Tumgik
#Il nostro eroe
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Tanti auguri al nostro Daddy..
Der große, so sehr gefürchtete Tage ist gekommen und auch wenn deine Haare voll mit weißen Härchen sind und du einige Falten bekommen hast, bist du noch immer ein junger Teufelsbraten. Ganz Recht, ein Teufelsbraten, der das Vorbild meiner Söhne ist. Uff. Manchmal ganz schön anstrengend, mit einem halb Erwachsenen Deacon und zwei mini Deacons. Es ist aber gleichzeitig auch schön, denn sie haben all deine guten Eigenschaften und sie haben sie sogar perfektioniert. Vielleicht sind das aber auch einfach meine Gene, wer weiß!
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Ich sehe dich an und sehe einen Mann, der sich seiner Fehler bewusst ist und dafür Verantwortung trägt. Das schaffen nicht viele, Deacon. Viele Menschen verschließen ihre Augen davor, sie sehen einfach drüber hinweg, statt sich damit auseinanderzusetzen. Gut, auch du musstest das erstmal lernen. Es stimmt, vielleicht hast du länger gebraucht, um Erwachsen zu werden und wenn ich mir so unsere Kinder ansehe, verstehe ich es. Unsere zwei Großen..sie lieben es Erwachsen zu sein, aber wenn eine Hürde kommt, wünschen sie sich immer wieder so klein wie die Minis zu sein. Ich sehe nicht deine Fehler, wenn ich dich ansehe und du solltest wirklich aufhören, nur die Fehler zu sehen, wenn du in den Spiegel siehst. Du arbeitest an dir, jeden Tag. Vielleicht ist das der Geschäftsmann in dir, vielleicht ist es die Wirkung der Vulkami, denn auch ich bin besser durch sie geworden. Vielleicht ist das auch einfach dein wahres Sein, denn wenn ich eins gelernt habe, wenn es um dich geht - Egal wie lange ich dich auch kenne und ich wage mich zu behaupten, dass ich dich ziemlich gut kenne, ich lerne ständig neues kennen.
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Sag mir eins, wenn du wirklich so schlecht wärst, wie du so oft von dir selbst denkst, würden unsere Kinder dann zu dir aufsehen? Deacon du bist das Vorbild unserer Söhne, natürlich spielt meine Erziehung da sehr viel mit rein, denn so ganz sollen sie nicht nach dir kommen. Allein die Sprüche die du ihnen beibringst..im Kindergarten werden noch beide Augen zu gemacht, aber in der Schule? Oh, da werden noch viele Diskussionen auf uns zu kommen.
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Denn auch wenn wir nicht mehr in die gleiche Richtung gehen, so sehen wir noch immer in die gleiche Richtung, denn da sind unsere Vulkami. Wir sind ihr größtes Vorbild. Du und ich Deacon. Siamo un capolavoro per i nostri cuccioli. Siamo i loro insegnanti. Und die Minis haben dir eine Menge zu sagen..
Merida: Mummy hat mir erlaubt, nur zwei Bilder auszusuchen. Ich habe diese Beiden gewählt, weißt du warum, Dad? Du lachst und grinst hier so schön. Wenn du lachst, bin ich glücklich. Manchmal sage ich absichtlich etwas falsches oder stelle mich ungeschickt an, damit ich dein Lachen höre. Ich liebe dein "Prinzessin, so nicht, warte, ich zeig dir, wie es geht" - Dad, ich liebe es, wenn du mir zeigst, wie etwas richtig geht und du mich dabei auf deinen Schoß hebst. Ich liebe es, wie du deine Wange an meine drückst und deine Hände auf meine legst. Dad, ich möchte nicht, dass das je aufhört. Hör nie auf, mir etwas zu zeigen und beizubringen. Hör nie auf, in mir dein kleines Mädchen zu sehen.
Es stört mich gar nicht so sehr, wenn du meine Outfits nicht akzeptierst - Auch wenn du nichts von Mode verstehst, Dad. Manchmal ziehe ich absichtlich etwas an, von dem ich weiß, dass du es mich nicht anziehen lässt. Weißt du warum? Du sagst dann immer, dass ich wie Mummy bin und du sagst es voller Stolz.
Daddy? Danke dass du mein Daddy bist. Du wirst nicht älter, du wirst weiser und heldenhafter. Papà..sei il mio principe azzurro e lo sarai per sempre.
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Jack & Tristano: Auch uns hat Mummy nur zwei Bilder erlaubt, wir waren aber schlauer als Merida. Wir haben uns eine Collage dazu ausgesucht. Das erste Bild ist aber unser absoluter Favorit, auch wenn Merida es geschossen hat. Daddy? Danke, dass du uns mit Grimassen bei langweiligen Tischgesprächen zum Lachen bringst. Danke, dass du nie zuerst Geschäftsmann und dann Daddy bist, sondern immer erst Daddy und dann Geschäftsmann. Kein Gespräch dieser Welt ist dir wichtiger als wir. Kein Investor wichtiger als wir. Und uns ist keiner wichtiger als du, gut Mummy steht an erster Stelle, du musst das verstehen, Daddy, immerhin ist unsere allererste Wohnung Mummys Bauch. Aber sofort nach Mummy kommst du!
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Daddy, wir haben paar Sprüche für dich! Bist du bereit? So bereit wie ein Tiger kurz vor dem Sprung? Löwen sind für Anfänger! Nichts für Ungut Mummy, wir lieben Vicious, aber Hades ist einfach cooler. So Daddy, hat es eigentlich weh getan, als du aus der Hölle geschlüpft bist? Du siehst so mürrisch aus. DADDY, wenn du eine Kartoffel wärst, wärst du eine Süßkartoffel. Unsere Süßkartoffel!
@xxxthefirebetweenusxxx Per il mondo sei chiunque, ma per noi sei il nostro papà. Sei il nostro sorriso. Sei i nostri giorni belli. Ti amiamo anche quando ci dici no. Ti amiamo anche quando non ci sei, quando ci addormentiamo. Papà, ti amiamo in ogni secondo della giornata.
TANTI AUGURI, DADDY. 💙
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Percepitemi così
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danielsarmand · 9 months
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Un Professore 2.09 · Leibniz: Rimorsi e Rimpianti
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anpansidequest · 1 month
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i think is a real shame we never got an italian anpanman dub because we could have goten the coolest europop song ever as the opening
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vanbasten · 1 year
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ora buongiorno assesta un pugno sul naso a questo olandesaccio e gli cambia i connotati, spuntano le onomatopee con scritto PAM! e OUCH! tipo fumetti tutt’intorno
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mccek · 11 months
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“Nonoo” questa mattina sei venuto a mancare e dopo aver lottato per altri tre mesi, anche se in ospedale ti avevano dato pochi giorni, ininterrottamente non hai mai mollato quel filo sottile che divide la vita dalla morte; anche contro le tue volontà a testa alta col tuo carattere (in cui non mi rispecchiavo) sei riuscito a tenerti vivo, ahimè, purtroppo, la morte vince si tutto, non ha pietà.
Fin da piccolo il tuo sogno era di vedermi guidare, cosa che se pur col tempo ho saputo apprezzare non ho mai amato fare come te, prima che l’infarto ti colpisse definitivamente ti avevo fatto una promessa, di portarti a vedere un gran premio di formula uno, da noi tanto amata, questo seppur per evidenti problemi economici non mi avrebbe mai impedito di non farlo, però non avresti avuto le forze, anche se immagino che ti saresti commosso, anche se una persona come te era difficile vederla piangere.
Abbiamo avuto periodi in cui ci costruivamo mentalmente dei muri invisibili e proprio per la differenza del nostro carattere questo ci ha ferito entrambi, fuori sicuramente eravamo orgogliosi ma il problema poi è sempre dentro, quel peso che a lungo andare ti consuma fino a trasformalo in malattia.
Col senno di poi siamo bravi tutti, tu hai le tue responsabilità e io le mie, non esistono santi, nessuno di noi due ha vinto o perso, nonostante abbiamo sofferto, ci siamo riavvicinati pian piano, con più fiducia e lo abbiamo fatto raccontandoci la mia, la nostra infanzia, nostra perchè alla fine hai passato davvero tanti anni assieme a me quando ero piccolo, io non dimentico i tuoi errori nonno, ma nemmeno il bene che mi hai fatto, la tua immensa disponibilità per me e la mamma quando aveva bisogno di essere portata per lunghi anni su e giù in ospedale, sappi che queste cose rimarranno impresse nella mia testa, perché col tempo, forse crescendo, anche se ancora mi vedo, sai, un po’ bambino, quel Mattia che era il tuo idolo, che doveva essere il migliore di tutti, ma che in realtà voleva solo essere come tutti, e che quei tutti avessero il mio stesso cuore, quella bontà che col tempo è pian piano svanita.
Chi si dimentica di tutta quella gente che ci Incontrava in bici la mattina presto?
La tua felicità negli occhi, nel vedere come tutti si fermassero a guardarmi, a parlarmi e a sottolineare il fatto che il sorriso non mi mancasse mai.
Si andava a prendere il pane, ne volevo subito un pezzo, ci fermavamo a vedere tutti i cani della via con la speranza che rispondessero alle mie parole, e restavo lì convinto fino a quando sentivo abbaiare e tu mi davi conferma delle loro risposte.
Che periodi, cercavo sempre mia mamma, purtroppo per via del lavoro per me era come stesse via intere settimane ma in realtà così non era, però tu ben sapevi quanto io sia legato a mamma, e tranquillo ricorderò sempre quanto anche tu lo fossi, anche se spesso avevi qualcosa da ridere per via del tuo carattere ricorderò le tue ultime parole: “La mamma è la donna più intelligente che ho conosciuto, fin troppo buona e disponibile per tutti, voglio che lei lo sappia”.
Potrei scrivere un libro, non un poema su ciò che abbiamo vissuto insieme, sei stato la mia infanzia, il mio periodo preferito, lo rivivrei mille volte, nonostante il tuo modo di essere, ma chi sono io per giudicare? Certo, quello che penso lo dico, come hai sempre fatto tu, ma allo stesso tempo non mi nasconderò mai come non giudicherò mai!
Ora stai vicino alla nonna, e assieme fatemi il regalo più grande, che non sono i soldi, non sono una vita di successi, ma la speranza di vedere vostra figlia, mia mamma, stare un po’ meglio.
Solo questo.
Il pensiero rimbomberà sempre nella mia testa, fra cose belle e cose brutte, ma per vivere di questi tempi, bisogna affidarsi solo all’amore, lo sai nonno no?
Quella piccola parte di odio che io ho sempre avuto verso la mia generazione, e tu, verso chi ben sapevi, era molto simile, però se fossi qui so che con un sorriso, e magari una lacrima, diresti: “Qua te ghe rason”.
Ciao caro nonno, ti voglio bene❤️
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dandyshoecare · 4 months
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Viviamo in un’epoca di grande ipocrisia. La follia umana sta raggiungendo un livello veramente esagerato. Attivisti verdi che sporcano di vernice le opere d’arte e gli edifici di importanza storica e culturale; adolescenti che invece di studiare a scuola, e capire che l’energia elettrica non nasce dal nulla, gridano sputando saliva di rabbia che dobbiamo salvare il nostro pianeta passando all’ energia alternativa. I centri storici sono pieni di spacciatori, che vendono l’erba. Ma non possiamo legalizzarla! No! Viviamo in un paese cattolico, dicono. Abbiamo il Vaticano…Ogni ragazza sogna di vendere il suo corpo o le sue immagini nude, invece di studiare e diventare un’insegnante o un dottore. Ma riaprire le case chiuse!- guai! Cosa dirà la chiesa?! Siamo tutti pieni di rabbia e invece di trovare soluzioni, trasciniamo questo mondo verso una terribile ed inevitabile fine.
Non sono né un profeta né un scienziato, ma anche con la mia scarsa preparazione posso e devo ricordare a tutti che esiste da tanti anni un modo per produrre l’energia, sostituire la plastica e ridurre al minimo l’inquinamento. Tutto quello che dobbiamo fare è togliere l’etichetta del demonio dalla cannabis! Immagino che qui mi accuseranno della propaganda della droga, ma non abbiate fretta con il vostro giudizio. Vi rinfresco la memoria, raccontando un po’ di fatti riguardo al nemico del popolo: la Cannabis.
Da 1 ettaro di canapa si ricava tanta carta quanto da 4 ettari di bosco. 1 ettaro di canapa emette tanto ossigeno quanto 25 ettari di bosco. I tessuti di canapa superano persino il lino nelle loro proprietà. La canapa è una pianta ideale per realizzare corde, funi, tessuti , borse e cappelli. Ciò che è anche molto importante: tutti i prodotti in plastica possono essere realizzati con la canapa, la ‘plastica’ di canapa è ecologica e completamente biodegradabile. Questo è solo un piccolo elenco delle qualità uniche della canapa: un'altra cosa- la canapa cresce in soli quattro mesi e un albero in 20-50 anni. Può essere coltivata in qualsiasi parte del mondo con poca acqua, inoltre è in grado di difendersi dagli insetti parassiti, non ha bisogno di pesticidi. È davvero un paradosso? Perché stiamo ancora abbattendo le foreste? Stiamo usando la plastica dannosa per sconvolgere l'equilibrio del pianeta? Sì, perché la società dei consumi giova solo ai problemi, non alle loro soluzioni.
E della Hemp Body Car creata da Henry Ford in 1937 vogliamo parlare?!… Ma finché ci sono l’interessi di compagnie petrolifere non vedremo mai queste macchine sulle nostre strade. Il Dio denaro sta comandando questo mondo e costringe ognuno di noi a fare le scelte che porteranno sempre più verso la distruzione. Dobbiamo pensarci e tutto può cambiare!
Adesso, dopo questa introduzione, che ho cercato di fare più breve possibile, voglio condividere con voi la mia esperienza personale. Perché non c’è niente più convincente e dimostrativo, come la prova tecnica.
Ho una grande passione per i mercatini delle pulci. Una volta, facendo la mia ricerca dei tesori ad un mercatino mi sono imbattuto in rullo del tessuto. Non sapevo cosa era, ma l’aspetto estetico e le caratteristiche tattili di questa stoffa mi hanno fatto battere il cuore! Per fortuna avevo davanti a me un venditore, che sapeva tutto su questo grande rullo tessile. Si trattava di canapa lavorata a mano negli anni ’50. E si è accesa subito la lampadina della mia creatività! Da anni volevo farmi fare un abito chiaro, non solo bello , ma soprattutto comodo e leggero. Un abito che fa fresco d’estate e che mi dà il sollievo in questo clima padano. Inizialmente ero concentrato sul procurarmi un pezzo di lino, il classico intramontabile per ogni gentiluomo. Ma dopo avere visto la Grande Bellezza dell’ antico manufatto in canapa non avevo più i dubbi. Comprato il rullo pesante di canapa dal felice venditore, ad un prezzo veramente simbolico di 20 € mi sono recato direttamente dal mio sarto, il signor Franco Parmelli, un sarto che ha più di 80 anni, la maggior parte di quali trascorsi nell’ accumulare un’impagabile esperienza nel campo di creazione di abiti su misura. La bellezza della stoffa che ho portato ha commosso il vecchio Maestro e abbiamo iniziato subito la realizzazione di questo progetto che io ho chiamato “ Legalize it!” Si tratta di un un completo fatto di pantaloni, pantaloncini corti, gilet e giacca a due bottoni, naturalmente di canapa. É un po’ bizzarro, lo so, ma proprio questi elementi di guardaroba possono essere giocati durante l’estate con il massimo piacere e conforto, senza rinunciare all’eleganza. Un taglio semplice e classico, i bottoni in madre perla e poco altro. Ed ecco a voi il risultato finale. Un abito così comodo e bello non l’ho mai avuto in vita mia! E’ diventata la mia seconda pelle. Sicuramente dà un po’ nell’occhio, in mezzo alla massa di infradito, pinocchietti e t-shirts… Ma preoccuparmi di cosa ne pensano gli altri di me non è stato mai per me un problema. Mi sentirò un combattente della piccola armata di uomini eleganti e a testa alta continuerò di vestirmi e non coprirmi… e a contribuire a salvare il pianeta!
Photos by https://www.instagram.com/giovannigarritano_ph?igsh=MTE2anU5d3BsZ2owdA==
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der-papero · 6 months
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Cosa è il nazismo
Più volte ho scritto post sul mio ex-padrone di casa, sostenitore (se non attivista) di quella ideologia, visto il gran numero di reperti trovati dopo aver acquistato l'immobile, però oggi vi mostro un modo che aveva, tutto suo, di odiare il prossimo.
Perché di fondo questo è, il problema dei nazisti e simil- (tipo i fasci) non è tanto l'odio verso gli altri esseri umani, dal mio punto di vista quello è un diritto della persona, bensì il fatto che loro ci tengono a fartelo sapere che gli stai sul cazzo (il 99.9% delle volte in forma violenta), te lo devono dire, è più forte di loro, e vogliono assicurarsi che tu abbia capito che gli stai sul cazzo, altrimenti non ci dormono la notte, diventa un odio a metà.
Il nostro eroe esercitava questo odio in tanti modi (chiamava la Polizei ad ogni ora per denunciare il vicino se faceva una scorreggia in bagno e si sentiva, alzava barricate, litigava con chiunque del vicinato, parlava male dei vicini in giro per il paese, e altre robe carine), ma uno di questi mezzi me l'ha lasciato purtroppo in eredità, e solo dopo anni sono arrivato quasi al punto di vedere il problema risolto.
Vedete questo giardino?
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Ne ho due, uno è quello della foto, un altro è più piccolo all'entrata della casa. Oggi ci sono due bellissime siepi di lauro, più un'altra pianta in fondo che non so bene cosa sia e non si vede benissimo dalla foto (ma è favolosa, perché potete entrarci letteralmente dentro e lasciare che vi abbracci 🥰), ma prima entrambi i lati e davanti erano disseminati di questa bestia, i cui due ultimi esemplari sto sradicando oggi:
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Per darvi un'idea, ogni "spina padre" è lunga due dita, e poi su ogni spina ci sono tanti piccoli aculei, e hai voglia ad usare protezioni, prima o poi ti fai male (infatti anche oggi ha chiesto il suo tributo di sangue).
E lui così dichiarava il suo odio verso i due confinanti, questa pianta cresceva, inevitalmente finiva anche sul loro terreno, e ogni volta che provavano a tagliarla puntualmente si facevano male (che poi ogni puntura, io non so che cazzo c'è sulla punta, ma lascia un fastidio/dolore che dura un paio di giorni).
Oggi, mentre il vicino mi guardava sradicare la prima delle due, ha esclamato "eh, erano proprio dei simpaticoni i nostri ex-vicini, due amabili vecchietti!".
Ma poi alla fine si combatte così il nazismo, con tanta pazienza e dedizione, sradicando piante urticanti una ad una e piantandone di nuove, magari di quelle che ti abbracciano mentre ti prendi cura di loro.
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angelap3 · 1 month
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Da bambina spesso mio padre mi portava a pescare con lui. Amavo quei pomeriggi assolati, il mare era tutto nostro, porgevo la mia faccia al sole che mi riscaldava ma non scottava più. Ero libera, cercavo nella spiaggia le esche..... qualche cozza, qualche granchietto, poi le conchiglie ed i vetri colorati da portare a casa. Respiravo a pieni polmoni quell'aria salmastra.
Se qualcuno mi chiede che cosa sono per me la libertà e la serenità non posso che ripensare a quei pomeriggi dove il tempo era solo mio...
(Angela P.)
Foto mia di un dorato pomeriggio
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fridagentileschi · 9 months
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Ho trascorso un'ora in banca con mio padre perché doveva fare un bonifico. Non ho saputo trattenermi, perciò gli ho chiesto...
“Papà, perché non attiviamo la tua banca online?"
“Perché mai dovrei farlo?” mi ha chiesto lui...
“Beh, perché così non dovresti trascorrere un'ora qui per cose come i bonifici. E poi potresti anche fare shopping online. Sarebbe tutto semplicissimo!"
Ero al settimo cielo all'idea di aprirgli il mondo della banca online.
Lui mi ha chiesto: “Se lo facessi, non dovrei più uscire di casa?"
“Esatto!” gli ho detto io. Poi gli ho spiegato che ora si può anche far consegnare a domicilio la spesa e che su Amazon si compra qualsiasi cosa.
La sua risposta mi ha lasciato di stucco.
Mi ha detto: “Dal momento in cui sono entrato in banca oggi, ho incontrato quattro miei amici e ho chiacchierato col personale che ormai mi conosce molto bene.
Lo sai che sono solo… questa è la compagnia di cui ho bisogno. Mi piace prepararmi per venire in banca. Di tempo ne ho a sufficienza ed è proprio quel poco di allenamento fisico che mi serve.
Due anni fa quando stavo male, il fruttivendolo dal quale compro la frutta è venuto a trovarmi e si è seduto di fianco al mio letto a piangere.
Quando tua madre è caduta qualche giorno fa mentre faceva la sua passeggiata mattutina, l'ha vista il nostro commerciante di fiducia che ha preso subito l'auto per portarla a casa, dato che sa dove viviamo.
Avrei tutta questa umanità se tutto diventasse online?
Perché dovrei volere che mi venga consegnato tutto e mi costringa ad interagire solamente col mio computer?
A me piace conoscere le persone con cui ho a che fare e non solo i 'venditori'. Così si creano dei legami e dei rapporti.
Amazon queste cose le consegna?”
La tecnologia non è la vita...
Dobbiamo trascorrere il nostro tempo con le persone, non con i dispositivi.
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kon-igi · 8 months
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CHIAMA I RICORDI COL LORO NOME
Nel 2019, la mia compagna, le mie figlie e io decidemmo di intraprendere un percorso che alla fine ci avrebbe portato a diventare la famiglia affidataria di un minore e questo implicava un sacco di incontri, singoli e di gruppo, con cui assistenti sociali e operatori valutavano la nostra capacità di accudimento e contemporaneamente ci informavano e ci formavano su cosa significasse prendersi cura di un minore in modo continuativo ma parallelamente alla famiglia biologica, con la quale dovevamo rimanere sempre in contatto.
(anticipo che poi la cosa finì in un nulla di fatto perché poco dopo scoppiò il caso Bibbiano - 30 km in linea d'aria da Parma - e per precauzione/paura tutti gli affidi subirono un arresto. E poi arrivò il Covid)
La mia riflessione nasce alla lontana da un video che youtube mi ha suggerito questa mattina presto - è poco importante ai fini della storia ma è questo - che mi ha ricordato una caratteristica della mia infanzia...
Difficilmente riuscivo a essere felice per le cose che rendevano felici gli altri e quella vecchia canzone - che è considerato l'Inno del Carnevale di Viareggio, mio luogo di nascita e dei primi 20 anni di vita - ne è l'esempio emblematico, direi quasi sinestesico.
Tutti i viareggini la conoscono e la cantano nel periodo più divertente e frenetico della città ma io la associo a un'allegria dalla quale ero sovente escluso, odore di zucchero filato che non mangiavo e domeniche che significavano solo che l'indomani sarei tornato a scuola, preso in giro dai compagni e snobbato dalla maestra.
Vabbe'... first world problem in confronto ad altri vissuti (in fondo ero amato e accudito) però l'effetto a distanza di anni è ancora questo.
Tornando al quasi presente, una sera le assistenti sociali chiesero al nostro gruppo di futuri genitori affidatari di rievocare a turno prima un ricordo triste e poi uno felice.
E in quel momento ebbi la rivelazione che la quasi totalità dei presenti voleva dare amore a un bambino o a una bambina non propri perché sapeva in prima persona cosa significasse vivere senza quell'amore: gli episodi raccontati a turno non era tristi, erano terribili... violenza, abbandono, soprusi, povertà e ingiustizie impensabili nei confronti di bambino piccolo e, ovviamente, quando arrivò il nostro turno (la mia compagna non ne voleva sapere di aprire bocca) mi sentivo così fortunato e quasi un impostore che, in modo che voleva essere catartico e autoironico, raccontai di quando la maestra in terza o in quarta elementare chiamò un prete che davanti a tutta la classe mi schizzò di acqua santa perché - a detta della vecchia carampana - sicuramente ero indiavolato.
Ribadisco che la cosa voleva essere intesa come un modo per riderci su e detendere l'atmosfera pesante che il racconto dei vissuti terribili aveva fatto calare sul gruppo ma mentre sto mimando con una risatina il gesto del prete con l'aspersorio, mi accorgo che tutti i presenti hanno sgranato gli occhi e hanno dilatato le narici, nella più classica delle espressioni che indicano un sentimento infraintendibile...
La furia dell'indignazione.
Cioè... tu a 10 anni hai visto tua madre pestata a sangue da tuo padre e fatta tacere con un coltello alla gola ed empatizzi con me che ti sto raccontando una stronzata buona per uno sketch su Italia Uno?
Mi sono sentito uno stronzo, soprattutto quando la furia ha lasciato il posto a gesti e parole DI CONFORTO per quello che, evidentemente, sembrava loro una prevaricazione esistenziale orribile (cioè, lo era ma, per cortesia... senso delle proporzioni, signori della giuria).
Mi sono quindi rimesso a sedere, incassando il supporto con un certo qual senso di vergogna, finché poi non è arrivato il momento della condivisione dei momenti felici.
Silenzio di tomba.
Nessuno parlava.
Nessuno riusciva a ricordare qualcosa che lo avesse reso felice.
Con un nodo in gola - perché avevo capito che razza di vita avevano avuto le persone attorno a me - mi rendo conto che io ne avevo MIGLIAIA di momenti felici da condividere ma che ognuno di essi sarebbe stato una spina che avrei conficcato nel loro cuore con le mie stesse mani.
E allora mi alzo e rievoco ad alta voce il ricordo felice per me più antico, quello che ancora ora, a distanza di decenni, rimane saldo e vivido nella parte più profonda del mio cuore...
-Le palle di Natale con la lucina rossa dentro. Quando ero piccolo, durante le vacanze di Natale aspettavo che mio papà e mia mamma andassero a letto e poi mi alzavo per andare a guardare l'albero... non i regali sotto, proprio l'albero. Era finto, di plastica bianca spennachiosa, ma mia mamma avvolgeva sempre intorno alla base una striscia decorativa verde a formare una ghirlanda e mio padre stendeva tutto attorno ai rami un filo con delle palle che, una volta attaccate alla presa elettrica, si illuminavano di rosso. Io mi alzavo di nascosto e nel caldo silenzio della notte guardavo le luci intermittenti dipingere gli angoli del divano e del tavolo, con un sottile ronzio che andava e veniva. Ero al caldo, ero protetto, voluto e amato. Se allungo le mani posso ancora tastare quel ronzio rosso che riempe la silenziosa distanza tra me e l'albero e niente potrà mai rendere quella sensazione di calda pienezza meno potente od offuscarne la completezza. Quello era l'amore che mi veniva dato e che a nessuno sarebbe mai dovuto mancare.
A un certo punto sento una mano che mi si poggia sul braccio (avevo chiuso gli occhi per rievocare il ricordo) e accanto a me c'è la mia compagna che sorride, triste e piena di amore allo stesso tempo.
E attorno a me tutti stanno piangendo in silenzio, esattamente quello che col mio ricordo semplice volevo evitare e che invece doveva aver toccato lo stesso luogo profondo del loro cuore.
E in mezzo alle lacrime (che figuriamoci se a quel punto il sottoscritto frignone è riuscito a trattenere) cominciano a scavare tra i ricordi e a tirarli fuori... il cucciolo che si lasciava accarezzare attraverso il cancello della vicina, il primo sorso dalla bottiglietta di vetro di cedrata, la polvere di un campetto da calcio che si appiccicava sulla pelle sudata, l'odore della cantina, il giradischi a pile...
E nulla. Non so più cosa dire e nemmeno cosa volessi dire.
Forse che sembriamo così piccoli, malmessi e fragili ma che se qualcuno ci picchietta sulla testa e sul cuore siamo capaci di riempire il mondo di cose terribili e meravigliose.
Decidere quali ricordare e quali stendere davanti a noi è una scelta che spetta non a chi picchietta ma a chi permette che essi fluiscano da quella parte profonda di sé a riempire lo spazio tra noi e il domani.
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singinthegardns · 7 days
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Vorrei poterti dire che a volte ancora ti penso ma probabilmente sarebbe ridicolo perché oramai tu non lo fai più da mesi. Vorrei dirti che a volte prima di addormentarmi o quando sono agitata ti ripenso e rileggo i nostri messaggi di quando eravamo felici, di quando tutto era così semplice. Con te non sentivo il peso della vita, era tutto così semplice e reale , quando ero agitata e stavo con te ogni pensiero negativo spariva e in quella piccola macchina, in quel piccolo spazio che riuscivamo a rendere immenso c’eravamo solo noi due, era il nostro piccolo mondo e per ore e ore nessuno esisteva al di fuori più. Vorrei dirti quanto è stato bello, quanto adoravo baciarti e sentire il tuo calore che mi riscaldava nei giorni freddi di ottobre. Vorrei poterti dire che vorrei baciarti ancora una volta, solo per vedere se quando ti stacchi sorridi ancora. Vorrei vederti anche quando sei arrabbiato e non vuoi parlare con nessuno, vorrei sapere se stai ancora sveglio fino alle due di notte a pensarmi perché di ore di sonno ne abbiamo perse entrambi. Vorrei poterti dire che non guardo la tua chat inutilmente sperando in un messaggio che non arriverà mai. A volte vorrei scriverti, ma probabilmente non lo farò. Vorrei poterti dire che ti ho dimenticato, ma purtroppo non è così.
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falcemartello · 7 months
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Ipocrisia occidentale
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Certo che è strano.
Proprio coloro che sono costantemente impegnati ad agitare lo spettro del ritorno del fascismo organizzano una fiaccolata in memoria di un neonazista.
Proprio coloro che difendono la causa LGBT omaggiano colui che, prima di una improvvisa "redenzione", esprimeva idee marcatamente omofobe.
Proprio coloro che ci parlano di accoglienza ed abolizione dei confini, propongono di intitolare una via ad un fervente xenofobo che proponeva la deportazione (se non di peggio) per gli immigrati.
Proprio coloro che negli ultimi due anni hanno sacrificato il nostro Paese sull'altare della "democrazia e sovranità ucraina", ergono a eroe un personaggio per il quale l'Ucraina semplicemente non avrebbe nemmeno dovuto esistere in quanto russa.
Proprio coloro che "c'è un aggredito e un aggressore" eleggono ad esempio per tutti un signore che nel 2008 aveva appoggiato con fermezza la guerra in Georgia.
Proprio coloro che non hanno avuto nulla da ridire sul livello di democrazia di un Paese - l'Ucraina - dove, tra le altre cose, sono stati aboliti 14 partiti d'opposizione, oggi chiamano martire un soggetto che nel suo Paese era stimato ed appoggiato da percentuali della popolazione vicine allo zero e che era osannato soltanto dai media occidentali.
Nessuno di coloro che oggi si straccia le vesti per Naval’nyi ha speso una parola per Gonzalo Lira, Andrea Rocchelli o Julian Assange (solo per fare alcuni nomi).
Questo perché Naval’nyi è effettivamente il simbolo dell’Occidente. Il simbolo della sua ipocrisia.
(Giacomo Del Pio Luogo)
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scorcidipoesia · 2 months
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Ricordo questo luogo.
Ricordo giorni di profonda malinconia , in cui noi due ci parlavamo a stento. Non sapevo tu fossi con la mente altrove e telefonassi a un’altra informandola dei nostri spostamenti .
Ricordo che mangiavamo in silenzio , che non mi hai mai preso le mani , abbracciata, stretta a te. Eppure eravamo vicini da tanti anni .
Non sono più guarita da questo trauma. Non credo più agli uomini, non riesco più a vederne la bellezza o sensualità perché anche se non lo sapevo, per stanchezza , per tanti problemi di quel periodo in cui i miei genitori stavano morendo , mi ero appoggiata in una storia senza essere più la sexy o attraente donna che avresti voluto anche se riguardando le foto ero sempre con lo smalto alle unghie e truccata .
Forse alcuni non appartengono mai a nessuno e non sono mai accanto a nessuno, questa la mia unica conclusione.
A volte però riascolto la tua voce, rivedo le tue mani e le tue gambe, mi dico che tanto tempo con te mi ha dato un senso, protezione. Anche se spesso erano i miei monologhi a mandare avanti periodi di silenzio punitivo che ancora mi fanno male .
Tu mi hai cambiata , presa, portata via. Tu sei quel pazzo uomo che mi mancherà sempre e che sempre terrò lontano , anche quando vorrei venire sotto casa tua per guardare se hai piante sul balcone , donne in casa .
Tutto è cambiato eppure il tempo interiore è immobile e il nostro tempo nessuno lo avrà più.
Quello scorcio di poesia è stato mio, e sempre mi apparterrà
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ossicodone · 3 months
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A distanza di anni c'é la mia ex storica, la più importante che ancora mi scrive, nonostante il male che ci siamo fatti, siamo riusciti a creare un rapporto sano, forse con ancora dei sentimenti da parte di entrambi, in cui ognuno si preoccupa per l'altro, e oggi mi ha mandato un nostro vecchio video tik tok e ho leggermente pianto per la persona migliore che ero con lei anni fa. Si interessa a me, alle condizioni di mio padre e mai ho trovato persona più pura e bella di lei. Il solo aver condiviso parte della mia vita con lei mi rende un uomo fortunato
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piccolaaa3 · 21 hours
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Sono andata alla fiera del riso, pensando di passare una giornata tranquilla fra amici.
Dopo neanche un'ora mi ritrovo a :
* fare da "modella" alla tipa che vende mascara perché "tu che non ti trucchi e hai le ciglia invisibili sei perfetta per far vedere quanto funziona il mio prodotto" (spoiler, funziona talmente tanto bene che ho dovuto sfregarmi gli occhi con il sapone per 10 minuti buoni prima di riuscire a tirare via tutto e sono diventata pure sorda perché non la finiva più di urlarmi nelle orecchie)
* fare da "modella" alla tipa che vende tipo spugnette per depilarsi perché "sulle tue braccia si nota di più" (ah beh.. grazie, menomale che ho messo le maniche lunghe perché ora ho un'enorme chiazza liscia sul braccio)
* litigare con due signore che prima mi hanno chiesto se ero in fila e, al mio "si", si sono comunque messe davanti a me (menomale che siamo noi giovani quelli maleducati, accidenti a voi)
* cercare di ignorare la pazza seduta dietro al nostro gruppo che continuava ad urlare frasi tipo "ehh no Grazia, devi capire che io a 13 anni già lavoravo e a 24 ho comprato casa, i ciovani d'oggi non hanno più voglia di fare un cazzo ormai"
In compenso ho mangiato di tutto tranne che il riso (giustamente, perché mangiare riso alla fiera del riso quando puoi ordinare pizza, arrosticini, patatine fritte e gelato?) e fatto amicizia con una capretta che assomigliava al mio ex (in senso buono eh)
#me
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