Tumgik
#IL MITO DI CIRCE
circeipertestodelmito · 3 months
Text
Il 14 giugno 2024 è uscito "Circe", il nuovo album di Simone Alessandrini
"Sono cresciuto a San Felice Circeo, e per mio zio Rocco “Papillon”, sopraffino esperto di epica, era consuetudine raccontare a noi nipoti l’Odissea, attraverso le gesta di Ulisse, le terre dei ciclopi e in particolar modo, il mito di Circe.
Una figura a cui sono molto legato e che ho ritrovato qualche tempo fa in un libro poco conosciuto, dall’omonimo titolo: La Circe, dello scrittore Giovan Battista Gelli, pubblicato nel 1549.
Nel testo, l’autore immagina che Ulisse ottenga da Circe la facoltà di conversare con i suoi greci trasformati in animali, i quali inaspettatamente si pronunciano a favore della propria condizione ferina e oppongono un netto rifiuto all’offerta di recuperare le fattezze umane, sostenendo la superiorità̀ etica degli animali rispetto alle debolezze, ai vizi e alle miserie che caratterizzano l’esistenza degli uomini. Questo libro è stato lo spunto che ha dato vita a “Circe”, il terzo album di Storytellers, con cui chiudo la mia piccola trilogia. Per l’occasione, ho ampliato la formazione a 12 elementi che hanno suonato in un modo incredibile e che non finirò mai di ringraziare.
Sto parlando di:
Laura Giavon, (nel ruolo di Circe) Federico Pascucci, (nel ruolo del vitello) Anto Sor, (nel ruolo del cavallo) Mariasole De Pascali, (nel ruolo della serpe) Federico D'Angelo, (nel ruolo del leone) Giacomo Ancillotto, (nel ruolo della cerva) Marcella Carboni, (nel ruolo della lepre) Nazareno Caputo, (nel ruolo dell’ostrica) Simone Pappalardo, (nel ruolo del cane) Riccardo Gola, (nel ruolo della talpa) Riccardo Gambatesa, (nel ruolo del capro)"
1 note · View note
diceriadelluntore · 1 year
Text
Aggettivi Perversi
@popolodipekino​ mi ha scritto un commento al post dell’altro giorno sulla briciola di mascuotto che assomigliava alla Sicilia chiedendosi se esista, da Trinacria, l’aggettivo: probabilmente il suo trinacre è sbagliato, e dovrebbe essere trinacrio la forma corretta. 
Ma colgo l’occasione per spendere due parole sul leggendario simbolo dell’altrettanto leggendaria  (e da me tanto amata) isola del Mediterraneo.
Trinacria vuol dire “dai tre promontori”, e deriva dal greco τρεῖς (tre) e ἄκρα (promontorio). C’è un chiaro riferimento alla forma triangolare dell’isola. Molti invece pensarono che fosse derivante da  ‛tris' e ‛nacros', cioè dai tre monti  Peloro, Pachino e Lilibeo, ma questo è un errore etimo-filologico.
Fu Omero che fa dire ad Ulisse, al cospetto della maga Circe, che dopo aver attraversato Scilla e Cariddi allora incontro ti verran le belle / spiagge della Trinacria isola dove / pasce il gregge del Sol, pasce l’armento (Libro XII, vv 165-166).
La Trinacria, in quanto araldo, è rappresentata da una testa gorgonica, con serpenti intrecciati a delle spighe al posto dei capelli, da cui partono a raggiera tre gambe piegate, sottoposte a due ali laterali; figura che prende il nome di Triscele dall’aggettivo greco triskelés (tri e skélos), letteralmente con tre gambe. Le tre gambe rappresentano i tre punti estremi dell’Isola: Capo Peloro conosciuto anche come Punta del Faro in direzione Nord-Est, Capo Passero in direzione Sud e Capo Lilibeo noto anche come Capo Boeo in direzione Ovest.
Sulle spighe di grano, basta dire che sin dal tempo dei Romani, la Sicilia è nutrix plebis Romanae, letteralmente «nutrice della plebe romana», in quanto primo produttore di grano anche in tempo imperiale.
Sulle Gorgoni, il mito è molto itneressante: figlie di Forco e di Ceto, abitavano nell'estremo occidente del mondo conosciuto dai greci, o il Giardino delle Esperidi (che corrisponde più o meno all’attuale Mauritania) oppure in un’oasi della Libia. Nella maggior parte dei miti sono tre: Steno, Euriale e Medusa, tutte e tre dal corpo mostruoso, dalla forza selvaggia e divoratrici di uomini. Avevano tutte serpi per capelli, artigli di leone alle mani, il corpo di bronzo e lo sguardo pietrificante. Steno e Euriale erano immortali, Medusa no.
Steno rappresentava la perversione morale, Euriale la perversione sessuale, Medusa la perversione intellettuale, e delle tre è la più famosa per lo scontro con Perseo, che la decapitò.
Tumblr media
Esiste una specie di coralli che per le ramificazioni tipiche che ricordano i capelli di serpenti delle mitologiche sorelle, vengono chiamati Gorgonia (in foto sopra).
Cosa può scatenare una briciola di pane.
15 notes · View notes
cinquecolonnemagazine · 3 months
Text
"Brividi d'Estate 2024" al Real Orto Botanico di Napoli
È affidata alla nuova ‘creazione’ di Maurizio de Giovanni l’inaugurazione di Brividi d’Estate 2024, ventitreesima edizione della storica rassegna, quest’anno dedicata ai sogni, organizzata da Il Pozzo e il Pendolo Teatro di Napoli che, da sabato 29 giugno 2024 alle ore 21.00, tornerà ad animare, con le sue storie, l'affascinante cornice del Real Orto Botanico di Napoli. Nata da un’idea di Annamaria Russo, la rassegna, fra le più longeve della città, è sostenuta dalla sensibilità e la preziosa collaborazione dell’Università Federico II di Napoli, che gestisce il parco, e con il patrocinio del Comune di Napoli. Brividi d'Estate 2024, quaranta giorni di teatro... verde? Per circa quaranta giorni, fino a domenica 4 agosto, il parco più bello di Napoli si trasformerà nel più magico dei teatri immersi nel verde, con un viaggio nelle storie che abbiamo amato di più. Divenuta per i napoletani, e non solo, un classico e atteso appuntamento estivo, la rassegna proporrà, in questa edizione, dodici spettacoli (cinque novità, classici inossidabili targati Il Pozzo e il Pendolo Teatro, compagnie ospiti) e le cene con delitto, in un ventaglio di proposte e un entusiasmo che continua sin dagli inizi di questa consolidata avventura. «Questa ventitreesima edizione - così il direttore artistico Annamaria Russo -  è dedicata ai sogni che puzzano di retorica, che fanno buoni sentimenti e sono fuori moda. Ai sogni che sono il contentino per gli imbecilli, ai sogni che si chiudono in un cassetto quando arriva l’ora di fare sul serio. Èun manifesto dei buoni sentimenti, un monumento alle favole cui nessuno crede più. È un atto di fede all’incoscienza, e se ci accuseranno di lesa maestà alla sacralità del teatro ci dichiareremo colpevoli. E felici di esserlo». Apertura e programma Ad aprire il sipario sulla rassegna, sabato 29 giugno, sarà Il canto del mare di e con Maurizio de Giovanni, affiancato da Rosaria De Cicco, Paolo Cresta, Marianita Carfora, Giacinto Piracci, Enzo Grimaldi. Lo scrittore partenopeo rinarra Maruzza Musumeci di Andrea Camilleri, rendendo omaggio al più grande narratore italiano. La riscrittura di una storia straordinaria in cui si intrecciano mito, storia e molto altro, attraverso un racconto poetico dolce e imprevedibile come l’acqua del mare. Il primo weekend della rassegna proporrà, domenica 30 giugno, la seconda novità, Lighea di Giuseppe Tomasi da Lampedusa, con Paolo Cresta e Carlo Lomanto, uno dei racconti più straordinari, visionari ed erotici della letteratura italiana del Novecento. La storia di un amore fra un giovane uomo e una sirena, un racconto che apre le porte ad una dimensione soprannaturale, popolata di allusioni simboliche ed erotiche e di implicazioni psicologiche, che ne fanno una struggente meditazione sull’amore e sulla morte. Ancora una novità è programmata per giovedì 4 luglio con Nico Ciliberti in Migliore di Mattia Torre, una storia sui nostri tempi, sulle persone che costruiscono il loro successo sulla spregiudicatezza, il cinismo, il disprezzo per gli altri. E sul paradosso dei disprezzati, che di fronte a queste persone chinano la testa e, affascinati, li lasciano passare.  Continuano gli appuntamenti per Brividi d'Estate 2024 Venerdì 5 luglio la rassegna proseguirà con il primo appuntamento de La cena con delitto, il murder party che, primo tra tutti in Italia, il Pozzo e il Pendolo Teatro ha importato dalla Gran Bretagna. Uno spettacolo gioco che vedrà coinvolto il pubblico dall’inizio alla fine per tre ore, per indagare e smascherare un diabolico assassino e scoprirne il movente. Gli appuntamenti successivi con La cena con delitto sono programmati per venerdì 19 luglio, venerdì 26 luglio e venerdì 2 agosto. Sabato 6 e domenica 7 luglio sarò in scena Circe di Madelin Miller, nell’adattamento di Annamaria Russo e Rosalba Di Girolamo, con Rosalba Di Girolamo e Lorenzo Sarcinelli, regia di Annamaria Russo. Alla Miller va il merito di aver colto le mille sfumature di uno dei personaggi più noti e meno conosciuti della cultura classica, liberandolo dalle ombre cupe che, secoli di misoginia, le avevano gettato addosso. Giovedì 11 e venerdì 12 luglio, sarà la volta di A te, Masaniello drammaturgia e regia di Annamaria Russo, con Alessio Sica, Marianita Carfora, Alfredo Mundo, Riccardo Maio, Gennaro Monti, Debora Sacco, Michele Costantino. Aveva ventisette anni Masaniello, faceva il pescatore e vendeva il pesce al mercato. In dieci giorni riuscì a regalare un sogno ai napoletani. Un sogno bello da far paura, tanta di quella paura che i suoi concittadini decisero di distruggere il sogno e quel folle che aveva permesso loro di sognarlo. Storie e racconti È un testo teatrale geniale, fulminante, divertente e commovente Smith e Wesson di Alessandro Baricco, novità della rassegna in scena sabato 13 e domenica 14 luglio, con Paolo Cresta, Andrea de Rosa, Marianita Carfora. Una storia di sfide, sogni impossibili, coraggio e rimpianto, in cui due uomini forse arresi, perdenti, ai margini, con la voglia di rifiutare o di fuggire da un mondo che non gli piace, trovano riscatto in una giovane giornalista e nella forza dei suoi sogni. È una storia d’amore straniante, sullo sfondo dell’isola d’Ischia Tu, mio di Erri de Luca, con Nico Ciliberti e Giacinto Piracci, per la regia di Annamaria Russo, in scena giovedì 18 luglio. Il mare, la musica, le voci dei pescatori e quelle più lontane di una guerra finita da poco “raccontano” l’affresco di un’epoca e di un’età difficili. Un racconto di mare e di vita di un marinaio al suo ultimo viaggio è L'ultimo viaggio di Sindbad di Erri De Luca, in scena sabato 20 e domenica 21 luglio, con Marco Palumbo, Alfredo Mundo, Gennaro Monti, Sonia de Rosa, Michele Costantino, Rita Ingegno, Cristoforo Iorio, adattamento e regia Annamaria Russo. Giovedì 25 luglio sarà in scena Moby Dick di Herman Melville, monologo per sette voci intorno alla balena bianca con Rosalba Di Girolamo (voci narranti), Marco Messina (colonna sonora originale), Rocco Zaccagnino (fisarmonica), Stefano Cammarota (tecnico del suono), nell’adattamento e regia di Rosalba Di Girolamo. Ci sono libri di cui si sa già tutto anche senza averli letti, perché sono dei classici. Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, novità della rassegna in scena sabato 27 e domenica 28 lugliocon Paolo Cresta e Giulia Cresta, è sicuramente uno di questi. Una finta fiaba per bambini che in realtà parla ai grandi, con le parole dei più piccoli. Peccati e miracoli Antologia di peccati ed altri miracoli ne La notte dei racconti magici di Gennaro Monti, anche interprete con Sonia De Rosa, Davide De Rosa, Alfredo Mundo, Carolina Aterrano, in scena giovedì 1 agosto. Sotto un cielo magico e con la cornice speciale di un giardino unico, i peccati capitali nella cultura popolare, ira, invidia, gola, avarizia, superbia, accidia e lussuria, si mescoleranno a storie tramandate, danze affascinati e canzoni dimenticate. A chiudere la rassegna, sabato 3 e domenica 4 agosto, sarà Cent’anni di solitudine, un viaggio fra le pagine del capolavoro di Gabriel Garcia Marquez 'guidato' dalle parole di Paolo Cresta e la musica dal vivo dei Ringe Ringe Raja, nell’adattamento di Annamaria Russo e Ciro Sabatino. Un racconto musicale, un concerto di parole per uno spettacolo che vorrebbe essere una preghiera laica dedicata all’immensità della letteratura.  Brividi d’Estate è, ormai, un appuntamento atteso, che restituisce voci e suggestioni, attraverso il teatro e la letteratura, in uno degli spazi verdi più belli e meno frequentati della città. Il segreto è sempre quello: fare teatro, in un luogo altro dal teatro, rispettando e valorizzando la meravigliosa cornice naturale. Immagine di copertina: Il Pozzo e Il Pendolo - Dove vivono le storie - Teatro e Cene con Delitto Read the full article
0 notes
susieporta · 3 years
Text
Tumblr media
Circe, una delle più affascinanti donne della mitologia greca. Potente incantatrice, donna determinata, amante passionale, implacabile proto-stregha dell’era antica.
La bellissima maga è figlia, secondo alcune versioni del mito, del sole, Elios, e di Ecate, essa regnava sui morti e sui fantasmi, sulla luna e sulla notte, sulla necromanzia e sulle arti magiche. Circe è una maga bellissima, che però fa una serie di scelte di vita assai discutibili. Come una sequenza di intercorsi amorosi a dir poco disastrosa: trasformò un principe in picchio per il delitto di averla corteggiata, e quando il dio del mare Glauco le preferì la sorellastra Scilla, la trasformò in un mostro marino per il risentimento...Ho come Trasformare esseri umani in animali pare fosse uno dei suoi hobby preferiti, perchè quando Ulisse arrivò sull’isola di Eea, dimora della maga, Circe convinse i suoi uomini a bere un potente filtro che li trasformò in maiali. Circe incanta Ulisse… ma non come aveva previsto di fare! Perché per sua fortuna, Ulisse venne aiutato da un suo fan di primordine: il Dio Ermes, che lo rese in grado di resistere alle magie della donna, ecco perché divenne così immune agli incantesimi di Circe abbastanza a lungo da arrivare a minacciarla con la spada. Per aver salva la vita, la donna scoppiò in un pianto drammatico e gli promise un’esistenza sull’isola all’insegna della passione e del piacere. Ulisse, che forse era eroico ma di certo non era uno stinco di santo, si fece convincere a passare con lei un anno intero, con buona pace di Penelope che lo aspettava a casa. In quell’anno, dalla loro passione sarebbero nati uno o più figli, tra cui un maschio chiamato Telegono o Telemago (da non confondere con Telemaco, il figlio legittimo di Ulisse e Penelope).
La loro storia fini che quando l’eroe decise di partire, Circe la prese piuttosto bene, almeno considerati i suoi precedenti, e gli diede anche qualche pratico consiglio salva vita, ad esempio su come superare l’insidioso canto delle sirene. Circe provava dell’affetto per Ulisse, perchè ne parlò bene al figlio Telegono che una volta cresciuto volle partire per Itaca, desideroso di conoscere suo padre. Tuttavia, la sua nave sbandò durante una tempesta e il giovane finì per confondere Itaca con un’altra isola, che saccheggiò per sfamare i suoi uomini. Quando Ulisse scese sulla spiaggia per difendere il suo popolo, il figlio non lo riconobbe e lo trafisse con una lunga lancia, uccidendolo. Compreso l’errore, Telegono pianse il padre e decise di condurre con se a Eea sia Penelope che il fratellastro Telemaco. Cosi Circe rese tutti gli abitanti dell’isola immortali.
25 notes · View notes
lafillealavalise · 2 years
Photo
Tumblr media
"Vi siete persi?" "Si sale ancora per il castello" Ci indicano la via con il sorriso affabile di chi conosce bene i turisti, visitatori che, puntualmente, non possono fare a meno di perdersi nel dedalo di vie che intricandosi costituiscono il cuore della città di Scilla, in Calabria. Non diversamente dagli altri, la sensazione di perdersi all'interno di quelle strade labirintiche, dalle quali il mare emerge, al di sopra di ogni altra cosa, ha pervaso anche noi, lasciandoci stupefatti di fronte a tanta bellezza. La meta, il Castello Ruffo, continua a lasciare senza parole chi la visita. La sua cima si staglia contro il mare profondo e sussurra parole antiche che riecheggiano il mito della bella Scilla, trasformata in essere mostruoso dalla potente Circe. Riscoprire, lentamente, una #calabria inaspettata, fatta di storie che si intrecciano alla magia dei paesaggi. CALABRIA, CAPITOLO I 🌊 🧜‍♀️ 🌊 _______________________ #calabriadaamare #calabria_super_pics #calabriaphoto #scilla #scillalovers #slowtravel #slowtravelling #slowtraveller #slowliving #experience #calabria_bestphoto #travel #culturaltravel #cultural #culture #slowlife #artandtravel #travelphotography #travelblogger #travelgram #traveladdict #travelling #italianlandscapes #calabriadascoprire #postcardplaces #placesoftheworld #italytravel #italy (presso Scilla, Reggio Calabria) https://www.instagram.com/p/Cge32wIKhT3/?igshid=NGJjMDIxMWI=
4 notes · View notes
imhaavelila · 4 years
Photo
Tumblr media
Se è vero che ogni amore non corrisposto lasci spazio ad una nuova meraviglia, allora possiamo asserire che quello tra Parthenope e Ulisse abbia dato vita alla più affascinante tra le meraviglie del mondo. Il mito di Ulisse racconta proprio di come egli abbia fatto a sopravvivere, durante il suo viaggio, alla voce ipnotica delle creature marine. Vi è però una parte di questa antica leggenda che viene spesso trascurata: le sirene sono sì capaci di uccidere gli uomini, secondo la leggenda però, se questo non avviene sono loro stesse a dover perdere la vita. Ulisse, avvertito dalla Maga Circe dei poteri nefasti delle creature di mare, impone ai suoi uomini di tapparsi le orecchie alla vista delle sirene. L’uomo, preso da una inquieta curiosità, decide tuttaviadi voler udire il canto delle sirene. Per scongiurare il pericolo di venire ammazzato si fa quindi legare all’albero maestro della nave. Sarà la famosa sirena Parthenope ad avvicinarsi all’eroe e a restarne folgorata. La creatura, innamorata dell’uomo, provò a sedurlo ma capì subito di essere ormai destinata alla morte. I due si guardarono per un lungo e commovente momento, con la tristezza negli occhi per quel che era chiaro sarebbe presto accaduto. Il corpo esanime di Parthenope scivolò giù negli abissi ma le altre creature del mare, in lutto per la sua morte, portarono la donna alla costa, che lentamente la assorbì cambiando morfologia. Così nacque Neapolis.
31 notes · View notes
tourguideitaly · 3 years
Photo
Tumblr media
Da Sperlonga guardando verso Terracina e poi il monte di Circe, la terra del mito di Ulisse #mitologia #ulisse #sperlonga #terracina #circeo https://www.instagram.com/p/CbAUmK0IjCU/?utm_medium=tumblr
0 notes
circecitazioni · 6 years
Text
Le Vergini Arcaiche
La Potnia e l’androgino
“Le stesse caratteristiche avevano nel mito greco, alcune leggendarie figlie o nipoti di Helios, l’androgino Dio Sole. Tra di esse la figura più celebre è forse quella della maga Circe. Narra l’Odissea che essa (Circe) risiedesse, assieme ad un corteo di Ninfe dei boschi e dei fiumi, nel verde lussureggiante di un’isola incontaminata di cui non si potevano dare precise coordinate geografiche, là dove “…l’Aurora nata di luce ha la casa e le danze, dov’è il levarsi del Sole”. In questo meraviglioso e misterioso luogo, “…tra i folti querceti e la macchia”, essa viveva circondata da lupi o leoni dall’apparenza affabile e per nulla pericolosa, i quali erano uomini da lei simbolicamente trasformati in animali selvatici e feroci, tuttavia docili ai suoi richiami.
Anche se gli incantesimi di questa maga assumono nell'Odissea una connotazione negativa, è evidente però che il grande potere di questa Dea, paragonabile ad Artemide e come lei raffigurata tra belve divenute dolci e innocue, potrebbe costituire un retaggio di concezioni arcaiche ed essere piuttosto qualcosa di luminoso ed armonico. La magia di Circe non è mera fattura o maligno sortilegio effettuati per scopi del tutto personali ed egoici, ma è di matrice divina ed ha un evidente carattere simbolico che si accorda con l'archetipo al quale tale figura può essere ricondotta, ovvero quello della Grande Dea dai molteplici nomi. Il suo potere era innanzitutto una capacità di emanare un'infinita dolcezza, una grande gioia, un seducente incanto che nulla hanno a che vedere col significato che oggi per lo più si attribuisce alla parola potere, termine che ha assunto connotazioni maschili legandosi ad un modo impositivo. Al contrario, la magia femminile aveva probabilmente un carattere di tenerezza, languore ed amabilità estrema che potrebbero essere simbolizzare dalla capacità di rendere docili gli animali più feroci. Si potrebbe pensare a una capacità di sintonizzarsi istintivamente e immediatamente con il mondo naturale, seguendone in modo spontaneo e con gioia le immutabili ed armoniche leggi. È ovvio che un siffatto potere non può né desidera, per sua intima natura, imporre con violenza o prevaricazione condizioni o regole. Esso potrebbe invece sedurre, incantare, ammaliare, addolcire, rendere beato chi lo riesca ad intendere, sentire ed amare. Ciò non lo rende meno efficace e più debole. Si potrebbe invece ritenere che esso sia, per chi potesse avvertirlo, forte come un vento turbinante, una cascata o un mare in tempesta. Come le acque di un fiume in piena, esso potrebbe travolgere coloro che fossero sensibili alla sua meraviglia, insinuarsi nei meandri più riposti dell'anima, sciogliere e commuovere fino a non lasciare più nulla di gretto, meschino, pesante, volgare o anche solo banale. Un'energia così potente da essere paragonabile a ciò che dà vita, movimento e bellezza all'universo intero, così come fra gli indù si raccontava avvenisse grazie al potere della Shakti.
[…] Helios è padre nella mitologia greca di numerose figlie i cui nomi riconducono alla luminosità, al dare luce. Per quanto riguarda Circe, essa potrebbe essere paragonata o addirittura sovrapposta alle figure di Pasifae, Arianna, Medea, tutte figlie o nipoti del Sole, maghe, profetesse, incantatrici e Signore della Natura Selvaggia in cui vivono, autonome e Regine, così come numerose figure femminili delle leggende gallesi e irlandesi o appartenenti alla saga arturiana, tutte vergini nel senso delineato da questo libro (ad esempio Morgana-Morrigana e da notare la somiglianza Ea-Avalon). Vergine non ha nulla a che vedere con la verginità fisica bensì piuttosto riguarda uno stato di natura potente e selvaggia, di energia travolgente ed ebbrezza. L'etimologia infatti rimanda a una condizioni e di prorompente vitalità naturale che caratterizzava un particolare modo d'essere femminile pieno di forza. Vergine era la donna libera, non sottomessa all'uomo, indipendente, autonoma. Uno stato di potenza e pienezza. Vergine è colei che rifiuta il matrimonio, poiché il più antico senso del vocabolo era "non sposata". La divinità femminile primordiale, Potnia, ovvero Regina, in quando Signora di tutto il mondo naturale, Signora della vita e della morte, della nascita e della distruzione di tutto ciò che esiste, è una Dea Vergine, libera e indomabile, originariamente androgina, ovvero portatrice della natura maschile e femminile tra loro armoniosamente congiunte e quindi completa, autosufficiente, autonoma generatrice di tutto l'esistente. Partendo, Vergine, era uno degli appellativi della Potnia mediterranea: non sposata, vale a dire colei che, per l'autonomia incoercibile della sua stessa natura primitivamente androgina, abborre il giogo maritale, pure vivendo in pienezza il proprio istinto di femmina.
[...] Si può ipotizzare che tali donne, con l'incantevole musica di flauti e con l'incalzare risonante dei tamburi e dei cimbali, si lanciassero in sfrenate ed armoniose danze, anche dal carattere erotico, immerse nell'incanto di splendidi e selvaggi luoghi naturali, sui pendii boscosi dei monti e delle colline, sulle rive dei fiumi o nei prati fioriti, arrivando a celebrare in segreto quei sacri riti che le rendevano entheos, ovvero "con la divinità dentro", cioè donne che avevano abbandonato la propria quotidiana individualità per conoscere uno stato di inesprimibile estatica beatitudine trascendente. Donne sacre in cui il dissolvimento dell'identità lasciava spazio a una grandiosa e con turbinante energia in grado di illanguidire, inebriare, riempire di gioia. Un'energia travolgente come un fiume in piena. Queste donne si trovavano talmente vicine alla Natura da divenire come le Ninfe espressioni della bellezza e della purezza della naturalità assoluta ed inviolata. Esse divenivano cioè delle ninfoleptos, ovvero delle rapite dalle ninfe. Il sapere che acquisivano era una conoscenza di gioia e beatitudine che poteva regalare una felicità perfetta ed eterna quale quella che porterebbe la consapevolezza di essere nella Grande Madre.”
Tratto dal libro di Leda Bearne', Le Vergini Arcaiche
2 notes · View notes
sidicecheilibri · 3 years
Text
Un libro che ho letto che vi consiglio...questa è la trama: “Ci sembra di sapere tutto della storia di Circe, la maga raccontata da Omero, che ama Odisseo e trasforma i suoi compagni in maiali. Eppure esistono un prima e un dopo nella vita di questa figura, che ne fanno uno dei personaggi femminili più fascinosi e complessi della tradizione classica. Circe è figlia di Elios, dio del sole, e della ninfa Perseide, ma è tanto diversa dai genitori e dai fratelli divini: ha un aspetto fosco, un carattere difficile, un temperamento indipendente; è perfino sensibile al dolore del mondo e preferisce la compagnia dei mortali a quella degli dèi. Quando, a causa di queste sue eccentricità, finisce esiliata sull'isola di Eea, non si perde d'animo, studia le virtù delle piante, impara a addomesticare le bestie selvatiche, affina le arti magiche. Ma Circe è soprattutto una donna di passioni: amore, amicizia, rivalità, paura, rabbia, nostalgia accompagnano gli incontri che le riserva il destino - con l'ingegnoso Dedalo, con il mostruoso Minotauro, con la feroce Scilla, con la tragica Medea, con l'astuto Odisseo, naturalmente, e infine con la misteriosa Penelope. Finché - non più solo maga, ma anche amante e madre - dovrà armarsi contro le ostilità dell'Olimpo e scegliere, una volta per tutte, se appartenere al mondo degli dèi, dov'è nata, o a quello dei mortali, che ha imparato ad amare. Poggiando su una solida conoscenza delle fonti e su una profonda comprensione dello spirito greco, Madeline Miller fa rivivere una delle figure più conturbanti del mito e ci regala uno sguardo originale sulle grandi storie dell'antichità.”
Tumblr media
1 note · View note
latinabiz · 3 years
Text
Gli eventi culturali del “Parco e la Commedia” a Sabaudia
Tumblr media
Spettacolo Spettacolo Spettacolo Spettacolo Spettacolo Premiazione Premiazione Premiazione Persone presenti Locandina Il "Parco e la Commedia" Queste le parole a caldo dopo la serata inaugurale della X edizione de Il Parco e la Commedia, rassegna promossa dalla Pro Loco di Sabaudia, curata dal direttore artistico Umberto Cappadocia e dal presidente dell’Associazione Gennaro Di Leva, con i patrocini di Regione Lazio, Provincia di Latina, Città di Sabaudia, Parco Nazionale del Circeo, UILT- Unione italiana libero teatro e Consorzio Pro Loco Circe: “In questi dieci anni ancora non riusciamo a smettere di emozionarci, sorridere, commuoverci e, soprattutto, continuare a stupirci. Eravamo certi che anche quest’anno, dopo un anno di fermo forzato, il nostro pubblico ci avrebbe atteso, ma come spesso accade tutto è andato ben oltre le nostre aspettative. Come ogni nuovo inizio non possiamo nascondere la nostra emozione ma anche preoccupazione, soprattutto nelle complesse condizioni che stiamo vivendo in questo interminabile periodo. Portare avanti, senza alcuna interruzione, 16 serate per 17 spettacoli non è certo cosa ordinaria, ma l’esperienza del Parco e la Commedia diventa per noi di anno in anno sempre più straordinaria”. Tutto esaurito nell’anello di sicurezza intorno alla cavea del Centro visitatori del Parco nazionale del Circeo, allestito per assicurare il rispetto delle normi basilari anti contagio, ma alle 220 persone consentite all’interno se sono aggiunte altrettante all’esterno che, portando anche delle sedute da casa, hanno assistito allo spettacolo dall’area circostante. All’emozione di un quanto mai atteso ritrovarsi si è aggiunta anche l’assegnazione del primo premio speciale, novità nella storia di una rassegna che come unico premio ha sempre posto la grande partecipazione di pubblico. Assecondando quel desiderio di vicinanza che forse rappresenta il leitmotiv di questa edizione, il primo premio non poteva che avere il nome di Liliana e Damiano Carbonelli, da sempre a fianco della rassegna fin dal primo anno. Il premio è stato consegnato dalla nipote Maria Chiara e dal figlio Antonio ad Angelo Grieco, in rappresentanza della compagnia “Insieme per Caso”, gruppo teatrale che si è distinto per aver illuminato il palco del Parco e la Commedia dal 2012. Il teatro a cielo della cavea del Centro visitatori, in queste prime serate che si protrarranno fino all’8 agosto, continua a mostrare uno dei suoi volti più belli e lunedì 26, sempre alle 21, torna in scena un’attrice che negli ultimi due anni ha rappresentato tra i momenti più alti della rassegna. Torna protagonista della serata, dopo gli applausi più forti e prolungati che hanno posto il sigillo ad un Assolo (l’Atto unico per una donna) tutto di un fiato nell’VIII edizione e a delle Lettere d’amore (nella IX) scritte e vissute sulla scena, la meravigliosa Elisabetta Femiano. La “Compagnia il gruppo dell’arte” presenta “La notte di Medea”, elaborazione drammaturgica della Medea di Euripide di e con Elisabetta Femiano, per la regia di Danilo Proia. «Siamo partiti dai titoli di giornale – come nelle note di regia – per riscoprire che i figli nella nostra contemporaneità subiscono ancora l’orrore della morte inflitta dalle madri. È stato questo orrore, questa improvvisa finestra spalancata su l’abisso della profondità umana che ci ha costretti a indagare, a cercare di trovare una via, un percorso per tentare di capire il senso di queste terribili morti, accettare la possibilità di un senso, e con esso affrontare l’inevitabile panico di uno sguardo interiore. Questa è la Storia delle storie, è l’emblema del tragico dolore, è la vita di una donna-mito che non esita a sacrificare i propri figli sull’altare di un Amore tradito». L’allieva di Ronconi compirà nello spazio scenico lo straziante rito della catarsi. Vitale diventa realizzarlo, compierlo per poter fare di quella tenebra quale silenzio di luce, un nuovo canto di Vita. Assecondando le scelte della direzione artistica di offrire occasioni di riflessione alternandoli però a momenti di pura leggerezza, martedì 27 l’Associazione di promozione sociale Sarah Bernhardt presenta la commedia romantica diretta da Ilaria Izzo “Amore…? Chi…?”. Lo spettacolo, in accordo con una rassegna da sempre attenta a garantire l’inclusione di tutti i suoi ospiti, è fruibile anche da persone con disabilità uditiva poiché interamente tradotto in LIS-Lingua italiana dei segni grazie all’interprete Michela Ortolani. Cambio di scena e mercoledì torna sul palcoscenico a cielo aperto del Parco la compagnia “Divieto di Affissione”, diretta da Franco Tuba, che presenta “Scambio di persona all’italiana – Articolo 494”, una commedia di Giuseppe Della Misericordia. È punito, se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica, con la reclusione fino a un anno. Così viene punito lo scambio di persona secondo l’articolo 494 del nostro Codice penale, ma in questa commedia colma di satira dissacrante, di articoli del Penale ne vengono violati parecchi. Basata sull’equivoco provocato dallo scambio di persona, ma diversamente da quanto impone questo genere, i personaggi si trovano ad agire, consapevoli di quanto sta accadendo, l’uno di fronte all’altro, in un confronto senza esclusione di colpi pur di riprendersi la propria identità. Ciascuno a modo suo è alla ricerca della propria identità, in una società dove le persone hanno sempre meno il controllo della propria vita e di ciò che li circonda. Ogni appuntamento è come sempre a ingresso gratuito (fino a esaurimento dei posti contingentati nel rispetto della normativa anti-contagio) grazie all’imprescindibile sostegno economico di attività produttive che rinnovano il loro contributo e all’apporto degli Enti che con il loro appoggio consentono di portare in scena serate di teatro, dialogo e collaborazione, in uno dei luoghi più rappresentativamente “nostro” di questo territorio. Read the full article
0 notes
Photo
Tumblr media
Venerdì 5 maggio 2023 alle ore 22:00 presso le Crocette a San Felice Circeo in occasione della luna piena si terrà il LATE NIGHT DRUM CIRCLE di Ambrogio Feudi e la performance di Arianna Drudi.
A cura di Giorgia Diamanti
LATE NIGHT DRUM CIRCLE di Ambrogio Feudi
Il DRUM CIRCLE è una jam di tamburi e percussioni minori di varie etnie e genere aperta a tutti, nel quale i partecipanti si riuniscono con lo scopo di suonare insieme guidati dall’intervento di un facilitatore che dirige e sollecita l’armonizzazione del gruppo.
Nel LATE NIGHT DRUM CIRCLE l’intento è di sperimentare una diversa modalità di drum circle non guidato dal facilitatore in cui i momenti di transizione e di caos si autoregolano permettendo a coloro che ne fanno parte di sperimentare un diverso livello di fiducia e apertura del cuore.
Il cerchio unisce le persone attraverso il ritmo e i partecipanti scoprono la bellezza di celebrare il momento presente in assenza di giudizio sentendosi liberi dai vincoli del linguaggio e da qualsiasi separazione per lasciare spazio a infinite possibilità di espressioni musicali dettate dalla libertà e dall’assenza di regole, condizioni essenziali per favorire nuove capacità di ascolto, rispetto, pazienza, cooperazione e benessere.
Per partecipare è necessario portare uno sgabello, sedia o qualunque altra cosa utile a stare comodi per godere del viaggio ispirato dalla luna e dal panorama.
PERFORMANCE di Arianna Drudi
Per centinaia di anni i tamburi sacri del Mediterraneo precristiano sono stati suonati da donne. Le percussioniste sacerdotesse erano le custodi delle tradizioni spirituali delle prime civiltà e detenevano le chiavi per sperimentare il Divino attraverso il ritmo. Guaritrici, sciamane, intermediarie tra questa realtà e quella spirituale, custodi della terra, le sacerdotesse del culto della Dea impiegavano il tamburo come mezzo di illuminazione spirituale, di contatto col Divino, di cura. La performance è un modo per ricordare il tempo in cui "le donne suonavano i tamburi" e sperimentare i ritmi sacri legati al culto della Grande Dea mediterranea.
0 notes
deboramenozzi · 4 years
Photo
Tumblr media
<<Il detto più famoso del Fauno a chi lo interrogava era: "ogni tipo di saggezza umana è vana".>> (citaz. Marco Terenzio Varrone, 116 a.C.-27 a.C.) Oggi l'antica religione romana celebrava il natale di Fauno, una delle più antiche divinità italiche, dio della campagna dei pascoli e dell'agricoltura. Aveva un aspetto umano, ma gambe da capra e corna sul capo. Amava cacciare e corteggiare leziosamente le ninfe e suonare il flauto. Su chi fossero i genitori del Fauno le fonti riportano diversi miti: - antico re del Lazio nipote di Saturno o di Marte, figlio di Pico e Canente o Pomona e, secondo l'Eneide, padre di Latino. - figlio di Giove e della maga Circe. - terzo re preistorico dell'Italia che introdusse il culto della divinità e l'agricoltura, venerato dopo la morte come dio dei boschi, protettore delle greggi e degli armenti. - antichi pastori, abitanti, ai primordi del mondo, nel territorio sul quale verrà fondata Roma. Assunse con il tempo anche l'epiteto di Luperco, il lupo sacro a Marte, quale difensore delle greggi e degli abitanti della campagna dagli assalti dei lupi. Patrono dei culti iniziatici a Marte, istitutore della festa dei Lupercalia e del collegio sacerdotale dei Salii (dodici sacerdoti consacrati al dio Marte e dodici consacrati al dio Quirinus) che aveva il compito di aprire e chiudere ogni anno il tempo che poteva essere dedicato alla guerra (da marzo ad ottobre) determinando il passaggio al tempo civis. In epoca tarda fu assimilato al dio greco Pan, ed al Satiro. #artcredit: Il fauno, Alexander Cabanel, 1923 🐏 #fauno #diofauno #religioneromana #igersroma #roma #storiadellareligione #mito #mitologia #lupercalia #13febbraio #accaddeoggi #alexandercabanel #painting #instaart #webstagram #religionegram #postoftheday (presso Bologna, Italy) https://www.instagram.com/p/CLPu-Tsqrhq/?igshid=1fky3r539k64w
0 notes
incantodicirce · 7 years
Photo
Tumblr media
Statua di Circe. Marmo bianco. (Sec. III-II a.C.)
Questa figura di tipo ellenistico con dimensioni inferiori al vero, è stata identificata da alcuni studiosi come Circe rappresentata nel momento in cui avrebbe prodotto la trasformazione dei compagni di Ulisse in maiali. Il rinvenimento dei tre porcellini marmorei rende plausibile l’associazione delle piccole sculture alla statua di Circe secondo il racconto del libro X dell’Odissea. Il complesso sperlongano era in effetti lo scenario ideale per l’ambientazione di alcuni miti famosi (come quello di Ulisse o di Andromeda).
Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga (LT), Italia
Foto gentilmente scattata da Antonio Fasolo per Circe. Ipertesto del Mito.
1 note · View note
gilaporta · 5 years
Photo
Tumblr media
Scilla: l'ultimo bagno. Una delle tante leggende ci racconta che Scilla era una bellissima ninfa, che abitualmente si recava sugli scogli di Zancle per passeggiare sulla spiaggia e per bagnarsi nelle acque limpide del mar Tirreno. Una sera in quei luoghi incontrò un dio marino, Glauco, che un tempo era stato un pescatore. Secondo la leggenda Glauco si innamorò pazzamente della ninfa tanto da respingere per lei Circe. La maga, offesa e indispettita, decise di vendicarsi versando in mare un filtro Che trasformo' Scilla in una creatura mostruosa con sei teste di cani rabbiosi e ringhianti. Così la ninfa andò a nascondersi in una grotta della costa calabra che si protende verso la Sicilia. Da lì seminava terrore e morte tra i naviganti che imprudentemente le passavano vicino. Il mito continua, e potete riviverlo visitando il caratteristico borgo Sul mare in provincial di Reggio Calabria. Acrilico su tela 60x80cm #scilla #scillamania #arte #maseinitaly #madeinitaly #art #artupia #artcollectors #artdealer #artgalleries #scilla.rc #artworks #artist #abstract #artoftheday #artistoftheday #bluemarine #ninfae #deigreci #arteinitalia #arteconcas (presso Pavia, Italy) https://www.instagram.com/p/BxKi9p9HjlZ/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=5mqg3vc8ckdm
0 notes
Text
Skylla
Non sempre viaggiare significa affrontare lunghi viaggi, chilometri, soggiorni, organizzarsi mentalmente e materialmente (e a questo proposito, vi rimando alla guida pratica di Stefania, per riuscire ad organizzarvi al meglio e lasciare nulla dimenticato). A volte basterebbe prendere un treno o salire sulla macchina, magari in compagnia, magari in solitudine e una macchina fotografica al collo, e scoprire meraviglie a pochi chilometri di distanza dalla propria città.
Tumblr media
Un paesino che mi piace visitare di tanto in tanto, soprattutto in estate, è quello di Scilla. Un antico posticino sul mare, con strette stradine in pietra tutte in salita ed in discesa e le casupole di contorno, l’aria che sa di salsedine, i pescatori bruciati dal sole che tirano le reti, il castello Ruffo che s’affaccia su un immenso mare…
Tumblr media
Il nome di Scilla risale alla mitologia greca, è quello di una ninfa che, per la sua bellezza, fece innamorare Glauco, figlio di Poseidone, ed ingelosire Circe. 
“Glauco arriva ai colli erbosi e al palazzo di Circe, la figlia del Sole, gremito di bestie d'ogni specie. Appena la vede, rivolte e ricevute parole di saluto, le dice: "O dea, abbi pietà di un dio, ti prego: tu sei l'unica, se ti sembro degno, che possa alleviare l'amore mio. Quale potere abbiano le erbe, o figlia del Titano, nessuno lo sa meglio di me, che da un'erba fui mutato. Ma perché tu conosca la ragione della mia passione: sulla sponda d'Italia, di fronte alle mura di Messina, mi è apparsa Scilla. Mi vergogno troppo a riferirti le promesse, le suppliche, le lusinghe e le parole mie: tutto ha disprezzato. E tu, se qualche efficacia hanno gli incantesimi, pronuncia un incantesimo magico; o se per vincerla è più adatta un'erba, serviti di un'erba che abbia poteri di provato effetto.Non ti chiedo di curare e sanare la ferita mia: non voglio che tu me ne liberi, ma che Scilla bruci dello stesso fuoco”
Metamorfosi, Ovidio
Così Glauco versò il filtro di Circe, creduto un filtro d’amore, nelle acque nelle quali Scilla era solita fare il bagno, quelle di Zancle, e, piuttosto che innamorarsi seduta stante di Glauco, mutò in un orribile ed enorme mostro: gambe serpentine, sei teste di cane ed il suo busto si allargò smisuratamente. 
Tumblr media
Un mito che,  ogni qual volta ricordo, mi lascia un che di malinconico addosso.
In ogni caso, Scilla merita d’essere visitata, a qualsiasi ora del giorno e della notte, ma personalmente amo gustarmi il suo tramonto sul mare.
Tumblr media
Serena.
19 notes · View notes
staipa · 7 years
Photo
Tumblr media
Un nuovo post è stato pubblicato qui http://www.staipa.it/blog/sullodissea-su-ulisse-sulluomo-moderno/
Sull'Odissea, su Ulisse, sull'uomo moderno
L’argomento è vasto, tanto che ci ragiono da settimane, tanto che non mi ci sta tutto dentro la testa, tanto che probabilmente non riuscirò ad esprimerlo. Non vuole essere una recensione di un libro che tutti dovrebbero leggere e non solo conoscere o che tutti dovrebbero conoscere davvero e non solo averne sentito parlare. Ho letto l’Odissea di Omero in questi giorni. Non propriamente letto essendo un audio book e ne ho tratta una quantità enorme di riflessioni. La prima, ovvia, è che la costrizione a scuola rende noiosa anche la cosa più avvincente e spesso fruire autonomamente di qualcosa che ci è stato fornito come costrizione ci fa capire perché, sbagliando, ci hanno costretti. La seconda è senza dubbio che l’opera intera è completamente un’altra cosa rispetto a studiarne pezzetti ed ancor più rispetto ai film, almeno quelli che ho visto, che sono completamente sbilanciati. La terza e probabilmente più importante è il fatto che l’immagine che abbiamo oggi dell’eroe mitico dell’antica Grecia è probabilmente sbagliata e che di conseguenza ciò su cui si basa il nostro attuale modello di mascolinità è ancora più stupidamente sbagliato. La gran parte dei romanzi, o in genere delle storie che si leggono oggi sembrano più costruite sul modello della fiaba che su quello di un’opera come l’Odissea. C’è un inizio, delle prove terribili da superare, una fine. Probabilmente con una morale. E l’Odissea in cosa è diversa? Innanzitutto per il fatto che Omero aveva un tantino meno esempi da cui copiare rispetto a chi scrive oggi ma soprattutto nella struttura. Omero ha scritto un’opera per me incredibilmente moderna, le morali sono decine ogni scena vuole insegnare qualcosa, i personaggi innumerevoli ma soprattutto ha una struttura per nulla lineare, partendo quasi dalla fine e ricostruendo aneddoticamente il passato cosa che in nessuno degli adattamenti cinematografici ho visto tentare di realizzare. Ogni scena è un piccolo episodio a parte in un gigantesco tutto. I ciclopi? Circe? Calipso? Tutti brevi passaggi decisamente secondari in una narrazione ampia che è la storia di un uomo che resiste per tornare a casa, di una donna che lo attende, di un figlio che lo cerca. Un uomo che trovo più umano di ogni altro personaggio di oggi. Ulisse e i suoi compagni sono forti, muscolosi, preparati, intelligenti ma soprattutto piangono. E non dico che piangono una o due volte. Piangono ogni scena o quasi. Hanno paura? Piangono e poi solo dopo aver finito le lacrime si rialzano. Muore un compagno? Piangono. Succede qualcosa di triste? Piangono fino a finire le lacrime. Lo trovo straordinariamente liberante. Gli eroi che ancora oggi consideriamo i più mitici, gli eroi dell’antica Grecia, Ulisse, Ercole, Agamennone, piangono, soffrono, mentono, sono prima di tutto estremamente umani, fallaci, deboli e solo dopo, solo nel loro secondo strato sono invincibili. Nulla a che vedere con dei super uomini alla Rambo, James Bond, Superman, Ironman, Thor, Avengers… nulla a che vedere con gli sportivi palestrati e i macho da strada. Ulisse è il mio mito. E piange, e non se ne vergogna.
#Amore, #Avengers, #Emozione, #Emozioni, #Filosoffiando, #Ironman, #Itaca, #JamesBond, #Letteratura, #Libri, #Macho, #Odissea, #Omero, #Pianto, #Polemipolitica, #Rambo, #Recensioni, #Superman, #Thor, #Ulisse, #Uomo, #Vergogna #Cultura, #Filosoffiando?, #Libri, #Polemipolitica
0 notes