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#Europa Letteraria
gregor-samsung · 2 months
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" Šervinskij girò uno sguardo sereno su tutti i presenti, tracannò d'un colpo un bicchiere di vino e strinse le palpebre. Dieci occhi si fissarono su di lui e il silenzio regnò fino a che egli non si sedette e mangiò un pezzo di prosciutto. - Senti… è una leggenda, - disse Turbin, con una contrazione dolorosa del viso. - Io ho già sentito questa storia. - Sono stati uccisi tutti, - disse Myšlaevskij, - l'imperatore, l'imperatrice e l'erede. Šervinskij sbirciò la stufa, respirò profondamente, e disse: - Fate male a non credere. La notizia della morte di Sua Maestà… - È alquanto esagerata…, - fece dello spirito Myšlaevskij ubriaco. Elena trasalì indignata e uscì fuori dalla nebbia. - Vitja, vergognati. Tu sei un ufficiale. Myšlaevskij si tuffò nella nebbia. - …è stata inventata dai bolscevichi. L'imperatore è riuscito a salvarsi coll'aiuto del suo fedele precettore… cioè, domando scusa, del precettore dell'erede, monsieur Gillard e di alcuni ufficiali che lo hanno portato in… in Asia. Di là sono passati a Singapore e, per mare, in Europa. Ed è così che il sovrano si trova ora ospite dell'imperatore Guglielmo. - Ma non è stato cacciato via anche Guglielmo? - cominciò Karas'. - Tutti e due sono ospiti della Danimarca, e con loro è anche l'augusta madre del sovrano, Marija Fёdorovna. Se non mi credete, vi dirò che tutto questo mi è stato comunicato dal principe in persona. L'anima di Nikolka gemeva, piena di turbamento. Egli voleva credere.
- Se è così, - cominciò egli ad un tratto entusiasticamente, saltando in piedi e asciugandosi il sudore dalla fronte, - propongo un brindisi alla salute di Sua Maestà! Il suo bicchiere scintillò e frecce d'oro sfaccettate attraversarono il vino bianco tedesco. Gli speroni tintinnarono contro le sedie. Myšlaevskij si tirò su, barcollando e appoggiandosi al tavolo. Elena si alzò. La sua falce d'oro si sciolse e le ciocche le ricaddero lungo le tempie. - Sì! Sì! Anche se è stato ucciso, - gridò ella con voce isterica e rauca. - Non importa. Io bevo. Io bevo. - Non gli si perdonerà mai la sua abdicazione alla stazione di Dno. Mai. Ma non importa, adesso siamo ammaestrati dall'amara esperienza e sappiamo che la Russia può essere salvata soltanto dalla monarchia. Perciò se l'imperatore è morto, viva l'imperatore! - gridò Turbin e sollevò il bicchiere. - Ur-rà! Ur-rà! Ur-rà! - nella sala da pranzo risuonarono tre volte le grida. "
Michail Bulgakov, La guardia bianca, traduzione di Ettore Lo Gatto, Einaudi, 1967; pp. 45-46.
Nota: la prima pubblicazione incompleta di Belaja gvardija [Белая гвардия] avvenne a puntate sulla rivista letteraria sovietica Rossija nel 1925 e l'opera teatrale ricavata dall'autore sulla base delle prime due parti riscosse subito un enorme successo (si dice che lo stesso Stalin vi assistette almeno una ventina di volte). Nel 1927 l'opera completa fu stampata a Parigi mentre una edizione censurata venne diffusa in Urss solo 1966. Come molte opere sgradite al regime La guardia bianca fu conosciuta nella sua interezza dai cittadini sovietici solo nel 1989.
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carmenvicinanza · 5 months
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Marjane Satrapi
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Marjane Satrapi, fumettista, regista, sceneggiatrice e illustratrice, con il suo lavoro illustrato ha dato voce all’Iran contemporaneo. 
È l’autrice del famosissimo Persepolis, il primo fumetto autobiografico sulla storia iraniana poi diventato un film, nel quale descrive la sua infanzia in patria e la sua adolescenza in Europa. La protagonista è una bambina, i suoi giochi, la scuola e la scoperta del rock, che si svolgono in mezzo all’ascesa del fondamentalismo religioso in Medio Oriente.
Una riflessione sui comportamenti legati alla superficialità e al pregiudizio che portano a identificare un paese, un’intera civiltà, con alcuni estremi, drammatici aspetti della sua storia recente.
Scritta con l’intento di “ribattere ai pregiudizi sul mio Paese senza essere interrotta” è la saga di una famiglia iraniana a Teheran tra il 1960 e il 1990.
Sua è anche l’immagine simbolo della lotta delle donne iraniane contro il regime: Donna, Vita, Libertà.
Nata a Rasht, il 22 novembre 1969, è stata educata secondo principi progressisti da genitori illuminati, che, per evitarle il clima oppressivo ed estremista del regime di Khomeini, l’hanno fatta studiare prima al Liceo Francese di Teheran e poi, ancora giovanissima, a Vienna, dove ha dovuto fare i conti con pregiudizio e razzismo nei suoi confronti.
Nel 1988, alla fine della guerra con l’Iraq, è tornata a casa e ha frequentato la Facoltà delle Belle Arti. Incapace di reggere il clima di censura e privazione delle libertà, terminati gli studi, si è trasferita prima a Strasburgo e poi a Parigi dove, frequentando l’Atelier des Vosges, gruppo di disegnatori e disegnatrici che hanno dato vita al movimento d’avanguardia della Nouvelle bande dessinée.
Nel 2001 è nato il suo capolavoro Persepolis che ha riscosso subito un grande successo grazie allo stile semplice e immediato del disegno, volutamente naif e talvolta elementare, sempre efficace.
Il libro ha venduto oltre tre milioni di copie in tutto il mondo ed è stato tradotto in oltre venti lingue. La storia ha assunto un carattere universale grazie all’astrazione conferita dal segno in bianco e nero e alla semplificazione delle figure. La forma del romanzo grafico è riuscita magistralmente a sintetizzare specificità culturali entrando in comunicazione con culture e età diverse.
Nel 2007 ne è stato tratto l’omonimo film d’animazione candidato al Premio Oscar nel 2008. Scritto e diretto da Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud è stato realizzato interamente a mano, secondo le tecniche più tradizionali, per ricreare il segno del fumetto.
Dopo Persepolis ha pubblicato Taglia e cuci, Pollo alle Prugne con cui ha vinto l’Oscar del fumetto al festival internazionale di Angoulême, Il sospiro, favole persiane, Il velo di Maia. Marjane Satrapi o dell’ironia dell’Iran.
La trasposizione filmica di Pollo alle prugne, in live action, del 2011, è stata presentata in anteprima alla 68ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Ha anche diretto The Voices (2014) e Radioactive (2019).
La sua ultima fatica letteraria è stata Donna, vita, libertà, in cui ha riunito esperti di storia,  politica e comunicazione e i più grandi talenti del mondo del fumetto per raccontare l’evento che ha segnato la storia contemporanea: l’uccisione di Mahsa Amini dovuta al pestaggio della polizia morale perché non indossava “correttamente” il velo. La morte della giovane ha scatenato in tutto l’Iran un’ondata di protesta che ha dato vita a un movimento femminista senza precedenti.
Marjane Satrapi  vive e lavora a Parigi, collabora con numerose riviste e cura una colonna illustrata per il The New York Times.
Nel 2024 è stata insignita del prestigioso Premio Principessa delle Asturie 2024 per la comunicazioni e gli studi umanistici per “la sua voce essenziale nella difesa dei diritti umani e della libertà“.
Nella motivazione, la giuria ha evidenziato che “è un simbolo dell’impegno civico guidato dalle donne. Per il suo coraggio e la sua produzione artistica è considerata una delle persone più influenti nel dialogo fra culture e generazioni“.
Nel ringraziare per il riconoscimento, Marjane Satrapi ha affermato: “approfitto l’opportunità per celebrare la feroce lotta del mio popolo per i diritti umani e la libertà. Oggi si onorano tutti i giovani che hanno perso la vita e a quanti continuano nella battaglia per la libertà in Iran“. E ha dedicato il premio a Toomaj Salhebi, artista di rap, condannato a morte per il suo canto alla libertà.
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I finalisti della 5a edizione
La giuria emerita si è espressa e ha scelto i 5 progetti finalisti che accedono alla finale del V Premio Roberto Sanesi il 21 Settembre:
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Gemma Marotta in arte Marge è un’attrice-performer e pittrice. Vanta un vasto curriculum, con esibizioni in molti teatri della Sicilia e prestigiosi riconoscimenti che colleziona in parallelo alle numerose estemporanee d'arte, collettive e personali. La sua formazione inizia da piccolissima con la danza per poi girare l’Europa insieme al gruppo Folkloristico Fabaria Folk come performer. È il 2016 quando si laurea con lode menzione e dignità di stampa in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo all'A.B.A.M.A. di Agrigento con una tesi sperimentale sul Museo Contemporaneo. Nello stesso anno, si trasferisce a Bologna, la città in cui ha la possibilità di formarsi con le realtà più importanti del panorama artistico contemporaneo: Teatro Valdoca, Societas, V. Sieni, E. Dante, M. Biagini, Living Theatre Europa. Si laurea con una tesi sul Teatro Sociale alla Magistrale in Scienze dello Spettacolo e Produzione Multimediale. Il primo lavoro teatrale scritto, diretto e interpretato interamente da se stessa si intitola Sugnu, un inno alla creazione nel quale non mancano le sue pennellate.
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MORA è un progetto di spoken music nato nel 2019 dalla collaborazione tra il musicista Giulio Amerigo Galibariggi e il poeta Sebastiano Mignosa, finalista nel 2021 del Premio Dubito e del Premio Nebbiolo nel 2022. Lo stesso anno il gruppo prende parte al festival di musica emergente MIAMI di Milano e nel 2023 partecipa al Metronimie Festival di Torino e al Klohifest di Ostuni. Debito è il primo album e racconta la storia d'amore tra un ragazzo e la sua città. L'intero lavoro segue la struttura di un prestito bancario, nel tentativo di costruire un parallelismo tra il concetto di debito - inteso come senso di colpa - e la questione generazionale e ambientale legata al Polo petrolchimico di Priolo Gargallo (Siracusa).
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Mirko Vercelli, nato a Torino nel 2000, è un giovane scrittore e poeta performativo, laureato in antropologia all'Università di Torino. Si occupa di cultura pop, politica e media, collaborando con il Centro Studi Sereno Regis. È fondatore e direttore della rivista indipendente «bonbonniere» e ha pubblicato il romanzo Linea Retta nel 2021, oltre al saggio Memenichilismo nel 2024. Il Maltempo Collettivo è un ensemble di musica contemporanea improvvisata concepito con l'obiettivo di creare e condividere un'esperienza di espressione e creatività. La collaborazione tra Mirko Vercelli e il Maltempo Collettivo rappresenta un'interessante fusione tra improvvisazione musicale e spoken word poetico. Questo progetto combina la sensibilità letteraria di Vercelli con l'approccio sperimentale del collettivo, creando un'esperienza immersiva e unica che sfida le convenzioni sia della poesia che della musica contemporanea. La loro performance congiunta esplora nuove forme di espressione artistica, mettendo in dialogo suono e parola in un flusso creativo spontaneo e dinamico.
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Canzoni d’inverno è una raccolta di poesie scritte da Mattia Muscatello, illustrate da Gabriele Sanzo e musicate da Filippo d’Erasmo. Canzoni d’Inverno è un viaggio multisensoriale, un’immersione che permette di leggere, vedere e ascoltare, nel profondo, la consistenza delle emozioni da cui è nato. Mattia, Gabriele e Filippo sono tre persone che sono una persona sola: perché hanno capito come creare un’armonia dalla moltitudine di note, parole e colori che contengono. Restano infatti in tre e, nelle loro individualità, comunicano secondo tre mezzi espressivi diversi uno stesso sentimento condiviso, coeso, coerente ma non omologato. Il progetto ha un’anima analogica, fisica, rappresentata dal libro e una seconda, digitale, riportata nei brani ascoltabili online sulle piattaforme di streaming musicali. Il progetto viene presentato dal vivo come una vera e propria performance, che mescola la lettura delle poesie sulla musica dal vivo, accompagnate dallo spettacolo di live painting proiettato durante l’esibizione.
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Mattia Tarantino (Napoli, 2001) codirige Inverso – Giornale di poesia e fa parte della redazione di Atelier. Collabora con numerose riviste, in Italia e all’estero, tra cui Buenos Aires Poetry. Per i suoi versi, tradotti in più di dieci lingue, ha vinto diversi premi. Ha pubblicato Se giuri sull'arca (2024), L’età dell’uva (2021), Fiori estinti (2019), Tra l’angelo e la sillaba (2017); tradotto Verso Carcassonne (2022) e Poema della fine (2020). Maria Ferraro (Napoli, 1997) studia Industrial Chemistry for Circular and Bio Economy all’Università di Napoli “Federico II”. Nonostante l’impronta scientifica dei suoi studi ha sempre coltivato la passione per le discipline artistiche e musicali. Tra la primavera e l'estate 2024 ha messo in scena, con Mattia Tarantino, il concerto "Qualcosa da salvare" e il poema "Se giuri sull'arca". Vieni a votare il tuo preferito allo Spazio211!
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Libri: A. Kristof, La Trilogia della città di K., Einaudi
Dopo averci consigliato due romanzi americani (Damon Copperhead e Americanah) Micol Cittone torna in Europa e lo fa con una trilogia che ormai è un classico specie tra i lettori e le lettrici più giovani. In verità l’aveva già consigliato già Roberto Cornetta nel 2015 scrivendo “La scrittrice ha una rara produzione letteraria, essenzialmente altre tre brevissime novelle ed una piece teatrale.…
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londranotizie24 · 4 months
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European Writers' Festival, il 18 e 19 maggio alla British Library
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Di Pietro Nigro Si tiene il 18 e 19 maggio 2024 alla British Library di Londra l'evento European Writers' Festival intitolato Transformation. L'italia è presente Igiaba Scego. European Writers' Festival, il 18 e 19 maggio alla British Library di Londra Apre i battenti il 18 e 19 maggio 2024 alla British Library di Londra European Writers' Festival, il Festival degli Scrittori Europei organizzato da Eunic in collaborazione tra gli altri con Istituto Italiano di Cultura di Londra. La manifestazione sarà preceduta da una festa di lancio venerdì sera 17 maggio, e prevede due giorni di panel e spettacoli che riuniranno 30 autori di ogni Paese d'Europa dall'Austria all'Ucraina per discutere della letteratura e delle idee che definiscono i nostri paesi e l'Europa oggi. Il festival di quest'anno presenta come ospite speciale l'autore ucraino Andrey Kurkov e gli autori premiati Laurent de Sutter (Belgio), Joanna Elmy (Bulgaria), Igiaba Scego (Italia), Nora Ikstena (Lettonia), Afonso Cruz (Portogallo) e molti altri. Trenta scrittori affermati ed emergenti dunque che risponderanno al tema di quest'anno, Trasformazione, perché il cambiamento, e alle sfide dei rapidi e furiosi cambiamenti nella società, nella politica, nel clima, nell'identità, nella tecnologia, nella scienza, nelle arti, nella salute, nella lingua, nell'umorismo e nei diritti umani, sconvolge le nostre vite. Mentre in Europa siamo ancora una volta scossi nel profondo dalla guerra e dalla divisione, European Writers' Festival spera di dimostrare che la comunità, il dibattito, l’intrattenimento e la narrazione possono unirci nel creare speranza e trasformazione positiva. Organizzato dall'Istituto nazionale di cultura dell'Unione europea (EUNIC) di Londra, in collaborazione con la Rete letteraria europea e la British Library, e co-organizzato con la delegazione dell'Unione europea nel Regno Unito e l'Ufficio di collegamento del Parlamento europeo in UK, il secondo Festival degli scrittori europei è ancora una volta curato dall'ex giornalista della BBC Rosie Goldsmith, direttrice dell'European Literature Network e caporedattore delle riviste Riveter. Al Festival per l'Italia ci sarà Igiaba Scego, L'ospite italiana Igiaba Scego prenderà parte al panel dedicato a Cambiamento e Conflitto, che si terrà sabato 18 maggio alle 16.15: i nostri scrittori del festival provengono da tutto il mondo. Qual è l’impatto della guerra, dei conflitti e degli sfollamenti sul modo in cui vivono, pensano e scrivono? In che modo il conflitto e la geografia influenzano il loro senso di appartenenza e identità? Riusciranno mai a dimenticare traumi e perdite oppure l'ombra della guerra e del conflitto è sempre presente, sempre parte del loro processo creativo? Con Pajtim Statovci (Finlandia), Igiaba Scego (Italia) e Iryna Shuvalova (Ucraina). Altri scrittori che partecipano al Festival sono Dean Atta (Cipro), Selcuk Altan (Turchia), Anne Berest (Francia), Christos Chomenidis (Grecia), Emma Dabiri (Irlanda), Joanna Elmy (Bulgaria), Ioana Parvulescu (Romania), Margo Rejmer (Polonia), Iryna Shuvalova (Ucraina) e molti altri. L'ospite speciale Andrey Kurkov converserà con Luke Harding di The Guardian. La lista completa degli autori a questo link. Maggiori informazioni e biglietti a questo link. ... Continua a leggere su
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micro961 · 7 months
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Premio Internazionale “La Rosa d’Oro” - Donne al Centro
Eccellenze Femminili il 22 febbraio riceveranno da Area Cultura “La Rosa d’Oro” nella sede del Parlamento Europeo presso la Sala David Sassoli a Roma
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Il prossimo 22 febbraio dalle ore 17:00, l’associazione Area Cultura terrà la cerimonia di premiazione nella sede del Parlamento Europeo presso la Sala Europa Experience - David Sassoli (Roma), del Premio Internazionale “La Rosa d'Oro” - Donne al Centro, giunto alla sua Terza Edizione. A patrocinare l’evento: Il Segretario d’Aula dell’Assemblea Capitolina, On. Fabrizio Santori; l’ENAC, Ente Nazionale Attività Culturali con il presidente Dr. Maurizio Abbate, il Centro Studi Parlamentari con il Segretario Generale Prof. Gennaro Ruggiero e l’Istituto per la Cultura Italiana con il Coordinatore Generale Dr. Giovanni De Ficchy.
“Intendiamo celebrare e riconoscere l'eccezionale contributo delle donne nei diversi settori della nostra società”, ha dichiarato la presidente di Area Cultura, Angelica Loredana Anton, e ancora ha aggiunto: “Il premio "La Rosa d'Oro" mira a sottolineare il ruolo cruciale che le donne giocano nella costruzione di una società più inclusiva ed equa. Attraverso la celebrazione delle eccellenze femminili, intendiamo ispirare e incoraggiare altre donne a perseguire i propri sogni e a superare ogni ostacolo che possa presentarsi sul loro cammino.”
Questo l’elenco delle eccellenze che saranno premiate:
On. Anna Cinzia Bonfrisco – Parlamentare Europeo.
Prof. Carmela Costanzo – Prof. Di Lettere – Critica Letteraria.
Maria Giovanna Elmi – Storico volto della TV (RAI).
Dr.ssa Sara Spoletini – Sociologa – Cons. Com. le Bellegra - Pres. Ass.ne Chiaramente.
Dr. ssa Isabel Russinova – Attrice e scrittrice.
Dr.ssa Giusy Regalino – Giornalista – Amm.re Unico RTI Calabria.
Dr.ssa Anna Gentilini – Direttore Editoriale - Curcio Editore.
Dr.ssa Catia Acquesta – Giornalista – Scrittrice.
Avv. Rosaria Salamone – Esperta in diritto di famiglia – Scrittrice.
Dr. ssa Rossana Ferraro – Magistrato Settore Penale.
Dr.ssa Maura Ianni – Psicologa – Docente Università Tor Vergata.
Dr.ssa Maddalena Maggi - Sociologa – Pres. Coop. Sociale H-Anno Zero.
Dr.ssa Stefania Cacciani – Psicologa – Criminologa.
Dr. ssa Ping Wei – Ambasciatrice del Turismo dello Shandong (Cina).
Dr. ssa Carmen Di Stasio – Giornalista – Inviata RAI 1.
Avv. Luana Campa – Avvocato – Criminologa Pres. On. Movimento per la vita.
Dr.ssa Johanna Valdez – Fashion Creative Designer.
Dr.ssa Daniela Andreina Terribile – Chirurga Senologa – Pres. Ass.ne Susan G. Komen.
Dr.ssa Cinzia Congia – Generale della Guardia Agroforestale – Imprenditrice.
Dr.ssa Francesca De Luca – Poliziotta – ALLA MEMORIA.
Eccellenze giovani promesse:
Dr. ssa Celeste Silvestro – Docente di Scienze Motorie – Modella e Conduttrice Format.
Desiree D’Amuri – Studentessa – Cantante.
Sara Giovannoni – Cantautrice.
Ilaria Rinaldi – Attrice Teatro – Cantante.
Noemy Longobardi – Studentessa Universitaria – Cofondatrice Medea ODV.
Dr.ssa Ester Del Popolo – Cantautrice – Docente di Canto.
Dr. ssa Giulia Marceca - Cantautrice - Modella e Giornalista Musicale TV.
Dr.ssa Ombretta Melaiu – Ricercatrice presso Università Tor Vergata Roma.
Dr. ssa Antonella Ferrantini – Cooperante Internazionale – Esperta di Genere.
Avv. Milena Castiello – Specializzata in Diritto d’Impresa.
Area Cultura - Presidente Dr.ssa Angelica Loredana Anton
Facebook: https://www.facebook.com/areacultura.online
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2centsofwhatilike · 8 months
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Spring Evening, Akershus Fortress - Harald Sohlberg
IL FASCINO DEL REMOTO
A caratterizzare il suo approccio al paesaggio, la ricerca di zone non frequentate dai suoi colleghi, dove potesse ritrovare il senso romantico dell’altrove e una certa originalità di soggetto. Scelse quindi luoghi appartati come la regione montagnosa di Rondane (oggi Parco Nazionale), o la cittadina di Røros con un patrimonio architettonico di edifici in legno fra i più antichi e suggestivi d’Europa. Luoghi oggi molto visitati, eppure all’epoca quasi ignorati, che grazie a lui, in breve, divennero assai popolari. Attraverso una tavolozza intensa, ma insieme cupa e pensosa, Sohlberg esprime le sue radici di uomo del Nord, che porta nel cuore la maestosità di una natura luminosa e sferzante, avvolgente ma anche respingente. Il suo stile oscillò sempre fra l’Espressionismo e il Simbolismo, trovando la sintesi in una suggestiva pittura psicologica che riecheggia il Romanticismo, ma in chiave più profonda e matura, all’interno del clima speculativo sulla condizione dell’essere umano nella crisi positivista di fine Ottocento.
LA BELLEZZA PSICOLOGICA DELLA NATURA
Nonostante l’apparenza di naturalismo che permea i suoi dipinti, Sohlberg inseguiva una pittura capace di evocare stati emotivi o psicologici, com’era stato appunto nella tradizione romantica. Alcuni decenni più tardi, a questo slancio si affianca l’inquietudine di fine secolo, dovuta alla crisi politica e sociale che attraversava l’Europa e che, in Scandinavia, avrà nella drammaturgia di Henrik Ibsen la sua traduzione letteraria. Come si evince dai numerosi quadri a tema ‒ fra i quali quello che è forse il più noto della sua intera produzione, Notte d’inverno in montagna (1914) ‒, la maestosità delle grandi altezze fu un costante riferimento per la sua pittura. L’ispirazione gli veniva dal gusto per la “pittura di montagna” sviluppatasi in Europa sul finire del Settecento, apprezzata anche dai Romantici. Andando tuttavia oltre il loro approccio, Sohlberg trae da quelle rocce spesso innevate non soltanto le emozioni stimolate da un determinato panorama, ma anche riflessioni di carattere più generale sul significato che la montagna aveva per lui, come luogo di riflessione, di solitudine, di ascolto di sé, di metaforica fuga dalla tristezza e la violenza dei tempi. Ma probabilmente Sohlberg tocca le corde più profonde del suo talento pittorico quando si dedica ai tramonti, che riesce a caricare di pathos, di struggente drammaticità, tale da riempire l’anima e togliere il fiato, creando un punto di contatto fra la realtà esterna e l’essenza interiore della condizione umana.
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personal-reporter · 1 year
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Le Fiabe Italiane di Italo Calvino
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Il 15 ottobre 1923 nasceva a Cuba uno dei più grandi narratori del Novecento italiano, Italo Calvino, che ha lasciato un segno indelebile nella letteratura con opere come Il barone rampante e Se una notte d’inverno un viaggiatore, ma fu anche un raffinato ricercatore della tradizione fiabesca italiana con le sue Fiabe italiane... La fonti della tradizione fiabesca italiana, che soffrono per l’assenza di grandi studiosi ottocenteschi e di una raccolta nazionale, hanno lasciato alla storia della letteratura le prime grandi raccolte di fiabe che la storia conosca. Giovan Francesco Straparola fu l’autore della prima raccolta di fiabe conosciute: Le piacevoli notti,  edite per la prima volta nel 1550 con 25 racconti e nell’edizione definitiva del 1553 con 73, ispirati al Decamerone a cui rimanda la struttura a cornice, ma sono solo in parte vere e proprie fiabe, tra cui una versione di Pelle d’asino e del Gatto con gli stivali. Un secolo dopo, tra il 1634 e il 1636, uscì a Napoli una delle più importanti opere relative alla storia della fiaba con i cinque volumi de Lo cunto de li cunti a firma di Giambattista Basile, con 49 fiabe, più un racconto di cornice e le prima documentazioni di fiabe famosissime come Cenerentola. L’opera di Basile era  scritta in dialetto napoletano, ma secondo l’uso barocco, e il suo unico fine  era l’intrattenimento lieve e senza pensieri delle corti e dei salotti napoletani, ma ebbe un successo praticamente planetario per l’epoca, Perrault probabilmente lo usò come fonte, i Grimm ne tradussero alcune fiabe, inoltre il Cunto venne tradotto in bolognese, toscano, tedesco e inglese. Quando il successo dei Grimm nell’Ottocento investì l’intera Europa, in Italia non ci fu una ricerca per la studio e valorizzazione delle fiabe tradizionali, ma furono paradossalmente gli stranieri inglesi e tedeschi, come R. H Busk in Lazio e Laura Gonzenbach in Sicilia,  a incominciare un lavoro filologico sul folclore italiano. Solo con la fine dell’Ottocento alcuni studiosi italiani, tra cui Giuseppe Pitrè per la Sicilia e la Toscana, Domenico Bertoni per Venezia, Domenico Comperetti per il Piemonte, Gherardo Nerucci per la Toscana e Vittorio Imbriani per Firenze e Milano,  pubblicarono le loro raccolte, frutto di ricerche e studi locali e regionali. Ma mancava un lavoro collettivo che rappresentasse l’intera Penisola e da lì Italo Calvino nel 1956 si cimentò nell’imponente scrittura delle Fiabe italiane, seguendo il modello costituito proprio dai Grimm per il trattamento dei testi, attinti alle raccolte dell’Ottocento e del Novecento e da lui sottoposti a rimaneggiamenti profondi, per cui il risultato è un’opera con valenza letteraria e non documentaria. Il lavoro di Calvino risente delle raccolte ottocentesche, infatti sono molti i testi della tradizioni siciliana, veneta e toscana, mentre sono poche le testimonianze di altre regioni, ma impegnò l’autore in una riflessione linguistica e filologica davvero notevole infatti dice nell’introduzione al lavoro che “Le favole italiane sono prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che è il farsi di un destino: la giovinezza, dalla nascita che porta in se un auspicio o una condanna, al distacco della casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano. E in questo sommario disegno, c’è tutto: dalla persecuzione dell’innocente al suo riscatto, alla fedeltà a un impegno, alla purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo, alla bellezza come segno di grazia, l’infinita metamorfosi di ciò che esiste”. Leggere le Fiabe italiane è un modo oggi per trovare la tradizione fiabesca delle varie regioni, forse rimaneggiata, ma ricca e complessa come quella tedesca. Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year
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“Riuscirà il PNRR a rilanciare l’Italia?”, sabato 22 luglio l’incontro con l’economista Gianfranco Viesti per la rassegna letteraria Agostiniani Libri, a Lecce
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“Riuscirà il PNRR a rilanciare l’Italia?”, sabato 22 luglio l’incontro con l’economista Gianfranco Viesti per la rassegna letteraria Agostiniani Libri, a Lecce. Prosegue la terza edizione di Agostiniani Libri, rassegna letteraria del Comune di Lecce, realizzata in collaborazione con associazioni, librerie e realtà attive sul territorio, che rientra nel cartellone Lecceinscena. Sabato 22 luglio (ore 20:30 - ingresso libero) nel Chiostro degli Agostiniani (via Michele De Pietro 10) a Lecce l’economista Gianfranco Viesti, affiancato dal sindaco di Lecce Carlo Salvemini, dal parlamentare Claudio Stefanazzi e dalla giornalista Carla Petrachi, presenterà il suo recente saggio "Riuscirà il PNRR a rilanciare l'Italia?" (Donzelli). A due anni di distanza dalla sua formulazione, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, da molti definito come un nuovo Piano Marshall, sta ridisegnando le politiche pubbliche in Italia. Gianfranco Viesti, tra i nostri economisti più autorevoli, fornisce in questo libro un’utilissima valutazione d’insieme basata su uno scrutinio attento e dettagliato di tutte le sue misure, che tiene conto non solo del testo, ma anche di tutti i complessi, poco noti, processi attuativi che hanno avuto luogo e delle prospettive che si presentano per la piena realizzazione del Piano. Il libro può aiutare tutti i cittadini a capire meglio quel che è successo e può accadere. Dopo un’analisi del programma Next Generation Eu, considerato molto positivamente come una cesura radicale rispetto al passato, Viesti ripercorre le fasi del processo di redazione del Piano, la cui principale debolezza risiede secondo l’autore nel la mancanza di una visione unificante del futuro. Nel libro emergono le potenzialità e i limiti del Pnrr: il suo assetto fortemente centralizzato e i suoi meccanismi attuativi, con l’enorme potere che essi hanno concentrato nelle mani dei ministri del governo Draghi. Tra gli aspetti relativi alla messa in atto, emerge inoltre il peculiare, positivo, ruolo affidato alle amministrazioni comunali, rispetto a quello, più marginale, delle regioni. Entrando nel merito del Piano, Viesti ne illustra e analizza criticamente alcuni principali ambiti: dal potenziamento delle infrastrutture, in particolare quelle ferroviarie, ai progetti urbani, che costituiscono una importante novità, agli interventi per l’istruzione, caratterizzati invece da notevoli problemi attuativi, e alle misure per le imprese, assai ricche ma prive di un indirizzo strategico. Il quadro che si delinea mostra le criticità che sono emerse in questi primi due anni, molto diverse da ambito ad ambito e legate sia alla definizione che alla realizzazione degli investimenti. Il Pnrr, conclude Viesti, può rappresentare un’utilissima inversione di rotta rispetto alle politiche di austerità degli anni dieci, ma da solo non può cambiare l’Italia, perché non affronta i principali nodi politici alla radice delle sue difficoltà e delle sue disuguaglianze. Gianfranco Viesti insegna Economia applicata nel Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari Aldo Moro. Tra i suoi volumi più recenti: "Viaggio in Italia. Racconto di un paese difficile e bellissimo" (curato con B. Simili, il Mulino, 2017), "Verso la secessione dei ricchi?" (Laterza, 2019), "Centri e periferie. Europa, Italia e Mezzo giorno dal XX al XXI secolo" (Laterza, 2021). Per Donzelli ha pubblicato: "Più lavoro, più talenti. Giovani, donne, Sud. Le risposte alla crisi" (2010), "Università in declino. Un’indagine sugli atenei da Nord a Sud" (2016). Martedì 25 luglio (ore 20:30 - ingresso libero) Agostiniani Libri, in collaborazione con Diffondiamo idee di valore, Conversazioni sul futuro e Libreria Liberrima, ospiterà Francesca Giannone con "La portalettere" (Edizioni Nord). L'autrice presenterà il suo fortunato romanzo d'esordio, uno dei libri più apprezzati e venduti dell'anno e fresco vincitore del Premio Bancarella, dialogando con la giornalista Valeria Blanco (Nuovo Quotidiano di Puglia). Sin dalla sua uscita a gennaio, il romanzo - i cui diritti sono stati acquisiti da Lotus Production, una società di Leone Film Group – è stabilmente ai primi posti delle classifiche con ben 14 edizioni in 6 mesi. Il libro è ambientato nel Salento dell'estate 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent’anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all’amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell’istante in cui l’ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent’anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna. Francesca Giannone, pugliese, si è laureata in Scienze della Comunicazione e ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia. Trasferitasi a Bologna, ha curato la catalogazione dei trentamila volumi della Associazione Luigi Bernardi e ha frequentato il corso biennale di scrittura della Bottega di Narrazione «Finzioni». Ha pubblicato vari racconti su riviste letterarie, sia cartacee sia online. Tornata a vivere a Lizzanello, il suo paese di origine in Salento, ha continuato a scrivere e a coltivare l'altra sua grande passione, la pittura; come si può vedere nel suo sito, il suo soggetto d'elezione sono le donne. Ad agosto la rassegna (sempre con inizio alle 20:30 e non alle 20 come annunciato in precedenza) ospiterà Leonardo Palmisano (2 agosto) con “Il tradimento è un delitto – Un complicato affare per il bandito Mazzacani” (Fandango), Chiara Valerio (3 agosto) con “La tecnologia è religione” (Einaudi), il “Dio” dei social Alessandro Paolucci (4 agosto) con “Storia stupefacente della filosofia” (il Saggiatore), Valerio Pascali e Alvise Sbraccia (8 agosto) con "La fabbrica in carcere e il lavoro all'esterno. Uno studio di caso su Fare impresa a Dozza" (Bologna University press), Mauro Favale autore con Tommaso De Lorenzis (9 agosto) del libro “L'aspra stagione” (La Nave di Teseo), Michele Gaetano Malandrino (10 agosto) con "La legge del cassetto chiuso" (Santelli), Carlo Romano (11 agosto) con "Valentina. Diario di un finto suicidio" e "Ironia della morte" (Golem Edizioni). Dopo una piccola pausa, gli incontri riprenderanno (con inizio alle 19) con Igiaba Scego (1 settembre) e il suo romanzo “Cassandra a Mogadiscio” (Bompiani), Nando Dalla Chiesa (5 settembre) con “La legalità è un sentimento. Manuale controcorrente di educazione civica” (Bompiani), Alain Elkann (7 settembre) con “Adriana e le altre” (Bompiani), Gabriella Genisi (14 settembre) con il suo ultimo romanzo “L'angelo di Castelforte”, ambientato nel Salento con protagonista la carabiniera ribelle Chicca Lopez (Rizzoli), Sapo Matteucci (8 settembre) con “Per futili motivi” (La Nave di Teseo), romanzo finalista del Premio Viareggio Rèpaci e del “Premio Fondazione Megamark – Incontri di Dialoghi”, il latinista e scrittore Alessio Torino (data da confermare) con il romanzo “Cuori in piena” (Mondadori).... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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bergamorisvegliata · 1 year
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I LUOGHI DELL'ANIMA
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Sempre e solo le abbazie, i monasteri, i conventi e i luoghi di grande intensità spirituale sono quei luoghi dove l'anima pare parlarci, sussurrarci e trasportarci in un luogo paradisiaco? A quanto sembra sì, se poi tali strutture sono incastonate in un contesto geografico davvero meraviglioso, come è per Montecassino, capirete bene che alternative a tutto ciò ve ne siano ben poche...
Ma procediamo con ordine, aiutati, come sempre, dal sito specializzato...
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Montecassino, la grande abbazia d'Occidente
Fondata da Benedetto da Norcia agli inizi del VI secolo, sarebbe diventata il maggiore centro del sapere della cristianità durante il Medioevo. Ma subì anche numerose distruzioni, l’ultima delle quali nella Seconda guerra mondiale.
Poco più che adolescente, giunse sul finire del V secolo a Roma un giovane chiamato Benedetto. Proveniva da una famiglia benestante di Norcia ed era giunto nell’Urbe per avere un’educazione letteraria come quella che tanti altri adolescenti avevano ricevuto nell’antica Roma. Ma allora l’impero romano già non esisteva più; il suo ultimo imperatore, Romolo Augusto, era stato deposto nel 476, incapace di impedire che l’intera penisola fosse preda delle ambizioni dei capi barbari, e l’ultimo di loro, l’ostrogoto Teodorico, si era proclamato re d’Italia nel 493. Roma non sfuggiva all’instabilità, tanto che nel 498, alla morte di papa Attanasio II, scoppiarono sanguinose lotte tra le due fazioni che si disputavano la successione al soglio pontificio. Per questo non è strano che non molto dopo essere arrivato in città, quando aveva circa vent'anni, Benedetto decise di andarsene di nuovo: «Vedendo molti dei suoi compagni precipitare nel vizio, temendo per lui ciò che accadeva agli altri, decise di ritirare dal mondo il piede che vi aveva appena posto», scrisse alla fine del VI secolo il papa Gregorio Magno nel secondo Libro dei dialoghi. A partire da allora, scelse la vita ascetica, una decisione non inconsueta.
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In quegli anni si erano infatti moltiplicati coloro che si allontanavano dalla società per stabilirsi in aree desertiche o poco popolate. Digiuno, astinenza e solitudine per gli asceti erano il mezzo per comunicare con Dio. L’ascetismo ebbe grande diffusione nella zona orientale dell’impero romano a partire dal secolo III, ma nel corso del V molti lo praticarono anche in Europa occidentale. Ovunque sorgevano congregazioni; pellegrini ed eremiti vivevano in solitudine, temporaneamente o in modo permanente, vivendo di carità. Benedetto da Norcia fu uno di loro.
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La vocazione di Benedetto
Dopo un periodo ad Affile,
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un villaggio a ottanta chilometri a est di Roma, dove si unì a una comunità di asceti, Benedetto si diresse nella zona montagnosa di Subiaco, vicino Tivoli, e si stabilì in una grotta. Nella zona c’erano altri eremiti che vivevano in modeste capanne, e fu uno di loro, un certo Romano, che lo formò ai principi della vita monastica e gli impose l’abito e la tonsura. Benedetto fece grande impressione agli umili pastori della zona, e la fama della sua vita ascetica fece sì che da Roma arrivassero numerosi giovani che desideravano seguirne l’esempio e con i quali poté fondare diversi monasteri nella regione.
Ma Benedetto entrò in conflitto con monaci e chierici della zona di Subiaco, e così decise di cercare un’altra destinazione: Montecassino, circa 150 chilometri a sud di Roma. Nella sua biografia di san Benedetto, scritta pochi decenni dopo la sua morte, papa Gregorio Magno riassume le circostanze della fondazione del celebre monastero. San Gregorio spiega che «il paese di Cassino è situato sul fianco di un alto monte, che aprendosi accoglie questa cittadella come in una conca, ma poi continua a innalzarsi per tre miglia, slanciando la vetta verso il cielo».
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Si trattava di un luogo strettamente associato al paganesimo: «C’era in cima un antichissimo tempio, dove la gente dei campi, secondo gli usi degli antichi pagani, compiva riti in onore di Giove. Intorno vi crescevano boschetti, sacri ai demoni, dove ancora in quel tempo, una fanatica folla di infedeli vi apprestava sacrileghi sacrifici». Benedetto mutò radicalmente quel luogo nel momento in cui vi si stabilì: «Appena l’uomo di Dio vi giunse, fece a pezzi l’idolo, rovesciò l’altare, sradicò i boschetti e dove era il tempio di Apollo eresse un oratorio in onore di san Martino e dove era l’ara dei sacrifici sostituì una cappella che dedicò a san Giovanni Battista».
Lo stesso Gregorio Magno segnala inoltre che Benedetto «con la sua predicazione attraeva alla fede gente che abitava nei dintorni». Effettivamente, i primi monasteri svolsero un ruolo decisivo nella diffusione del cristianesimo in Europa occidentale. I pagani – chiamati così da pagus (villaggio, e quindi “abitante del villaggio” )– vedevano nei monaci un esempio di spiritualità che li spingeva a seguire quella nuova religione. I monasteri svolsero così un ruolo molto importante nell’urbanizzazione di territori poco popolati, nella coltivazione di terre e nello sviluppo di tecniche per la preparazione di bevande e alimenti. Inoltre, con il loro lavoro nei campi, i monaci provvedevano al proprio sostentamento.
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belle-et-inspirante · 2 years
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Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo.
Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel.
Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava .
Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia.
Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia.
Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden.
Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga.
Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779).
Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino).
Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco.
Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco.
Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino nel 1829, questo vino proveniva direttamente da Pompei, il legame che aveva con questo vino il Lacryma Cristi fu il suo rapporto che aveva con la religione cattolica, certamente ostile, infatti nel suo discorso di insediamento il filosofo fa dell’ironia pungente sul nome di questo vino che richiamava l’aspetto spirituale e religioso.
Autore: Principe Don Roberto d’Amato, Dottore in Giurisprudenza, Dottore in Scienze politiche ed economiche e sociali, Dottore in storia.
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carmenvicinanza · 6 months
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Luz Argentina Chiriboga
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Luz Argentina Chiriboga è considerata una delle scrittrici più importanti del Sudamerica. 
Nella sua ricerca affronta le intersezioni della cultura afro-ecuadoriana dal punto di vista delle donne e delle migrazioni.
Insignita con diversi premi internazionali e tradotta in molte lingue, detiene un posto di rilievo nel panorama letterario contemporaneo per l’attenzione che pone per i diritti umani e ambientali.
La sua scrittura si distingue per la sua capacità di esplorare le profondità dell’animo umano, attraverso personaggi complessi e situazioni che mettono in luce le contraddizioni e le tensioni della società contemporanea.
Nella sua carriera, ha tenuto conferenze per l’UNESCO in Europa e in diverse università degli Stati Uniti, nei Caraibi e in Africa.
Nei suoi lavori si è interrogata sulla dualità della sua cultura e su cosa significhi far parte della diaspora africana in un paese dominato dalle tradizioni latine e meticce. 
Per prima ha raccontato dei desideri e della sessualità di donne che sfidano le convenzioni, con uno stile narrativo che abbonda nelle descrizioni e mescola elementi magici. 
Nata il 1 aprile 1940 a Esmeraldas, si è laureata in biologia all’Università Centrale dell’Ecuador e ha iniziato a scrivere nel 1968.
Nel 1976 è stata eletta Presidente dell’Unione Nazionale delle Donne dell’Ecuador. Il suo impegno ha portato, nel 1981, alla pubblicazione di un famoso articolo che evidenziava la misoginia e l’esaltazione dell’abuso delle donne nei testi di musica popolare.
Il suo coinvolgimento nel Congresso della Cultura Nera, ha ispirato il  romanzo Sotto la pelle dei tamburi del 1991 che ha rappresentato l’emergere dell’identità afro-latina femminile nella omologata tradizione letteraria ispanica incentrata su protagonisti maschili.
Per prima ha introdotto il concetto di razza nella narrativa e argomenti come il controllo delle nascite, il feticismo e la violenza sessuale.
Il suo romanzo più celebre è Cenizas en el aire (Ceneri nell’aria), pubblicato nel 1977, che esplora le vicende di una famiglia ecuadoriana in un paese alle prese con cambiamenti politici e sociali tumultuosi. 
Faro della letteratura latinoamericana, è riuscita nell’arduo compito di catturare l’essenza e la complessità del continente.
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mantruffles · 2 years
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Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo.
Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel.
Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava .
Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia.
Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia.
Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden.
Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga.
Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779).
Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino).
Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco.
Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco.
Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino nel 1829, questo vino proveniva direttamente da Pompei, il legame che aveva con questo vino il Lacryma Cristi fu il suo rapporto che aveva con la religione cattolica, certamente ostile, infatti nel suo discorso di insediamento il filosofo fa dell’ironia pungente sul nome di questo vino che richiamava l’aspetto spirituale e religioso.
Autore: Principe Don Roberto d’Amato, Dottore in Giurisprudenza, Dottore in Scienze politiche ed economiche e sociali, Dottore in storia.
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blissful-moontrip · 2 years
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Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo.
Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel.
Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava .
Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia.
Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia.
Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden.
Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga.
Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779).
Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino).
Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco.
Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco.
Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino nel 1829, questo vino proveniva direttamente da Pompei, il legame che aveva con questo vino il Lacryma Cristi fu il suo rapporto che aveva con la religione cattolica, certamente ostile, infatti nel suo discorso di insediamento il filosofo fa dell’ironia pungente sul nome di questo vino che richiamava l’aspetto spirituale e religioso.
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londranotizie24 · 2 years
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Umberto Saba arriva in Uk, all’Iic di Londra si celebra la pubblicazione dei 100 Poems
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Di Simone Platania @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND L’Iic di Londra celebra la pubblicazione di 100 Poems di Umberto Saba, una selezione di cento poesie dell’autore italiano a cura di Patrick Worsnip, La poesia di Saba finalmente tradotta: l’Iic di Londra celebra la pubblicazione di 100 Poems Se c’è un poeta che si è imposto tra i grandi nomi di inizio Novecento in Italia e in Europa quello è Umberto Saba. Legato indissolubilmente alla sua città natale Trieste, è una delle figure di spicco della poesia italiana del ventesimo secolo. Il suo Canzoniere, tra le opere più importanti della sua poetica, fino ad oggi è stato praticamente sconosciuto e ignorato nel Regno Unito. Per questo, l’Iic  (Istituto Italiano di Cultura) di Londra celebra la pubblicazione di 100 Poems, by Umberto Saba, ovvero una selezione di cento poesie tradotte e curate da Patrick Worsnip. Con una prefazione di Angela Leighton, la raccolta è stata pubblicata da Carcanet all'inizio di quest'anno. L’evento è previsto l’11 novembre alle ore 18.00 presso la sede Iic di Londra, Belgrave Square.  La serata prevede una discussione sull'eredità e l'attualità della poesia di Saba. Presieduta da Olmo Calzolari (Keble College), sarà seguita dalla presentazione del volume. Infine, una lettura di poesie in italiano e in inglese. Il panel comprenderà: Patrick Worsnip, traduttore del volume, il poeta e traduttore Jamie McKendrick, ed Ela Tandello, studentessa emerita di Christ Church, Oxford. L’ingresso è gratuito e prenotabile qui. 100 Poems di Saba e il suo traduttore inglese 100 Poems è la selezione più ampia del lavoro di Saba finora pubblicata in Gran Bretagna. Il libro presenta poesie riguardanti ogni periodo della sua vita da scrittore. Le traduzioni di Patrick Worsnip onorano l'uso che il poeta fa delle forme tradizionali italiane, utilizzando una dizione colloquiale, tipica della “poesia onesta” del poeta triestino. Questa edizione include una prefazione di Angela Leighton, critica letteraria, poetessa e traduttrice dall'italiano. Una postfazione e le note esplicative di Worsnip contestualizzano la vita di Saba e chiariscono i riferimenti nelle sue poesie. Patrick Worsnip è il curatore e traduttore di questa selezione. Ha lavorato per oltre 40 anni come corrispondente dell'agenzia di stampa Reuters, con incarichi in Europa, Medio Oriente e Stati Uniti. Ha coprendo storie che vanno dal crollo dell'Unione Sovietica alle guerre nel Golfo. Dopo il pensionamento nel 2012, si è dedicato alla traduzione, soprattutto di poesie. ... Continua a leggere su www. Read the full article
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danni-phantom · 2 years
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Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
Che vini beveva il grande filosofo HEGEL ?
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Il grande filosofo tedesco vissuto ha cavallo tra il 1700 e 1800 , il suo piacere per il vino ci fa capire anche cosa si beveva in Europa, Germania, Italia, Francia, impero Austro-ungarico, dalla biografia di Hegel scritta dal professore Klaus Vieweg, emerito professore che ha insegnato per moltissimo tempo filosofia all’Università di Jena, in questo prestigioso ateneo della Turingia si impose l’ importante corrente filosofica dell’idealismo. Il filosofo Hegel passeggiava per le piccole vie di Tubinga (Germania) e non si atteneva al coprifuoco che vigeva in quel periodo, accettò il posto di tutore a Francoforte dal banchiere e commerciante di vino Gogel. Il filosofo tedesco spendeva molti soldi nell’acquisto del vino, per lui il nettare del Dio Bacco era fonte di ispirazione letteraria e di meditazione filosofica e nelle città in cui lui visse si sa tutto del vino che lui beveva e delle locande che frequentava . Il pensiero fondamentale della filosofia di Hegel è il Geist, lo spirito che può essere interpretato anche in senso etilico, lui attraverso il cosi detto spirito del vino riuscì ad elaborare la sua filosofia. Per Hegel il vino era un nettare divino , dorato, limpido ed infuocato quindi vitale per riuscire a capire il pensiero e il mondo, lo spirito hegeliano si immedesima nella bottiglia e attraverso esso estrinseca il massimo della sua filosofia. Il filosofo tedesco beveva soprattutto i vini del Sacro Romano Impero in particolare della zona del Reno, oggi questa zona è molto importante : vino dal Palatinato (Pfalz), “Vino della Mosella”(“Moselwein,”Mosel), Vino dal Baden. Quando andava in Grecia il grande filosofo tedesco optava per il seguente vino: Vino da Samos; invece quando visitava la Spagna Hegel beveva : Vino da Malaga. Quando si recava in Austria sorseggiava con dovizia scientifica il vino: Vino austriaco da Nubdorf, un paese vicino a Vienna, zona famosa per le sue cantine, invece quando il sublime filosofo si spostò in Francia Hegel assaggiò i seguenti vini francesi: Vino dalla Marna (Valle della Marna, famosa per lo champagne), Vino dalla Borgogna, Vino di Bordeaux (si parla con precisione dell’annata 1779). Altri vini che il sommo filosofo consumava in Germania : Wurzburger Steinwein (vino di roccia di Wurzburg ), vino bianco della Franconia (Franken, in giallo), che attinge il nome dal suolo calcareo e ricco di fossili del grande vigneto ; il vino Wurzburger Steinhegelwein è il vigneto più diffuso in Germania (quarto produttore di vino). Aveva un grande amore per il Riesling e Gewurztraminer del Palatinato (Pfalz), per il Chasselas (assomiglia leggermente allo Champagne)è un vitigno che nasce in Svizzera, si ottiene un ottimo vino bianco. Il grande filosofo prediligeva diversi vini francesi: il Malbec di Cahors, vino bianco francese, il Bordeaux di Medoc, il Haut Sauterne il vino botritizzato dalla Francia; un altro vino preferito dal grande filosofo Hegel è stato il vino rosso Lacryma Cristi, il “vino del Vesuvio”, oggi questo vino lo troviamo anche bianco. Questo vino fu bevuto da Hegel ,quando fu nominato a rettore dell’Università Friedrich-Wilhelms di Berlino … Leggi tutto
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