amicizia!
Ora stiamo provando a rifinire un po’ di più la fatica dell'ultima game jam, ovvero Laser Lizard, con cui abbiamo vinto la CineGame Jam 2021. L'idea è di pubblicarlo su itch.io. È un'esperienza nuova in quanto stiamo lavorando in asincrono al di fuori della stressante deadline delle jam e provando a trasformare il prototipo affrettato della submission in qualcosa di più rifinito.
L'anno nuovo mi aspetta con nuove jam, nuove cose da imparare in C# e Unity (mi stanno piacendo molto entrambi) e nuovi giochi in cantiere!
Un anno costellato di esperienze che lasciano il segno
Durante l'anno passato ho avuto il privilegio di vivere esperienze davvero emozionanti. Ho deciso di raccogliere quelle che mi hanno lasciato il segno, insieme a una breve descrizione del tipo di esperienza che mi hanno fatto vivere.
The Last of Us Part II. Per vivere in prima persona gli stadi del lutto e vedere come cambiare prospettiva fa vedere la stessa storia in una luce totalmente diversa.
Persona 5 Strikers. Per imbarcarsi in un road trip molto curato per il Giappone e ricordarsi che non è mai troppo tardi per cambiare e aiutarsi a vicenda per creare un mondo migliore.
Hellblade: Senua’s Sacrifice. Per mettersi nei panni di una ragazza affetta da psicosi (ricostruita in modo scrupoloso) ed esplorare l'affascinante quanto terrificante mitologia norrena.
Arcane. Per assaporare uno stile d'animazione unico e perdersi nella cura maniacale di ogni singolo suo frame e suono.
Rapport: The Four Ways to Read People. Per migliorare nel modo in cui ci si rapporta con le altre persone e trovare spunti interessanti ed esempi pratici per passare subito all'azione.
Sayonara Wild Hearts. Per vivere un viaggio unico attraverso percorsi mozzafiato in un rhythm game che sa come raccontare una storia.
Menzioni speciali: L'attacco dei giganti (storia che ti tiene sempre sulle spine), La via del grembiule - Lo yakuza casalingo (brevi storie divertentissime), Devilman Crybaby (storia straziante e profondo), Il favoloso mondo di Amélie (film bizzarro pieno di carattere).
Tutte le esperienze che ho vissuto quest'anno sono raccolte qui.
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msilvestro · 3 years
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Ode a L’Attacco dei Giganti
Ho finito questa bellissima opera e ho deciso di scrivere un paio di righe sul perché è speciale e cosa è stata per me.
Attenzione: sono presenti piccoli riferimenti alla storia che potrebbero essere visti come spoiler minori, ho fatto comunque attenzione che fossero sempre abbastanza vaghi da essere capibili solo da chi li conosce già (meglio evitare però l'ultimo capitolo, “Il finale”, per ovvie ragioni).
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Se ti piace lo sfondo, lo puoi trovare qui
Perché è così speciale
Niente ecchi
Per quanto ami manga e anime, mi hanno sempre dato molto fastidio alcune abitudini dei disegnatori giapponesi. Donne con i seni enormi (se non sproporzionati), donne mezze nude senza vero motivo, la palpata al seno più o meno inavvertita, protagonisti eccessivamente pervertiti. Probabilmente tutto questo può rientrare grossomodo nella definizione di ecchi ed è completamente assente ne L'Attacco dei Giganti. Ci sono un paio di leggere battute a sfondo sessuale (mi viene in mente Ymir al Castello di Utgard) e alcune storie d'amore piuttosto determinanti (mentre le altre finiscono in modo tragico), ma in generale l'amore e il sesso sono molto marginali. Il che è un bene, perché lascia ampio spazio alla bellissima storia e ai complessi personaggi che la compongono.
Colpi di scena a non finire
Molte storie, seppur molto belle, sono molto lente a partire. Questo non è di per sé un male, in quanto spesso è necessario per creare aspettativa in attesa di un momento cruciale, però rischiano di rendere l'opera meno appetibile per i più impazienti. Eppure il maestro Isayama riesce a mantenere la tensione della storia sempre estremamente alta, regalando colpi di scena notevoli quasi ad ogni capitolo e sin da subito. L'Attacco dei Giganti è una serie che prende subito e le cui rivelazioni si fanno man mano sempre più sorprendenti, nonostante la complessità del mondo e la densità di molti dialoghi.
Attenzione ai dettagli
Magistrale è anche l'attenzione ai dettagli: l'opera è così densa di significati, prefigurazioni e simbolismi che richiede più di una lettura per essere apprezzata appieno. Mi sono trovato molte volte a sfogliare vecchi capitoli per andare a caccia di dettagli che mi erano sfuggiti o parallelismi. Ogni singola scena ha un significato, non c'è spazio per i soliti filler e dà una soddisfazione immensa notare queste piccole cose e capirne, molti capitoli dopo, il loro vero significato.
Direzione precisa
Troppe storie sono eccessivamente lunghe e senza una direzione ben precisa, il che porta inevitabilmente a momenti noiosi o buchi nella trama. La storia de L'Attacco dei Giganti era già ben chiara, almeno per i punti salienti, nella mente dell'autore. Seppur il maestro Isayama abbia ammesso di aver cambiato idea su alcune parti della trama in seguito al successo dell'opera, è innegabile che una direzione ben precisa ci sia stata sin da subito. Tant'è che già il primo capitolo contiene un importantissimo dettaglio che avrà molto più senso solo alla fine, nel capitolo 138.
Mille sfaccettature
L'inizio della serie lascia intuire che l'intera opera sarà uno shōnen, la cui principale attrattiva è la lotta contro i bizzari e terribili giganti. E probabilmente sarebbe stata estremamente interessante già così, il Dispositivo per la Manovra Tridimensionale è spettacolare quanto lo è all'attenzione ai dettagli di questo mondo alternativo. Eppure, andando avanti con la storia tutto cambia. Prima la rivolta, poi la cantina, infine la rivelazione dell'origina del potere dei giganti, sono tutti punti focali della storia che sembrano cambiare completamente persino il genere stesso dell'opera, pur mantenendone intatta l'essenza. Per chi ha letto fino alla fine: provate a chiedervi quanto è veramente adatta la definizione di “dark-fantasy post-apocalittico”.
Considerazioni sulla serie
Io e la serie
Ho scoperto la serie quasi per caso. Stavo cucendo le ali per un cosplay di Cosmo dei Fantagenitori e, annoiato dalla ripetitività di questa azione, decisi di aprire Netflix e guardare qualcosa. Ecco che in prima pagina mi viene consigliato L'Attacco dei Giganti, la tanto famosa serie di cui avevo sentito parlare. Decisi quindi di guardarla, perché mi sembrava abbastanza leggera e stupida da essere seguita mentre facevo altro – cosa che non faccio mai perché la mia abilità nel multitasking è molto limitata. Quanto mi sbagliavo! Poche puntate e rimasi subito meravigliato dall'interessante mondo e dalla coinvolgente storia. Quindi decisi di riguardarmelo dall'inizio con attenzione, insieme alla mia ragazza dell'epoca che avevo contagiato con il mio entusiasmo. In quel momento era solo disponibile la prima stagione, ma di lì a poco sarebbe uscita la seconda. Che guardai di episodio in episodio una volta alla settimana, con un'anticipazione pazzesca che rendeva il giorno dell'uscita speciale. E che emozioni, che colpi di scena e quanti misteri ancora irrisolti! Ragione per cui mi fiondai subito dopo nel manga, volendo sapere ad ogni costo il segreto della cantina.
Rilessi il manga dall'inizio, per potermi godere appieno l'opera originale, anche se l'adattamento anime gli rende onore. Non credo di essermi mai emozionato così tanto, né credo riuscirò mai ad esserlo di nuovo, al momento topico della rivelazione del segreto della cantina. Le implicazioni erano davvero gigantesche e il manga stesso prendeva una piega del tutto diversa, tanto da sembrare un'altra opera, seppur sempre bellissima. Una costante della serie è che non smette mai di stupire. Continuavo poi a leggere le uscite dei capitoli di mese in mese, ma l'attesa così lunga mi faceva apprezzare di meno la storia (perdevo il filo, il che è la fine in un'opera con una storia tanto complessa) e una serie di cambiamenti nella mia vita me lo fecero abbandonare – preferendo aspettare che fosse completato.
E così me ne dimenticai quasi del tutto, finché a metà aprile, nella sala d'attesa di un ospedale dopo una donazione di sangue, un signore di mezza età mi chiese se il simbolo sul mio borsellino era quello delle Ali della Libertà. E sì, quel borsellino a cui sono tanto affezionato è un cimelio del periodo in cui ero presissimo da L'Attacco dei Giganti. Questa breve discussione mi fece venire voglia di riprendere la serie e fui felicemente stupito dallo scoprire che l'ultimo capitolo era stato rilasciato giusto a inizio mese. Riguardai quindi tutto l'anime, leggendo parallelamente il manga, e che avventura! Rileggere l'opera mi ha fatto scoprire tanti dettagli nascosti. Come effetto collaterale, mi ha riacceso la voglia di imparare la strana quanto intrigante lingua giapponese e finalmente mi sono messo a studiarla in modo serio. L'obiettivo sarà poter rileggere l'intera opera in lingua originale, cogliendone possibilmente i più reconditi dettagli anche nei dialoghi.
Come godersela al meglio
Sono rimasto piuttosto deluso, durante la rilettura, dalla scarsa qualità della traduzione italiana del manga. Paragonandola all'anime, in cui invece è curata, mi sono reso conto di un paio di errori e numerose inesattezze. Spesso il dialogo italiano è confusionario o persino fuorviante, cosa terribile per una storia così ricca di discussioni importanti. Alla fine, mi sono trovato a leggere la traduzione ufficiale inglese, che invece è molto comprensibile e ben fatta.
L'anime invece è una piccola gemma. È vero che sono state tagliate alcune scene che aiuterebbero a capire meglio alcuni personaggi, ma in generale il lavoro svolto è stato fantastico. Le animazioni e la musica riescono a dare ancora più vita e forza all'opera; in particolare mi sono innamorato della colonna sonora e di tutte le sigle. Anche nel montaggio sono state fatte alcune scelte molto azzeccate, come la storia di Ymir inserita prima, la scena finale della seconda stagione e l'anticipazione a metà della terza. Sono molto emozionato dall'idea di vedere l'ultimo arco narrativo animato, anche se ho il timore che debbano correre troppo per riuscire a concludere la storia in 12-16 episodi.
Il finale
Il finale non sarà perfetto, ma a me è piaciuto molto e chiude magistralmente (e con quel giusto tocco di ambiguità) una storia piena di emozioni e personaggi indimenticabili. Le lacrime mi solcavano le guance mentre leggevo gli ultimi due capitoli. In particolare, gli Ackermann hanno avuto una chiusura poetica del loro percorso di cui sono estremamente soddisfatto. Armin rimane il mio personaggio preferito, con una crescita davvero notevole dai primi capitoli. La cosa che più apprezzo è che tutti i personaggi sono moralmente grigi e sono impossibili da odiare. Alla fine, tutti hanno commesso peccati e devono pagarne le conseguenze, ma le motivazioni sono sempre molto complesse e umane. Le critiche al finale secondo me derivano perlopiù da una lettura approssimata e una interpretazione troppo affrettata per un'opera complessa come L'Attacco dei Giganti.
L'Attacco dei Giganti racconta della stupidità della guerra e del conflitto, di come in fondo siamo tutti umani e di un mondo crudele in cui bisogna imparare ad apprezzare le piccole gioie della vita, che sono in sé una ragione per continuare a vivere. Con tutto il terrore che pervade l'opera, il finale dolceamaro porta con sé una nota di speranza, seppur fragile. Sono felice di aver intrapreso questo viaggio insieme ad Eren, Mikasa, Armin e tutti gli altri, che purtroppo è terminato ma le cui memorie continueranno a scaldare il mio cuore (come spera lo stesso maestro nel suo messaggio alla fine dell'opera).
Shinzō wo sasageyo!
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msilvestro · 4 years
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2020, retrospective in quattro punti
È stato un anno strano e difficile, segnato dalla piaga del COVID-19, ma personalmente lo ricorderò come un anno pieno di opportunità. Il tempo libero regalato dal confinamento mi ha permesso di dedicarmi a progetti che (forse) non avrei mai realizzato altrimenti e immergermi senza distrazioni in nuove esperienze.
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Io, sviluppatore
Ho cambiato due lavori quest'anno ma finalmente sono riuscito a trovarne uno che mi soddisfa. Proprio grazie alla mia esperienza lavorativa attuale, sento di non essere più semplicemente una persona che scrive codice, ma uno sviluppatore vero e proprio. Ho ancora molto da imparare, ma è innegabile, guardando indietro, il livello di esperienza che ho acquisito nell'ultimo anno.
Queste nuove conoscenze, unite alla grande quantità di tempo libero e la volontà di portare avanti un mio progetto, mi ha portato a migliorare la mia abilità in Python e imparare Typescript e React in modo da creare una mia app. È stato un lungo viaggio pieno di ostacoli e frustrazione, ma anche di grandissima soddisfazione una volta superate le difficoltà. Creare un'app è dannatamente difficile e sono ancora invischiato nei tortuosi labirinti del DevOps, ma una versione dell'app rozza ma comunque completa e funzionante è già in attesa di essere esaminata da Google, per poter così lanciare un test interno.
C'è ancora tanto lavoro da fare, ma sono orgoglioso di aver portato a termine il mio primo progetto di ampio respiro. E per il nuovo anno, oltre a finire i lavori per l'app, ho già in programma di intraprendere i primi passi per realizzare il mio sogno ormai da anni, ovvero creare un videogioco.
Videogiochi: mistero e avventura
Proprio quando iniziava il confinamento e intanto avevo una settimana completamente libera nel passaggio da un lavoro all'altro, ho deciso di provare quella visual novel di cui tanto parlavano, Danganronpa. Dire che mi ha rapito e ammaliato è riduttivo, mi sono immerso a capofitto nel primo capitolo (Danganronpa: Trigger Happy Havoc) finendolo in una settimana scarsa dedicandoci ben 41 ore di gioco! Anche gli altri capitoli li ho divorati con immenso piacere, complice la storia di mistero coinvolgente e i personaggi curati nei minimi dettagli, per arrivare all'apice della serie nel capitolo finale (Danganronpa V3: Killing Harmony). Ma ho già speso molte parole sulla serie in un altro post.
Al momento sto finendo Control, che mi ha assorbito nella sua affascinante ambientazione paranormale. Mi sono addentrato anche nella zona di confine tra videogioco e film giocando al sorprendente Erica e alle avventure grafiche di Quantic Dreams, Heavy Rain e Beyond: Two Souls. Altre piacevoli sorprese sono state il surreale puzzle game Superliminal e il sovversivo The Last of Us.
Ci sono anche state delusioni, in particolare la serie Nonary Games di cui avevo sentito parlare benissimo ma ho trovato pessima a livello tecnico e non particolarmente intrigante a livello di storia. Sotto le aspettative è stato Persona 4 Golden, che ho giocato con piacere ma mi ha emozionato meno del 5 e in generale meno di quanto pensassi.
Ad ogni modo, quest'anno mi ha dato molto tempo e opportunità per espandere i miei orizzonti in ambito videoludico!
Serie TV: lacrime di gioia e tristezza
Anche se i videogiochi hanno rubato la maggior parte del mio tempo libero, non sono mancate le serie TV (che guardo soprattutto durante i pasti).
Ho iniziato con il botto grazie a Zoey’s Extraordinary Playlist, che mi ha fatto piangere ed emozionare come forse nessun'altra serie ha fatto prima. La premessa è molto originale e piacevole e la serie riesce a farti affezionare a tutti i personaggi.
Altre serie molto belle sono state il documentario sui videogiochi High Score, la serie fuori dagli schemi sui supereroi The Boys e la graziosa e commovenete sitcom Parks and Recreation.
La grande delusione è stata Lovecraft Country, con una partenza molto buona che però finisce per scadere nel banale e nel politically correct.
Libri: riflessioni profonde
La rivelazione di quest'anno è stato Jordan B. Peterson, intellettuale con idee in controtendenza (seppur conservative) e con grandi capacità oratorie. Si può non essere d'accordo con lui, ma non si può non rispettare la sua abilità dialettica. Il suo libro più famoso, 12 Rules for Life, mi ha preso moltissimo. È talmente ricco di saggezza che non può che arricchire chiunque, qualunque sia il suo cammino di vita, e probabilmente necessita più di una lettura per essere compreso appieno.
Tornando invece alla narrativa, mi è piaciuta tantissimo la serie di Dirk Gently (Dirk Gently’s Holistic Detective Agency e The Long Dark Tea-Time of the Soul - probabilmente il miglior titolo mai creato), che ho trovato molto simpatica e arguta. Ho provato anche a rileggere The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy ma l'ho abbandonato, non mi ha preso come una volta.
E per finire ho concluso l’anno continuando la lettura di The Circle, che si sta rivelando molto promettente!
Qui la lista completa di esperienze di quest'anno.
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msilvestro · 4 years
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Guida definitiva al mondo di Danganronpa
Danganronpa è diventata la mia nuova serie videoludica preferita e, visto che non è così facile orientarsi nel suo universo, mi è sembrato utile scrivere una piccola guida-recensione a riguardo - senza spoiler e indirizzata al pubblico italiano (i giochi però sono in inglese).
La serie
Danganronpa è un'opera unica nel suo genere, una visual novel di mistero. La premessa è semplice: 16 studenti sono imprigionati e costretti a partecipare a un sadico killing game: l'unico modo per tornare al mondo esterno è uccidere un altro partecipante e non farsi beccare. Preparatevi ad essere risucchiati in questo mondo incredibile, che diventerà una droga di cui non potrete fare a meno.
I punti forti sono:
Meccanica. L'idea alla base del killing game è semplicemente geniale quanto malata. La parte di investigazione e, soprattutto, gli iconici Class Trials sono esperienze davvero ben curate che non vedrete l'ora di ripetere ancora e ancora.
Storia. I casi di omicidio sono tutti estremamente ben curati, mai ripetitivi e sempre pieni di colpi di scena. La metastoria è intrigante, anche se a volte un po’ eccessiva - ma d'altronde Danganronpa è un gioco di estremi.
Personaggi. È incredibile pensare che in ognuno dei giochi troviamo ben 16 personaggi nuovi, tutti con personalità uniche e interessanti, curati maniacalmente. Leggevo in una intervista che ogni personaggio viene creato con la stessa devozione con cui si curerebbe un protagonista e il risultato è ottimo. Riuscirete ad affezionarvi facilmente a ognuno di essi.
Grafica. Anche se all'inizio non mi ha subito colpito, ora la adoro. Lo stile viene definito psychopop ed è sicuramente tanto affascinante quanto unico. I tratti salienti sono l'ambiente in 2.5D, il sangue color fucsia e gli sconvolgenti filmati delle Executions.
1. Dangaronpa: Trigger Happy Havoc
Steam, PS4 | 30 ore | Voto: 8
Tutto è cominciato qui. Le meccaniche dei Class Trial sono un po’ sgraziate e gli ultimi processi non sono così emozionanti, ma il finale è davvero sorprendente. Nel complesso è - per me - il più debole della serie principale, ma è quello che ha iniziato l'iconica lotta tra speranza e disperazione e riesce a tenerti incollato allo schermo sin dal primo caso.
È anche presente la serie animata (disponibile su Netflix al momento) ma la sconsiglio, troppo breve e non rende giustizia alle meccaniche di gioco.
2. Danganronpa 2: Goodbye Despair
Steam, PS4 | 40 ore | Voto: 9
Dopo aver giocato al primo capitolo mi sono chiesto, ma sarà davvero possibile creare nuovi casi e personaggi interessanti e non ritriti? La risposta è sì, si può fare molto di meglio. Ho trovato i personaggi molto più ben delinati e intriganti (come non innamorarsi di Ibuki?). La metastoria è sconvolgente quanto strappalacrime, quella che più mi ha toccato. Una piccola pecca sono le Executions, le meno belle della serie per me.
È un sequel diretto del primo.
3. Danganronpa Another Episode: Ultra Despair Girls
Steam, PS4 | 20 ore | Voto: 7
Spin-off, invece del classico killing game abbiamo uno sparatutto a enigmi. Le meccaniche sono potenzialmente interessanti ma mal realizzate. Nonostante il gioco fatichi un po’ a partire, la storia è ben scritta e soprattutto nei capitoli finali è molto coinvolgente. Inoltre è pieno dei momenti di forte disperazione tipici della serie che non deludono.
È importante non tralasciare questo capitolo, nonostante sia uno spin-off, per completare la storia complessiva. Temporalmente si trova tra l'1 e il 2, ma è da giocare dopo il 2 per evitare spoiler.
4. Danganronpa 3: The End of Hope’s Peak Academy
24 episodi da 24 minuti | Voto: 7+
Per concludere l'arco narrativo di Hope’s Peak Academy è stato creato un anime composto da due archi:
Despair Arc, racconta gli eventi della classe 77-B ed è ambientato prima degli eventi di Danganronpa 1.
Future Arc, racconta quello che succede dopo Danganronpa 2.
Bisogna guardare i due archi in parallelo, alternando un episodio del Future Arc e un episodio del Despair Arc, concludendo con l'unico episodio dell’Hope Arc: F1-D1-F2-D2-…-F11-D11-F12-H
In Italia tutti gli episodi sono disponibili gratuitamente sul canale YouTube di Yamato Animation, ma messi alla rinfusa. Per questo ho messo a disposizione una playlist con l'ordine corretto:
Danganronpa 3: The End of Hope’s Peak Academy Sub Ita
I video sono stati rimossi, a quanto pare.
5. Danganronpa V3: Killing Harmony
Steam, PS4 | 50 ore | Voto: 9+
Capitolo particolare, è ambientato nell’Ultimate Academy for Gifted Juveniles invece della solita Hope’s Peak Academy.
Per me è l'epitomo della serie, colpi di scena a non finire (uno più incredibile dell'altro), personaggi variegati e interessanti e momenti di pura disperazione. Ho apprezzato molto il passaggio dalla classica lotta tra speranza e disperazione a quella tra verità e bugie. I Class Trials hanno finalmente raggiunto la perfezione, con la rimozione di minigiochi stressanti e l'aggiuntà di fantastiche novità (in particolare la meccanica della bugia, il Debate Scrum e il Mass Panic Debate). La grafica e l'interfaccia del gioco sono curati come mai prima, il che rende l'esperienza molto più godibile.
Il finale è sconcertante e ha spaccato in due la fanbase. Per quanto mi riguarda, in definitiva mi è piaciuto. L'ho trovato molto originale e mi ha lasciato una sensazione che fatico a descrivere, ma che sicuramente è perfettamente in linea con il carattere estremo e despair-inducing della serie.
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msilvestro · 5 years
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2019 in cinque capolavori
Quest'anno, segnato da un'esperienza particolarmente dolorosa, è stato particolarmente importante per la mia crescita personale. In questo periodo, cinque opere in particolare, selezionate con cura tra le numerose nuove esperienze del 2019, hanno avuto un grande impatto nella mia vita.
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Gris
Nomada Studio | su PC, Switch e PS4 | 4 ore di gioco
L'ultimo gioco dell'anno è stato quello che più mi ha lasciato il segno. Un'esperienza breve ma intensa, un poetico viaggio nella psiche fratturata di una ragazza colpita da un trauma. Estremamente curato sia dal punto di vista artistico che come meccaniche, emozionante e coinvolgente. Avendo vissuto io stesso un viaggio analogo, l'esperienza ha risonato molto in me.
Persona 5
Atlus | solo su PS4 | 100+ ore di gioco
La personificazione dello stile, è un gioco in cui persino aprire un menu ti emoziona. Esteticamente magnifico, con storia e tematiche attuali e intriganti, con un tocco di collezionismo e mitologia nella forma delle Persona. Unisce un dungeon crawler con combattimento a turni a un life simulator, un'accoppiata improbabile quanto ben riuscita. Da grande fan della serie Pokémon, stavo cercando un gioco simile ma più maturo: ho trovato invece un capolavoro ben oltre le mie aspettative.
The Good Place
Michael Schur | 53 episodi da 20 minuti in 4 stagioni
Dietro un'apparentemente semplice sitcom, si nasconde un'opera profonda e toccante. Tra una risata e l'altra ci si ritrova a perdersi in riflessioni filosofiche sulla morale e sulla vita. Una serie così coinvolgente, che ti fa piangere e ridere di cuore, da diventare subito la mia preferita. Il finale arriva a breve, sono in trepida attesa.
Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare
Susan Cain | 424 pagine
Essere introversi non è facile in un mondo in cui chi parla di più e più forte ha la vittoria facile. Tuttavia, gli introversi possiedono notevoli punti forza ed è possibile una sana collaborazione con gli estroversi. Una lettura che reputo essenziale per ogni introverso, come me, che vuole avere una visione più vivida di se stesso.
Case della Follia
Fantasy Flight Games | 2 – 3 ore | 1 – 5 giocatori
Un gioco da tavola collaborativo investigativo ambientando nell'universo lovecraftiano. Ambientazione ben curata, campagne con una buona varietà e meccaniche semplici ma con molte sfaccettature, che riescono ad avvicinarsi a quelle di un gioco di ruolo, grazie al game master impersonato dal computer. Non potevo non amare un tale ibrido tra gioco da tavolo e videogioco alle prese con la mia ambientazione preferita di sempre.
Menzioni d'onore: Journey, Shadow of the Colossus, Her Story, Fleabag
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