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#S. Eleuterio
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San Eleuterio Abad (s. VI)
Nuestra Señora de las Viñas, patrona de los viñadores; Nuestra Señora de la Cinta. Santos: Zacarías, profeta; Onesíforo, Porfirio, Leto, Donaciano, Mansueto, Flósculo, Presidio, Petronio, Germán, Fúsculo, obispos; Eleuterio, Fausto, abades; Cótido, Eugenio, Eva, Dionisio, Juana, Macario, mártires. Fue un santo abad del monasterio de San Marcos Evangelista en Espoleto. Debió de ser un hombre de…
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Resuena, et al v. CA G.R. NO. 128338: March 28, 2005
Doctrine
Article 1358 of the Civil Code provides that acts which have for their object the creation, transmission, modification, or extinguishment of real rights over immovable property must appear in a public instrument. [to affect third parties]
FACTS
Private respondent, Juanito Borromeo, Sr., is the co-owner and overseer of certain parcels of land located in Pooc, Talisay, Cebu, designated as Lots Nos. 2587 and 2592 of the Talisay-Manglanilla Estate. Respondent owns six-eighths (6/8) of Lot No. 2587 while the late spouses Inocencio Bascon and Basilisa Maneja (Spouses Bascon) own two-eights (2/8) thereof. On the other hand, Lot No. 2592 is owned in common by respondent and the heirs of one Nicolas Maneja. However, the proportion of their undivided shares was not determined a quo.
Borromeo developed portions of Lots Nos. 2587 and 2592 occupied by him into a resort known as the Borromeo Beach Resort. In his desire to expand and extend the facilities of the resort that he established on the subject properties, respondent demanded that petitioners, Resuena et. al to vacate the property. Petitioners, however, refused to vacate their homes.
Petitioners Tining Resuena, Alejandra Garay, Lorna Resuena, Eleuterio Resuena, and Unisima Resuena resided in the upper portion of Lot No. 2587, allegedly under the acquiescence of the Spouses Bascon and their heir, Andres Bascon. On the other hand, Eutiquia Rosario occupied a portion of Lot No. 2592, allegedly with the permission of the heirs of Nicolas Maneja, one of the original co-owners of Lot No. 2587. Respondent claims that all petitioners have occupied portions of the subject property by virtue of his own liberality.
The MTC held that Borromeo et. al had no right to evict petitioners therefrom. Consequently, respondent's Complaint was dismissed. On appeal, the RTC reversed the Decision of the MTC. The Court of Appeals affirmed the Decision of the RTC; hence, this petition. 
ISSUE/S
Whether the verbal contract between Borromeo and Spouses Bascon as to the portions each would occupy gave the latter capacity to assign their portion to the petitioners.
Whether the tolerance of one of the co-owners suffice to establish the petitioners right to occupancy? 
RULING
The Court ruled in the NEGATIVE. 
It is of no moment whether indeed, as petitioners claim, there was a verbal contract between Basilisa Maneja and Borromeo when the latter indicated the portions, they each were to occupy in Lot No. 2587. Such verbal contract, assuming there was one, does not detract from the fact that the common ownership over Lot No. 2587 remained inchoate and undivided, thus casting doubt, and rendering purely speculative any claim that the Spouses Bascon somehow had the capacity to assign or transmit determinate portions of the property to petitioners.
Thus, in order that the petition may acquire any whiff of merit, petitioners are obliged to establish a legal basis for their continued occupancy of the properties. 
The Court ruled in the NEGATIVE. 
The mere tolerance of one of the co-owners, assuming that there was such, does not suffice to establish such right. Tolerance does not bear any legal fruit, and it can easily be supplanted by a sudden change of heart on the part of the owner. Petitioners have not adduced any convincing evidence that they have somehow become successors-in-interest of the Spouses Bascon, or any of the owners of Lot No. 2587.
Indeed, there is no writing presented to evidence any claim of ownership or right to occupancy to the subject properties. There is no lease contract that would vest on petitioners the right to stay on the property. 
As discussed by the Court of Appeals, Article 1358 of the Civil Code provides that acts which have for their object the creation, transmission, modification, or extinguishment of real rights over immovable property must appear in a public instrument. Assuming that there was any verbal agreement between petitioners and any of the owners of the subject lots, Article 1358 grants a coercive power to the parties by which they can reciprocally compel the documentation of the agreement. 
Thus, the appellate court correctly appreciated the absence of any document or any occupancy right of petitioners as a negation of their claim that they were allowed by the Spouses Bascon to construct their houses thereon and to stay thereon until further notice. 
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Libri| Mesagne e la sua storia di Diego Ferdinando (II parte)
Pubblichiamo i brani conclusivi dell’Introduzione alla Messapographia sive Historia Messapiae
  di Domenico Urgesi
Le fonti di Diego
[…]
Le fonti basilari di Diego sono anzitutto quelle classiche: gli storici greci, Erodoto, Strabone, Pausania, da lui citati sia direttamente che attraverso le riletture umanistiche; allo stesso modo si avvale di Plinio, Virgilio e Festo. Copiosi sono i richiami da autori umanistici; Leandro Alberti e Gabriele Barrio sono suoi punti di riferimento, specialmente nel libro I della Historia Messapiae, come anche Lamberto Ortensio e Biondo Flavio. Non mancano Pontano, Facio, Sabellico, D’Alessandro, anche se in maniera un po’ defilata.
Le fonti della classicità greca e latina ricorrono specialmente nei primi due Libri. Notevole, per la trattazione dell’epoca romana, sembra anche il ricorso alla Historia Augusta, altra opera enciclopedica i cui estensori sono citati e/o parafrasati.
Il Galateo
  Continui e insistenti i riferimenti agli umanisti salentini, soprattutto Antonio De Ferrariis detto il Galateo il cui Liber de Situ Iapygiae (1558) viene citato molto spesso oltre che parafrasato; nei suoi confronti, il nostro riconosce continuamente un’autorevolezza indiscussa, attestata anche dal corografo Abrahamus Ortelius, che ne stampa un brano nella carta geografica della Apulia quae olim Iapygia inserita nel supplemento (1573) all’atlante Theatrum Orbis Terrarum, pubblicato più volte ad Anversa a partire dal 1570; è lo stesso brano che Diego commenta nella parte iniziale del suo ms., quella dedicata alla descrizione naturalistica della Iapygia. All’autorevolezza corografica dello stesso Ortelius, Diego si richiama più volte.
Un posto speciale occupa Virgilio[1], sulla scia della lettura fattane da umanisti quali Biondo Flavio e Lamberto Ortensio, ma soprattutto da Auctores di età romana imperiale come Servio Mario Onorato, privilegiato mentore di Diego, di Giunio Valerio Probo, e di Ambrogio Teodosio Macrobio (il quale aveva contribuito a rendere l’opera virgiliana enciclopedica e a diffonderla enormemente). Molto verosimilmente, questi autori che avevano fatto di Virgilio uno dei massimi “sapienti” dello scibile umano mitologico, storico, religioso e filosofico, agli occhi di Diego legittimano la validità storica della mitologia classica. Accanto ad essi, però, non è da sottovalutare l’influenza dell’umanista Natale Conti, la cui Mythologiae sive explicationes fabularum libri X ebbe numerose edizioni tra la fine del ‘500 e la prima metà del ‘600[2]. Sembra mutuata proprio dal Conti, ampiamente citato da Diego, il suo forte richiamo alla mitologia; come per l’umanista, i miti pagani sono completamente assorbiti da Diego all’interno della sua assoluta fede cristiana, alla quale sono ricondotti.
Epifanio Ferdinando
  Tra i Salentini, oltre al De Ferrariis, molto citato è l’amico e collega del padre Epifanio, Girolamo Marciano (1571-1628); sono anche conosciuti e citati, elencandoli qui in ordine cronologico, Antonello Coniger (XV-XVI sec.), Quinto Mario Corrado (1508-1575) e Iacopo Antonio Ferrari (1507-1588), come pure Giovan Battista Casmirio (XVI sec.) e Giulio Cesare Infantino (1581-1636), la cui opera (a noi nota come Lecce sacra) è citata come “Sacrarum Lupiarum”. Varie volte Diego attesta le sue affermazioni con l’autorevolezza del padre Epifanio.
Ad eccezione della Lecce sacra, pubblicata nel 1634, le opere di Marciano, Coniger, Casmirio e Ferrari, rimasero inedite per lungo tempo; ma, evidentemente, Diego ne possedeva (o, almeno, ne aveva letto) i manoscritti circolanti al suo tempo. L’elenco in ordine cronologico può essere utile: la cronaca del Coniger (Recoglimento de più scartafi de certe cronache moderne, et antiche de più cose, et rinuate le cose socesse in questa Provincia de Terra d’Otranto), databile al 1512, circolò manoscritta fino al 1700; la lettera del Corrado (Ad Cives Uritanos Oratio) è datata al 1561; la Epistola apologetica del Casmirio[3], databile al 1567, è stata pubblicata solo recentemente[4], ma circolava ms. ai tempi dell’autore; l’Apologia paradossica della città di Lecce del Ferrari (opera ultimata nel 1586[5] ma, benché pubblicata soltanto nel 1707 in Lecce, anch’essa era nota ai contemporanei essendo circolata ms.); la già citata opera (s.d., ma ante 1628) del Moricino (1558-1628), ms. ben noto ai tempi dei Ferdinando e che troverà solo nel 1674 la necessità di essere pubblicata (ma plagiata) dal Della Monaca; la Descrizione, origini e successi della Provincia d’Otranto[6] (s.d., ma ante 1628) del Marciano, anch’essa circolata ms. ai suoi tempi. Sul Marciano, in particolare, bisogna rilevare che questo autore è continuamente citato e parafrasato da Diego, a volte esplicitamente, ma più spesso implicitamente.
Innumerevoli i richiami, quasi sempre espliciti, a Giovanni Giovine, Giovanni Antonio Summonte, Marino Freccia, Pandolfo Collenuccio, dalle cui opere Diego attinge notizie e considerazioni in continuazione; meno citati Tommaso Costo e Angelo Di Costanzo. In un’ottica comparativa, alla luce delle notevoli differenze ideologiche e di impostazione storiografica, nonché della loro differente dipendenza dal loro specifico contesto politico, sarebbe da approfondire quanto di codesti Auctores Diego condividesse, e fino a qual punto. Anche perché Collenuccio, Di Costanzo, Costo, Summonte, Freccia, ecc., sono i capostipiti di varie tendenze (filo-angioina, filo-aragonese, antispagnola) che saranno proposte tra XV e XVIII secolo, sulla cui fortuna utilissime sono le considerazioni di autorevoli studiosi quali Aurelio Musi[7] e Antonio Lerra[8] (che qui accenniamo solamente).
Peraltro, un altro illustre studioso, Angelantonio Spagnoletti, sottolinea che «… la ricostruzione della memoria municipale nel Regno di Napoli è organizzata su elementi facilmente riconducibili ad un unico modello: la fondazione eroica e leggendaria della città, la vita del santo protettore, il rinvenimento miracoloso del suo corpo, la costellazione di chiese e di edifici sacri, la cronotassi episcopale…»[9].
Questi autorevoli studiosi hanno, dunque, messo in evidenza il trasferimento agli storici-cronisti-storiografi locali di temi e modelli afferenti ai capostipiti napoletani, quali l’insistenza sui miti di fondazione di origine greco-romana, il tema della fedeltà, la dinamica del potere locale, il peso dell’agiografia, l’emergenza dell’antispagnolismo[10].
Troviamo questi temi in Diego Ferdinando, ma in una miscela del tutto particolare, in cui non sembra prevalere nessuna delle tendenze citate; insistente è, invece, il tema delle origini (incentrato sui Messapi) insieme a quello agiografico (incentrato su S. Eleuterio). La dinamica del potere è accennata nel ricordo della vicenda del pallio, ma soprattutto nel richiamo meticoloso ai privilegi[11] che Mesagne aveva ereditato dai sovrani angioino-durazzeschi, puntualmente elencati da Diego, teso a rivendicare alla propria patria l’antico status di città demaniale.
Ricorre spesso l’utilizzo di fonti ecclesiastiche come Eusebio di Cesarea e Lattanzio, il Venerabile Beda, S. Epifanio, Henschenius, ma soprattutto S. Agostino (il Doctor Gratiae), un epigono del quale, il monaco agostiniano Jacopo Filippo Foresti alias Eremitano, occupa un posto privilegiato nella narrazione del Ferdinando. Ma occorre aggiungere anche un’altra considerazione, più generale e complessiva: dalla narrazione di Diego emerge una Puglia incessantemente battuta da eserciti stranieri e da sciagure naturali; una narrazione che sembra ricalcare l’impianto degli Annales Ecclesiastici di Cesare Baronio, altro suo Auctor prediletto; considerazione che emerge da un sommario confronto tra l’intitolazione di alcuni capitoli del Baronio e di Diego e che meriterebbe, forse, un maggiore approfondimento. Il Martirologio del Baronio (presumibilmente nell’edizione del 1620), in particolare, fu la sua fonte privilegiata per attestare il martirio di S. Eleuterio a Mesagne; e Diego gli rimase fedele anche dopo la revisione fattane nel 1630 da Urbano VIII. Bisogna, però, notare che il Martirologio Urbaniano non chiuse definitivamente la questione del martirio di S. Eleuterio; tant’è che, ancora nel 1660, troviamo affermata, sebbene in maniera critica, la versione del martirio mesagnese in un Martirologio Agostiniano[12].
[…]
Altro autore utilizzato da Diego fu Cieco da Forlì, alias Cristoforo Scanello, autore di una Chronicha universale della fidelissima, et antiqua regione di Magna Grecia, overo Iapigia divisa in tre parti, cioè di Terra di Otranto, Terra di Bari et Puglia Piana, stampata a Venezia nel 1575. La cronaca pugliese dello Scanello ebbe notevole successo, ma fu ritenuta poco autorevole già dagli studiosi dei secoli seguenti; la sua credibilità fu definitivamente demolita nel 1892 da Ludovico Pepe[13].
[…]
Per il periodo angioino-aragonese e quello del Viceregno, Diego si avvale del Summonte, del Giovine, di Paolo di Tarsia, di Paolo Giovio ed altri (compreso il Mannarino), ma soprattutto dei protocolli notarili, dei Tavolari, del “libro dei privilegi[14], conservato in Archivio” come dice lo stesso Diego (ossia il cosidetto “Libro Rosso”), dai quali trae e mette in risalto i numerosi e preziosi diritti concessi specialmente dagli Angioini, dai Durazzeschi e poi da Ferrante e suoi successori.
Nei due capitoli finora ignoti (Sepulchra ed Inscriptiones), i riferimenti sono soprattutto a Luciano di Samosata e ai Manuzio, Paolo e Aldo il Giovane. Nel capitolo sulle epigrafi mesagnesi, Diego espone quelle tramandate sia dal padre Epifanio che da lui viste, e si cimenta nella interpretazione del loro significato, anche per spiegare le incongruenze tra alcune versioni. In verità, alcune epigrafi erano state già pubblicate da Aldo il giovane, sulla base di comunicazioni inviate ai Manuzio da Quinto Mario Corrado (e da Giovanni Antonio Paglia), molto prima che se ne occupassero sia Epifanio che Diego Ferdinando. La vicenda ingenerò un po’ di confusione, poi perpetuata fino a Diego; un nostro supplemento di indagine[15] ha consentito di ricostruirne in parte i contorni (ma ne diamo un accenno nel relativo commento a pié di pagina, nella traduzione).
Uno sguardo particolare merita la polemica insistente (ma espressa cortesemente) che Diego propone nei confronti di Giovanni Maria Moricino[16], l’autore dell’opera Dell’Antichità e vicissitudine della città di Brindisi. Opera di Giovanni Maria Moricino, filosofo e medico dell’istessa città, descritta dalla di lei origine sino all’anno 1604. Una copia di tale opera, di cui l’originale fu disperso, è custodita in Biblioteca Arcivescovile “A. De Leo” di Brindisi: ms. D/12, trascrizione datata al 1761. Essa fu pubblicata nel 1674 dal plagiario Andrea Della Monaca col titolo Memoria historica dell’antichissima e fedelissima città di Brindisi.
Il Moricino era un medico e filosofo discendente da famiglia veneta, nato nel 1558, morto nel 1628; nel periodo 1604-1605 ricoprì la carica di Sindaco a Brindisi, mentre nel 1613 vi risultava Auditore[17]. Oltre che a Brindisi, visse anche in Mesagne, dove insegnò retorica, logica e geometria a Epifanio Ferdinando; molto probabile, quindi, che una copia del ms. del Moricino fosse stata nelle disponibilità della famiglia Ferdinando. Evidentemente, per poterlo contestare, Diego ne leggeva il manoscritto; e, ad onor del vero, in molti casi ne riconosceva la piena validità. Perché, allora, questa polemica? Quasi certamente, la possiamo capire leggendo ciò che Moricino scrive a carta 16v del suo citato ms.:
[…] Nel che non posso fare di non ridere la vana pretendenza di coloro che pretendono Misagne, picciola Terricciola distante da Brindisi otto miglia, esser Messapia Regia de’ Re Messeni e Capo de Salentini…
[…]
Il contenuto dell’opera
Anzitutto, il confronto storiografico di Diego con la bibliografia e gli studi storici di oggi sarebbe impari; pertanto, nell’edizione critica ci siamo limitati a segnalare gli studi e le ricerche storiche ed archeologiche più autorevoli. Risulta molto più proficuo, invece, metterlo a confronto con la bibliografia dei suoi tempi, sia per capire quali, e di quale tipo, fossero le sue fonti, sia per mettersi in sintonia col suo modo di pensare.
Un breve accenno (ma l’argomento meriterebbe un discorso a parte) alla forma linguistica del codice 1655: il latino di Diego è fatto di lunghissimi periodi, spesso scoordinati, circonvoluti, “torrenziali”, colmi di termini abbreviati; si ha l’impressione di leggere un “racconto orale”; e, forse, l’uso sfrenato delle abbreviazioni, alcune delle quali sembrano inventate proprio da lui, tanto sono inusuali e ardite, è funzionale all’incalzare del racconto. La traduzione ha cercato di essere fedele non solo nella lettera, ma anche nello stile, al testo dell’autore; ma, soprattutto, ha cercato di rendere pienamente il significato di ciò che Diego intendeva esprimere. Compiti non semplici, tant’è che soltanto dopo essere entrati in sintonia con il suo pensiero, è stato possibile individuare i sinonimi più adatti a rispecchiarlo. È utile, mi pare, segnalare l’utilizzo (non eccessivo, tutto sommato) di termini ed espressioni dialettali e pure in volgare, quali “vuttisciana”, “girator di paese”, “porta picciola”, “de corpo a corpo”, “adaquatione”, “porta nova”, “porta di Rusci”, etc., che è oggetto di uno studio in corso di stampa[18]. Interessanti, anche, le numerose varianti latine e vernacole del nome di Mesagne.
Ciò premesso, riassumere quest’opera in poche frasi è impresa titanica, se non risibile. A mio modesto parere, tuttavia, qualche breve considerazione sul suo contenuto è necessaria, per potercisi orientare. Se quello che abbiamo prima appena accennato è l’orizzonte culturale nel quale si muove Diego, sembra di poter affermare che il suo è un terreno piuttosto campanilistico, benché supportato da una vastissima erudizione. Ma, d’altronde, il campanilismo del Ferdinando non è poi tanto esagerato, se solo si mette la sua opera a confronto con quelle (del ‘500 e ‘600) di altre città meridionali, in particolar modo quelle calabresi ricordate da Francesco Campennì[19], in cui sembrano persistere le antiche contrapposizioni tra le varie colonie magnogreche, che riemergono più o meno consapevolmente addirittura in epoca seicentesca: si vedano, in particolare, le contrapposte storie municipali di Cosenza, Crotone e Vibo Valentia[20]. Nel nostro caso, la contrapposizione è quasi a tutto campo, pur in forme erudite, tra la (presunta) centralità mitologica e religiosa di Mesagne e le circostanti città.
In realtà, quello che Diego esplora e approfondisce è un terreno che in area salentina era stato già solcato dal Casmirio, dal Ferrari, dal Moricino, dal Marciano.
Come per costoro, anche il Ferdinando si ispira sostanzialmente ad una linea storiografica che, nel Mezzogiorno, parte dal Galateo e fa il paio con il De antiquitate et situ Calabriae (1571) di Gabriele Barrio. Le vicende dei popoli italici precedenti la civiltà romana sono lette dagli studiosi ed eruditi locali vissuti tra umanesimo ed età moderna, come il fenomeno culturale che fornisce gli specifici caratteri identitari costitutivi di una “nazione”. Così, Diego fonda l’identità della sua città, Mesagne, sulle memorie della “nazione messapica”, che tenta di definire, descrivere ed illustrare sulla base delle fonti di cui poteva disporre, quelle letterarie innanzitutto; a queste aggiunge, poi, le scarne fonti archeologiche che andavano emergendo nel periodo burrascoso del primo ‘600.
[…]
Diversamente dal Mannarino, è del tutto assente, in Diego, qualsiasi intento encomiastico di signori o feudatari coevi o passati; e, mentre Mannarino esalta la Misagne felix, in Diego risulta vano cercare un minimo accenno alla Mesagne reale dei suoi tempi, fatta eccezione per i ritrovamenti archeologici. La celebrazione di Mesagne era, per il primo, funzionale alla benevolenza (per sé e per la città) del feudatario Giovanni Antonio Albricci; mentre per Diego sembra fine a sé stessa, funzionale alla dimostrazione della magnificenza di Mesagne nei confronti di chicchessia.
[…]
Tuttavia, benché scarna, l’attenzione di Diego ai suddetti temi indica (e conferma) la consapevolezza, negli osservatori seicenteschi, dell’autonomia riconosciuta alle autorità comunali di Terra d’Otranto dai sovrani angioini e aragonesi e non da quelli spagnoli (nel sistema neo-feudale), come è stato messo in evidenza da vari recenti studi[21]. Probabilmente, non è senza motivo la puntualità archivistica che a tratti ritroviamo in questa Messapographia: sarà da illuminare nel quadro delle dispute e delle alleanze che sorsero tra l’Università di Mesagne, il potere baronale, quello ecclesiastico e quello Vicereale, un campo di ricerca che merita di essere ulteriormente e sistematicamente solcato[22].
L’intento programmatico, che oggi definiremmo ideologico, di Diego non è dichiarato (ma ce n’era bisogno?); tuttavia, rifulgono chiaramente due obiettivi: ─dimostrare che Mesagne fosse stata Messapia capitale dei Messapi; ─dimostrare altresì una forte preminenza cristiana di Messapia-Mesagne, in quanto sede del martirio di S. Eleuterio, posto cronologicamente nell’anno 121 d.C., secondo i ragionamenti logici di Diego. Da ciò derivano le due caratteristiche fondamentali di quest’opera: la valorizzazione della “nazione messapica” e l’apologia di S. Eleuterio, confluenti entrambe nella grandezza di Mesagne. Mentre rispetto al secondo punto, l’accostamento della storia cittadina a quella del santo patrono non è una caratteristica rara né in Terra d’Otranto, né in tutto il Mezzogiorno, riguardo al primo punto, invece, Diego è l’unico scrittore di storia municipale, nel Seicento salentino, ad illuminare la propria città sulla base di una storiografia messapica.
  Diego Ferdinando e il Patronato di S. Eleuterio
Tali impostazioni risultano oggi plasticamente erronee; ma non erano assolutamente errate per Diego, e neanche per i suoi contemporanei, se è vero che nei documenti notarili ed ecclesiastici del suo tempo, Mesagne veniva indicata come Messapia (e ciò, in verità, fin dalla metà circa del ‘500). E Messapia veniva, pure, indicata la città nella epigrafe[23] incisa sul frontone del primo ordine della Chiesa Matrice riedificata, che reca la data del 1653. E le statue di S. Eleuterio, con Anzia e Corebo, erano e sono scolpite sul portale maggiore di detta chiesa (ma con un S. Eleuterio stranamente simile alla classica iconografia di S. Oronzo). Se, oggi, l’apologia di S. Eleuterio non ha più alcun senso, non era così nella mentalità (1655) dell’autore mesagnese; ma non era così, evidentemente, anche per i fedeli mesagnesi. Messapia e S. Eleuterio erano strettamente vincolati a costituire la base identitaria dei mesagnesi, come avvenuto in molte altre città salentine[24]. Erano così vincolati, che le statue dei tre Santi furono poste sul portale maggiore, affianco alla epigrafe inneggiante a Messapia, col Santo Eleuterio centrale e imponente, nonostante che la nuova chiesa, appena riedificata, fosse stata intitolata ad Ognissanti, mentre prima era intitolata ai tre Santi, come dice lo stesso Diego in questo ms., e come sarà poi ricordato (nel 1744) dall’Arciprete Moranza (vedi appresso).
Sul culto mesagnese di S. Eleuterio vi sono precedenti studi, ai quali rinviamo[25]. Ma questa, finora ignorata, insistenza di Diego sul presunto martirio mesagnese di S. Eleuterio apre nuovi squarci. Il legame che Diego stabilisce tra la Città ed il “suo” martire sembra ricondurre all’importanza della “parentela” col santo martire, dalla quale deriverebbe una concittadinanza (ossia parentela col sacro)[26] che da sola sarebbe bastata a dare sicurezza e preminenza alla città di Mesagne.
[…]
Da alcune carte nell’Archivio Capitolare di Mesagne, anzi, possiamo forse capire le motivazioni più profonde alla base della lunga dissertazione su S. Eleuterio. Sappiamo che Diego, divenuto sacerdote dopo la morte della consorte, fu accolto nel Capitolo nel 1648[27]. Mentre la nuova chiesa era in costruzione (essendo crollata il 31 gennaio 1649), fu perorata – su iniziativa della Civica Università – l’attribuzione effettiva del patronato alla Madonna del Carmine. Cosicché il 30 aprile 1651, il Capitolo della Chiesa Collegiata, «come in virtù del decreto et Bolla di Papa Urbano di felice memoria», preso atto che la Civica Università di Mesagne aveva «pigliato ed accettato ad Avvocata et Protettrice la gloriosa Vergine Santa Maria del Carmine acciò a suo tempo se ne celebri et solennizzi la festa in conformità di quello che s’ordina nelli detti Decreti pontifici», diede il proprio «consenso a quanto da detta Università era stato conchiuso […] nemine discrepante [corsivo nostro]»[28]. […]
Peraltro, rispetto ad altre Conclusioni Capitolari, questa sembra piuttosto sbrigativa, e il Capitolo, dal numero dei partecipanti – per essere un evento eccezionale – non sembra neanche molto affollato: solo una trentina sui circa 50 titolari. Sembrerebbe quasi che i religiosi capitolari non fossero molto entusiasti. Comunque, tra i Preti, Canonici e Presbiteri partecipanti a detta riunione del Capitolo mancava proprio Diego Ferdinando. Sorge il dubbio che la sua assenza non fosse casuale; che, cioè, Diego non condividesse l’operazione e non avesse partecipato per “motivi di opportunità”.
[…]
Tale dubbio è corroborato da un’altra Conclusione capitolare[29], in cui risulta che, nel mese di aprile del 1660, nel Capitolo (presenti, questa volta, oltre 50 religiosi) si discusse, fra l’altro, una precedente proposta di Diego, che fu accolta:
[il R.do Bartolomeo Leonardo Sasso…] Inoltre propone che il Dr. Fisico D. Diego Ferdinando per rinovare la venerazione de’ Nostri S(an)ti Eleuterio, Corebbo et Antea ne havea fatto fare un Quadro Grande, e desiderava che detto R.do capitolo gli concedesse una cappella per collocarlo, offerendo ducati 100 di capitale a detto Capitolo con obligo di messe e desiderava ancora che l’istesso R.do Capitolo insieme con l’Univ.(ersi)tà comparissero nella Sagra Congregazione in Roma per ottenere che detti s(an)ti ci siano concessi per Compadroni con la Beatissima vergine del Carmine e da tutti parimente fu concluso che citra preiudicium dell’altre concessioni di cappelle che si faranno per essere detto Sig. D. Diego benemerito di Capitali si concedesse detta Cappella [— —] se gli darà l’assenzo di Mons. Ill.mo Arcivescovo e che per l’avvenire non s’intenda con ciò fatto pregiudizio nelle concessioni che si faranno con sì poca somma e gli fu concessa la Cappella all’incontro di quella dov’è collocato il Quadro del S.(acro) Monte che è la 3a à man dritta in ord(in)e nell’entrare dalla Porta Magg(io)re della Chiesa et andare al Presbiterio e che si supplicasse in Roma per ottenere la d(ett)a Compadronanza a spese del med(esi)mo Sig. D. Diego.
Con questa decisione, dunque, fu accolta l’istanza di Diego di dedicare un altare a S. Eleuterio, come anche quella di chiedere alla sacra Congregazione dei Riti che Eleuterio, Antea e Corebo fossero elevati a Compatroni della Città, insieme con la Madonna del Carmine. Curiosamente, però, – sia detto per inciso – una precedente Conclusione Capitolare del 1658 ci informa che il Capitolo aveva accettato anche la nuova proposta dell’Università di proporre S. Oronzo quale protettore di Mesagne[30]. […]
Quanto all’istanza di Diego, non sappiamo se, e come, si sviluppò la perorazione della Compadronanza, ma l’altare di S. Eleuterio fu effettivamente realizzato, come risulta dalla Santa Visita svolta dall’Arcivescovo di Brindisi Francesco d’Estrada[31], che lo ispezionò il 18 ottobre 1660. Esso risulta pure nell’elenco degli altari dichiarati dall’Arciprete Antonio Moranza nel 1744, nella sua relazione consegnata all’Arcivescovo Antonino Sersale durante la Santa Visita[32]:
[…] L’altare di S. Eleuterio martire è della famiglia Ferdinandi, oggi ne tiene possesso il di loro erede il reverendo D. Diego cantore Baccone che ha il pensiero di provederlo di sacre suppellettili.
[…]
Tirando le somme, possiamo affermare che, per Diego Ferdinando, la magnificenza di Mesagne è soprattutto fondata sia sulle antiche (ma pretese) glorie messapiche che su quelle, religiose, dei proto-martiri Eleuterio, Antia e Corebo. Diego ritrova tali glorie nelle fonti letterarie, nei monumenti, nei documenti; i quali tutti attestano, nella sua concezione, che la magnificenza di Mesagne risaliva a ben prima della vendita della Terra di Misagne ai baroni (Beltrano nel 1522, Albricci nel 1591, De Angelis nel 1646). Sembra proprio questo il filo conduttore di tutta l’opera, sebbene non esplicitamente dichiarato.
[…] In conclusione, questa Historia Messapiae è una vera e propria miniera; scavandola ne possono venir fuori sassi, scorie, ma anche molti gioielli (e sono tanti). A tal proposito, segnalo soltanto alcuni brani interessanti:
Un gioco dei fanciulli con le monete
[carta 23r] «… Da ciò l’antica usanza dei fanciulli, ed il gioco di lanciare in alto i denari, e di presagire la sorte scegliendo o “testa” o “Nave”, genera in noi non poca fiducia nell’antichità. La moneta così contrassegnata, [come dice] Macrobio nel primo libro, capitolo 7 dei Saturnali, anche oggi è avvertita nel gioco dei dadi, quando i fanciulli, gettando in alto i denari, esclamano “Testa” o “Nave” in un gioco [che è] testimone dell’antichità».
L’Artopticus: La “frisa” ai tempi di Diego
[95v] «… quello che noi [chiamiamo] Arton, gli stessi Romani lo denominano Pane. Da ciò Artopta in Plinio nel libro 18, cap. 11, o Artopta in Plauto, [vocabolo] con cui chiamavano la donna fornaia, o il vasellame in cui veniva cotto il pane abbrustolito detto Artopticus».
La Vuttisciana
[carta 135v] «Da ciò [gli eruditi] sembrano spiegare la ragione di quella parola [vedi in appresso Vuttisciana], di cui ci serviamo non solo in Messapia, ma in tutta la Regione; vale a dire il giorno in cui non ci asteniamo per nulla dalle attività, poiché Giano, sia che fosse istruito da Saturno che accolse come ospite, oppure che fosse animato dal suo stesso genio e dalla [sua] saggezza, fu promotore dell’[attività] di piantare e seminare, e coltivare i campi la ragione, ed insegnò gli altri lavori per il vantaggio degli uomini, e per la coltivazione della terra. Perciò il giorno, in cui si fanno tutte queste cose, veniva chiamato Vuttisciana, vale a dire, “giorno di Giano”, o “ritratto [la personificazione] di Giano”.»
Il primo stemma di Mesagne
[carta 136v] «Inoltre, si vedrà l’effigie del Sole posta tra le spighe di frumento e scolpita su una pietra quadrata in una delle torri che, dal lato Meridionale, racchiudono le mura della nostra Città; e le spighe, poste sotto il Sole da entrambe le parti, che – si pensa – [siano] tra gli antichi simboli di Messapia [Mesagne], vogliono significare che anticamente i Messapi adoravano il Sole.»
Il castello Orsiniano di Mesagne
[205v] «Giovanni Antonio del Balzo Orsini […] A Mesagne, in verità, presso cui era solito recarsi spesso per via dell’aria più salubre e per diletto, costruì una Fortezza o grande Torre nei pressi del Castello vecchio [Castrum vetus] …».
[167v] «E, da una cerchia più grande, forse di tre miglia (da cui prima era recinta) fu ristretta ad una di un miglio, trincerata da fossati, mura, torri e munita di una Fortezza nel lato Boreale ed occidentale. Di questa Fortezza (che era chiamata Castello Vecchio [vetus Castrum]), la parte boreale, subìta la forza del tempo, crollò, ed il Principe dell’Avetrana volle abbattere negli anni passati <1630> la parte occidentale, in verità provvista di archi e fornici…».
Le distruzioni di Mesagne
[117r] «Soprattutto le Città di Messapia [Mesagne] e di Oria, che [si trovano] in mezzo all’Istmo tra Brindisi e Taranto, furono prese con la forza da Annibale e nel contempo date alle fiamme» [nel 212-211 a.C.];
[152v] Totila nel 547;
[166r] I Saraceni nel 914;
[239r-240r] I Francesi nel 1528-29.
Il contributo dei Mesagnesi alla difesa di Otranto dai Turchi, nel 1480
[222v] «Durante questa guerra, inoltre, che fu combattutta da parte loro contro i Turchi per riconquistare Otranto, i Cittadini di Mesagne pagarono cento fanti col pubblico denaro; e per i Viveri dell’Esercito inviarono molti moggi di farina, botti di vino e moltissimi animali, come leggiamo in alcune lettere Regie, che i Mesagnesi conservano. In esse, come dicono, il Re ordinò che i Cittadini di Mesagne non venissero afflitti da pagamenti straordinari, poiché [avevano dato] tutte queste cose di cui sopra …. [4 puntini di sospensione] <si vedano le lettere Regie in Archivio e se ne riportino esempi>».
Da rilevare, infine, il ricorso frequente all’etimologia (latina e greca), tanto per rafforzare i concetti espressi e/o argomentarli più compiutamente (emblematico il caso testé accennato di vuttisciana), quanto – invece – per escludere o confutare ipotesi e interpretazioni ritenute erronee. Ancora una volta, il nostro si avvale, per quelle che considera vere e proprie dimostrazioni, della letteratura specifica accreditata ai suoi tempi, tra cui Isidoro di Siviglia e Aldo Manuzio il Giovane (oltre che della propria vastissima erudizione). Sono spunti suggestivi, ovviamente; ma anche su questo specifico aspetto dell’opera di Diego Ferdinando, non c’è che da auspicare l’attenzione e il giudizio degli specialisti.
[…]
  Note
[1] Sulla ricezione di Virgilio in ambito meridionale, cfr. almeno F. Tateo, Virgilio nella cultura umanistica del Mezzogiorno d’Italia, in Atti del Convegno Virgiliano di Brindisi nel bimillenario della morte (Brindisi 15-18 ottobre 1981), Università di Perugia 1983.
[2] Cfr. almeno, V. Costa, Natale Conti e la divulgazione della mitologia classica in Europa tra Cinquecento e Seicento, in Ricerche di antichità e tradizione classica (a c. di E. Lanzillotta), Tored 2004, pp. 257sgg.
[3] Ms. D/8 in Bib. “A. De Leo” (Brindisi).
[4] Iohannis Baptistae Casmirii, Epistola apologetica ad Quintum Marium Corradum, (a cura di R. Sernicola), edizioni Edisai, 2017.
[5] A. Laporta, Introduzione, in I. A. Ferrari, Apologia paradossica della città di Lecce, Cavallino, Capone 1977, p. XIV.
[6] Ms. D/3, in Bib. “A. De Leo” (Brindisi).
[7] A. Musi, Storie “nazionali” e storie locali, in Il libro e la piazza. Le storie locali dei Regni di Napoli e di Sicilia in età moderna, Manduria, Lacaita, 2004, pp. 13 sgg.
[8] A. Lerra, Un genere di lunga durata. Le descrizioni del Regno di Napoli, ivi, pp. 27 sgg.
[9] A. Spagnoletti, Ceti dirigenti e costruzione dell’identità urbana nelle città pugliesi tra XVI e XVII secolo, in A. Musi, Le città del Mezzogiorno nell’età moderna, Napoli 2001, p. 37.
[10] Vedi soprattutto Musi, Storie “nazionali” e storie locali, in Il libro e la piazza…, cit., p. 20.
[11] Alcuni si sono fortunatamente salvati e si possono apprezzare in Storia e fonti scritte: Mesagne tra i secoli XV e XVIII: Documenti della Biblioteca Comunale «Ugo Granafei» (a c. di F. Magistrale, M. Cannataro, P. Cordasco, C. Drago, C. Gattagrisi, S. Magistrale), Fasano, Schena Editore, 2001.
[12] Vedi Martyrologium Romanum Illustratum Sive Tabulae Ecclesiasticae Geographicis tabulis et notis historicis explicatae…, Authore RP Augustino Lubin Augustiniano…, Lutetiae Parisiorum…, 1660, p. 180.
[13] L. Pepe, Il Cieco da Forli, cronista e poeta del secolo XVI, Napoli, Tip. dell’Accademia reale delle scienze, 1892.
[14] Il rif. è alla raccolta dei documenti, ovvero Libro Rosso, in cui erano trascritte le concessioni, esenzioni, etc., statuite dai Regnanti in favore delle città demaniali. Quello di Lecce, ad esempio, fu pubblicato da Pier Fausto Palumbo in due volumi, nel 1997 e ‘98. Quello di Mesagne, invece, fu disperso, o distrutto, e non ha avuto la fortuna di essere tramandato.
[15] D. Urgesi, Epigrafi latine da Mesagne nelle opere di Aldo Manuzio il giovane, in corso di stampa.
[16] Il medico-filosofo G. M. Moricino (1560-1628) era stato, per tre anni, insegnante di Epifanio Ferdinando per le materie di Retorica, Logica e Geometria. Vedi Profilo, Vie, piazze, vichi e corti…, cit., p. 243; R. Jurlaro, Prefazione, in Andrea della Monaca, Memoria historica dell’antichissima e fedelissima città di Brindisi, Rist. An. Bologna, Forni, 1972 dell’ed. Lecce, Pietro Micheli, 1674.
Per la sua bio-bibliografia, cfr. anzitutto Biblioteca Napoletana, et apparato a gli huomini illustri in lettere di Napoli, e del Regno, delle famiglie, terre, città, e religioni, che sono nello stesso Regno. Dalle loro origini per tutto l’anno 1678. Opera del Dottor Nicolo Toppi Patritio di Chieti, in Napoli, appresso Antonio Bulifon All’insegna della Sirena, 1678, p. 349. Inoltre, cfr. almeno E. Pedio, Il manoscritto di Giovanni Maria Moricino e la Storia di Brindisi del P. della Monaca, in «Rivista Storica Salentina», VI, 1904, pp. 364-74; Dizionario biografico degli uomini illustri [ma chiari] di Terra d’Otranto, cit., pp. 375-76; R. Jurlaro, Prefazione, in Andrea della Monaca, Memoria historica dell’antichissima …, cit; G. Jacovelli, Medici letterati brindisini tra 1500 e 1600, in «Brundisii Res», XV (1983), pp. 40-42.
[17] P. Cagnes – N. Scalese, Cronaca dei Sindaci di Brindisi, 1529-1787 (a cura di R. Jurlaro), Brindisi, Ed. Amici della «A. De Leo», 1978, p. 75 e p. 87.
[18] F. Scalera, Dialettismi e volgarismi nella Messapographia di Diego Ferdinando.
[19] F. Campennì, Le storie di città: lignaggio e territorio, in Il libro e la piazza…, cit., pp. 69 sgg.
[20] Ivi, pp. 87-93.
[21] Sull’argomento, vedi anzitutto M. A. Visceglia, Territorio, feudo e potere locale. Terra d’Otranto tra Medioevo ed età moderna, Napoli 1988, pp. 199 sgg., con la sua ampia bibliografia.
[22] Segnaliamo che una prima, fertile, incursione in codesto campo fu compiuta da Luigi greco, in Storia di Mesagne in età barocca, vol. I: I sindaci, l’università, i feudatari, Fasano 2000.
[23] Emendata dagli errori del lapicida, così recita: IN HONOREM SANCTORUM OMNIUM COLLAPSUM MESSAPIA RESTITUIT MDCLIII.
[24] Cfr., in proposito, M. Spedicato, L’identità plurima: i santi patroni nel Salento moderno e contemporaneo, in «L’Idomeneo» n. 10 (2008), pp. 145 sgg.; Id., Santi patroni e identità civiche nel Salento moderno e contemporaneo, Galatina 2009, pp. 9-18.
[25] F. Lanzoni, Le diocesi d’Italia al principio del secolo VII (an. 604), vol. I, Faenza 1927; G. Antonucci, Il martirio di S. Eleuterio, in Curiosità storiche mesagnesi, Bergamo 1929; L. Scoditti, S. Eleuterio e Mesagne (datt.), 1957; D. Urgesi, Una correzione all’iconografia mesagnese: Eleuterio, Anzia e Corebo non furono martirizzati a Mesagne, in Studi Salentini, LXX (1993).
[26] Interessanti, in merito, le considerazioni di F. Campennì, Le storie di città: lignaggio e territorio, cit., p. 102.
[27] Cfr., per tutti, Profilo, Vie, Piazze…, cit., p. 95.
[28] Archivio Capitolare di Mesagne, Conclusioni Capitolari, Cartella R/2, anno 1651, 30 aprile; v. anche A. C. Leopardi, Il Carmine nella realtà mesagnese, Bari 1979, pp. 70-71; e T. Cavallo, Il Santuario della Vergine SS. del Carmelo e i Padri Carmelitani nella storia di Mesagne, Fasano 1992, p. 74.
[29] A. C. M., Conclusioni Capitolari, ivi, anno 1660, 10 aprile.
[30] Ivi, anno 1658, 6 ottobre.
[31] L. Greco, in Storia di Mesagne in età barocca, vol. III: L’architettura sacra nella storia e nell’arte, Fasano 2001, p. 273.
[32] Ivi, p. 296.
  Per la prima parte leggi qui:
Libri| Mesagne e la sua storia di Diego Ferdinando (I parte)
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artfoli · 6 years
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A Reclining Lady with a Fan, 1876, by Eleuterio Pagliani (1826-1903)
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Parque Nacional do Iguaçu recebe o Rally dos Sertões nesta sexta-feira
Parque Nacional do Iguaçu recebe o Rally dos Sertões nesta sexta-feira https://ift.tt/fuRgK89 O Parque Nacional do Iguaçu recebe nesta sexta-feira, dia 26 de agosto, o prólogo e a rampa da 30ª edição do Rally do Sertões. Visitantes e moradores da região estão convidados para assistir ao evento, que define a ordem de largada para a primeira etapa do maior rali do mundo. Será uma atração aberta, das 7h às 14h, no estacionamento da unidade de conservação. O acesso é gratuito para todos os interessados.  Durante o prólogo, os competidores entram em um trecho de 7.300 metros, montado pela equipe técnica da competição, por ordem de modalidade – Moto, Quad, UTV e Carro –, com intervalo de um minuto para definir os tempos de largada. Ao final, os pilotos irão para a rampa, montada também no estacionamento do parque, onde serão apresentados ao público.  30ª edição do Rally dos Sertões – No ano em que completa três décadas, o Rally dos Sertões se torna o maior rali do mundo e celebra o bicentenário da Independência do Brasil. A largada dos pilotos será realizada no dia 27 de agosto. É a segunda vez que Foz do Iguaçu entra no roteiro da competição. Em 2015, a chegada da prova foi no lado brasileiro da Itaipu Binacional.  Funcionamento do parque – O Parque Nacional do Iguaçu abrirá normalmente para a visitação turística, das 9h às 16h. As pessoas que, além de assistir gratuitamente ao evento, quiserem visitar as Cataratas do Iguaçu devem adquirir os ingressos antecipadamente, no site oficial do atrativo, com agendamento de data e horário para o passeio: https://ift.tt/Icvk37D.   Estacionamento Serviço opcional aos visitantes, não incluso no valor do ingresso, o estacionamento do Parque Nacional do Iguaçu estará operando normalmente, disponível para aquisição nos terminais de autoatendimento, localizados no Centro de Visitantes da unidade de conservação. O serviço é uma alternativa para quem quiser deixar seu meio de locomoção em um local seguro e oficial.  Serviço Prólogo + rampa do 30.º Rally dos Sertões Data: sexta-feira, 26 de agosto Horário: das 7h às 14h Local: estacionamento do Parque Nacional do Iguaçu  Funcionamento do Parque Nacional do Iguaçu Visitação turística: das 9h às 16h Estacionamento: das 8h às 18h Restaurante Porto Canoas: das 12h às 16h Ingressos: https://ift.tt/X9lqhfe   Mais informações https://ift.tt/X9lqhfe [email protected] Telefone: +55 (45) 3521-4400   Canais nas redes sociais WhatsApp: +55 (45) 99137-3444 Telegram: @cataratasdoiguacu  Facebook: @CataratasDoIguacu Instagram: @CataratasdoIguacu Twitter: @CataratasBrasil    AI Cataratas S/A / Foto: Victor Eleuterio via GDia http://gdia.com.br/ August 24, 2022 at 09:04PM
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Month of August is History Month
Every year, the month of August is declared as History Month pursuant to Proclamation No. 339 signed by former President Benigno Simeon Aquino III on February 16, 2012. This year, the National Historical Commission of the Philippines (NHCP) announced that the theme of the celebration is: "Kasaysayan, Kamalayan, Kaunlaran" (History, Consciousness, Development).
The NHCP encourages all government agencies, educational institutions and other organizations to conduct activities in line with the celebration of History Month.
Relative thereto, I am presenting to you the list of Barangay Captains (previously termed as Teniente del Barrio) of Barangay Cebulano who really contributed to the development of the community through their painstaking sacrifices. May their legacies will inspire us to look back at history by learning its lessons as a vehicle in achieving our desired social and economic development.
The following hold the position as Barangay Captain of Barangay Cebulano, Carmen, Davao del Norte, to wit:
1. Hon. Felomino M. Cejas - no photo available
2. Hon. Gaudencio M. Jalop
3. Hon. Lope S. Roferos
4. Hon. Pedro D. Cafe
5. Hon. Miguel V. Arcilla
6. Hon. Custodio D. Cafe, Sr.
7. Hon. Edwin N. Galaura, Sr.
8. Hon. Cornelio C. Adaya
Brief History of Barangay Cebulano
Sometime in 1941, when Cebulano was yet a place with no name, Atty. Juan Sarenas and Pastor Benito Israel through the request of the Japanese armies presided a forum for the constituents, to give their place a name. "CEBULANO", a coined name of Cebuano and Bol-anon, was unanimously approved thru an informal meeting attended by some prominent personalities of the place. To mention few are Eleuterio Orbeta, Ramon Galaura, Pedro Consarva, Felomino M. Cejas, Balbino Bungabong, Sr. and Emilio Dungog.
Felomino M. Cejas, fondly called Minoy, was chosen as their leader and was designated as Secretary by the Japanese Imperial Army stationed in Cebulano. Through the efforts of Felomino M. Cejas, Ramon Galaura and Pedro Consarva, Cebulano Primary School came into existence in 1945 with Leonardo Torres as the first Teacher In-charge. ^
Since the early inhabitants were extensively engaged in farming, they chosen Saint Isidore the Farmer (San Isidro Labrador) as their Patron Saint when a Basic Ecclesial Community (Gagmay'ng Kristohanong Katilingban) was then established in 1947 in Centro Cebulano.
Executive Order No. 236 was signed by President Elpidio R. Quirino on July 1, 1949 creating the Municipality of Panabo detaching from the western portion of the Municipality of Tagum. Barrio Ising, with the sitio of Cebulano, became part of the territorial jurisdiction of Panabo.
In the year 1968, Municipality of Carmen was born in the Province of Davao del Norte thru Republic Act No. 4745 separated from the Municipality of Panabo. Cebulano was taken as one of its barrios.
The Puroks of Barangay Cebulano
1. Purok 1 Loceta - means Lower Cebulano Teamwork Association, a name of a youth organization before that is equivalent to the Diocesan Youth Apostolate (DYA) at present; created during the term of Pedro Cafe and celebrated their Araw ng Purok every 30th day of November since 2013
2. Purok 1A Binangay - created in 2013 during the term of Cornelio Adaya
3. Purok 2 Damoza - formerly called as Bagsak; created during the term of Pedro Cafe
4. Purok 3 Centro - created during the term of Pedro Cafe
5. Purok 3A Centro - created in 2003 during the term of Edwin Galaura, Sr. and celebrated their Araw ng Purok every 25th day of February since 2019
6. Purok 3B Centro - created in 2014 during the term of Cornelio Adaya
7. Purok 4 Boundary - created during the term of Pedro Cafe
8. Purok 5 Kalubian - created during the term of Miguel Arcilla
9. Purok 6 Mangga - created during the term of Lope Roferos and celebrated their Araw ng Purok every 1st day of March since 2000
10. Purok 7 Malinao - created during the term of Miguel Arcilla
__________________________
^ Based on the research conducted by Mrs. Aurelia I. Cuarenta, former Head Teacher III of Cebulano Elementary School and wife of former Municipal Mayor of Carmen, Hon. Gonzalo O. Cuarenta, Sr.
#HistoryMonth
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#EdwinGalauraSr
#CornelioAdaya
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edicoladelcarmine · 2 years
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CHIESE DEDICATE ALLA MADONNA DEL CARMINE
Storicamente la Chiesa di Santa Maria della Civitella o Madonna del Carmine è la più importante di Chieti, (CH), dopo la cattedrale. Si trova nel punto più alto della città, chiamata anticamente Theate, sopra un tempio pagano dedicato ad Achille, in Via Gennaro Ravizza, 105. Fu edificata nel 1295 dal Beato Roberto da Salle, quale chiesa del monastero benedettino dei Celestini, seguaci di Pietro da Morrone, dedicata all’Assunzione di Maria. Dell’antica Chiesa resta il portale gotico trecentesco di Nicola Mancino da Ortona, com’è documentato da un’iscrizione sull’architrave, con la scultura del re Carlo II d’Angiò, il volto del quale è ritratto in una scultura che campeggia sul portale. La Chiesa, a navata unica con alto tiburio e con volta a botte lunettata, fu completata entro il 1304 e nel 1321. Venne ristrutturata nella seconda metà del XVII sec. e trasformata con una struttura più moderna che fu curata dall’abate Girolamo Lasena a partire dal 1677 ed i lavori si protrassero per circa un decennio. Oggi rimangono al posto originario solamente l’affresco in cornice mistilinea che raffigura la Cacciata degli Angeli ribelli, dipinto dal pittore Donato Teodoro nel 1739, ed una delicata Madonna fittile policroma del ‘500 modellata secondo i canoni scultorei propri dell’arte Abruzzese del tempo. Sulla parete absidale una grande scenografia in stucco raffigurante l’assunzione di Maria. Sulla volta della navata, la grande pittura ad affresco della Caduta di Lucifero, opera settecentesca del Teodoro. Su un altare laterale, la statua in terracotta della Madonna della Neve. Nella Chiesa era custodito il corpo di S. Eleuterio, vescovo di Chieti, oggi custodito in Cattedrale. Dopo la soppressione dell’ordine celestino, Chiesa e monastero passarono ai frati Carmelitani, che diedero alla chiesa l’attuale nome di Madonna del Carmine. Occupato dai francesi nel 1799 e 1807, poi confiscato dal neonato Stato italiano, il complesso fu caserma, scuola e colonia sportiva, per diventate nel 1900 istituto delle Suore Orsoline. Attualmente è un centro accoglienza “Capanna di Betlemme", dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/Chieti0.html Per aggiungere informazioni: [email protected]
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giankamoverona · 4 years
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Un buon fine settimana dal gianka, con una vista spettacolare.... #diceilsaggio Sii paziente... A volte devi attraversare il peggio per ottenere il meglio... #almanacco di sabato 20 febbraio, 7^ settimana, 51/414 giorno dell'anno, segno zodiacale dei pesci... #santodelgiorno S. Eleuterio #ilsole sorge alle 7.10 tramonta alle 17.50 #duratadelgiorno 1 ore e 39 minuti. #fasilunari Primo Quarto #proverbiodeldì A lavar la testa a l'aseno, se perde lissia e saon... #accaddeoggi 1958 - viene promulgata la legge Merlin, che abolisce le case di tolleranza in Italia #lanotameteo 🌥️ Ancora una giornata grigia, con cielo poco o parzialmente nuvoloso a nord di Verona, e foschie in pianura... #temperature Stazionarie 7/14° #pressione 1025 mbar #umidità 85% #venti deboli https://www.instagram.com/p/CLgPnPXHBOF/?igshid=1lthbtcohkn55
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phgq · 4 years
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Court junks 9 militant leaders' bid for perjury case injunction
#PHnews: Court junks 9 militant leaders' bid for perjury case injunction
MANILA – Some nine leaders of militant groups with reported links to the Communist Party of the Philippines- New People's Army (CPP-NPA) failed to secure a provisional remedy to a perjury case filed by National Security Adviser Hermogenes Esperon, Jr. in March last year.
In an order dated November 20, 2020, Regional Trial Court Branch 92 Judge Eleuterio L. Bathan denied the application of Karapatan secretary general Cristina E. Palabay and eight others for the issuance of a writ of preliminary injunction.
Bathan, in his order, said the petitioners did not present evidence or proof to prove the existence of the requisites required in issuing a writ of preliminary injunction.
“The evidence adduced by the petitioner during the hearing on the application for the issuance of the injunctive relief prayed for does not prove or short of proving that (1) there exists a clear and unmistakable right to be protected; (2) this right is directly threatened by an act sought to be enjoined; (3) the invasion of the right is material and substantial; and (4) there is an urgent and paramount necessity for the writ to prevent serious and irreparable damage,” his order said.
When the case was called for presentation of evidence for preliminary injunction application, the petitioners, instead of presenting a witness, opted to seek admission from the respondents by way of a stipulation, Bathan’s order said referring to Metropolitan Trial Court Branch 139 Judge Aimee Marie B. Alcera.
Palabay, along with Elisa Tita P. Lubi, Roneo S. Clamor, Edita T. Burgos, Wilfredo S. Ruazol, Gabriela Krista L. Dalena, Jose Marie T. Callueng, Gertrudes Ranjo-Libang, and Joan May E. Salvador, officials of Gabriela, Karapatan, and the Rural Missionaries of the Philippines (RMP), were named in the complaint filed by Secretary Esperon for allegedly lying under oath in their petition for writs of amparo and habeas corpus filed against the government before the Court of Appeals that were later dismissed in June 2020.
Quezon City Prosecutor Vimar Marcellano, in his two-page resolution dated February 24, 2020, found probable cause to indict the nine officials including one Emma Cupin, and recommended to Judge Alcera a bail of PHP18,000 for each of the respondents’ temporary liberty.
The CPP-NPA is listed as a terrorist organization by the United States, the European Union, the United Kingdom, Australia, Canada, New Zealand, and the Philippines. (PNA)
***
References:
* Philippine News Agency. "Court junks 9 militant leaders' bid for perjury case injunction." Philippine News Agency. https://www.pna.gov.ph/articles/1126475 (accessed January 06, 2021 at 07:39AM UTC+14).
* Philippine News Agency. "Court junks 9 militant leaders' bid for perjury case injunction." Archive Today. https://archive.ph/?run=1&url=https://www.pna.gov.ph/articles/1126475 (archived).
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elarea · 4 years
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Mayoría de edad
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Hoy cumplen años dos equipos uruguayos del Interior del país fundados el mismo año, 2002. Cerro Largo, de estupenda campaña esta temporada, y el desaparecido Salto FC.
Cerro Largo Fútbol Club es representante único por todos los clubes de la Liga de Cerro Largo, los que empero mantienen su actuación local y regional autonómicamente.
El primer partido de su historia fue el 3 de mayo del 2003 como local en el Estadio Municipal Arquitecto Antonio Eleuterio Ubilla, logrando su primer victoria por 2-1 ante El Tanque Sisley con dos goles de Gabriel Ramírez. Su primer victoria como visitante fue en la cuarta fecha de ese campeonato el 31 de mayo, 5-1 sobre Colón . Ese año terminó 9° en la Tabla Acumulada. El equipo ha participado en la Copa Sudamericana de la temporada 2012 , en el 2018 fue campeón de la Segunda División y en la pasada temporada 2019 logró clasificar a la segunda ronda pre-clasificatoria de la Copa Libertadores 2020.
Con el impulso de la mayoría de clubes del departamento litoraleño, que pudo estimarse en un setenta por ciento, el 19 de noviembre del 2002 se fundó Salto Fútbol Club. Jugó como local en el Parque Dickinson, tradicional escenario del Interior, perteneciente a la Liga, que recuerda a los pioneros del fútbol de Salto, los británicos Charles y George Dickinson, emblemáticos delanteros del Belgrano de Buenos Aires y las selecciones argentinas de comienzos del siglo XX.
En el 2003 mediante una licitación el club ingresa en la Segunda División Profesional, concretando en ese mismo año su mejor campaña ubicándose finalmente en la 7° posición. Al año siguiente vuelve a disputar el campeonato de Segunda, pero en esta oportunidad el equipo tiene un pobre desempeño quedando relegado al 16° puesto. Poco después el club deja de participar en el fútbol profesional y termina desapareciendo.
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coolblog2stuff-blog · 5 years
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Dr. Alton Ezra Bigelow: Service and excellence
By Nestle G. Taala
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Finishing a degree means more than just a diploma or a certification.  It is one of the most awaited events in the life of every college student to wear a toga and hashtag it as best OOTD (Outfit of the Day) ever!
Some conquer the process with patience, dedication and faith in God; others come with specific and concrete strategies to do well in and survive college life. But whatever schemes an individual uses, to graduate is one of the most fulfilling experiences, knowing that all the sacrifices not just of the graduate, but that of his/her parents/guardians, finally pay off.
During CPU’s Commencement Exercises, students’ efforts are affirmed through various awards. Some of the distinguished awards given by CPU aside from the Latin honors to recognize academic excellence are The Rotary Award for Most Outstanding Graduate, the Dr. and Mrs. Nelson Pomado Leadership Award, Dr. Margen Java Leadership Award, and the Alton Bigelow Alma Mater Award.
According to Rev. F. Neil G. Jalando-on, the Alton Bigelow Alma Mater Award is “the highest award given to an outstanding graduate of CPU who excels not just in the academics but in extra-curricular activities and is actively involved in the area of Christian Ministry especially related to the Convention of Philippine Baptist Churches.” Over the years, remarkable students have been bestowed this honor.
However, what makes this award “the highest award” is the life of Dr. Alton Ezra Bigelow.
Dr. Bigelow was born in Gridley, California on December 3, 1876. After attending public schools in California, he studied at William Jewell College and Shurtleff College in Missouri receiving the degree of Bachelor of Arts from the latter. He received the Bachelor of Divinity at the University of Chicago Divinity School three years later.
He married Miss Marie Christensen shortly after his graduation from college. In 1907, Mr. and Mrs. Bigelow arrived in the Philippines. He was put in charge of evangelism of the Baptist Mission and also served as a faculty member of Jaro Industrial School. Teaching religion and English classes, “he developed a reputation [for] producing students who spoke English with unusual exactness, clarity, and correct articulation.”
As Dr. Bigelow continued his mission work which included being one of the original incorporators of Jaro Industrial School and being in charge of Iloilo Mission Press in 1913 to 1915, Mrs. Bigelow became very ill and died suddenly in a hospital in Oregon in 1916.
In October 1917, Dr. Bigelow married Miss Alice Stanard, a missionary in Negros who was on furlough. A year after, he became the acting principal of Jaro Industrial School until 1922. A few months later, Alice died. In August 1919, he sent his three children to the Home of the Missionary Children, then located Chicago where they lived until each finished high school.
Dr. Bigelow’s notable works include the establishment of the School of Theology in 1926. He became the dean until 1934. He served as Mission Treasurer of the American Baptist Foreign Mission Society for Philippine Mission from 1913-1927, Treasurer of Central Philippine College, and Treasurer of CPC Board of Trustees in 1930-1935.
He also made an outstanding contribution to the Philippines in the field of Visayan grammar and literature in which he was able to produce a Visayan-English, English-Visayan Dictionary. Furthermore, Dr. Bigelow was the editor and manager of Manugbantala, the first Hiligaynon newsletter in the Philippines. Because of this, Dr. Francis Howard Rose pointed out that Bigelow “did much to shape the theology of churches and the opinion of the public on Protestant Churches.”
He was also able to make revisions in the Hiligaynon Bible produced by Rev. Eric Lund and Rev. Braulio Manikan and made collaborations with Mrs. J.A. Hall in preparing an Ilonggo hymnal in two editions: one with musical notation and one with the verses only.
Another significant contribution of Dr. Bigelow is the overall Christian Program in the campus and the organization of “school church” in 1910 wherein the boys themselves could participate in the conduct of the services.
Dr. Bigelow was also always interested in athletics, specifically in playing tennis. In his later years, he was into collecting orchids, shrubs and forest trees. In fact, Dr. Bigelow was responsible for the beautiful travelers’ palm standing majestically at the corner of Roblee Science Hall and the anahaw trees along the road from Lopez Hall to Weston Hall.
In 1935, on the way to Hawaii, Dr. Bigelow died while the ship was still at sea. As per his request, his body was lowered into the waters. His final resting place being the seas between America and the Philippines was a fitting symbol that in his life and ministry, the West met the East.
Many were saddened by the death of Dr. Bigelow since he indeed served as an inspiration through his well-spent life. Mr. Eleuterio Plagata paid tribute to his former instructor, “But Dr. Bigelow was more than a teacher. To us in the older days he was like a father, just and understanding. We called him daddy.”
Mr. Abe S. Gonzales, one of Dr. Bigelow’s pupils and who later became his colleague, quoted Dr. Bigelow as “an inspiring mental and spiritual mentor. He had his opinion that a true Filipino Christian citizen must not only be mentally and physically fit but must be, above all, morally straight.”
All those who had personally known and associated with Dr. Bigelow can certainly testify how they were enthused by him to always run an extra mile. Prof. Melquiades Gamboa of the University of the Philippines even shared, “Few people have put into practice such fidelity to our Lord’s second commandment, ‘Love thy neighbor as thyself.’ Fewer people devoted their lives with so much singleness of purpose to the service of others. What a beautiful expression of sacrificial life we find in him!”
Central Philippine College President, the late Dr. Francis Howard Rose, also expressed his admiration to the ideals of Dr. Bigelow: “I found his counsel sane and workable, constructive and conservative and advice followed usually led to happy solutions of missionary problems. Almost a quarter of century have we been associated in one way or another with the work of the college and we have found Dr. Bigelow a good man to work with ‘down through the friendly years.’”
The medal which is given during recognition day is Dr. Alton Bigelow’s “passion made tangible.” What truly makes an Alton Bigelow Alma Mater Awardee is that one can testify how faithful God is in one’s life in the midst of all the struggles and that one finds joy in serving God, Central Philippine University, and humanity.
However, not just the Dr. Alton Bigelow awardees but all Centralian graduates are groomed to excel in their chosen field and to serve carrying the Central Spirit wherever they are called and planted.
Note:
The writer of this article, Nestle G. Taala, is an Alton Bigelow Alma Mater Awardee in 2017.
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Arginine in the Treatment of Patients with Sickle Cell Disease: A Systematic Review
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Authored by  Eleuterio R
Introduction: Sickle cell anemia (SCA), a monogenic disease prevalent in Brazil, is characterized by a point mutation, generating abnormal hemoglobin, hemoglobin S (HbS). Hydroxyurea, the drug used to treat SCA, increases fetal hemoglobin and nitric oxide levels; however, it is both cytotoxic and genotoxic. Arginine has been studied as one option for managing the disease. Material and methods: A systematic review was performed on scientific literature located by searching databases using the keywords “arginine” and “sickle cell anemia.” Articles published within the last 10 years were included if written in Portuguese, English, or Spanish, and describing studies that used humans. The articles were evaluated and classifieds according to the recommendations of the Brazilian Medical Association.
For more open access journals in juniper publishers please click https://juniperpublishers.com/
For more articles on Biotechnology & Microbiology  Please click on https://juniperpublishers.com/aibm/
Biotechnology & Microbiology in Full text in Juniper Publishers
https://juniperpublishers.com/aibm/AIBM.MS.ID.555566.php
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pelotacubanausa · 4 years
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Luis Tiant,Sr: Un as en las Ligas Negras
Foto (Wikipedia): Luis Tiant, Sr fue buen pitcher en las Ligas Negras en los 30’s y 40’s
Por Yusseff Díaz
Luis Eleuterio Tiant Bravo el padre de Luis Clemente Tiant fue un lanzador en la Liga Cubana de Béisbol Profesional, la LIDOM, en México y las Ligas Negras. La carrera del Tiant mayor en las Ligas Negras transcurrió del 1928 al 1947 con las Medias Rojas de La Habana, New York Cubans y los…
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milenarosalest-blog · 5 years
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I recommend the wizard Eleuterio because he was the only person who helped me
viernes, 5 de abril de 2019
I thank the sorcerer Eleuterio because thanks to the sorcerer Eleuterio helped me my dad stopped being an alcoholic and my mom stopped suffering with his illness that he had and I entered the university and all that the sorcerer Eleuterio helped me is the unique and best sorcerer who helped me
Hello today I come here to introduce myself and give my testimony my name is Milena Rosales I suffered a lot when seeing my parents in trouble my dad is called Daniel and my mom is called nancy good happens that my dad is very addicted to alcohol a lot he took and always 
I made problems to my mom because of the alcohol they argued so much and my dad to my mom and I was treated badly and I, seeing my father who behaved like that, depressed me and did not get to enter the university because it made me trizte 
I totally depressed my dad an alcoholic my mother bad health because my mother suffered a lot of his leg and I did not know that one day I tell all my problems to my friend Cristina and she tells me about the sorcerer eleuterio told me that she 
I help her mother to be in good health, cure her illness and her father return from her because she left with another woman and that she is very grateful to the sorcerer eleuterio for all that iso for my friend was then there that I 
I asked him for his b number 
Rujo eleuterio and then I communicate with the sorcerer eleuterio and I tell you everything and I am sincere in heart that the sorcerer eleuterio helped me in all my dad I stop drinking not drink a glass of alcohol my mom is well off her leg and 
she is in good health and even put on a clothing business where she is doing very well and thanks to the eleuterio sorcerer and I just entered the university all this great help that I received was for the sorcerer eleuterio my life change I never thought to do 
I am very grateful that the sorcerer eleuterio helped me that many people went through different problems and many of us need help. I leave your whatsap and mail number of the sorcerer eleuterio because the way I was helped will also help you. 
you the sorcerer eleuterio do not hesitate to write to him I swear to him by my life that the sorcerer eleuterio helped me and that thanks to him I am happy
0051937234820
+51937234820
If you want to communicate with the witch eleuterio just click on my photo or text and automatically you will communicate me thanks to the eleuterio sorcerer I am happy
Milena Rosales a la/s 05:44
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lagacetadealmeria · 6 years
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Una exposición aborda desde la UAL todos los aspectos de la crisis de los refugiados
Una exposición aborda desde la UAL todos los aspectos de la crisis de los refugiados
Lleva por título un mensaje directo a las personas afectadas, ‘Refugiados, bienvenidos’ y está organizada por la Facultad de Humanidades y Acciónenred Andalucía, una ONG que además la ha elaborado junto al Grupo Eleuterio Quintanilla con la colaboración de la Asociación Comisión Católica Española de Migración, la Asociación de Ayuda Humanitaria al Refugio y la Consejería de Igualdad y Políticas…
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phgq · 4 years
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QC court junks bid for perjury case injunction filed by 9 militant group leaders
#PHinfo: QC court junks bid for perjury case injunction filed by 9 militant group leaders
A copy of the Nov. 20, 2020 order of Quezon City Regional Trial Court Branch 92 Judge Eleuterio L. Bathan denying a petition of nine militant groups' leaders for a provisional remedy to a perjury case filed by National Security Adviser Hermogenes Esperon, Jr. (Contributed photo)
QUEZON CITY, Jan. 6 (PIA) -- Some nine leaders of militant groups with reported links to the Communist Party of the Philippines- New People's Army (CPP-NPA) failed to secure a provisional remedy to a perjury case filed by National Security Adviser Hermogenes Esperon, Jr. in March last year, a report by the Philippine News Agency on Monday said.
In an order dated November 20, 2020, Regional Trial Court Branch 92 Judge Eleuterio L. Bathan denied the application of Karapatan secretary general Cristina E. Palabay and eight others for the issuance of a writ of preliminary injunction.
Bathan, in his order, said the petitioners did not present evidence or proof to prove the existence of the requisites required in issuing a writ of preliminary injunction.
“The evidence adduced by the petitioner during the hearing on the application for the issuance of the injunctive relief prayed for does not prove or short of proving that (1) there exists a clear and unmistakable right to be protected; (2) this right is directly threatened by an act sought to be enjoined; (3) the invasion of the right is material and substantial; and (4) there is an urgent and paramount necessity for the writ to prevent serious and irreparable damage,” the judge's order said.
When the case was called for presentation of evidence for preliminary injunction application, the petitioners, instead of presenting a witness, opted to seek admission from the respondents by way of a stipulation, Bathan’s order said referring to Metropolitan Trial Court Branch 139 Judge Aimee Marie B. Alcera.
Palabay, along with Elisa Tita P. Lubi, Roneo S. Clamor, Edita T. Burgos, Wilfredo S. Ruazol, Gabriela Krista L. Dalena, Jose Marie T. Callueng, Gertrudes Ranjo-Libang, and Joan May E. Salvador, officials of Gabriela, Karapatan, and the Rural Missionaries of the Philippines (RMP), were named in the complaint filed by Secretary Esperon for allegedly lying under oath in their petition for writs of amparo and habeas corpus filed against the government before the Court of Appeals that were later dismissed in June 2020.
Quezon City Prosecutor Vimar Marcellano, in his two-page resolution dated February 24, 2020, found probable cause to indict the nine officials including one Emma Cupin, and recommended to Judge Alcera a bail of P18,000 for each of the respondents’ temporary liberty.
The CPP-NPA is listed as a terrorist organization by the United States, the European Union, the United Kingdom, Australia, Canada, New Zealand, and the Philippines.
***
References:
* Philippine Information Agency. "QC court junks bid for perjury case injunction filed by 9 militant group leaders." Philippine Information Agency. https://pia.gov.ph/news/articles/1063120 (accessed January 06, 2021 at 11:43AM UTC+08).
* Philippine Infornation Agency. "QC court junks bid for perjury case injunction filed by 9 militant group leaders." Archive Today. https://archive.ph/?run=1&url=https://pia.gov.ph/news/articles/1063120 (archived).
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