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Come ogni anno.
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"Hai notato che l'uomo nero spesso ha un debole per la casa A casa nostra, a casa loro Tutta una vita casa e lavoro Ed è un maniaco della famiglia Soprattutto quella cristiana Per cui ama il prossimo tuo Solo se carne di razza italiana."
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Richiamo
Il tuo richiamo di colomba mi insegue la sera. Inseguimi, allora. E’ come il vino della poesia quando mi chiami e io per causa tua spingo i cavalli alle lacrime piego le ali agli uccelli sfioro il canto. Il tuo richiamo è un’altalena quando lo spazio si restringe si restringe nell’assenza. L’albero del cuore basta se cade la nostra brezza e noi cadiamo con lei? E’ fatto del nostro sangue l’albero del cuore o è solo illusione? Una domanda che mi tormenta meteora dopo meteora una rosa due rose mi dormono sul braccio e l’alba s’insinua azzurra perché si bagni la rugiada perché io la veda. Per questa domanda gazzella per quel che ci terrà imprigionati nella rete della risposta perché il cielo non si restringa. Libererò uno stormo di giovani colombe e aprirò le mie mura al loro domani. Se mi annegheranno nel richiamo annegherò e se mi sveglieranno lascerò aperta la finestra del sogno e dormirò.
Faraj Bayrakdar
Sezione Palestina, 1987
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Mi sembra giusto ribadirlo di tanto in tanto.
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Il “Buon Natale” di chi ha affossato lo Ius Soli
Che bello apparire in TV con faccia ben in vista, petto in fuori e spalle dritte e dire a gran voce che il Natale è una festa importante per il popolo italiano e per il mondo intero. Peccato che poco prima di mettere Gesù bambino (che, per inciso, era un arabo nato a Betlemme ed emigrato a Nazaret) nella culla i nostri cari politici hanno affossato la legge sullo Ius Soli.
Come al solito facciamo un passo indietro e spieghiamo cos’è lo Ius Soli.
Ius Soli significa letteralmente “Diritto del suolo”. Vuol dire che una persona ha diritto ad acquisire la cittadinanza del luogo in cui è nata, a prescindere dalla cittadinanza dei genitori.
Attualmente la legge in vigore (del 1992) prevede che la cittadinanza possa essere acquisita per “diritto di sangue” (ius sanguinis). Significa che un bambino può avere la cittadinanza italiana solo se ha almeno un genitore italiano. L’alternativa è che il “bambino” richieda la cittadinanza una volta diventato maggiorenne (se ha vissuto in Italia legalmente e ininterrottamente).
La nuova legge prevede non solo il diritto di acquisire la cittadinanza attraverso il diritto legato al suolo (con alcuni vincoli, come ad esempio la residenza dei genitori in Italia da almeno 5 anni) ma introduce il diritto legato all’istruzione, vale a dire che i bambini stranieri per ottenere la cittadinanza dovrebbero aver completato un ciclo scolastico (i dettagli sono facilmente consultabili in rete).
Detto questo spieghiamo cos’è successo nel nostro bel paese.
Le varie forze politiche hanno fatto a gara per dimostrare qual è tra loro la più razzista e la più “patriottica”, a partire dal M5S che si è astenuto (as always) fino ad arrivare al nostro amato Salvini che ha dato sfoggio, più che mai, del suo basso QI.
Nel 2015 la legge viene approvata dalla Camera e passata al Senato.
Il 23 dicembre, prima della pausa natalizia, è mancato il numero legale. La votazione è stata rimandata al 9 gennaio, ma le camere saranno sciolte a fine dicembre per andare alle elezioni di marzo. Il 9 gennaio la legislatura sarà ormai già finita e la legge non potrà essere approvata.
Inizia così il Natale di quei politici che vanno a casa con la “coscienza pulita”, di quei politici che hanno voltato le spalle alle migliaia di persone che non potranno avere gli stessi diritti dei figli di chi li ha affossati.
Pagherete caro, pagherete tutto.
L.
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Il conflitto israelo - palestinese (in breve) e la scelta irrazionale di Trump
Molti dicono che a seguito delle parole di Trump, 45° presidente degli Stati Uniti d’America, ci aspetta una nuova Intifada.
Ma facciamo un passo indietro.
Trump dichiara che Gerusalemme è capitale d’Israele, ignorando le condanne da parte dell’Ue e dell’Onu.
Come mai questo riconoscimento ha scosso gli animi comuni? Da dove nasce questa tensione tra Palestina e Israele?
Facciamo due (o anche tre) passi indietro.
Siamo allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il Regno Unito era una grande potenza e aveva come obiettivo quello di ottenere l’appoggio dei paesi arabi contro gli ottomani durante la guerra. Fece promesse contrastanti tra loro e tra queste promise di sostenere l’indipendenza dei paesi arabi (eccetto alcuni). La Palestina non era inclusa in questi territori “esclusi dall’indipendenza”. Da questo malinteso nacque la prima “rivolta araba”.
Dopo qualche anno (1917) la Gran Bretagna pubblicò una dichiarazione in cui riconosceva il diritto per i sionisti di creare una propria nazione (o questo è quello che è stato recepito, visto che la dichiarazione riportava le parole “focolare nazionale” e non “Stato” o “nazione”).
Così nacquero i primi conflitti tra arabi e sionisti (futuri israeliani).
Arabi ed ebrei vissero insieme con non poche difficoltà. Negli anni ‘30 l’Inghilterra decise di ritirare l’appoggio che fino a quel momento aveva dato agli ebrei palestinesi a causa dei loro comportamenti violenti, così questi ultimi cercarono l’appoggio degli Stati Uniti.
Nel 1947, quando la situazione divenne ormai ingestibile, l'UNSCOP (United Nations Special Committee on Palestine) decise di dividere la regione in questione in 3 parti: uno Stato palestinese, uno ebraico e uno gestito direttamente dall’ONU.
Le nazioni arabe fecero ricorso.
Nel 1948 ci fu la “nakba” (in arabo “catastrofe”), ovvero l’esodo dei palestinesi al termine del mandato britannico. I palestinesi si videro privati di qualsiasi diritto, sia durante sia al termine del conflitto.
Nel 1987 abbiamo la prima Intifada, ovvero una sorta di ribellione attraverso scioperi e disobbedienza civile per contrastare l’occupazione israeliana.
Nel 1989 oltre 90 nazioni riconobbero la Palestina come stato.
Nel frattempo numerosi accordi di pace fallirono alimentando la nascita della seconda intifada (2000).
Nel 2007 Hamas (un’organizzazione palestinese di carattere politico e paramilitare considerata terroristica da molti stati) prese il controllo della Striscia di Gaza ed cacciò con la forza Fatah.
PARENTESI SU HAMAS:
Hamas è l’organizzazione palestinese responsabile di numerosi attacchi suicidi contro l’esercito israeliano. Riesce a vincere inaspettatamente le elezioni del 2006 per il consiglio legislativo dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), entrando così in conflitto con il Partito Fatah.
Israele impose un blocco terrestre, aereo e marittimo per la Striscia di Gaza.
Da allora il conflitto israelo-palestinese si è fatto sempre più duro.
Ritorniamo al punto di partenza. Trump ha messo il piede in un terreno pieno di mine, ignorando non solo i delicati equilibri, spesso assenti, di quelle regioni, ma anche il valore storico di Gerusalemme.
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Ho appena finito di guardare “She’s gotta have it”. In realtà non l’ho guardata, l’ho letteralmente divorata!
La protagonista è Nola Darling, una giovane artista afroamericana di Brookling che cerca di destreggiarsi tra i suoi amanti cercando di rimanere fedele a se stessa e ai suoi sogni.
Perchè ho amato Nola? Semplice! E’ un’artista di talento, non ha paura del giudizio altrui, vive la propria sessualità senza limiti o pregiudizi e rimane sempre del parere che lei è la cosa più importante della sua vita.
Le tematiche sono ovviamente diverse e non mi soffermerò su ognuna di esse. Viene affrontata la questione razziale senza cadere nel banale. Viene messa in ballo la sessualità di Nola e la sua “esagerata emancipazione” che la fa finire automaticamente nel cassonetto dei rifiuti con su scritto “SGUALDRINE”. Nola si ribella, rifiuta la logica patriarcale per cui se hai una vita sessuale attiva sei una poco di buono. Rifiuta le etichette. E il tema ritorna più forte di prima, come uno schiaffo in faccia, nel momento in cui Nola viene molestata. Si parla anche dell’oggettificazione del corpo e di come questa caratterista da sempre presente nella società venga vista come blasfema solo se riguarda il corpo maschile (la scena finale in tal senso è da 92 minuti di applausi) e c’è anche una parentesi sull’elezione di Donald Trump.
Ultima nota: le colonne sonore della serie sono illustrutate dalle copertine degli album.
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