precoquus
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Albore
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precoquus · 2 years ago
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“Chissà se saprò salvarmi.”
- Cesare Pavese, lettera a Ponina Tallone, 1929
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precoquus · 3 years ago
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Eternal Sunshine of the Spotless Mind (2004) dir. Michel Gondry
“I wish you had stayed.”
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precoquus · 3 years ago
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SUBLIME CINEMA #186 - I AM LOVE
Luca Guadagnino has quietly become one of the best directors working today, his style recalling films of the past rather than present (often his movies are classically made, with heightened nostalgic imagery, shot on 35mm which is becoming a rarity). I Am Love began his trilogy which was book-ended by his masterpiece ‘Call Me By Your Name’.
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precoquus · 3 years ago
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Call Me By Your Name’s interior design
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precoquus · 3 years ago
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Io sono l'amore (2009), Luca Guadagnino
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precoquus · 3 years ago
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behind the scenes of call me by your name (2017) dir. luca guadagnino
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precoquus · 5 years ago
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Gemini 1999 ‘双生児 GEMINI’ Directed by Shinya Tsukamoto
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precoquus · 5 years ago
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Coffee date pattern
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precoquus · 6 years ago
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Mommy (2014) dir Xavier Dolan
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precoquus · 6 years ago
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Mommy (2014) dir Xavier Dolan
Loving people doesn’t save them. Love has no say, unfortunately. 
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precoquus · 7 years ago
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Pavese si uccise un’estate che non c’era, a Torino, nessuno di noi. Aveva preparato e calcolato le circostanze che riguardavano la sua morte, come uno che prepara e predispone il corso d’una passeggiata o d’una serata. Non amava vi fosse, nelle passeggiate e nelle serate, nulla d’imprevisto o di casuale. L’imprevisto lo metteva a disagio. Non amava essere colto di sorpresa. Aveva parlato, per anni, di uccidersi. Nessuno gli credette mai. Quando veniva da me e da Leone mangiando ciliegie, e i tedeschi prendevano la Francia, già allora ne parlava. Non per la Francia, non per i tedeschi, non per la guerra che stava investendo l’Italia. Della guerra aveva paura, ma non abbastanza per uccidersi a motivo della guerra. Continuò tuttavia ad avere paura della guerra, anche dopo che la guerra era da tempo finita: come, del resto, tutti noi. Perché questo ci accadde, che appena finita la guerra ricominciammo subito ad aver paura di una nuova guerra, e a pensarci sempre. E lui temeva una nuova guerra più di tutti noi. E in lui la paura era più grande che in noi: era in lui, la paura, il vortice dell’imprevisto e dell’inconoscibile, che sembrava orrendo alla lucidità del suo pensiero; acque buie, vorticose e venefiche sulle rive spoglie della sua vita. Non aveva, in fondo, per uccidersi, alcun motivo reale. Ma compose insieme più motivi e ne calcolò la somma, con precisione fulminea, e ancora li compose insieme e ancora vide, assentendo col suo sorriso maligno, che il risultato era identico e quindi esatto. Guardò anche oltre la sua vita, nei nostri giorni futuri, guardò come si sarebbe comportata la gente, nei confronti dei suoi libri della sua memoria. Guardò oltre la morte, come quelli che amano la vita e non sanno staccarsene, e pur pensando alla morte vanno immaginando non la morte, ma la vita. Lui tuttavia non amava la vita, e quel suo guardare oltre la sua propria morte non era amore per la vita, ma un pronto calcolo di circostanze, perché nulla, nemmeno dopo morto, potesse coglierlo di sorpresa.
Natalia Ginzburg, Le piccole virtù (Ricordo d’un amico)
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precoquus · 7 years ago
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Pavese commetteva errori più gravi dei nostri. Perché i nostri errori erano generati da impulso, imprudenza, stupidità e candore; e invece gli errori di Pavese nascevano dalla prudenza, dall’astuzia, dal calcolo, e dall’intelligenza. Nulla è pericoloso come questa sorta di errori. Possono essere, come lo furono per lui, mortali; perché dalle strade che si sbagliano per astuzia, è difficile ritornare. Gli errori che si commettono per astuzia, ci avviluppano strettamente: l’astuzia mette in noi radici più ferme che non l’avventatezza o l’imprudenza: come sciogliersi da quei legami così tenaci, così stretti, così profondi? La prudenza, il calcolo, l’astuzia hanno il volto della ragione: il volto, la voce amara della ragione, che argomenta con i suoi argomenti infallibili, ai quali non c’è nulla da rispondere, non c’è che acconsentire.
Natalia Ginzburg, Le piccole virtù (Ritratto d’ un amico)
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precoquus · 7 years ago
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Si sarebbe sentito in contatto con tutti i suoi coetanei, li avrebbe cercati iscrivendosi all’università di Bologna, li avrebbe trovati solo per rendersi conto che la propria vita si sarebbe giocata in solitudine e avrebbe potuto unirsi agli altri unicamente attraverso l’esercizio solitario e distanziato di una pratica vecchia come il mondo: la scrittura. Avrebbe capito che non sarebbe mai stato un protagonista, ma un osservatore.
Pier Vittorio Tondelli 
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precoquus · 7 years ago
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Vedere il lato bello, accontentarsi del momento migliore, fidarsi di qhest’abbraccio e non chiedere altro perché la sua vita è solo sua e per quanto tu voglia, per quanto ti faccia impazzire non gliela cambierai in tuo favore. Fidarsi del suo abbraccio, della sua pelle contro la tua, questo ti deve essere sufficiente, lo vedrai andare via tante volte e poi una volta sarà l’ultima, ma tu dici stasera, adesso, non è già l’ultima volta? Vedere il lato dello, accontentarsi del momento migliore, rifarsi di quanto ti cerca in mezzo alla folla, fidarsi del suo addio, avere più fiducia nel tuo amore che non gli cambierà la vita, ma che non dannerà la tua perche se tu lo ami, e se soffri e se vai fuori di testa questi problemi sono solo tuoi; fidarsi dei suoi baci, della sua pelle quando sta con la tua pelle, l’amore è niente di più, sei tu che confondi l’amore con la vita.
Pier Vittorio Tondelli, Biglietti agli amici (M.S. , Ottava ora della notte, biglietto numero otto)
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precoquus · 7 years ago
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Di quegli esami, affrontati al liceo classico Rinaldo Corso di Correggio nel luglio del1974, posso ricordare solamente dettagli abbastanza esteriori: gli spostamenti in bicicletta al mattino presto, per raggiungere la campagna e lì, sotto un pergolato, ripassare i programmi di italiano e di storia; gli inviti frenetici dei compagni a partecipare a gruppi di vacanza-studio nelle seconde case, fresche e tranquille, a Campiglio, a Pomposa, sul lago di Garda, in Val di Fassa; il training autogeno condotto, la sera, su basi musicali di Leonard Cohen; le sigarette Gauloises, il meticoloso rito scaramantico di infilare nel taschino della camicia, a sinistra, una cartolina di saluto della fidanzata; le telefonate ansiose dell'amica del cuore per alleggerire, chiacchierando, la paura che inevitabilmente prendeva in certi momenti: l'angoscia non tanto del dover rendere conto di un ciclo di studi bene o male terminato, ma proprio l'idea a stessa dell'essere esaminati, guardati, giudicati, valutati come persone, con i propri tic, le insicurezze, i difetti di linguaggio, le emozioni, i sentimenti... Quegli esami di maturità si risolsero poi, come nella maggioranza dei casi, senza traumi e senza particolari contraccolpi.
Pier Vittorio Tondelli, sugli esami di maturità.
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precoquus · 7 years ago
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Alba Rohrwacher, “Perfetti Sconosciuti”- Paolo Genovese (2016) 
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precoquus · 7 years ago
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Ecce altera quaestio, quomodo hominibus sit utendum. Quid agimus? Quae damus praecepta? Ut parcamus sanguini humano? Quantulum est ei non nocere cui debeas prodesse! Magna scilicet laus est si homo mansuetus homini est. Praecipiemus ut naufrago manum porrigat, erranti viam monstret, cum esuriente panem suum dividat? Quare omnia quae praestanda ac vitanda sunt dicam? Cum possim breviter hanc illi formulam humani offici tradere: omne hoc quod vides, quo divina atque humana conclusa sunt, unum est; membra sumus corporis magni. Natura nos cognatos edidit, cum ex isdem et in eadem gigneret; haec nobis amorem indidit mutuum et sociabiles fecit. Illa aequum iustumque composuit; ex illius constitutione miserius est nocere quam laedi; ex illius imperio paratae sint iuvandis manus. Ille versus et in pectore et in ore sit: "Homo sum, humani nihil a me alienum puto". Habeamus in commune: nati sumus. Societas nostra lapidum fornicationi simillima est, quae, casura nisi in vicem obstarent, hoc ipso sustinetur.
Lucio Anno Seneca, Epistulae Morales ad Lucilium (Epistola 95)
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