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#Lorenzo Di Muro
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nessuno: Colapesce: traumadumping and calling antonio his only true close friend in the same breath Dimartino: *ride*
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loveint-diario · 1 year
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Capitolo 23 – Conquistiamo futuro recuperando il passato
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IV.22
Nel cerchio di un anello
Alla ricerca di ricordi
affidati alla memoria
di chi c’era.
Assecondiamo
un movimento circolare,
percezione di una retta
un avanti che se continuo
fa ritorno.
Conquistiamo futuro
recuperando il passato,
architetti del presente
disegnatori specializzati
di memorie interne.
tratta da Canti Malinconici, una raccolta di mie poesie inedita.
Mi trovavo seduta sul lato passeggero, mia sorella stava guidando e scattai dal mio smartphone una foto del sole che stava tramontando su una curva di strada, nel traffico denso del Grande Raccordo Anulare. Qualche giorno dopo postai quella foto su Instagram con la poesia in epigrafe, era ottobre.
Dopo il rientro da Barcellona avevo ripreso a scrivere, a fotografare e avevo continuato a disegnare il mio diario grafico; il mio processo di elaborazione era finalmente iniziato. Sapevo di essere spiata quindi censuravo molto la mia scrittura, non toccavo direttamente il dolore, non lo fronteggiavo come avrei voluto fare e come avrei fatto, se avessi avuto la certezza di essere l’unica a leggere ciò che scrivevo, avevo trovato un modo di nascondermi tra parole e simboli mentre cercavo di maneggiare con cura il buio.
Partii per Roma, m’imbarcai su una nave che partiva da Palermo e dato che in navigazione internet non funziona, mi sentii libera di scrivere e quella notte in nave iniziai un racconto autobiografico che conclusi, qualche giorno dopo, durante la navigazione Civitavecchia - Barcellona.
Avevo da poco letto La scomparsa di George Perec. Il libro è scritto interamente senza mai, dico mai, utilizzare la lettera e; un gioco letterario in cui cela la più grande sparizione del suo libro.  Sentivo che qualcosa di me stava scomparendo, mi trovavo a Roma anche perché dovevo ritirare dalla segreteria universitaria i documenti che mi sarebbero serviti, qualora avessi richiesto la convalida dei titoli in Spagna. Avevo detto a tutti che mi trasferivo lì per svolgere la mia professione, ma non lo sentivo vero. Non volevo più fare la psicologa, ero in totale burn out e capivo che non sarei stata in grado di svolgere la mia professione adeguatamente.
Intitolai il mio racconto La scomparsa e per undici capitoli, partendo dall’ultima sera trascorsa a Gela, presi a pretesto ciò che realmente mi accadde durante quei giorni e intrapresi un viaggio nei luoghi della mia memoria, della memoria delle persone che incontravo e di quelle che ritrovavo. Qualcosa di me stava veramente scomparendo ed io volevo fare come le farfalle, quando dopo essersi scrollate di dosso la carcassa del bruco, si allontano e camminando piano piano sulle zampe, si fermano e aspettano pazienti che il vento asciughi le loro ali.
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A San Lorenzo, il quartiere dove si trova la Facoltà di Psicologia e la sua segreteria, camminando per via degli Apuli corre lungo un muro dove su uno sfondo color salmone, scorrono le sagome bianche delle donne uccise da uomini che dicevano di amarle. In ogni sagoma bianca c’è scritto il nome della donna, la data del giorno in cui è stata uccisa e chi l’ha uccisa: marito, ex-marito, padre, compagno, ex-compagno, fidanzato, fratello, amico, figlio e dopo, si ripetono uguali, per lo più ex qualcosa.
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Il giorno che andai a ritirare i documenti passai davanti a quel muro vedendolo per la prima volta. In uno dei capitoli del mio racconto scrivo:
La segreteria era ancora chiusa ma decisi di aspettare fuori in modo da essere la prima. Dopo poco venne ad aspettare anche un ragazzo e condividemmo, come spesso accade nel mio Paese durante una fila ad un luogo pubblico, la nostra comune insoddisfazione per il modo di lavorare del luogo pubblico in questione, in quel caso la segreteria universitaria, da qui passammo alla critica dell’Università intera fino ad arrivare non so come, a parlare del caso Weinstein. Raccontai di aver letto proprio quella mattina che altre attrici si erano aggiunte alle denunce per molestie sessuali contro il regista, aggiunsi il mio rammarico sul fatto che alcune amiche, donne quindi, condividessero il pensiero di molti, riguardo all’opportunità che queste attrici avessero avuto di fare carriera in questo modo e riflettevo su quanto invece, sia spesso difficile per le vittime denunciare una violenza subita. A quel punto il ragazzo mi rispose:
«Come dice una tua conterranea (si riferisce a Carmen Consoli e cita la frase di una delle sue canzoni più famose) “Se è vero che ad ogni rinuncia corrisponde una contropartita considerevole, privarsi dell’anima comporterebbe una lauta ricompensa”, e io la penso come lei, magari adesso si sono pentite di averlo fatto e cavalcano l’onda della giustizia, ma sul momento hanno approfittato dell’opportunità».
A quel punto non parlai più, sembra che sia proprio atavico il pregiudizio che una donna che subisce violenza, in qualche modo ne sia responsabile.
Rileggendolo oggi aggiungerei che radicato è anche il pregiudizio che una donna che subisce violenza possa non averne sofferto così tanto, che sia anzi probabile che dall’esperienza qualcosa abbia persino guadagnato. Un pensiero brutale ma condiviso da molti, da così tanti che sembra quasi comprensibile che un produttore violenti le attrici con cui lavora mentre ci lavora, come brutalmente normale -tanto da essere legge- era considerato durante il secolo scorso, il matrimonio riparatore.
Rileggendo oggi quello che scrissi allora, mi fa ancora orrore ma non mi sorprende più se un ragazzo di vent’anni, un giovane studente di Psicologia, che si reca ogni giorno in Facoltà per seguire le sue lezioni, passando accanto a quel muro resta indifferente mentre gli scorre a fianco la sfilata della violenza. Non mi sorprende nemmeno quando ascolto notizie di cronaca su personaggi famosi, o come sempre più spesso accade su figli di uomini famosi, accusati di violenza sessuale nei confronti di donne e adolescenti. Adesso so che la fama talvolta può essere una maschera di carnevale, indossata la quale tutto è lecito. Non mi sorprende più ma continua a farmi orrore.
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I Canti Malinconici e La scomparsa sono stati scritti per me, non per essere pubblicati o letti da chiunque. I Canti li ha letti soltanto un amico, che a sua volta mi ha permesso di leggere il suo romanzo mai pubblicato. L’unica persona che ha letto La scomparsa è Giò, a cui è dedicato un intero capitolo. Lei è l’unica persona che ha letto tutti i miei racconti, anche quelli più intimi. Mi piacevano sia le sue critiche che i suoi apprezzamenti, anche quando le sue riflessioni su ciò che esprimevo, o su come lo esprimevo, mi disturbavano un po’ mi spingevano ad andare oltre, ad esprimermi ancora e meglio di prima, ma soprattutto mi fidavo di lei e di come avrebbe usato il suo sguardo sulla mia intimità.
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Non ci vedevamo da anni, ci rincontrammo a San Lorenzo lo stesso giorno che ritirai i documenti in segreteria, all’ora di pranzo avevamo appuntamento davanti l'entrata dell'Università. Lei fu la prima a cui confessai l’identità del personaggio famoso e dato che già lo seguiva su Instagram si accorse, nei mesi seguenti, delle risonanze tra quello che scrivevo io e ciò che lui pubblicava sul social.
Così scrivevo del nostro incontro e di quando le raccontai quello che mi stava accadendo
...Dell’amicizia però, il senso più nobile è la fiducia. Ecco perché è una forma d’amore. L’amico vero ti conosce, è quello che quando tutto il modo ti dà del matto, sa che sta accadendo qualcosa di grosso, che magari non capisce ma non dubita mai, nemmeno per un secondo, che tu sia impazzito.
...Giò sapeva e non dubitava della mia salute mentale, anche se capii che era in apprensione per la mia salute psichica. Con lei non fu difficile raccontare della storia virtuale, non fu difficile neanche confessarle quando la storia d’amore nel web aveva iniziato a tingersi di giallo e a diventare una storia di spionaggio, delazioni e delatori. Per la prima volta, riuscii ad esprimere il senso d’impotenza in cui mi aveva gettato l’essere vittima di un hacker che era in grado di fare qualsiasi cosa con il mio smartphone e con il mio iPad. Ascoltarmi, osservarmi, leggere i miei contenuti, i miei messaggi, i documenti, qualsiasi cosa, come se i miei supporti tecnologici fossero i suoi. Avere accesso completo a ogni sfera della mia privacy. Riuscii finalmente ad esprimere come il non avere i mezzi per poter porre fine a questo abuso, mi facesse sentire debole e sfiduciata, completamente impotente.
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E poco dopo
“Cosa ti piaceva di lui?” Giò ha chiesto a un certo punto.
Cosa mi piaceva. Mi piaceva quello che diceva, come lo diceva. Mi piacevano le cose a cui dava importanza. Mi piaceva la sua azione sociale, condividevo quello contro cui lottava…
…Non ho l’animo della fan per i personaggi pubblici. Anche gli Stati con ancora i regni monarchici mi fanno uno strano effetto, così assurdo, quasi surreale.
..Dico questo per dire, che penso si possa apprezzare l’opera di qualcuno, di un personaggio pubblico noto, come non so uno scrittore, un artista o un politico per esempio, senza per questo innamorarsi o desiderare di avere una relazione più intima con lui o con lei. Il sentimento del fan penso, include questa speranza, come include una quasi morbosa curiosità per i dettagli della vita personale e privata di questo personaggio noto. Io non sento questo desidero per nessuno dei personaggi che ammiro, e non lo sentivo neanche nei suoi confronti, mi piaceva e lo ammiravo, e stimavo la sua capacità di vivere in una situazione particolarmente difficile come era quella in cui viveva lui.
(..ho iniziato)A sentire oltre le sue parole, a sentirmi chiamata dalle sue parole e a sentire una profonda empatia per lui. Ho iniziato a vedere quello che non mostrava, quello che tra parole, punteggiatura ed immagini restava un silenziosissimo urlo.
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La corsa in auto con mia sorella finì in un locale di San Lorenzo, quello dove pranzai con i miei amici e la mia famiglia per festeggiare il giorno che discussi la tesi. Quella sera incontrai due compagne di studio che avevo perso di vista quando mi trasferii in Sicilia. C’eravamo tutte e tre laureate con una tesi in psicofisiologia con il prof. Vezio Ruggieri. Era stato il nostro maestro. Molto di quello applico nel mio lavoro me lo ha insegnato lui; ancora oggi utilizzo molti dei principi del Modello Psicofisiologico Integrato da lui creato per i miei interventi. In uno dei capitoli del mio racconto parlo dell’importanza che il prof. Ruggieri ha avuto nella mia formazione di psicologa, racconto dei seminari di teatroterapia e di musicoterapia che seguii con lui per tre anni, della mia partecipazione al montaggio e alle riprese del film che stava realizzando sulla filosofa Ipazia, di come le sue lezioni e il suo modo di osservare abbiano profondamente influenzato la mia maniera di intendere la psicologia e l’essere umano.
La scomparsa è un testo nel quale riannodo le fila di un lungo percorso di vita in un momento di totale frammentazione. Sto lasciando il mio Paese, ho quarant’anni e guardo indietro vedendo gli anni della mia gioventù, passo al setaccio i progetti che avevo e i sogni che mi spingevano a realizzarli per capire cosa ne è rimasto. Recupero pezzi di me recuperando amicizie lontane nel tempo, riscopro cosa hanno significato per custodire con più cura quello che mi hanno trasmesso. Rivedo i momenti in cui le mie scelte hanno deviato un corso che poteva andare altrimenti, riconosco i passi che mi hanno portato a diventare quello che mi scopro essere diventata.
Se oggi pubblico parti di questi scritti personali non è soltanto perché mi aiutano a ricordare, a raccontare e a trovare un senso, ma perché come ho detto all’inizio di questo blog, tutto ciò che pubblicherò qui, è tutto ciò che lo stalker ha visto spiandomi, ha preso e ha utilizzato per le sue pubblicazioni. Almeno quelle di cui mi sono accorta. Se ce ne siano di più di quelle che riporto non lo so, e confesso che sono anche contenta di non saperlo. Nel 2020 lo stalker ha pubblicato un saggio molto più corposo dei mie 11 capitoli, in cui scrive a se stesso ripercorrendo i luoghi e i personaggi, attraverso i loro libri, che sono stati utili alla sua formazione. Tra questi la filosofa Ipazia che, in un video di presentazione del suo libro arrivatomi in notifica sul mio smartphone, dice di amare letteralmente non soltanto metaforicamente. Non ho letto il libro, quello che so è quello che mi ha sbattuto in faccia con le sue notifiche e con i suoi post fino a quando l'ho seguito. Quello che ho visto è bastato a farmi riconoscere ciò che era mio, ciò che apparteneva alla mia vita.
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In un certo senso la psicologa che ero nel tempo in cui scrivevo La scomparsa non c’è più, ce ne una diversa, una che conosciuto il trauma e lo stress traumatico non solo come professionista, come studiosa e per interposta persona, ma anche come vittima. O come sto cercando di fare, come protagonista. Alla maniera di Yayoi Kusama provo a riappropriarmi delle mie paure, dei miei dolori, delle mie ferite, le mostro e me ne libero, lasciandole qui libere di vagare nella rete.
Roma 26 febbraio 2023 h: 5.25pm – 27 febbraio 2023 h:5.05pm
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lamilanomagazine · 25 days
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"Fondamentali". Il Festival dei Diritti arriva a Varese: dal 7 al 14 aprile in Biblioteca. Tre giornate dedicate a tre diritti fondamentali: welfare, pace e famiglie
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"Fondamentali". Il Festival dei Diritti arriva a Varese: dal 7 al 14 aprile in Biblioteca. Tre giornate dedicate a tre diritti fondamentali: welfare, pace e famiglie. Al via la prima edizione del festival letterario dedicato ai diritti fondamentali. "Fondamentali", appunto, è la tre giorni nata dalla collaborazione tra il Comune di Varese, SPI CGIL e People. La manifestazione si svolgerà dal 12 al 14 aprile in sala Morselli, all'interno della Biblioteca Civica di via Sacco. Ogni giornata sarà dedicata a un diritto e vedrà la presentazione di tre libri, in dialogo con chi si occupa dei relativi temi sul territorio varesino. "Questa prima edizione della manifestazione focalizza l'attenzione su tre temi di stringente attualità, welfare, pace e famiglie - ha spiegato l'assessore alla Cultura Enzo Laforgia - Per un'iniziativa che è riuscita ad unire un numero importante di associazioni varesine che già si occupano di questi temi sul territorio". Presenti alla conferenza stampa di presentazione Giacomo Licata, segretario generale di Spi Cgil, e Stefano Catone della casa editrice People. Si comincia venerdì 12 aprile alle 17.00, con incontri incentrati sul tema del welfare. Presenteranno i propri lavori Lorenzo Fronte, autore di Compagni di diritti. La convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità spiegata ai bambini delle scuole primarie, Alessandra Vescio autrice di La salute è un diritto di genere e Francesca Coin con Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprendersi la vita. Si prosegue sabato 13 aprile dalle 15.00, trattando il tema della pace. Sarà l'occasione per ascoltare e dialogare con Francesco Vignarca, autore di Disarmo nucleare. È ora di mettere al bando le armi nucleari prima che sia troppo tardi, Piero Graglia, con Il confine innaturale. La barriera tra Israele e Palestina. Origini e motivi di un muro e Luca Radaelli di Emergency che presenterà Una persona alla volta, di Gino Strada. La giornata conclusiva di domenica 14 aprile, a partire dalle 15.00, sarà dedicata alle famiglie e vedrà gli interventi di Samuele Cafasso autore di Figli dell'arcobaleno, Stefania Prandi con Le conseguenze. I femminicidi e lo sguardo di chi resta  e Matteo Grandi autore di La famiglia X. Sabato e domenica, a partire dalle 16, al piano terra si svolgerà Fondamentali Kids, con laboratori dedicati a bambini e ragazzi incentrati sulle tematiche dell'attivismo e del clima, a cura di Serena D'Angelo. Tutti i dettagli sono sul sito www.festivalfondamentali.it.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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pollicinor · 2 months
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Paolo Calissano, Lorenzo Ciompi, Sara Ricci, Beatrice Luzzi e Mavi Felli diventarono ben presto gli idoli del pubblico. Se ne accorse ben presto pure Maurizio Costanzo, che spalancò le porte di Buona Domenica al cast di una soap capace in breve tempo di sfondare il muro dei 5 milioni di ascolto, arrivando al 35% di share. Personaggi insospettabili accostarono il loro nome a Vivere. Fabrizio Biggio, oggi spalla di Fiorello a Viva Rai 2, lavorò come dialoghista, mentre il cantante Kekko Silvestre e il giornalista sportivo Fabrizio Biasin sbucarono di sfuggita come figuranti.
Dall'articolo "Vivere, un quarto di secolo dalla prima puntata. Storia di una soap che ha segnato un’epoca" di Massimo Falcioni
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jacopocioni · 4 months
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Gonfaloni di Compagnia: Quartiere di San Giovanni
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PARTE SECONDA PARTE PRIMA: Quartiere Santo Spirito PARTE SECONDA: Quartiere di Santa Croce PARTE TERZA: Quartiere di Santa Maria Novella Suddivisione degli antichi Quartieri fiorentini
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Nel Medio Evo, le città erano divise sia per effetti amministrativi sia per quelli militari: in Sestieri, Quartieri, Terzieri e in suddivisioni minori. Queste in Toscana, avevano nomi diversi. A Siena, Montepulciano e in altri luoghi si chiamavano Contrade, nella città di Pisa avevano il nome di Cappelle, a Prato si riconoscevano dal nome delle porte cittadine ad esempio: Porta al Serraglio. In Firenze si chiamavano Gonfaloni. Al tempo della Contessa Matilde di Canossa, nel 1078, essendo la città cresciuta enormemente di popolazione, fu deciso la nuova costruzione di mura al posto delle preesistenti costruite dai Bizantini, per inglobare i nuovi insediamenti. Vennero chiamate “Matildine” o “Antica Cerchia di Cacciaguida”. Si procedette alla divisione in Sestieri assumendo il nome di: Oltrarno, San Piero Scheraggio, Borgo, San Pancrazio, Duomo, San Piero, divisi in seguito in venti Gonfaloni. Quando tra gli anni 1282 e il 1333, venne una nuova cerchia muraria con il nome di “Arnolfiana” dal nome del costruttore Arnolfo di Cambio, la città venne divisa in Quartieri, prendendo il nome delle quattro porte principali: Porta al Vescovo o del Duomo, Porta Santa Maria, Porta San Piero e Porta San Pancrazio o Brancazio. Dopo la cacciata del Duca di Atene, nell’anno 1343 fu deciso di tornare alla vecchia divisione della città; in quattro Quartieri: Santo Spirito, Santa Croce, Santa Maria Novella, San Giovanni dal nome delle quattro chiese principali. Ognuno venne a sua volta diviso in quattro Gonfaloni, ciascuno possedeva un suo territorio, in determinate parti della città, separato dagli altri da un muro, dal fiume Arno e da strade principali. Ogni divisione, aveva carattere amministrativo e militare. Erano tenute ad eleggere un Gonfaloniere o Capitano assumente il titolo di “Compagnia”. Quartiere di San Giovanni
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Gonfalone Chiavi – Dalle mura cittadine presso la Porta alla Croce, il confine era delimitato dalle Vie dell’Agnolo e Via dei Pandolfini. Per Via del Proconsolo entrava in Borgo Albizzi, passava fra le case dietro Santa Maria in Campo, traversava Via dell’Oriuolo, e giungeva allo Spedale di Santa Maria Nuova e per Via della Pergola e Via di Pinti tornava alle mura. Le parrocchie alle quali appartenevano le case di questo territorio erano: Sant’Ambrogio, San Pier Maggiore, San Procolo, e Santa Maria in Campo;
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Gonfalone Drago San Giovanni – Dalla Croce al Trebbio per Via del Giglio fino a Piazza Madonna degli Aldobrandini, Via della Forca, Via Cerretani, Piazza del Duomo, Via dei Martelli e Via Larga (Via Cavour), fino alle mura. Da lì per Via San Sebastiano, Via della Sapienza, Via del Cocomero (Via Ricasoli), di nuovo a Piazza del Duomo, da San Cristofano degli Adimari, il Ghetto Piazza degli Agli, e da lì attraverso le case e per Via del Trebbio fino alla Croce al Trebbio. Comprendeva le parrocchie di: Santa Maria Maggiore, San Lorenzo, San Marco, San Cristofano degli Adimari, San Tommaso, San Leo, San Michele Berteldi;
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Gonfalone Lion d’Oro - Da Piazza del Duomo per via de’ Martelli e Via Larga fino alle mura per arrivare al confine del Gonfalone Lion Bianco. Poi per via de’ Cenni, Via del Giglio, Via della Forca di Campo Corbolini e via de’ Cerretani tornava in Piazza del Duomo. Il territorio apparteneva alle parrocchie del Duomo, San Lorenzo, Santa Maria Novella, Santa Maria Maggiore;
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Gonfalone Vaio – Da Orsanmichele, Piazza di Mercato Vecchio, Piazza di San Cristofano Adimari, Piazza del Duomo, fino a Via de’ Servi, le mura, Via della Pergola, Via Folco Portinari, dietro Santa Maria in Campo, Via del Proconsolo, Via Dante Alighieri fino a Orsanmichele. Parrocchie del territorio: San Michele in Orto, San Tommaso, San Cristofano Adimari, Duomo, San Pier Celorum, Santa Margherita, San Martino, San Michele Visdomini, SS Annunziata, Santa Maria in Campo, San Benedetto e Santa Maria Alberighi: Nel Corteo della Repubblica Fiorentina, sfilano con il Quartiere di San Giovanni dopo il nobile Commissario il Bandieraio con la bandiera con l’insegna del Quartiere: D’azzurro al Battistero d’oro affiancato da due chiavi (una per parte) in palo legate con un cordone dello stesso colore. Sono presenti i quattro Gonfalonieri di Compagnia, con i quattro bandierai che portano l’insegna del Gonfalone.
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Alberto Chiarugi Read the full article
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ginogirolimoni · 5 months
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Correva l’anno 2007, correva in tutti i sensi e a sirene spiegate, sono passati pochi anni da allora, ma sono accadute molte cose che i più giovani magari non ricorderanno, eravamo meno fascisti di adesso, nel 1995 c’era stata la Svolta di Fiuggi, in cui il fascismo con tutta quell’acqua diuretica era scivolato giù per lo sciacquone ma molti hanno galleggiato fino adesso.
Nel 2003 Gianfranco Fini si recò in Israele e li addossato al Muro del Pianto con tanto di kippah sulla testa denunciò gli errori del fascismo e definì le Leggi Razziali (le leggi non il fascismo come riporta ancora qualcuno) il “male assoluto”.
La sinistra non era più comunista e non era più neanche sinistra allora come ora, solo che ora almeno lo sappiamo, per sentire qualcosa di sinistra dovevi fare una seduta spiritica: “Spirito di Enrico Berlinguer, se ci sei batti un colpo!”.
Adesso il povero Enrico è li che si rotola nella tomba, da qui le scosse di terremoto in centro Italia, visto che è sepolto nel Cimitero di Prima Porta; che colpo volete che batta se adesso al posto del suo PCI trova il PD, se scorge che gli ultimi segretari sono la Schlein, Letta, Zingaretti, Martina e Renzi? Ecco, su Renzi e sulla figlia su Rete 4 stanno già evacuando i Campi Flegrei.
Il 9 giugno 2007, dicevo, Gustavo Selva, senatore della Repubblica, tessera P2 n° 1814, eletto sulle liste di AN, il partito della Meloni prima della Meloni, quando lei era solo il ministro della Giovinezza, pur di non arrivare in ritardo ad un dibattito televisivo a cui era invitato, finge di avere un malore e si fa trasportare dall’ambulanza del 118 all’indirizzo dello studio televisivo dicendo che si tratta del suo medico di fiducia.
Giunto sul posto si strappa di dosso tutte le apparecchiature di monitoraggio e cura e corre frettolosamente verso lo studio in cui era atteso, seguito dagli infermieri dell’ambulanza, che sembrava quasi una barzelletta sui manicomi in cui il pazzo più furioso riesce a fuggire.
Nonostante le picconate berlusconiane alla Giustizia, quei pochi lacerti che ne erano rimasti riescono a condannare in tempi brevi (6 marzo 2008, col rito abbreviato), il suddetto senatore per truffa ai danni dello Stato, aggravata dall’abuso di potere e dall’interruzione di pubblico ufficio.
Capi d’imputazione che mettono paura, ti chiedi: “Che ne sarà stato del senatore Selva? L’hanno dato in pasto ai coccodrilli del Nilo. Ha trascorso il resto dei suoi giorni nelle celle segrete dell’Inquisizione? Niente di tutto questo, si è beccato 6 mesi di reclusione ed è stato costretto a pagare 200 euro di multa che manco la benzina.
Ogni parallelismo col Freccia Rossa di Gino Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, del Cognatismo e del Demerito, lascia il tempo che trova, perché oggi ai fascisti d’antan si sono aggiunti gli indiani.
Gianfranco Fini in un’intervista a Repubblica del 9 ottobre 2004 disse: “Non avevo precise opinioni politiche. Mi piaceva John Wayne, tutto qui. Arrivato al cinema, beccai spintoni, sputi, calci, strilli perché gli estremisti rossi non volevano farci entrare. E così per reagire a tanta arroganza andai a curiosare nella sede cittadina della Giovane Italia”.
E dove c’è John Wayne ci sono gli indiani e i camerati del 7° cavalleggeri, senza contare poi i vari Geronimo Antonino, Leonardo Apache e Lorenzo Cochise, è normale poi che i fasci siano in qualche modo conquistati più dal Freccia Rossa che dall’Auto Blu.
E vogliamo parlare, poi, di quest’ossessione che colpisce la destra? No, non mi riferisco al nepotismo, all’idea di infilare parenti e amici ovunque se detieni il minimo potere per poterlo fare. Mi riferisco, invece a quella per i treni, i mezzi di trasporto in generale e l’assillo di arrivare in orario.
Infatti, sia Selva allora che Lollobrigida ora sembra dovessero recarsi in uno studio televisivo (Lollo aveva concordato la registrazione della puntata del programma della De Girolamo, pensate quant’è incazzata adesso Nunzia, che ha registrato tutta una puntata col ministro dell’Agricoltura senza sapere che poco prima aveva fermato un treno così come Mosè arrestò la corrente del Mar Rosso per far passare indenne il popolo di Israele).
Come minimo scambieranno questa assenza di domande scomode al ministro come solidarietà cameratesca e la De Girolamo potrebbe essere candidata da FdI alle prossime elezioni europee; e se questo non dovesse accadere, pazienza, vivrà comunque di Pane, amore e fantasia.
Oggi il ministro, se dovesse andare sotto processo, non sarà condannato al carcere, sebbene i poveri carcerati mangino meglio dei ricchi pariolini, né sarà costretto a pagare la multa per i trasgressori che senza alcun grave motivo valido tirano il freno di emergenza, al massimo se ritenuto colpevole di qualcosa, potrà chiedere anche lui di essere affidato, come il suo ex compagno di partito Gianni Alemanno ai servizi sociali, scontando la pena presso la struttura SoSpe-Solidarietà di Suor Paola.
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infosannio · 10 months
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Nordio senza freni: ora è il turno del concorso esterno alla mafia. Forza Italia lo applaude, Meloniani pronti a fare muro
Via Arenula considera il reato “evanescente” e lo vuole “rimodulare”. L’abolizione dell’abuso d’ufficio e gli interventi sulle intercettazioni sono già nella riforma penale al vaglio del capo dello Stato Sergio Mattarella […] (DI LORENZO GIARELLI E VALERIA PACELLI – ilfattoquotidiano.it) – L’abolizione dell’abuso d’ufficio e gli interventi sulle intercettazioni sono già nella riforma penale al…
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giancarlonicoli · 10 months
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11 lug 2023 11:27
COME TI STRITOLO LA “PITONESSA” – QUOTE NELLE SOCIETA’, RUOLI E COMPENSI: "REPORT" SMENTISCE LA DIFESA DI DANIELA SANTANCHÈ IN SENATO - TRA 2014 E 2018 LA PITONESSA “HA INCASSATO 400 MILA EURO ALL'ANNO MENTRE LA SOCIETÀ PERDEVA 7 MILIONI" - SMENTITA ANCHE A PROPOSITO DEI DIPENDENTI LICENZIATI SENZA LIQUIDAZIONI – IL MISTERO DEL FONDO ARABO NEGMA - COME AFFRONTERÀ I DEBITI DI VISIBILIA? LA MINISTRA: “HO MESSO A DISPOSIZIONE IL MIO PATRIMONIO”. PAROLE AL VENTO PER LA PROCURA DI MILANO… - VIDEO -
Durante il suo intervento la ministra Santanché ha duramente attaccato la lavoratrice che ha denunciato Visibilia per aver lavorato nonostante fosse in Cassa integrazione a zero ore. Per la prima volta l’ex dipendente di Visibilia ha deciso di mostrare il suo volto #Report pic.twitter.com/GITdM4Ivzj — Report (@reportrai3) July 10, 2023
Grazia Longo per la Stampa
 Daniela Santanchè con le spalle al muro dopo l'inchiesta di Report. La sua posizione all'interno del governo è appesa un filo, anche se Meloni, seppur non apertamente, continua apparentemente a sostenerla. Ma fino a quando? Indagata dalla Procura di Milano per falso in bilancio e bancarotta fraudolenta, Santanchè smentisce se stessa. O meglio, l'imprenditrice smentisce la ministra.
In un impietoso fact checking, alla lettera «verifica dei fatti», la trasmissione d'inchiesta Report, condotta da Sigfrido Ranucci, ieri sera su Rai 3, ha messo a confronto le azioni concrete di Santanchè a Visibilia e dintorni e le sue dichiarazioni in Senato.
Emergono numerose ed evidenti contraddizioni. A partire dalla sua affermazione a Palazzo Madama, il 5 luglio scorso: «La mia partecipazione in Ki Group srl non ha mai, ripeto mai, superato il 5 per cento».
Peccato che la società sia di proprietà di Ki Group spa, che a sua volta è controllata da Bioera. E il bilancio 2013 rivela che Daniela Santanchè possedeva il 14,9 per cento di Bioera tramite la D1 Partecipazioni, un'altra holding in cui lei è socia con l'ex fidanzato Alessandro Sallusti.
Sempre in Senato la ministra del Turismo ha dichiarato di essere entrata in Ki Group esclusivamente per supportare il figlio Lorenzo Mazzaro.
Ma nel 2013 il ragazzo aveva solo 17 anni e non lavorava. E invece in quell'anno le aziende della Santanchè del gruppo Visibilia, che già non navigavano in acque tranquille, venivano finanziate da Bioera, e quindi con i soldi di Ki Group, per 1 milione e 300 mila euro finalizzato a un aumento di capitale.
La ministra, poi, nega di aver avuto un ruolo in Ki Group srl. Ma viene tradita dal bilancio 2014 che dimostra che già allora era la presidente della Ki Group spa, la controllante. Dai bilanci si evince inoltre che ha spalleggiato l'ex fidanzato Canio Mazzaro fin dall'inizio dell'impresa del biologico, assumendo nel 2012 la presidenza di Bioera, carica che conserverà anche negli anni successivi.
E ancora: Santanchè ha ribadito che i suoi compensi non sono mai stati superiori a 100 mila euro lordi all'anno, tra il 2014 e il 2018, mentre documenti interni attestano che ha incassato oltre 400 mila euro lordi all'anno anche quando la società perdeva 7 milioni di euro. Viene inoltre smentita anche a proposito dei dipendenti licenziati senza liquidazioni: lei nega di essere stata operativa in azienda all'epoca dei fatti, ma come si legge nel bilancio 2021 di Ki Group srl il licenziamento della quasi totalità dei dipendenti risale al 2021-2022, quando Daniela Santanchè era perfettamente operativa all'interno dell'azienda.
La ministra ha respinto l'accusa relativa al fatto che la dipendente Federica Bottiglione, che lavorava mentre era in cassa integrazione a zero ore, fosse all'oscuro della sua situazione contrattuale e ha negato che abbia lavorato in cassa integrazione. Ma la verità raccontata da Bottiglione di fronte alle telecamere è completamente opposta. «Non sapevo di essere in cassa integrazione a zero ore. Durante il Covid ho sempre lavorato. Soprattutto perché il mio ruolo di responsabile affari societari e investor relator è obbligatorio in Borsa, è quella persona che dà comunicazioni al mercato, e non si può smettere di darle se si è quotati».
(...)
Un autentico mistero è anche il fondo arabo Negma.
Secondo la ministra ha portato benefici agli azionisti di Visibilia, ma nei fatti nel giro di tre anni, dopo il finanziamento Negma, il valore delle azioni è crollato da 90 euro a 10 centesimi nel 2022. Eppure Santanchè insiste che dal gennaio 2023 il titolo di Visibilia è cresciuto del 500 per cento. Ma viene contraddetta dall'azionista di minoranza di Visibilia, Giuseppe Zeno, che a Report dichiara: «È una cosa ridicola questa, perché il titolo viene giù da 40 euro, è arrivato a 0,20. Quindi adesso da 0,20 a 0,60 è ridicolo dire che abbia avuto una ripresa del 200% perché siamo sempre sotto del 90%». Come affronterà i debiti di Visibilia?
In Senato la ministra ha assicurato: «Ho messo a disposizione il mio patrimonio». Parole al vento per il perito della Procura di Milano che nella sua relazione boccia la considerazione perché «troppo generica». Insufficienti paiono infatti, come garanzie, l'immobile di lusso di Milano e il Twiga, lo stabilimento per vip a Marina di Pietrasanta, di cui ha ceduto le quote al fidanzato Dimitri Kunz (anche lui indagato) e a Flavio Briatore. Per non parlare del rischio di un possibile conflitto di interessi, considerato che il governo dovrà mettere all'asta le concessioni balneari.
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mypickleoperapeanut · 11 months
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COMUNICATO STAMPA 24 MAGGIO 2023
Dalla Fiera del libro di Vietri sul mare solidarietà a Faenza, il ricordo di don Lorenzo Milani e della “cultura distrutta “ di Via dei Georgofili
La Fiera del libro "Un Libro d'a...Mare" 2023, che si terrà a Marina Vietri sul mare nei giorni 26 - 27 e 28 maggio, sarà una fiera all’insegna del ricordo di Don Lorenzo Milani, scrittore, docente ed educatore cattolico, dell’attentato all'Accademia dei Georgofili a Firenze e di solidarietà a Faenza.
In concomitanza con i festeggiamenti per il centenario della nascita di don Milani la Regione Toscana il 27 maggio ospiterà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in visita a Barbiana ricorderà il grande prete scrittore.
Gli scritti di don Milani innescarono al tempo aspre polemiche, coinvolgendo la Chiesa cattolica, gli intellettuali e politici dell'epoca.
Nel dicembre del 1954 venne mandato a Barbiana, una minuscola e sperduta frazione di montagna nel comune di Vicchio, in Mugello, dove entrò in contatto con una realtà di povertà ed emarginazione ben lontana rispetto a quella in cui aveva vissuto gli anni della sua giovinezza.
La sua figura di prete è legata all'esperienza didattica rivolta ai bambini poveri nella disagiata e isolata scuola di Barbiana, nella canonica della chiesa di Sant'Andrea.
Gli ideali della scuola di Barbiana erano quelli di costituire un'istituzione inclusiva, democratica, con il fine non di selezionare ma piuttosto di far arrivare, tramite un insegnamento personalizzato, tutti gli alunni a un livello minimo d'istruzione garantendo l'eguaglianza con la rimozione di quelle differenze che derivano da censo e condizione sociale.
La scuola suscitò immediatamente molte critiche e ad essa furono rivolti attacchi, sia dal mondo della chiesa sia da quello laico.
Fu don Milani ad adottare il motto inglese "I care", letteralmente ”mi importa”, ”mi interessa”, ”ho a cuore”, in dichiarata contrapposizione al "Me ne frego" fascista, che sarà in seguito fatto proprio da numerose organizzazioni religiose e politiche, tra cui ultima la presidente del Parlamento dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, la quale intervenuta allo State of the Union in collegamento con l’Università europea di Firenze ebbe a dichiarare :
"Negli anni Sessanta, un giovane maestro, don Lorenzo Milani, scrisse su un muro di una scuola a Barbania, due semplici parole in inglese: ”I care”, spiegando ai suoi studenti che quelle due parole sarebbero dovute diventare le più importanti da apprendere.
Don Milani ci ha trasmesso l’etimologia di educare, che non è immettere, ma educere, tirare fuori il meglio dalle menti ben predisposte.
Il motto di Don Milani “ I CARE” è l’esempio europeo, significa prendersi responsabilità.
Dal febbraio 2022 milioni di europei hanno detto
'I care' con le loro azioni” di “volontariato “.
Durante al Fiera del Libro si ricorderà, inoltre il trentesimo anniversario della strage di via dei Georgofili, l'attentato terroristico compiuto da Cosa nostra nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993 tramite l'esplosione di un'autobomba in via dei Georgofili a Firenze, nei pressi della storica Galleria degli Uffizi.
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L'esplosione dell'autobomba imbottita con 277 chilogrammi di esplosivo provocò l'uccisione di cinque persone: i coniugi Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (31 anni) con le loro figlie Nadia (9 anni) e Caterina (appena 50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni), nonché il ferimento di una quarantina di persone.
Ma la cultura oltraggiata è oggi a Faenza, una Città di antica tradizione ceramica, devastata dagli alluvioni dei gironi scorsi.
Anche il Museo Carlo Zauli, che nasce a Faenza nel 2002, all'interno degli spazi che dal 1949 furono luoghi di lavoro dello scultore faentino e punto di riferimento nella produzione e divulgazione dell'arte contemporanea, è completamente distrutto. Chiunque voglia contribuire alla sua ricostruzione potrà effettuarla attraverso questa raccolta fondi GoFundMe.
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*Alluvione Faenza Museo Carlo Zauli* https://gofund.me/289ac87d o effettuare una donazione attraverso il link https://gofund.me/51e5a625
La Fiera del libro di Vietri sul mare vuole essere un ulteriore momento di stimolo per incrementare la lettura, che da sempre contribuisce a tirar fuori il meglio delle persone ben predisposte.
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ci sono tre miliardi di canzoni nella storia della musica mondiale
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circusfans-italia · 11 months
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CIRCUS KRONE STARS IN DER MANEGE foto
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CIRCUS KRONE STARS IN DER MANEGE foto Lo scorso 08 aprile 2023, il colosso tedesco circus Krone ha iniziato il tour 2023. Tour che quest'anno ha rispolverato un titolo storico ed evocativo per la casa STARS IN DER MANEGE.
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E le stelle sotto alla grande tenda sono davvero tante e qualcuna ..... parla anche italiano :)
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Ecco il programma: - Overture con il giullare Mister Lorenz - Lorenzo Carnevale - Cavallo e leone ..... - La grande parata con la principessa dei cavalli Jana Mandana Lacey-Krone (attualmente non lavora in pista in quanto in dolce attesa) - Filo alto con la piramide a 7 che ha vinto il Clown d'Argento al recente 45° Festival International du Cirque de Monte-Carlo - Troupe Mustafa Danguir - Intermezzo - Bingo Circo Teatro Clown di Bronzo al recente 45° Festival International du Cirque de Monte-Carlo - Ballerina a cavallo con gli hula hop - Stipka - I campanelli - Mister Lorenz ed il pubblico - Grand tableau - Bingo Circo Teatro - Cani ammaestrati - Thomas Lacey - Entrata Musicale - Tony Alexis Trio - Alta Scuola d'equitazione - Jana Mandana Lacey-Krone e Hans Ludwig Suppmeier "Bule" - Uomo forte - Mister Lorenz - Doppio trampolino elastico con il muro - Team Non Stop
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Intervallo annunciato da Mister Lorenz e dai Bingo - Doppia ruota della morte che ha vinto il Clown d'Argento al recente Festival International du Cirque de Monte-Carlo - Troupe Mustafa Danguir - Alla scala libera - Mister Lorenz - Grande quadro equestre con libertà e stop and go - Jana Mandana Lacey-Krone o Hans Ludwig Suppmeier "Bule" - Sostenuto alle cinghie - Flash of Splash - Clown parade - Mister Lorenz e Tony Alexis Trio - Gabbia Mista vincitrice del Clown d'Or al 43° Festival International du Cirque de Monte-Carlo - Martin Lacey jr - Il gran finale con tutti gli artisti nuovamente in pista
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Lo spettacolo è impreziosito dalla musica live della grande orchestra.
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Oggi vi proponiamo due set di fotografie. Un servizio realizzato lo scorso 11/05/23 a Tuttlingen, il secondo invece da Villingen. Lo scorso 21 aprile abbiamo raggiunto il circo a Villingen - Schwenningen e ne abbiamo approfittato per scattare qualche fotografia allo spettacolo 2023.  Le foto dello spettacolo 2023 di Krone fanno parte della nostra collezione dedicata agli show del gigante tedesco. Per vedere le foto di altri spettacoli del passato CLICCATE QUA
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Le fotografie degli spettacoli di Krone fanno parte della collezione di immagini degli spettacoli dei circhi tedeschi, per vederle CLICCA QUA
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Per vedere invece la nostra sconfinata photo gallery con le foto degli spettacoli di circhi di oltre 20 nazioni diverse CLICCATE QUI
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Le prossime tappe della prima parte del tour 2023 sono: - Kempten, Freigelände an der Allgäuhalle, dal 17 al 22 maggio 2023 - Biberach an der Riß, Festplatz Gigelberg, dal 25 al 29 maggio 2023 - Friedrichshafen, Messeplatz P7 Ailingerstraße, dal 01° all' 11 giugno 2023
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Il Krone è facilmente raggiungibile dal nord Italia, passando attraverso la Svizzera. Per prenotare il vostro biglietto CLICCATE QUA
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lamilanomagazine · 1 month
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Nuovi modenesi, 212 bambini diventano cittadini onorari
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Nuovi modenesi, 212 bambini diventano cittadini onorari. Sono Alak, Francisca, Leonard, John, Asmin, Esther, Atakwrah, Nyah, Julia, Andrea, Djeneba e tanti altri bambini i nuovi cittadini onorari di Modena. A consegnare loro la pergamena che lo attesta, durante la cerimonia di Bambin@=Cittadin@ promossa da Comune e Unicef, in Galleria Europa, è stato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli. Nello stesso momento in 54 classi quinte delle scuole primarie di tutti gli Istituti comprensivi cittadini altre decine di bambini, nati in Italia da famiglie migranti residenti a Modena dove hanno terminato un ciclo di studi, ricevevano dalle mani delle loro insegnanti lo stesso attestato: un riconoscimento simbolico ma molto importante, in quanto afferma che tutti i bambini cresciuti insieme in Italia frequentando le stesse scuole hanno uguali diritti di cittadinanza e riconosce alla scuola un ruolo centrale nel processo di costruzione di una comunità interculturale inclusiva. La stessa festa, lo stesso battimani e vociare felice dei bambini delle classi 5 A e B della scuola Cittadella dalla Galleria Europa, dove campeggia un frammento originale del muro di Berlino a testimonianza dei valori a fondamento dell'Unione europea, ha abbracciato, sulle note dell'Inno di Mameli e dell'Inno alla gioia, tutte le classi collegate in diretta streaming. Complessivamente 212 i bambini che sono diventati cittadini onorari nella città dove vivono, giocano e studiano. Il conferimento simbolico della cittadinanza onoraria, iniziativa nata su volontà del Consiglio comunale nel 2015 che, ad oggi, ha interessato in tutto oltre 1800 bambini, è stato il momento culminante di una bella festa con cui i cittadini di domani hanno dialogato con gli amministratori di oggi. A rispondere a domande e curiosità dei bambini, oltre al sindaco Muzzarelli, sono stati il presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi, il presidente di Unicef Modena Lorenzo Iughetti e l'assessora a Istruzione, Sport e Pari opportunità Grazia Baracchi. La regia della festa, come del percorso alla cittadinanza che grazie al lavoro dei docenti e al sostegno di Unicef, durante l'anno scolastico accompagna i bambini (quelli che ricevono la cittadinanza come i loro compagni) a questo momento, è infatti del Settore Istruzione con il Centro educativo Memo. "Cittadini si diventa ogni giorno attraverso gli impegni che vi prendete, attraverso l'assunzione di diritti e doveri. In questo percorso per diventare persone responsabili, un percorso che valorizza le differenze per non farle diventare diseguaglianze e che fate innanzitutto a scuola, ci aiutano anche le vostre insegnanti", ha detto l'assessora Baracchi ai bambini. E "da sindaca a sindaco" al primo cittadino Gian Carlo Muzzarelli dalla 5A della primaria S. Giovanni Bosco, collegata on line, è arrivata anche la prima domanda sul ruolo di sindaco. A porla è Omaima appena eletta sindaca della sua classe al termine di una campagna elettorale che ha conosciuto anche qualche ombra ma che alla fine ha premiato colei di cui "ci si può fidare", commentano i compagni. "Ti faccio i miei complimenti perché maturare il senso dell'impegno e il valore di mantenere gli impegni presi è importantissimo per un sindaco come per ciascuno di noi; mettiti sempre in ascolto e a disposizione degli altri perché se maturerai questa sensibilità sociale sarai sicuramente una sindaca migliore", le ha detto il sindaco Muzzarelli portando a bambini e insegnanti anche il saluto e gli auguri del vescovo Don Erio Castellucci. Da un progetto sulla Costituzione che li ha portati alla scoperta di don Lorenzo Milani e della sua scuola di Barbiana, la V B delle Cittadella attraverso la voce di Cecile ha posto l'accento sull'importanza dello sport e di avere spazi e occasioni per muoversi, sollecitando sul tema l'assessora Baracchi. Mentre la V A, dopo un percorso incentrato sulla parola "condivisione", ha affidato a Muslima il compito di sondare le paure dei grandi, così come l'importanza del gioco anche per gli adulti. "Ho tante piccole paure – ha ammesso il presidente del Consiglio Poggi - ma la principale è di smettere di avere paura; bisogna avere il coraggio di avere paura, perché è avendo paura che si superano le difficolta e si cresce, così come attraverso il gioco ci si confronta con gli altri e con le regole, e con gli altri ci si diverte anche, cosa importantissima per noi tutti". Altre classi si sono interrogate sulle differenze e sul sentirsi diversi, grazie al progetto di Unicef dedicato alla storia di un quadrato nel paese dei cerchi. Non solo tutti i bambini si sono sentiti almeno una volta quadrato tra cerchi, capita anche agli adulti e "non sempre è sbagliato essere quadrati in mezzo a rotondi, se significa pensarla diversamente e cercare la condivisione attraverso il confronto per realizzare una comunità inclusiva", hanno sottolineato il sindaco e  Poggi, "perché si può essere rotondi o quadrati ma l'importante è condividere i valori fondanti e per far conoscere a tutti i vostri diritti - ha aggiunto Iughetti rispondendo a Giacomo della 5B delle De Amicis - dovete innanzitutto conoscerli e parlarne tra voi, in famiglia e con gli amici, riconoscendo e rispettando i diritti degli altri ed esigendo che anche i vostri siano rispettati: questo significa fare politica".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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eriri-arq · 11 months
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Glosario 05 + Mapa
Tema 05 - Mr. Woldwide: Michelangelo Bounarroti
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Sacristía Vieja de San Lorenzo
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Ubicación: Basilica de San Lorenzo (Florencia, Italia).
Mecenas: Cardenal Giulio di Medici en conjunto con su primo el Papa León X.
Arquitecto: Miguel Ángel
Construcción: 1520-1534
Objetivo: honrar a la familia Medici.
Sobre esta obra podemos comentar que esta Sacristía empezó su construcción tomando como inspiración la Sacristía Vieja de Brunelleschi (ubicada también en la Basilica de San Lorenzo) pero agregando la esencia de Miguel Angel, quien termina innovando con la decoración arquitectónica de los muros creando un contraste en las paredes que atrae la atención del espectador. Además, como elemento innovador en esta edificación se encuentra que los nichos situados sobre las puertas terminan perdiendo su función original e introducen más bien un elemento de tensión abstracta que se volvería una de las características más llamativas de la arquitectura de Miguel Ángel.
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Fuentes de la descripción:
- https://www.michelangelo.net/es/sacristia-nueva-de-san-lorenzo/
- https://neetescuela.org/la-arquitectura-de-miguel-angel/
Erika Camposano | Historia II | Prof. Arq. Rebeca Tineo
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jacopocioni · 7 months
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Porte e postierle di Firenze (seconda parte)
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Le mura di Firenze nella Pianta della Catena del XV secolo Porte e postierle di Firenze (prima parte)Nel 1284 venne deciso l’ampliamento della cinta muraria della città di Firenze, la terza, un’opera imponente che si protrasse per molti anni fino al parziale compimento nel 1333, un anno fatidico per la città ricordato per la tremenda esondazione del fiume Arno, e continuata negli anni successivi fino al 1388 e oltre come scriveva il Repetti nel “Compendio della storia di Firenze, articolo estratto dal Dizionario geografico storico della Toscana”.
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Firenze Porta del Vescovo, dal libro del Biadaiolo(Domenico Lenzi) XIV secolo Firenze in epoca romana aveva quattro porte: San Piero, del Vescovo, San Pancrazio e Santa Maria due lungo ciascun asse tracciato dal cardo e dal decumano e pertanto una a nord e la corrispettiva a sud, l’altra a est e la corrispettiva a ovest. Benedetto Varchi nella “Storia fiorentina” così ce le descrive: “Ebbe quattro porte maestre, onde fu divisa in quattro quartieri, le quali porte erano in guisa situate che facevano come una croce. La prima dalla parte di levante si chiamava Porta San Piero; la seconda volgendo a man dritta alla plaga di settentrione, perché era vicina al tempio di San Giovanni, e non lungi dal vescovado, si nominava la porta del Duomo, o veramente del vescovo; la terza la qual era dell’occidente riscontro alla prima, fu nominata, dalla chiesa che era poco fuori di lei, la Porta di San Brancazio; la ultima, la qual era di rimpetto alla seconda, ebbe nome Porta Santa Maria, dove oggi si dice Por Santa Maria” Il Repetti descrive questo primo cerchio antico il cui circuito scriveva era quasi rettangolare ed era situato interamente lungo il lato destro del fiume Arno dove confluiva con il Mugnone che nel tempo fu deviato tre volte rispetto al suo corso naturale, che attraversava la città all’altezza di via Larga ( oggi Cavour), voltandolo verso San Lorenzo. Non tutti gli studiosi concordano sul numero totale delle cerchie murarie di Firenze dopo quella romana. Alcuni indicano, fino a quella arnolfiana trecentesca, altre cinque cerchie murarie. Giovanni Villani racconta nella “Nuova Cronica” di una cerchia iniziata nel 1078 e che il Repetti considera il secondo cerchio: Come la città di Firenze crebbe lo cerchio, prima di fossi e steccati, poi di mura. “negli anni di Cristo MLXXVIII cominciarono i Fiorentini le nuove mura, cominciando dalla parte del levante alla porta di San Piero Maggiore, la quale fu alquanto dietro alla detta chiesa, mettendo il borgo di San Piero Maggiore e la chiesa detta dentro alle nuove mura. E poi ristrignendosi dalla parte di tramontana, poco di lungi al detto borgo fece gomito ad una postierla poi seguendo insino alla porta di borgo San Lorenzo, mettendo la detta chiesa dentro alle mura; e poi appresso ebbe due postierle, ; conseguendo poi insino alla porta di San Paolo, e appresso seguendo insino alla porta alla Carraia, a la quale fece fine il muro in su l’Arno, ove poi si cominciò e fece uno ponte che·si chiama il ponte alla Carraia per lo nome di quella porta; e poi seguendo le mura non però troppe alte in su la riva d’Arno, mettendo dentro ciò ch’era di fuori alle mura vecchie, ciò era il borgo di San Brancazio, e quello di Parione, e quello di Santo Appostolo, e quello di porte Sante Marie insino al ponte Vecchio; e poi appresso in su la riva d’Arno insino al castello Altafronte”.(ndr: Castello Altafronte oggi sede del Museo Galilei, al tempo il Castello era inserito nella cinta muraria della città).
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Il Catello d’Altafronte nella Pianta della Catena, oggiPalazzo Castellani in Piazza dei Giudici Oltrarno si avea tre borghi, i quali tutti e tre cominciavano al ponte Vecchio di là da Arno: l’uno si chiamava e chiama ancora borgo Pidiglioso, perch’era abitato di vile gente, e era in capo del detto borgo una porta che·si chiamava la porta a Roma, ove sono oggi le case de’ Bardi presso a Santa Lucia de’ Magnoli e passato il ponte Vecchio, e per quella via s’andava a Roma per lo cammino da Fegghine e d’Arezzo; altre mura non avea al detto borgo se non il dosso delle case di costa al poggio. L’altro borgo era quello di Santa Felicita, detto il borgo di Piazza, che avea una porta ove è oggi la piazza di San Filice, onde va il cammino a Siena; e un altro borgo che·si chiamava di San·Iacopo, che avea una porta ove sono oggi le case de’ Frescobaldi, che andava il cammino a Pisa. A’ detti tre borghi del sesto d’Oltrarno non avea altre mura se non le porte dette e’ dossi delle case di dietro che chiudeano le borgora con giardini e ortora di dietro. Ma da poi che·lo imperadore Arrigo terzo venne ad oste a·Firenze, i Fiorentini feciono murare Oltrarno, cominciando a la detta porta a Roma montando adietro al borgo a la costa di sotto a San Giorgio, e poi riuscieno dietro a Santa Felicita, rinchiudendo il borgo di Piazza e quello di San·Iacopo, e quasi come andavano i detti borghi; ma poi si feciono le mura d’Oltrarno al poggio più alte, come sono ora”. Dal 1173 al 1175 in soli due anni venne realizzata quella che viene annoverata come la quarta cerchia dalle origini e la seconda comunale. Il Mugnone fu deviato e il perimetro delle mura venne circondato da fossati alimentati prevalentemente dalle acque del torrente e nuovi fossati difensivi lungo l’attuale via dei Fossi che ne prese il nome. Se la struttura muraria di Firenze medievale ricalcava prevalentemente quella romana, fu in età comunale che la nuova cerchia incluse al suo interno i borghi che si erano sviluppati attorno alle porte che, essendo punti strategici di incontro e di scambi, avevano visto il fiorire di case e botteghe, come San Lorenzo e Santa Croce. Nel 1173 iniziò la costruzione della seconda cerchia comunale che ebbe un perimetro doppio rispetto alla precedente, sei porte e quattro postierle, ovvero piccole porte che venivano aperte a distanza dalle porte principali ma dall’uso strategico in caso di attacco e per raggiungere il camminamento di ronda, sebbene il Repetti avverta nel suo “Compendio” che non è dato sapere con certezza né il perimetro né le porte e le porticciole mancando una documentazione precisa. Lo stesso Repetti continua riferendo le notizie di quella che annovera come la terza ed ultima cerchia comunale e intitola il suo capitolo: “Porte del terzo cerchio della città tuttora esistente”. “Questo terzo cerchio ebbe 16 tra porte e postierle; dieci alla destra e sei alla sinistra dell’Arno. Otto di esse furono murate e disfatte al principio del governo Mediceo, cioè la porta della Giustizia, la porta Guelfa, la postierla de’ Servi, la porta Faenza e la porta Polverrosa tutte alla destra dell’Arno. Alla sinistra dello stesso fiume furono chiuse le postierle di Camaldoli, fra San Pier Gattolini e San Frediano e più tardi la parte di S.Giorgio sulle Coste e quella di San Miniato. Quest’ultima riaperta nel 1834. Cosicché attualmente esistono otto porte e una postierla” (da Repetti in “Compendio della storia di Firenze” 1849).
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Firenze, la Porta torre San Niccolò nel dipinto di Fabio Borbottoni E concludiamo con alcune date relative alle fortificazioni successive legate a nomi illustri. Nel 1529 Michelangelo, nominato governatore e procuratore generale delle fortificazioni, fece rinforzare con bastioni tutti i punti più esposti del circuito murario: bastioni furono costruiti presso Porta San Giorgio e ridimensionò il bastione voluto dal San Gallo a san Miniato e quindi terrapieni e fossati. Nel 1590 fu iniziata un’altra opera di fortificazione quello che oggi chiamiamo il Forte Belvedere, la fortezza di Santa Maria in San Giorgio del Belvedere, affidata da Ferdinando Medici all’architetto Buontalenti.
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Firenze, Porta San Miniato, in un dipinto di Fabio Borbottoni Fu il Progetto Poggi a fine Ottocento a decretare l’abbattimento delle mura e a dare vita a quelli che furono allora i viali di circonvallazione, quelli che oggi attraversano invece la città e che conservano nelle Porte i segni del lontano passato. Come sarebbe stata Firenze oggi se avesse conservato intatta la sua cerchia?
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Salvina Pizzuoli
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tuttatoscana.net https://tuttatoscana.net/storia-e-microstoria-2/firenze-porte-e-postierle-seconda-parte/ Read the full article
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kritere · 1 year
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Scivola mentre tinteggia muro esterno di casa, Lorenzo precipita dal balcone e muore
DIRETTA TV 5 Aprile 2023 Il dramma si è consumato in un’abitazione di Tobbiana, una frazione del comune di Prato. La vittima è il 65enne Lorenzo Grassi che aveva decisi di effettuare autonomamente alcuni lavori alla sua casa. 26 CONDIVISIONI Immagine di repertorio Tragedia nelle scorse ore in Toscana dove un uomo è morto dopo essere precipitato dal palazzo di casa sua mentre tinteggiava una…
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ashbakche · 1 year
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Lo specchio celeste di Mozia
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Quello che gli esperti hanno pensato a lungo fosse una struttura portuale della piccola isola al largo della costa occidentale della Sicilia, con tutta probabilità era invece il bacino di un santuario, come ha scoperto un gruppo italiano di archeologi. Le acque calme del bacino venivano usate dai fenici per osservare le stelle riflesse, come in un grande osservatorio astronomico utile, per esempio, alla navigazione.
Nell'VIII secolo a.C. i fenici fondarono Mozia, una città commerciale molto attiva, su una piccola isola al largo della costa occidentale della Sicilia. E dove i navigatori provenienti dall'ovest del Mediterraneo si sono insediati, hanno creato dei porti. L'isola nella laguna di Marsala, che oggi è chiamata San Pantaleo, aveva un grande bacino portuale a sud-ovest. Si suppone. Perché un gruppo di archeologi guidato da Lorenzo Nigro della La Sapienza Università di Roma ha ora scoperto, dopo vent'anni di scavi, quale funzione avesse originariamente lo specchio d'acqua e che cosa ci fosse nelle vicinanze dello specchio d'acqua artificiale.
Secondo Nigro, il complesso rettangolare, che era circondato da templi e cinto da un muro circolare, serviva da specchio naturale: "La superficie riflettente del bacino poteva essere utilizzata per le osservazioni astronomiche", scrive Nigro sulla rivista di archeologia "Antiquity". "Forse nel bacino venivano conficcate delle aste per segnare la posizione delle stelle riflesse nell'acqua, rendendo possibile l'osservazione e l'identificazione dei corpi celesti." Gli studiosi o i marinai potrebbero aver usato il bacino per la navigazione, leggendo le costellazioni stellari nel cielo notturno.
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Questo è ciò che accadde anche alla città fenicia di Mozia. Nel VII secolo a.C. era diventata un'importante città portuale, che commerciava principalmente con le regioni occidentali e con il centro del Mediterraneo. Quasi inevitabilmente, questo portò Mozia a entrare in conflitto con la principale potenza al di là del canale di Sicilia. Risultato: i punici devastarono la città intorno alla metà del VI secolo a.C. Mozia si riprese, come testimonia la costruzione di un'imponente cinta muraria, e fu probabilmente piuttosto importante dal punto di vista economico per un certo periodo, dato che l'autocrate Dionisio I di Siracusa (431-367 a.C.) la fece distruggere definitivamente nel 397 a.C.
Gli abitanti superstiti fondarono allora un nuovo insediamento sulla costa occidentale della Sicilia, non lontano da Mozia: Lilibeo. Il luogo fu poi chiamato Marsala, probabilmente dal nome del suo porto, chiamato in arabo Marsa Allah o Marsa Ali. Gli arabi avevano conquistato la Sicilia pezzo per pezzo nel IX secolo, iniziando la loro conquista proprio dall'antica Lilibeo.
Il vino e Whitaker resero famosa Marsala A quell'epoca si continuò probabilmente a produrre quello che si produceva già ai tempi dell'antica Mozia e che si vendeva in tutto il Mediterraneo: il vino siciliano. I vini dolci di Marsala erano particolarmente noti. All'inizio del XIX secolo quel lucroso commercio portò nella città la famiglia britannica Whitaker, che commercializzò il vino in Inghilterra, arricchendosi.
Un rampollo di quella famiglia fece poi in modo che l'eredità fenicia di Mozia non venisse dimenticata: lo studioso Joseph Whitaker (1850-1936), che dedicò la sua vita alla ricerca sull'avifauna della Tunisia e della Sicilia, si interessò anche agli antichi resti di Mozia. Agli inizi del Novecento Whitaker scoprì che il bacino rettangolare a sud-ovest dell'isola era circondato da un esteso muro circolare e collegato al mare da un canale. Per lo studioso, lo specchio d'acqua artificiale aveva una stretta somiglianza con il porto navale di Cartagine, che gli antichi autori greci e romani chiamavano kothon.
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Ulteriori scavi tra il 1955 e il 1970 portarono a un'interpretazione un po' diversa. Gli archeologi britannici avevano scavato il bacino in alcuni punti. La loro conclusione: si sarebbe trattato di una sorta di bacino di carenaggio per la riparazione delle navi.
Che fosse un bacino portuale o un bacino di carenaggio, nella letteratura scientifica il bacino di Mozia è spesso citato come una delle poche strutture portuali fenicie ben conservate nel Mediterraneo. Per Nigro e il suo gruppo si trattava quindi di demolire una dottrina cementata con buoni argomenti.
Sorgenti d'acqua naturali alimentavano il bacino Gli archeologi della La Sapienza di Roma scavano a Mozia da circa 60 anni. Quando, 20 anni fa, hanno iniziato a esaminare più da vicino il presunto porto, hanno svuotato il bacino ed esposto il suo contorno di blocchi di pietra. Hanno scoperto che sorgenti sotterranee alimentavano il bacino con acqua attraverso canali. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto i resti di edifici nell'area che appartenevano a tre templi. A est del bacino si trova infatti un grande edificio per il dio del tempo e del cielo Baal e poco più a nord di questo si trovava un tempio di Astarte – l'importante dea fenicia è associata alla guerra, ma venerata anche come divinità dell'amore, simile alla dea greca Afrodite. Inoltre, a ovest del bacino si trovava un santuario con edifici che includevano una fossa sacrificale in mattoni a cielo aperto, riempita con le ossa degli animali sacrificali. Forse qui veniva offerto anche il sangue degli animali. La fossa era stata coperta da due grandi ancore di pietra. Per via delle installazioni di ingegneria idraulica, gli archeologi vicini a Nigro ipotizzano che i resti fossero una sorta di santuario dell'acqua.
Nell'area circolare sono stati scoperti anche i resti di numerosi edifici minori, stele, altari, fosse sacrificali e offerte votive. La funzione e la posizione reciproca di questi reperti, del tempio e del bacino hanno portato Nigro a ipotizzare che tutto appartenesse a un grande temenos, un'area sacra. Le attività cultuali potrebbero aver ruotato intorno al cielo, all'acqua e alle divinità associate, tipiche delle credenze fenicie. In particolare, l'elemento dell'acqua era probabilmente di primaria importanza: durante gli scavi è emerso che all'epoca dei fenici – dall'VIII al V secolo a.C. – il bacino non era stato mai collegato alla laguna. Solo dopo la distruzione di Mozia da parte di Dionisio I fu realizzato un canale fino alla riva del mare. Più tardi, in epoca romana, vi si allevavano i pesci.
Un tempio allineato con il cielo stellato Molti secoli prima, i fenici avevano probabilmente svolto rituali all'interno e nei dintorni del bacino con lo scopo di compiacere gli dei e chiedere viaggi sicuri per mare. Nigro sostiene questa tesi facendo riferimento agli edifici e al loro orientamento: l'asse longitudinale del tempio di Baal punta all'incirca verso est-sud-est, dove sorge la costellazione di Orione al solstizio d'inverno. I fenici identificavano infatti Orione con il dio Baal. Inoltre, un ritrovamento ha indirettamente confermato la tesi di Nigro: nel contesto del tempio di Baal, gli archeologi si sono imbattuti in un ago di bronzo che apparteneva a un antico dispositivo di navigazione.
L'ingresso principale del tempio di Baal era rivolto a sud-sud-ovest, così come il tempio di Astarte. Il pianeta Venere, a cui la dea Astarte era equiparata, appare su questo asse nel cielo notturno estivo. All'interno del tempio, in una nicchia sul lato nord, si trovava probabilmente un'immagine della dea; nel prolungamento della nicchia si trova il monte Eryx, nella Sicilia occidentale. In epoca fenicia esisteva, con lo stesso nome, un insediamento degli elimi, parte della popolazione pre-greca della Sicilia che aveva anch’essa costruito un tempio ad Astarte, o Afrodite o Venere, che secondo Cicerone era noto per la ricchezza e per la prostituzione nel tempio.
Anche gli equinozi erano segnati da stele e nicchie nel temenos. Per essere più precisi, in questi momenti sorgevano alcune stelle nei punti segnati, come Sirio nel cielo meridionale all'equinozio d'autunno. Ultimo ma non meno importante: secondo Nigro il santuario dell'acqua, che si trova a ovest, verso il tramonto, è legato alle idee sul mondo sotterraneo. Lo indica la fossa sacrificale che scende nel terreno.
Una statua di Baal troneggiava al centro della piscina Durante gli scavi, i ricercatori hanno documentato una serie di blocchi sporgenti sul bordo settentrionale del bacino. In questo punto, i visitatori del santuario potevano attingere acqua o fare abluzioni rituali. In ogni caso, qui era facile raggiungere l'acqua, che non era molto profonda: appena un metro e mezzo. Le navi non potevano certo navigare nel bacino, il che contraddice l'interpretazione come porto o bacino di carenaggio.
Le indagini geofisiche del bacino hanno poi dimostrato che un tempo al centro dello specchio d'acqua c'era un podio. Nigro e il suo gruppo lo ritengono la base per una statua, conoscendo un insieme di blocchi simile proveniente da un santuario fenicio in Siria. Anche i ritrovamenti di Mozia forniscono indizi concreti: una base con i resti del piede di una statua è stata trovata non lontano dal bacino. Nigro assegna questo frammento a un altro frammento: il busto di una statua di Baal, che fu estratto dalla laguna di Marsala nel 1933 e che ora si trova al Museo archeologico di Palermo. È possibile che l'immagine, che un tempo torreggiava con i suoi 2,4 metri, si trovasse al centro dello specchio d'acqua artificiale. Nel 2019, gli archeologi hanno collocato un calco della statua in quel punto per riprodurre l'aspetto antico.
Ci sono quindi molti elementi che fanno pensare che il complesso di piscine e templi a sud-ovest di Mozia costituisse un'area sacra. Di notte, quando la superficie dell'acqua della piscina rimaneva liscia e limpida, i pianeti e le costellazioni vi si riflettevano. Strutture e stele nel recinto del santuario facevano riferimento ad alcune costellazioni stellari e alle loro posizioni intorno ai solstizi o agli equinozi. Nigro è quindi convinto "che il temenos circolare e il bacino sacro costituissero un grande osservatorio astronomico".
di François Savatier/Pour la Science e Karin Schlott/Spektrum der Wissenschaft
Articolo pubblicato su "Spektrum der Wissenschaft" il 26 settembre 2022. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze.
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