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"E quindi uscimmo a riveder le stelle" FanFiction Cesare/Henry

Spalancò gli occhi. C’era solo buio intorno a lui. Roteò gli occhi, mio Dio, Maria.

Allargò le braccia, non capiva dove diavolo si trovasse! Sembrava… una bara? Una schifosissima bara, piena di terra!

Che cosa stava succedendo? Avvertiva una fame tremenda… una fame come mai aveva provato in vita sua. Una fame del tutto inspiegabile.

Batté, -Fatemi uscire!-, gridò, -Guido! Aprite! Affrontatemi da uomo!-. Quel vile…li aveva aggrediti brutalmente nelle loro alcova, mentre si concedevano uno dei loro intensi incontri amorosi, ma mai avrebbe pensato che un uomo potesse arrivare a cotanta violenza. Soprattutto nei riguardi di una donna.

Batté di nuovo, con forza, una forza sovrumana… il coperchio si sfondò, lo penetró con un pugno poderoso.

Eppure non sentì dolore.

Nulla. Solo freddo e fame.

Ruppe ciò che restava con le gambe poi, con un balzo, uscì da quella bara.

Lo era davvero.. una bara, di pesante legno raffinato ed intagliato. 

Tremante e spaesato, Cesare si guardò intorno, non riconosceva nulla di quella stanza. -Calmati-, una voce alle sue spalle lo fece voltare, arretrando, -Chi diavolo siete voi? D-dove sono! Dov’è Maria!?-.

L’uomo si alzò, vestito elegantemente, stoffe pregiate, Cesare aveva commerciato in quel settore e sapeva riconoscere un tessuto costoso quando lo vedeva. Lo sguardo severo dell’uomo davanti a lui, si soffermò sul viso contratto, -Cesare, calmati-, ripetè con tono pacato, indicandogli una sedia e un bicchiere pieno.

-Bevi, ti spiegherò tutto quando ti sarai placato-. 

Cesare scosse vigorosamente il capo, -No.. No… Rispondetemi, chi.. siete voi!-, lo incalzò, alzando la voce e avanzando minaccioso. L’uomo davanti lui non parve minimamente intimorito, piuttosto… impietosito, e ciò non fece che aumentare la frustrazione nel giovane mercante. Avvertì una fitta al collo e gemette, posandovi la mano.

S’impietrì.

Scostandola lentamente, Cesare vide il sangue, lo sguardo ricadde poi sul petto, dove avvertiva una formicolio e vide lo squarcio nella stoffa, anch’essa intrisa di sangue rappreso. -No…! No!!-, esclamò, incredulo e spaventato, mentre sollevava il lembo della camicia per guardare la ferita.

-Mi dispiace-, mormorò l’uomo, -Sono riuscito a salvare solo te, per Maria era già troppo tardi, me ne dolgo-.

Cesare non capiva che cosa volesse dire; le parole arrivarono ovattate alle sue orecchie mentre cercava di capire come la ferita potesse essere già cicatrizzata. Non aveva alcun senso! E quella fame? Da dove proveniva! Chi era costui?!

Avvertiva un’odore nell’aria, anzi, ne avvertiva tanti… mai ne aveva percepiti così tanti in vita sua.

Anche i suoni parevano amplificati, avvertì il respiro di un passante e il suo battito, il rumore del sangue che scorreva nelle vene sembrava un tamburo che martellava sui timpani.

Si turò le orecchie, cadendo in ginocchio, gemendo e implorando Dio che tutto quell’incubo cessasse. L’uomo si chinò accanto a lui, prendendogli il polsi, scostandogli le mani dalla testa. -Dio non è più con te, Cesare-, disse sommessamente, -Non è più con nessuno di noi, ahimè-, lo guardò con pietà e comprensione, -Sono Henry-, continuò, -Sono un vampiro-.

-Come osate… prendervi gioco di me!-, lo spinse, in un impeto d’ira.

Non credeva di averci messo tanta forza; l’uomo finì contro il muro, con uno schianto violento, ricadendo in avanti.

Cesare sgranò gli occhi, le mani tremarono e lui arretrò. Henry si rialzò quasi subito, crocchiando il collo e sospirando, tornando a guardarlo negli occhi, -Dovresti nutrirti, perderai le forze velocemente, soprattutto se le usi a sproposito contro chi cerca di aiutarti-, Cesare ringhiò,- Tacete!!-. la rabbia risalì nuovamente tutto il suo corpo; gli si scaglio contro con tutta la violenza di cui fu capace.

Stavolta Henry bloccò la sua aggressione con una facilità disarmante. Cesare non fu in grado di scostarlo di un solo passo dalla sua posizione. Lo fissò, incredulo. Questi ruotò violentemente il polso, spezzandoglielo e facendolo urlare.

Sospirò, -Perdonami, ma non mi hai lasciato molta scelta-, lasciò ricadere il giovane che ancora tenera l’arto rotto. La voce si ruppe in gola quando si rese conto che il suo polso stata guarendo da solo. L’osso di raddrizzò, la pelle torno integra, come se nulla l’avesse scalfita pochi istanti prima.

Cesare si volse lentamente, -Voi… siete il Diavolo…!-, Henry scosse il capo, chinandosi e porgendogli il bicchiere, -No, nulla di tutto questo, ora nutriti-. L’odore proveniente dal bicchiere divenne irresistibile, tanto che Cesare gli strappò il calice dalle mani e bevve.

Sangue.

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(via My heart burns Spiral Notebook by Saphiria333)