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#Porto Antico
unapinetaamare718 · 25 days
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Forse questo ti sembrerà strano
Ma la ragione ti ha un po' preso la mano
Ed ora sei quasi convinto che
Non può esistere un'isola che non c'è...
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lucadea · 1 year
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Il Porto Antico di Genova ed il celebre Bigo. Non è certo la fotografia più ricercata e complessa ma comunque se si passa dal Porto Antico viene sempre bene uno scatto. In particolare mi piacciono molto i bracci del Bigo, una reinterpretazione (credo) dell’architetto Renzo Piano, di uno di quegli argani che venivano usati in porto per caricare e scaricare le navi. Faceva parte delle nuove struttute create per il 1992 anno del 500° anniversario della scoperta dell’America. E’ diventato ormai uno dei simboli moderni della Superba. Credits: LUCADEA.com
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stilouniverse · 8 months
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Galleria immagini dei luoghi dove sorgeva l'antico porto d'Alma in Maremma
Come sono oggi Torre Civette e la foce del torrente Alma dove sorgeva l’antico porto Il torrente Alma nei pressi della foce Vai alla Galleria immagini dei luoghi dove sorgeva l’antico porto d’Alma in Maremma
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pikasus-artenews · 2 years
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Blu: Clean Water Arriva a Genova, dopo Venezia e Milano la Gondola poetica, colma di rifiuti marini dipinti di blu Klein, istallazione dell’artista veneziano Marco Nereo Rotelli.
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lunamagicablu · 3 months
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Io sono ovunque, nel centro e nel fondo, in cielo, in terra, ai confini del mondo, nel cuore del fiore, nel seme del frutto, e in ogni stella che incorona il deserto, perché Io sono la Vita che conosce se stessa, Io sono la Luce che fu antica promessa. Sono, sono, immensamente Io sono, dentro la lacrima che cerca il perdono, nascosto Io sono e fin troppo chiaro, nell’eterno passato che cerca il futuro, nell’eterno presente che vivifica l’Uomo, guido i suoi passi, perché sempre Io sono. E guardo dall’alto le vostre battaglie, e ancora con voi il mio cuore si doglie. Io sono il fratello, Io sono lo sposo, il diamante cercato, più raro e prezioso, madre e sorella del vostro dolore, amante perfetta che sempre sa dare. Io sono e vi dono, Io sono e vi amo, Io sono la Pace, la lotta non temo, perché dal sigillo del vostro cuore nasca la fiamma dell’eterno Volere, perché il patto antico che a voi mi lega è un fiume potente che raggiunge ogni riva, perché chi cerca che il sogno si avveri e sempre mi tiene nei suoi pensieri, abbia infine la Forza di spostar la montagna col Fuoco potente che ognor l’accompagna. Io sono tutto e nel tutto mi espando, se pur non udite, Io sempre vi ascolto. Tenete salda nel centro del vostro sentire ogni parola e ogni goccia di questo fluire, perché la penna, che per voi ho infiammato, regge forte, con polso, ciò che le ho dato, per voi, che cercate e non volete trovare, per voi, che guardate e non sapete vedere. Io sono l’Uno e la chiave vi porto, fusa nell’oro che a lungo ho raccolto lungo le strade percorse dall’Uomo, di guerra e dolore, di oblio e abbandono, forgiata nel sangue della sua ferita, lavata nell’acqua della mia cascata. Chiaro sia, e sicuro, il vostro sguardo, e vedrete le stelle che ora vi mostro, troverete nel centro del loro bagliore la sola via che sarà fine al cercare, poiché questo è il dono che ho preparato bevendo il calice che mi fu dato a eterna salvezza di tutti i fratelli che con Me han percorso i deserti e le valli. Siate certi di questa parola che vi porta la Via per giungere a casa, dove arde ciò che non fu mai spento, dove sempre Io sono e qui vi attendo. Faireliza art _by_suzu2_
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gregor-samsung · 3 months
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Mi ricordo
“ Mi ricordo che una volta la Valle d'Aosta aveva il mare. Era abitata dai Salassi (che in greco vuol dire «popolo del mare») che per le navi di passaggio avevano costruito sul Cervino un faro alto almeno come Mike Bongiorno. Adesso, con gli anni, il mare si è ritirato ed è rimasta soltanto la Dora Baltea, ma prima, al posto delle trote c'erano i delfini salmonati. I delfini più belli venivano catturati e portati a Cogne dove, invece delle acciaierie, c'era un acquario e se si girava cadeva la neve finta. Bisognava stare attenti, però, perché usciva tutta l'acqua e i delfini senza acqua muoiono, quasi come gli uomini. Mi ricordo che al porto di Courmayeur si arrivava in skilift. Dalla banchina partiva il motoscafo più alto del mondo; si saliva e poi via, ottocento chilometri di piste. Sci d'acqua, naturalmente. Mi ricordo che il Piccolo San Bernardo era un'isola e il Gran San Bernardo era un'altra isola, ma più grande ed era piena di cani da valanga che passavano le giornate a guardarsi in faccia e a dirsi: «Boh?» Per quello gli è venuta la bocca all'ingiù. Oggi risulta chiaro che i cani da valanga erano fuori luogo, ma oggi, col progresso, si sanno tante cose che una volta non si potevano capire.
Per esempio allora ci si chiedeva perché tutti i rifugi del Cai si chiamavano «Miramare» e perché un antico proverbio pugliese diceva più o meno: «Se Aosta avesse i monti sarebbe una piccola Sestrière». «Che cosa c'entrano i monti», pensava il guardapesca ributtando in mare un camoscio che gli era rimasto impigliato nella rete. Già allora i camosci erano una razza protetta. Li tenevano al Gran Paradiso assieme alle foche, due panda e qualche Duna giardinetta. Mi ricordo che i valdostani cantavano in coro un'antica canzone di montagna. «Giù pei ponti/ giù pei ponti che noi andremo/ coglieremo/ coglieremo le stelle marine/ per donarle/ per donarle alle bambine…» Mi ricordo che l'aquila faceva – abbastanza bene – il verso del gabbiano e tutt'intorno c'era un delizioso profumo di spaghetti alle vongole e di fontina. Erano i marinai che tornavano con le loro greggi di tonni. Passavano sotto l'Arco di Augusto (che allora era un ponte), baciavano le loro mogli e andavano a rifocillarsi al bar «Caa custa quel caa custa viva el battagliùn d'Aùsta». Era un nome un po' lungo per un semplice bar dove si beveva soltanto genepì e si mangiava soltanto genepesca. Per questo i marinai familiarmente lo chiamavano «Caa custa». Mi ricordo che fu quando il «Caa custa» venne venduto a Maria Josè (una nobildonna che aveva curiosamente il nome di Altafini ma lanciava i piatti come Suarez) che incominciarono a cambiare le cose. Al «Caa custa» prese piede irreversibilmente la Nouvelle Cuisine e nella zuppa di pesce comparvero i primi savoiardi. Era troppo. I valdostani chiesero aiuto a una città amica, Bergùm de Hura e al suo re, Mais, che a tappe forzate occupò Aosta e impose su tutta la Valle la polenta. I savoiardi vennero mandati in esilio e il mare si ritirò a Cascais. “
Gino & Michele, Saigon era Disneyland (in confronto), Milano, Baldini & Castoldi, 1991¹; pp. 107-108.
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winckler · 1 year
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Amore, oggi il tuo nome al mio labbro è sfuggito come al piede l'ultimo gradino… Ora è sparsa l'acqua della vita e tutta la lunga scala è da ricominciare. T'ho barattato, amore, con parole. ti riconoscerò dall'immortale silenzio.
Moriremo lontani. Sarà molto se poserò la guancia nel tuo palmo a Capodanno; se nel mio la traccia contemplerai di un’altra migrazione. Dell’anima ben poco sappiamo. Berrà forse dai bacini delle concave notti senza passi, poserà sotto aeree piantagioni germinate di sassi… O signore e fratello! ma di noi sopra una sola teca di cristallo popoli studiosi scriveranno forse, tra mille inverni: “Nessun vincolo univa questi morti nella necropoli deserta”.
Ora che capovolta è la clessidra, che l’avvenire, questo caldo sole, già mi sorge alle spalle, con gli uccelli ritornerò senza dolore a Bellosguardo: là posai la gola su verdi ghigliottine di cancelli e di un eterno rosa vibravano le mani, denudate di fiori. Oscillante tra il fuoco degli uliveti, brillava Ottobre antico, nuovo amore. Muta, affilavo il cuore al taglio di impensabili aquiloni (già prossimi, già nostri, già lontani): aeree bare, tumuli nevosi del mio domani giovane, del sole.
È rimasta laggiù, calda, la vita, l’aria colore dei miei occhi, il tempo che bruciavano in fondo ad ogni vento mani vive, cercandomi… Rimasta è la carezza che non trovo più se non tra due sonni, l’infinita mia sapienza in frantumi. E tu parola che tramutavi il sangue in lacrime. Nemmeno porto un viso con me, già trapassato in altro viso come spera nel vino e consumato negli accesi silenzi… Torno sola… tra due sonni laggiù, vedo l’ulivo roseo sugli orci colmi d’acqua e luna del lungo inverno. Torno a te che geli nella mia lieve tunica di fuoco.
Ahi che la Tigre, la Tigre Assenza, o amati, ha tutto divorato di questo volto rivolto a voi! La bocca sola pura prega ancora voi: di pregare ancora perché la Tigre, la Tigre Assenza, o amati, non divori la bocca e la preghiera…
— Cristina Campo, da La tigre assenza
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abr · 8 months
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Le parole sono importanti (cit.)
Terzo Installment
La frase detta così è da sinistri, cioè non vuol dire nulla: valori “assoluti” di per se le parole come gli atti non hanno. Importante delle parole è comprenderne e condividerne il SIGNIFICATO (da signum fero: porto un segnale, un emblema). Qui si va a cercare radici e significati autentici, non quelli cangianti della narrativa corrente manipolati dalla neoligua imposta alle masse.
DESTRA-SINISTRA
Cos' la destra/cos'è la sinistra? si domandava il grande Gaber. Rispondeva contrapponendo preferenze, tic e comportamenti di tutti i giorni (vasca vs. doccia, culatello vs. mortadella), differenze così normali da risultare banali, cangianti ma radicate, personali, POLARIZZANTI. Personalmente trovo si tratti di una ottima risposta a domanda profondamente sbagliata.
Destra-Sinistra, si tratta di un modello dello spettro delle posizioni politiche: una semplificazione della realtà, nomina nuda tenemus. Come sempre, ocio ai modelli, sia scientifici o no come questo: succede che li confondi con la realtà.
Il modello si radica ai tempi della rivoluzione francese: nella Assemblea Nazionale Legislativa del 1791, i nobili monarchici costituzionalisti si riunivano alla destra del presidente, alla sua sinistra i borghesi Giacobini (in mezzo stava la cd. Palude).
Notare come nel Parlamento attivo più antico, quello inglese, i seggi non siano disposti linearmente ma contrapposti in due sezioni distinte. Il pragmatismo del modello è esplicito: o governi o sei all'opposizione. Invece Destra-Sinistra, teoricamente un segmento continuo dove collocare posizioni diversificate, fatalmente incentiva la polarizzazione tra alternative: è il nome stesso. Tant'è, ci sono cascate anche persone serie come Norberto Bobbio. La fede nei modelli al posto della realtà è il motivo per cui gli intellettuali sono pericolosi quanto gli ignoranti.
Oggi molti individui e gruppi non si riconoscono più in uno spettro semplicistico Destra-Sinistra: é superato, dicono. Però cambiano solo l'asse ovvero gli estremi; la tendenza alla dicotomia e alla polarizzazione rimane, fatalmente tornando allo schema Destra-Sinistra a loro insaputa.
Ricordiamo tutti la retroguardia clericali-anticlericali; poi ci fu il tempo dei NeoCon "esportatori di democrazia" interventisti vs. isolazionisti e quello, tramontate o stelle un giorno l'Ucraina vincerà, del pacifismo senza se e ma, "colombe" vs. "falchi". Oggi ci si divide manco lungo assi, direttamente sugli estremi:
libertà: chi difende la libertà individuale da ogni interferenza, chi invece definisce "libertà positive" diritti per certe categorie che sono obblighi per altri (es.: no libertà di parola);
partecipazione: democrazia vs. aristocrazia, solo gli istruiti "non deplorabili", solo la scienza, no chi va "formalmente deprogrammato" (cit. Hillary Clinton questa settimana);
multiculturalismo vs Identità (eppure i primi sono quelli che la Diversità è patrimonio da preservare).
Occhio infine al rigurgito (cfr. Ultima Generazione) dei mai defunti luddisti decrescisti: quelli che distinguono ciò che è bene per l'ambiente vs. sviluppo, forza distruttiva nei confronti della Terra.
C'è pure di peggio: quelli che fascismo- antifascismo, i più laidi arretrati reazionari non scusabili di tutti, lo sanno pure loro. E' polarizzazione viscida strumentale o adolescenziale decerebrata, in ogni caso ricorda l'antiebraismo in quanto a livore cieco disumano.
La polarizzazione indotta dal modello è il vero tarlo che sta divorando dall'interno la civiltà - che è solo Occidentale, spiaze. Ciò nella inattività impotente della Palude conformista centrista in via di estinzione, la quale prima di tutti riforgiò il modello senza cambiarlo, mutandolo in Moderati vs. Estremisti tutti, fonte del conformismo trasformista.
Mitigazione del danno
Dagli oroscopi ai cambiamenti climatici, il problema è sempre scambiar modelli per la realtà. Il danno può solo essere mitigato, non estirpato, verificando costantemente i modelli con quel che succede nella realtà (metodo scientifico sperimentale).
Un primo improvement, per portare i politologi almeno al livello dei Terrapiattisti è passare a modelli bidimensionali. Il primo a due assi é del 1964: aggiunge all'asse destra-sinistra un asse verticale autoritarismo vs. democrazia, già aiuta. Poi arriva il classico del libertario David Nolan, base di successive evoluzioni tipo Political Compass: sull'asse x "libertà economica": libero mercato, meno stato e spesa pubblica, privatizzazioni; sull'asse y le "libertà personali": i "vecchi" diritti civili, droghe, aborto, eutanasia, da completare oggi con quelli "nuovi" che fanno incazzare i Woke e i WEF: privacy, novax, no tracciamenti, proprietà, mobilità individuale, autodifesa.
La politica vista come punti su un piano elimina le domande chiuse (o di qua o di là) e stempera la tendenza alla polarizzazione; inoltre ciò aiuta a comprendere filosofie politiche ben evolutesi nei tempi recenti, in particolare anarchismo e dottrina libertaria; si dà anche conto, per contiguità, dell'apparente conundrum "opposti estremismi" (già Franco Freda si definiva "Nazi-maoista") e della prossimità tra anarco-capitalisti con la V di Vendetta, libertari e conservatori. Etc.etc.
Fermiamoci qui. Le parole sono importanti, le etichette e dove si mettono, anche.
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poesiablog60 · 1 year
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Fate piano.
Fate piano- per ogni
goccia, per ogni delicato dito
per ogni tavola partita da un porto
rudimentale, antico.
Fate piano,
ch’è delicato tutto, nel suo esile
canto d’esserci, fate piano
per carità, fate piano.
*
Mariangela Gualtieri
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morelin · 4 months
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Ilheu di Vila Franca do Campo
Questa foto l'ho già usata come copertina del viaggio alle Azzorre, ricordate?
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Sull'isola di São Miguel potete raggiungere la cittadina di Vila Franca do Campo da cui ammirare l'Ilheu, l'isolotto nato da un antico vulcano sottomarino ormai spento facente parte del complesso vulcanico di Fogo.
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Proprio per questo motivo ha una perfetta forma ad anello che è ben visibile dal cielo e per la quale è soprannominato “Princess Ring”.
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(photo credit: @guirritour)
Dal 1983 è stato classificato come riserva naturale ed è severamente vietato pescare, rimuovere piante o introdurre specie invasive ma è possibile nuotare, fare snorkeling e rilassarsi sulla piccola spiaggia. Pensate che qui si è anche svolta una tappa della famosa competizione Red Bull Cliff Diving World Series 2013. Per proteggere questo meraviglioso habitat, il numero di visitatori viene limitato quindi è meglio andarci al mattino presto. Potete raggiungerlo dal porto di Vila Franca con le barche organizzate oppure noleggiate un kayak se volete fare un po' di sport ma sappiate che è vietato entrare all'interno dell'isolotto con l'imbarcazione. Noi abbiamo optato per la seconda modalità anche se poi non siamo potuti sbarcare ma è stato bellissimo solcare le onde e vedere le scogliere da vicino. Siamo partiti dal porto (il punto in rosso) ed abbiamo raggiunto l'isolotto che dista circa 1 km dalla costa in circa 40 minuti.
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E' stata la mia prima volta in kayak ma devo dire che dopo un po' di esercizio la preoccupazione iniziale ha lasciato il posto al divertimento.
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libriaco · 1 year
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Enimma
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Un enimma di Angelo Rossini (Galeno)
Sono grosso e rotondo appena nato, ma sono pure fragil per natura, e se a me stesso fossi abbandonato in breve toccherei grave iattura. A scongiurar però maligno fato altri mi veste con assidua cura, e di reggermi in piedi alfin m'è dato, cosa che mi negò madre natura. Più tardi m'empio il ventre, e alfin, diviso dal patrio suolo, in altri lidi porto de' toschi colli il genïal sorriso. Se v'è taluno mai cui non riesca di svelare l'enimma, o malaccorto, mi prenda qual blasone e non gl'incresca!
(oɔsɐıɟ lI)
Dedicato a MEC che prima o poi riuscirà ad andare a Montefiascone.
Angelo Rossini (Galeno), Manuale dell’enigmofilo [1895]. Seconda ediz., Roma, Tip. Naz. di G. Bertero e C., 1905
[Si vede, sì, che Galeno è l'anagramma di Angelo?]
Il libro del Rossini, su Archive, ha un ex libris dell’ing. Cesare Premazzi*:
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E quindi? E quindi a domani, per una coincidenza.
(*) L'ing. Cesare Premazzi (1899-1980), mantovano, era un collezionista librario. La sua biblioteca, di circa 8000 volumi, costituisce un fondo a suo nome nella Biblioteca Teresiana di Mantova.  "Il fondo comprende una parte antica e una moderna. La prima si compone di 317 libri di cui 25 edizioni del XVI secolo, fra le quali 12 edizioni mantovane e 7 del XVII secolo: il volume più antico è stato pubblicato a Milano nel 1505 dal tipografo e umanista Alessandro Minuziano"... [Da: ArchivioDeiPossessori]
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unapinetaamare718 · 28 days
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Attimi
A trovare
Un centro 🖤
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Genoa and Cinque Terre
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The Cinque Terre - five villages with brightly coloured houses built into the hillside on the rugged Italian Riviera coast and designated a Natural Park and a UNESCO World Heritage Site - were the main reason we made a stop in Genoa.
We could have stayed closer than the two hour before dawn train ride needed to reach them, but we also wanted to visit the city. So we decided to get up early, grab jam filled croissants for breakfast from the little bakery in the town and take the train.
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Once the early morning commuters had left, it was a lovely ride with great views of the coastline before we arrived at Monterossa, the first village on our stop. This is the largest of the villages with a lovely beach and lemons, vines and olives growing on the hills.
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From here, we could hike through the next four villages in six hours with stops. Don’t be ridiculous! it was so much more sensible to buy tickets for the Cinque Terre Express and take the train. It takes just five minutes to travel from one village to the next.
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Next stop was Vernazza, probably the prettiest of the five. The sun shining across the port onto it’s coloured houses was just stunning.
These villages grew up as fishing communities and it’s said that the fishermen painted their houses in bright colours so they could see them from the sea. Each has its own castle, built as a fortress to protect the community from Turkish pirates.
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We decided to miss out the third village as it is the least known and least visited with its lack of port and difficult accessibility. We needed to save time at some point on this journey if we were going to make it back in one day.
The final two villages were just as charming as the previous ones. At our final stop Riomaggiore, Alex persuaded me to take the cliff walk. Here we go again! Why do I always let him talk me into this? Pleased to say I made it, grabbing onto his hand a little too tightly at certain points, and loved the views.
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After battling our way through the tourists to see these lovely places and with a couple of hours to spare, we found a beach bar and finished our visit with Pineapple Mojitos. Cheers!
Our visit to Genoa earlier in our stay had thrown up some interesting quirky facts, not least at the city’s Cathedral. This black and white marble building was hit during the Second World War by a shell fired by the British naval fleet. The bomb crashed through the church ceiling but failed to explode. Now it is on show to visitors in the church.
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While sculptors were working on the Cathedral in the 14th Century, a little dog befriended them and came to sit with them every day. When he failed to return one day, the story goes that the sculptors were so sad they carved a statue of the dog sleeping, in the marble at the main entrance door. The tiny dog is still there to this day.
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The city’s central square the Piazza De Ferrari, has a mix of buildings of different styles including the opera house. In the middle of the square stands an impressive giant brass fountain.
Our next stop was the Port of Genoa, the Porto Antico, which hosted the World Expo 1992. From there we walked through the old town with its narrow covered walkways and alleys, known as “caruggi”, which can be found in towns and cities along the Italian Riviera.
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We have now swapped the Italian Riviera for the French Riviera and we are soaking up the sun in Cannes in the south of France.
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cuoredolce67 · 9 months
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Il Faro di Anzio fu eretto nel Medioevo dalla famiglia Frangipane una torre costiera di segnalazione e avvistamento delle incursioni dei pirati saraceni.
L’edificio col tempo andò in rovina e fu ricostruito nel 1645 ma sopravvisse solo fino al 1813 quando venne distrutto dai bombardamenti delle navi inglesi che, impegnate contro Napoleone in tutto il Mediterraneo, attaccarono la guarnigione francese presente ad Anzio. Cinquant’anni dopo, nel 1866, il papa Pio IX realizzò sul medesimo luogo il faro come lo vediamo oggi: una torre di 21 metri sullo stesso costone tufaceo che ospita anche i resti degli antichi edifici romani (la Villa Imperiale e le strutture di supporto al Porto antico, le cosiddette Grotte di Nerone). La lanterna si trova quindi a ben 37 metri sul livello del mare riuscendo così a mandare il suo fascio luminoso della potenza di 1000 watt fino a 22 miglianautiche di distanza (circa 40 km !). Il primo e più famoso impianto del genere fu quello eretto 200 anni prima di Cristo davanti al porto di Alessandria d'Egitto sull’isolotto di Pharos, da cui deriva il nome comunemente adottato in varie lingue per questi impianti. Ogni faro manda verso l’orizzonte un fascio di luce, ma per far capire ai naviganti in quale punto della costa si trovino ogni faro emette luce in modo diverso. In parole povere si distingue per un suo specifico modo di lampeggiare.
Quello di Anzio ad esempio segue questo schema: un lampo di 2 decimi di secondo, poi un buio di 2,3 secondi, poi un altro lampo di 2 decimi e infine un buio di 7,3 secondi.
In totale fanno 10 secondi che si ripetono regolarmente.
A presidiare il faro e il suo apparato luminoso veniva preposto un addetto ma questo incarico è andato perdendo di importanza grazie al progredire della tecnologia che permette una gestione automatizzata. Si pensi che il guardiano aveva fra l’altro il compito di eseguire la scrupolosa manutenzione della lanterna, un apparato costituito da una serie di specchi e di lenti speciali, le cosiddette lenti di Fresnel dal nome dell’inventore, capaci di proiettare il fascio luminoso a distanza di decine di chilometri.
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focacciato · 9 months
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Buondì! Allora, secondo me vale la pena andare all'acquario, ma io amo gli animali ecc quindi sono di parte😅 Se decidete di andare, vi consiglio di guardare online per i biglietti, perché per vari giorni/fasce orarie si paga 22 invece di 29.
Per quanto riguarda le zone, vi direi di stare verso il centro, quindi porto antico (dove c'è l'acquario) e poi zona De Ferrari/via venti/via garibaldi.
Per il resto, mi permetto di consigliarvi di mangiare la focaccia da Focaccia e Dintorni, che è sempre lì in zona e al momento è una delle migliori della città :)
Grazie mille ❤️
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klimt7 · 1 year
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Un'isola
[ 1a parte ]
Un'isola...
Un'isola è, in ogni caso, una sfida.
Raggiungerla è una sfida a sè stessi.
Abitarci è voler sfidare l'abitudine e l'assuefazione alla comodità, i limiti, e la stessa concezione del tempo a cui ci hanno educato sulla terra ferma.
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Il porto è annidato in fondo ad una insenatura naturale, mentre il centro abitato, l'unico che ci sia, sta su in alto, su un promontorio dominato dalla Fortezza cinquecentesca. Si chiama Forte di San Giorgio ed è stato costruito dai genovesi nel 1540, dopo la liberazione dell'intera isola dal dominio del corsaro turco Dragut.
Il borgo ha case addossate le une alle altre, in un dedalo di viuzze, scale, rampe, cortili. Le vie attuali non rispecchiano di certo il concetto di ortogonalità, ma piuttosto paiono assecondare le pendenze e le irregolarità della rupe vulcanica sottostante. Ciò che colpisce fin da subito è che ogni casa ha le chiavi infilate sulla porta e molte porte restano aperte per tutto il giorno.
Il borgo antico è stato quasi del tutto recuperato, ma ancora ci sono piccoli cantieri aperti. Dalle loro aperture ancora senza infissi, proviene un profumo di cemento fresco e intelaiature di legno. Le ditte sono tutte toscane e sono qui in trasferta, per cui non ci sono giornate di interruzione. Si lavora sia la domenica che il 25 aprile.
Mi fermo a guardare il muratore che sta smontando le impalcature.
Capisco quanto dev'essere eroico un cantiere di questo tipo. Ogni attrezzo, ogni materiale, ogni utensile, occorre farlo arrivare tramite il traghetto da Livorno
Un'isola selvaggia come questa, più vicina alla Corsica che all'Italia ha proprio questo di speciale. Viene nutrita e tenuta in vita grazie ad un cordone ombelicale che la lega al resto del mondo.
Gli isolani questo legame, lo chiamano "la nave". "Oggi la nave non è partita.", "Oggi è partita ed è dovuta rientrata in porto", "il mare è grosso e se non cala il vento, per qualche giorno, non avremo rifornimenti"...
Siedo al bar sul porto e assorbo ogni colore, ogni voce, ogni vibrazione che la luce riverbera sulle pareti del locale. Fuori da stanotte c'è il Maestrale. Un dio invisibile che regna sul Tirreno ed è capace di monopolizzare ogni attività tu possa credere di iniziare. È un vento che ti entra in testa. Nelle ossa.
Scompiglia i piani, i programmi, strappa i panni dai fili, sbatte porte, vetri, tende.
Sulla terra, solleva polvere e inquietudine mentre pettina l'erba dei campi, ma è sul mare che imbianca di candide pennellate il blù cobalto, poco sotto l'orizzonte.
Più tardi arrivo al B&B, accompagnato dalla signora che mi è venuta a prendere al porto. Si chiama Azzurra e gestisce col marito dal 2015 questo affittacamere ricavato da una delle più grandi case del borgo. Al piano terra c'è un giardino meraviglioso, provvisto di tavoli e sedie, di un amaca e di tende che tuttavia il vento ha buttato a terra. Da lontano pare un compound arabo, ma le sorprese arrivano appena ci si avvicina all'ingresso dell'abitazione.
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L'ingresso è quello originario e da su un cortile condiviso con altre case. La porta di legno. È verde chiaro con disegni tono su tono, mentre le due finestre al piano superiore sono azzurre.
Sulla porta di legno a due ante, le chiavi che penzolano dalla serratura.
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L'interno è diviso su tre piani, con quello inferiore dove c'è l'ambiente comune per la colazione, a livello del giardino a cui si arriva scendendo ulteriori gradini.
Tutta la casa è stata recuperata e arredata con mobili antichi in stile "arte povera" adattati ai diversi ambienti.
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Molte delle porte interne sono in legno, dipinte e personalizzate con un motivo marino. Perfino i tovaglioli per la colazione mi ricordano gli Azulejos portoghesi.
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Bene. Prendo possesso della stanza, lascio il trolley e lo zaino e ritorno ad esplorare il borgo di Capraia.
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