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#Duomo di San Giorgio
valentina-lauricella · 10 months
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Ferragosto, di Achille Campanile (1953)
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(Giorgio de Chirico, L'enigma di una giornata, 1914)
Nell'aria immobile della città rimasta quasi vuota per il Ferragosto, tuonò il comando: "Tutto quello che è finto, diventi vero! Beninteso, quanto a statuaria". Immediatamente, dalla base del monumento a Cavour si alzò il leone di bronzo, diventò all'improvviso di carne e d'ossa e, dopo essersi stiracchiato e aver fatto uno sbadiglio accompagnato da un quasi impercettibile guaito, con un balzo leggero fu a terra e si voltò ad aspettare che Cavour lo raggiungesse. Cavour intanto, un po' impacciato dalla redingotta, cercava a fatica di venir giù dall'alto basamento, badando dove metteva i piedi e borbottando: "Piano, figliolo, io non sono un leone come te, e poi sto molto più in alto; avrebbero fatto meglio a metter te qua in cima e me laggiù". L'Italia, la formosa matrona in costume succinto, che sedeva sul basamento, l'aiutò a metter piede a terra e dié una spolveratina e una rassettatina alla redingotta dello statista, che nella discesa s'era un po' gualcita; poi la brigatella s'avviò verso il centro, Cavour con gli occhiali, il leone scodinzolante, la matrona solenne. Qualche raro passante già fissava la donna prosperosa, incerto se mettersi dietro. "Piano," diceva Cavour" venite dietro me. Cerchiamo di non perderci. Ormai la mia famiglia siete voi."
Il punto di ritrovo dei monumenti cittadini era stato fissato, naturalmente, in Piazza Duomo. Dove già scorrazzava e ruzzava una moltitudine di lupi e lupacchiotti latranti, cani e strane bestie, che fino a un momento prima servivano a sostenere i pluviali del Duomo. Erano stati i primi ad arrivare, per la buona ragione ch'erano già sul posto. Intanto si staccava dalle mensole, e con uno svolazzio leggero scendeva sul sagrato, una folla di santi, santoni e santerelli, con barba e senza, uomini e donne, grandi e piccoli. Vittorio Emanuele II a cavallo galoppava in lungo e in largo intorno alla piazza con la sciabola sguainata divertendosi a mettere in fuga i lupi e i santerelli, seguito a passo di corsa da una doppia fila di piccoli bersaglieri scesi dal bassorilievo del basamento, e in atto di andare a un attacco alla baionetta. Nella lunga palandrana, veniva in fretta da via Orefici l'abate Parini, mentre, fiancheggiato da quattro valletti, Leonardo da Vinci in accappatoio e cuffia da bagno, traversava la Galleria, tra le scappellate dei tre o quattro perdigiorno presenti. Con un rumore zoppo di zoccoli sul selciato, arrivò al piccolo trotto stracco da via Mazzini il generale Missori sul suo cavalluccio a penzoloni. Intanto da Monforte arrivava San Francesco d'Assisi a braccia aperte. Dall'altissimo piedistallo, sempre a braccia aperte, aveva fatto un vol plané di trenta o quaranta metri. Roba da Santi. Da un'altra parte arrivava l'asso Baracca. S'udì avvicinarsi un coro di voci argentine: dal Monumentale arrivava dietro il Duomo una fila di vetture tranviarie piene zeppe d'Angeli che cantavano, di sconosciuti e di mezzi busti, i quali ultimi pagavano mezzo biglietto. Intanto, alla Stazione Centrale succedeva un parapiglia. Al comando iniziale, s'era visto un brulichio, un formicolio sulla facciata, sui fianchi e sul tetto, come se l'edifizio s'animasse tutto. C'era uno starnazzar d'ali, uno scrollarsi. In men che non si dica, vennero giù con fracasso certi strani e massicci cavalli alati, condotti per la cavezza da uomini nudi, o quasi. Roba da alzar l'idea. Fortuna che non c'erano vigili in giro. Scesero strani grifi e mostri, chimere, sfingi. Aquile come piovessero. Già s'allontanava verso il centro scodinzolando la lupa, seguita da Romolo e Remo. I due frugolini stentavano a tener dietro alla bestia, correndo a piedi nudi sull'asfalto rovente, nudi essi stessi come mamma li aveva fatti, e ridendo e giocando, ruzzando e facendo mille monellerie. In cima a una colonna dell'edifizio ferroviario, il toro che rappresentava Torino, scalpitava e sbuffava inferocito, non osando fare il gran salto. Qua e là per la città avvenivano altri episodi. In piazza Scala spuntarono gli Omenoni, col torcicollo per l'incomoda posizione in cui stavano da circa cent'anni. Nel cortile della Casa di riposo per i vecchi musicisti, Verdi s'alzò dalla poltrona di pietra, come si fosse seduto un momento prima. Non parliamo poi di Beccaria e di Manzoni: naturalissimi. Un certo contingente fu fornito anche dall'Arco del Sempione. Ma erano mezze figure, altorilievi. Il Napoleone nudo di Brera arrivava disinvolto, pavoneggiandosi, seguito da Gabrio Piola, Pietro Verri, Luigi Cagnola, Tommaso Grossi e certi Ottavio Castiglione e Bonaventura Cavalieri; i quali tutti esterrefatti, dicevano all'uomo del destino: "Non si può girare in costume adamitico". "Nel mio vocabolario" ribatté il fatal còrso, senza voltarsi "non esiste la parola impossibile."
Il pittore Hayez, con la papalina in testa e la tavolozza in mano, s'unì alla brigatella e per prima cosa buttò via la tavolozza. "Sono cent'anni che volevo liberarmene!" esclamò. "Mi hanno fatto il monumento con la tavolozza in mano. Credendo di farmi piacere. Come se non avessi abbastanza tenuto in pugno, nella vita, questo strumento di tortura." Per avere notizie circa il grande movimento che si sapeva essersi manifestato contemporaneamente in tutto il mondo, si cercò il monumento di un giornalista. Allora le statue fecero una curiosa scoperta: fra i monumenti non ce n'era nessuno di giornalista. Nessun giornalista era stato mai ritenuto degno d'un monumento. Fu giocoforza ascoltare la radio. Le notizie cominciavano ad arrivare, e venivano diffuse di momento in momento: a Firenze s'erano mossi il Biancone, Ercole e Caco, il Perseo, Proserpina in combutta coi suoi rapitori, Savonarola, il Porcellino. A Bologna, il Nettuno s'era messo alla testa d'una sollevazione. A Roma, i primi a scendere in piazza erano stati Mosè, le sfingi, le tartarughe. Il piedone di via Piè di Marmo s'avanzava da solo come un'immensa sogliola verso il Collegio Romano, per accodarsi al corteo diretto in Piazza Venezia e del quale facevano parte Madama Lucrezia, Pasquino, Marforio, il Tritone, i tritoncelli, le Naiadi e le Sirene di Piazza Esedra, che ebbero un successo strepitoso, Vittorio Emanuele II, grossissimo e dorato, il bersagliere di Porta Pia, il ferroviere, Goethe, Toti, alcuni imperatori romani. Chiudeva il corteo il muletto di Villa Borghese con le salmerie. Gioacchino Belli scese tra il popolino di Trastevere e cominciò a molestare le ragazze con la punta del bastone, rispondendo a tono ai loro insulti. Sull'Appia Antica si videro avviarsi intere famiglie avvolte nei sudari, scese dai monumenti sepolcrali.
A Recanati, il gobbino Leopardi s'avviò tutto fiero: "Sono l'unico monumento del mondo che abbia la gobba" ripeteva.
Un senso di panico si diffuse quando si seppe che dal colle di Arona stava scendendo a passi di gigante il San Carlone alto cento metri. A Venezia, i cavalli di San Marco, Tommaseo, Manin col leone, Paleocapa, tutti con un piccione sulla testa. A Torino, gente a cavallo da tutte le parti, con le spade sguainate. Giungevano dispacci dall'estero. A Parigi, poco. I monumenti in bronzo erano stati portati via durante la guerra. C'erano la Repubblica, De Musset. Nel foyer del Théâtre Français c'era un po' di confusione. Quel seccatore di Voltaire pretendeva assumere il comando. Napoleone in cima alla colonna Vendôme aspettava che lo facessero scendere. A Londra, l'Eros di Piccadilly scese nella piazza eseguendo sulle punte la Danza delle Ore. Nelson in cima alla colonna altissima, impossibilitato a scendere da quell'altezza, strillava: "Tiratemi giù!". A New York, la statua della Libertà s'imbarcò subito per l'Europa, ma a mezza strada ci ripensò e tornò indietro.
Ritornando a Milano, s'incontrava un signore che girava spaesato tenendo in mano l'epigrafe del proprio monumento: "A Agostino Bertani gli Italiani riconoscenti" e mormorando: "Ma chi ero?". La piccola sfinge o chimera di pietra che sta dalla parte interna della stazione di Milano e si vede solo dal treno, fra le locomotive e gli scambi. Come deve soffrire in quell'ambiente! Scese anche lei e andò al raduno. Mancava il Sant'Antonio della fontana di piazza Sant'Angelo.
"O dov'è andato?" si domandavano tutti. Con la sciabola trinciando l'aria, Vittorio Emanuele II galoppò a cercarlo in piazza Sant'Angelo. La statua era lì, nella consueta posizione. Come? Il Santo non era diventato vero? Sì, era diventato vero. Ma, appena diventato vero, invece di andarsene, era rimasto nella stessa identica posizione del monumento, a guardare incantato i pesci rossi nella fontana. E non si muoveva.
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diceriadelluntore · 1 year
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Gita #2 Como
Il treno stavolta l’ho preso in orario, ma un passaggio a livello, a Lugo, danneggiato da qualcuno, mi stava facendo perdere la coincidenza, di incontri con amiche speciali e inimitabili, di formaggi, di fiori e di livelli dell’acqua inusuali e di pasticciere che fanno cornetti al pistacchio sublimi ma non sanno fare i conti.
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Il Duomo di Como è la terza Chiesa più grande della Lombardia, dopo il Duomo di Milano e la Certosa di Pavia. Iniziato nel 1396, e terminato quasi 350 anni dopo, nel 1740, la cattedrale di Santa Maria Assunta, questa è la sua denominazione corretta, nella sua porta settentrionale, ha delle decorazioni meravigliose, una particolarmente consunta, perchè si dice che il toccarla porti fortuna: si dice infatti che la rana del portale sia il livello eccezionale a cui arrivò l’acqua del vicino lago in una esondazione. Altri che sia il simbolo del rinnovamento, in quanto animale che subisce una metamorfosi. Sia come sia, non si capisce affatto che è una rana, e manca anche della testa, martellata da un anonimo uomo nel 1912, e mai riparata.
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Villa Carlotta a Tremezzo: uno dei tanti esempi di ville aristocratiche che si affacciano sulle rive del lago, costruita dai Clerici, ricca famiglia di imprenditori e banchieri, a cavallo tra 1600 e 1700, poi passò ai Sommariva nel 1801, infine nel1843 alla principessa Marianna di Orange-Nassau, moglie del principe Alberto di Prussia che la donò alla figlia Carlotta di Prussia  in occasione delle nozze con il duca Giorgio II, principe ereditario di Sassonia-Meiningen, celebrate nel 1850, che le diedero il nome che ancora oggi ha. Dalla vista spettacolare, è famosa per i suoi giardini, con oltre 500 specie di piante. 
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Villa Olmo, la più  rilevante tra le ville del comasco, oggi parco cittadino
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Cose buone assaggiate: gli sciatt, cubetti di bitto fritti in pastella di grano saraceno, il taroz, un piatto valtellinese con patate, fagiolini, formaggio e burro, e un vino spettacolare, questo:
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un nebbiolo vinificato in bianco
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Affreschi dell’abside della Chiesa di San Abbondio, patrono di Como (XIII secolo).
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Quel ramo del lago di Como... è il ramo verso Lecco, che fino al 1992 era non provincia autonoma, ma provincia di Como.
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Per una volta metto anche una mia foto
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sabinerondissime · 1 year
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duomo di san giorgio, Modica
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carmenvicinanza · 1 year
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Carol Rama
https://www.unadonnalgiorno.it/carol-rama/
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La rabbia è la mia condizione di vita da sempre. Sono l’ira e la violenza a spingermi a dipingere.
Carol Rama, artista visionaria, tormentata e trasgressiva, che ha conquistato il plauso della critica mondiale grazie al suo inedito punto di vista. Una donna che ha cambiato il modo di fare arte.
Le sue opere sono protagoniste nelle mostre di arte contemporanea in molti paesi del mondo.
Nata a Torino il 17 aprile 1918 col nome di Olga Carolina Rama, ha avuto un’infanzia difficile dovuta alla prematura e tragica scomparsa del padre e della conseguente malattia psichiatrica che aveva colpito sua madre.Si è avvicinata all’arte da autodidatta, negli anni Trenta, rievocando il suo tormentato vissuto in acquerelli che raffigurano donne nude, amputate, in sedia a rotelle, cariche di un erotismo spinto e perverso. Soggetti accompagnati da animali, protesi e parti anatomiche del corpo come falli, piedi e lingue, rappresentazioni scabrose e inaccettabili per i suoi tempi. La sua prima personale del 1945, infatti, venne bloccata e le opere sequestrate.
Si è poi rivolta all’astrattismo e ha fatto parte del MAC – Movimento Arte Concreta. Ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1948 e del 1950.
Le sue opere più conosciute, che l’amico Edoardo Sanguineti aveva definito Bricolage sono progetti polimaterici in cui macchie informali si combinano a denti, unghie e occhi di vetro. Utilizzando camere d’aria di bicicletta ha realizzato tele in apparenza astratte in cui compaiono riferimenti all’anatomia umana e alla sessualità (pelle, carne, budella, falli).
La sua sensibilità provocatoria ha vantato estimatori come Italo Calvino, Andy Warhol, Orson Welles e Man Ray.
Un’importante evoluzione della sua carriera è avvenuta grazie all’incontro con la critica e curatrice Lea Vergine, nel 1980, che l’ha invitata a esporre i suoi lavori nella mostra itinerante sulle più grandi artiste del Novecento, intitolata L’altra metà dell’avanguardia.
Nel 1985, sempre con la cura di Lea Vergine, ha allestito la sua prima antologica nel sagrato del Duomo di Milano.
Oltre a figure e personaggi ispirati alla sua storia personale, che raccontano anche di desideri e fantasie inespresse, tra gli anni Ottanta e Novanta il suo immaginario si è popolato di nuovi soggetti, come la Mucca Pazza, dipinti o disegnati sopra mappe catastali e disegni tecnici prescritti.
Nel 1993 ha avuto una sala personale alla Biennale di Venezia.
La sua prima personale negli Stati Uniti è stata a New York, nel 1997. Ha poi esposto nel Regno Unito, Germania, Austria, Australia, Paesi Bassi e in numerosi luoghi cardine dell’arte contemporanea del nostro paese e non solo.
Nel 2003 la Biennale di Venezia le ha conferito il Leone d’oro alla carriera.
Il 14 gennaio 2010 ha ricevuto il Premio del Presidente della Repubblica da Giorgio Napolitano, su segnalazione degli Accademici Nazionali di San Luca.
Ha lasciato la terra il 24 settembre 2015 a Torino. La sua casa studio è diventata un museo.
Carol Rama ha imposto nuovi punti di vista alla contemporaneità. Attratta da ciò che normalmente disgusta l’opinione pubblica, il suo stile trasgressivo è stato conseguenza delle sue esperienze profonde e traumatiche che ne hanno segnato l’estetica e la poetica.
Nelle sue opere ha ricercato l’inusuale e giocato con materiali poco convenzionali dando loro nuova forma e significato. Ha usato l’assemblage in maniera nuova e con esiti mai visti, in un periodo storico in cui provocazione faceva rima con volgarità e in un contesto sociale in cui una donna non poteva permettersi di essere poco elegante.
È stata trasgressiva, libera e dissacrante, ho osato come nessuna prima, cambiando inesorabilmente il corso dell’arte contemporanea.
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artesplorando · 2 years
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Il Duomo di San Giorgio di Modica è uno dei massimi capolavori del Barocco Siciliano. Patrimonio dell’Umanità, fu costruito all’inizio del XII secolo anche se la fisionomia attuale è il risultato finale della ricostruzione sei-settecentesca.
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monotoneprowess · 1 month
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Day 3: Chiesa di San Salvatore in Ognissanti, Santo Spirito, and Santa Croce
Today was meant to be the day of Last Suppers...sadly a few of them were under construction, and some were just inaccessible due to being closed off at certain times. So instead it mostly just viewing churches, which made for an interesting day overall albeit one that was slightly unexpected.
Now I have been to very few churches in my life in general, and even then all them were American churches. Mormon churches tend to be very bland and beige, and even the Catholic churches I've been to in America tend to lean towards using stain glass as a way of art over everything else, having more simple interiors.
But every Catholic church or Basilica that we visited today was detailed from floor to ceiling, and full of so much history that stepping into this place was like being hit in the face with a frying pan full of delicious history.
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(Altar at the Chiesa di San Salvatore in Ognissanti, Florence)
The first church we visited, and almost certainly my favorite. Sadly we couldn't go see the Last Supper that was present at this church as the entrance was closed, but we were able to see practically everything else that was present in the church, including the absolutely beautiful altarpiece you see above!
And while I didn't snag a picture, this is where the famous artist Botticelli is buried! For those of you who have no clue who that is, he's the man who painted the iconic Birth Of Venus where she is emerging from the clamshell and covering herself with her own hair. So it was interesting to just casually see his tomb here in a church that I didn't expect to see him in.
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We were not allowed to take any pictures in San Spirito, but it is a gorgeous Basilica that is supposed to be home to a crucifix that was carved by Michelangelo at 17 and rediscovered in 1962 and confirmed to be his work 2001.
Now I say supposed to, because after seeing it in person I was surprised that they claimed that it was a Michelangelo. Even compared to his early work, it just didn't seem like something that was in his style at all. Also you had to pay 2€ to get in, and even though I had that covered for me by somebody else I was still a bit salty. Felt like a strange scam.
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Santa Croce was the largest basilica that we visited today, and by far one of the most important, being home to multiple last supper paintings and holding the tombs of many popular people.
Now I will say, that the Last Supper that I looked at more was by Giorgio Vasari, the first art historian technically and an artist that I think is absolutely mediocre.
But I will say, the Santa Croce is home to many a tomb and important artifacts, as it was completed in 1385 (As compared to the much larger Duomo, whose construction period would last from 1420-1436). So it was really neat to see the tombs of people like Michelangelo and Galileo.
As well as one of the artifacts they claim to have is a piece of the cross that Jesus Christ was crucified on, which I don't personally believe but it's an interesting claim.
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(Part of Saint Frances' tunic at Santa Croce)
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So overall the Last Supper rating of the day is fairly low. But the rating for churches was insanely high, as even if these churches had different styles, they were all still incredibly detailed and pieces of true devotion to the Catholic religion.
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lamilanomagazine · 5 months
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Modena, Nuovo Diurno, sono 3400 i visitatori al Duomo di Lego
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Modena, nuovo diurno, sono 3400 i visitatori al Duomo di Lego C'è chi non riesce a staccarsi e quasi si commuove nel vedere tutto intero il "suo" Duomo, che scopre particolari che non aveva mai notato e anche chi decide di aprire una discussione, perdendola, perché quella porta lì sul lato nord che c'è nel modellino nel Duomo vero, in pietra, proprio non ci sarebbe. Ma, soprattutto tra i 3.400 modenesi e non che dal 6 gennaio hanno visitato il modello del Duomo in lego esposto al Nuovo Diurno di piazza Mazzini, sono tantissimi quelli che si stupiscono del fatto che i mattoncini siano tutti originali, non realizzati appositamente, e che siano stati incastrati, e non incollati, tutti e centomila uno per uno. L'occasione per visitare l'opera realizzata da Giorgio Ruffo ci sarà anche mercoledì 31 gennaio, a orario prolungato e continuato, dalle 9.30 alle 19, in occasione della festa di San Geminiano. Per tutta la giornata sarà presente, per rispondere alle domande dei visitatori, anche lo stesso Ruffo. L'iniziativa, che ha il patrocinio del Comune di Modena, è realizzata da Aseop (Associazione sostegno ematologia oncologia pediatrica) per raccogliere fondi da destinare alla costruzione della seconda Casa di Fausta che ospiterà pazienti giovani e adulti in cura al Policlinico di Modena. Chi vorrà contribuire al progetto potrà farlo "accendendo" le luci del Duomo di Lego con un'offerta da 1 euro. E, sempre al Nuovo Diurno, chiunque lo desideri può portare vecchi mattoncini di lego bianchi che non usa più per aiutare l'artista a completare il sito Unesco in miniatura anche con la costruzione della Torre Ghirlandina. Il Duomo di Modena in Lego misura due metri e mezzo di lunghezza e poco più di uno in altezza, per circa 110 chili di peso, ed è costruito con mattoncini vecchi, materiale di scarto per i collezionisti, che erano invece perfetti per rendere le diverse gradazioni di colore del marmo della Cattedrale come ha spiegato lo stesso artista. La composizione è stata realizzata in scala 1:30, sulla base di tantissimi sopralluoghi, rilievi fotografici e misurazioni a cui è seguita una grande quantità di calcoli matematici per stabilire le proporzioni corrette. Ruffo ha solo "incastrato" alla perfezione i suoi materiali, seguendo la regola fondamentale di non modificare i mattoncini, non incollarli e non colorarli. L'iniziativa di Aesop è realizzata con il contributo di Brick imagination, Alai elettronica, Sai illuminazione, Tieffe lo spazzacamino, Frame at work. Il Duomo di Lego sarà visitabile fino a domenica 11 febbraio, negli orari di apertura del Nuovo Diurno: dal martedì al venerdì, dalle 9.30 alle 13 e dalle 15 alle 19; sabato, domenica e festivi con orario continuato dalle 9.30 alle 19. La seconda Casa di Fausta sarà realizzata ristrutturando villa Mirella Freni a Baggiovara: si prevede di realizzare 12 unità abitative dedicate a pazienti in cura al Policlinico, si stima circa un centinaio all'anno, in particolare di età compresa tra i 14 e i venti anni, accompagnati da un familiare. L'obiettivo è lo stesso della prima Casa di Fausta, operativa già dal 2016: offrire ai pazienti del centro specializzato e ai loro familiari che provengono da fuori regione e sono lontani da casa un luogo dove possano ricevere gratuitamente accoglienza in una vera casa per affrontare al meglio un periodo delicato.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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letteratitudine · 7 months
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33° NOIR IN FESTIVAL - il manifesto di MANUELE FIOR e l'invito alla CONFERENZA STAMPA - martedì 21 novembre, ore 10 - Palazzo Marino, MILANO
Fuggevole Milano
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Manuele Fior tinge di notte il manifesto del 33° Noir in Festival
Il Noir in Festival torna a Milano dal 1 al 7 dicembre 2023 con un programma poliedrico che attraversa secoli e generi, autori e visioni, finendo per specchiarsi nel cinema e nella letteratura contemporanei. Un’inquietudine di fondo risuona tra le pieghe della 33a edizione del festival, che trova il suo ideale baricentro a metà strada tra l’agitazione di un autore milanese doc come Andrea G. Pinketts, storico frequentatore del Noir scomparso esattamente cinque anni fa, e il manifesto malinconico e allo stesso tempo proiettato verso il futuro firmato da un maestro del fumetto nostrano, Manuele Fior.
Tra i più apprezzati artisti di graphic novel e illustratori, recentemente uscito in libreria con le graphic novel Celestia (Oblomov edizioni, 2019-2020) e Hypericon (Coconino Press, 2022), Fior ha all’attivo collaborazioni con i più importanti nomi dell’editoria italiana e internazionale: Coconino Press, Oblomov, La Repubblica, La Stampa, Internazionale, Einaudi, Feltrinelli, Mondadori, La nave di Teseo, Dargaud, Futuropolis, L’école des loisirs, Gallimard, Le Monde, The New Yorker, Dark Horse, etc. Negli anni la sua opera è stata premiata con alcuni tra i massimi riconoscimenti del settore: il Fauve d’or al festival di Angoulême, il Micheluzzi Award del Napoli Comicon, il Gran Guinigi e il Yellow Kid di Lucca Comics & Games e l’Inkpot award al San Diego Comic-Con. Il Noir in Festival l’ha scelto per firmare l’immagine della 33° edizione, unendosi alla galleria di artisti eccellenti che ha visto sfilare, dal 1991 ad oggi, nomi come Paolo Bacilieri, Gigi Cavenago, Lorenzo De Felici, Mario Alberti, Hugo Pratt, Lorenzo Mattotti, Bill Plympton, Charles Schultz, Mojmir Jezek e molti altri.
Una collaborazione, quella tra Manuele Fior e il Noir in Festival, che ha il sapore della predestinazione. Sue, infatti, sono le recenti copertine dei romanzi editi da La Nave di Teseo di Giorgio Scerbanenco, autore al quale il festival intesta dal 1997 il premio per la miglior opera di narrativa italiana dell’anno di genere noir. Il segno magico e onirico di Fior, sospeso tra il blu notte di Eyes Wide Shut e le fascinazioni cyberpunk di Ghost in the Shell, ci trasporta nello scenario misterioso di una Piazza Duomo insolita e immersa nel silenzio, dove si aggira una figura enigmatica: un detective ? Un assassino? O il riflesso delle angosce di cui è portatore sano l’uomo contemporaneo?
“L’essenza del genere noir”, dichiarano i direttori Giorgio Gosetti e Marina Fabbri, “è quella di rimescolare le carte in tavola, rifuggire lo status quo, evadere dalle consuetudini. E quale modo migliore di rappresentare la sua anima più moderna se non giocare sul contrasto che Manuele Fior, potentemente, rappresenta nell’immagine di quest’anno: la Milano del Duomo, quella da cartolina che tutti conosciamo, si scontra con la Milano del futuro, un groviglio di grattacieli luminescenti che rappresenta la finanza, il virtuale, le intelligenze artificiali. Da questo attrito tra vecchio e nuovo nascono non rovine ma dubbio, curiosità, dibattito e conoscenza. Questo è esattamente lo spirito che anima l’edizione 2023 e ringraziamo Manuele per averlo affrescato in modo così preciso e appassionato.”
Manuele Fior è uno dei più noti e apprezzati fumettisti e illustratori contemporanei. Con le sue graphic novel, tradotte in più di 10 lingue, si è aggiudicato i più importanti premi internazionali e prestigiose mostre. Quotidiani, riviste e case editrici gli commissionano regolarmente illustrazioni di articoli e copertine, in Italia e all'estero. Le sue indimenticabili gouache e la crescente notorietà gli hanno portato lavori come manifesti per il cinema e importanti manifestazioni culturali, uniform edition per le opere di Pavese, Scerbanenco, Ballard e Louise Penny.
Il Noir in Festival è diretto da: Giorgio Gosetti, Marina Fabbri e Gianni Canova (Delegato IULM). Una realizzazione: Studio Coop. Con il patrocinio di: Comune di Milano. Promosso da: DGCA - MiC. In collaborazione e con il sostegno di: IULM.
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jacopocioni · 8 months
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Gonfaloni di Compagnia: Quartiere Santo Spirito
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PARTE PRIMA Suddivisione degli antichi Quartieri fiorentini
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Nel Medio Evo, le città erano divise sia per effetti amministrativi sia per quelli militari: in Sestieri, Quartieri, Terzieri e in suddivisioni minori. Queste in Toscana, avevano nomi diversi. A Siena, Montepulciano e in altri luoghi si chiamavano Contrade, nella città di Pisa avevano il nome di Cappelle, a Prato si riconoscevano dal nome delle porte cittadine ad esempio: Porta al Serraglio. In Firenze si chiamavano Gonfaloni. Al tempo della Contessa Matilde di Canossa, nel 1078, essendo la città cresciuta enormemente di popolazione, fu deciso la nuova costruzione di mura al posto delle preesistenti costruite dai Bizantini, per inglobare i nuovi insediamenti. Vennero chiamate “Matildine” o “Antica Cerchia di Cacciaguida”. Si procedette alla divisione in Sestieri assumendo il nome di: Oltrarno, San Piero Scheraggio, Borgo, San Pancrazio, Duomo, San Piero, divisi in seguito in venti Gonfaloni. Quando tra gli anni 1282 e il 1333, venne una nuova cerchia muraria con il nome di “Arnolfiana” dal nome del costruttore Arnolfo di Cambio, la città venne divisa in Quartieri, prendendo il nome delle quattro porte principali: Porta al Vescovo o del Duomo, Porta Santa Maria, Porta San Piero e Porta San Pancrazio o Brancazio. Dopo la cacciata del Duca di Atene, nell’anno 1343 fu deciso di tornare alla vecchia divisione della città; in quattro Quartieri: Santo Spirito, Santa Croce, Santa Maria Novella, San Giovanni dal nome delle quattro chiese principali. Ognuno venne a sua volta diviso in quattro Gonfaloni, ciascuno possedeva un suo territorio, in determinate parti della città, separato dagli altri da un muro, dal fiume Arno e da strade principali. Ogni divisione, aveva carattere amministrativo e militare. Erano tenute ad eleggere un Gonfaloniere o Capitano assumente il titolo di “Compagnia”. La nomina durava quattro mesi. Ad esempio: dal I° di aprile al 31 luglio. Inoltre, aveva il compito di radunare una compagnia di Milizia cittadina, formata dai residenti nel Gonfalone destinati alla difesa del Palazzo dei Signori e della libertà popolare. Tutti e sedici erano una specie di Consiglio, insieme al Gonfaloniere di Giustizia e i Priori di Libertà discutevano gli interessi della Repubblica. In ogni Quartiere i quattro Gonfaloni possedevano un nome di emblema o segni araldici che apparivano nella loro bandiera. Quartiere Santo Spirito
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1) Gonfalone Scala – Era confinato: dall’Arno, dalle mura cittadine fra Porta San Niccolò e la Porta San Giorgio, dalla quale per il Poggio dei Magnoli scendeva fino a Santa Felicita e per un tratto di Via dei Guicciardini arrivava fino al Ponte Vecchio. Vi facevano parte le seguenti parrocchie: San Niccolò, Santa Lucia dei Magnoli, Santa Maria Soprarno (soppressa), San Giorgio e una porzione di Santa Felicita;
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2) Gonfalone Nicchio – Dal Ponte Vecchio al Ponte Santa Trinita, il confine era con il fiume Arno: dalla Piazza dei Frescobaldi entrava in Via del Presto di San Martino, allora facente parte di Borgo Tegolaio, giungeva fino alla Via de’ Michelozzi. Traversava via Maggio e lo Sdrucciolo dei Pitti passava dietro Palazzo Pitti e risalendo il Poggio, giungeva alla Porta San Giorgio. Vi si trovavano le seguenti parrocchie: San Iacopo Soprarno (soppressa) e parte di quelle di Santa Felicita e San Frediano:
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3) Gonfalone Sferza – Dal Poggio di Boboli andava alla Porta Romana, comprendeva la parte orientale di Via de’ Serragli e verso Via Sitorno (oggi Via della Chiesa), si infilava fra le case sboccando in Via Sant’Agostino all’entrata di Piazza Santo Spirito, comprendeva un lato della Piazza fino a trovare il confine del Gonfalone Nicchio in Via de’ Michelozzi. Comprendeva le parrocchie di: San Felice in Piazza e San Pier Gattolini;
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4) Gonfalone Drago Santo Spirito – Comprendeva il rimanente territorio del Quartiere di Oltrarno fino alle mura fra Porta Romana e l’Arno, con le parrocchie di San Frediano e parte di quelle di San Felice in Piazza e di San Iacopo Soprarno. Nel Corteo della Repubblica Fiorentina, sfilano con il Quartiere di Santo Spirito, dopo il nobile Commissario il Bandieraio con la bandiera con l’insegna del Quartiere: Colomba bianca raggiata in campo azzurro. Sono presenti i quattro Gonfalonieri di Compagnia, con i quattro bandierai che portano l’insegna del Gonfalone.
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personal-reporter · 10 months
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Il Duomo di San Donato
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Il Duomo di San Donato è uno dei monumenti più importanti di Arezzo e un simbolo della città. Questo splendido edificio si trova nel cuore del centro storico di Arezzo e rappresenta uno dei più imponenti edifici religiosi della Toscana. La costruzione del Duomo di San Donato risale al XIII secolo, quando venne realizzata una grande cattedrale romanico-gotica. Nel corso dei secoli, il duomo è stato oggetto di numerosi interventi di restauro e di ampliamento, che ne hanno preservato la sua bellezza e la sua grandiosità. La facciata del duomo, in marmo bianco e verde, è caratterizzata da splendidi decori scolpiti e da una serie di guglie, che conferiscono all'edificio una grande imponenza. L'interno del duomo, a pianta basilicale, è caratterizzato da tre navate, separate da grandi colonne in marmo bianco e dal transetto, che si estende con le sue quattro braccia verso l'altare maggiore. Alcune delle opere d'arte di maggior importanza presenti all'interno del duomo sono il ciclo di affreschi di Piero della Francesca, che raffigura la Leggenda della Vera Croce, la Madonna del Parto di Piero della Francesca, la tomba di Guido Tarlati e la cappella della Madonna del Conforto, che contiene una Statua lignea della Vergine risalente al XIV secolo. Tra le altre opere d'arte presenti all'interno del duomo si possono citare anche la preziosa fonte battesimale in marmo bianco e nero, realizzata da Andrea Orcagna nel XIV secolo, la cappella dei Pucci, che contiene numerosi affreschi di Francesco di Giorgio Martini, e la cappella di San Giovanni Battista, con affreschi del XIV secolo. Il Duomo di San Donato è anche l'edificio più alto di Arezzo, grazie alla grande torre campanaria, alta ben 52 metri. Questa torre, accessibile dai visitatori, offre una vista panoramica sulla città di Arezzo e sui suoi punti di interesse turistico. Rappresenta non solo un importante sito di interesse storico e artistico, ma anche un luogo di culto molto frequentato dai fedeli. La cattedrale, infatti, è ancora oggi officiata in molte occasioni importanti, come il Natale e la Pasqua, ma anche in occasione di importanti cerimonie religiose e culturali. Il Duomo di San Donato è raggiungibile con facilità dal centro storico di Arezzo, grazie alla sua posizione centrale. Inoltre, la città di Arezzo è ben collegata con il resto della Toscana e dell'Italia, grazie alla presenza di una stazione ferroviaria e di un'ampia rete di collegamenti stradali. Grazie alla sua architettura imponente e alla ricchezza delle opere d'arte presenti al suo interno, il duomo attira ogni anno numerosi visitatori da tutto il mondo. La città di Arezzo, inoltre, è il luogo ideale per trascorrere una piacevole vacanza alla scoperta della cultura, della storia e della bellezza dell'Italia. Read the full article
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pizza-ra-bizza · 1 year
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San Barnaba in San Giorgio al Palazzo.
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Tema San Barnaba in San Giorgio al Palazzo
Thomo: Bo Ra Bo na Ba' :Da adesso questa e' la sede del Vescovato. Ubicazione: piazza San Giorgio, 2 Prima pietra: viii secolo Stili attuali: manierismo, barocco, neoclassico San Giorgio al Palazzo, come altre chiese milanesi, possiede una storia antica documentale e tradizionale che precede di molto quella che il suo aspetto artistico e architettonico parrebbero rivelare. Tralasciamo per un attimo le leggende, secondo le quali San Giorgio sarebbe stata fondata dal primo (o secondo se prendiamo per buono san Barnaba) vescovo di Milano Anatalone, nel luogo dove precedentemente sorgeva un tempio di Mercurio. Sembra invece che, secondo più robuste testimonianze, fu fondata nell’viii secolo da san Natale, vescovo di Milano, grazie a un cospicuo finanziamento del duca longobardo Rachis e addirittura del re Liutprando. Già dal principio sarebbe stata dedicata a San Giorgio, particolarmente venerato in ambito longobardo, forse anche per le sue caratteristiche di santo guerriero. Di questa chiesa non rimane nulla, anche perché fu completamente ricostruita e ampliata in epoca romanica e venne riconsacrata nel 1129. A questa seconda ricostruzione appartengono la facciata originaria (ancora presente, dal momento che quella attuale vi fu soltanto appoggiata), i pilastri in pietra, alcuni dei quali presentano decorazioni simili a quelle di Sant’Ambrogio) e la pianta. Restaurata, ampliata e rimaneggiata anche nei secoli successivi, vide un rifacimento a opera di Richini in stile barocco e uno da parte di Luigi Cagnola, il progettista dell’Arco della Pace. Non manca nemmeno un tocco di neoclassico, la cupola dell’architetto Parrocchetti. La facciata, in realtà, non appartiene a nessuno degli architetti precedentemente citati ma è opera tardobarocca di Francesco Croce, noto a Milano soprattutto per la progettazione della guglia maggiore del duomo ed è elegante e armoniosa, con richiami classicheggianti. All’interno, molti sono i punti di interesse offerti dalla chiesa, che ne fanno un piccolo scrigno con diversi tesori nascosti e molte le epoche ancora visibili della sua ricca e stratificata storia.
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dustinwhittle · 2 years
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Duomo di San Giorgio, Italy! (at Duomo di San Giorgio) https://www.instagram.com/p/CidvYvUvwj1/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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artesplorando · 2 years
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Il Duomo di San Giorgio di Modica è uno dei massimi capolavori del Barocco Siciliano. Patrimonio dell’Umanità, fu costruito all’inizio del XII secolo anche se la fisionomia attuale è il risultato finale della ricostruzione sei-settecentesca.
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kafkasdiariies · 2 years
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Duomo di San Giorgio, Modica, Sicilia, Italia | Gianluca Fazio
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chiaraausanio · 6 years
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lamilanomagazine · 6 months
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Città del Natale organizzato da Comune e Consorzio Turistico Città di Pistoia
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Città del Natale organizzato da Comune e Consorzio Turistico Città di Pistoia Proseguono gli appuntamenti del calendario di Pistoia Città del Natale, organizzato da Comune e Consorzio Turistico Città di Pistoia, mercoledì 13, giovedì 14 e venerdì 15 dicembre. Mercoledì 13 dicembre dalle 16.30 alle 18 nel centro storico, nel giorno più corto che ci sia, è previsto Piantastorie in città, iniziativa rivolta ai bambini di tra 5 e 8 anni. A cura delle AreeBambini Verde e Blu dei Servizi Educativi comunali. Info e prenotazioni: lun-ven ore 8-12 al numero 0573 452341. Gli appuntamenti di giovedì 14 dicembre. Dalle 8 alle 20 in via Roma la Fiera 900 in Via Roma e dintorni, a cura di Consorzio Ambulanti Toscana Info: [email protected] Alle 15.30 nello Spazio Incontri L'Argine a Bonelle è in programma Fiabesca, spettacolo di animazione teatrale per bambini, genitori e nonni con l' Associazione Zona Teatro Libero. A cura dell'Assessorato alle Politiche Sociali e delle associazioni del Progetto Socialmente Info: Auser Pistoia Tel. 3461821874 mail: [email protected]. L'evento è gratuito. Alle 16 nell'auditorium Terzani della Biblioteca San Giorgio - per il ciclo "La Forteguerriana racconta Pistoia" – la conferenza a cura di Alessandra Chirimischi Fili, filati e raccontati: la penna di Gianna Manzini negli atelier dell'alta moda. Info: [email protected]. Alle 20.45 nell'AreaBambini Gialla, Area notte. Vieni a dormire all'AreaBambini gialla: Favola della buona notte e dopo sogni fantastici. Evento per genitori e bambini di 5 anni. A cura delle AreeBambini dei Servizi Educativi del Comune di Pistoia. Info e prenotazioni: lun-ven ore 10-14 al numero 0573 32640, mail [email protected]. Alle 20.45 al Teatro Manzoni Inferno, spettacolo di danza con la coreografia, regia, progetto video Roberto Castello in collaborazione con Alessandra Moretti, danza Martina Auddino, Erica Bravini, Riccardo De Simone, Susannah Iheme, Michael Incarbone, Alessandra Moretti, Giselda Ranieri, musica di Marco Zanotti. In collaborazione con Andrea Taravelli ALDES. Premio Ubu 2022 Miglior Spettacolo di Danza. A cura di ATP Teatri di Pistoia Info: 0573 991609 – 27112 – 977225, al seguente link Ingresso a pagamento. Gli appuntamenti del 15 dicembre. Dalle 11 alle 24 nel Parco di Monteoliveto si svolgerà Montuliveto Markets & Experiences Christmas In Love, a cura di associazione Amici di Montuliveto. Info: [email protected] Alle 17.30 nel centro città Gospel A modo nostro, a cura della Associazione Centro Diurno Casa di Alice in collaborazione con la Banda Borgognoni. Info: [email protected] Alle 21 nel Teatro Mauro Bolognini si terrà Marcovaldo, letture musicate del libro di Italo Calvino con Alessio Vassallo, voce recitante e Mirco Ghirardini, clarinetto. A cura di Reggio Iniziative Culturali in collaborazione con il Comune di Pistoia. Info: [email protected]. Ingresso gratuito e libero fino ad esaurimento posti disponibili La Casa di Babbo Natale è allestita nelle Sale Affrescate del Palazzo comunale, in piazza Duomo ed �� aperta venerdì 15 dicembre dalle 15.30 alle 19.30. Il prezzo di ingresso è di 6 euro acquistabile all'ingresso. Per i possessori di carta Conad Insieme l'ingresso è scontato di 1 euro mostrando la carta alla biglietteria. Inoltre, è possibile comprare i biglietti salta fila in prevendita tramite il sito web al seguente link al prezzo di 10 euro. La pista di pattinaggio su ghiaccio in piazza San Francesco è aperta fino al 31 gennaio nei giorni di sabato, domenica e festivi dalle 10.30 alle 1 e dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 13 e dalle 14.30 alle 24. Info: [email protected]. Ingresso a pagamento.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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