Tumgik
#Bon Dell
chouncazzodicasino · 2 months
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Scrivo un attimo qui delle cose di corsa, così mi distraggo, smetto di avere i lacrimoni e arrivano le 18 e posso andare a casa:
vorrei tanto una piccola coppa di gelato al limone;
prima vedevo un film horror con una bella canzone tragica e mi sono ricordata di quando non esistevano shazam o soundhound e passavo le ore a cercare su google cose tipo "canzone film XXX che fa teneneeee teneeneneneeeeee bon bon", o ancora prima, quando andavo nell'unico negozio di dischi e cd della zona e chiedevo al ragazzo in cassa, lui conoceva tutte le canzoni dei film, solo che gliele dovevo cantare e o suonare con i miei strumenti immaginari;
mi è bastato leggere la domanda "come sta nonna?" per cominciare a piangere. Io non voglio piangere oggi. Solo che ormai se anche distraggo il corpo loro fanno come vogliono. Allora mi impongo di non chiudere nemmeno 5 minuti prima e mica posso farmi trovare a piangere dai clienti, quindi se ne devono andare e devono smettere di insinuarsi nelle ciglia;
mi sono dimenticata di scongelare le cose per la cena;
vorrei anche una ciotola di tzatziki;
mancano dieci minuti, ok, ce la posso fare.
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sarcasm-andotherstuff · 10 months
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1) Not all men, non tutti i maschi sono così, non potete generalizzare.
Non generalizzo, ma non vedo per quale ragione dovrei lodare qualcuno per non essere un assassino. Quando un uomo si sente in dovere di precisare di essere diverso da un tizio che controlla, rapisce, aggredisce, uccide una donna che cosa vuole esattamente, un applauso? Una medaglia? Riceviamo forse un premio per non essere criminali?
Non commettere violenza è il livello base di convivenza civile: non si dipinga il minimo della decenza come una prova di virtù.
Se poi la paura è legata alle relazioni (“le donne hanno paura degli uomini, resterò scapolo tutta la vita”), si sappia che per chiunque l’intimità è anche vulnerabilità. Il timore d’essere temuti credo possa almeno pareggiare con il timore di subire violenza, no?
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2) Cherry picking e benaltrismo (Non c’è un aumento di casi! E allora i maschicidi? Gli infanticidi? E allora i paesi islamici?)
Primo. Se si parla di violenza sulle donne il tema è la violenza sulle donne, se ritenete meritevoli di dibattito altri temi fatevi i post vostri.
Secondo. L’allarme sociale si crea di fronte a fenomeni statisticamente rilevanti, non necessariamente in numeri assoluti. Esibire il grafico che mostra che le vittime femminili di omicidio restano costanti negli anni, come se quel dato fosse una vittoria, mostra la mancata comprensione della tendenza, visto che, a fronte della generale diminuzione dei reati (e degli omicidi) la mancata flessione delle vittime femminili non può essere interpretata positivamente.
Terzo. Il fatto che le donne in Iran siano perseguitate e oppresse non rende sopportabile la violenza di genere altrove, né rende capricci o voluttà le rivendicazioni femministe.
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3) Volemosebene, basta guerra tra i sessi!
Denunciare la violenza di genere, riflettere sul patriarcato non significa, né ha mai significato, odiare i maschi, né ingaggiare un derby donne contro uomini, ma casomai criticare un certo tipo di maschi (ma pure di femmine, che ne adottano retorica). In altri termini, significa riconoscere l’egemonia culturale che il privilegio maschile ha imposto e impone. E far emergere questo conflitto, non tra maschi e femmine, ma tra patriarcato e parità, richiede anche argomentazioni forti e toni aspri: nella lotta contro disuguaglianze e discriminazioni, il bon ton non è un requisito essenziale.
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E, quanto a retorica, anche in buonafede, sappiate che non abbiamo bisogno di sentirci dire che doniamo la vita o che siamo esseri angelicati: siamo tutte diverse, con idee, temperamenti, caratteristiche differenti, così come i maschi, così come chiunque. Abbiamo bisogno, e abbiamo diritto, tuttə, di avere potere sul nostro corpo, sul nostro spazio, fisico, psicologico e sociale. Abbiamo bisogno di elaborare e rivendicare, di vivere e di convivere, di legarci restando persone, individualità che esistono non solo in funzione di qualcuno o di qualcosa.
E tra i maschi non cerchiamo, né dovremmo cercare, eroi, salvatori, giustizieri o principi azzurri. Se davvero, sinceramente, autenticamente, non per provocazione o polemica, temete il femminismo e non cogliete problemi nel modello patriarcale, ma vorreste non essere parte del problema, siateci alleati. Riconoscete il privilegio di cui godete (che non è una colpa, è un vantaggio), iniziando da quello della parola: per una volta, lasciate il palco, il microfono, il megafono, l'editoriale, l’ospitata in tv. E chiedete, leggete, ascoltate, cercate di capire e non convincetevi subito di esserci riusciti. Imparate a condividere e rilanciare le parole altrui: ci sono persone che parlano veloci per l’abitudine di essere interrotte, ci sono discorsi che meriterebbero ascolto invece che lezioni, ci sono voci che andrebbero amplificate.
E quando si ha un privilegio il miglior servizio è farsi cassa di risonanza.
Roberta Covelli
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tumbluca · 3 months
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𝐋𝐞 𝟒𝟎 𝐫𝐞𝐠𝐨𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐔𝐦𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐄𝐜𝐨
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu. ”
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. La litote è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe – o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento – affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
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sonicshadowzine · 2 years
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palmiz · 6 months
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Ricordi e Riflessioni.
Molti anni fa, da giovincello, quando ancora avevo tutti i miei sogni, le famose "farfalle nello stomaco", credevo ancora ciecamente nell' innamoramento e avevo tutte le mie sane fantasie su un rapporto di coppia gaio e duraturo nonostante alcune botte già prese, mi ritrovai a parlare di donne con un collega ben over 50.
Bè, lui molto più disfattista, ma si riteneva anche molto realista e diretto sull' argomento.
Vuoi per l'età, vuoi per 2 lunghe storie andate male, mi esordisce con delle affermazioni e discorsi che per come vedevo ancora le cose non condividevo per niente:
"Rapporti fissi con le donne anche basta; troppo complicati, un continuo discutere e mediare su tutto, sempre al limite della sopportazione quotidiana, un continuo adattamento ad umori , esigenze, bisogni e abitudini che mutano, specialmente quando i rapporti cominciano ad avere qualche lustro."
Facendola breve e concisa, il suo rimedio:
" la prossima, se proprio ne vale la pena, al massimo come ospite a casa mia, ma poi ogniuno a casa propria, con le proprie esigenze e abitudini, se le sta bene bon, sennò pazienza, nel frattempo, se proprio devesse venirmi l'ispirazione, pago, mi faccio un oretta di divertimento e sfogo ben coccolato, nessuna ansia da prestazione, nessun ocio de qua, ocio de la, nessuna toccatina sbagliata, parola sbagliata, nessun coinvolgimento e sbattimento pre e dopo; esco, e tranquillamente rilassato me ne torno a casa mia dai miei libri e dai miei gatti.
Al chè, io prima gli risi in faccia, rimanendo anche abbastanza contrariato da un tale atteggiamento e ragionamento visto come la pensavo, ma lui:
" guarda, vista la tua giovane età, è giusto come la pensi, con tutti i tuoi sogni, speranze e desideri, ma quando arriverai alla mia età, ricorderai questa discussione e capirai" ...
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tuttalamiavitarb · 1 year
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Rubrica cucina con 5 euro e in 12 minuti.
Pesto ai 3 colori
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Ingredienti
Brodo star ,detto anche fondo giallo per gli chef
Pesto dell' eseelunga.
Pasta Barilla, oppure molisana, al massimo de Cecco ma non vi provate a comprare marche del cazzo, tipo lidl o aldi, perché vi murano il culo.
Pomodori rigorosamente del verduriere.
Buttate le penne, mentre l acqua bene bolle e le penne cuociono, tagliate i pomodori a cubetti .
A questo punto serve sangue freddo:
Scolate le penne avendo cura di buttare via tutta l acqua di cottura .
Ritrapiantare le penne nella pentola dalla quale l avete scolate aggiungere olio di oliva, mettere su fuoco basso, aggiungere il pesto, tutto, non fate i taccagni, continuando a girare aggiungere una tazzina di brodo, sempre continuando a girare aggiungere parmigiano già grattugiato, fino a fare una pappetta.
Impiattate.
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Se avete invitato una vostra amica, per un mangiarono veloce, Ve la darà di sicuro.
Vino, bianco posato, tipo est est est o falanghina.
Bon apetit
@guelfoalexander che ne dici amico?
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coolchicstylefashion · 5 months
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Daily Inspiration.
IL SIGNIFICATO DEL COLORE AZZURRO. Cosa porta l’azzurro nelle nostre vite? I colori condizionano le nostre vite e le scelte che compiamo non sono mai casuali, spesso rispecchiano lo stato d’animo di quel momento anche se noi, a livello cosciente, non ne siamo consapevoli. 𝐋𝐞𝐠𝐠𝐢 𝐧𝐞𝐥 𝐬𝐢𝐭𝐨: link nel profilo ☝🏼 @coolchicstyle
.
1)STYLE Feeling like candy.🍭@bartabacmode @valentinegauthierofficiel @celine 
2)LA BASTIDE PROVENZALE. Immerse nella tranquillità della campagna, le bastides sono il simbolo della vita provenzale. 
3)TABLE DECORATIONS. Inspirations for tablescape.
4)READING NOOK. In casa un angolo lettura comodo e accogliente dove coccolarsi con un libro!
Spero che abbiate tutti una bella giornata! 𝓌𝒾𝓉𝒽 𝓁𝑜𝓋𝑒, 𝒮𝓉𝑒𝒻𝒶𝓃𝒾𝒶
✼ Inspiration Boards ✼ ogni mattina per ispirare attraverso immagini. Made by @stefaniamottadiary 
༶•┈┈┈┈┈┈୨♡୧┈┈┈┈┈•༶
𝒟𝒶𝒾𝓁𝓎 𝐼𝓃𝓈𝓅𝒾𝓇𝒶𝓉𝒾𝑜𝓃._ ✼ Inspiration Boards ✼ ogni mattina per ispirare attraverso immagini. Made by Cool Chic Style Fashion.
Buongiorno 。 Bonjour 。 Good morning 。 Guten morgen 。 Goede morgen 。 Buen dia 。 Buenos dias 。 Bom dia 。 Bon dia 。 Kalimera 。 Dóbroe utro 。 Dobro jutro 。 Dobro utro 。 Dzien dobry 。 Jó reggelt ✭ 𓂃‧˚ ˚‧✮ Tutti i diritti delle foto appartengono ai rispettivi proprietari.
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der-papero · 1 year
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@getzunami ha scritto:
[...] Come fai a evitare di stabilire una definizione (quale che sia) di intelligenza, proponendo domande simili? [...]
[...] il web è in buona sostanza l’enorme pattumiera semiotica di un’umanità sempre più narcisisticamente ossessionata da se stessa e dalla propria produzione simbolica, una pattumiera che funziona sempre più come riciclatore automatico delle stesse escrezioni.
Quella che vedi non è intelligenza. L’intelligenza è profondamente calata e incorporata nel mondo attraverso canali e innervazioni che sono ben’altra cosa rispetto alla capacità di manipolare simboli e registri semiotici. Canali come il dolore, o la morte, o la paura. Che senso può avere per una macchina cognitiva il concetto di dolore? Puoi forse istruirla dicendole che è un parametro numerico? Che >0 vuol dire “stare bene” e <0 vuol dire “stare male”. Lo senti anche tu che qualcosa non torna, non sta in piedi. lo senti, perché essendo un essere vivente, hai una comprensione IMMEDIATA di cosa significa soffrire. Come diceva Jeremy Bentham non dovremmo chiederci se un ente pensa o non pensa; ciò che dovrebbe costituire l’unica, reale differenza è se soffre o non soffre.
Quella che vediamo all’opera nei vari chatbot e compagnia cantante non è intelligenza, è manipolazione semiotica alla decima potenza. Solo questo. Ma siccome nella nostra civiltà è la cosa che ormai conta di più sapere fare – anzi, è rimasta veramente l’unica cosa che conti, quando vediamo qualcosa che lo fa meglio di noi, il primo narcisistico, onanistico impulso è dichiarare che esso è come noi. E poi, ovviamente, meglio di noi. No, non lo è. Quel che stiamo vedendo è in realtà solo il classico, vecchio, effetto Eliza mischiato con l’altrettanto classico effetto stanza cinese. [...]
Innanzitutto mi scuso se ho preso i tuoi commenti, li ho tagliati e inseriti in questo post, ma non avevo un'altra formula, 16 commenti erano davvero tanti, per chi fosse interessato a leggere tutto il testo lo può trovare tra i commenti finali del post
https://www.tumblr.com/der-papero/715399649917321216/un-nuovo-razzismo?source=share
Il mio punto di vista diverge dal tuo, e si divide in due parti, uno che non c'entra nulla con la AI, e che avrei potuto pure raccontarti nel 1800, ben prima di Turing, e l'altro invece collegato alla AI, che spiega il mio concetto di equivalenza. Ed è allo stesso tempo una opportunità per usare la mia nuova tavoletta grafica 😍.
Giusto per portare un po' di acqua al mio mulino, tengo a sottolineare il fatto che non c'è alcun onanismo da parte mia (preferisco esercitarlo in altre forme), io non faccio il tifo per le macchine, valuto i sistemi per quello che sono, e mi faccio delle domande sulla loro evoluzione. Se poi la narrazione si accompagna ad una certa "eccitazione" nella scoperta, è un semplice derivato della mia pessima programmazione neuronale, di cui mi vanto pure, ci mancherebbe. Bon, fatto contento il mio avvocato, andiamo subito al pezzo.
Nella prima parte del mio pensiero, quello senza AI, ti dico che, senza girarci troppo intorno, tu hai alla base due tipi di modelli. O accetti che il nostro cervello (inteso come tutto il nostro sistema nervoso che processa input) è un grumo di oggetti (scusate l'estrema semplificazione) che parlano tra loro tramite impulsi elettrici, e su questo grigiume elettrico ci costruisci tutto quello che hai scritto, ma anche di più, l'io, la coscienza, il dolore, la semantica, il significato, la paura, il dolore, quello che te pare, oppure lo devi affiancare con "altro", ovvero un qualcosa al di fuori del cervello, un qualcosa che non fa parte del pensiero, ma che lo condiziona e lo guida, se non sostituisce in alcuni casi (esempi: anima, spirito, alieni che ci controllano da un'altra galassia, Matrix, etc.).
In pratica, o la busta 1 o la 2.
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(sentite, l'ho comprata due settimane fa, ho dovuto pure piegare il connettore perché era storto, nun ve lamentate, e mi sono pure accorto che ho scritto la parola INPUT al posto di MONDO ESTERNO, ma mi scoccio di rifare la figura, sorry).
Se scegli la busta 2, il post finisce qui, e anche il nostro confronto. Ovviamente non è lo scenario nel quale credo, ma è uno scenario onesto, nel senso che, utilizzando un qualcosa che io definisco metafisico ma ci siamo capiti, giustifichi tutta una serie di realtà, che poi ci definiscono "esseri unici", nel senso che nessuna AI potrà mai generare quel ALTRO, e allora possiamo tornare ognuno a casa sua, farci una birra e costruire tutte le argomentazioni filosofiche e sociali di questo mondo, tanto quel mattone ausiliario extra-cervello regge tutto, qualsiasi discussione ci inventiamo. Però bada bene alla posizione! ALTRO affianca il cervello, non ne fa parte, ovvero non è quella parte di cervello che non capiamo come funziona, è un oggetto proprio al di fuori della nostra composizione fisico-chimica.
Se invece scegli la busta 1, allora ti spiego perché ho iniziato a ipotizzare una equivalenza tra AI e intelligenza umana.
Una nota: filosofi come John Searle e company, ai miei occhi, sono solo dei grandissimi paracula. Scelgono la busta 1 (o meglio, fanno finta di scegliere la busta 1) e, giocando sul fatto che non sappiamo come il nostro sistema neuronale riesca a passare da una combinazione non lineare di impulsi elettrici e attivazioni di neuroni alla formazione di pensieri complessi, si inventano robe come simboli, significato, intenzionalità, che, per carità, hanno assolutamente senso nello studio della comunicazione e dell'essere umano, ma che, calati nella combinazione non lineare di input di cui sopra, non sono altro che nostre sovrastrutture conseguenti alle relazioni tra simboli che riusciamo a costruire. Ti arrivo a dire che, rispetto a questi, preferisco quei due ragazzi mormoni che ho incontrato sul fiume, almeno loro una posizione onesta (ma non condivisibile) ce l'hanno.
Bon, hai scelto la pillola ros ... ehm, la busta 1. Allora andiamo avanti, e parliamo di equivalenza della AI, ma prima parliamo di una roba che non c'entra un cass, ovvero elettrotecnica.
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Un ingegnere francese di nome Thévenin definì una cosa che Helmholtz aveva già espresso, ovvero che io posso sostituire un circuito lineare complesso quanto vuoi con una semplice batteria e una resistenza, e il comportamento ai punti A e B è identico (spiegato in modo molto spicciolo, eh). In pratica, io posso sostituire una mancata conoscenza di un meccanismo complesso con un meccanismo semplice ed equivalente, ed ottenere lo stesso identico comportamento.
Il mio esercizio di pensiero sulla AI consiste nel fare la stessa identica operazione, dando per buona la scelta della busta 1:
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In pratica, in una visione futura e asintotica dello sviluppo attuale (sappiamo tutti che le implementazioni di oggi servono solo a fare il caffè in mille modi possibili), le AI, processando gli stessi INPUT del mondo esterno di cui sopra, implementano un qualcosa di equivalente al cervello, creando quel substrato che porta alla formazione del concetto di IO, di COSCIENZA, di LINGUAGGIO, di INTENZIONALITA', di quello che ve pare, tanto sono tutti costrutti basati su una combinazione non lineare di segnali elettrici. Quella riga rossa sta a significare che, più passa il tempo, più la AI se "magna" una quota di cervello, fino a realizzare la perfetta equivalenza.
Date per buone tutte le fregnacce che ho scritto, l'unica conseguenza è che l'io, la coscienza, il linguaggio, l'intenzionalità, la semantica, i sentimenti, l'istinto di sopravvivenza, la voglia de scopa', sono sì reali, perché le viviamo e le usiamo ogni giorno, ma sono pur sempre artifici di processi fisico-chimici, e in quanto tali, sostituibili IN MODO COMPLETO con una tecnologia artificiale (che potrebbe essere la AI attuale, chissà).
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t-annhauser · 11 months
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Mi ero fatta un'opinione troppo alta dei giornalisti, le coscienze critiche del nostro tempo, in realtà è tutto un attaccare l'asino dove dice il padrone, dove il padrone, va da sé, pure lui e un povero mentecatto come tutti gli altri ma con l'ego solitamente raddoppiato per sei o per dodici. I giornalisti della televisione sono quelli che fanno più pena, hanno tutti un'espressione da cani bastonati, ormai sono ridotti a leggersi sui polsini. È così rigidamente regolamentato il libero commercio delle opinioni personali che tutto langue in un sempiterno riciclo di veline usate e strausate (oddio la gente si informa su internet!). La democrazia ha un problema, a forza di inseguire il bon ton ha perso l'estro, l'inventiva, è tutto secco, desertificato, mi chiedo dove si andrà a finire.
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diceriadelluntore · 1 year
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Undercover
Ho scoperto delle storie riguardo alle copertine censurate su cui davvero si potrebbe scrivere un bel saggio. C'è da dire che raramente la musica di qualità accompagna la decisione di una copertina controversa, che è specialità di alcuni genere su tutti, quasi come stereotipo. Tuttavia alcune sono così strane ed eccentriche che vale la pena raccontare un po':
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Come accennato nella storia dei Rolling Stones, questa copertina dei Mamas & Papas fu censurata perchè si vedeva la tazza del water. La soluzione fu attaccare uno stickers in quella zona della foto.
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La copertina del 1958 delle Chantels, le cui canzoni erano passate moltissimo dalle radio, fu ritenuta "scandalosa" poiché per la prima volta si vedevano 5 ragazze nere, le cantanti appunto. È vero che viviamo tempi brutti, ma qualcosa è migliorato.
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Diamond Dogs di Bowie fu censurato perchè nel disegno di copertina, che riprende le tematiche del disco ispirato a La fattoria degli Animali, nel Bowie mezzo cane si vedevano i genitali. Nelle edizioni successive il disegno fu tagliato all'altezza del bacino di Bowie, perdendo totalmente il senso.
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Tutto lo conosciamo così, ma all'inizio si doveva chiamare e presentare così
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La prima copertina di uno dei grandi successi dei Bon Jovi era così
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ma essendo criticata fu trasformata in così
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Il primo disco del famoso gruppo Dio era così
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e fu censurata in diversi paesi, spingendo il gruppo a cambiare leggermente il disegno di Murray, la loro mascotte demoniaca, che tiene il prete con le catene non spezzate fuori dall'acqua.
Ho visto copertine orripilanti, una dove il titolo dell'album è scritto sul pene del batterista (Death Grips – No Love Deep Web), esperimenti sulle feci, quelle che hanno riferimenti religiosi (soprattutto alla crocifissione del Cristo) ma ne ho scelto tre, in un ipotetico podio di assurdità.
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Terzo Posto: NoFx, Heavy Petting Zoo, 1996. Ritirata per pornografia zoofila in molti paesi del mondo, il gruppo punk dei NoFX decise di ristampare il cd del vinile con quest'altra copertina (senza parole...)
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Secondo Posto: qualsiasi copertina dei Cannibal Corpse, che detengono il record mondiale di denunce, querele e divieti sia per i loro lavori, sia intesi come copertine sia come testi delle "canzoni" (una sorta di rumore primordiale dove si parla di mutilazioni, sesso violento, misoginia e così via). In molti paesi non posso suonare dal vivo. Per dare un'idea, ne lascio uno, una delle meno cruente
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Primo Posto Mayhem, Dawn of the Black Hearts, 1995. Io non la conoscevo prima della mia idea sulle copertina controverse e censurate (e per certi versi era meglio così), ma questa storia è al limite dell'assurdo. I Mayhem sono una band death metal norvegese. Si formano a metà anni '80, composti dal bassista Jørn Stubberud, detto Necrobutcher, il batterista Manheim, a cui si aggiunse il chitarrista Euronymous, e il cantante Eirik Norheim detto Messiah. Messiah se ne va, e viene sostituito da Per Yngve Ohlin, uno svedese che si soprannomina Dead. Per capire che tipo è, dico solo che per dimostrare che non fosse un umano e che nelle sue vene non scorresse davvero sangue, in un concerto a Jessheim, Dead ruppe una bottiglia e, come aveva promesso all'inizio del concerto, per fomentare la tensione si tagliò varie parti del corpo sanguinando sul palco. Al termine del concerto, il cantante svenne per l'ingente perdita di sangue e fu portato immediatamente all'ospedale, riuscendo tuttavia a sopravvivere. Non pago, l'8 aprile del 1991 il cantante, che soffriva di una diagnosticata depressione, si tolse la vita tagliandosi la gola e le vene dei polsi e sparandosi poi un colpo di fucile alla testa lasciando un biglietto "scusate per il sangue" e un foglietto con il testo di una canzone intitolata Life Eternal. Fin qui, nonostante i particolari orribili, niente che non sia già successo. Ma a questo punto arriva l'assurdo: si ipotizza che Euronymous, prima persona a rientrare trovando il corpo del suicida, avesse preso frammenti del cranio di Dead, regalandone in seguito alcuni ad altri musicisti dello scenario del black metal, e che fece delle fotografie del corpo martoriato di Dead (entrambi i fatti appurati dalla magistratura norvegese, ma sull'accaduto esistono incredibili ulteriori dicerie). A questo punto c'è da raccontare un doppio binario di fatti: delle foto fatte da Euronymous si seppe solo dopo che quest'ultimo fu ucciso a pugnalate (26) da Varg Vikernes, il bassista che preso il posto di Necrobutcher, che abbandonò i Mayhem disgustato da quello che aveva fatto Euronymous (anche i death metallari hanno una coscienza). Infatti il disco, che uscirà nel 1995, pubblicando un live tenuto a Sarpsborg nel 1990 e a Ski in Norvegia nel 1986 fu pubblicato in maniera quasi clandestina da Mauricio "Bull Metal" Montoya, proprietario della Warmaster Records in Colombia nonché leader della band death metal Masacre il quale, avendo una corrispondenza di penna con Euronymous all'epoca del suicidio, ebbe come regalo una delle polaroid del corpo di Dead, scattate dal nostro eroe al morto per farne una copertina di un disco della band. Di conseguenza, visto il mito sinistro, il disco è uno dei più conosciuti di sempre, nonostante fisicamente ne esistano poche centinaia di copie in vinile, e uno dei bootleg più copiati nella storia del genere. Non so se sia il karma ma lo stesso Bull Metal si suicidò quasi nella stessa maniera di Dead.
Per chi se la sente, la copertina è questa
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occhietti · 2 years
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Le 40 regole
per parlare bene l'italiano
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è "fine".
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: "Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu."
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
- Umberto Eco
Ecco... Seguendo queste semplicissime regole si impara benisssssssimo l'italiano...
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bergamorisvegliata · 8 months
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...DAL WEB...
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A scuola portavo il diario di Smemoranda 📔 e lo zaino invicta (che in termini di paragone era resistente quanto un Nokia 3310). Usavo i ciucci colorati, masticavo le Big Babol, collezionavo le sorprese degli ovetti Kinder o del Mulino Bianco. Vestivo jeans Energie, Levi’s 501, canottiere Onyx, Bomber Gas e ho indossato le zeppe 🤦‍♀️. Aspettavo il Festivalbar 🎶 e le classifiche di MTV quasi più del Natale 🎄. Avevo “la comitiva ” formata da un numero imprecisato di ragazzini , ragazzine e non esistevano i bulli… Erano più rompicazzi sbandati, si passavano le giornate a giocare, ridere e scherzare o a chiacchierare sui muretti della città❤️... Sono cresciuta con Willy il principe di Bel Air🎶 Beverly Hills 90210,
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poi è arrivato Dawson's creek❤️ Friends..
la mia infanzia?
Happy Days,La casa nella prateria,Quark, Holly e Benji, Mila e Shiro, Georgie, Lady Oscar, Jem, Magica Emi, Occhi di gatto, Piccoli problemi di cuore, Creamy ed Esplorando il corpo umano. Collezionavo i poster del Cioè,
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avevo i Bon Bons di Malizia e le trousse della Pupa e le Bombolette deodorante Malizia profumo d'intesa.. Ho conosciuto la Cabina telefonica 📞 , i gettoni di rame, facevo la collezione delle schede telefoniche con tiratura limitata (altro che pokemon 😒), i telefoni della nonna con la ruota ed i primi telefoni bianchi della Sip ☎️ . Ho fatto milioni di squilli e sognato con la Christmas card 🥰🤩mentre masticavo le Brooklyn. Erano gli anni della Lambada 💃🏻 e yo-yo, delle macchine fotografiche 📷 col rullino che non vedevi l’ora di sviluppare e che su 25 ne uscivano bene 3/4 foto al massimo. (col cacchio che fotografavo le foto dello spritz, a 15/20mila lire a sviluppo🤣) In gita scolastica se eri fortunata ti compravano quella usa e getta e sul pullman eri una “criminale” se sedevi in fondo.😂 E mentre sfrecciavo con la Mountain Bike a cambio Shimano 🚵‍♀️ sgommando sulle discese dei garage, sognavo la mia massima tecnologia che era il Game boy con il Tetris o SuperMario.😍
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Rimpiango tutt’oggi la Lira 💰perché con 10 Mila lire ci facevi serata, pizza bibita e ti restava pure qualcosa per il giorno dopo 🥺. Con questo post oggi è come se avessi preso una Bic e riavvolto il nastro di una vecchia cassetta 📼 Un tuffo nel passato ❤️ Un sorriso ti si è stampato in faccia certamente sin dall'inizio della lettura! 😍 "Gli anni del tranquillo siam qui noi" ❤️ (e forse anche qualche anno prima 😉)
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barrenwomb · 7 months
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per sbaglio ho comprato le marlboro silver blue o come si chiamano al posto delle touch e non solo costano 6.20€ per cui ero tipo ma che cazzo non mi dire che sono aumentate ancora ma quando smetto di fumare dio bon poi ne ho fumata una e mi sono accorta che sono super leggere e io purtroppo sono una tossica quindi ho provato zero soddisfazione. e le ho pagate 6.20€
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martinagunner · 1 year
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🎥 Filmed in a night edited in two. Enjoy!
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🎥 Avete presente quelle notti in cui i pensieri nella vostra testa sono più ingarbugliati dei fili delle cuffiette? Bon, questo corto nasce proprio in una di quelle notti mentre tornavo a casa. Ovviamente non ero io alla guida. Io non guido.
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desempero · 1 year
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Pezzi di vita ritrovati per caso dentro una bozza mai inviata.
Le nuvole mi hanno rincorso in questo week end. La pioggia mi ha sfiorato riuscendo a prendermi soltanto oggi, quando il grigio del cielo si è sciolto in una pioggia triste e senza speranza.
Ieri, quando sono tornato a casa, c'era il cielo azzurro e Firenze mi è sembrata casa mia con tutti i suoi cantieri e le ferite inferte da una fiumana di clienti soddisfatti, arrivati qui da ogni distanza, per passeggiare dentro una storia unica, svenduta un tanto al chilo. Con il tempo ho anche imparato a rispettare la spocchia dei miei concittadini, a ridere della prosopopea con cui si ergono a padri della lingua, unici depositari di ogni verità e competenza in fatto di arte, di costume, di bon ton.
Poi li vedi contare i soldi come qualunque bottegaio e capisci che Firenze è un palcoscenico meraviglioso dove mandare in scena il peggio.
E allora guardi con occhi benevoli quello che sulla spalletta aspetta paziente che il sole scenda dietro Ponte Vecchio.
Con qualche filtro adatto la foto sarà magnifica, racconterà ai suoi amici una magia che esiste solo nella memoria.
Ma è di sicuro la città di mia figlia, è casa sua anche se è nata a Bagno a Ripoli perché il nostro Ospedale di riferimento fa parte di quel Comune: Ospedale Santa Maria Annunziata..
Gli ospedali storici sono quasi tutti intitolati ai Santi: Santa Maria Nuova è quello in centro costruito da Folco Portinai alla fine del 1200, poi c'è l'Ospedale San Giovanni di Dio che invece di illustre ha solo il nome, ereditato dal Vecchio Ospedale San Giovanni di Dio in Borgo Ognissanti che risale al 1300, fatto costruire dalla famiglia Vespucci e infine lo Spedale degli Innocenti, primo brefotrofio in Europa.
A Napoli il complesso de "Gli Incurabili" è un magnifico insieme di chiese, dell'ospedale vero e proprio e della farmacia settecentesca.
Santa Maria del Popolo degli Incurabili.
Ora invece li chiamano Azienda Ospedaliera e non so se sia meglio farsi ricoverare in un posto che si chiama "incurabili" o in uno che si chiama "azienda".
Tutto questo discorso sui nomi degli ospedali non nasce dalla mia depressione.
Lavorando con i medici ho tutti i giorni a che fare con i reparti ospedalieri e mi ha sempre incuriosito la toponomastica. 
A Udine per esempio, si chiama Santa Maria della Misericordia e l'indirizzo è Piazza Santa Maria della Misericordia, a Palermo si chiama Cervello..
Torino invece si è mostrata come al solito con il suo vestito antico ed elegante e le sue periferie degradate. La Stazione di Porta Nuova è una delle più belle in Italia e mi sarebbe piaciuto vederla nei primi anni del secolo scorso. Ho fatto solo due passi fino all'hotel dove c'era il convegno.
Ho ascoltato medici che parlavano anche del mio fegato, usando parole spaventose come epatocarcinoma o sigle poco comprensibili, SVR, che sta per guarigione, eradicazione del virus..
Sul treno di ritorno c'era una giovane donna su una carrozzella con un respiratore, che si esprimeva con suoni gutturali​, non articolati. Sclerosi credo, SLA o qualche altra orribile patologia. Rideva, o forse era una paresi facciale ma tutte le donne che aveva intorno le parlavano, l'ascoltavano.. Mi sono sentito un po' stupido nei miei piccoli dolori ma lo so che è una visione inutile della vita, che non è cercando chi sta peggio che non senti male.
Stasera invece sto cercando il ragazzo senza qualità che assaggiava il mondo a bocca e occhi aperti e a volte mi sembra quasi di vederlo.
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Ma per un attimo soltanto.
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personal-reporter · 2 years
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I grandi marchi: Versace
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Oggi Versace è tra le più celebri aziende  nel campo del mondo della moda, e ha segnato per sempre  la storia della Milano da bere.  Fu Gianni Versace a fondare l’azienda nel 1978 e  da subito si distinse per la sua originalità. Calabrese di nascita, ma vissuto fin da piccolo a Milano a fianco della madre nella sartoria di famiglia, Gianni si fece conoscere nel mondo della moda per la stravaganza dello stile e per l'attenzione alla ricercatezza dei materiali e alla qualità dei tessuti. Il suo stile stravagante, elaborato e dirompente riuscì a catturare l'attenzione delle star' sempre presenti alle sue sfilate, da Elton John a Bon Jovi, da Sylvester Stallone a Madonna, con cui aveva solidi rapporti di amicizia. Inoltre a Versace si deve la nascita del fenomeno delle supermodelle, quelle che si trasformano in vere e proprie icone, con nomi come Naomi Campbell, Linda Evangelista, Claudia Schiffer, Carla Bruni e Cindy Crawford. Gianni era fiero del suo impero,  nel 1995 la rivista Time lo consacrò uomo del momento e diceva spesso "Chi si innamora di Versace non torna indietro", dopo aver scelto la Medusa, creatura mitologica che venne maledetta dagli Dei dell'Olimpo, come simbolo della sua maison. Nel 1988 entrò nell'azienda la sorella minore, Donatella, a cui fu affidata la direzione del marchio Versus, linea giovane Versace. Gianni era molto legato alla sorella, fin da ragazzi erano molto uniti e lei assecondava le fantasie del fratello, vestendosi a 11 anni secondo i suoi suggerimenti,  con i capelli biondo-platino, in minigonna e gli stivali alti di pelle. Il 15 luglio 1997 Gianni Versace fu assassinato nella propria villa a Miami Beach dal serial killer Andrew Cunanan e, dopo una solenne cerimonia,  fu sepolto sul lago di Como. Alla morte dello stilista, che lasciò la sua quota alla nipote Allegra di 11 anni, il marchio sprofondò in una grave crisi economica pur riuscendo a rimanere tra i brand più amati. La storia  continua grazie alla grinta di Donatella Versace e la sua collaborazione con Lady Gaga, fino al Jungle Dress sfoggiato da Jennifer Lopez sul red carpet dei 42 Grammy Awards nel 2000, sempre fedele all'eredità  lasciata dal fratello. Nel 2004 arrivò Giancarlo Di Risio come ad del gruppo che riuscì con un drastico taglio dei costi a rimettere l'azienda in sesto, il posto di direttore creativo del brand passò a Donatella Versace. Il 20% della controllante GiVi holding, con il 30% in mano a Santo Versace, il 20% a Donatella Versace, il 50% a Allegra Versace Beck, nel febbraio 2014 fu acquisito dall'americano Blackstone Group per 150 milioni di euro. Nel settembre 2018, la maison annunciò che il 100% delle quote di Blackstone e della famiglia Versace sono state vendute al gruppo Michael Kors Limited. Successivamente, nel gennaio 2019 la griffe entrò a far parte del gruppo Capri Holdings Limited, creando un nuovo gruppo del lusso assieme a Michael Kors e Jimmy Choo. Read the full article
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