Tumgik
#Pomeriggio Romano
ifattinews · 2 years
Text
Eventi: Pomeriggio romano tra "I FATTI" d'arte e cultura
 L’Aps Vox è lieta di invitare i lettori dei nostri giornali e non solo, all’evento culturale che si svolgerà il giorno 20 dicembre 2022 ore 15.00 presso la sala PROTOMOTECA del Campidoglio a ROMA    I protagonisti dell’evento, presentati dal Dott. Mauro Paggi, sono:    Anna Rita Tombari con il suo libro “Il canto del gallo”     Maura Lisci che presenta il primo dei suoi 7 libri fantasy “Nonno…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
Photo
Tumblr media
PRIMA PAGINA Osservatore Romano di Oggi martedì, 10 settembre 2024
0 notes
ama-god · 5 months
Text
GIUSTIZIATO!!!
Il 27 aprile del 1945, a Musso, Mussolini viene pizzicato e arrestato insieme all'amante Claretta Petacci.
Viene beccato su un camion dell’esercito tedesco, dopo un rozzo tentativo di mascherarsi con addosso un cappottone militare. Troppo voluminoso per un tracagnotto come lui.
L’autocolonna nazifascista viene bloccata dallo sbarramento della 52esima Brigata Garibaldi all’uscita di Musso, località a un chilometro da Dongo, sul lago di Como.
Un passo indietro.
Fino al 18 aprile Mussolini se ne sta rintanato tra le mura del Palazzo Feltrinelli di Gargnano, un comune vicino a Brescia, da dove si illude di guidare la Repubblica Sociale Italiana, uno stato-caricatura filo-nazista creato nel settembre del 1943 in seguito all’Operazione Quercia.
È la missione con cui i nazisti liberano Mussolini, tenuto prigioniero sul Gran Sasso, dopo che nel luglio del ‘43 il Gran Consiglio del Fascismo ne decide l’arresto.
Nel panico gioca l’ultima carta tentando di barattare la propria incolumità con il Comitato di Liberazione Nazionale. L’unica proposta che riceve dai suoi interlocutori è la resa incondizionata.
Il 25 aprile del ‘45 a Milano viene proclamata l’insurrezione generale. Il Duce non ha scampo. Ha le ore contate. A Menaggio, in provincia di Como, Mussolini e la Petacci, si aggregano a una colonna di soldati tedeschi in ritirata verso Nord.
E’ la fuga, direzione Svizzera. O forse Germania.
Ma nel pomeriggio del 27 aprile finisce per sempre la sua carriera criminale.
Con lui, i partigiani arrestano altri 52 fascistissimi, tutti immediatamente trasportati nel municipio di Dongo.
Sulla base del proclama «Arrendersi o perire», foglio n. 245 del 4 aprile 1945, tutti gli arrestati sono immediatamente passibili della pena di morte.
Mussolini, insieme a Claretta Petacci, viene trasferito per la notte prima nella caserma della guardia di finanza di Germasino, poi presso la famiglia contadina dei De Maria, a Bonzanigo.
Il giorno dopo i partigiani chiudono il conto con l’uomo che ha fatto sfracellare l’Italia in Guerra e in una dittatura spregevole.
Il plotone di partigiani incaricato di fare giustizia è comandato dal colonnello Valerio, al secolo Walter Audisio, per ordine dei capi del Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia.
Prelevati dall’abitazione dei De Maria, Mussolini e la Petacci vengono condotti nella località di Giulino di Mezzegra.
Alle 16 e 30 del 28 aprile 1945 l’esecuzione. I partigiani sparano. Mussolini è morto. Stessa sorte per la Petacci.
Ma c’è da finire il lavoro.
A Dongo, gli altri condannati a morte, precisamente, Barracu, Bombacci, Calistri, Casalinovo, Coppola, Daquanno, Gatti, Liverani, Mezzasoma, Nudi, Pavolini, Porta, Romano, Utimperghe, Zerbino, vengono portati nella piazza davanti al lago e fucilati.
«Giustizia è fatta!»
— Alfredo Facchini
Tumblr media
3 notes · View notes
giuliogreen · 1 year
Text
La solitudine della Val Pruche
Ci sono dei posti che esercitano un attrattiva a volte difficilmente spiegabile, uno di questi è il versante est del gruppo del Pasubio, ovvero quell’insieme di sentieri antichissimi che una volta (ma non solo una volta) venivano usati dai pastori per salire verso i pascoli di Malga Pasubio. Avevo già percorso in discesa la Val Pruche in estate e tentato di risalirla in inverno, senza riuscirci a causa della neve, così quando mi sono messo in macchina con un pomeriggio intero a disposizione quasi senza accorgermene mi sono trovato a superare l’abitato di Posina per poi lasciare la macchina nel piccolo parcheggio di Doppio. Basta percorrere un centinaio di metri di asfalto e sulla sinistra, non visibilissimo, c’è l’imbocco del sentiero 380 che attraversa la Val Pruche. Fin dall’inizio ci si trova immersi in un fitto bosco e il sentiero inizia a salire con una serie di tornanti piuttosto ripidi che velocemente portano in quota. Bisogna fare molta attenzione a quelle che io chiamo “le trappole”, ovvero dei cavi di acciaio di qualche vecchia teleferica abbandonata che in tre quattro punti attraversano il sentiero ad altezza uomo.
Tumblr media
Si continua a salire per circa un ora, ogni tanto la salita lascia posto a qualche brevissimo traverso, ma si riesce a correre veramente poco, finché il sentiero termina dentro un grosso canalone che sembra essere il letto di un torrente in secca cosparso di grossi macigni.
Tumblr media
Un pò saltando e un pò arrampicando inizia la risalita, spesso bisogna aiutarsi con le mani per superare i punti più difficili, il canalone è abbastanza lungo, fa una curva e poi diventa ancora più ripido fino ad arrivare a quello che appare come un rebus, a sinistra sembrerebbe proseguire restringendosi ma porta in un vicolo cieco dal quale ridiscendo non senza qualche difficoltà, davanti parrebbe ostruito da una grossa frana, provo a risalirlo ma mi rendo subito conto di essere fuori strada.
Tumblr media
Proprio ritornando indietro scorgo un pallino rosso mezzo scolorito su una roccetta ricoperta di vegetazione, infatti il sentiero prosegue a destra mascherandosi subito in una debolissima traccia quasi invisibile che si arrampica tra l’erba alta. Più volte mi accorgo di essere fuori strada, torno indietro e mi rimetto sulla retta via grazie ai pochissimi segnali e a qualche pila di sassi.
Tumblr media
Si va avanti così sempre a salire finché la visuale non si apre e in cima ad una ripida salita appare il passo degli Alberghetti. Ci metto ancora una mezzora buona a raggiungerlo ma una volta arrivati su la visuale è magnifica da entrambi i versanti (mica per niente durante la prima guerra mondiale ci avevano piazzato dei pezzi di artiglieria). 
Tumblr media
Il pezzo che segue da qui in poi oltre ad essere una liberazione al termine di una salita infinita è un momento di pura poesia trail, un single track nell’erba leggermente in discesa che taglia in due tutta la vallata.
Tumblr media
Bastano un paio di km per raggiungere uno dei monumenti più discutibili che si possano trovare nelle piccole dolomiti, un “vero” arco romano costruito negli anni 30 per commemorare i caduti della prima guerra mondiale.
Tumblr media
Questa è una metà abbastanza ricorrente nei giri degli appassionati delle Piccole Dolomiti che in genere si raggiunge arrivando dalla parte opposta, quella che arriva dal rifugio Papa. Gran dispiego di targhe, tombe, cippi, bandiere dedicati ai caduti della prima guerra mondiale che mi puzza sempre di retorica militaresca, così salgo su alla Selletta Comando dove c’è l’unica targa a cui porto un fiore.
Tumblr media
Ridiscendo e proseguo verso il rifugio Papa, sono senz’acqua da un paio d’ore ed essendo anche senza soldi confido nella generosità dei gestori che riempiendomi la borraccia mi rispondono “Siamo pur sempre un rifugio di montagna”. Da qui ci sarebbero diverse soluzioni per ridiscendere a valle, ma inizia ad essere un pò tardi e ho il tel scarico quindi cerco l’imbocco del 377 che scende per la Val Sorapache. Percorro il primo tratto senza grossi problemi, finché non incrocio sul sentiero il più grosso gregge di pecore che abbia mai visto, ma non sono solo pecore (due/trecento?) ci sono anche muli, cavalli e.. cani soprattutto diversi cani, tra cui alcuni maremmani dalle dimensioni piuttosto ragguardevoli.  Uno in particolare è forse più grosso di Cjiorven e mi sta già tenendo d’occhio a distanza. A questo punto la scelta è tra farmi sbranare da “Orso” (così lo sento chiamare  dai pastori) oppure circumnavigare il gregge attraversando dei prati dove sicuramente prenderò un miliardo di zecche. Scelgo per le zecche inizio la manovra di accerchiamento sotto gli occhi vigili dei pastori e dei cani, finché arrivato in cima ad una roccia e immerso nell'erba alta sento il pastore chiamarmi “Vien giù da li, guarda che mica ti morde Orso” mezzo imbarazzato inizio a scendere verso di loro fin quando Orso fa un accenno di abbaio per poi prontamente tornare a fare il suo dovere di cane pastore, a questo punto siamo quasi migliori amici io e Orso, scambio due parole con il pastore che mi indica la strada e riparto camminando, perché correre mi sembra quasi irrispettoso in quel frangente, o forse solo ridicolo. Dopo una serie di curve però il sentiero scompare nella vegetazione, bisogna farsi largo con le mani per aprisi un varco e scoprire la traccia sul terreno, non sempre visibile, infatti mi perdo almeno un paio di volte in questa specie di amazzonia. Un pò alla volta mi metto qualche km alle spalle, tornante dopo tornante scendo sempre più a valle, scaviglio, riparto, mi confondo sul letto di un torrente che inizio a scendere inutilmente, lo risalgo per accorgermi che il sentiero lo attraversava soltanto per poi proseguire nel bosco. L’ultimo tratto è una discesa ripida nascosta sotto uno spesso strato di foglie che porta fino ad incrociare il torrente Posina, qui ci sono delle cascatelle e un paio di pozze dove ci si può rinfrescare e accucciandosi quasi immergersi del tutto nell’acqua.  Ancora un paio di curve e si arriva al ponte e quindi alla strada asfaltata, da qui svoltando a sinistra risalgo fino al parcheggio dove recupero la macchina. Sono stato in giro circa quattro ore e mezza, non ho incontrato nessuno ne a salire ne a scendere, escluse le persone al rifugio. Una borraccia da 1/2 lt è decisamente insufficiente.
Tumblr media
3 notes · View notes
Text
Tumblr media
Era imperatore Claudio quando il piccolo morì. Era il più bel bambino che fosse mai nato e suo padre, Ti. Claudius Nicanor, un ricco liberto dell’imperatore con un importante incarico, lo amava teneramente. La sua morte lo travolse come un’onda di disperazione e il bel sepolcro che aveva fatto costruire per sé, per i propri cari, per i propri liberti e le proprie liberte, ebbe così il suo primo occupante. Quel sepolcro, che gli appariva così bello, simbolo di distinzione e del potere che aveva raggiunto, risollevandosi dalla sua condizione di schiavo fino a diventare uno dei più potenti liberti dell’imperatore, ora gli appariva per quello che era: un posto freddo, buio, dove regnava solo la morte. Spese una fortuna ma decise di far ritrarre il suo bambino a uno dei più bravi scultori in circolazione, famoso per la sua capacità di cogliere nel segno. Lo scultore ricordava bene il bambino, lo aveva visto pochi mesi prima, in un caldo pomeriggio di novembre, quando i melograni del suo giardino erano carichi di frutti. Il bambino gli aveva ispirato subito simpatia, interessandosi a quegli strani frutti dalla scorza dura che non aveva mai visto. “La scorza è dura perché deve proteggere la ricchezza dell’interno” gli aveva spiegato l’uomo porgendogliene uno. “Tieni piccolo, ti porterà fortuna! Il melograno è simbolo di ricchezza ma anche di immortalità!”. Quelle parole gli risuonarono nella testa facendolo rabbrividire. Lo ritrasse adagiato su un lettino, appoggiato su un elegante cuscino a frange, con quel melograno nella mano sinistra, speranza e promessa di immortalità. Passarono moltissimi secoli finché, nel 1941, gli archeologi ritrovarono quella tomba. Entrarono con cautela perché tutto era completamente immerso nell’acqua. Tranne il bimbo; sembrava che sorridesse tranquillo e che li avesse sempre aspettati mentre, sereno, tendeva verso di loro quel melograno, il melograno della sua immortalità.
Testo: Museo nazionale romano
©Archivio Fotografico MNR
7 notes · View notes
m2024a · 15 days
Video
youtube
Sangiuliano, perché si è dimesso? Il caso Maria Rosaria Boccia, dai post sui social alle lacrime in tv: cosa è successo Sangiuliano-Boccia, il giallo estivo più discusso della politica italiana, ha portato alle dimissioni dell'ormai ex ministro della Cultura. La scelta è stata ufficializzata in una lettera inviata alla premier Meloni venerdì pomeriggio. Per giorni la vicenda di Maria Rosaria Boccia, la "consulente fantasma", ha monopolizzato le cronache e non sembra destinata ad esaurirsi. L'inizio della vicenda A voler cercare una data d'inizio alla tempesta che si è abattuta sul Ministero della Cultura, bisogna tornare indietro al 26 agosto, giorno in cui Maria Rosaria Boccia, 41enne di Pompei, pubblica sul proprio profilo Instagram una foto che la ritrae assieme a Sangiuliano. Accanto all'immagine, la donna scrive: «Grazie al Ministro della Cultura Sangiuliano per la nomina a Consigliera del Ministro per i grandi eventi». Da qui, l'immediata curiosità dei media per quella figura misteriosa entrata - a suo dire - nel team del ministro. La donna si definisce su Instagram presidente della "Fashion week Milano Moda", con la Camera della Moda che se ne dissocia subito dopo e la diffida. Ma ad attirare l'attenzione sono soprattutto i numerosi selfie in cui Boccia appare accanto al ministro: sono insieme a Pompei, al Meeting di Rimini, alla Pinacoteca di Brera, a Sanremo e a Montecitorio. Tutte immagini scattate in occasione di sopralluoghi, incontri ufficiali ed eventi. Sangiuliano smentisce la nomina, le opposizioni si sollevano Il ministro Sangiuliano comprende da subito la problematicità del post social di Boccia e decide così di dissociarsene immediatamente attraverso il suo staff: «Quella nomina non esiste, la dottoressa Boccia cerca di accreditarsi senza averne motivo», si legge. Ma ormai il caso ha preso piede e le opposizioni cercano di vederci chiaro. Prima il Partito Democratico, che presenta un'interrogazione parlamentare vista la possibile «gestione opaca degli incarichi fiduciari del ministro», poi Italia Viva che invece sottolinea quanto il curriculum di Boccia risulti «palesemente carente sia rispetto alle tematiche di interesse del dicastero in indirizzo, sia rispetto all'organizzazione di grandi eventi in generale». Le opposizioni fanno pure notare come, malgrado l'immediata smentita del Collegio Romano, Boccia appaia effettivamente spesso accanto a Sangiuliano anche in occasione di eventi ufficiali. Boccia: «La mia nomina era stata fatta, mi è stato chiesto di strapparla» A questo punto si inserisce nel dibattito Maria Rosaria Boccia che, in prima battuta, prende le parti del ministro, a suo dire vittima di un «inutile accanimento». Poi, però, precisa pure che la sua nomina a consigliera ci sia stata: «Ad oggi - scrive su Instagram - il Decreto di nomina a Consigliere del Ministro "Grandi Eventi" (a titolo gratuito) è stato firmato dal Ministro ed attendiamo la ratifica della nomina. Una volta ratificata il Ministro, poiché è un incarico fiduciario, può decidere in qualsiasi momento di revocarla e non penso debba interessare nessuno se non i diretti interessati». Poi, Boccia rilancia: «La mia nomina era stata fatta, mi è stato chiesto di strapparla». Mentre Sangiuliano prova a far passare la versione che sia stato il gabinetto a non voler ratificare quella nomina.                                                                                                                                                                                       "L'album fotografico" di Sangiuliano e Boccia Il Ministero continua a smentire la versione di Boccia, anche perché la sua nomina di Consigliera non è presente sul sito del Collegio Romano. Dagospia, nel frattempo, pubblica una foto inedita del luglio scorso che ritrae Sangiuliano assieme a Boccia in Puglia, a Polignano a Mare, ospiti del Festival "Il libro possibile". Anche la "consigliera fantasma", a mo' di smentita delle dichiarazioni del Ministero, riposta sul proprio profilo Instagram alcuni scatti con il ministro. I due appaiono sorridenti, sempre insieme, e i più maliziosi fanno notare come - in queste immagini - il ministro compaia sempre senza la fede nuziale.   Le informazioni sensibili sul G7 della Cultura Si arriva così al primo settembre, quando l'imminente G7 della Cultura - in programma a Pompei il 20 settembre - entra al centro del dibattito. Il quotidiano La Stampa rivela in anteprima che Boccia sarebbe stata messa in copia in alcune delle mail organizzative del grande evento, scambiate tra i dirigenti del Ministero e quelli del parco archeologico di Pompei. Comunicazioni riservate e sensibili, contenenti - tra le altre cose - informazioni sulla sicurezza, sugli accessi e gli spostamenti dei ministri durante il summit. Dagospia pubblica a questo punto lo screenshot di una delle mail in questione, in cui venivano descritti i luoghi in cui sarebbero stati organizzati il concerto e la cena riservata agli ospiti, oltre alla diffusione delle coordinate di un possibile piano B in caso di pioggia. In allegato, anche una «pianta dei possibili percorsi». Ed è a questo punto che la premier Meloni, sempre più preoccupata, avrebbe chiesto a Sangiuliano una relazione scritta sulla vicenda. Le opposizioni non mancano di sollevarsi, con la dem Manzi che parla di una possibile «grave falla del sistema di sicurezza di un importante evento internazionale». La lettera di Sangiuliano al quotidiano La Stampa Il ministro Sangiuliano invia una lettera al quotidiano La Stampa. Nessuna specifica in merito alle mail diffuse da Boccia, solo un ribadire l'estraneità della donna a procedimenti amministrativi e a eventi di carattere istituzionale. Poi, le parole sulla natura del loro rapporto: «È il motivo per cui abbiamo bloccato la sua nomina come consigliera per i grandi eventi. Aveva il curriculum e le carte in regola per svolgere quel ruolo, ma quando la nostra reciproca stima professionale è diventata un fatto privato, io per primo ho ritenuto di dover fermare tutto. Dovrebbero applaudirmi per questo». Le parole di Meloni a Rete 4 Anche la premier Meloni decide di esporsi. Lo fa durante il suo primo intervento dopo la pausa estiva, a "4 di sera" su Rete 4. Difende il suo ministro e non lo scarica: «Io ho parlato con Sangiuliano soprattutto per le questioni che interessano il profilo del governo: il ministro mi dice che aveva valutato la possibilità di dare a questa persona un incarico di collaborazione non retribuito. Poi ha fatto una scelta diversa e ha deciso di non dare quell'incarico, per chiarire alcune questioni. Mi garantisce che questa persona non ha avuto accesso ad alcun documento riservato particolarmente sul G7 e soprattutto mi garantisce che non un euro dei soldi pubblici degli italiani è stato speso per questa persona. Queste cose mi interessano per i profili di Governo. Il gossip lo lascio ad altri e non credo debba commentarlo io», le parole di Meloni. Boccia pubblica (possibili) documenti sensibili sul G7 a cui avrebbe avuto accesso Alle dichiarazioni della Premier, Boccia non si trattiene più. E decide di pubblicare sul proprio profilo Instagram - che sta vivendo un'ascesa impressionante in termini di followers - un post in cui tagga Giorgia Meloni e in cui inserisce le parole della premier su Rete 4 seguite da due pagine di un documento del G7 della Cultura dal titolo "Riunione dei ministri della Cultura del G7 - Napoli, 19-21 settembre 2024. Culture: global public good, global responsability". Del documento in questione è visibile solo il titolo, non si comprende quindi se sia davvero riservato - come sembra voler sostenere Boccia contraddicendo così quanto dichiarato da Sangiuliano (e dalla Premier) - oppure no. Poi, un'ultima stoccata a Meloni: "Questa persona ha un nome, un cognome e un titolo". Le opposizioni chiedono le dimissioni di Sangiuliano. Boccia pubblica nuove foto e mail I documenti del G7 pubblicati da Boccia fanno sollevare le opposizioni, che invitano Sangiuliano a dimettersi. Nella notte, la donna pubblica sui social ulteriori prove della sua versione: una foto che la ritrae con Sangiuliano il 5 agosto 2023, smentendo che si conoscessero solo dallo scorso maggio, come lui aveva dichiarato, e una dichiarazione più pesante in cui allude a possibili spese del Ministero in suo favore. «Io non ho mai pagato nulla - scrive Boccia - mi è sempre stato detto che il ministero rimborsava le spese dei consiglieri, tant'è che i viaggi sono sempre stati organizzati dal capo della segreteria del ministro».                                                                                                                                                                                                               Meloni riceve Sangiuliano a Palazzo Chigi. Il ministro non si dimette Si arriva così al 3 settembre, giorno del colloquio a Palazzo Chigi tra il ministro Sangiuliano e la Presidente del Consiglio Meloni. Il titolare del Collegio Romano parla con la Premier un'ora e mezza. Il ministro rimane al suo posto e ribadisce: «Sono stato a colloquio con il Presidente del Consiglio per ribadire la verità delle mie affermazioni: mai un euro dal Ministero, neanhe per un caffè, è stato impegnato pr viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia che, rispetto all'organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata». La mail della nomina a consigliera e i voli Sangiuliano/Boccia Alle dichiarazioni del ministro dopo l'incontro con Meloni a Palazzo Chigi Boccia risponde nella notte di martedì 3 settembre pubblicando nuove storie su Instagram. Nuovi elementi, nuovi problemi per il Ministero. La donna diffonde infatti il testo di una mail arrivata dal Gabinetto della Cultura il 10 luglio in cui si legge la sua nomina a "Consigliere del ministro per i grandi eventi". Oltre alla mail, pure un audio di una telefonata avuta con il funzionario menzionato, il testo di un'ulteriore mail del 15 luglio con oggetto "voli Sangiuliano/Boccia" con allegate le carte di imbarco e - in ultimo - una mail del 4 luglio con oggetto "Timing 23 luglio-Pompei", spiegando che fosse la cerimonia di consegna delle chiavi della città al ministro. Gli occhiali-telecamera a Montecitorio e il messaggio a Sangiuliano Si arriva quindi al 4 settembre, quando la vicenda Sangiuliano/Boccia si arricchisce di nuovi elementi. Il primo: la donna, durante le visite a Montecitorio, ha girato dei video all'interno del Palazzo (il che non è consentito) utilizzando una telecamera nascosta nei suoi occhiali. Alla notizia, diffusa da Il Fatto Quotidiano, Boccia si è difesa sottolineando che non si tratti di "nulla di illegale". Poi, in tarda mattinata, lascia intendere che - nonostante lo scoppio del caso - proseguano i contatti telefonici tra lei e Sangiuliano. E scrive in una storia: «Te l'ho detto ieri pomeriggio al telefono e te lo ripeto questa mattina: sono pronta ad applaudirti se la smetti di storpiare la realtà per coprire gente che non merita i tuoi sani valori: lealtà, rispetto, responsabilità». Poi aggiunge: «Gradirei non leggere più dichiarazioni inesatte da una persona che stimo e voglio bene». L'intervista e le lacrime: «Chiedo scusa a mia moglie» Sangiuliano ha ripercorso le tappe della vicenda con Maria Rosaria Boccia in un'intervista di 15 minuti al Tg1. Lui si definisce «assolutamente non ricattabile», sottolinando che lo sarebbe solo se avesse «usato denaro pubblico». «Mai un euro è stato speso per la dottoressa Boccia, ho pagato tutto io», ha detto il ministro. I due si erano conosciuti durante la «campagna elettorale delle europee a un evento di Fdi a Napoli» dove la donna gli è stata presentata da amici comuni. Poi «è nata un'amicizia personale» che si è trasformata in «un rapporto sentimentale. Io ho portato avanti la nomina ma poi mi sono consigliato con amici legali e il mio capo di gabinetto che mi hanno fatto notare che tutto ciò poteva configurare un potenziale conflitto di interessi». Infine le scuse: «La prima persona a cui devo chiedere scusa, perché è una persona eccezionale, è mia moglie. Chiedo scusa a Meloni per l'imbarazzo procurato a lei e al governo. Chiedo scusa ai miei collaboratori che si sono trovati coinvolti nella vicenda». Maria Rosaria Boccia: «Non sono io la ricattatrice» Maria Rosaria Boccia si è recentemente espressa con un messaggio bruciante sul suo profilo Instagram. «Durante questa vicenda, ho inizialmente mantenuto il silenzio» inizia l'ultimo post di Boccia. «Oggi vengo accusata di essere una ricattatrice, ma in realtà non sono io ad aver creato il ricatto. Sono coloro che occupano i palazzi del potere ad esercitarlo. In questo contesto, il potere ha spinto il Ministro alle dimissioni per poi respingerle, all’interno di una strategia cinica volta a tenere in ostaggio la cultura italiana in un momento di visibilità internazionale». E conclude: «Sto difendendo la mia dignità e il mio modo di essere donna. Sono stata ingannata, ma non permetterò che la mia storia venga strumentalizzata dal cinismo, dall’arroganza e dal capriccio di un potere tirannico. La stampa mi ha definita in molti modi: influencer, accompagnatrice, sartina, “una che si vuole accreditare”, millantatrice, la Anna Delvey della politica italiana, aspirante collaboratrice, consolatrice, badante, e “un amore culturale”. Ma chi ha davvero fatto gossip: io, lui, o “l’altra persona”, sfruttando un momento strategico per il Paese?» L'intervista a La Stampa Imprenditrice da 20 anni nel settore del wedding, ideatrice di due intergruppi in Parlamento, specializzata nella moda e nella comunicazione in generale. Si presenta così Maria Rosaria Boccia nell'intervista esclusiva a La Stampa in cui racconta per la prima volta la sua verità sul caso Sangiuliano. Parla dei viaggi con il ministro («non solo legati alla sua attività»), di chi sono a suo avviso i «veri ricattatori» di Sangiuliano («chiedete a lui, posso dire che ci sono direttori di settimanali»), di Giorgia Meloni che accusa di essere stata «sessista» contro di lei. E spiega perché, dalla fine di luglio in poi, ha deciso di registrate tutto dei rapporti con il ministro della Cultura: «Perché mi ha detto una frase che mi ha colpito molto: "Io sono il ministro, io sono un uomo, io rappresento l'istituzione e in futuro nessuno crederà a tutto quello che tu dirai"». Si erano conosciuti, dice, «nell'agosto del 2023 a Pompei alla presentazione della candidatura della cucina italiana patrimonio dell'Unesco, attraverso conoscenze comuni». Da maggio di quest'anno «ci siamo frequentati lavorativamente molto più spesso». «Il ministro è venuto più di cinque volte a Pompei. Poi siamo stati ad Ercolano, a Polignano a Mare, a Riva Ligure, a Taormina, a Sanremo e a Milano all'Accademia di Brera». In questi viaggi, afferma, aveva il ruolo di "consigliere per i grandi eventi". Come avrebbe stabilito un contratto che doveva partire da inizio agosto. Poi è stato firmato? «Io ho visto il decreto firmato dal ministro e io personalmente ho firmato il mio contratto che è stato controfirmato dal capo di gabinetto in presenza del ministro. Perché non è andato a buon fine bisogna chiederlo al ministro: l'istituzione è lui». Quanto alle spese per i viaggi, «io ho sempre saputo che le trasferte venivano pagate dal ministero». Come lo dimostra? «Io comunicavo solo ed esclusivamente, anche per le trasferte, con il capo segreteria». Il 3 giugno di quest'anno il sopralluogo a Pompei, al contrario di Sangiuliano, Boccia sostiene che il motivo era il G7 della Cultura. Nella mail del 5 giugno ci sono informazioni riservate? «Sì, il percorso principale, i percorsi alternativi per i ministri al G7 e il dettaglio dell'organizzazione». Ma non sempre le missioni erano legate all'attività del ministro. «Abbiamo fatto anche trasferimenti personali»: i concerti dei Coldplay e de Il Volo; «da Roma, siamo arrivati in macchina fino a Pompei. Siamo andati a eventi miei personali e privati, dove lui ha voluto presenziare. Un evento alla base dell'Aeronautica a Roma e un altro a Roma». Sangiuliano ha parlato in tv di una relazione privata. Una relazione sentimentale? «Dovrebbe chiarirlo lui. C'è stata molta confusione fin dall'inizio nella comunicazione di questa sfera». Quanto alle chat private, «il ministro è un po' confuso», dice Boccia. Ha parlato di "chat blande", ma «con una persona con cui ho una relazione non mi scambio solo foto innocenti ed emoticon. Posso scambiarmi anche qualche messaggio più piccante». Boccia considera «sessisti» atteggiamenti della premier Meloni nei suoi confronti, come quando l'ha definita in tv «l'altra persona».   Il caso alla Corte dei Conti Il caso Sangiuliano «non è rimasto inosservato» e alla Corte dei Conti, fanno sapere dalla magistratura contabile. L'avvocato del ministro della Cultura, Silverio Sica, afferma che «non ci sono prove che il ministro sia stato ricattato» e «per il materiale che abbiamo esaminato siamo nel pieno di una vicenda privatissima che politicamente risponde a una logica della doppia morale tutta italiana, morale propria è quella dell'avversario». Sui tempi dell'esposto, aggiunge il legale, «aspettiamo si calmi la vicenda politica e poi facciamo firmare la denuncia che andiamo a elaborare». L'ufficio di presidenza Rai convoca una riunione urgente sul caso per martedì prossimo. Le dimissioni Nel pomeriggio di venerdì 6 settembre sono arrivate le dimissioni di Sangiuliano. Il ministro della Cultura, ha comunicato la sua scelta in una lettera alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. «Ti ringrazio per avermi difeso con decisione, per aver già respinto la prima richiesta di dimissioni, e per l'affetto che ancora una volta mi hai testimoniato. È in gioco la mia onorabilità e giudico importante poter agire per dimostrare la mia assoluta trasparenza e correttezza, senza coinvolgere il governo. Sono fiero dei risultati raggiunti sulle politiche culturali in questi quasi due anni di governo. Questo lavoro - sottolinea Sangiuliano - non può essere macchiato e soprattutto fermato da questioni di gossip. Le istituzioni sono un valore troppo alto e non devono sottostare alle ragioni dei singoli. Io ho bisogno di tranquillità personale, di stare accanto a mia moglie che amo, ma soprattutto di avere le mani libere per agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno, a cominciare da un imminente esposto alla Procura della Repubblica, che intendo presentare».
0 notes
retelabuso · 2 months
Text
Caso Orlandi-Gregori, “io interrogato solo 30 anni dopo la scomparsa di Mirella”: le incongruenze del marito di Sonia De Vito in commissione di inchiesta
“Era un sabato e io il sabato stavo in cantiere fino alle cinque. Andavo al bar, stavo lì per il totocalcio e poi andavamo via”: Fabio De Rosa sembra ricordare tutto come fosse ieri e invece sono trascorsi 41 anni da quando Mirella Gregori, la 15enne di via Nomentana, è stata inghiottita dal nulla in quel pomeriggio romano del 7 maggio del 1983. È il sito di informazione di Fanpage a riportare le…
0 notes
giancarlonicoli · 3 months
Text
25 giu 2024 17:02
“SO ESSERE CONCAVO CON I CONVESSI E CONVESSO E CON I CONCAVI” – CICCIO BONGARRÀ CONFESSIONS: “HO UNO ZIO PRETE E A 15 ANNI CONOBBI IL VICEDIRETTORE DELL'OSSERVATORE ROMANO CHE MI MANDÒ A FARE UN'INTERVISTA. NEL ’92, A 18 ANNI, LAVORAVO COME CORRISPONDENTE PER IL GIORNALE DEL VATICANO DA PALERMO" - "FRANCESCO COSSIGA? TUTTI ALL’ANSA ERANO TERRORIZZATI. AVEVO 27 ANNI, MI AVEVANO ASSUNTO DA DUE GIORNI E ME LO SMOLLARONO AL TELEFONO. DOPO 40 MINUTI SI PRESENTÒ PER INCONTRARMI E RIMANEMMO A RACCONTARCI LA VITA” – QUELLA VOLTA CHE SUONÒ BACH A CASA DI RATZINGER, IN GERMANIA, E IL NUOVO INCARICO COME DIRETTORE DELL’ISTITUTO DI CULTURA ITALIANO A LONDRA: “IL SEGRETO È LA CURIOSITÀ. E POI CONTA LA PERSEVERANZA..."
Estratto dell’articolo di Irene Carmina per https://palermo.repubblica.it/
[…] Francesco Bongarrà — Ciccio per gli amici — […] è un’autobiografia vivente. E parlante. Ha suonato la spinetta a casa Ratzinger, facendo commuovere il fratello del papa, è andato al McDonald’s con l’amico presidente Cossiga. Persino Wojtyla sapeva chi fosse.
Cinquant’anni tondi tondi, nato a Palermo, si è fatto strada sin da giovanissimo nel giornalismo: prima come corrispondente da Palermo per “L’Osservatore Romano”, la “Reuters”, il “Times” e la “BBC”, poi come addetto stampa dell’ex sindaco Leoluca Orlando, infine per 23 anni come giornalista parlamentare dell’Ansa.
Nel 2024 inizia la sua seconda vita. È il 28 dicembre del 2023 e Bongarrà lascia Montecitorio, con l’applauso della Camera a salutarlo. “London calling”: Bongarrà è il nuovo direttore dell’Istituto italiano di Cultura a Londra.
Si è ambientato a Londra?
«Bazzico da queste parti da 12 anni, avendo insegnato all’Imperial college e alla Bayes Business School. Qualche giorno fa sono stato anche nominato visiting professor al Pembroke College, uno dei college più prestigiosi dell’università di Cambridge».
Nel suo curriculum si legge, tra le altre cose, che è stato ambasciatore della Repubblica di San Marino in Perù, rappresentante della Repubblica di San Marino presso l’Organizzazione marittima internazionale, consulente del Sovrano militare dell’Ordine di Malta ed è stato insignito con varie onorificenze tra cui quella di Grande ufficiale e di commendatore della Repubblica italiana. Come minimo, deve avere molti di più degli anni che dice.
«Ho iniziato presto».
Quando?
«A 12 anni. Mi inventai un programma radiofonico tutto mio, “Bimbomix”, a Mistretta, dove passavo l’estate con i miei genitori. La radio trasmetteva dal campanile della chiesa di Santa Caterina e dalle 2 alle 4 del pomeriggio, mentre la gente si appisolava, mi divertivo a mettere dischi e a leggere il giornale. A 14 anni iniziai a fare interviste per “Radio voce nostra”, poi diventata “Radio spazio noi”, che trasmetteva dal palazzo arcivescovile. L’aveva appena aperta il cardinale Pappalardo che conoscevo perché spesso celebrava la messa nella chiesetta di via Oreto dove sono cresciuto».
Un enfant prodige praticamente, cresciuto a pane, giornalismo e chiesa.
«Ho uno zio prete e a 15 anni durante un viaggio a Roma conobbi il vicedirettore dell’Osservatore romano. Mi mandò a fare un’intervista. Nel ’92 lavoravo come corrispondente per il giornale del Vaticano da Palermo: era l’anno delle stragi di mafia».
L’anno dopo incontrò papa Wojtyla ad Agrigento.
«[…] Me lo presentò il direttore dell’Osservatore, Mario Agnes. Wojtyla mi guardò: “Abbiamo letto, abbiamo letto”».
[…] Wojtyla suo lettore, Ratzinger […] quasi uno di famiglia, visto che ci andò a casa quando lavorava all’Ansa.
«Fumata bianca, Ratzinger è il nuovo papa. È il 19 aprile del 2005 e mi dicono di correre nel suo paese natale, Marktl, in Baviera. Proprio io, perché parlo il tedesco che ho imparato stando vicino all’ex sindaco Orlando per quattro anni da workaholic in qualità di suo addetto stampa. Non ci sono aerei ma, con l’aiuto di Cossiga, riesco ad arrivare a destinazione.
A Marktl incontro un pensionato dell’Albergheria che il giorno dopo mi porta dal fratello del papa, a Ratisbona. Riesco a entrare a casa sua, tirando fuori dal portafoglio un tesserino con lo stemma del Vaticano. Tombola. Finisce che suono Bach alla spinetta e faccio un grande scoop».
[…] Cossiga […]. Eravate amici?
«Molto. Tutti all’Ansa erano terrorizzati dalle sue dichiarazioni dettate al telefono. Avevo 27 anni, mi avevano assunto da due giorni e mi smollarono Cossiga al telefono».
Che le disse?
«“Con questo accento non puoi essere siciliano, devi essere scozzese”. Mi disse così dopo che esclamai “bloody hell”, “maledizione”, mentre trascrivevo le sue parole. Dopo 40 minuti si presentò per incontrarmi e rimanemmo a raccontarci la vita dalle 10 di mattina alle 9 di sera. Un mostro, un teologo. Quando si dimise mi chiamò la mattina all’alba perché lo raggiungessi. Abitava in una casa a Prati, borghese ma non lussuosa, piena di soldatini di piombo e di gadget elettronici. La cosa che gli piaceva di più era un vaso che gli aveva regalato Craxi da Hammamet».
[…] «[…] Una volta andai a Siviglia con l’allora assessore allo Sport, Giovanni Ferro. Lui non parlava inglese e bisognava presentare la candidatura di Palermo per i mondiali di mezza maratona. Allora il presidente della federazione di atletica leggera, Primo Nebiolo, propose: “Facciamo così, tu sei l’assessore e Ferro è l’addetto stampa di Orlando”. E così facemmo davanti a un’intera platea».
Dove la mettono, lei riesce. Come fa?
«So essere concavo con i convessi e convesso e con i concavi: mi adatto all’interlocutore. Il segreto vero, però, è la curiosità. Devi avere sempre la voglia di conoscere. E poi conta la perseveranza: non mollare mai. Mi sarebbe piaciuto da ragazzo andare a ballare e fare tardi la sera, ma non l’ho fatto sapendo che alle sei del mattino dovevo leggermi i giornali. E lo faccio ancora. Sono un cronista, anche se ora dirigo l’Istituto italiano di Cultura a Londra».
È soddisfatto del suo lavoro a Londra?
«Ho una squadra pazzesca. Assieme alle mie due giovani colleghe del ministero degli Esteri, stiamo lanciando iniziative a 360 gradi. Mostre d’arte contemporanea, rappresentazioni teatrali, presentazioni di libri italiani in inglese […]. Londra è la quinta città d’Italia: nel Regno unito vivono 530mila italiani. La nostra […] è una mission complessa: dobbiamo raccontare la nostra politica culturale agli inglesi, mostrandogli quanta avanguardia esiste in Italia. […]».
0 notes
primepaginequotidiani · 2 months
Photo
Tumblr media
PRIMA PAGINA Osservatore Romano di Oggi martedì, 30 luglio 2024
0 notes
lamilanomagazine · 3 months
Text
Roma: fermato 32enne romano gravemente indiziato di violenza sessuale
Tumblr media
Roma: fermato 32enne romano gravemente indiziato di violenza sessuale. Nei giorni scorsi, gli investigatori della Polizia di Stato del Commissariato Prati, hanno fermato un 32enne georgiano perché gravemente indiziato del reato di violenza sessuale. In particolare, nel tardo pomeriggio dello scorso 9 giugno, una donna mentre percorreva la strada di ritorno verso la propria abitazione, veniva avvicinata da un uomo che le faceva delle avance molto esplicite, da lei respinte. Una volta giunta presso la propria residenza, la donna si dirigeva presso i locali lavatoi condominiali, dove veniva improvvisamente raggiunta dal 32enne che l'aveva seguita fino a quel momento. A quel punto, la giovane donna, impaurita e inerme, veniva costretta a subire una violenza sessuale al termine della quale veniva minacciata verbalmente dall'aggressore che si dava poi alla fuga. Gli investigatori, sulla scorta delle informazioni e delle descrizioni fornite dalla vittima, hanno svolto un'intensa attività di indagine durante la quale hanno visionato anche le immagini del sistema di videosorveglianza condominiale. I poliziotti così hanno individuato e identificato il presunto aggressore; lo stesso è stato accompagnato presso gli Uffici di Polizia e riconosciuto dalla vittima. Al termine delle attività di rito, l'Autorità Giudiziaria ha convalidato il Fermo di indiziato di delitto, su richiesta della locale Procura della Repubblica, e poi ha disposto la custodia cautelare in carcere.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Fanno il saluto romano alla commemorazione dei fratelli Mattei, 12 denunciati
Sono dodici le persone denunciate a Roma dalla polizia per i saluti fascisti durante la commemorazione del 15 e 16 aprile, del rogo di Primavalle. Si tratta della commemorazione della morte di Stefano e Virgilio Mattei, figli dell’ex segretario della sezione Msi di Primavalle.  Nel corso della commemorazione regolarmente preavvisata, che si è svolta nel pomeriggio del 16 aprile sul luogo…
View On WordPress
0 notes
stranotizie · 7 months
Link
Nel primo pomeriggio dell’8 gennaio 2007, Rosa Bazzi e Olindo Romano lasciano Erba sui sedili di una volante dei carabinieri. Pensano che gli agenti li stiano portando in salvo dai giornalisti che, dall’alba, assediano la loro casa. In meno di un’ora si trovano dentro il carcere di Como, dove comincia una detenzione destinata a diventare ergastolo, condannati per aver ucciso quattro vicini di casa e averne ferito gravemente un quinto – uno dei più grandi casi di cronaca recente, conosciuto come “la strage di Erba”. Alessandra Carati incontra Rosa Bazzi per la prima volta all’inizio del 2019. Tra luglio e febbraio dell’anno seguente, le fa visita in carcere ogni settimana in sessioni che… Altro
0 notes
alessandro54-plus · 7 months
Text
Incendio in un palazzo di Quinto Romano, il fumo invade le scale: paura per i condomini
articolo: https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/incendio-quinto-romano-dbpj3w4z Quinto Romano (Milano),16 febbraio 2024 L’intervento dei vigili del fuoco nel palazzo di via De Sica a Milano Milano, il rogo si è sviluppato dalle cantine di un palazzo di 10 piani: al lavoro decine di vigili del fuoco Un incendio si è sviluppato nel primo pomeriggio negli scantinati di un condominio di via…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
Text
12esima: G. Carofiglio, La misura del tempo, Einaudi
Da Romano Antonaci riceviamo G. Carofiglio, La misura del tempo. Dalla presentazione dell’editore: Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia. Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
m2024a · 2 months
Video
youtube
Francesca Deidda scomparsa, dal bite dentale alla felpa e le macchie di sangue: tutte le tracce ritrovate, il marito Igor Sollai sotto torchio Il bite dentale con tanto di custodia, un beauty case, il frammento di una felpa incastrato tra i cespugli, un accappatoio e tracce di sangue su una roccia. Sono gli elementi recuperati durante l'ampia battuta di carabinieri della Compagnia di Iglesias, Cacciatori di Sardegna, tecnici e operatori del Soccorso alpino, squadre dei vigili del fuoco, Protezione civile, volontari e Corpo forestale impegnati nelle ricerche di Francesca Deidda, la 42enne scomparsa da maggio a San Sperate, nel sud Sardegna a una ventina di chilometri da Cagliari, uccisa, secondo la Procura di Cagliari, dal marito Igor Sollai, un autotrasportatore di 43 anni, attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Oltre un centinaio di persone hanno passato palmo a palmo un'area montuosa tra Sinnai e San Vito, concentrandosi in località San Priamo, vicino al chilometro 35 della vecchia statale 125 Orientale sarda, non troppo distante dal ponte romano, dove si sono agganciate la cella del cellulare di Francesca e quella del marito, per poi spegnersi contemporaneamente. Da quel punto sono scattate le ricerche che nel giro di poche ore hanno portato a recuperare i vari effetti personali riconducibili alla 42enne. Poco più a valle, su una roccia, sono state rinvenute quelle che sembrano tracce ematiche. La zona del ritrovamento Tutta l'area è stata chiusa e sul posto sono arrivati i carabinieri del Ris e il magistrato che coordina le indagini, Marco Cocco. Gli effetti personali di Francesca saranno analizzati alla presenza dei consulenti nominati dagli avvocati che difendono Sollai, Carlo Demurtas e Laura Pirarba: «Li nomineremo a breve», hanno confermato all'ANSA i legali che oggi hanno parlato a lungo in carcere con il loro assistito, ribadendo che "è molto provato, sta contribuendo alla linea difensiva, abbiamo parlato con lui per oltre quattro ore ripercorrendo tutte le contestazioni. Per giovedì 18 è stato fissato il nuovo interrogatorio, in quell'occasione il nostro assistito conta di fornire tutte le spiegazioni per chiarire le discrasie che lo hanno portato in carcere». Gli specialisti del Ris, invece, si occuperanno di effettuare una comparazione sulle tracce trovate sulla roccia per verificare se si tratti effettivamente del sangue della donna scomparsa. La vasta battuta si è conclusa nel tardo pomeriggio. Domani le ricerche riprenderanno più a valle: quanto recuperato oggi, infatti, si trovava nell'alveo di un ruscello in secca ma secondo quanto accertato dai carabinieri, due mesi fa c'era una buona portata d'acqua che potrebbe aver spinto più a valle altri effetti personali di Francesca.
0 notes
agrpress-blog · 9 months
Text
La Rete dei Comuni del Formaggio del Lazio e la stagionatura dei prodotti lattiero-caseari. Sarà la Biblioteca Comunale di Sacrofano (RM), - piazza Ugo Serata - nel pomeriggio di venerdì 5 gennaio 2024, a ospitare l’evento Le lunghe stagioni dei formaggi, promosso dalla Rete dei Comuni del Formaggio, con il contributo di ARSIAL, in collaborazione con ONAF e ANFOSC (Associazione Formaggi sotto il Cielo) e patrocinato dall’Ente Regionale Parco di Veio. Nel giorno che precede l’Epifania 2024, quindi, una giornata dedicata ai Comuni e ai loro formaggi, che intende coniugare l’evento gastronomico con il coinvolgimento di esperti di tecnologia casearia e di analisi sensoriale. Il tema saliente, con ampio spazio di approfondimento di studio e di promozione, sarà la “stagionatura dei formaggi”. Procedimento messo in forte relazione con i territori di produzione e dei luoghi caratteristici di stagionatura. Così come avviene, per analogia, anche nel settore vitivinicolo. Cosa che sarà messa in luce mettendo in relazione formaggi stagionati e loro articolate declinazioni, maturati in particolari condizioni microclimatiche e vini in abbinamento. Il programma della giornata, in una dimensione natalizia di recupero delle tradizioni culinarie delle aree lattiero casearie della Regione Lazio, prevede interventi di natura tecnica scientifica, a cura del Prof. Roberto Rubino e dello staff di ANFOSC, una puntuale alfabetizzazione all’assaggio consapevole dei formaggi, a cura di ONAF, con la partecipazione del delegato di Roma, Domenico Villani e del Maestro Assaggiatore Nicola Nicastro e momenti di confronto fra i diversi operatori economici del settore. Chiuderanno il programma dei lavori una degustazione guidata di formaggi provenienti dai Comuni della Rete e un brindisi di augurio, per l’avvio di nuove attività da parte del network dei Comuni a forte vocazione lattiero-casearia La Rete dei Comuni del Formaggio Diciassette Comuni Laziali e ALI Lega delle Autonomie, sono i soci fondatori che hanno deciso di abbracciare il progetto costitutivo, promosso da ARSIAL e di investire nella forza della rete, sia come strumento di promozione e tutela di un prodotto d’eccellenza della filiera agroalimentare, sia come scambio e condivisione di buone pratiche e di politiche di sviluppo da condividere e attuare in maniera congiunta. Con sei formaggi DOP e quarantasette prodotti caseari PAT, la Regione Lazio è ai primi posti a livello nazionale per diffusione e presenza capillare sui territori di una vocazione lattiero casearia, fatta di formaggi arcinoti (come il Pecorino Romano, la Ricotta Romana, la Mozzarella di Bufala Campana, il Pecorino di Picinisco) e meno noti (ad esempio lo Squarquaglione dei Monti Lepini, il Cacio Magno). Più di un formaggio di qualità è prodotto in almeno centodieci Comuni sui 378 della Regione, molti dei quali, con popolazione inferiore ai cinquemila abitanti, collocati in aree interne e/o marginali e/o lontane dai flussi turistici di rilievo. I Soci Fondatori della Rete sono diciotto - compreso ALI Lazio - rappresentativi della ricchezza territoriale e produttiva della regione: nella provincia di Frosinone, i comuni di Castrocielo e di San Vittore del Lazio, con i loro ben otto formaggi P.A.T.; nella provincia di Latina, il piccolo comune di  Roccagorga, nel cui territorio ricadono due D.O.P. e si produce il raro Squarquaglione dei monti Lepini P.A.T, e il comune di Cori, patria della Ricotta di pecora e capra dei Monti Lepini P.A.T;  della provincia di Rieti fanno parte, invece, il comune di Amatrice, nel quale si produce, fra gli altri, il Pecorino che porta il suo nome, e il comune di Poggio Mirteto, simbolo del pregiato Cacio Magno P.A.T. che sembra debba il suo nome da Carlo Magno, che ne rimase incantato all’assaggio; della provincia di Viterbo, il Comune di Canino che, già Città dell’Olio, non ha esitato a evidenziare «il ruolo catalizzatore che i prodotti di qualità possono avere per i territori marginali».
Nella provincia di Roma, infine, si trovano i comuni di Ardea, di Cerveteri e di Bracciano, accomunati, oltre che dall’essere più popolosi, anche da essere i tre dei simboli della transumanza e della produzione casearia della campagna romana; il comune di Rocca Priora, famoso fra gli altri, per il gustoso formaggio “Scottone”; quelli di Sacrofano, di Torrita Tiberina, di Magliano Romano, di Trevignano Romano e di Vicovaro, nei quali è possibile assaggiare, ad esempio, il pregiato Pressato a Mano P.A.T., il Caciocavallo di bufala semplice e affumicata P.A.T. o il Caciofiore P.A.T.
0 notes