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#Pontili Galleggianti
lamilanomagazine · 10 months
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Napoli “La città necessita di un piano concreto sulla portualità e la diportistica”.
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Napoli “La città necessita di un piano concreto sulla portualità e la diportistica”. Napoli, doppia inaugurazione per il Navigare, il salone nautico internazionale di Napoli organizzato dall’Associazione Filiera Italiana della Nautica (AFINA) presieduta da Gennaro Amato. Al mattino, affollando la passeggiata del molo Luise di Mergellina sede dell’evento, un folto pubblico ha visionato e provato le oltre 100 barche presenti. Poi, alle 15.30, la cerimonia ufficiale con le autorità. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, accolto dal presidente di Afina Gennaro Amato, insieme all’on. Gimmi Cangiano, al presidente dell’Autorità Portuale Andrea Annunziata, ad Antonino Della Notte membro di Giunta Camera di Commercio, al presidente della BCC di Napoli Amedeo Manzo e l’assessore del Comune di Pompei, Marcello Lala, hanno tagliato il nastro inaugurale e visionato l’esposizione che presentava, tra l’altro, una nuova banchina galleggiante per l’ormeggio di 40 unità da diporto. “La città merita un piano concreto sulla portualità e sulla diportistica. Occorre rilanciare Mergellina, i tempi sono maturi e occorre muoversi con rapidità”. Così il sindaco Gaetano Manfredi ha posto l’accento sulle indiscutibili carenze degli ormeggi a Napoli, e poi ha proseguito: “La proposta di Gennaro Amato sull’ampliamento del Molo Luise coinvolge diverse competenze e questioni, ma comunque Mergellina ha bisogno di un grande investimento, e abbiamo intenzione di intervenire sulla parte a terra per riqualificare una zona importante, che ha però delle criticità. Siamo favorevoli all’ampliamento del porto di Mergellina e a realizzare altri siti di approdo, e bisogna farlo velocemente. Dobbiamo potenziare la portualità, con investimenti significativi. Come Comune siamo favorevoli a realizzare soluzioni durature nel tempo e di qualità, che attrae turismo di valore”. Ovviamente il Primo Cittadino ha colto anche la necessità di uno sviluppo e sostegno della filiera nautica che, altrimenti, rischia un crash e una involuzione del settore con conseguenti perdita di posti lavoro, economia cittadina e la perdita, per indotto, del diportismo nautico: “La cantieristica nautica campana è una risorsa che va rafforzata e sostenuta da chi ha competenze sulla politica industriale. Chiaramente, avere approdi sufficienti è un modo per sostenere questa filiera produttiva importante che porta lavoro e valore in città”. Gennaro Amato, incoraggiato dalle affermazioni del sindaco Manfredi, ha ribadito: “Benvenga il sostegno all'industria nautica che, specie nel segmento delle imbarcazioni dai 5 ai 12 metri, sta registrando notevoli incrementi di fatturato. Tuttavia, a ciò non corrisponde un'adeguata dotazione infrastrutturale e Napoli è l'esempio di quanto sia necessario intervenire al più presto per avere un numero maggiore di posti-barca". Da tempo, infatti è pronto il progetto che Afina cerca di portare a buon fine con l'allungamento del molo di sopraflutto di Mergellina di 250 metri, utilizzando gli scogli, e realizzando 6 pontili galleggianti perpendicolari da 100 metri lineari ognuno in modo da ottenere 1200 metri lineari di attracco con la possibilità di ormeggiare 350-400 imbarcazioni. Intanto il salone Navigare, che sarà aperto sino a domenica 26 novembre, ha registrato una presenza di crescita sia di espositori e cantieri presenti, sia di pubblico che ha affollato l’intera area dell’esposizione di Mergellina. Questi gli orari del NAVIGARE: - sabato e domenica 10.30-17.30 / lunedì – venerdì: 12.30 – 17.00. - Accesso libero e gratuito per Info.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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corallorosso · 6 years
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I ponti di barche che portano milioni di persone a Kumbh Mela ALAN TAYLOR, The Atlantic Prepararsi per uno dei più grandi raduni religiosi del mondo richiede mesi di pianificazione e duro lavoro. A partire dal 15 gennaio 2019 e fino al 4 marzo 2019, il festival indù di Kumbh Mela si svolgerà ad Allahabad, in India. Le autorità si aspettano circa 100 milioni di visitatori per un tuffo santo a Sangam, la confluenza del Gange, Yamuna e dei mitici fiumi Saraswati. I preparativi includono la costruzione di 22 ponti temporanei per i milioni di pedoni, veicoli e animali in procinto di arrivare sulle sponde del fiume. Più di 1.700 pontili galleggianti in acciaio vengono ora riparati, costruiti, posizionati e ricoperti di tappeti, mentre migliaia di lavoratori si preparano per l'evento.
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latinabiz · 4 years
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A Sabaudia continuano i lavori per il risanamento del ponte Giovanni XXIII
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Ponte Giovanni XXIII a Sabaudia Stanno continuando a Sabaudia i lavori per il recupero della funzionalità del ponte Giovanni XXIII, che sono iniziati lo scorso 21 maggio, e che stanno interessando la parte sottostante, e in particolare riguardano il risanamento delle pile di appoggio del ponte, costituite dalle zattere di fondazione, dai fusti e dalle stampelle superiori, con la rimozione delle parti degradate e successiva ricostruzione e risanamento con prodotti ad alte prestazioni. Hanno spiegato dall'Amministrazione Comunale di Sabaudia: “In questa fase si stanno completando gli interventi sulle stampelle di appoggio delle campate e sulle zattere, mentre per i fusti si procederà con tecniche e materiali diversi, vista la particolarità delle lavorazioni da eseguire. Infatti le strutture sono state preventivamente ispezionate per verificare il loro stato di conservazione e in base a quanto riscontrato si sta procedendo alla esecuzione dei lavori adottando le tecniche e i materiali necessari a garantire la buona esecuzione delle opere e la loro durabilità.  Per la realizzazione delle opere la ditta incaricata sta operando sia da sotto il ponte, con pontili galleggianti e impalcature alla base dei fusti, sia dall’alto con cestello su autocarro stazionante sull’infrastruttura. #Politica Read the full article
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visitlakeiseo · 6 years
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I 16 paesi costieri del #LagodIseo sono luoghi, a volte da scoprire, che riservano sempre qualche sorpresa per la loro storia, cultura e tradizione popolare o religiosa. Qui siamo nel centro storico di #Sulzano (BS) diventato famosissimo grazie all’esperienza #TheFloatingPiers; i pontili galleggianti dell’artista @christojeanneclaude Se vuoi visitarli trovi parecchie informazioni qui: https://ift.tt/2HdHRfl Grazie per la foto a @enricogiapino #visitlakeiseo #theromanticchoice #inlombardia #italiait #ilikeitaly #lakeiseo #iseolake #visitbrescia #myprovbs #visitbergamo #laghiitaliani #laghilombardi #europeanbestdestinations #ebd2019 #europeanbestdestinations #europeanbestdestinations2019 https://ift.tt/2tM6ec3 https://ift.tt/2JBwEIm
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italianaradio · 5 years
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Pasquetta col maltempo: in Sicilia treni e traghetti paralizzati. Dramma in Sardegna: muore un turista francese
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/pasquetta-col-maltempo-in-sicilia-treni-e-traghetti-paralizzati-dramma-in-sardegna-muore-un-turista-francese/
Pasquetta col maltempo: in Sicilia treni e traghetti paralizzati. Dramma in Sardegna: muore un turista francese
Pasquetta col maltempo: in Sicilia treni e traghetti paralizzati. Dramma in Sardegna: muore un turista francese
Al Centro, al Sud e nelle Isole, è stata una Pasquetta con il maltempo. In particolare in Sicilia, dove la circolazione ferroviaria è stata sospesa in più punti sulla linea Messina-Palermo. Soprattutto nel Messinese, dove, dalle 6:50 del mattino è stato interrotto il tratto fra Caronia e Santo Stefano di Camastra per la presenza di un albero sui binari. Dramma invece in Sardegna, a porto Corallo, nel Cagliaritano: un turista francese è morto dopo che la barca a vela su cui si trovava si è ribaltata, sbalzandolo in mare. A causa del forte vento di scirocco interrotti i collegamenti per Ustica, con il traghetto e l’aliscafo fermi in porto. Il maltempo e il mare molto mosso, che ha toccato forza sette, ha tenuto bloccati nel porto di Milazzo aliscafi e traghetti dirette alle Eolie. A causa delle avverse condizioni meteo le isole minori dell’arcipelago sono prive di collegamenti marittimi da due giorni. Molti turisti quando i collegamenti erano ancora operativi hanno anticipato il loro rientro da Lipari. Lo scirocco che ha sferzato l’isola ha creato disagi lungo le autostrade e le strade statali, specialmente sulla Palermo-Mazara del Vallo, vicino Montelepre e sui viadotti delle autostrade Palermo-Messina e Palermo-Catania; sulle strade statali 113, nei pressi di Cerda, e sulla Palermo-Sciacca, vicino Altofonte.
Problemi ferroviari, violente mareggiate e danni all’agricoltura. Sospesa la circolazione ferroviaria anche fra Barcellona e Patti, sia sulla linea “lenta” che su quella “veloce”, per guasti all’alimentazione elettrica dei treni causati dal forte vento e per la presenza di un telone sui fili fra le stazioni di Oliveri-Tindari e Novara-Montalbano-Furnari. Le violente mareggiate hanno causato nuovi danni alle strutture portuali. Colpiti dai marosi i primi pontili galleggianti di Marina Lunga, alcuni dei quali sono stati danneggiati. Disagi nel porto rifugio di Pignataro dove alcuni natanti hanno rotto le cime. Danni ingenti sono stati registrati anche nelle campagne per il forte vento, soprattutto nei vigneti.
Al Centro, al Sud e nelle Isole, è stata una Pasquetta con il maltempo. In particolare in Sicilia, dove la circolazione ferroviaria è stata sospesa in più punti sulla linea Messina-Palermo. Soprattutto nel Messinese, dove, dalle 6:50 del mattino è stato interrotto il tratto fra Caronia e Santo Stefa…
Fabio Camillacci
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tmnotizie · 6 years
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SAN BENEDETTO – Un imbuto con alla base una pompa immersa che aspira acqua creando una depressione sufficiente a formare un effetto simile allo scarico di un lavandino. L’acqua è risucchiata nel raggio di circa sette metri dall’impianto e tutti i rifiuti galleggianti si convogliano dentro un cestino con rete a maglie molto strette, capaci di filtrare rifiuti e microplastiche fino alle dimensioni di 2 mm.
In normali condizioni un solo impianto è capace di raccogliere circa 1,5 chili di rifiuti al giorno ma nel porto di San Benedetto la raccolta raggiunge anche una media giornaliera di circa 3 chili. Questo è il progetto Life Gate che punta a ridurre la presenza di plastica nei bacini portuali e che  da circa un mese operativo presso il Circolo Nautico Sambenedettese.
“Nel programma delle priorità da attuare nel 2018 –afferma il presidente Arcangelo Caputo– il Circolo Nautico Sambenedettese, ha inserito la sensibilizzazione ai temi ambientali. Un’opportunità inaspettata si è presentata quando la ditta PORALU che cura il progetto Lifegate Seabin ha deciso di installare due impianti nelle Marche con il supporto della Whirpool. Conoscevamo già il Lifegate, un’invenzione di due ragazzi australiani di qualche anno fa che presentata al Salone Nautico di Nizza, è stata poi sviluppata e commercializzata. Chiaramente un solo impianto non è sufficiente né a pulire il porto né a risolvere i problemi d’inquinamento ma il nostro progetto è quello di aumentare il numero di Life Gate a sei postazioni nei punti nevralgici della Darsena Turistica. La speranza è che l’impatto mediatico che può provocare un piccolo imbuto possa far riflettere i cittadini a un uso più consapevole dell’ambiente con una cosciente gestione dei rifiuti. Il Circolo Nautico Sambenedettese farà la sua parte per accendere i riflettori su questo tema”.
“Oltre a San Benedetto –aggiunge Angelo Crescenzi delegato agli ormeggi, pontili e manutenzone del Cns- l’altro impianto è stato installato a Marina dei Cesari a Fano. Sull’ Adriatico c’è anche Cattolica, mentre sullo Jonio ecco Roccella Jonica. Sul Tirreno ce l’ hanno Varazze, Portofino e S. Margherita Ligure. Dal 28 settembre ad oggi abbiamo già raccolto 66.30 kg di rifiuti galleggianti ed entro un anno arriveremo ad una tonnellata. Il cestino raccoglie le microplastiche e già questa mattina ne abbiamo tirate via sette chili. I rifiuti tirati fuori dall’ acqua vengono smaltiti nell’ indifferenziata mentre i più grandi secondo le modalità previste”.
Sui costi Crescenzi è esplicito. “Innanzitutto questo primo impianto l’abbiamo avuto in comodato d’uso dalla ditta Poralu per farlo conoscere. Costa un euro al giorno di energia elettrica che ci piacerebbe gestire con il fotovoltaico. Il prezzo del macchinario è di 4mila euro e speriamo di trovare risorse necessarie per completare il nostro progetto”.
“Come Capitaneria di Porto – è il comandante Mauro Colarossi che parla- i temi relativi all’ambiente sono fondamentali. Con questo macchinario si lavora sul post mentre ci stiamo impegnando tanto sul fronte della sensibilizzazione dei giovani. Nel corso del 25° della Fondazione Libero Bizzarri abbiamo interloquito alla Palazzina Azzurra i ragazzi delle terze media e la cittadinanza sviluppando proprio queste tematiche e siamo pronti per fare altri incontri in futuro. Ci confrontiamo spesso con gli operatori del porto e con i pescatori si sta ragionando su vari aspetti, in primis le cassette di polistirolo. Insomma si lavora a 360 gradi. Nel nostro bacino si concentrano le criticità ma rientra nella norma per quanto riguarda lo sporco”.
“Siamo sula stessa linea della Capitaneria di Porto –chiude la serie degli interventi  il sindaco Pasqualino Piunti– e sono contento che ci sia questa unicità di intenti. I rifiuti galleggianti in porto rappresentano solo la punta dell’ iceberg perché la situazione del fondale non è ottimale. E’ importante, inoltre, che con questo macchinario San Benedetto sia il punto di riferimento per il centro Italia. Decoro, pulizia e abbattimento delle barriere architettoniche sono i nostri obiettivi di mandato e per questo motivo daremo la nostra piena collaborazione al Circolo Nautico Sambenedettese”.
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Hai mai visto bacini galleggianti artificiali sull'acqua? Se non ancora, prova a dare un'occhiata, è un dock artificiale incredibilmente progettato per soddisfare una certa esigenza di progetti.
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elbafishingblog · 6 years
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Bolognese in porto: montatura per saraghi e orate
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L’interno dei porti, laddove la pesca sportiva sia consentita o quanto meno tollerata, rappresenta da sempre una delle tipologie di spot più ambite per gli amanti della bolognese e non solo. Molte specie di pesci vi trovano riparo e fonti di nutrimento benché le caratteristiche possano variare sensibilmente da porto a porto in base alla collocazione, estensione, funzione e presenza di strutture particolari come lo sono ad esempio i pontili galleggianti tipici dei porti turistici. In questa serie di articoli proporremo alcune montature per la bolognese abbastanza specifiche per la pesca delle famiglie più rappresentate: gli sparidi, i mugilidi e i moronidi.
Gli sparidi “portuali”
Benché in porto siano presenti un po’ tutti gli sparidi, le specie più pregiate sono sicuramente due: il sarago maggiore (D. sargus) e l’orata (S. aurata). Pur con le loro differenze, entrambe mostrano in questo ambiente un comportamento in parte simile e caratterizzato dalla ricerca di cibo in prossimità del fondo, percorrendo talvolta anche lunghi tratti di banchina.
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La discreta profondità aumenta la probabilità di incontrare esemplari adulti di bella taglia mentre la calma delle acque portuali consente un approccio delicato, con basse grammature e terminali sottili, ideale per vincere la diffidenza di prede che per ovvie ragioni hanno maturato un certa esperienza.
La montatura
Si tratta di una montatura ideale per il porto alla ricerca di pesci che sono soliti stazionare e ricercare nutrimento in prossimità del fondo. Garantisce una presentazione ottima per saraghi ed orate risultando invece molto meno efficace nei confronti delle spigole. Altro spot valido è rappresentato dalla scogliera (naturale o artificiale) a patto che si abbia la possibilità di pescare a punta di canna su un fondale compreso tra i 6 ed i 7 metri. Ovviamente, trattandosi di una montatura con galleggiante fisso, per affrontare queste profondità è necessario utilizzare bolognesi di sette (per un fondale di 6) e otto metri (per un fondale di 7). Il mulinello sarà imbobinato con un monofilo dello 0.16. Sulla lenza madre verrà applicato un galleggiante di portata 1.5 gr la cui forma può variare a seconda delle circostanze benché quella a goccia rappresenti la prima scelta, specialmente in porto, potendo coniugare grande sensibilità alla possibilità di applicare una certa trattenuta in caso di corrente.
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A valle del galleggiante la piombatura viene realizzata su uno spezzone di filo di diametro inferiore, dello 0.14, unito alla lenza madre con un nodo di giunzione (nodo di sangue) realizzato alla perfezione. Questo collegamento, se ben eseguito, comporta solo una piccola riduzione del carico di rottura. La spallinata prevede l’utilizzo di pallini tutti della stessa misura (n° 7, pari a 0.095 gr) con una distribuzione a chiudere verso il basso a gruppi di cinque pallini. Procedendo dal basso verso l’alto avremo i primi cinque pallini equidistanti a 1 cm l’uno dall’altro, poi cinque pallini sempre equidistanti ma a 2 cm l’uno dall’altro ed infine altri cinque pallini spaziati di 3 cm l’uno dall’altro. Indicativamente l’intera distribuzione, il cui peso è di 1,425 gr, si estende per circa 30 cm (vedi figura). Questa tipologia di piombatura permette alla lenza di lavorare bene e stabilmente a livello del fondo pur mantenendo una certa morbidezza e consentendo piccole trattenute quando necessario. Il terminale si collega alla spallinata tramite il classico loop to loop (asola-asola). In questo caso è meglio evitare le microgirelle, la cui funzione di eliminare le torsioni trova poca applicazione in questa montatura. Il finale ha una lunghezza di 60-70 cm. Se le nostre prede sono orate e saraghi un diametro dello 0.11-0.12 è la scelta ottimale. Se dovessero entrare in pastura le occhiate si può valutare di passare ad uno 0.14.
Tecnica di pesca
Quella appena descritta è una spallinata corta con piombatura a scalare in distanza chiusa verso il terminale. Fondamentale risulta la corretta misurazione della profondità in modo che la lenza lavori in stretta vicinanza con il fondo. Occorre mantenere l’esca a circa quattro dita da questo (indicativamente dai 6 ai 10 cm) e ciò richiede misurazioni ripetute nel tempo in quanto la profondità può variare sia in funzione della marea che della corrente; daremo leggermente più fondo con il salire della marea e/o con l’aumentare della corrente mentre toglieremo un po’ di fondo se la marea cala e/o la corrente diminuisce. Ciò che fa la differenza è saper presentare sempre l’esca alla giusta altezza.
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Si innescano due bigattini “penzoloni” e si pastura con larve appena incollate con l’arabica, in moderata quantità ma con ritmo costante. L’incollaggio deve essere molto leggero, giusto per far affondare i bigattini più velocemente ma renderli subito disponibili in forma sciolta non appena sul fondo. In inverno si può prendere in considerazione una pasturazione aggiuntiva esclusivamente a base di fondo mare. Evitare la cefalo bianca e in generale ogni tipologia di sfarinato non appena aumenta la temperatura dell’acqua.
Articolo a cura di Giovanni Maggio Grafica, foto e illustrazioni: Franco Checchi
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Seabin, il cestino per la spazzatura del mare
Lanciano un campagna di crowdfunding su Indiegogo, raccolgono 267mila dollari, avviano la produzione e installano i primi esemplari nel porto spagnolo di Adriano, in quello di Helsinki in Finlandia e nel porto di Portsmouth in Inghilterra.
Seabin si installa nelle banchine dei porti, nei pressi di pontili e yacht club e fa tutto da solo: è un cestino, contenente una rete di fibra, che galleggia a pelo d’acqua, collegato a una pompa. La pompa aspirando l’acqua nel cestino permette alla rete di trattenere i rifiuti galleggianti. Ogni Seabin è in grado di raccogliere fino a 1,5 kg al giorno di spazzatura e olio che galleggiano sulla superficie dell’acqua, con una autonomia massima di 12 Kg, raggiunti i quali va svuotato manualmente. Scrive HdBlog: “Facendo un calcolo ipotetico, ciascun contenitore potrà eliminare più di 20.000 bottiglie oppure il corrispettivo di 83.000 sacchi di plastica durante un anno di utilizzo, un risultato davvero importante per la salvaguardia dell’ambiente.”
youtube
Fonti: http://seabinproject.com/ https://www.hdblog.it/2017/10/12/Seabin-cestino-rifiuti-mare-automatico-porti/ https://www.indiegogo.com/projects/cleaning-the-oceans-one-marina-at-a-time/#/
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articolinews · 7 years
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L’azienda di Rivalta, Opacmare, sarà presente al più grande salone nautico d’Europa
Cannes ospiterà a settembre una nuova edizione dello Yachting Festival. Prevista anche la partecipazione dell'azienda Opacmare, specializzata nella fornitura di componentistica per yacht e superyacht.
Lo Yachting Festival di Cannes giunge al quarantesimo anniversario: Opacmare sarà tra i presenti
Nata nel 1995 grazie all'iniziativa dell'imprenditore Roberto Sacco, l'azienda piemontese Opacmare sarà presente con un proprio stand ufficiale all'interno dello spazio fieristico dedicato allo Yachting Festival di Cannes, ormai giunto al quarantesimo appuntamento annuale. Non solo cinema, la ridente località francese si è guadagnata infatti la presenza sul proprio territorio del salone nautico più grande in Europa. Basti pensare che all'evento precedente erano presenti oltre 630 imbarcazioni, record assoluto per la manifestazione, a fronte di 530 espositori, di cui oltre la metà provenienti da altri Paesi. Con oltre 300 mila metri quadrati di spazio espositivo, due porti turistici dedicati ai semirigidi e ai multiscafi, oltre a un totale di 10 km di imbarcazioni, e 4 passerelle con pontili galleggianti, l'edizione 2016 ha visto la partecipazione di circa 51.000 visitatori totali, per il 60% di origine straniera. Opacmare sarà presente all'evento, tra il 12 e il 17 settembre, per fornire tutte le informazioni utili sui suoi oltre 5.000 prodotti dedicati al comparto nautico: componenti e accessori di alta qualità e design innovativi sviluppati per soddisfare le reali richieste di un mercato esigente e tra i quali rientrano sistemi di sollevamento, come gru e tender lift, finestre, porte e l'elegante linea home design.
Storia e prodotti di Opacmare Sorta nella metà degli anni '90, in Piemonte, a Rivalta, Opacmare opera nel comparto nautico, fornendo accessori e componentistica per imbarcazioni di lusso, quali yacht e superyacht. Fondata per iniziativa dell'imprenditore Roberto Sacco, grazie anche al ricco know how derivante dalla decennale esperienza della famiglia in ambito aereonautico e automobilistico, Opacmare è in grado di offrire un vasto catalogo di prodotti di qualità e design elevati, sviluppati attraverso una filiera produttiva rigidamente controllata e rispettosa degli standard di affidabilità più elevati. La società piemontese prevede nel processo di realizzazione dei propri prodotti controlli severi e costituiti secondo le regole stabilite da diversi enti nazionali e internazionali: ABS, Registro Navale Italiano (Rina), Bureau Veritas e Lloyd. L'offerta di Opacmare comprende porte e finestre (sia automatiche sia manuali), accessori di coperta, sistemi di sollevamento e apertura, balconi e passerelle e si estende anche alla fase post vendita, attraverso l'interfacciamento con diversi rivenditori internazionali.
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claudiocolosio · 7 years
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Scende la sera sul primo weekend in memoria di #thefloatingpiers. I pontili galleggianti non ci sono più, ma il ricordo è davvero molto intenso. Vi aspettiamo ancora sul lago d'Iseo. #whatitalyis #fantastic_earth #lakes #vivo_italia #earthofficial #adventureculture #divinafotografia #italy_vacations #italian_trips #inlombardia #lakeiseo #visitlakeiseo #beautifuldestinations #passionpassport #landscapes #exploreeverything #travelblogger #vscocamphoto #bestvacations #traveladdict #vscocam #travel #italy #adventure #wanderlust #travelgram #italia #igersitalia http://ift.tt/2siu5Ai
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allnews24 · 8 years
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Taranto. La GdF ha sequestrato circa 2 tonnellate di cozze nere
Taranto. La GdF ha sequestrato circa 2 tonnellate di cozze nere
Oltre due tonnellate di cozze nere sono state sequestrate da militari della Sezione operativa navale della Guardia di Finanza di Taranto durante servizi di controllo lungo la banchina pescherecci della città vecchia, dove è stata individuata la presenza di una installazione abusiva di mitili tra i pontili galleggianti.
I prodotti ittici erano sprovvisti della documentazione necessaria…
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mhlvnt-blog · 8 years
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The magic of TFP
Visite: 1 200 000 – U N M I L I O N E D U E C E N T O M I L A. Titolo, corpo e conclusione in un’unica cifra. Stop, articolo finito: il solo dato spiega il successo dell’evento dell’anno.
Christo ha permesso a tutto il mondo ciò che lui solo s’era immaginato di fare finora: muoversi a piedi seguendo il movimento fluttuante dell’acqua. L’artista bulgaro, naturalizzato statunitense, ha regalato al mondo l’ennesimo colpo di scena che ha generato sguardi sbalorditi, volti attoniti, bocche spalancate per lo stupore. Così, grandi e piccini, animali volatili e non, tutti abbiamo potuto vivere The Floating Piers; anzi eravamo noi stessi l’opera, a cavallo tra ingegneria e land-art, che Christo e sua moglie Jeanne Claude – scomparsa sei anni fa – iniziano a concepire nel 1970.
Da diversi anni sulla scena artistica mondiale, la coppia conosciutasi ed unitasi a Parigi, dopo aver impacchettato oggetti, monumenti, interi edifici, si dimostra intenzionata a ricercare con l’acqua un rapporto innovativo, cui nessun tipo di arte aveva mai aspirato prima. Si apre così la sezione degli Water Projects, in cui figurano la Wrapped Coast: one million square feet di Little bay, Sydney, Australia (1968-69), l’Ocean front di Newport, Rhode Island, U.S.A. (1974), la Running Fence nelle Contee Sonoma e Marin, California, U.S.A. (1972-76), il Pont Neuf wrapped di Paris, France (1975-85; fig.), le Surrounded islands di Biscayne Bay, Greater Miami, Florida, U.S.A. (1980-83), Over the River, lungo il fiume Arkansas, Colorado, U.S.A. (1992-in corso) e proprio The Floating Piers sul Lago d’Iseo, Italia (2014-16).
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Dapprima la foce del Rio de la Plata a Buenos Aires, Argentina, successivamente la baia di Tokyo, Giappone, sono stati seri candidati come sede per ospitare progetti i quali si sono dimostrati solamente il preludio alla lingua di fuoco che ha collegato Sulzano - Peschiera Maraglio – Isola di San Paolo, sul Lago d’Iseo, nelle ultime settimane. Infatti, l’idea di camminare sull’acqua, premessa per The Floating Piers, nasce con 2000 Meters Wrapped, Inflated Pier (1970), ma trovandosi ancora in uno stato embrionale non riesce a tramutarsi in realtà: per i due chilometri di passerella galleggiante pensati per il Rio de la Plata la coppia di artisti non otterrà mai le necessarie autorizzazioni e dopo alcune accurate indagini accantona temporaneamente l’idea. Anni più tardi la loro attrazione per l’acqua, spinta dalla sfida di riuscire ad offrire al mondo l’opportunità di godere di una passerella galleggiante, torna a farsi viva: il risultato è The Daiba Project (1996), all’Odaiba Park, Tokyo Bay, che purtroppo subisce la stessa sorte dei 2000 metri di Buenos Aires e non riesce a vedere la luce. Per la seconda volta Chisto e Jeanne Claude si vedono costretti a riporre nel cassetto questo loro sogno, i tempi ancora non sono maturi; entrambi i progetti presentano evidenti limiti: i luoghi che li hanno ispirati, prima di tutto, non risultano adatti per la tipologia di progetto – effettivamente le forti correnti presenti in mare aperto minerebbero la stabilità dell’opera – inoltre, le tecnologie che i due, con il loro gruppo di lavoro, sono soliti utilizzare non parrebbero le più adatte per far resistere l’installazione, in quanto trattasi di materiali di costruzione gonfiabili, simili a quelli adottati per altre opere precedenti.
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Il 2009 è un anno che segna particolarmente la vita dell’artista, ormai diventato pilastro mondiale nel campo dell’arte; il dolore dovuto alla perdita di Jeanne Claude gli conferisce indirettamente più determinazione per portare a termine quel progetto che lei stessa avrebbe voluto vedere realizzato. Un Christo visibilmente commosso nel discorso iniziale agli addetti ai lavori nel cantiere di Pilzone d’Iseo la ricorda come «una donna eccezionale; se fosse qui con noi sarebbe capace di contagiarci tutti per l’energia che era in grado di sprigionare, con quel suo modo di fare determinato, instancabile [...]». Abbandonata quindi l’idea iniziale di collocare l’installazione in acque salate, egli parte alla ricerca di un lago, luogo indubbiamente più consono per il montaggio, la gestione e la fruibilità dell’opera d’arte in questione. Complice l’amore per l’Italia, dove la coppia si è già ritrovata a lavorare – Wrapped Fountain and Wrapped Medieval Tower, Spoleto (1968; fig.), Wrapped Monuments, Milano (1970; fig.) e The Wall - Wrapped Roman Wall, Roma (1973-74; fig.) – e la presenza dell’isola lacustre, abitata, più grande d’Europa, il paesaggio alpino del Lago d’Iseo si è rivelato ottimo scenario e, tra la primavera e l’estate 2014, ha convinto il genio bulgaro e tutta la sua troupe a decretarlo sede definitiva per l’ultimo lavoro (in ordine temporale).
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Il terzo tentativo sembra essere quello vincente fin dall’inizio; l’estate dello stesso anno l’amico Germano Celant – storico dell’arte e curatore italiano, che tra i tanti vanta incarichi per il Guggenheim Museum di New York, il Centre George Pompidou di Parigi, la Biennale di Venezia, e attualmente direttore della Fondazione Prada a Milano – divenuto Direttore del Progetto, inizia a gettare le basi per ottenere tutte le concessioni necessarie, riscontrando totale disponibilità da parte delle istituzioni locali – nelle persone di Paola Pezzotti (sindaco di Sulzano), Fiorello Turla (sindaco di Monte Isola) e Giuseppe Faccanoni (presidente dell’Autorità di bacino del Lago d’Iseo) – e della famiglia Gussalli Beretta – per l’esclusivo permesso di includere l’Isola di San Paolo, di cui la nota famiglia bresciana è proprietaria, nell’opera. Inizia quindi tutta la fase artistica di stesura del progetto: Chisto, coadiuvato dall’amico nonché fotografo ufficiale e Direttore Tecnico Wolfgang Volz, si mette all’opera nel suo studio di New York per schizzi, bozzetti, disegni, rappresentazioni, dalla cui vendita ricava il denaro utile a finanziare la realizzazione, in quanto, come tutti i progetti dell’artista, anche The Floating Piers è interamente finanziato dai proventi delle opere originali – non esistono biglietti d’ingresso per le sue installazioni.
Il risultato del lavoro con matite, carboncini, pastelli a cera, smalti si rivela già qualcosa di sensazionale; il progetto raffigura due settori a terra, per un totale di 1,5 km e rispettivamente nel centro storico di Sulzano e sul lungolago che collega Peschiera Maraglio e Sensole su Monte Isola, e quattro settori in acqua della lunghezza complessiva di 3 km: uno che porta dalla terra ferma all’isola, due che partono da Ere e da Sensole – due zone su Monte Isola – e che si incontrano in mezzo al lago, e l’ultimo che circonda l’isoletta di San Paolo.
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Nel frattempo Vladimir Yavachev, nipote dell’artista e Direttore Operativo, e Wolfgang Volz, si preoccupano di effettuare tutti i test necessari per la selezione dei materiali, in base a parametri non solo estetici ed economici, come sarebbe logico pensare, ma anche fisici: per poter garantire la fruibilità seppur limitata a 16 giorni le passerelle devono vantare determinati requisiti statici, di resistenza, ergonomici, igienici. Anche l’aspetto ecologico assume notevole importanza: come per tutte le installazioni di Christo e Jeanne Claude, i pezzi dell’opera verranno rimossi e riciclati industrialmente.
Dopo varie prove svoltesi nel 2015 tra Bulgaria, Germania e Italia, la scelta finale per la struttura ricade su 220000 cubi di polietilene che assemblati tramite dei pioli dello medesimo materiale vanno a formare i pontili galleggianti larghi 16 metri, tenuti in sicurezza da 190 blocchi di ancoraggio di calcestruzzo. La conformazione dei fondali del Lago d’Iseo non rendono affatto semplice il lavoro: la profondità massima in alcuni punti è addirittura di 250 metri, ma, grazie a minuziosi studi, per le squadre al lavoro è stato possibile posizionare i sistemi di ancoraggio ad una profondità massima di 90 metri. La finitura invece prevede, al fine di ammorbidire la superficie, la stesura di uno strato di feltro bianco, il quale rende decisamente confortevole l’esperienza a piedi nudi; sopra di esse viene fissato un tessuto di nylon poliammidico di colore “giallo dalia”, prodotto in Germania dall’azienda tessile Setex, che rappresenta la parte più riconoscibile dell’opera. Le increspature, formate grazie ad un’eccedenza di tessuto del 20%, creano, con colori, ombre e luci (del giorno e della notte), effetti scenici emozionanti: contrariamente alla tendenza – molte persone infatti si presentano alle prime luci del mattino per ammirare l’alba – il momento della giornata più adatto per venire sorpresi dalla meraviglia che il genio di Christo ci ha donato è il tramonto – i fotografi lo sanno bene.
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Ciò che rende quest’opera unica non risiede nei singoli suoi componenti. Il tessuto in sé e per sé è solamente stoffa di un colore apprezzabile: numerosi sono i casi di furto, per i quali ogni notte le squadre di manutenzione si ritrovano a porre rimedio riparando i diversi squarci; le parti mancanti puntualmente si ritrovano in vendita su eBay (o piattaforme simili) a cifre spropositate – lo squallore e la stupidità della società non ha limiti – ed è proprio per questo motivo che la volontà dell’artista sia di riciclare ogni singolo pezzo. Il sistema dei cubi di polietilene separato dal contesto altro non è che una distesa di taniche di plastica, che possono sì ispirare un riutilizzo o riciclo creativo, ma non corrispondono all’opera d’arte. Alcuni illusi lavoratori, tra cui il sottoscritto, vengono smentiti dallo stesso artista quando all’inizio di Giugno – la struttura è già pronta, mancano le operazioni di finitura – in massa si precipitano a fotografare i dettagli: «quelli sono solo cubi di plastica, non hanno nulla di speciale; la vera opera d’arte sarà tra il 18 Giugno e il 3 Luglio, quindi fate pure tutti i “selfie” che volete, ma non conteranno nulla.»
The Floating Piers comprende tutto ciò che è coperto di giallo. Sulzano e l’Isola di San Paolo, i pontili galleggianti e Monte Isola; il tessuto di nylon e il feltro, i cubi di polietilene, le funi e i blocchi di ancoraggio, l’acqua del lago e quella nei cubi laterali che conferisce ai piers un aspetto digradato ai lati; le assi di legno, le graffette, le viti, i chiodi, la colla. Ma non è solamente l’insieme di questi materiali. È il sole e la luna e i fari che vengono posizionati ogni notte e rimossi ogni mattina; il paesaggio; i divieti, i parcheggi, i bus navetta e il servizio ferroviario; le forze dell’ordine; i servizi di ristorazione e i negozianti; le persone che arrivano a tutte le ore incuranti delle condizioni metereologiche e climatiche, gli addetti ai lavori; gli articoli di giornale, gli scatti e le condivisioni sui social network; le contrastanti emozioni di stupore, gioia, felicità, noia, rabbia, insoddisfazione, stanchezza, tranquillità, agitazione, paura, entusiasmo. Quest’ultimo colpo da maestro di Christo risulta essere tutto il fermento che si genera durante questi 16 giorni, nella cui limitata durata risiede molto probabilmente la formula magica; molti lamentano «dovrebbero tenerlo per tutta l’estate ‘sto ponte!», «se avessi saputo di tutta questa coda, non sarei venuto», «avrebbero dovuto far pagare l’ingresso, così molta gente che è qui per pura curiosità se ne sarebbe rimasta a casa»: ciò dimostra che ha fatto breccia nel cuore di tutti, ancora una volta. Sì, perché dal suo visionario punto di vista è ben consapevole che ci sono disguidi, disagi, che nulla è perfetto – non è un pischello alle prime armi – ma bisogna pur ricordare che si tratta di un’opera d’arte e come tale va vissuta: queste condizioni vanno tenute in conto; e che lo facciamo o meno, il milione e passa di persone dimostra quanto egli abbia una mente brillante, geniale, dimostra che ha fatto centro, ha colpito ancora.
Partecipare ad un progetto simile, va al di là del mero impiego, significa molto di più. La candidatura per molti, come per chi scrive, è frutto più di un interesse, un desiderio di prendere parte a qualcosa di unico, che di un bisogno lavorativo; per carità, non si vuole condannare tutti coloro che partecipano in quanto bisognosi di un’occupazione e di uno stipendio – sì, veniamo tutti retribuiti, forse non in maniera adeguata al tipo di lavoro, ma, come Christo e Jeanne Claude hanno sempre fatto e com’è logico, corretto ed etico che sia, non si lavora gratuitamente – anzi, fortunatamente il gruppo di lavoro è il più eterogeneo possibile in termini sia di competenze sia di provenienze sia di genere, dallo studente fresco di maturità alla giovane neolaureata, dalla trentenne appena sposata all’adulto cui mancano pochi anni alla pensione, dal manovale all’architetto, dal medico all’avvocato, dal tipico bresciano alla pugliese, dall’albanese alla canadese. Molte sono le figure coinvolte e questo non genera altro che ricchezza: la diversità e la pluralità delle menti con le quali si condivide l’esperienza può solo innalzare il livello del progetto e quindi dell’opera, fornendo anche occasioni di crescita personale. «... diversità significa forza, e monocoltura debolezza. [...] Le persone vogliono la diversità perché porta loro più piacere e diletto [...], lo scontro furioso di diversità culturali può ampliare la prospettiva e ispirare un cambiamento creativo.»
Il primo giorno, così come ci si comporta al primo appuntamento, abbandoniamo le cattive abitudini e facciamo le persone serie: sveglia ore 6,30 – posponi per 10 minuti – posponi per altri 10 minuti – partenza ore 7,15 e arrivo al cantiere di Montecolino, a Pilzone d’Iseo ore 7,35. Si inizia alle 8,00 ma molti arrivano qualche minuto prima per l’inserimento: non si tratta del primo giorno per tutti, alcuni lavorano già da settimane, occupandosi in cantiere dell’assemblaggio e messa in acqua dei cubi di polietilene, che poi verranno trasportati in nelle posizioni prestabilite. Già si percepisce una confusione generale e una certa mancanza di organizzazione e di comunicazione – per gli italiani purtroppo è assai faticoso comunicare in lingua inglese. Piano piano veniamo sommersi di gadgets e ci viene consegnata una completa dotazione per svolgere il lavoro, espletiamo le necessarie procedure burocratiche e poi si parte. In anteprima attraversiamo il lago sulla struttura che diventerà nel giro di due settimane The Floating Piers, nessuno riesce a trattenere l’emozione. Il nostro compito comporta la stesura del tessuto, ma ancor prima della struttura, a terra, sulle strade e nelle piazze di Peschiera Maraglio e Sulzano; è ovviamente richiesta una modesta dimestichezza nel lavoro manuale, ma il lavoro non presenta nulla di complicato e proibitivo: per prima cosa vengono stesi rotoli di feltro che vengono poi fissati a terra attraverso un sistema di assi avvitate o inchiodate ai bordi delle vie – il tutto necessita di una discreta cura dei dettagli poiché le pavimentazioni sulle quali viene applicato l’intero sistema sono delicate o pregiate (ad esempio lastre di porfido, pietra arenaria di Sarnico, sampietrini, marmo).
In pochi giorni si crea tra le squadre all’opera un affiatamento tale da non essere paragonabile a quello del mondo del lavoro che siamo soliti frequentare, dove avremmo bisogno di diversi mesi. Questo aspetto conferma ancora di più la magia dell’evento. Tuttavia, alcuni disagi, piccoli o meno piccoli, si notano, come la difficoltà nell’organizzazione dei turni di lavoro e nel comunicarli agli interessati: è la società italiana The Floating Piers srl, fondata appositamente per rendere esecutivo l’evento e sussidiaria della CVJ Corporation (società di Christo), che si trova a gestire i grattacapi più impegnativi, talvolta con esiti negativi, in quanto è assai improbabile se non impossibile esaudire le richieste di più di mille persone che pretendono di non fare turni notturni, ma nemmeno stare sotto il sole per sei ore consecutive, che preferiscono fare i “Boat captain” sui gommoni di servizio per le operazioni di emergenza, senza avere la capacità di condurre barche a motore, che appena ricevono una radio ricetrasmittente si sentono subito investiti di un potere immenso, senza capire che un leader svolge un ruolo di responsabilità – non comanda, dà l’esempio. Ecco diciamo pure che per lavorare in un contesto del genere c’è bisogno di un grande spirito di adattamento, che a molti manca; ne conseguono tutte le difficoltà che l’Area Risorse Umane e Project Managing, con Izabelle, Ada, Sana, Clementine, Mery si ritrova a fronteggiare, addossandosi spesso ingiustamente le colpe.
Menzione particolare per due persone che realmente si preoccupano di far funzionare tutta la macchina, di mantenere un buon clima, di portare a compimento l’ennesimo progetto: Vince e Jonita Davenport. La straordinaria coppia collabora con Christo da una trent’anni circa, e si nota quanto tra loro e l’artista (senza dubbio anche con Jeanne Claude in passato) si sia creato un legame solido e un’empatia altrettanto forte: si fidano ciecamente gli uni degli gli altri. L’ingegnere è presente ovunque, quando un dubbio ci attanaglia egli arriva per chiarirlo ed immediatamente si trova già dall’altra parte per risolverne un altro: deve avere il dono dell’ubiquità; è instancabile, non riposa mai, i ricercatori dovranno spiegarci come alla sua età, non più giovanissima, sia ancora così arzillo e “sul pezzo”. Colpisce la sua umanità e la continua ricerca della soluzione adatta: non siamo di fronte a un guru che conosce tutte le risposte, ma a un “hard-worker” che non si dà pace finché non è soddisfatto del lavoro. Jonita invece è adorabile, la mamma di tutti, sempre sorridente e pronta a dare un conforto a chi ne abbia bisogno; al primo incontro si percepisce indistintamente la sua maestria nel gestire gruppi di persone, tra le più disparate. Credo fermamente che The Floating Piers non sarebbe lo stesso senza la coppia di New York.
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Sul finire di questa esperienza tanti sono i piacevoli incontri vissuti, altrettanti quelli che purtroppo non si sono verificati, troppi i ringraziamenti da fare: a chi mi ha spinto a inoltrare la candidatura, a chi mi ha supportato e sopportato nell’ultimo mese, ai colleghi matti (molto più di me) che aiutano a sdrammatizzare ogni situazione critica, agli amici ritrovati, alle persone che regalano sorrisi, a tanti altri ancora. Esperienze come questa vanno vissute tutte d’un fiato, intensamente, senza risparmiare nemmeno un briciolo di se stessi, per essere in grado, poi, di affermare orgogliosamente «è stata una gran ficata!», forse senza nemmeno dirlo perché ce lo si legge in viso anche solo quando sentiamo pronunciare la sigla TFP. Sì, questi pontili fluttuanti ci hanno cambiato la vita, eccome, ci hanno aperto gli occhi verso nuove mete, ci hanno insegnato che i sogni possono diventare realtà. Basta crederci. «Non pianifichiamo mai l’impossibile. Può sembrare irrealizzabile ad alcuni, ma noi siamo molto realisti.» (cit. Jeanne-Claude).
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