Tumgik
#Abelardo e Eloisa
xhjsmile · 1 year
Text
«Il suo amore per Eloisa non è stato soltanto un episodio: egli e la sua compagna hanno […] «inventato» l’amore come sarebbe stato concepito modernamente, come passione e dedizione assoluta di due esseri l’uno per l’altro.»
– F. Cardini, M. Montesano, Storia medievale
2 notes · View notes
pataguja61 · 1 year
Text
Tumblr media
Abelardo aveva successo
Eloisa era poco più che una bambina.
Lui doveva capirlo, se solo fosse stato meno egoista, che i sogni di una bambina deformano la pura realtà.
Abelardo non meritava le lettere di Eloisa, date in pasto ai posteri, umiliata intimità, amore incondizionato spiato da chiunque voglia sentir palpitare il cuore.
Lettere strazianti e risposte implacabili di lui che si confessa pentito. Ancòra un dolore per Eloisa, sopportato con coraggio fino alla fine della sua esistenza.
20 notes · View notes
aalessiaa2 · 2 years
Text
È divenuto un luogo comune parlare dell’amicizia tra Chiara e Francesco in termini di amore umano. Nel suo noto saggio su Innamoramento e amore Francesco Alberoni scrive che “il rapporto fra santa Chiara e san Francesco ha tutti i caratteri di un innamoramento trasferito (o sublimato) nella divinità”.
Come ogni uomo, anche se santo, Francesco può aver sperimentato il richiamo della donna e del sesso.
Le fonti riferiscono che per vincere una tentazione del genere una volta il santo si rotolò d’inverno nella neve. Ma non si trattava di Chiara!
Quando tra un uomo e una donna sono uniti in Dio, questo vincolo, se è autentico, esclude ogni attrazione di tipo erotico, senza neppure che ci sia lotta. È come messo al riparo. È un altro tipo di rapporto. Tra Chiara e Francesco c’era certamente un fortissimo legame anche umano, ma di tipo paterno e filiale, non sponsale.
Francesco chiamava Chiara la sua “pianticella” e Chiara chiamava Francesco “il nostro Padre”. L’intesa profonda tra Francesco e Chiara che caratterizza l’epopea francescana non viene “dalla carne e dal sangue”.
Non è, per fare un esempio altrettanto celebre, come quella tra Eloisa ed Abelardo, tra Dante e Beatrice. Se così fosse stato, avrebbe lasciato forse una traccia nella letteratura, ma non nella storia della santità.
Con una nota espressione di Goethe, potremmo chiamare quella di Francesco e Chiara una “affinità elettiva”, a patto di intendere “elettiva” non solo nel senso di persone che si sono scelte a vicenda, ma nel senso di persone che hanno fatto la stessa scelta. Antoine de Saint-Exupéry ha scritto che “amarsi non vuol dire guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione”.
Chiara e Francesco non hanno davvero passato la vita a guardarsi l’un l’altro, a stare bene insieme. Si sono scambiati tra loro pochissime parole, quasi solo quelle riferite nelle fonti.
C’era una stupenda riservatezza tra loro, tanto che il santo veniva a volte rimproverato amabilmente dai suoi frati di essere troppo duro con Chiara. Solo alla fine della vita, vediamo questo rigore nei rapporti attenuarsi e Francesco cercare sempre più spesso conforto e conferma presso la sua “Pianticella”. È a San Damiano che si rifugia prossimo alla morte, divorato da malattie, ed è vicino a lei che intona il cantico di Frate Sole e di sorella Luna, con quell’elogio di “Sora Acqua”, “utile et humile et pretiosa et casta”, che sembra scritto pensando a Chiara.
Invece di guardarsi l’un l’altro, Chiara e Francesco hanno guardato nella stessa direzione. E si sa qual è stata per loro questa “direzione”.
Chiara e Francesco erano come i due occhi che guardano sempre nella stessa direzione. Due occhi non sono solo due occhi, cioè un occhio ripetuto due volte; nessuno dei due è solo un occhio di riserva o di ricambio. Due occhi che fissano l’oggetto da angolature diverse danno profondità, rilievo all’oggetto, permettono di “avvolgerlo” con lo sguardo. Così è stato per Chiara e Francesco.
Essi hanno guardato lo stesso Dio, lo stesso Signore Gesù, lo stesso Crocifisso, la stessa Eucaristia, ma da “angolature”, con doni e sensibilità propri: quelli maschili e quelli femminili.
Insieme hanno colto di più di quanto avrebbero potuto fare due Francesco o due Chiara. In passato si tendeva a presentare la personalità di Chiara troppo subordinata a quella di Francesco, appunto come “sorella Luna” che vive di riflesso della luce di “fratello Sole”.
L’ultimo esempio in questo senso è il libro uscito di recente su “l’amicizia tra Francesco e Chiara” (John M. Sweeney, Light in the Dark Age: the Friendship of Francis and Clare of Assisi, Paraclete Press 2007).
In una fiction televisiva di alcuni anni fa (“Francesco e Chiara”, di Fabrizio Costa) è da lodare la scelta di presentare Francesco e Chiara come due vite parallele, che si intrecciano e si svolgono in sincronia, con uguale spazio dato all’uno e all’altra. È la prima volta che avviene, in questa forma.
Ciò risponde alla sensibilità attuale tesa a mettere in luce l’importanza della presenza femminile nella storia, ma nel caso nostro corrisponde alla realtà e non è una forzatura.
La scena iniziale della fiction è quella che mi ha colpito di più, quasi fosse una chiave di lettura di tutta la storia.
Francesco cammina su un prato, Chiara lo segue mettendo i suoi piedi, quasi per gioco, sulle orme lasciate da Francesco e alla domanda di lui: “Stai seguendo le mie orme?”, risponde luminosa: “No, altre molto più profonde”.
0 notes
io-pentesilea · 4 years
Text
Tumblr media
Solo tu hai il potere di rendermi triste o donarmi gioia e conforto.
...
A un tuo cenno subito cambiai il mio abito e i miei pensieri, per dimostrarti che tu sei l'unico padrone del mio corpo e della mia volontà.
-Eloisa ad Abelardo.
Come tu mi vuoi. Tutto ciò che vuoi.
Barbara
10 notes · View notes
abatelunare · 3 years
Quote
Se c'è qualcosa che sfugge al nostro controllo, è proprio il cuore, e tu sai che al cuore non si comanda, ma si ubbidisce soltanto.
Pietro Abelardo, Storia delle mie disgrazie. Lettere d'amore di Abelardo e Eloisa
114 notes · View notes
Text
Tumblr media Tumblr media
In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'autore prescelto è Dario Fo e l'opera "L'amore e lo sghignazzo".
Dario Fo, magico istrione e maestro di lazzi e frizzi, merita sempre di essere letto. "L'amore e lo sghignazzo" è un testo lieve, dove viene fuori la penna talentuosa del premio Nobel. Si compone di cinque brevi saggi di argomento diverso che, in altrettanti modi diversi, si occupano del tema dell'amore o del tema dello "sghignazzo" (inteso come un verso che impasta insieme il riso, la provocazione, la satira, la rivolta sociale o politica fatta dal popolo contro il potere). Si inizia con la più bella e tormentata storia d’amore di tutti tempi, quella della giovine Eloisa nipote dell’abate di Notre Dame di Parigi con il suo severo precettore Abelardo (siamo intorno al 1100), storia che culmina - come noto - in tragedia con trasversali vendette. Si continua con un’altra tragedia: la vittima è Mainfreda della nobile famiglia Visconti (siamo qui alla fine del XIII secolo), finita sul rogo dell’Inquisizione per eresia, avendo fondato presso l’abbazia cistercense di Chiaravalle una specie di setta promiscua ed egualitaria. In due altri capitoli, la tragedia lascia il posto alla fantasia ed allo sberleffo: nel primo vi si racconta di una singolare domatrice di leoni, il cui marito, nostalgico dell’Africa, vi fa ritorno con il suo amato leone, quasi umanizzandolo e spingendolo con vari e comici accorgimenti verso leonesse da lungo tempo desiderate; nel secondo "Qu, il comunista utopico" il protagonista (siamo nella prima metà del Novecento) è uno sprovveduto ed ingenuo contadinotto cinese, che viene scambiato per un sovversivo comunista e, da innocente capro espiatorio, condannato a morte: prima di salire sul patibolo, dà ai compagni di sventura la sua definizione di comunismo, una sorta di utopia auspicabile ma sfuggente e, di fatto, irrealizzabile. Ed infine l’ultima storia, che si focalizza sul teatro greco, ma non su quello tragico della tradizione classica e ritenuto da tutti l’unico e certificato, ma su quello vero, autentico e dissacrante della satira (“Gli uccelli” di Aristofane), quello che veniva rappresentato in teatri sfavillanti di colori, con rivestiture in legno, giochi di luce, sofisticati marchingegni che spostavano le scenografie ed attori abilissimi nei travestimenti e nei trucchi. Quest’ultimo capitolo rappresenta un’autentica lezione di storia e di teatro, che fa comprendere tutta la grandezza di Dario Fo.
I soggetti, ripresi, rielaborati, ampliati di allusioni al presente, risultano diversi rispetto a quanto di essi s’è sempre saputo e non solo perché così pensa il Premio Nobel per la Letteratura, ma anche perché i documenti, i testi da lui citati testimoniano diversamente dagli altri testi più noti. Fo vuole incuriosire con le sue rivelazioni ed anche divertire, muovere il riso, indurre a “sghignazzare” soprattutto di ciò che dalla tradizione, dall'opinione pubblica, dalla morale corrente è stato fissato come illustre, solenne, sublime senza che lo fosse. Degna di nota è l'aspirazione dell'autore ad informare, istruire, sensibilizzare quella fascia sociale composta dal popolo e sempre rimasta esclusa, attraverso il recupero e la rivalutazione proprio del patrimonio culturale e linguistico popolare per mezzo dell'arte teatrale.
Dario Luigi Angelo Fo (1926 – 2016) è stato un drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, attivista e comico italiano. Fu autore di rappresentazioni teatrali che fanno uso degli stilemi comici propri della commedia dell'arte italiana e che sono rappresentati con successo in tutto il mondo. In quanto attore, regista, scrittore, scenografo, costumista e impresario della sua stessa compagnia, Fo è stato un uomo di teatro a tutto tondo. Famoso per i suoi testi teatrali di satira politica e sociale e per l'impegno politico di sinistra, con la moglie Franca Rame fu tra gli esponenti del Soccorso Rosso Militante. Il 9 ottobre 1997 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura, con la seguente motivazione: seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi. Fu a conoscenza del fatto mentre era sull'autostrada A1 con Ambra Angiolini, nel corso della registrazione di una puntata della trasmissione televisiva “Milano-Roma”: un'automobile si affiancò alla loro mostrando un cartello con su scritto "Hai vinto il Nobel". L'ultimo italiano che aveva vinto era stato Eugenio Montale nel 1975, mentre era dal 1934 che non vinceva un drammaturgo italiano, quando lo ricevette Luigi Pirandello.
2 notes · View notes
schizografia · 4 years
Text
"... L’unica cosa buona è che la mia fantasia è sempre attiva e che il meccanico occuparsi di preparati anatomici le lascia tuttavia campo d’azione. Ti intravedo sempre così a mezzo fra le mie code di pesce, zampe di rane, ecc. Non è forse più commovente della storia di Abelardo, e di Eloisa che gli si insinuava sempre tra le labbra e la preghiera? Oh, divento ogni giorno più poetico, tutti i miei pensieri galleggiano sullo spirito. Grazie a Dio ho ricominciato a sognare molto la notte, il mio sonno non è più così pesante." (Büchner, lettera alla fidanzata, Zurigo, 1837)
15 notes · View notes
il-gufetto · 3 years
Text
Tumblr media
Rousseau è conosciuto, in particolare, per due opere pedagogiche:
1 L'Emilio o sull'Educazione (sicuramente il testo più letto dell'autore). Qui, viene riproposta la tesi, secondo la quale, l'uomo non è malvagio per natura; ma buono ed è la società a corromperlo (già proposta in un precedente scritto, in risposta alla domanda dell'Accademia di Digione, intitolato "il progresso delle scienze e delle arti ha contribuito al miglioramento del costume?"). Il romanzo tratta appunto del giovane Emilio e della sua educazione, caratterizzata dal contatto diretto con la natura e lontano da ogni influenza sociale (per evitare ogni forma di corruzione e pregiudizio). L'educazione di Emilio dura in totale venticinque anni, al termine della quale diventerà un buon uomo e un ottimo cittadino, grazie soprattutto al rispetto delle fasi del fanciullo (per Rousseau è fondamentale non forzare il bambino nell'apprendere determinati concetti, ma aspettare i suoi tempi).
2 Giulia o La nuova Eloisa (equivalente all'Emilio, ma nella sua versione femminile). Il titolo deriva dal fatto che la protagonista chiamata Giulia ricorda molto Eloisa, giovane rampolla medievale, che si innamorò del filosofo Abelardo, suo maestro. Una situazione simile accade proprio a Giulia che, infatti, s'innamora del suo precettore, uomo di grande bontà d'animo e valori morali, a cui Giulia affiderà, successivamente, la tutela dei suoi figli. Rousseau vuole, con questo scritto, dimostrare un grande conflitto tra la natura delle passioni e le convenzioni sociali. Il romanzo, comprendente diverse lettere e abbraccia un arco temporale che va dalla giovinezza fino al matrimonio di Giulia con un uomo del suo stesso rango (inaugurando un tipo di romanzo, quello epistolare, che avrà notevole fortuna durante quel periodo).
2 notes · View notes
strichinina · 5 years
Text
Il sole in alto, manca come Parigi in primavera. Ti parlavo di  Jim Morrison  al Père-Lachaise, di souvenir mentali e felini guardiani dal manto nāgarania, fari vigilanti sul percorso. Fendinebbia sui resti dell’amor cortese, le passioni sfrenate di Abelardo ed Eloisa. Passi guardinghi e testate docili  per ogni bacio impresso sul giaciglio del dandismo. Per ogni pennellata di colore e assenzio tra i fantasmi dei Fiori del male a Place du Tertre.
6 notes · View notes
enplein-air · 6 years
Text
Oggi ho finito di vedere il documentario di Netflix sugli attentati a Parigi del 13 novembre. Ho aspettato un bel po' di tempo perché non mi sentivo pronta e volevo essere sicura di farcela ma la verità è che non ero pronta neanche ieri e neppure stamattina e infatti sono ancora abbastanza scossa. Sono rimasta molto colpita dalla testimonianza di una donna che con un'ironia disarmante ha raccontato di come nel momento in cui è stata presa in ostaggio il suo unico pensiero era di tenere con sé la borsa e i cappotti e lei diceva "merde, in un momento così sembravo una casalinga affezionata alle sue cose", salvo poi scoppiare a piangere alla fine e io con lei. È straziante e il nodo alla gola non mi è ancora passato né il senso di dolore esistenziale che si è insediato nello stomaco. Ricordo che quando siamo state al Père-Lachaise poco dietro la tomba di Jim Morrison abbiamo trovato una lapide, la ragazza che era seppellita lì era morta quella sera al Bataclan. Io e la mia amica ci siamo guardate con gli occhi sgranati e non sapevamo che fare, "preghiamo?", "andiamo a prendere dei fiori da metterci su?" ma alla fine niente, solo una tristezza e mi ricordo di aver cominciato a respirare male. Un conto sono Abelardo ed Eloisa che con il tempo diventano leggenda, un conto è la realtà che viviamo. Solo una volta uscite dal cimitero sono riuscita a equilibrare un po' il tutto. Mi ricordo anche che mio fratello aveva commentato con "Quello è un locale in cui tu saresti puntata andare, pensa te!" E io gli avevo risposto "Ma infatti ci sono stata. Ad un concerto!" E lui "Ecco, vedi è allucinante!". Lo è davvero.
8 notes · View notes
caosnoscascos · 3 years
Photo
Tumblr media
·       De Eloisa para Abelardo
"Nesta profunda solidão e terrível cela, Onde a contemplação celestial do pensamento habita, E sempre reina a meditação melancólica; Que significa esta agitação nas veias de uma virgem? Por que meus pensamentos se aventuram além do último retiro? Por que sente meu coração este amplo e esquecido calor? Ainda, ainda eu amo! De Abelardo veio, E Eloisa ainda deve beijar seu nome.
Querido fatal nome! Restos nunca confessados, Nunca passarão estes lábios no sagrado silêncio selado. Ocultá-lo, meu coração, dentro desse disfarce fechado, Quando se funde com Deus, sua falsa idéia amada: Ó mesmo não o escrevendo, minha mão - o nome aparece Logo escrito – a purificação acabo com minhas lágrimas! Em vão a perdida Eloisa chora e reza, Seu coração ainda manda, e a mão obedece.
Inexoráveis paredes! cuja obscura ronda contém Arrependidos suspiros, e amarguras voluntárias: Vós rochas fortes! Que santos joelhos desgastaram; Vós grutas e cavernas inalcançáveis com horrível espinhas Santuários! onde as virgens mantiveram seus pálidos olhos, E a tristeza dos santos, cujas estátuas aprenderam a chorar! Embora frio como você, imóvel, em silêncio crescente, Eu ainda não esqueci-me como pedra.
Nem tudo está no céu enquanto Abelardo tem parte, Ainda a natureza rebelde mantém a metade de meu coração; Nem a oração nem os jejuns acalmaram seus impulsos persistentes, Nem as lágrimas, ou a idade, o ensinaram a fluir em vão.
(...)
Como é imensa a felicidade da virgem sem culpa. Esquecendo o mundo, e pelo mundo sendo esquecida. Brilho eterno de uma mente sem lembranças! Cada prece é aceita, e cada desejo realizado; Trabalho e descanso mantidos em iguais períodos; Obedientes sonhos dos quais podemos acordar e chorar; Calmos desejos, afetos sempre furiosos. Deliciosas lágrimas, e suspiros que boiam no paraíso.                                                                                               Alexandre Pope
1 note · View note
ithaka-a-way · 4 years
Photo
Tumblr media
«(…) Adesso, ovviamente, le studentesse erano velate, perlopiù velate di bianco, passeggiavano a gruppetti di due o tre sotto i portici, facevano un po’ pensare a un chiostro, e l’impressione d’insieme era comunque, innegabilmente, di studio. Mi chiesi che effetto potesse fare nello scenario, più antico, dell’università Parigi IV-Sorbona, se ci si sentisse tornati all’epoca di Abelardo ed Eloisa». Michel Houellebecq, Sottomissione.   #ithaka #way #ontheroad #literature #maps #mapsofliterature #quotes #book #MichelHouellebecq#Houellebecq #france #paris #islam #soumission #sorbona (presso Paris, France) https://www.instagram.com/p/CJjn-dngdwv/?igshid=1tnq55nt7w6lu
0 notes
thesuicidalpart2 · 4 years
Text
brilho eterno de uma mentes sem lembranças (eternal sunshine of the spotless mind)
"Nesta profunda solidão e terrível cela, Onde a contemplação celestial do pensamento habita, E sempre reina a meditação melancólica; Que significa esta agitação nas veias de uma virgem? Por que meus pensamentos se aventuram além do último retiro? Por que sente meu coração este amplo e esquecido calor? Ainda, ainda eu amo! De Abelardo veio, E Eloisa ainda deve beijar seu nome.
Querido fatal nome! Restos nunca confessados, Nunca passarão estes lábios no sagrado silêncio selado. Ocultá-lo, meu coração, dentro desse disfarce fechado, Quando se funde com Deus, sua falsa ideia amada: Ó mesmo não o escrevendo, minha mão - o nome aparece Logo escrito – a purificação acabo com minhas lágrimas! Em vão a perdida Eloisa chora e reza, Seu coração ainda manda, e a mão obedece. Inexoráveis paredes! cuja obscura ronda contém Arrependidos suspiros, e amarguras voluntárias: Vós rochas fortes! Que santos joelhos desgastaram; Vós grutas e cavernas inalcançáveis com horrível espinhas Santuários! onde as virgens mantiveram seus pálidos olhos, E a tristeza dos santos, cujas estátuas aprenderam a chorar! Embora frio como você, imóvel, em silêncio crescente, Eu ainda não esqueci-me como pedra. Nem tudo está no céu enquanto Abelardo tem parte, Ainda a natureza rebelde mantém a metade de meu coração; Nem a oração nem os jejuns acalmaram seus impulsos persistentes, Nem as lágrimas, ou a idade, o ensinaram a fluir em vão.
(...)
Como é imensa a felicidade da virgem sem culpa. Esquecendo o mundo, e pelo mundo sendo esquecida. Brilho eterno de uma mente sem lembranças! Cada prece é aceita, e cada desejo realizado; Trabalho e descanso mantidos em iguais períodos; Obedientes sonhos dos quais podemos acordar e chorar; Calmos desejos, afetos sempre furiosos. Deliciosas lágrimas, e suspiros que boiam no paraíso. Graça que brilha a seu arredor com raios serenos. O murmúrio dos anjos arrulha seus sonhos dourados. Por sua eterna rosa que floresceu no Éden. E as asas dos serafins derramam perfumes divinos, Para ela, o esposo prepara o anel nupcial, Para ela as brancas virgens cantam a canção da boda, E ao som das harpas celestiais ela morre E se desfaz em visões do dia eterno”
0 notes
abatelunare · 3 years
Quote
E anche se il nome di sposa può parere più santo e più decoroso, per me fu sempre più dolce quello di amica, perfino quello di amante, se non ti offendi, o di sgualdrina.
Pietro Abelardo, Storia delle mie disgrazie. Lettere d'amore di Abelardo e Eloisa
33 notes · View notes
sanremista-dal51 · 5 years
Photo
Tumblr media
A lei che sa capirti come sei A lei che non tradì a lei che dice si quando vuoi A lei che spazza via la tua malinconia per me Facendoti l’amore togliendoti il bicchiere lo so Tu con lei vola più su vola in alto come sei tu Vecchie cose dentro di me l’ombra di un nome che assomiglia a te eh… eh… Lei che prende lei che da Lei che vince lei che ha Lei che ride lei che c’è tutte le volte che volevi me A lei la tua la sola grande idea A lei che aggiusta il cuore A lei che ti fa dire quel che vuoi A lei che mi sorride per strada se mi vede, ma si! A lei che a luci spente confondi nella mente, con me Dietro lei cammini tu Senza lei non vivi più Dillo a lei a lei che non sa com’eri prima d’incontrare lei eh… eh… Lei che sogna lei che da Lei che viene lei che non va Lei che vive lei che c’è tutte le volte che cercavi me. (Roberto Vecchioni) #sanremo #sanremo35 #sanremo85 #sanremo1985 #festivaldisanremo Brano: A Lei Immagine: Abelardo e la sua pupilla Eloisa - Edmund Blair Leighton - 1882 https://www.instagram.com/p/B-CDa4NFRP_/?igshid=1ri12qu8rc1hr
1 note · View note
francescacammisa1 · 5 years
Link
Quanto sia bello ricevere lettere dagli amici lontani, ce lo dimostra con un esempio personale anche Seneca, che scrivendo all'amico Lucilio a un certo punto dice : "Mi scrivi spesso, e io te ne sono grato. Così mi vieni a trovare nell'unico momento che ti è possibile: ogni volta che ricevo una tua lettera, mi sembra d'essere ancora con te. E se i ritratti degli amici lontani ci sono cari, perché ce li ricordano e ci consolano della loro lontananza, anche se è un povero conforto, quanto piacere possono farci le lettere, che ci portano la vera voce di un amico lontano !" E, grazie a Dio tu puoi ancora darci questa gioia: nessuno ti proibisce di scriverci, nulla te lo impedisce e, mi auguro non sarà certo la tua pigrizia la causa di un eventuale ritardo. Abelardo ed Eloisa - Lettere d'amore
0 notes