piumapurpurea
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Omnia vincit voluptas
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Racconti erotici, espliciti ed impliciti. Una piuma purpurea genitrice di endorfine solleticando l'immaginazione. Twitter: @piumapurpurea
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piumapurpurea · 1 year ago
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Come tutto ebbe inizio.
Stracci di una storia di piacere e sofferenza [parte 1 di 5]
Stanca, respiri. Allunghi la mano sul pavimento liscio e cosparso di polvere da poco posata. Ritrai la mano. È freddo, ma non abbastanza da farti cercare una fonte di calore. Un rapido brivido ti corre su una spalla e nel mentre dischiudi gli occhi. Dopo qualche tentativo impacciato, riesci a piegarti sulle ginocchia doloranti per poi alzarti sorreggendoti ad una parete. Ti chiedi come sei potuta finire in una situazione come questa, ti rispondi poco dopo. Un sorriso spezzato pervade il tuo volto facendoti pensare a quanto una vita così giovane possa essere sì tempestata di disgrazie. Sorridi malinconica. L'unico tuo desiderio è l'annullamento, non fisico sia chiaro, dopo tutto hai ancora un certo attaccamento alla vita. Pensare fa soffrire. L'unico rimedio a cui puoi pensare è la costante distrazione, il deviarti, il subire qualcosa di diverso ogni momento possibile. Respiro profondo. Poggi la testa al muro, inclinando il gracile corpo facendo sì che la fronte sia l'unico contatto con la parete. Con la tua mano dominante lentamente ti afferri i capelli corti, mentre con la sottomessa inizi a graffiarti l'estermo della coscia corrispondente. Nell'aria si dipana un odore familiare, i vicini stanno preparando il pranzo - supponi. Socchiudi gli occhi ed inizi a respirare lentamente dalla bocca. Probabilmente pasta al pomodoro, ti ricorda tua nonna. Non sai da quanto sei in piedi, ma ti sei appena resa conto di essere vestita soltanto di un intimo ed una strana camicia aperta. Tossisci: quella polvere ti ha sempre dato un certo fastidio. Senti una leggera brezza tra le gambe, le dilati leggermente per poterne godere appieno la sua carezza. Sussulti: i brividi. Puoi sfiorarli con la tua mano sulla coscia. Smetti di graffiarti e con un paio delle tue dita affusolate premi i bordi cuciti nell'intimo sul gluteo sinistro. Respiri. La mano sui capelli inizia a stringere. Il sangue inizia a scorrere più velocemente ed il respiro comincia ad affannarsi. Deglutisci. La stanza inizia a non essere più così fredda. Inarchi lentamente la schiena. Sospiro. Battiti. Una mano ruvida sulla spalla. Ti volti.
- piumapurpurea
Parte 2:
Parte 3:
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piumapurpurea · 3 years ago
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Per rimanere aggiornati su idee, discussioni e temi sulle storie correnti e future vi invito a seguirmi sul profilo Twitter omonimo.
-piumapurpurea
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piumapurpurea · 3 years ago
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Carote [parte 2 di 3]
La sconosciuta accenna una smorfia insicura, abbassa lo sguardo e con una mano accompagna dietro la nuca un lungo ciuffo di capelli biondi che le stava occupando la vista.
<<Chi sono io?>> Ripete divertita la ragazza prima di rispondere.  <<Una persona che non ti aspettavi questa sera, un evento raro nella tua vita, un treno che passa e devi scegliere se prendere o meno… oppure, più realisticamente, una turista che si é persa per queste strade e vuole cucinare un piatto a base di carote. Lascio a te l’interpretazione che preferisci. >> Conclude.
Veronica cerca in ogni modo di riprendere il controllo del suo corpo, ma senza successo. In preda ad un misto di inaspettata estasi e confusione si avvicina alla sconosciuta. Con una mano tremante lentamente si avvicina al suo volto e con un suo indice disegna un segmento dall’apice dell’orecchio alla punta del mento pronunciato, sussurrando nel mentre:
<<L… la… mmia macchina é nnel retro… Vuo..>>
La sconosciuta la interrompe. 
<<Shhh>> Avvicinando il suo indice alle labbra socchiuse di Veronica.  <<Non essere così emozionata, ti sto solo chiedendo delle carote in fondo. Comunque il mio nome é Anastasia, puoi chiamarmi Ana se preferisci.>> Il dito di Anastasia attraversa il solco tra il labbro superiore e quello inferiore della cassiera, facendo fare un piccolo sobbalzo a quest ultimo al suo passaggio. Silenzio. Nessuna delle due reagisce. Sospiri da entrambe le parti, completamente sincronizzati: all’affievolirsi dell’uno inizia l’altro. 
<<Anasta… Ana, ti andrebbe di avvicinarci alla macchina? Le mie am… le mie amiche mi aspettano, faremo tardi altrimenti…>> Rompe il silenzio Veronica imbarazzata. La sua consona carnagione chiara era totalmente invasa da diverse sfumature tra il rosso ed il violetto. Non sapeva cosa pensare. Sporadicamente cercava di distogliere lo sguardo da quella tentatrice che aveva di fronte, fissando ora la cassa davanti a se e ora le luci intermittenti sopra di lei, ma era tutto inutile. Lo sguardo di quella donna, i suoi lineamenti, il suo modo di porsi.. Veronica, per la prima volta in vita sua, si rende conto di essere attratta da una persona del suo stesso sesso. Incredula, inizia ad osservare Anastasia come non aveva mai guardato una donna prima di allora. In brevi frangenti di tempo inizia a fantasticare sulle sue labbra e di come avrebbe voluto morderle in quel momento, o di quanto fossero armonici e proporzionati i suoi fianchi ed il suo seno rispetto a tutto il corpo. In quel momento avrebbe voluto affondare le sue mani in ogni angolo della sua carne, quasi come a constatare con il tatto la veridicità di quelle forme. Si rende conto che nonostante la probabile differenza di età trova Anastasia estremamente attraente, quasi come se fosse un modello da seguire, da cui spremere ogni goccia di sapere. Con la punta delle lingua Veronica sfiora la punta dell’indice di Anastasia, nel mentre che passava da un suo labbro all’altro. <É cosí morbido ed affusolato>, pensava. <Quanto vorrei che…>
Un leggero, soffocato gemito le traversa la gola e riverbera nella stanza. É così eccitata che ogni imbarazzo ormai tace impotente. Si avvicina decisa al volto di Anastasia. Le gambe tremano visibilmente. Dal fondo schiena parte un brivido che si diffonde sul dorso, per il collo fino ad arrivare alla punta di ogni capello. Anastasia intuisce tutto e con un gesto rapidissimo, sempre con estrema delicatezza, afferra la gola di Veronica impedendole di affondare le sue labbra nelle proprie. 
<<P… Perché?>> Piagnucola Veronica.
<<Devi essere paziente, cara la mia cassiera. Te l’ho detto, no? Io sono qua solo per delle carote. Che ne dici se ti accompagno alla macchina e ci dirigiamo a casa tua così posso concludere il mio acquisto?>> Risponde lapidaria Anastasia passando la mano libera sul fronte della coscia di Veronica, dal ginocchio salendo su fino a sfiorare l’attaccatura del cavallo dei jeans che indossava la cassiera ansimante. Veronica sente un forte fremito tra le gambe e, con un gesto del tutto involontario, spinge i suoi fianchi nella direzione della donna.
-piumapurpurea
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piumapurpurea · 3 years ago
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Teaser
Alle 21:00 di questa sera uscirà la seconda parte di "Carote".
Continua l'avventura della nostra timida cassiera Veronica alle prese con la scoperta della sua sessualità.
Da quella sera non sarà più la stessa. Una passante le cambierà il modo di vedere il mondo femminile.
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piumapurpurea · 3 years ago
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A breve un teaser sull'uscita della prossima storia. Sarà un seguito. Quale vorreste tra
- Carote
- Spinto
- Stracci di una storia di piacere e sofferenza
#stay tuned
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piumapurpurea · 3 years ago
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Spinto [parte 1 di 2]
Tramonto scarlatto. Diciassettesimo piano di un grattacielo milanese. Cena vegana preparata da chef stellato chiamato a domicilio, servita in un salotto perimetrato di vetrate alte. Stack! Stappa un Amarone della Valpolicella classico selezione, anno 2017. Implicito dress code da sera. Il cuoco chiama la portata; brindisi. Cosa poteva chiedere di più Sara da una cena conoscitiva per una importante posizione di lavoro in banca con il manager Giovanni Violetto? 《Ti stai godendo la serata?》Chiede il padrone di casa alla candidata. 《Sublime come mi aspettavo, Sig. Violetto. È un onore per me avere l'opportunità di conoscerla di persona.》Risponde sistemandosi il vestito stretto. 《Ti prego di chiamarmi Giovanni e di darmi del tu, ignoriamo queste inutili e vecchie formalità. Se davvero vuoi venire a lavorare da noi devi imparare ad abolire queste barriere e lasciarti andare ad una più consona intimità lavorativa...》《C...Certamente, G..Gi...Giovanni. Spero tanto che tu mi dia la pos.. 》si interrompe per l'arrivo del cuoco.
《Ecco i primi piatti. Spaghetti di spinaci tirati a mano con sugo di olive taggiasche, peperoni abbruscati e cipolle di Tropea, a seguire un risotto di zucca gialla con anacardi tostati e semi di zucca a completare. Buon appetito.》Si dilegua.
Già dal primo succhiare gli spaghetti da parte di Sara, Mr. Violetto ha un accenno di erezione. Le mani gli iniziano a sudare leggermente ed il sangue inizia a transitare dalla parte del cervello dedicata alle battute simpatiche a qualche zona indistinta più a sud del corpo. Deglutisce un boccone. Sorseggia il vino. Pausa. Non riesce a parlare, non sa più nemmeno come indurre la povera ragazza a fare quello che vuole. Nonostante la grande esperienza al riguardo, quei giovani seni costretti dal vestito nero di velluto e quelle morbide labbra ammiccanti e sempre troppo aperte gli stavano annebbiando la vista. Sara capisce al volo il momento. Cerca di tranquillizzare il proprietario di casa sfiorandogli la mano destra e suggerendogli di fare due passi nel maestoso salotto prima di continuare la cena. Nell'alzarsi la ragazza fa cadere di proposito un cucchiaio poco lontano dal tavolo, in direzione opposta alla posizione del signor Violetto.《Perdonami, è l'effetto del vino che mi rende sbadata, non sono molto abituata a bere, sai?》
Giovanni è in fremito. Non riesce a rispondere. Bocca asciutta ed accenni di tachicardia. Non lascia neanche il tempo a Sara di abbassarsi mostrandogli la magnificenza del suo fondoschiena che lui la prende per i fianchi da dietro, stringendola deciso. Sara geme sottovoce ed appoggia appena il culo esposto sulle gambe di Giovanni, percependo un'erezione impressionante, come se un'indomabile bestia si fosse appena svegliata nei suoi pantaloni pronta a dimostrare il suo valore. Spinge contro di lei e porgendo le mani sul suo ventre la aiuta ad alzarsi. Lui dietro di lei, in piedi, entrambi boccheggiando.
《Fammi dimostrare quanto ci tengo a questo lavoro..》ansima la ragazza all'orecchio di lui.
《Rimpiangerai queste parole..》ammonisce iniziando a leccarle il collo.
Sara si gira lentamente e, mentre inizia a baciare passionatamente Giovanni, fa scivolare le mani dalla nuca lungo tutta la schiena fino ai glutei, stringendo con forza spinta da un'impeto di eccitazione.
《Ti voglio così tanto...》sussurra lei, 《Prendimi...》ribatte lui. Di colpo si abbassa in ginocchio, slaccia la cintura dei pantaloni e gli abbassa le mutande impaziente. Lui le accarezza la testa raccogliendole i capelli dietro la nuca. La bestia è in libertà. Il rito ha inizio. Leggeri baci sull'interno coscia, sfiorando i testicoli che si ritraggono leggermente al passare delle labbra. Leccare ogni angolo di entrambi i testicoli, essendo sicure di aver inumidito totalmente l'area. Nel mentre il membro oscilla dall'alto verso il basso, quasi come ad approvare il lavoro svolto. Inizia a stringere appena i capelli di lei. Sara coglie questo gesto come un segnale per servire il piatto principale. Lascia con un dolce bacio le palle di Giovanni per spostarsi sul suo enorme, venoso ed eretto cazzo. Prepara della saliva in bocca e adagia la posa sulla punta del glande.
-piumapurpurea
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piumapurpurea · 3 years ago
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Carote [parte 1 di 3]
Veronica sbuffava spazientita. Come biasimarla dopo aver passato un’intera giornata a scansionare sempre gli stessi articoli all’alimentari di quartiere. Ogni giorno così, senza eccezione alcuna da quasi quarant’anni. Alzarsi sorseggiando la monotonia di un caffè tiepido, passando per l’irritante attesa immersa nelle code di veicoli tra casa sua ed il luogo di lavoro, arrivando infine ad un’insoddisfacente ripetitività delle mansioni meccaniche che le permettevano di pagarsi l’affitto. Amici pochi e poco interessanti, per non parlare delle relazioni sentimentali. L’ultima volta che un uomo le ha fatto provare una parvenza di eccitazione risale ai tempi dell’università, da quel momento soltanto rapporti occasionali con lo spavaldo di turno che tenta un approccio subito prima di pagare e ritirare gli articoli. Da qualche tempo anche l’ebrezza della masturbazione é andata scemando: non si sa spiegare il perché, ma il toccarsi pensando ai quei pochi momenti di trasgressione non ha più lo stesso effetto. Certe volte pensa che tutto ciò di cui avrebbe bisogno é un “vero uomo”, qualcuno capace di capire le sue esigenze, di penetrarla con tutta la sua virilità, partendo da un moto lento e sinuoso e dolcemente passare ad uno martellante e deciso, fino a che entrambi hanno fiato per continuare. In altri momenti é talmente confusa sulla sua vita, le sue prospettive, le aspirazioni, che mette tutto in discussione e affronta momenti di crisi profonda. Un giorno tutto cambiò. Era un Sabato pomeriggio come tanti altri prima di allora. Essendo uno degli ultimi giorni lavorativi della settimana, molti degli ortaggi ed altri deperibili di cui l’alimentari si riforniva ad inizio settimana erano esauriti in parte o del tutto. Mancava poco meno di 5 minuti a alla chiusura ed il negozio era deserto, Veronica era molto stanca e non vedeva l’ora di chiudere per raggiungere poi il suo solito gruppo di amiche al solito bar. Entra una cliente. Veronica non l’aveva mai vista prima, essendo un alimentari di un piccolo paesino fuori città conosceva tutti i suoi clienti, e la stava maledicendo con tutta se stessa, sicuramente dovrà attardarsi per colpa sua. Dopo pochi. Istanti la sconosciuta si presenta decisa da Veronica chiedendole dove potesse trovare le carote. 
“Mi dispiace ma sono esaurite, a quest’ora di Sabato finiamo le scorte di ortaggi. Provi a tornare lunedì” Dice cortesemente Veronica con un impercettibile velo ironico. “Chi cazzo viene a comprare le carote di Sabato alle sette di sera?” Pensava. 
“Ah, peccato perché avrei proprio bisogno dii alcune carote per una ricetta che volevo fare stasera. Non può aiutarmi in nessun modo, Veronica? - leggendo il cartellino” Risponde la sconosciuta.
“Non so davvero cosa suggerirle, diciamo che non ha scelto proprio il momento migliore per fare compere.” Sentenzia.
“Ma lei non ne ha nessuna a casa? Lavorando qua sicuramente abiterà in zona, mi chiedevo se fosse disposta a vendermi le sue, sono disposta.a pagare qualsiasi prezzo. Deve capire che per me questa ricetta é molto importante…” Ribatte senza vergogna avvicinandosi leggermente alla cassa. Veronica la guarda spazientita ma incuriosita. Nonostante l’assurdità della richiesta, il momento della giornata e tutto il resto, é euforica. Non le succedeva da tempo. Accenna un sorriso imbarazzato prima di pronunciarsi.
“Ma cosa sta dicendo?! É ubriaca? Come le viene in mente anche solo lontanamente che io sia disposta.a tornare a casa mia per prendere delle carote da vendere a lei, di Sabato, alle sette di sera, nel mentre che le mie amiche mi aspettano al bar?” Risponde stizzita, anche se per qualche motivo ignoto la proposta la stuzzicava un pochino. Forse per spezzare questa sua assordante monotonia, o forse per raccontare una storia diversa la sera alle amiche. Ci pensa qualche istante e poi prosegue:
“Quanto saresti disposta ad offrirmi?” Chiede Veronica, certa della successiva risposta negativa, ma incuriosita al tempo stesso. 
“Come posso dirtelo così? Dipende chiaramente dallo stato e dalla qualità delle carote, non sono mica così ingenua da fare proposte al buio. Allora che ne dici? Ti va se vengo insieme a te a controllare? Ti faccio risparmiare un viaggio e se vedo che la qualità mi soddisfa ti farò un’offerta imperdibile.” Propone con voce sensuale ma ferma.. A questo punto la sconosciuta é a pochi centimetri da Veronica, la quale percepisce una sensazione totalmente inaspettata. É in preda ad un’eccitazione profonda. Sotto la gonna sente chiaramente le mutande inumidirsi e le gambe tremare. Veronica é talmente scioccata sia dalla proposta che dalla reazione del suo corpo che rimane immobile in silenzio. Inizia a sudare freneticamente. Le labbra si asciugano e, come riflesso del tutto involontario, inizia ad avvicinare il labbro inferiore all’interno della bocca, in procinto di essere morso. Passati pochi secondi che sono sembrati un’eternità, Veronica trova il coraggio di reagire e chiede con voce spezzata:
“Chi sei tu?”
- piumapurpurea
Parte 2:
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piumapurpurea · 3 years ago
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Stracci di una storia di piacere e sofferenza #2
Sei accaldata: la salivazione inizia a rallentare. Nel voltarti rifletti su quanto sia ambiguo e stranamente piacevole il contrasto della mano fredda sulla tua spalla con il dolce tepore del tuo corpo; ti ricorda tempi lontani, un ghiacciolo sulla spiaggia con gli amici. Ti sforzi di ricordare quando sia stata l'ultima volta che hai visto il mare, nulla. Eppure sai di esserci stata, ne hai il chiaro ricordo, ma in quel momento ti sembra di aver vissuto per una frazione di secondo la vita di un'altra persona. Inquietudine. Ti trovi davanti un uomo sulla cinquantina, vestito di bianco, che emana un pungente odore di dopobarba scadente. Ti salta subito all'occhio la sua espressione, non troppo rassicurante. Sei confusa, ma non stupita. Come se il tuo inconscio volesse suggerirti qualcosa ma tu sei sorda alle sue parole. Ti guardi intorno e ti rendi conto che altre due donne in lontananza ti stanno osservando, anche loro vestite di bianco. L'uomo di fronte a te non dice nulla e continua ad osservarti attento. Ad un tratto una delle donne si avvicina lentamente e chiede:  "Come ti sembra, Ludovico?" "Mi sembra stabile dottoressa, anche se stava per avere un'altra crisi. Per fortuna siamo intervenuti in tempo." " Porta la paziente nella stanza sicura e somministrale la dose giornaliera." "Sarà fatto", conclude.  Non sei riuscita a seguire la conversazione, l'unica parte di essa che ha risuonato dentro le tue orecchie è "stanza sicura". All'udire quelle parole un vortice di libido e malessere pervade il tuo ventre. Stai così male da provare piacere, ed il piacere ti provoca sofferenza. Ludovico, così ti sembra si chiami l'uomo imponente dinnanzi a te, prende la strana camicia che indossi e con poche decise mosse te la lega sul dorso. "È ora di andare", ti sussurra mentre gentilmente ti accompagna in un'altra stanza. Inizi a chiederti dove ti trovi e, forse ancor di più, perché proprio in quel momento te lo sia chiesta per la prima volta da quando ti sei svegliata. Oltrepassi una porta ampia con uno sportello di lato, dietro di esso un'altra donna con delle pasticche colorate tra le mani. Il malessere si intensifica all'allontanarsi dalla stanza precedente fin quando, attraversato un buio corridioio, entri in una stanza angusta e con uno strano odore: in mezzo vi è un letto reclinabile con degli strani macchinari di lato e dei tubi di plastica poco spessi. Hai paura, senza sapere il perché. Tremi, ma non riesci a dire nulla. Vorresti vomitare per liberarti da quella invisibile pressione. Ludovico ti fa stendere sul lettino - non che tu possa opporti in alcun modo - ed inserisce con molta precisione un ago collegato ad uno dei tubi nell'esterno della tua coscia sinistra. Il suo tatto è notevolmente delicato. Subito dopo esce dalla stanza. Ti senti lentamente più rilassata, la paura svanisce adagia e lascia spazio alla spensieratezza. Dopo poco - in realtà sono passate molte ore ma hai perso la percezione del tempo - vedi la porta aprirsi di nuovo, stavolta lentamente. Riconosci Ludovico, che sguisciando all'interno si affretta a chiudere la porta a chiave e ti si avvicina con fare irrequieto. Noti che la sua espressione è cambiata rispetto a poco prima. Di colpo prende delle corde dalle tasche e lega una ad una le tue caviglie, l'unica parte del tuo corpo rimasta libera, alla spalliera del letto, vicino la tua testa. Tu provi a chiedere cosa stesse facendo, ma sei troppo stordita ed impaurita per farlo. "Non provare ad urlare come l'altra volta che altrimenti sai come finisce" ammonisce lui mentre inizia ad abbassarsi I pantaloni. Ancora incredula provi a liberarti, ma la strana camicia che indossi si stringe sempre di più ad ogni tuo movimento. Hai paura. Ti manca l'aria. Di colpo senti un fragore nel basso ventre seguito da un brivido lento sulle gambe. Sei incredula. Nonostante la situazione paragonabile al più oscuro degli incubi di ogni persona, ti stai eccitando. La sofferenza si sta tramutando in piacere, l'umiliazione in erotismo, l'impotenza in sottomissione.
-piumapurpurea 
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piumapurpurea · 3 years ago
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Stracci di una storia di piacere e sofferenza [parte 3 di 5]
 La bestia senza indugio inizia a martellare il suo membro marmoreo nella tua ormai gocciolante fessura. Il tuo volto esprime terrore, ma allo stesso tempo gemi. In quell'esatto momento realizzi a cosa si stava riferendo Ludovico poco prima, non era preoccupato per le urla dovute al panico della prigionia, bensì quelle antecedenti l'amplesso. Sorridi malinconica. Le espressioni sono sempre più contratte ed i corpi iniziano a sudare. Sei confusa ed estremamente combattuta: c'è una parte di te che vorrebbe uccidere l'animale di fronte a te, mentre l'altra non vede l'ora di sentirlo eiaculare dentro di te. Ti scende una lacrima dall'occhio destro. Le gambe ti iniziano a tremare ed il tuo corpo prende perfettamente il ritmo con il suo metodico martellare, ma poco prima che tu riesca a provare l'ultimo piacere finisce tutto. Ludovico geme silenziosamente soddisfatto, ma tu vuoi di più. Qualcosa si è risvegliato in te, adesso non riesci a darti pace per non aver raggiunto l'orgasmo. Disperata, continui a muovere il busto a tempo nonostante lui sia già sul ciglio del letto pronto a raccogliere i pantaloni. Lo accusi di essere un vigliacco e di non riuscire a portare a fondo il lavoro iniziato. Alzi piano il tono della voce. Nel mentre vedi Ludovico estrarre dalla tasca dei pantaloni una siringa colma di un qualche liquido ed avvicinarsi a te. Minuziosamente ti inietta la sostanza dalla canula sulla coscia sinistra e sussurra :" Buonanotte, Anastasia". 
"È il mio nome?" Rispondi.
"No. È il nome di uno dei bambini che hanno sofferto per causa tua e della tua malattia. Ogni giorno, quando vengo a trovarti, ti saluto chiamandoti con uno dei loro nomi, così che tu possa pentirti delle tue azioni. Ma tanto anche questa volta dimenticherai tutto." 
Non sai cosa rispondere. Senti diffondersi dalla vita in su un calore soffuso su tutto il corpo, sei stanca e la libido si è azzerata di colpo. Nel mentre che Ludovico ti slega, ti chiedi come faccia a sapere tutte quelle cose di te, mentre tu non ricordi nemmeno il tuo nome. Vorresti chiedergli così tante domande, ma sei troppo sotto shock per quanto detto poco fa per reagire - anche perché senti che in un certo senso potresti riconoscerti in quelle parole. Le palpebre si fanno pesanti. Percepisci un notevole disagio interiore. Subito prima di uscire, osservi Ludovico reclinare in avanti il letto. Da quella posizione intravedi una cartella appoggiata sui macchinari di lato al letto. Provi a sforzarti a leggere ma sei troppo debole e pochi istanti dopo crolli in un sonno profondo. 
-piumapurpurea 
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piumapurpurea · 3 years ago
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Stracci di una storia di piacere e sofferenza [parte 2 di 5]
Sei accaldata: la salivazione inizia a rallentare. Nel voltarti rifletti su quanto sia ambiguo e stranamente piacevole il contrasto della mano fredda sulla tua spalla con il dolce tepore del tuo corpo; ti ricorda tempi lontani, un ghiacciolo sulla spiaggia con gli amici. Ti sforzi di ricordare quando sia stata l'ultima volta che hai visto il mare, nulla. Eppure sai di esserci stata, ne hai il chiaro ricordo, ma in quel momento ti sembra di aver vissuto per una frazione di secondo la vita di un'altra persona. Inquietudine. Ti trovi davanti un uomo sulla cinquantina, vestito di bianco, che emana un pungente odore di dopobarba scadente. Ti salta subito all'occhio la sua espressione, non troppo rassicurante. Sei confusa, ma non stupita. Come se il tuo inconscio volesse suggerirti qualcosa ma tu sei sorda alle sue parole. Ti guardi intorno e ti rendi conto che altre due donne in lontananza ti stanno osservando, anche loro vestite di bianco. L'uomo di fronte a te non dice nulla e continua ad osservarti attento. Ad un tratto una delle donne si avvicina lentamente e chiede: 
"Come ti sembra, Ludovico?"
"Mi sembra stabile dottoressa, anche se stava per avere un'altra crisi. Per fortuna siamo intervenuti in tempo."
" Porta la paziente nella stanza sicura e somministrale la dose giornaliera."
"Sarà fatto", conclude. 
Non sei riuscita a seguire la conversazione, l'unica parte di essa che ha risuonato dentro le tue orecchie è "stanza sicura". All'udire quelle parole un vortice di libido e malessere pervade il tuo ventre. Stai così male da provare piacere, ed il piacere ti provoca sofferenza. Ludovico, così ti sembra si chiami l'uomo imponente dinnanzi a te, prende la strana camicia che indossi e con poche decise mosse te la lega sul dorso. "È ora di andare", ti sussurra mentre gentilmente ti accompagna in un'altra stanza. Inizi a chiederti dove ti trovi e, forse ancor di più, perché proprio in quel momento te lo sia chiesta per la prima volta da quando ti sei svegliata. Oltrepassi una porta ampia con uno sportello di lato, dietro di esso un'altra donna con delle pasticche colorate tra le mani. Il malessere si intensifica all'allontanarsi dalla stanza precedente fin quando, attraversato un buio corridioio, entri in una stanza angusta e con uno strano odore: in mezzo vi è un letto reclinabile con degli strani macchinari di lato e dei tubi di plastica poco spessi. Hai paura, senza sapere il perché. Tremi, ma non riesci a dire nulla. Vorresti vomitare per liberarti da quella invisibile pressione. Ludovico ti fa stendere sul lettino - non che tu possa opporti in alcun modo - ed inserisce con molta precisione un ago collegato ad uno dei tubi nell'esterno della tua coscia sinistra. Il suo tatto è notevolmente delicato. Subito dopo esce dalla stanza. Ti senti lentamente più rilassata, la paura svanisce adagia e lascia spazio alla spensieratezza. Dopo poco - in realtà sono passate molte ore ma hai perso la percezione del tempo - vedi la porta aprirsi di nuovo, stavolta lentamente. Riconosci Ludovico, che sguisciando all'interno si affretta a chiudere la porta a chiave e ti si avvicina con fare irrequieto. Noti che la sua espressione è cambiata rispetto a poco prima. Di colpo prende delle corde dalle tasche e lega una ad una le tue caviglie, l'unica parte del tuo corpo rimasta libera, alla spalliera del letto, vicino la tua testa. Tu provi a chiedere cosa stesse facendo, ma sei troppo stordita ed impaurita per farlo. "Non provare ad urlare come l'altra volta che altrimenti sai come finisce" ammonisce lui mentre inizia ad abbassarsi I pantaloni. Ancora incredula provi a liberarti, ma la strana camicia che indossi si stringe sempre di più ad ogni tuo movimento. Hai paura. Ti manca l'aria. Di colpo senti un fragore nel basso ventre seguito da un brivido lento sulle gambe. Sei incredula. Nonostante la situazione paragonabile al più oscuro degli incubi di ogni persona, ti stai eccitando. La sofferenza si sta tramutando in piacere, l'umiliazione in erotismo, l'impotenza in sottomissione.
-piumapurpurea 
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piumapurpurea · 3 years ago
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Solo per questa volta pubblicherò anche qua un aggiornamento sulla prossima storia:
Domani la pubblicazione della seconda parte di "Stracci di una storia di piacere e sofferenza". Grandi rivelazioni e colpi di scena sulla nostra protagonista, anche se molti dubbi devono ancora essere svelati.
Temi:
- inquietudine
- piacere
- dolore
Soggetti:
- una ragazza
- Ludovico
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piumapurpurea · 3 years ago
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Stracci di una storia di piacere e sofferenza [parte 1 di 5]
Stanca, respiri. Allunghi la mano sul pavimento liscio e cosparso di polvere da poco posata. Ritrai la mano. È freddo, ma non abbastanza da farti cercare una fonte di calore. Un rapido brivido ti corre su una spalla e nel mentre dischiudi gli occhi. Dopo qualche tentativo impacciato, riesci a piegarti sulle ginocchia doloranti per poi alzarti sorreggendoti ad una parete. Ti chiedi come sei potuta finire in una situazione come questa, ti rispondi poco dopo. Un sorriso spezzato pervade il tuo volto facendoti pensare a quanto una vita così giovane possa essere sì tempestata di disgrazie. Sorridi malinconica. L'unico tuo desiderio è l'annullamento, non fisico sia chiaro, dopo tutto hai ancora un certo attaccamento alla vita. Pensare fa soffrire. L'unico rimedio a cui puoi pensare è la costante distrazione, il deviarti, il subire qualcosa di diverso ogni momento possibile. Respiro profondo. Poggi la testa al muro, inclinando il gracile corpo facendo sì che la fronte sia l'unico contatto con la parete. Con la tua mano dominante lentamente ti afferri i capelli corti, mentre con la sottomessa inizi a graffiarti l'estermo della coscia corrispondente. Nell'aria si dipana un odore familiare, i vicini stanno preparando il pranzo - supponi. Socchiudi gli occhi ed inizi a respirare lentamente dalla bocca. Probabilmente pasta al pomodoro, ti ricorda tua nonna. Non sai da quanto sei in piedi, ma ti sei appena resa conto di essere vestita soltanto di un intimo ed una strana camicia aperta. Tossisci: quella polvere ti ha sempre dato un certo fastidio. Senti una leggera brezza tra le gambe, le dilati leggermente per poterne godere appieno la sua carezza. Sussulti: i brividi. Puoi sfiorarli con la tua mano sulla coscia. Smetti di graffiarti e con un paio delle tue dita affusolate premi i bordi cuciti nell'intimo sul gluteo sinistro. Respiri. La mano sui capelli inizia a stringere. Il sangue inizia a scorrere più velocemente ed il respiro comincia ad affannarsi. Deglutisci. La stanza inizia a non essere più così fredda. Inarchi lentamente la schiena. Sospiro. Battiti. Una mano ruvida sulla spalla. Ti volti.
- piumapurpurea
Parte 2:
Parte 3:
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