L'11 SETTEMBRE 1973 di VICTOR JARA
LE MANI MASSACRATE DI VICTOR JARA
Quando trascinarono Victor Jara allo stadio di Santiago del Cile l'11 settembre del 1973, per alcuni uomini non vestiti di colori chiari, in quel paese, fu un giorno di gioia.
Il nome di Victor era iscritto nelle liste degli sgraditi da molto tempo, ai primi posti sui quaderni della muerte di Pinochet e fra l'11 e il 16 settembre il celebre poeta (cantante, autore teatrale) visse la sua agonia.
La sua storia e' stata tramandata anche da molti gruppi musicali, fra cui gli Inti Illimani; c'e' un bel libro di Claudio Fava, La notte in cui Victor non canto', della Baldini e Castoldi; la moglie di Victor, Joan, ha recentemente scritto un libro con prefazione di Sepulveda, caro amico di Victor.
"Non riuscivo a tornare a fare la vita da signora inglese- dichiara la donna- sono tornata in Cile"
La madre di Victor, donna sola, con pochi mezzi ma piena di spirito, gli insegno' a suonare la chitarra.
"Mia madre mi ha insegnato a cantare", ricordava Victor.
Una madre gli regalo' dunque i chiodi con cui lo avrebbero appeso alla sua croce, come accade in antichi riti di iniziazione quasi dimenticati. Victor dal '66 infastidisce il Potere, canta; e' bello, intelligente, pieno di calore umano, e' amato dal pueblo, come si fa?
Nello stadio dei pestaggi e delle esecuzioni dei giorni dopo il golpe avviene poi quel gesto di sadismo che ha scatenato poi la fantasia, se pur dolente, di gruppi musicali, biografi, dei suoi amici, del popolo amato e ridotto in schiavitu' dall'anticristo Pinochet:
a Victor Jara hanno massacrato le mani.
Sebastiano Gulisano, un giornalista siciliano, uno che pratica resistenza scrivendo e operando in Italia da vent'anni, mi raccontava tempo fa: gliel'hanno tagliate.
... ritrovo nel libro di Fava la stessa espressione.
In realta' la moglie di Victor, Joan, che lo cerco'un giorno fra i cadaveri ammassati nello stadio, che ora - da poco, in verita'- e' intitolato a Victor Jara, parla di angolazioni strane delle mani maciullate da chissa' quali abusi.
Ma la sostanza del discorso non cambia. Il Potere non vedeva l'ora, letteralmente, di fermare quelle mani, di congelarle, di sputarci sopra. Certi Poteri, per la struttura interna che li genera e li motiva, odiano la Bellezza e la creativita' profonda, odiano la vitalita'.
Cosi' descrive l'epifania nera del corpo di Victor la moglie:
"Siamo saliti al secondo piano, dove erano gli uffici amministrativi e, in un lungo corridoio, ho trovato il corpo di Vìctor in una fila di una settantina di cadaveri. La maggior parte erano giovani e tutti mostravano segni di violenze e di ferite da proiettile. Quello di Victor era il piu' contorto. Aveva i pantaloni attorcigliati alle caviglie, la camicia rimboccata, le mutande ridotte a strisce dalle coltellate, il petto nudo pieno di piccoli fori, con un'enorme ferita, una cavita', sul lato destro dell'addome, sul fianco. Le mani pendevano con una strana angolatura e distorte; la testa era piena di sangue e di ematomi. Aveva un'espressione di enorme forza, di sfida, gli occhi aperti."
Il potere, pero', a volte esagera.
Non e' consigliabile regalare simboli alla plebe, ai musicisti, agli scrittori, alle donne innamorate che perdono il loro compagno.
Quelle mani, tagliate e alianti come in quadro di Chagall, praticano resistenza. Si impongono come pallottole, tramite la forza di un pensiero simbolico. Agiscono in profondita', si inerpicano per le vallate dell'inconscio collettivo e restano per sempre a raccontare un mondo.
Scappano dalla morte.
Lo sanno bene quei dittatori che non giustiziano gli eroi e gli anarchici per non trasformarli in ideali, lo sanno quando cercano, in vita, di screditarli, di spegnere il loro carisma.
Non e' consigliabile dare nutrimento ai poeti.
Victor Jara pratica ancora resistenza con le sue mani tagliate, rovesciamento ultimo della bellezza e dell'amore, odio sintetizzato a temperature altissime, invidia della felicita' di un uomo che tempestava la chitarra, che parlava agli uomini e che baciava avvolgendola per sempre una donna che ora resiste e prosegue, testimoniando.
Joan Turner salvo' fuggendo subito dopo i funerali del marito alcuni nastri delle sue canzoni. Il Potere distrusse tutte le copie di registrazioni rintracciabili- E anche le matrici.
Ma Joan ce le portò.
#noisiamoquellichecredonoancoraaquesteemozioni
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Appello per la liberazione immediata di Dana Lauriola firmato da oltre un centinaio di membri del corpo accademico, giuristi, intellettuali ed esponenti del mondo della cultura. Dana, attivista notav, è detenuta in carcere da ormai quasi sei mesi per aver parlato in un megafono durante una manifestazione contro il raddoppio della Torino-Lione
Alla Ministra della Giustizia
prof. Marta Cartabia
Al Garante nazionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale
Mauro Palma
Al Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale per il Piemonte
Bruno Mellano
e, per conoscenza
Al Tribunale di sorveglianza di Torino
Dana Lauriola, militante No Tav, è in carcere dal 17 settembre 2020 ‒ e, dunque, da quasi sei mesi ‒ in esecuzione di una condanna a due anni di reclusione per il reato di violenza privata (per il quale, con il bilanciamento tra aggravanti e attenuanti, la pena prevista dalla legge parte da 15 giorni).
I fatti per cui è stata condannata risalgono a nove anni fa e sono stati commessi nel corso di una manifestazione di protesta e di solidarietà con Luca Abbà, agricoltore valsusino in quei giorni in bilico tra la vita e la morte dopo essere rimasto folgorato su un traliccio dell’alta tensione su cui si stava arrampicando, inseguito da un agente di polizia, in un’azione dimostrativa contro l’apertura del cantiere della Nuova linea ferroviaria Torino-Lione. La manifestazione si concluse con il blocco, per alcuni minuti, delle sbarre dei caselli di accesso all’autostrada Torino-Bardonecchia. Il danno subito dalla società concessionaria dell’autostrada per il mancato pagamento del pedaggio da parte degli automobilisti in transito è stato quantificato dal tribunale in 777 euro e a Dana Lauriola è stato contestato «di avere, usando un megafono, intimato agli automobilisti di transitare ai caselli senza pagare il pedaggio, indicando le ragioni della protesta». Diventata definitiva la sentenza, Dana Lauriola ha chiesto di scontare la pena in misura alternativa, ma il Tribunale di sorveglianza di Torino ha respinto l’istanza, pur in assenza di precedenti condanne definitive e nonostante l’esistenza di un lavoro stabile di notevole responsabilità e le valutazioni ampiamente favorevoli dei servizi sociali dell’amministrazione della giustizia. La motivazione del rigetto è che Dana Lauriola «non ha preso le distanze» dal movimento No Tav e che il suo domicilio «coincide con il territorio scelto come teatro di azione dal movimento No Tav, il quale ha individuato il cantiere di Chiomonte per la realizzazione della futura linea dell’Alta Velocità come scenario per frequenti manifestazioni e scontri con le Forze dell’ordine».
La vicenda ci lascia sbigottiti/e e preoccupati/e, come cittadini e cittadine impegnati/e nell’associazionismo, nella politica, nell’informazione, nel mondo dell’arte e della cultura. Per la sorte di Dana e per il trattamento del dissenso nel nostro Paese.
Non entriamo, qui, nel merito della qualificazione giuridica dei fatti e di altri aspetti (pur inquietanti) inerenti la ritenuta responsabilità di Dana e la concezione del concorso di persone nel reato sottesa alla condanna, ma denunciamo, da un lato, l’evidente sproporzione tra i fatti (commessi senza violenza alle persone e con un danno patrimoniale di assoluta modestia) e la pena e, dall’altro, la sorprendete anomalia della mancata concessione di una misura alternativa al carcere (pur consentita dalla legge e coerente con le condizioni soggettive di Dana). Il nostro stupore e la nostra preoccupazione, poi, aumentano guardando alle motivazioni con cui l’istanza di misura alternativa è stata respinta: Dana non può beneficiare della pena alternativa e, quindi, merita il carcere per aver tenuto fermi i propri «ideali politici» e la propria opposizione al Tav e perché abita nella valle in cui ci sono i suoi affetti, i suoi interessi, i suoi compagni di vita e di militanza!
Percepiamo la carcerazione di Dana come una grave ingiustizia sul piano personale e come un pesante attacco alla libertà di tutti di manifestare ed esprimere le proprie idee e di dissentire da scelte politiche ritenute sbagliate e dannose. La nostra denuncia e la nostra preoccupazione sono condivise dalla grande maggioranza di una valle che da trent’anni chiede inutilmente di essere ascoltata e da molti cittadini e cittadine che non sono contrari alla Nuova linea ferroviaria ma hanno a cuore le libertà e i diritti fondamentali.
Per questo vi chiediamo, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, di adottare ogni iniziativa utile a favorire l’immediata scarcerazione di Dana: per porre rimedio a un’ingiustizia in atto, per dare un segnale di attenzione ai temi implicati dalla vicenda, per ripristinare condizioni di agibilità politica anche (e soprattutto) per chi dissente.
4 marzo 2021
FIRMATARI
1) Maria Luisa Boccia (Centro per la Riforma dello Stato)
2) Daniela Dioguardi (Udipalermo)
3) Ketty Giannilivigni (Udipalermo)
4) Franco Ippolito (Fondazione Basso)
5) Livio Pepino (Volere la luna, Edizioni Gruppo Abele)
6) Tamar Pitch (Università di Perugia)
7) Grazia Zuffa (Società della ragione)
8) Alessandra Algostino (Università di Torino)
9) Stefano Anastasia (Università di Perugia)
10) Gaetano Azzariti (Università di Roma La Sapienza)
11) Letizia Battaglia (fotografa)
12) Mauro Biani (vignettista)
13) Alessandra Bocchetti (saggista)
14) Luciana Castellina (politica e scrittrice)
15) Franco Corleone (già sottosegretario alla Giustizia)
16) Maura Cossutta (Casa internazionale delle donne)
17) Maria Rosa Cutrufelli (scrittrice)
18) Teresa Degenhardt (Queen’s University, Belfast, Studi sulla Questione criminale)
19) Giuseppe De Marzo (Libera – Rete dei Numeri Pari)
20) Ida Dominijanni (filosofa e giornalista)
21) Claudio Fava (presidente Commissione antimafia Regione Sicilia)
22) Lorenzo Fazio (direttore editoriale casa editrice Chiarelettere)
23) Luigi Ferrajoli (Università di Roma3)
24) Angelo Ficarra (Anpi, Palermo)
25) Marcello Fois (scrittore)
26) Maria Grazia Giammarinaro (magistrata)
27) Elisabetta Grande (Università del Piemonte orientale)
28) Sabina Guzzanti (attrice e regista)
29) Loredana Lipperini (giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica)
30) Luigi Manconi (A Buon Diritto)
31) Lea Melandri (saggista)
32) Luca Mercalli (climatologo e giornalista scientifico)
33) Paolo Mondani (giornalista)
34) Tomaso Montanari (Università per stranieri di Siena)
35) Michela Murgia (scrittrice)
36) Francesco Pallante (Università di Torino)
37) Giovanni Palombarini (già magistrato)
38) Valeria Parrella (scrittrice)
39) Mariella Pasinati (Udipalermo )
40) Valentina Pazé (Università di Torino)
41) Marco Revelli (Università del Piemonte orientale)
42) Maria Concetta Sala (Udipalermo, Palermo)
43) Giorgia Serughetti (filosofa politica)
44) Evelina Santangelo (scrittrice)
45) Vincenzo Scalia (Università di Winchester, Studi sulla Questione criminale)
46) Anita Sonego (presidente Casa delle donne Milano)
47) Armando Sorrentino (avvocato)
48) Sergio Staino (vignettista)
49) Vittorio Teresi (già magistrato)
50) Chiara Valerio (scrittrice)
51) Simone Furzi, ricercatore
52) Laura Cima, ecofemminista
53) Alberto Castiglione, regista
54) Alessandra Sarchi, scrittrice
55) Helena Janeczeck, scrittrice
56) Teresa Ciabatti, scrittrice
57) Rossella Milone, scrittrice
58) Caterina Bonvicini, scrittrice
59) Hamid Ziarati, scrittore
60) Elvira Seminara, scrittrice
61) Marta Bellingreri, reporter l’Espresso, Al-Jazeera English
62) Alessio Mamo, fotoreporter l’Espresso, Guardian
63) Vittoria Tola, UDI
64) Giulia Potenza, avvocata, responsabile nazionale UDI
65) Adriana Laudani, avvocata
66) Emma Dante, regista
67) Valentina Chinnici, insegnante, consigliera comunale Palermo
68) Lorenzo Teodonio, fisico climatologo
69) Lorenzo Coccoli, storico
70) Rita Di Leo, docente di relazioni internazionali
71) Giulio De Petra, docente di tecnologie digitali
72) Carmelo Caravella, sindacalista Cgil
73) Luisa Simonutti, ricercatrice di filosofia politica, Cnr
74) Alessandro Montebugnoli, economista
75) Bianca Pomeranzi, esperta di cooperazione e politiche di genere
76) Fulvia Bandoli, politica ecologista
77) Mario Dogliani, costituzionalista
78) Alberto Olivetti, filosofo di estetica
79) Caterina Botti, filosofa morale
80) Laura Bazzicalupo, filosofa politica
81) Claudio De Fiores, costituzionalista
82) Chiara Giorgi, storica
83) Laura Ronchetti, costituzionalista
84) Nicola Genga, Ministero dei Beni culturali,
85) Rocco D’Ambrosio, sacerdote filosofo politico
86) Giuseppe Cotturri, docente di teoria del diritto e delle istituzioni
87) Stefania Vulterini, saggista
88) Emilio Giannelli avvocato
89) Gisella Modica Udipalermo
90) Giovanna Martelli, già parlamentare
91) Claudia Pedrotti, avvocata Udipalermo
92) Rita Barbera, già direttora istituti di pena
93) Elvira Rosa, coordinamento antiviolenza palermo
94) Gisella Costanzo, attrice
95) Sandra Rizza, giornalista
96) Laura Piretti, UDI
97) Alida Castelli, UDI
98) Liviana Zagagnoni, UDI
99) Pina Mandolfo, operatrice culturale
100) Francesca Traina, Udipalermo
101) Loredana Rosa, Il femminile è politico: potere alle donne
102) Rita Calabrese, Udipalermo
103) Marina Leopizzi, Udipalermo
104) Giovanna Minardi, docente Università Palermo
105) Mimma Grillo, Forum antirazzista Palermo
106) Ida La Porta, Udipalermo
107) Bice Grillo, Udipalermo
108) Toni Casano, redattore Pressenza
109) Alessandra Notarbartolo, coordinamento antiviolenza Palermo
110) Agata Schiera, Udipalermo
111) Beatrice Monroy, scrittrice
112) Emi Monteneri, Udipalermo
113) Angela Militello, Udipalermo
114) Etta Sgadari, Udipalermo
115) Elena Diliberto, Udipalermo
116) Mimma Argurio (segretaria generale Fisac Sicilia)
117) Elvira Morana (CGIL Sicilia)
118) Anna Maria Tirreno (segretaria Camera del lavoro CGIL Palermo)
119) Rita D’Ippolito (insegnante in pensione)
120) Rosario Nicchitta (architetto)
121) Novella Nicchitta (formatrice)
122) Ornella Russo (insegnante)
123) Anna Di Salvo (Città Felice, Rete la Ragna-Tela)
124) Enza Longo (Coordinamento antiviolenza 21luglio Palermo)
125) Maria Rosa Turrisi (preside in pensione)
126) Angela Galici (Coordinamento antiviolenza 21 luglio Palermo)
127) Simona Sorrentino (medica)
128) Elvira Rosa (Il femminile è politico: potere alle donne)
129) Gemma Infurnari (UDIPalermo)
130) Elisa Romano (Università di Pavia)
131) Maddalena Giardina (avvocata, UDIPalermo)
132) Anna Marrone (docente, UDIPalermo)
133) Emilia Martorana (Coordinamento antiviolenza 21luglio Palermo)
134) Katia Orlando (insegnante, consigliera comunale Palermo)
135) Maria Concetta Pizzurro (UDIPalermo)
136) Silvia Miceli, docente (UDIPalermo)
137) Maria Grazia Patronaggio (Le Onde onlus)
138) Valeria Andò (docente Università di Palermo)
139) Benita Licata (dirigente Scolastica)
140) A. Maria Catalano (dirigente Scolastica)
141) Gaia Nicita (docente)
142) Valeria Ferrauto (docente)
143) Margherita La Porta (funzionaria MEF)
144) Giusi Vacca (agente pubblicitaria)
145) Flora Arcuri (docente)
146) Cetti Iovino (imprenditrice agricola)
147) Alessandra Jaforte (docente)
148) Claudia La Franca (architetta)
149) Virna Chessari (docente)
150) Gilda Messina (docente)
151) Valeria Adamo (docente)
152) Giorgia Calì (docente)
153) Nadia Saputo (docente)
154) Claudia Calzolari (docente)
155) Gabriella Pucci (imprenditrice agricola)
156) Daniela Gennaro (dirigente scolastica)
157) Cristina Fatta del Bosco (imprenditrice agricola)
158) Amelia Crisantino (docente/scrittrice)
159) Anna Maria Ruta (dirigente scolastica)
160) M. Antonietta Spadaro (storica dell’arte)
161) Anna Cottone (docente Università Palermo)
162) Tommaso Di Caccamo (redattore tecnico)
163) Agostina Passantino (bibliotecaria)
164) Licia Masi (pensionata, operatrice sociale volontaria)
165) Rossella Reyes (dipendente regionale)
166) Sabina Cannizzaro (pensionata regionale)
167) Cristina Pecoraro (pensionata regionale)
168) Rosalba Rinaudo (insegnante in pensione)
169) Carmelo Lucchesi (insegnante in pensione)
170) Francesca Citarrella (operatrice sociale)
171) Laura Zizzo (guida turistica)
172) Michela Fiore (casalinga)
173) Antonia Cascio (pensionata)
174) Adriano Di Cara (ingegnere)
175) Antonino Di Cara (operatore sociale)
177) Sandra Giovanna Cascio (casalinga)
178) Alessandra Bruno (avvocata)
179) Emilia Esini (Maghweb)
180) Gabriele Tramontana (Maghweb)
189) Fabrizio Cacciatore (Maghweb)
190) Vincenzo Allotta (Maghweb)
191) Sofia Calderone (Maghweb)
192) Epifania Lo Presti (Maghweb)
193) Elisa Chillura (Maghweb)
194) Chiara Ercolani (Maghweb)
195) Marianna Castronovo (Maghweb)
196) Giuseppe Grado (Maghweb)
197) Marta Cutrò (docente)
198) Sebastiana Zangla (docente)
199) Maria Clara Provenzano (docente)
200) Maria Oliva Caldarella (docente)
201) Emanuela Bajardi (docente)
202) Candida Di Franco (docente)
203) Alessandra Martorana (docente)
204) Gabriella Costanzo (docente)
205) Teresa Burderi (docente)
206) Elvira Leone (pediatra)
207) Gisella Duci (docente)
208) Maria Di Chiara (docente)
209) Donatella Lombardo (docente)
210) Francesca Koch (storica)
211) Francesca Martino (musicista)
212) Ugo Mattei (Università di Torino, Generazioni Future)
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Vomito
Se Leoluca Orlando celebra Giovanni Falcone, noi, allora, celebriamo il vomito di Francesco Cossiga.
Questo articolo l’abbiamo scritto cento volte e cento volte dovremo riscriverlo: perché cento altre volte, a Orlando, mancherà la vergogna, perché è così, lui è un ex democristiano a vita, uno che confida sui morti e sulla cattiva memoria, oppure confida sui vivi che negli anni della strage (Capaci, 23 maggio 1992) non erano nati o erano bambini, e oggi affollano le commemorazioni, agitano palloncini, ingrassano un genere di antimafia che Giovanni Falcone semplicemente detestava.
Oggi, cioè ieri, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando Cascio si permette di non presenziare alla commemorazione organizzata dalla Fondazione Falcone in quanto sarebbe stato presente anche Matteo Salvini, inquadrato non come ministro dell’Interno, ma come uno che sta «a Palermo per fare comizi». Il che all’ingresso dell’Aula Bunker non è valso per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente della Camera Roberto Fico.
Loro andavano bene. Conte, ieri mattina, aveva anche accolto gli studenti provenienti da tutta Italia per le manifestazioni in ricordo di «Giovanni», ed era proprio quella gioventù che spesso non sa, non legge, ignora beatamente come Orlando Cascio sia stato il maggior responsabile della campagna che contribuì all'isolamento di Falcone prima che morisse.
Di Orlando, l’ex capo dello Stato Francesco Cossiga disse: «Questa mattina ho vomitato. Il vomito mi è venuto a vedere accanto alla sorella di Giovanni Falcone, che dovrebbe avere piú rispetto della memoria del fratello, personaggi come Leoluca Orlando Cascio che, con l’accusa a Falcone di aver insabbiato pratiche che riguardavano politici, diede il va al linciaggio da parte dell’Anm e di un settore rilevante della sinistra… Non vomitavo più dal giorno in cui, rifugiatomi in Francia dopo le dimissioni da presidente della Repubblica, vidi alla televisione a mo’ di sciacalli magistrati dell’Anm e membri del Csm che avevano già moralmente ferito Falcone con insinuazioni, interrogatori al Csm e articoli sanguinosi sul l’Unita».
Cossiga è morto, Falcone è morto, Maria Falcone commemora e Orlando è capofila del peggior ciarpame antimafia che ieri ha «boicottato» le manifestazioni, facendoci l’immenso favore di non venirci: Anpi, Arci, Centro Impastato, il presidente della Regione Nello Musumeci e il presidente della Commissione regionale antimafia Claudio Fava. Sì, Fava, quello che proprio Leoluca Orlando portò in Parlamento nel 1992 con quella «Rete» che probabilmente resta il movimento più forcaiolo della storia d'Italia: Lega e grillini figurano da garantisti, in confronto. Il comunista Gerardo Chiaromonte, defunto presidente della Commissione Antimafia, scrisse, circa il fallito attentato a Falcone nella sua casa al mare all'Addaura, che «i seguaci di Orlando sostennero che era stato lo stesso Falcone a organizzare il tutto per farsi pubblicità».
Orlando, invece, era quello che «il sospetto è l'anticamera della verità», quello che a «Samarcanda» di Michele Santoro accusò Falcone (1990) di imboscare le inchieste e di aver salvato Salvo Lima incriminando il pentito che l'accusava, è l'uomo che pure accusò Falcone d'essersi compromesso col potere (1992) per via del suo incarico al Ministero della Giustizia, è quello che sempre a «Samarcanda» accusò il poliziotto Antonino Lombardo (1993) prima che quest'ultimo si sparasse. E' passato tanto tempo, ignorare si può, dimenticare si può, ma non dimenticare anche.
Tuttavia «Orlando viene ricordato anche per lo scontro durissimo che ebbe con Giovanni e che fu un duro colpo, distruttivo per l’antimafia in generale», così si è espressa Maria Falcone in «Giovanni Falcone, un eroe solo» da lei scritto per Rizzoli. Sarà: ma chi lo ricorda? Ci fu un episodio scatenante: «Orlando ce l’aveva con Falcone», ha ricordato l’ex ministro Claudio Martelli ad «Annozero», nel 2009, «perché aveva riarrestato l’ex sindaco Vito Ciancimino con l’accusa di essere tornato a fare affari a Palermo con sindaco Leoluca Orlando, questo l’ha raccontato Falcone al Csm per filo e per segno».
Il fatto è vero: fu lo stesso Falcone, in conferenza stampa, a spiegare che Ciancimino era accusato di essere il manovratore di alcuni appalti col Comune sino al 1988: si trova persino su YouTube. Cos’, quando Falcone accettò l’invito di dirigere gli Affari penali al ministero della Giustizia, le accuse di Orlando Cascio si fecero feroci. Sempre da Santoro (maggio 1990) disse che Falcone aveva una serie di documenti sui delitti eccellenti ma che li teneva chiusi nei cassetti. L’accusa verrà ripetuta a ritornello anche da molti uomini della Rete, che annoverava anche il citato e attuale presidente dell’antimafia siciliana, Claudio Fava. Falcone rispose: «È un modo di far politica che noi rifiutiamo… Se Orlando sa qualcosa faccia i nomi e i cognomi, citi i fatti, altrimenti taccia».
Ma Orlando «Diede inizio», scriverà Maria Falcone, «a una vera e propria campagna denigratoria contro mio fratello, sfruttando le proprie risorse per lanciare accuse attraverso i media… Seguirono mesi di lunghe dichiarazioni e illazioni da parte di Orlando, che voleva diventare l’unico paladino antimafia.
Ha raccontato Francesco Cossiga nel 2008, in un’intervista al Corriere della Sera: «Quel giorno lui uscì dal Csm e venne da me piangendo. Voleva andar via».
Poi la strage. A macerie fumanti, Orlando si riaffacciò sul proscenio come se nulla fosse stato. Il 18 luglio 2008 l’ha messa così: «C’è stata una difficoltà di comprensione con Giovanni Falcone». Una difficoltà di comprensione.
Filippo Facci
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