Tumgik
#Miopi
labalenottera · 6 months
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ormai scorro i vostri post e mi tocca leggere frasi del tipo "perché ho già 22 23 24 25 anni è troppo tardi per fare x" figliə miə ai miei occhi miopi e trentenni siete tuttə delle piccole creature appena nate, c'è ancora tempo per fare tutto
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lunamarish · 1 year
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Il lato diabolico della malinconia è quello non solo di far ammalare le sue vittime, ma anche di renderle presuntuose e miopi, addirittura quasi superbe. Si crede di essere come Atlante che da solo deve reggere sulle proprie spalle tutti i dolori e gli enigmi del mondo, come se mille altri non sopportassero gli stessi dolori e non vagassero nello stesso labirinto. 
Hermann Hesse
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crazy-so-na-sega · 10 months
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dal patrimonio all'impegno, l'Europa dei nostri figli
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L’Europa non è l’appendice vassallizzata di un Occidente posto sotto il geloso dominio di una superpotenza dagli ideali messianici, convinta di dover portare al mondo i benefici dei suoi presunti valori universali. Né è la penisola di un’Eurasia il cui baricentro sarebbe situato alla periferia degli Urali.
L’Europa non è il culmine di una storia vergognosa che dovrebbe essere cancellata, o addirittura sfigurata, per imporre ai suoi eredi il plumbeo velo di un pentimento mortale. Né è la nave dei folli, guidata dai profeti allucinati e deliranti della “decostruzione”, intenzionati a minare le basi antropologiche che garantiscono la crescita e la conservazione delle culture, delle società e dei popoli.
L’Europa non è un insieme di terre sfigurate, una natura devastata in nome di imperativi di crescita illimitata branditi per sostenere politiche miopi. Non è tanto meno la fuga da ogni logica di potere, in nome delle fantasie di un’ecologia poco compresa.
L’Europa non è un corteo di tecnocrati incaricati di nutrire “il più freddo dei mostri freddi”, come un signore senza volto che spoglierebbe i suoi vassalli delle loro prerogative con meticolosa autorità, ma si dimostrerebbe incapace di assicurarne la difesa. L’Europa non è l’Unione Europea.
L’Europa è qualcosa di completamente diverso e molto più di tutto questo. È allo stesso tempo un'eredità antichissima e la prefigurazione del futuro delle persone che la incarnano.
L’Europa è uno spazio geopolitico abitato da millenni da un gruppo di popoli strettamente imparentati. Nonostante la violenza dei conflitti che hanno tessuto il tessuto eroico e tragico della loro storia comune, questi popoli condividono lo stesso patrimonio di civiltà, forgiato da una lega di elementi etnici che non hanno subito variazioni, sulla scala del continente, dall’inizio del l'età del bronzo, duemila anni prima dell'era cristiana. L'espansione celtica, l'alba greca del pensiero, l'ascesa dell'imperium romano , la renovatio imperii carolingia e germanica , il ritorno alle fonti perenni del genio antico al tempo del "Rinascimento", il risveglio della coscienza identitaria degli europei popoli della metà del XIX secolo , tutti questi fenomeni apparentemente molto diversi costituiscono in realtà l'espressione polifonica dello stesso genio europeo, espresso in forme diverse e costantemente rinnovate, sia negli ambiti politico, filosofico e artistico che scientifico e tecnologico. , da persone provenienti dallo stesso crogiolo. Ma il cataclisma del “secolo 14” venne a scuotere questo edificio di civiltà. Ancor più della distruzione e delle immense perdite che causarono, le due guerre mondiali portarono gli europei a dubitare pericolosamente di se stessi. Spesso accecati da ideologie tese a fare tabula rasa del passato in nome di un cosiddetto “senso universale della storia”, i nostri popoli devono oggi uscire dal letargo in cui lo ha gettato il materialismo consumistico degli ultimi decenni.
Perché non siamo solo eredi: questa eredità ci obbliga! Ora ci chiama all'impegno totale, per affrontare le sfide dei tempi con lucidità e determinazione. La posta in gioco è colossale: i popoli europei devono oggi scegliere tra la cancellazione definitiva o la volontà di realizzare il proprio destino storico, pur continuando ad affermare liberamente la propria identità e sovranità sullo spazio continentale dove si è radicato il loro genio più di cinquemila anni fa. In questo contesto ciascuno di noi può scegliere di arrendersi, sforzarsi di conservare cautamente un tiepido e più o meno comodo compromesso, o al contrario restare attivamente fedele a “ciò che siamo”, in tutti gli ambiti della vita e dell'esistenza, per poter “vivere da europeo”. Questa scelta e questo impegno determineranno quale sarà l’Europa dei nostri figli.
Questo è infatti l'appello che lanciamo: l'Europa non è solo la base delle nostre patrie, cioè la “terra dei nostri padri”; deve anche diventare, secondo le parole di Nietzche, la “terra dei nostri figli”. L’Europa è mito e destino, memoria delle origini e desiderio costantemente rinnovato di riconnettersi con la grandezza originaria. È il luogo dove il genio dei popoli europei ha eretto i megaliti di Stonehenge, le colonne del Partenone, le navate delle cattedrali, e ha progettato i canti omerici, la musica polifonica, la fisica quantistica e il razzo Arianna. Ovunque in Europa sta sorgendo una nuova generazione, consapevole delle proprie radici, della propria identità, della propria appartenenza a una civiltà comune. Di fronte a sfide senza precedenti, tocca oggi realizzare una vera “rivoluzione conservatrice”, intesa a liberare le menti dalle catene ideologiche che le ostacolano. Questa è la strada verso le “grandi risorse”, preludio a un nuovo rinascimento che porterà i popoli d’Europa a riprendere insieme il pieno controllo del proprio spazio geopolitico. L’Europa è il gusto del potere ritrovato, dell’orgoglio dei popoli e delle nazioni, trasceso dalla coscienza di servire un interesse più alto, quello della nostra civiltà.
-Henri Levavasseur
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clo-rofilla · 3 months
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Che vita si fa sul Lago di Como? Sembra tutto molto tranquillo.
Lo è! Fatto salvo per i turisti che da dopo il covid arrivano a frotte sempre più grandi e per più tempo (prima erano pressoché solo l'estate, ora sono quadruplicati e ci sono quasi tutto l'anno).
Che per carità, sarebbe anche un fattore positivo di ammodernamento e multiculturalità ma purtroppo la città allo stato attuale non è strutturalmente "pronta" per accogliere tutto questo turismo estensivo frutto di tiktok e influencer, e il sindaco in carica sta adottando misure che più che miopi definirei fasciste e del tutto inique sbilanciate a detrimento dei residenti (vedasi parcheggi esosissimi e servizi non solo costosi ma anche più che carenti). Le politiche urbane sono completamente orientate ad "acchiappare" il tesoretto dei ticinesi (che vengono qui a "consumare" ogni fine-settimana) e, per l'appunto, dei turisti (coi soldi - in genere molti soldi).
Tolto questo discorso, la città in sé mi piace tantissimo: il lago infonde molta serenità e il weekend mi sembra sempre di stare in villeggiatura. Ho i miei giretti abitudinari, la libreria di fiducia, il gelataio preferito, i localini per l'aperitivo dopo lavoro (anche quelli ora presi d'assalto dai turisti - spero che di questo passo non alzino ancora il prezzo dello spritz..). I miei occhi forse si sono ormai un poco abituati a tutto questo "bello", ma basta estraniarmi per un attimo per rendermi conto di come sono fortunata. E' pieno di montagne, e Milano è del tutto a portata di mano. Certo, come costo della vita se già era alto quando mi sono trasferita io 4 anni fa, adesso è raddoppiato - ma forse questo è successo un po' ovunque negli ultimi anni visto i tempi che corrono..
A ogni modo, a me piace molto la vita qui, altrimenti non avrei mai (davvero mai) lasciato Parigi.
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be-appy-71 · 11 months
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La verità è che si è persa la volontà di ascoltare oltre l'apparenza...quella misteriosa curiosità che avviene quando la mente si intreccia nella chimica di altre menti...
La voglia di assoluta libertà di esprimere e non essere giudicati...
Di respirare i pareri le opinioni  il toccare e il rispettare le idee altrui...
Così incazzati da volere ragionare così miopi da dimenticare che siamo collettività...
Così poveri da smarrirci dietro alle parole buttate al vento in un qualsiasi porto di mare fatto di mediocrità..♠️
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lunamagicablu · 2 years
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Mi chiamo Anima e vivo con la mia numerosa famiglia in un luogo magico al di là del velo, in una bellissima casa costruita con la sola forza del pensiero. Qui la luce del giorno è diamantina e quella della notte brillante e delicata; ogni essere vive in perfetta simbiosi con ogni parte del creato e regnano pace, gioia e armonia. Siamo in tanti qui e ognuno di noi ha un preciso compito da assolvere, voi lo chiamate ‘lavoro’. Io, ad esempio, sono considerata una sorta di operatrice turistica, poiché aiuto le altre anime a scegliere la meta del loro Viaggio in base alle esperienze che preferiscono affrontare e al livello di evoluzione che desiderano raggiungere.Anche io ho viaggiato nel tempo diverse volte, l’ultima è accaduta qualche decina di anni fa. Dapprima ho scelto le esperienze che desideravo vivere dandomi degli obiettivi ben precisi per raggiungere un ulteriore livello nella mia evoluzione, poi i luoghi da esplorare e i compagni di avventura. Infine, con coraggio e un pizzico di spregiudicatezza ho fatto la valigia, ho salutato la mia famiglia e sono partita per il mio Lungo Viaggio, quello della vita sulla Terra. Un viaggio che dura tutt’ora e di cui faccio tesoro ogni giorno.Sin dai primi tempi ho percepito una piangente malinconia che compariva a tratti, quasi a ricordarmi di essere su questa Terra, ma non di questa Terra. Nei primi anni mi sono sentita un po’ smarrita e ho dovuto compiere tanti sforzi per abituarmi a stare in questo corpo: ho imparato a camminare, a correre, a parlare una lingua strana fatta di regole davvero bizzarre, a stare in equilibrio su uno strano aggeggio a due ruote e poi su un altro a quattro: il primo lo chiamano bicicletta, il secondo pattini. Per uno strano scherzo, non appena imparai a leggere e scrivere correttamente, scoprii che su questa Terra esistevano molte altre lingue, tutte diverse e che ne avrei dovute imparare almeno altre due nel corso del mio Viaggio.Gli anni sono trascorsi veloci e in questo salto nel tempo ho fatto esperienza conoscendo ogni sorta di persone: buone e cattive, oneste e disoneste, false, gelose e invidiose oppure sincere, con sentimenti nobili e con purezza di cuore; mi sono allenata nel riconoscerle e anche ad accettarle per quelle che sono, con rispetto. Ho incrociato anime che già conoscevo, anche loro qui per compiere il proprio Viaggio: con alcune ho percorso un po’ di strada e poi ognuno ha proseguito nel proprio sentiero, con altre invece cammino tutt’ora. Ho conosciuto anime molto antiche e ho imparato a percepire le loro vibrazioni ascoltandone il suono, a volte cupo e triste e altre volte giocoso, armonico e delicato. Ho sentito la carezza di alcune di loro sul mio cuore e la tagliente villaneria di altre imparando a distaccarmene senza giudizio, comprendendo che quello è il loro Viaggio.Ho incontrato anime dormienti imprigionate nelle illusioni della realtà materiale e negli inganni della mente. Molte di loro si identificano con i beni materiali che possiedono e con il lavoro che svolgono, schiavi dell’illusione del tempo e miopi al fluire della vita. In questo momento del mio Viaggio, sto invece camminando lungo un colorato sentiero di consapevolezza e armonia, in compagnia di anime risvegliate, luminose e brillanti; con alcune di loro non vi è nemmeno bisogno di utilizzare la parola, basta il pensiero per comunicare.Per gran parte del tempo non comprendiamo la magia insita nel nostro Viaggio ignorando le nostre potenzialità e molte parti di noi. Così facendo diveniamo vittime delle circostanze, insoddisfatti del nostro vivere e impossibilitati di godere pienamente della nostra interezza. Disattenti e frastornati dall’apparente scorrere frenetico del tempo, ci dimentichiamo di osservare la bellezza che ci circonda e continuiamo a vivere distratti dal nostro reagire continuamente alle preoccupazioni, ai problemi e alle situazioni. Il tempo sembra non bastare mai e il nostro contatto con l’esistenza diventa costantemente filtrato da giudizi e confronti. Così facendo, ci lasciamo imprigionare dagli avvenimenti del passato portandoci dietro fardelli pesanti che non ci permettono di percorrere quelle strade inesplorate e quei magici itinerari che avevamo programmato prima di partire.Se vivessimo il nostro Viaggio nel solo ed eterno momento presente, ci renderemmo conto che in ogni incontro, situazione o esperienza che viviamo è sempre celato un importante insegnamento e una preziosa occasione per compiere un balzo in avanti nella scala dell’evoluzione.  Nel Viaggio di ciascuna Anima tutto è perfetto così com’è e ogni uomo si trova, in ogni istante della sua vita, nel luogo e nella situazione giusta per agire, modificare la sua esistenza e per scegliere di risvegliarsi. Quando il Viaggio giungerà al termine, nulla finirà o si interromperà, al contrario l’anima farà ritorno nella propria casa, con un bagaglio ricco di esperienze vissute e di insegnamenti appresi che saprà trasformare in un prezioso alleato per continuare il proprio processo di evoluzione, in una dimensione senza tempo.    
Sara Costi       
art by PicSoAI                  
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My name is Anima and I live with my large family in a magical place beyond the veil, in a beautiful house built with the power of thought alone. Here the light of the day is diamond-like and that of the night brilliant and delicate; every being lives in perfect symbiosis with every part of creation and peace, joy and harmony reign. There are many of us here and each of us has a specific task to perform, you call it 'work'. For example, I am considered a sort of tour operator, as I help other souls choose the destination of their journey based on the experiences they prefer to face and the level of evolution they wish to achieve.I have also traveled through time several times, the last one was a few decades ago. At first I chose the experiences I wanted to have, giving myself precise objectives to reach a further level in my evolution, then the places to explore and the adventure companions. Finally, with courage and a pinch of ruthlessness, I packed my suitcase, said goodbye to my family and set off on my Long Journey, that of life on Earth. A journey that still lasts and that I treasure every day.From the earliest times I have perceived a weeping melancholy that appeared at times, as if to remind me of being on this Earth, but not of this Earth. In the first years I felt a bit lost and I had to make a lot of efforts to get used to being in this body: I learned to walk, to run, to speak a strange language made up of truly bizarre rules, to balance on a strange contraption with two wheels and then on another with four: the first they call a bicycle, the second skates. For a strange joke, as soon as I learned to read and write correctly, I discovered that there were many other languages on this Earth, all different and that I should have learned at least two more during my Journey.The years have passed quickly and in this leap in time I have gained experience by knowing all sorts of people: good and bad, honest and dishonest, false, jealous and envious or sincere, with noble feelings and purity of heart; I trained myself to recognize them and also to accept them for who they are, with respect. I met souls that I already knew, they too here to complete their journey: with some I traveled a little way and then everyone continued on their own path, with others I still walk. I have known very ancient souls and I have learned to perceive their vibrations by listening to their sound, sometimes dark and sad and other times playful, harmonious and delicate. I have felt the caress of some of them on my heart and the sharp rudeness of others, learning to detach myself without judgement, understanding that this is their journey.I have met sleeping souls caught in the illusions of material reality and the deceptions of the mind. Many of them identify with the material goods they own and with the work they do, slaves to the illusion of time and short-sighted to the flow of life. At this moment of my Journey, I am instead walking along a colorful path of awareness and harmony, in the company of awakened, bright and brilliant souls; with some of them you don't even need to use the word, the thought is enough to communicate.Most of the time we don't understand the magic inherent in our Journey by ignoring our potential and many parts of us. In doing so we become victims of circumstances, dissatisfied with our lives and unable to fully enjoy our wholeness. Inattentive and dazed by the apparent frenetic flow of time, we forget to observe the beauty that surrounds us and continue to live distracted by our continuous reaction to worries, problems and situations. Time never seems to be enough and our contact with existence becomes constantly filtered by judgments and comparisons. In doing so, we allow ourselves to be imprisoned by the events of the past, carrying heavy burdens that do not allow us to travel those unexplored roads and those magical itineraries that we had planned before leaving.If we lived our Journey in the single and eternal present moment, we would realize that in every meeting, situation or experience we live there is always hidden an important teaching and a precious opportunity to take a leap forward in the evolutionary ladder. In the Journey of each Soul everything is perfect as it is and every man finds himself, in every moment of his life, in the right place and situation to act, to change his existence and to choose to wake up. When the Journey comes to an end, nothing will end or be interrupted, on the contrary the soul will return to its home, with a baggage full of lived experiences and lessons learned that it will be able to transform into a precious ally for continue its evolution process, in a timeless dimension.
Sara Costi        
art by PicSoAI
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tiaspettoaltrove · 6 months
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La mascolinità e la femminilità non sono e non saranno mai tossiche.
La femminilità non è tossica, così come non lo è neanche la mascolinità. È ora di crescere e iniziare a fare le persone serie, lasciando da parte stupide generalizzazioni, banalizzazioni, scorciatoie che sfociano nell’unico obiettivo di denigrare qualcuno solo perché appartenente a una determinata categoria. Ogni individuo è a sé: c’è quello eccellente, quello pessimo, quello che deve migliorare e così via. Ma, care ragazze, prendere come riferimento addirittura delle caratteristiche di un sesso, al fine di abbattere un’intera categoria, lo trovo molto sciocco e ingiusto. Un conto è l’essere molto critici (io stesso lo sono), un altro è il diventare miopi nel credere che un maschio possa essere “tossico” squisitamente in quanto tale. Ci sono molti uomini deprecabili, così come molte donne. Ma non mi sognerei mai di dire che la femminilità sia tossica, solo perché molte ragazze non sono encomiabili. La femminilità è meravigliosa. Così come, e voi ragazze lo sapete, può esserlo anche la mascolinità. Certamente in modi diversi, in momenti diversi, anche in contesti diversi se vogliamo. Ma smettiamola con questa sorta di guerra continua in cui, di fatto, non vince nessuno. In differenti fasi della vita, la donna ha bisogno dell’uomo e l’uomo ha bisogno della donna. Così siamo nati. Ciò che trovo raccapricciante, è il linguaggio odierno fatto meramente di slogan, di definizioni. Senza dei reali approfondimenti, senza dei ragionamenti profondi e articolati nell’arco anche di un lungo tempo. Il sistema inventa una nuova etichetta, e tutti iniziano a usarla. Solo perché fa tendenza, solo perché amplificata dai mezzi di comunicazione. Ripartite dall’originalità di voi stesse, dalla vostra vera e sincera opinione, non da quello che vi mettono in testa gli altri. Fate sentire la vostra voce, che può essere unica e che per questo diviene interessante. Pensate a quante persone degne di nota ci sono là fuori, a quante potremmo incontrarne. Pensate alla bellezza di una chiacchierata fatta di sfaccettature, di dettagli, di tante piccole sfumature che formano un interesse sempre più grande. Io ho voglia di verità, ho voglia di quel guizzo che vedo sempre più soffocato dal peso del giudizio sociale e dell’omologazione. Voglio quella ragazza che mi travolga e sconvolga con la sua peculiare visione del mondo. Perché dico che la mascolinità e la femminilità tossica non esistono? Perché c’è tutto un mondo da amare, fatto di donne e uomini invisibili. Invisibili per scelta perché hanno rinunciato a una patina di falsità, di superficialità, di ipocrisia. Sono individui straordinari che hanno preferito isolarsi, piuttosto che annegare nella mediocrità. Ed è a loro che penso spesso, a quelle ragazze che meritano tutta la mia stima, il mio rispetto, la mia ammirazione. A coloro che non si arrendono, che vivono al massimo, che sanno qual è la cosa giusta da fare. Ed esistono, nascoste ma esistono. E pensare che a me ne basterebbe una, una e una sola, unica. E l’accoglierei.
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abr · 6 months
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Il punto di questo sistema statalista giustizialista proibizionista, fondato su sanzioni non su opzioni reali: tipo, sei costretto a orari o zone di sosta sbagliate? Sei un bastardo egoista che evita i sani e perfettamente organizzati mezzi pubblici: multa. Sbagli velocità pur in assenza di rischi, sulla base di statistiche di incidentalità manipolate? Sei un asociale pericoloso come sopra: multa e punti in meno. Svolti a destra col verde ma in presenza di controviali? Aaargh come passare col rosso, multa, punti se lo fai due volte ti ritiro la patente. Per non parlare della guida post mezzo bicchier di vino, pur avendo record decennale zero incidenti. Etc.etc.
Il punto è che i pubblici amministratori giustizialisti passivi aggressivi lo fan solo per la grana, ma avendo la coda di paglia puntano sul cretinismo dell'elettore benecomunista livoroso: per giustificare l'estorsione, la spacciano come "educativa".
Se lo facessero per "educare", allora la prima volta lo farebbero presente senza sanzionare - tipo in un paesino turistico di nazione confinante, dove i vigili lasciavano bigliettino d'avviso sulle auto: attenzione qui è sosta vietata, se ripassiamo e la ritroviamo qui, sarà multa; che lezione di rispetto dell'intelligenza individuale, qual diversità da loro vicini miopi straccioni predoni liguri, quale intelligente contributo ad immagine, attrattività, business locale.
In ogni caso, fosse educativo davvero, come mai allora non adottano tale sistema sgarri-e-paghi-subito coi ragazzi a scuola? Prepariamoli alla vita. Multe pecuniarie e voti detratti e chi non salda entro 5 giorni, sequestri e punizioni corporali. Paura di denunce e sospensioni o di venir linciati sui social da mamme isteriche, eh!
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intotheclash · 1 year
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Noi crediamo che la fiaba e il gioco appartengano alla fanciullezza: miopi che siamo! Come se in una qualsiasi età della vita potessimo vivere senza fiaba e senza gioco! Certo, li chiamiamo e li consideriamo diversamente, ma proprio ciò dice che sono la stessa cosa – perché anche il fanciullo considera il gioco come il suo lavoro e la fiaba come la sua verità.
Friedrich Nietzsche - Umano, troppo umano
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lontanodalpanicoo · 1 year
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Un dolore devastante mi sconquassa il corpo. Mi fanno malissimo i denti, ho mal di testa, sempre sonno. Sono piegata in due dal male alle ovaie perchè dovrei avere il ciclo, ma non mi sta venendo. Mi sento in colpa perché non sto aiutando in casa, spendo troppi soldi, mangio troppo, studio troppo poco, la mia stanza è un casino, la pila dei panni da lavare è altissima, gli armadi sono in disordine, non mi lavo i capelli da una settimana, ho delle vampate di caldo assurde, silenziosamente odio come la mia coinquilina sbatte la porta di casa ogni volta che esce, odio i miei capelli scoloriti, odio il non aver passato un’adolescenza normale, odio il non aver mai baciato un ragazzo, vorrei fare coming out con i miei ma verrebbe a saperlo tutta la famiglia e non voglio assolutamente, odio le mie mani che sembrano quelle di una vecchia, odio i miei occhi troppo miopi, la mia infinita tristezza che non mi fa fare le cose normali, odio me stessa per non voler abbastanza bene ai miei genitori, mi odio mi odio mi odio.
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levysoft · 1 year
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La Società Oftalmologica Italiana (Soi) afferma che sono 18 milioni le persone miopi in Italia. Questo numero è in aumento, soprattutto tra i bambini, la cui salute degli occhi è peggiorata con lo sforzo a cui sono stati sottoposti con la Didattica a Distanza. Nei Paesi asiatici la prevalenza della miopia tra i ragazzi è già di circa il 90%, in Europa circa il 40%. Davanti al pc, spiega all’ANSA il presidente Soi Matteo Piovella, “l’occhio è costretto a una messa a fuoco da vicino a 30 cm e questo lo impigrisce. Inoltre, davanti al monitor ammicchiamo 3 volte meno e questo aumenta l’occhio secco, che di conseguenza si arrossa più facilmente e la vista si affatica di più.
Tra le cause della miopia – spiega Piovella – vi è la predisposizione genetica, ma anche la vita al chiuso lontana dai raggi solari. E un fattore predisponente è anche l’eccessivo uso di pc e telefonini. Un buon numero di persone sviluppa una vista scadente già nelle prime fasi della vita. La scienza cerca sempre di essere all’avanguardia anche in questo campo, sono infatti allo studio nuove tecnologie che potrebbero rallentare questa condizione in cui si possono vedere oggetti vicini ma non si possono vedere chiaramente oggetti lontani, tra cui gocce oculari che bloccano parzialmente l’accomadazione dell’occhio. Per adesso, ci dobbiamo accontentare degli occhiali da vista che risolvono il problema. Ma cosa facevano prima di allora le persone che avevano problemi di vista già a 20 anni? In questo approfondimento andremo alle radici di questa invenzione per capire come facevano le persone con problemi di vista e scopriremo che, non solo gli occhiali da vista, ma anche gli occhiali da sole nacquero in Italia.
I primi occhiali nacquero nella Laguna di Venezia
I primi occhiali furono inventati in Italia intorno al 1290.  Detto ciò, è importante ricordare che le radici di questa invenzione risalgono alle idee di un noto studioso e astronomo arabo chiamato Ibn al-Haytham (circa 965-1040 d.C.). Egli fu il primo a suggerire che un paio di lenti levigate potesse essere d’aiuto a chi avesse avuto disturbi alla vista. Le sue idee fornirono l’ispirazione per alcuni monaci italiani che successivamente svilupparono lenti semi-sferiche fatte di cristallo di rocca e quarzo, capaci di ingrandire le lettere quando posizionate su una pagina scritta.
Tuttavia, questi strumenti erano ancora lontani dall’essere gli occhiali per come li conosciamo oggi. Molte persone ottenevano una sorta di prototipo di occhiali attraverso venditori ambulanti che li vendevano con lenti standardizzate. Sin dalla fine del 1200, in alcuni capitolari delle arti veneziane, si parla di occhiali come di oggetti fabbricati già da tempo dai mastri vetrai di Murano. In questi documenti ufficiali gli occhiali, “roidi da ogli”, venivano chiaramente distinti dalle lenti d’ingrandimento “lapides ad legendum”.
Conoscenze limitate sugli esordi degli occhiali
Scopriamo così che l’isoletta di Murano fu il luogo in cui si sviluppò il primo centro di produzione degli occhiali. Era una sorta di quartier generale in cui le tecniche di lavorazione del vetro erano gelosamente custodite e le formule rimanevano segrete. Inoltre, agli artigiani era vietato lasciare l’isola. Nel tempo, e con le richieste che aumentavano, i maestri vetrai di Murano si ingegnarono e riuscirono a realizzare due lenti convesse, che poi incastonarono in due cerchi di legno collegati da un segmento e un rivetto (un chiodo a doppia testa forato nel centro). Tuttavia, questi primi occhiali non avevano ancora alcun meccanismo per tenerli attaccati alla testa del portatore.
Di conseguenza, chi li indossava doveva tenere le “doppie lenti” ferme con le mani davanti agli occhi. Purtroppo, il nome del mastro vetraio veneziano che ha inventato gli occhiali è ancora sconosciuto e potrebbe rimanere tale per sempre. Tuttavia, possiamo identificare una figura chiave nella diffusione di questa invenzione. Nella Cronaca del convento di Santa Caterina di Pisa è riportato che il frate domenicano Alessandro della Spina, deceduto nel 1313, “rifece e rese nota l’invenzione degli occhiali, che qualcun altro aveva realizzato per primo ma non volle diffondere“. Quindi, Alessandro della Spina può essere riconosciuto come colui che ha contribuito a divulgare e perfezionare l’arte della costruzione degli occhiali. È stato in grado di riprodurli e li ha introdotti per la prima volta in Toscana intorno al 1300.
Non ci sono occhiali nei dipinti
Il professore emerito di optometria, Magne Helland, nel contesto del 50° anniversario del programma di optometria dell’Università della Norvegia sudorientale (USN), ha scritto un articolo esaustivo che approfondisce il tema e illustra i risultati delle sue ricerche. I vecchi ritratti sono una fonte importante su cui ha lavorato per scoprire qualcosa in più. Effettivamente, se ci si fa caso, sono pochissimi i dipinti in cui ci sono persone che vengono ritratte con gli occhiali.
Non ci sono testimonianze di occhiali nei dipinti prima del 1600, tranne uno. Un’importante testimonianza visiva risale al 1352, quando il pittore Tomaso da Modena dipinse un ritratto del cardinale Ugo di Provenza. Quest’opera (in foto), conservata nel seminario vescovile di Treviso, ci offre uno dei primi esempi documentati dell’utilizzo degli occhiali nella storia. È affascinante osservare come già allora fossero considerati strumenti portabili e che il cardinale Ugo di Provenza, con tutta probabilità, avesse bisogno di correggere la sua vista utilizzandoli.
L’esempio più antico che è riuscito a rintracciare il professore, in Scandinavia, risale al 1780. Il ritratto era di Abraham Pihl, un architetto, astronomo e orologiaio norvegese che si occupava anche di ottica. Secondo Helland, tutto indica che la Scandinavia non era all’avanguardia nella moda degli occhiali. “Probabilmente eravamo un po’ indietro rispetto all’Inghilterra e ai Paesi dell’Europa centrale, e poi la tecnologia si è probabilmente diffusa a nord con i costruttori di strumenti e gli artigiani che si sono trasferiti“, dice. Helland scrive che inizialmente molte persone probabilmente ottenevano gli occhiali attraverso venditori ambulanti che li vendevano con lenti standardizzate. Sicuramente un primo esempio di commercio di occhiali già pronti.
Status symbol
“Il re Cristiano IV di Danimarca e Norvegia coniò una moneta con gli occhiali sul rovescio nel 1647, indicando molto probabilmente che gli occhiali erano ormai ben noti tra la gente“, spiega Magne Helland, “almeno tra i membri più abbienti della popolazione“. Indossare gli occhiali era probabilmente un modo eccellente per mostrare il proprio status. Un po’ come gli occhiali di oggi, che sono disponibili in infiniti colori e forme e sono diventati un’espressione della propria identità.
“C’è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero“, come scriveva Franco Battiato in “Bandiera Bianca”
Nel 1974, più di 400 lenti di vetro sono state trovate in un relitto al largo della costa di Bamble, nella contea di Vestfold og Telemark. La nave affondò probabilmente intorno al 1630 e proveniva da Londra. Successivamente, gli occhiali a rivetto si diffusero in Germania, e il più antico esemplare è stato trovato nell’Abbazia di Wienhausen, nel nord del Paese. L’evoluzione degli occhiali da vista non si è limitata solo alle lenti, ma anche alla struttura e all’ergonomia. Inizialmente, i primi esemplari di occhiali correggevano solo la presbiopia, ossia la difficoltà di vedere da vicino.
È stato solo intorno al 1550 che sono stati realizzati i primi occhiali con lenti per miopi. Nel 1784, Benjamin Franklin ha ideato le lenti bifocali, mentre nel XIX secolo l’astronomo inglese George Airy ha introdotto le lenti per correggere l’astigmatismo. Inoltre, con l’avvento del Rinascimento e l’aumento dell’alfabetizzazione, i primi occhiali con lenti unite da un rivetto sono stati sostituiti da montature con ponte fisso. Le prime versioni di occhiali con aste sono apparse a Londra nel 1728 e ne abbiamo notizia grazie a una brochure promozionale dell’ottico inglese Scarlett.
Una prospettiva diversa sulla vista da vicino
Gli occhiali hanno una storia relativamente breve se consideriamo l’intero corso dell’umanità, soprattutto nei paesi nordici. Ma cosa facevano le persone prima dell’invenzione degli occhiali se sviluppavano miopia già all’età di 20 anni? “Se torniamo indietro di alcuni secoli, le attività da vicino non erano così diffuse“, afferma Helland. In quel periodo non c’erano schermi e la maggior parte delle persone non aveva a che fare con caratteri piccoli o dettagli complicati. “Le condizioni odierni sono molto diverse, ma la nostra vista è ancora progettata per una visione rilassata a distanza”, spiega.
Non c’era la stessa necessità di indossare gli occhiali
“Per vedere da vicino, gli occhi devono girarsi verso l’interno e il cristallino dell’occhio deve cambiare forma. Ciò richiede l’uso dei muscoli“, spiega Helland. “In questo senso, la nostra vista non è ottimizzata per l’uso intensivo che ne facciamo oggi da vicino“. Da vicino, gli stessi muscoli sono tesi, il che significa che la nostra visione non è adatta alle nostre attuali esigenze.
Quindi sono le moderne esigenze di visione da vicino a causare l’aumento della miopia?
Gli scienziati non sono tutti d’accordo. Le ricerche condotte dai colleghi di Helland presso l’USN non confermano questa tesi. Tuttavia, una cosa è certa: lavorare con schermi molto vicini, per esempio, può essere faticoso e causare mal di testa senza l’aiuto degli occhiali. Non è un caso che fare una pausa, staccare lo sguardo e guardare l’orizzonte per 30 secondi sia consigliato oltre che piacevole. Trascorriamo molte ore al giorno su schermi piccoli, leggendo caratteri minuscoli, a meno che non preferiamo il mondo analogico e la lettura di un libro. Entrambe le attività sottopongono gli occhi a un carico eccessivo.
“La situazione non era così critica qualche secolo fa. Se si soffriva di astigmatismo o si era leggermente miopi, non avere gli occhiali non era un grande problema“. E cosa succedeva alle persone che, oltre a essere miopi, avevano anche una vista debole? Purtroppo, a causa della mancanza di fonti storiche, abbiamo poche informazioni concrete su come in passato le persone affrontassero questa situazione. “Le persone che, alcuni secoli fa, sviluppavano una malattia agli occhi e perdevano la vista, finivano probabilmente ai margini della società e diventavano meno utili“, afferma Helland.
Morire giovani e prevenire la cataratta
“Un altro dato interessante è che oggi viviamo molto più a lungo rispetto al passato. L’aspettativa di vita 200 anni fa era di circa 45-50 anni“. In altre parole, molte persone morivano prima di avere il tempo di sviluppare seri problemi agli occhi come la cataratta, il glaucoma o la diminuzione della vista. Fortunatamente, oggi abbiamo soluzioni efficaci per trattare queste condizioni. La cataratta può essere rimossa con un intervento relativamente semplice e il glaucoma può essere tenuto sotto controllo a lungo con speciali colliri. Negli ultimi decenni sono stati compiuti molti progressi, soprattutto dalla creazione dei programmi di optometria nel 1972.
Un cambiamento di comportamento può aver contribuito all’aumento della miopia
Secondo Rigmor Baraas, professoressa presso il National Centre for Optics, Vision and Eye Care, la miopia è diventata più comune nel mondo moderno. “Non ci sono prove che i nostri occhi abbiano subito un cambiamento evolutivo. È più probabile che sia il nostro comportamento a essere cambiato“, sostiene. “Stiamo vedendo un numero crescente di studi che suggeriscono che la miopia potrebbe essere causata dal passaggio da una vita trascorsa principalmente all’aperto a una vita trascorsa principalmente al chiuso. Gli esperti parlano di un’epidemia di miopia“.
Un aumento di miopia dal 10 a 90%
Secondo un articolo pubblicato su Nature nel 2015, intorno al 1955 tra il 10% e il 15% della popolazione cinese era miope. Nel 2015, la percentuale era del 90%. “Nell’Asia orientale e sudorientale, compresa la Cina, la percentuale di miopia tra i giovani adolescenti è spesso superiore al 60%. Alla fine della scuola superiore, più dell’80% è miope“, afferma Baraas. Il collegamento tra miopia e l’epidemia è legato alla riorganizzazione del sistema scolastico in Cina dopo la Rivoluzione Culturale. La pressione educativa aumentata ha portato gli studenti a passare più tempo a scuola. Hanno trascorso più tempo in classe e molto meno all’aperto. Diversi studi dimostrano che il tempo trascorso all’aperto è importante per ritardare lo sviluppo della condizione e Baraas afferma che la ricerca è ancora limitata per confermare completamente questa connessione e continuerà a lavorare su questo aspetto insieme ad altri ricercatori.
Non accessibile a tutti
Anche se gli occhiali sono diventati degli strumenti sempre migliori, Baraas non ritiene che siano ancora un bene comune, anche 400 anni dopo il naufragio di una nave carica di occhiali al largo della costa di Bamble. “Solo l’anno scorso una parte del costo degli occhiali è stata coperta dal sistema sanitario per i bambini norvegesi, indipendentemente dalla loro forza visiva. Inoltre, le famiglie devono ancora pagare le visite oculistiche. Quindi non credo che siamo ancora arrivati ​​a un punto soddisfacente“, conclude Baraas. In Italia, invece, il servizio sanitario non copre le spese per gli occhiali anche se la dichiarazione dei redditi (come nel 730) permette di indicare le spese sanitarie per le quali si può ottenere una detrazione d’imposta del 19%.
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susieporta · 1 year
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Mi dispiace molto che Giorgia, questa ragazza di 27 anni, che ha parlato della propria eco-ansia, pensi seriamente di non volere dei figli per paura di chi sa quali cataclismi, e cioè per paura che le creature che metterebbe al mondo non avrebbero alcun futuro.
Mi dispiace perché mi pare che Giorgia, e tanti ragazzi come lei, non individuino bene le cause reali del loro profondissimo disagio, e quindi sbaglino mira anche nell’individuare i possibili rimedi.
Le vorrei dire: Cara Giorgia, le donne in ogni tempo hanno messo al mondo i loro figli quasi sempre in situazioni di grande incertezza. Credi che le mamme svedesi che partorirono che so nel 1351, durante la peste nera, che in quegli anni fece fuori 20 milioni di Europei su 60, e cioè 1 persona su 3, avessero maggiori sicurezze delle tue? o le madri che concepirono e partorirono i loro figli durante gli incessanti massacri della storia: da Troia al Vietnam, o magari su qualche barcone alla deriva tra la Libia e Lampedusa?
Ciò che dovremmo capire, prima di parlare di eco-ansie, o di altre amenità neolinguistiche del genere, è che la condizione umana su questa terra è strutturalmente precaria, e che solo la nostra società, così tanto vanesia, infantile, superficiale, alimentata quotidianamente da un pensiero a livello degli inserti di Repubblica o del Corriere, e dei programmi d’intrattenimento della RAI o di Mediaset, e cioè solo una società così tanto volgare, presuntuosa, moralistica e oscena al contempo, cieca perciò, e paurosamente egocentrica, e quindi spaventosamente ego (più che eco) -ansiosa, può credere che sia possibile partorire, e quindi vivere, solo se siamo al sicuro.
No, cara Giorgia, ti prego, trova un uomo decente, abbastanza solido, e cioè sufficientemente felice pur dentro tutte le prove del mondo, e fa con lui tutti i figli che vuoi, e che Dio ti manderà, balla con tutti i lupi, e con tutte le tempeste della storia, in questi quattro minuti di vita terrena che ci sono donati. Non avere paura di vivere, di espanderti, anche nelle più estreme difficoltà, non ti limitare inutilmente, fidati della vita, e non farti corrompere da ideologie malsane, miopi e micragnose, tendenziose e false, spesso artificialmente costruite proprio per sedurti, per convincerti a non vivere, e a non fare nascere e crescere altre persone, e cioè semplicemente a morire schiava.
Niente e nessuno può costringere in recinti spinati la nostra potenza spirituale, la nostra essenza creativa incondizionata! Non te lo dimenticare mai, e anzi prova a ricordartelo sempre, ogni volta che sei presa da qualche smarrimento.
Non credere d’altronde, cara Giorgia, che io sottovaluti i pericoli dell'inquinamento e della devastazione ambientale, di cui scrivo e parlo da circa 40 anni; ma non credo proprio che questi rischi finali possano essere affrontati e risolti da quelle stesse menti, da quegli stessi Signori dell’universo, da quelle stesse centrali di potere, finanziario e politico, e da quella stessa razionalità materialistica e calcolante che questa devastazione la producono da sempre, e ogni giorno.
No, belli miei! Noi non vi crediamo! I vostri attuali sermoni ambientalistici sono molto sospetti, puzzano di altri intenti occulti, di interessi ancora una volta predatori, volete arricchirvi ancora una volta, magari costringendoci a comprare altre cose, che poi domani ci direte che vanno sostituite, perché inquinanti….
Io non vi credo, qualunque cosa diciate, perché, come il diavolo, mentite sempre, e proprio quando parlate in tutta sincerità! Prima perciò dobbiamo sostituirvi, togliervi di mano almeno alcuni degli strumenti del vostro dominio quasi assoluto e della vostra propaganda a senso unico, e poi potremo con mente rinnovata affrontare i problemi terminali di questo tempo.
Perché è proprio la nostra mente ego-centrata, e tutti i suoi rappresentanti mondani, ormai palesemente votati al suicidio cosmico, che vanno rovesciati nell’Aperto Cielo di una nuova possibilità, davvero più armoniosa, di abitare su questa terra. Ed è solo questo inesauribile rovesciamento interiore, congiunto ad una inedita azione rivoluzionaria, che ci può veramente liberare da ogni ansia, eco o ego-ansia che sia.
Perciò, cara Giorgia, lavoriamo tutti insieme ad una autentica e radicale rivoluzione culturale che limiti per davvero, e a volte rovesci i disegni criminali delle oligarchie predatorie, che sembrano sempre più attive, frenetiche, e operose, come le serpi sul capo di Medusa, e intanto viviamo, cara Giorgia, espandiamoci, creiamo e procreiamo, facciamo figli e figlie, opere e libri, azioni politiche ed eventi artistici, feste e giochi nuovi, allegramente, faticosamente, ma liberamente, e avviamo insieme e già da ora una nuova epoca del mondo.
Noi ci proviamo. Ti aspettiamo.
Con affetto."
Marco Guzzi
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leparoledelmondo · 1 year
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Eco-sistema
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In Italia abbiamo parchi azionali e regionali da decenni. Un vanto per tutti coloro che pensano si tratti di aree “intoccabili” dal cemento. Purtroppo non sono aree così “intoccabili” e lo si apprende leggendo qualche dato: tra il 2017 e il 2018 sono stati cementificati 10.000 m2 di suoli dentro aree protette (Fonte: EUAP, Elenco Ufficiale Aree Protette). Tra il 2018 e il 2019 altri 620.000 m2, l’anno successivo (2019-2020) altri 650.000 m2. Un irrefrenabile impulso a consumare anche dove un attimo prima abbiamo inaugurato un parco.
Poi ci sono i vincoli paesaggistici (coste, sponde fluviali, aree montane in quota, aree vulcaniche) che in Italia risalgono al 1939 ma anche qui, negli ultimi anni, c’è stata una spalmatura di asfalto e cemento su milioni di metri quadrati tra il 2017 e il 2020. Sembra assurdo, ma siamo andati a mangiare le aree più pregiate e belle del Paese. Miopi o stupidi?
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ginogirolimoni · 1 day
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Qualche anno fa in triveneto c’era la psicosi nel toccare oggetti nei negozi e nei supermercati, alcuni prodotti maneggiati in funzione dell’acquisto erano improvvisamente esplosi in mano ai malcapitati facendo saltare loro mani e dita e colpendoli in viso con le schegge.
In nessun caso si era verificato un decesso, perché la carica esplosiva era contenuta, ma danni gravi e permanenti si, il fatto è che spesso l’ordigno era contenuto in oggetti che attraggono i bambini, e si sa come sono questi ultimi, prima lo toccano, poi lo mostrano ai genitori perché glielo acquistino.
L’autore ignoto di queste oggetti esplosivi venne chiamato “unabomber”, come un suo omologo statunitense; quando gli inquirenti credettero di averlo individuato nel nome del povero e malcapitato ingegner Elvo Zornitta, ci mancò poco che lo linciassero.
Oggi Benjamin Netanyahu, che ha fatto esplodere centinaia di ordigni all’unisono, uccidendo o accecando altrettante persone, viene applaudito da tutti per la sua genialità.
Mi tocca dar ragione a Dostoevskij che sostiene che se uccidi un uomo sei un criminale, mentre se vai a combattere una guerra, ordinando ai tuoi soldati di uccidere migliaia di altri soldati e metti in conto che anche migliaia dei tuoi moriranno, se ti arride la vittoria sarai considerato un grande stratega, un bravo generale, addirittura un genio, come Napoleone.
Di quest’ultimo Raskòl’nikov, il personaggio di Delitto e castigo dice: “No, quegli uomini non son fatti così; il vero dominatore, al quale tutto è permesso, saccheggia Tolone, compie il macello di Parigi, dimentica un'armata in Egitto, spreca mezzo milione di uomini nella campagna di Mosca e se la cava con un gioco di parole a Vilna; e a lui, dopo morte, innalzano statue, e quindi tutto gli è permesso. No, uomini siffatti, si vede, non sono di carne, ma di bronzo!” (III, VI).
Ah, prima che mi dimentichi, a tutte quelle persone di stirpe ebraica, amiche e non, che si meravigliano con me che subito dopo l’orrendo attacco di Hamas ai civili israeliani il 7 ottobre 2023 l’Occidente mostrò poca solidarietà per il le vittime, dico che nel migliore dei casi sono miopi, o monocoli, come un ciclope, vedono solo ciò che accade a loro e tralasciano di valutare ciò che loro hanno commesso in più do ottant’anni di insediamento ebraico in Palestina. Vogliamo dare i numeri, tanto per avere un’idea quantitativa di ciò di cui stiamo parlando? In quell’attentato Hamas uccise 1200 persone circa fra civili e militari israeliani, e furono prese in ostaggio circa 250 persone.
In seguito a ciò il governo israeliano con a capo Netanyahu ha ucciso più di 40 mila palestinesi, molti dei quali civili, donne e bambini; i nazisti per ogni soldato tedesco ucciso dai partigiani, fucilavano dieci prigionieri: questo era il rapporto che loro ritenevano corretto, perché un tedesco valeva almeno quanto dieci italiani.
Fate voi un rapido e rudimentale calcolo: quarantamila diviso millecinquecento e troverete quanto secondo gli israeliani vale un ebreo in confronto ai palestinesi … e non sono ancora sazi di sangue umano!
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needaily16 · 4 days
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Cuaca September selalu membawaku pada nuansa puitis. Enam belas September, alih-alih berbicara tentangku. Membahasmu ternyata selalu lebih menyenangkan. Seseorang yang konon darinya lah aku dicipta.
Sama seperti tahun-tahun sebelumnya. Meski ternyata aku masih terlalu miopi untuk menerkamu. Menikmati ketidaktahuan, kealpaan, bahkan ketidakpastian sambil memupuk keyakinan sebanyak-banyaknya pada takdir terbaik-Nya.
Kamu harus tahu, mendoakan seseorang tanpa sosok, selalu semenenangkan itu. Sebab apalagi yang bisa sampai kepadamu bahkan sebelum kita bertemu. To a man whose name is written next to me.
Klungkung, 16 September 2024.
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vengosicuro · 1 month
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20.6.1931
Questa è una giornata nella quale mi pesa, come un ingresso in carcere, la monotonia di tutto. Ma la monotonia di tutto non è altro che la monotonia di me stesso. Ciascun volto, anche lo stesso che abbiamo visto ieri, oggi è un altro, perché oggi non è ieri. Ogni giorno è il giorno che è, e non ce n'è mai stato un altro uguale al mondo. L'identità è solo nella nostra anima (l'identità sentita con se stessa, anche se falsa), attraverso la quale tutto si assomiglia e si semplífica. Il mondo è cose staccate e spigoli distinti; ma se siamo miopi, esso è una nebbia insufficiente e continua.Il mio desiderio è fuggire. Fuggire da ciò che conosco, fuggire da ciò che è mio, fuggire da ciò che amo. Desidero partire: non verso le Indie impossibili o verso le grandi isole a Sud di tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di non essere questo luogo. Non voglio più vedere questi volti, queste abitudini e questi giorni. Voglio riposarmi, da estraneo, dalla mia organica simulazione. Voglio sentire il sonno che arriva come vita e non come riposo. Una capanna in riva al mare, perfino una grotta sul fianco rugoso di una montagna, mi può dare questo. Purtroppo soltanto la mia volontà non me lo può dare.
La schiavitù è la legge della vita, e non c'è altra legge perché questa deve compiersi, senza possibile rivolta o rifugio da trovare. Certuni nascono schiavi, altri diventano schiavi, ad altri ancora la schiavitù viene imposta. L'amore codardo che tutti noi proviamo per la libertà (libertà che, se la conoscessimo, troveremmo strana perché nuova e la rifiuteremmo) è il vero indizio del peso della nostra schiavitù. lo stesso, che ho appena detto che desidererei una capanna o una grotta per essere libero dalla noia di tutto, che poi è la noia che provo per me, oserei forse andare in quella capanna o in quella grotta consapevole che, dato che la noia mi appartiene, essa sarebbe sempre presente? lo stesso, che soffoco dove sono e perché sono, dove mai respirerei meglio se la malattia è nei miei polmoni e non nelle cose che mi circondano? lo stesso, che ardentemente sogno il sole puro e i campi liberi, il mare visibile e l'orizzonte largo, chissà se mi adatterei al letto o al cibo o a non dover scendere otto rampe di scale per arrivare alla strada o a non entrare nella tabaccheria dell'angolo o a non scambiar il buongiorno con l'ozioso barbiere.Quello che ci circonda diventa parte di noi stessi, si infiltra in noi nella sensazione della carne e della vita e, quale bava del grande Ragno, ci unisce in modo sottile a ciò che è prossimo, imprigionandoci in un letto lieve di morte lenta dove dondoliamo al vento. Tutto è noi e noi siamo tutto; ma a che serve questo, se tutto è niente? Un raggio di sole, una nuvola il cui passaggio è rivelato da un'improvvisa ombra, una brezza che si leva, il silenzio che segue quando essa cessa, qualche volto, qualche voce, il riso casuale fra le voci che parlano: e poi la notte nella quale emergono senza senso i geroglifici infranti delle stelle.
Fernando Pessoa - Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares
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