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#Luisa muraro
queerographies · 7 months
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[Emilio pervertito][Réné Schérer]
Clicca qui per acquistare il libro Titolo: Emilio pervertito o dei rapporti tra educazione e sessualitàScritto da: Réné SchérerTitolo originale: Émile perverti ou des Rapports entre l’éducation et la sexualitéTradotto da: Luisa Muraro e Lorenzo PetrachiEdito da: Orthotes EditriceAnno: 2024Pagine: 188ISBN: 9788893144025 Comparso per la prima volta nel 1974, “Emilio pervertito” attacca…
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horsesource · 1 year
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“The difference I see [between logical order and symbolic order] is that the symbolic order, in order to be such, depends on our acceptance of it. This means that the symbolic order is historical and that it can be changed. It also explains why it is propagandized and imposed on us, for instance through education.
When the symbolic order is imposed on us it is clear that it is not an order anymore but a disorder which manifests itself in many ways [..] which should be seen not as psychological problems but the consequences of symbolic disorder, as Freud and psychoanalysis understood. [..] The symbolic order regulating us by making us feel free is first of all the language we speak. Our symbolic disorder too manifests itself in the most precise way in the language we speak.”
Luisa Muraro
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Fernand Deligny
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paoloferrario · 10 months
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rescatandoletras · 4 years
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Feminismo para principiantes, Nuria Varela
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Isolamento
Del libro come oggetto rivelatore
Ci sono scoperte che non si fanno senza lasciarsi modificare, ci sono guadagni di conoscenza che si fanno solo in concreto, scriveva nel 2013 Luisa Muraro nella prefazione alla seconda edizione di un libro intitolato Le amiche di Dio. Margherita e le altre, uscito per la prima volta nel 2001. Margherita è Margherita Porete, esponente del beghinaggio delle…
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rideretremando · 3 years
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QUINDI SIAMO TUTTI D’ACCORDO, IL PROSSIMO LEADER DELLA SINISTRA È FEDEZ?
di JACOPO TONDELLI
Il dado sembra tratto. Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, è il nuovo leader della sinistra. Sicuramente, da ieri e più che mai, è quantomeno uno dei nuovi intellettuali di riferimento. Il pensatore che dice in pubblico e chiaramente quello che i politici balbettanti non riescono a dire. Quello che le canta a Salvini e a Pillon. Quello che non ha timore di dire, addirittura dal palco del concertone del Primo Maggio, che chi si oppone al DDL Zan è un incivile. Quello che, in diretta Rai, spiega che la Rai, nella persona di una vicedirettrice di rete, gli ha chiesto di leggere i testi del suo intervento in anteprima, poi gli ha chiesto di non fare nomi (i nomi erano tutti leghisti), infine gli ha accordato una libertà, ha negato di aver mai cercato un controllo per poi vedersi rinfacciata, in pubblico, sui social network, la registrazione che mostrava che quel tentativo di controllo in realtà c’era stato.
Tutto bene? Tutto bene. Ma l’analisi logica è un’arte che abbiamo imparato da piccoli per usarla da grandi. Partiamo dal fondo. Dal finale, diremmo. In Rai, evidentemente qualcuno non conosce il mondo dei media di oggi. Il mondo di cui si vive, di cui si occupa. Pensare di poter “controllare” Fedez sul palco del concerto del Primo Maggio significa non sapere che il mondo è ormai infinitamente più grande del concerto, della Rai, di Roma, delle pressioni dei politici di riferimento, degli avversari rompicoglioni dei politici di riferimento, e così via, fino al tredicesimo grado di separazione. Il mondo di Fedez, ad esempio, è fatto di milioni e milioni di followers che lui gestisce sapientemente e ultra professionalmente ogni giorno sui vari canali social. Piattaforme di proprietà delle più importanti ricche e capitalizzate aziende del mondo. Che se la Rai fosse in vendita potrebbero comprarla al suo prezzo di mercato moltiplicato per quattro in dieci minuti. Non succede non solo perché non è in vendita, ma perché – soprattutto – i capitalisti capaci non comprano aziende che fanno ridere.
Detto questo, e proprio perché questo è verissimo, fa sorridere chi sottolinea con commozione il coraggio di Fedez nell’aver detto quel che ha detto. Sui social network – quelli di cui sopra – l’intellighenzia politica e giornalistica è tutta esaltata perché Fedez sì che sa cos’è la libertà di parola. Lui si che sa rischiare. Spesso queste lodi sperticate arrivano da voci che mai sono state, neanche per venti secondi, fuori dal coro unanime, qualunque coro unanime. Ma va bene, non sottilizziamo. Quello che lascia perplessi, di più, è l’incapacità di analisi dei fattori in campo e dei rapporti di forza. Cosa farà la Rai, non inviterà più Fedez perché ha pestato i piedi a qualche burocrate o a qualche politico? Se lo farà, si farà tanto male. Perché – a differenza del tempo in cui si poteva silenziare un comico per le sue battute sui socialisti – Fedez da solo potrà continuare a farsi seguire da qualche milione di persone. Come fa da anni, peraltro dicendo giustamente quel che pensa su qualunque tema ritenga interessante. Essendo influente a prescindere ormai da qualunque ospitata in tv.
Ci sarebbe poi da entrare nel merito della vicenda della Legge Zan. Chi ritiene che non si debba combattere l’omotransfobia è un mio avversario politico. Lo dico senza spazio per la discussione. Ma se leggiamo che importanti studiose femministe di questo paese, come Luisa Muraro, e che autorevoli militanti dei diritti civili, come Anna Paola Concia, pongono dei dubbi su alcuni passaggi specifici e sulla questione dell’identità di genere in particolare, perché non possiamo accettare una discussione, nel merito? Perché chiunque pone dei dubbi deve essere trattato come Pillon? Non è compito di Fedez, ovviamente, la discussione politica e culturale. Ma sarebbe compito di chi fa politica farsene carico, accettarla, anche convincere le parti in causa a confronto. Ad esempio convincere Alessandro Zan e i movimenti che sostengono la legge ad accettare un confronto. Magari, perfino, ad accettare l’ipotesi di un compromesso perché – sapevamo – la politica si farà così. Invece no. Chiunque discute è Pillon. Non è colpa di Fedez, ma il suo discorso va in quella direzione, e non a caso viene esaltato anche da chi non vuole discutere di nulla, o crede che non si debba discutere di niente. Naturalmente in nome della libertà di espressione.
Infine, e da ultimo.
Ieri era la Festa dei lavoratori. Il lavoro è il campo di battaglia su cui si è formata ogni idea di progresso, o di regresso. È la terra di coltura di ogni futuro, è il fondamento di ogni sinistra. Il lavoro è il luogo primo in cui si misura la retorica del “siamo tutti uguali”: donne e uomini, omosessuali ed eterosessuali, neri, bianchi, eccetera. Al lavoro, alle donne e agli uomini che lavorano nel suo mondo, Fedez ha dedicato parole belle e sentite, chiedendo a “Mario” (Draghi, ndr) di ricordarsi che sono tanti, e non vedono futuro. Che i ristori per loro son stati pochi e tardivi, che la cultura non è un cazzeggio, ma vita, nutrimento, futuro appunto. Giustissimo. Ho il sospetto che di quel discorso, fondamentale, tanto più il primo maggio, nessuno si ricorderà più. Vincerà la seconda e preponderante parte, quella sui diritti individuali, perché più polarizzante, perché di là ci sono Salvini e Pillon, perché incredibilmente è ormai assodato, a sinistra, che di salario si possa parlare meno che di libertà.
Chi scrive è da sempre convinto che di libertà, a sinistra, si sia sempre parlato poco. Trovarsi spiazzati dagli eccessi, no, non l’avevamo mai considerato un’opzione.
Direte: sì, ma chi lo paga questo salario? Dove li troviamo tutti i soldi che servono, proprio adesso, alla fine – speriamo – di una pandemia, e all’inizio di un nuovo mercato, aperto da una crisi mondiale? A sinistra si dovrebbe pensare, ad esempio, che nessun “recovery plan” è possibile se non si fanno pagare le tasse ai grandi produttori di ricchezza. Tanto più se oligopolisti in grado, per il loro core business, di orientare potenzialmente il pensiero di miliardi di umani. Pensiamo a Google, a Facebook, a Instagram (che è di Facebook). Ci sta pensando Biden, un moderato da sempre attento più ai diritti individuali che non a quelli sociali. Davvero non può pensarci la sinistra europea? Per coincidenza, sono anche la piattaforme che rendono obsoleta la Rai e – fortunatamente – libere e indipendenti le opinioni di Fedez. Il cerchio si chiude, e per una volta non è un male.
“Corriere della sera”, 2 maggio 2021
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Mesa redonda sobre feminismo, 1979. Cartazete, 20 x 29,5 cm. Acervo Memória Lage.
A Lélia Gonzalez (1935-1994), uma das participantes da mesa redonda na EAV Parque Lage, foi pioneira na luta do feminismo negro e antirracista, seu legado foi fundamental para o desenvolvimento da consciência racial e de gênero presente atualmente na comunidade negra). Participaram também da Mesa Redonda Sobre Feminismo nomes como Berenice Moreira, Clarice Mota, Maria Luisa Ocampos, Moema Toscano e a escritora Rose Maria Muraro, todas pioneiras do movimento feminista no Brasil. 
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lescomuneseba · 4 years
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“Células madre es un secretaire político abierto de par en par. No se planta como archivo mayor del feminismo local ni como cartografía cantada en la que reconocerse, si no que propone una autoridad opuesta al poder, a la manera con que define esta palabra la filósofa feminista Luisa Muraro, (…) ‘La práctica de autoridad consiste en que una persona “hace crecer” a otra con los conocimientos que posee pero, a diferencia del poder, la autoridad no se impone, se reconoce.’ Es la persona interesada quien tiene que reconocer la autoridad y hacerlo libremente. La autoridad, entonces, es relacional y depende de su acceso para todas y todos, es decir de su multiplicación y derramamiento.”
María Moreno sobre Células Madre, la prensa feminista en los primeros años de la democracia, muestra que hizo en junio de 2018 en el Conti.
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mayolfederico · 4 years
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quattordici giugno
Jörg Immendorff, We’re Coming, 1983
  Lo sguardo a terra
I petali s’aprono e si stendono, lasciano la ronda scortati dalla morte, aggiunti per un attimo al cuore revocante della rosa.
La rosa, l’equivalente d’una prode stella toccata da un profumo più distante, che gli dà iridescenze di astro unico.
Ed eccola informe invocare alle saette in cielo un po’ di quel corruccio… Terra,…
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elegantshapeshifter · 6 years
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Hey! A coworker of mine recently stated she’s interested in learning Italian traditional witchcraft and folk magic and i was wondering if you knew of any books that go over those subjects? Or if you yourself know anything of it. I think her father practiced benedicaria im not certain. Thank ya!
The problem with Italian Witchcraft is that it’s in Italian! For example the books of Andrea Romanazzi are really great!The more important is “Guida alle Streghe in Italia”, which describes the different pagan survivals for every region, while “La Stregoneria in Italia“ does the same for the magical practices.If you are interested in Sicilian Witchcraft, you can also read Henningsen’s “Le “donne di fuori”: un modello arcaico del sabba” and “Fate, sibille e altre strane donne” by Elsa Guggino and the books of Giuseppe Pitrè.For Sardinia, “Aradia in Sardinia” by Sabina Magliocco, "Lo sciamanesimo in Sardegna" and “Maschere, miti e feste della Sardegna” by Dolores Turchi and “Tradizioni popolari di Sardegna” by Grazia Deledda.For Basilicata and Puglia, read “Sud e Magia” and “The Land of Remorse” by De Martino.For the North of Italy, read “La signora del Gioco” by Luisa Muraro and “La strega, ovvero degli inganni dei demoni” by Giovan Francesco Pico della Mirandola.For the Friuli region, there is “Night Battles” by Carlo Ginzburg; while Carlo Ginzburg’s book “Ecstasies” talks about Witchcraft in all Italy and Europe, so it’s helpful the same.Also really helpful for the allusions to many Italian regional traditions is “Caccia alle Streghe - La credenza nelle streghe dal sec. XIII al XIX con particolare riferimento all'Italia” by Giuseppe Bonomo.There are many many many books, it depends on which traditions you want to focus on.Moreover, there is a series of books by “Newton & Compton” which focuses on the legends and folk beliefs of every region, which is very helpful.One can read them and apply what they read in practice using this method:https://elegantshapeshifter.tumblr.com/post/170787751466/thanks-for-running-this-blog-it-seems-reallyThe problem is that all these books are in Italian, so she should learn Italian first, or read them with the dictionary near her.— For Benedicaria:Benedicaria is a word used in America, here it has no name, it’s just folk magic.Usually those who practice folk magic are Catholic.But as I said in previous posts, here I make a difference between Folk Magic (or Operative Witchcraft) and Witchcraft (or Ritualistic Witchcraft). Witchcraft is a religious practice focused on the Sabbath (and in order to have a traditional Sabbath, you need *somebody* who is at the head of the Sabbath, therefore the religious aspect); while Folk Magic is not religious, and the majority of those who used Folk Magic in Italy were Catholics and worshipped saints and the virgin Mary.What I’m proposing here is Witchcraft (aka Ritualistic Witchcraft), not Folk Magic (aka Operative Witchcraft).However, in De Martino and Giuseppe Pitrè books you’ll find many Catholic charms, Christian Folk Magic, so if she’s interested in Christian Folk Magic, she can look for their books :)
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horsesource · 1 year
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Luisa Muraro
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carmenvicinanza · 2 years
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Laura Maltini Lepetit, l’editrice delle donne
https://www.unadonnalgiorno.it/laura-maltini-lepetit/
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Laura Maltini Lepetit è stata una scrittrice e editrice italiana, autrice di Autobiografia di una femminista distratta.
Nata a Roma il 3 agosto 1932, a dodici anni si è trasferita a Milano con la famiglia.
Si è laureata in Lettere moderne all’Università Cattolica di Milano. A ventiquattro anni ha iniziato a insegnare e ha sposato Guido Lepetit.
Nel 1962 ha rilevato, con Anna Maria Gregorietti e Vanna Vettori, la Libreria Milano Libri.
Tre anni dopo, ha creato, insieme a Giovanni e Anna Maria Gandini, Linus una rivista a fumetti con le strisce dei Peanuts.
Negli anni settanta si è avvicinata e iniziato a militare nel movimento femminista.
Nel 1975, ha fondato la casa editrice La Tartaruga per pubblicare il libro, Le tre ghinee di Virginia Woolf, che non era mai stato tradotto in italiano.
Pubblicando solo scritti di donne, ha costruito e conservato un patrimonio di saggi, romanzi e scritti autobiografici.
Ha pubblicato oltre 400 libri di più di 181 autrici di tutto il mondo, famose e in via di affermazione. Ha usato scelte coraggiose e soprattutto generose, ha fatto conoscere al pubblico italiano, scrittrici inedite o mai tradotte.
Per prima, ha pubblicato i testi della comunità filosofica Diotima di Luisa Muraro, oltre a collane di letteratura nera, di fantascienza e di saggistica.
La piccola e prestigiosa casa editrice milanese La Tartaruga è stata il marchio più importante dell’editoria femminile e femminista italiana.
Nel 1998, ha venduto il marchio e il catalogo alla Baldini Castoldi Dalai Editore.
Tra i tanti riconoscimenti per il suo lavoro e diffusione culturale, nel 1987 è stata insignita del titolo di Cavaliere del Lavoro «per meriti morali e professionali».
Laura Maltini Lepetit è stata una donna colta e coraggiosa, da attivista e imprenditrice illuminata, ha propagato cultura e pensiero femminile per quasi mezzo secolo.
È morta a Poggio Murella, il 6 agosto 2021.
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andrearmero · 3 years
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Postverdad y postlenguaje. https://a-desk.org/magazine/franco-bifo-berardi-tiempos-mutacion/
-Y, si la creciente exposición a un flujo de información frenético satura nuestra sensibilidad, nuestro tiempo, ¿crees que incluso domina nuestra voluntad?
Internet es un modelo infinito desde el punto de vista matemático, por su entrelazado e interconexión, un proceso en continua apertura a nuevos panoramas. En el panorama actual, la relación entre comunicación reticular y actuación política, social, erótica o relacional sufren una mutación irreversible y a largo plazo que implica un verdadero cambio genético de las formas culturales, no solo algunos comportamientos, sino su genealogía psíquica misma. En mi opinión, hay dos fenómenos fundamentales que marcan dicha mutación: el primero es la generación de los procesos infoesféricos [4]. El ambiente de estimulación informativa es tan denso, intenso y rápido que supera nuestra capacidad de elaboración crítica y emocional consciente. El estímulo infoesférico, lo que llamamos informaciones, no son solo signos, también son impulsos nerviosos que nos obligan a reaccionar de un modo u otro. La crítica como capacidad cognitiva a lo largo de la época moderna era la capacidad de discriminar, de elaborar críticamente el valor de verdad o falsedad de cada enunciado o impulso. Cuanto más se acelera la infoesfera y sus impulsos se multiplican infinitamente, más se pierde la capacidad crítica de decisión. La elaboración emocional se hace confusa y causa “pánico”. El caso de las fake news o post-truth, no es problema de que los políticos mientan —siempre han mentido— sino de que la mente colectiva se ha vuelto incapaz de criticar. Paul Horner, distribuidor clave de noticias falsas en la campaña de Trump, mostró su asombro afirmando que la gente se ha vuelto totalmente estúpida. Yo no lo creo, creo que simplemente no les importa, es un impulso más.
El segundo fenómeno es la descarnalización y la deserotización de la palabra, del lenguaje. Freud afirma que el acceso a la dimensión del lenguaje es esencialmente afectivo. La filósofa italiana Luisa Muraro [5] manifiesta que es la relación al cuerpo de la madre, a su voz, la que nos permite entender la correspondencia entre significado y significante. Una singularidad humana hablante ha garantizado esa relación. Hoy esa garantía no existe: leí que el 80% de los niños de dos años pasan cuatro horas al día delante de una pantalla, aprenden más palabras por una máquina que por la voz humana. Así, la formación del lenguaje, el ingreso en la comunicación, es maquínica, se pierde la relación con la carnalidad de la voz. No soy tecnófobo, pero creo que esto lleva a una precariedad psíquica que implica una incapacidad de interpretar los signos singularmente, se hace cada vez más sintáctica, perfecta, conectiva, patronímica. La dimensión de la ambigüedad: la mirada, la sonrisa, la alusión, las posibilidades de interpretación que la humanidad siempre ha tenido se tornan duras, rígidas, fijas; hasta manifestarse como epidemia de la incapacidad humana para relacionarse. Según Giorgio Agamben [6], la voz es el punto de conjunción entre el sentido y la carne, en el que la intención significativa se hace singularidad erótica, carnal. Esta singularidad no es solamente el acceso a una vida feliz, sino a una posibilidad de comunicación política y social efectiva.
[6] Agamben, G. (2008), El lenguaje y la muerte. Valencia: Pre-Textos.
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Nasce Nina il podcast della SIL
Nasce Nina il podcast della SIL
NINA nasce per rilanciare parte del materiale audio prodotto dalla ricerca SIL e di presentare contenuti nuovi implementando l’attitudine alla comunicazione che ha sempre contraddistinto il lavoro di ricerca della Società Italiana delle Letterate. Dopo mesi di progettazione sono molto felice di annunciare la pubblicazione della prima puntata di NINA il podcast della Società Italiana delle…
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cuuraree · 6 years
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“a perseguição às bruxas se desenvolveu nesse terreno. foi uma guerra de classes levada a cabo por outros meios. não podemos deixar de ver, nesse contexto, uma conexão entre o medo da revolta e a insistência dos acusadores no sabá ou na sinagoga das bruxas, a famosa reunião noturna, em que supostamente se reuniam milhares de pessoas, vindo, muitas vezes, de lugares muito distantes. não há como determinar se, ao evocar os horrores do sabá, as autoridades miravam para formas de organização reais. mas não há dúvida de que, na obsessão dos juízes por estas reuniões diabólicas, além do eco da perseguição aos judeus, escutamos o eco das reuniões secretas que os camponeses realizavam à noite, nas colinas desertas e nos bosques, para planejar suas revoltas. a historiadora italiana luisa muraro escreveu sobre estas reuniões na obra la signora del gioco [a senhora do jogo], um estudo sobre os julgamentos das bruxas que ocorreram nos alpes italianos no começo do século xvi: durante os julgamentos em val di fiemme, uma das acusadas disse espontaneamente aos juízes que, uma noite, enquanto estava nas montanhas com sua sogra, viu um grande fogo ao longe. “fuja, fuja”, gritou sua avó, “esse é o fogo da senhora do jogo”. “jogo” (gioco), em muitos dialetos do norte da itália, é o nome mais antigo para o sabá (nos julgamentos de val di fiemme ainda se menciona uma figura feminina que dirigia o jogo] […] em 1525, na mesma região, houve um levante campesino. eles exigiam a eliminação de dízimos e tributos, liberdade para caçar, menos conventos, hospitais para os pobres, o direito de cada vilarejo eleger seu sacerdote […] incendiaram castelos, conventos e casas do clero. porém, foram derrotados, massacrados, e os que sobreviveram foram perseguidos durante anos por vingança das autoridades.”
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madonnaaaddolorata · 5 years
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