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#SCAPPARE DA ME
arreton · 18 days
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La patente è arrivata in un momento in cui io consideravo morta e sepolta la possibilità di prendere una macchina, di guidare: sebbene avessi sognato più volte di guidare (ovviamente male, perché per me sono sempre esistiti solo freno e acceleratore e nello specifico solo acceleratore e forza frenante del motore, maldetta frizione!) non mi interessava più, anzi mi dicevo che sarebbe stato bello riuscire a spostarsi coi mezzi pubblici, treni autobus, camminare a piedi. Vivevo in un paese campano che rimarrà forse il mio unico rimpianto del sud italia perché era ben strutturato: a piedi raggiungevo e facevo tutto, avevo il centro storico, il centro commerciale, farmacie a volontà, dottoressa vicino casa, un sacco di supermercati, un partito comunista, manifestazioni in piazza: tutto raggiungibile a piedi. Rimpianto perché in quanto sud non puoi campare e la gente è molesta per natura e dunque sono dovuta scappare anche da lì. Della patente, insomma, a me non me ne fregava niente, non ci pensavo affatto. Mentalmente ero ancora abbastanza inguaiata, andava meglio ma non andava bene: ero tesa come una corda di violino, il mio corpo era un fascio di nervi e questo si ripercuoteva sulla guida: l'istruttrice fece una grandissima fatica, sudava appresso a me che ero grondante di sudore terrorizzato. Iniziare a guidare è stato un trauma: ero terrorizzata dal fatto che quell'abitacolo, quell'aggeggio enorme non solo era "comandato" da me, ma mi toglieva letteralmente il terreno sotto i piedi (a questo proposito aggiungo che io ho avuto problemi anche col tapis roulant perché appunto c'era questa passerella che si muoveva in maniera "autonoma" ed io avevo paura di non riuscire a controllarla. Cosa c'entra con la guida di un auto? Beh, è la stessa identica cosa dato che ho paura di perdere il controllo). Poi io ho bisogno di capire quello che sto facendo, devo farmi uno schema in testa, non riesco a buttarmi e capire dopo, io devo sapere prima. Beh, io non riuscivo a capire cosa stavo facendo e dunque non riuscivo a rilassarmi. Comunque, alla fine sono riuscita a prendere questa benedetta patente. L'ho presa per grazia divina perché appunto l'esame fu terribile ed infatti io non ero nemmeno felice di quella patente perché non era "meritata", cioè io non riuscivo ancora a guidare, ero insicurissima ed immaginavo violentemente ancora un incidente ad ogni minimo incrocio (non riuscivo nemmeno a stare dritta nella mia carreggiata). Infatti presa la patente non ho più guidato.
La macchina invece è arrivata in un momento in cui non doveva arrivare e cioè circa un mese fa: senza lavoro, a soldi prestati (come d'altronde anche la patente), lontana da tutti, in un posto che nemmeno conosco perché chi cazzo c'è mai stata in provincia di bergamo. Sapevo che mi sarei dovuta prendere una macchina prima o poi, perché qua è tutto scomodo come in sicilia, ma avevo progettato di acquistarla in un altro momento. Reiniziare a guidare è stato semplice e soprattutto divertente: è cambiata la testa, le medicine sono servite a qualcosa. Ho fatto qualche guida assieme ad una istruttrice della zona e mi sono divertita un sacco, la sua guida è stata preziosa e lei una persona veramente gentile (oltre che strana, come tutte le persone della zona: io a tutta questa educazione non ci sono abituata e soprattutto non sono abituata a chi dice "Un quarto alle 9") ed esaltata, ovviamente pure lei di discendenza siciliana ma ormai lo so che la sicilia me la ritroverò ovunque: d'altronde i pomodori che ho comprato venivano proprio dalla città dove sono nata. Io adesso comunque guido: la macchina mi odia perché la faccio singhiozzare sempre e perché non cambio adeguatamente le marce, per non parlare di tutte le volte che la faccio spegnere o che resto appesa in una salita perché non so bilanciare bene frizione e acceleratore; la frizione mi deride perché sa che ho un odio e una repulsione spontanei nei suoi confronti; la gente quando mi guida dietro si mette a ridere quando proprio non mi bestemmia ma qua nessuno mi ha mai suonato, al massimo mi sorpassano. A volte penso che guidare è una gran bella cosa, che spero di avere i soldi prima o poi per farmi un bel pieno, pagarmi i pedaggi e andare che ne so a milano o robe simili. Penso che dovrei approfittarne del fatto di potermi spostare tranquillamente, per poter andare in posti dove ho sempre voluto andare, mi dico: wow, ma qua ho tutto così vicino! Persino voi tumbleri siete così vicini, se ci penso! A tutta questa libertà di movimento è difficile abituarsi, per una che ha sempre vissuto entro i confini di un'isola e della miseria. Certo, se arrivasse un lavoro sarebbe pure cosa gradita (mi correggo: se arrivasse un'entrata mensile, che poi si debba passare per il lavoro è solo una triste parentesi disumanizzante) ma poi penso che male che vada ho un tetto sotto il quale poter dormire: la mia auto.
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sayitaliano · 3 months
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LA NOIA | ANGELINA MANGO
Quanti disegni ho fatto How many drawings I made Rimango qui e li guardo I stay here and look at them Nessuno prende vita None comes to life Questa pagina è pigra This paper is lazy Vado di fretta I am in a hurry E mi hanno detto che la vita è preziosa And they told me that life is precious Io la indosso a testa alta sul collo I wear it head held high on my neck La mia collana non ha perle di saggezza My necklace doesn't have pearls of wisdom (perle di saggezza=> idiomatic, could also be used ironically "words of wisdom") A me hanno dato le perline colorate They gave me colored beads Per le bimbe incasinate con i traumi For young girls messed up with traumas Da snodare piano piano con l'età To slowly untie while growing older Eppure sto una Pasqua, guarda, zero drammi And yet I'm doing great, look, no dramas (stare una Pasqua => idiomatic and usually very ironic, "to feel/do great") Quasi quasi cambio di nuovo città Maybe I (should) move to another city once again (quasi quasi => idiomatic, when you think about a chance you say "Maybe...") Che a stare ferma a me mi viene, a me mi viene If I stand still I get, I get ("a me mi" is a colloquial grammatically wrong concept that translates literally as "it comes to me"; it should be "a me viene" but for lyrical/musical lyrics is okay to find this in songs) La noia Bored(om) (for translations reasons -aka the sentence construction in English- I'm using the adjective "bored" here but "noia" is a noun so the literal translation is "boredom") La noia Bored(om) La noia Bored(om) La noia Bored(om)
Muoio senza morire, in questi giorni usati I die without dying, in these used days Vivo senza soffrire, non c'è croce più grande I live without suffering, there's no greatest trial ("croce" here has a figurative meaning as in "portare una croce", idiomatic, meaning basically "to bring pain/affliction/trials *on your shoulders*") Non ci resta che ridere in queste notti bruciate We cannot do anything but laugh in those burnt nights (like the famous movie's title "non ci resta che piangere" but from a happier/ironic pov) Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa A crown of thorns will be the dress-code for my party Ah, è la cumbia della noia, mmh Ah, it's the cumbia of boredom È la cumbia della noia The cumbia of boredom Total definitive Ah, è la cumbia della noia Ah, it's the cumbia of boredom È la cumbia della noia It's the cumbia of boredom Total definitive
Quanta gente nelle cose vede il male So many people see the evil in things ("quanto/a/i/e" if not used as a question usually means "a lot", "there are so many...") Viene voglia di scappare come iniziano a parlare One feels like running away as they start talking E vorrei dirgli che sto bene ma poi mi guardano male And I'd like to tell them I'm doing good but then they look at me sideways Allora dico che è difficile campare So I say that it's hard to keep on living Business, parli di business Business, you talk about business Intanto chiudo gli occhi per firmare i contratti, mmh In the meantime I close my eyes to sign contracts Princess, ti chiama "princess" Princess, (he) calls you "princess" Allora adesso smettila di lavare i piatti Then stop washing dishes now
Muoio senza morire, in questi giorni usati I die without dying, in these used days Vivo senza soffrire, non c'è croce più grande I live without suffering, there's no greatest trial Non ci resta che ridere in queste notti bruciate We cannot do anything but laugh in those burnt nights Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa A crown of thorns will be the dress-code for my party Ah, è la cumbia della noia, mmh Ah, it's the cumbia of boredom È la cumbia della noia The cumbia of boredom Total definitive Ah, è la cumbia della noia Ah, it's the cumbia of boredom È la cumbia della noia It's the cumbia of boredom Total definitive
Allora scrivi canzoni? So you write songs? Sì, le canzoni d'amore Yes, love songs E non ti voglio annoiare And I don't want to bore you Ma qualcuno le deve cantare But someone needs to sing them Cumbia, ballo la cumbia Cumbia, I dance the cumbia Se rischio di inciampare almeno fermo la noia If I risk to stumble at least I stop the boredom Quindi faccio una festa, faccio una festa Therefore I make/hold a party, I make/hold a party Perché è l'unico modo per fermare, per fermare, per fermare, ah Because it's the only way to stop, to stop, to stop, ah La noia Boredom La noia Boredom La noia Boredom La noia Boredom
Muoio perché morire rende i giorni più umani I die because dying makes days more human Vivo perché soffrire fa le gioie più grandi I live because suffering makes the joys look bigger Non ci resta che ridere in queste notti bruciate We cannot do anything but laugh in those burnt nights Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa A crown of thorns will be the dress-code for my party Ah, è la cumbia della noia, mmh Ah, it's the cumbia of boredom È la cumbia della noia The cumbia of boredom Total definitive Ah, è la cumbia della noia Ah, it's the cumbia of boredom È la cumbia della noia It's the cumbia of boredom Total definitive
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principessa-6 · 7 months
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Se vuoi innamorarti di me
dimmi "ti amo" quando lo senti e non solo per dovere, non mentirmi mai, neanche per amore. Le mie paure zittiscile con un bacio. Non lasciarmi sola nelle decisioni importanti, ma insieme scegliamo.
Se vuoi innamorarti di me
dammi motivi per restare, sono stanca di scappare, sii la mia strada per tornare a casa e quando mi abbraccerai non dirmi "sei la donna della mia vita", ma vedi in me la vita e la vita da passare insieme.
Se vuoi innamorarti di me
Non darmi prove d'amore ma prova ogni giorno ad inventare l'amore con me e se sarò triste non pormi domande, ma rendimi allegra con le tue certezze.
Se vuoi innamorarti di me
toglimi la corazza che ho addosso, vestimi di luce per brillarti accanto e di notte fa' che allungando la mano trovi sempre la tua ad attender la mia.
Se vuoi innamorarti di me
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frammenti--di--cuore · 3 months
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"sai come mi sento? come quando hai qualcosa che non va, tu non riesci a capire cosa sia, ma vedi gli altri comportarsi con te come se tu fossi un problema, una minaccia, qualcosa da cui scappare. Io vorrei solo qualcuno che si avvicini e non vada più via, mentre mi guardo intorno e vedo solo te che fai mille passi indietro. E non capisco, ti giuro, se il problema è davvero dentro di me o nel tuo modo di guardarmi con occhi che mi vedono come un errore da cui scappare[...]"
z
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der-papero · 1 month
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Chissà se ce la faccio a scrivere di 4 anni di ricordi, ma questo è un posto di ricordi belli, e tu sei uno di quelli, di quelli più belli. Li ho raccolti in due giorni di viaggio, perché la capa mia non è più quella di una volta, ho bisogno di tempo, e non servirà raccontarli tutti.
Ti ricordi il primo giorno? C'era un tipo che somigliava a Branduardi, vestito come un anziano in chiesa la Domenica, che per forza voleva farmi vedere come cambiavi colore, senza sapere come fare. Del resto, nessuno, persino lui che era del mestiere, aveva visto prima qualcosa di simile, il che ti rendeva ai miei occhi ancora più unica delle mie intenzioni.
Da quel giorno il mondo si è diviso in due, tra chi ti ammirava e chi ti snobbava, però penso lo sai già, il primo gruppo mi divertiva tanto e un po' ci marciavo su, ti ricordi quando uscivo dall'Autogrill di turno e vedevo sempre qualcuno ronzarti intorno, e non tornavo subito all'auto, lo lasciavo fare, guardando la scena da lontano. Per non parlare di quello svizzero che, dalle parti di Reggio Emilia, andò fuori di testa, sembrava un ragazzino di 5 anni a Disneyland, o quel tizio con quella Civic viola al casello di Venezia-non-so-dove, che mi parlava col clacson e col pollice su.
Ne abbiamo fatti di scherzoni alla Mami, la prima volta che andai a prenderla a Francoforte, allo scalo di marcia sparasti due fucilate ed esclamò "MAROOOO CHI C'A TUZZAT?" e noi a ridere, e ogni volta che provava a scendere, per via del rialzo, sbottava "ma quant t'a cagne 'sta machin, che ce vo' 'a man 'e Crist a scenner?".
Di persone che mi hanno fermato per farti i complimenti ce ne sono state, ma il top resterà quel parcheggiatore al Corso Umberto che, al ritiro, si divertì a farsi una accelerata e poi esclamò "UAAA DOTTO', 'STA MACHIN VOL!", e che gli volevi dire? Aveva ragione, una sensazione che provato ogni santa volta, ma io ho avuto tanto di più: mi hai portato da chiunque volessi bene, non è mai esistito un "è troppo lontano, lasciamo perdere", sei forse ciò che su questo pianeta ha avuto la possibilità di conoscere il vero me, senza filtri, mi hai visto piangere e ridere più di chiunque altro. Mi serviva la tua energia e la tua rabbia per scappare via da qui, eravamo entrambi in un posto dove non volevamo stare, per questo sei nata per correre, e hai lasciato che fossi io a lasciartelo fare.
Sei entrata in un momento della mia vita dove avevo bisogno di non sentirmi più trasparente, in una società che non mi ha mai accettato, al più tollerato, e credo che tu abbia capito in pieno quel nostro modo terrone di protestare, ovvero facendo bordello, perché più le cose vanno male, e più abbiamo bisogno di far rumore. Il vicino di casa non l'ha mai capita questa cosa, pensava che tu avessi qualcosa che non andava, cosa tragicomica, visto che quelli pieni di problemi sono loro, con la loro ipocrita precisione, il loro falso benessere.
Agli occhi di tanti sei solo un'auto, ma quello che sei stato per me non sono mai riuscito a farlo capire, e non penso di riuscirci manco questa volta, quindi queste parole sono solo per te, per ringraziarti di tutto quello che sei stata, per aver reso questi 4 anni più leggeri, e per dirti che non ti dimenticherò mai.
Grazie, Amica Mia ❤️.
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thebutterfly0 · 3 months
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Io non ho paura di quelle che il mondo chiama “belle donne”.
Io ho paura delle altre.
Ho paura di quelle che escono di casa con un filo di trucco.
Di quelle che capisci subito se hanno passato una nottata in bianco dalle occhiaie che si portano dietro.
Di quelle che si legano i capelli con una matita.
Di quelle che si guardano allo specchio e sorridono perché non hanno nemmeno un capello al posto giusto.
Ho paura di loro.
Di quelle che si fermano sui dettagli, su particolari tuoi che nemmeno tu stesso pensavi di avere.
Di quelle che sanno stare accanto agli altri, ma non sanno come stare accanto a se stesse.
Di quelle che le basterebbe trovare un messaggio con scritto “Buongiorno”, ogni giorno, appena sveglie per rallegrarle tutta la giornata.
Di quelle che sono sempre di corsa, ma si fermano ad ascoltare. Uno sconosciuto, un amico, un bambino.
Ho paura di loro.
Di quelle mai banali, che parlano il doppio di me, senza per questo parlare del niente, anzi ti fanno sorridere rompendoti le scatole ripetendoti di quanto siano belli i loro nipotini. Di quanto siano dolci quando la chiamano zia.
Di quelle che vorrebbero avere una famiglia tutta loro per prendersene cura, anche se a volte non sanno prendersi cura nemmeno di loro stesse.
Ho paura di loro.
Di quelle che ad un “Sei bellissima”, arrossiscono, s'imbarazzano perché nessuno glielo ha mai detto.
Di quelle che custodiranno gelosamente il Girasole che le hai regalato finché l'ultimo petalo non si sarà seccato e rompendosi cadrà sul pavimento, perdendosi tra la polvere, sotto l'armadio.
Di quelle che non appaiono, non si vedono, non si notano. Il mondo sempre in primo piano. E loro dietro. Sullo sfondo.
Ho paura di loro.
Di quelle che sorridono alla vita, tutti i giorni, nonostante abbiamo migliaia di motivi per non farlo.
Di quelle che ti ascoltano davvero. E, quando parlano, ti guardano come a dire “Anche a me. È successo anche a me.”
Di quelle che non ti diranno mai un "Ti Amo”, anche quando saranno innamorati di te.
Di quelle che non sono mai state scelte. Nemmeno una volta.
Ho paura di loro.
Di quelle che ogni giorno ti sussurreranno “Credo di amarti”, perché hanno paura di non essere scelte. Perché loro non sono “belle donne”. Loro non scelgono.
Di quelle che amano essere belle, solo ogni tanto. Solo per qualcuno.
Di quelle che sanno piangere. Anche quando sono ad un concerto. Anche quando intorno ci sono ottantamila persone, loro piangono.
Anche se a farle piangere è una canzone e tu, con un leggero sospiro, le guardi senza capire.
Ho paura di loro.
Di quelle che credono nell'Amore vero.
Di quelle che ci credono anche quando gli altri fuggono l'amore per colpa dei troppi chilometri. O per paura.
Di quelle che per passare un'ora con te, passerebbero anche otto ore in treno.
Ho paura di loro.
Di quelle che cercano di capire perché non resti mai.
Di quelle che non sanno restare.
Di quelle per cui vale la pena restare. Una volta. Restare.
E ho paura di loro, soprattutto, quando, senza dire una parola ti scelgono, restano e tu sei troppo distratto per accorgertene, troppo concentrato a fuggire da non sai cosa per restare.
Una volta.
Ho paura di loro perché di belle donne il mondo è pieno.
Una donna del genere, invece, se te la lasci scappare non saprai mai in quale parte del mondo la ritroverai.
Se mai la ritroverai.
(Abdou Mbacke Diouf)
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lamargi · 3 months
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Avevo un appuntamento quel giorno con il mio amante. Un collega di lavoro di mio marito, con cui avevo imbastito una storia appena qualche settimana prima. Ci eravamo dati appuntamento in un bar fuori mano. Per lui, mi ero vestita più provocante di quanto di solito non faccio, stivali, collant velati, un vestito corto.
Ma l’imbecille era in grande ritardo e non rispondeva più ai miei messaggi. Mi ero rassegnata a rinunciare alla scopata che avevo voglia di fare, quando….
- Buongiorno, signora…
Accidenti, proprio Andrea, il compagno di scuola di mio figlio! E mi ha riconosciuto subito! Nonostante gli occhialoni.
Devo fingere per non insospettirlo: chissà cosa potrebbe farsi scappare di bocca.
Così, anziché cacciarlo, invento una scusa per giustificare il fatto che aspettassi in quel bar…e lo invito a prendere qualcosa.
Lui non abita lì, ma è andato a trovare i nonni. Che sfiga, proprio quel giorno è proprio in quel quartiere incontrare qualcuno che mi conosce.
Andrea ha fatto tutte le scuole con mio figlio. Lo conosco da bambino. È un ragazzetto educato e a modo, sempre rispettoso, un po’ timido. Per niente malizioso, sono sicura che con poche parole di circostanza riuscirò a sviarlo senza che sospetti e a mandarlo via.
Ma, invece, sembra che non se ne voglia più andare! Si è seduto, ha preso una coca cola e resta là dicendo qualche parola di circostanza, e sorseggiando, lentissimamente, quella maledetta coca.
Intuisco perché: mi sta guardando le cosce, e senza nemmeno troppo preoccuparsi di non farsi notare.
Bè, la cosa in fondo mi lusinga anche un poco. Accavallo più volte e lo lascio guardare.
Il mio appuntamento ormai è saltato, ma non mi interessa quasi più. Il ragazzo non mi aveva mai guardato così, come una donna. Ci credo, di solito non sto in casa con stivali a tacco alto e gambe scoperte e inguainate dalle calze. E quanto a lui, bè a guardarlo bene è carino, tutto sommato. Giovane, forse….vergine? Mmmm
Ero eccitata all’idea di vedermi con il mio mante, e l’eccitazione non è scomparsa, anzi….
- Andrea, ma cosa devi fare dopo? Niente. Cioè mamma non ti aspetta a casa ? Bene….cioè volevo dire posso darti un passaggio ?
Pago, ci alziamo.
In macchina, gli prendo una mano e me la poggio sulla coscia. Si lascia fare, deliziosamente.
- Voglio portarti in un posto ….sussurro…..se sei capace di mantenere un segreto.
Arrossisce e e fa segno di si con la testa.
In quel momento suona il cellulare. Il collega di mio marito. Non rispondo. Ho di meglio, adesso.
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cuoreenero · 8 months
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É un periodo in cui vorrei scappare da tutto e mi rendo conto che gli attacchi d’ansia peggiorano di giorno in giorno. Boh, forse me lo merito o forse no, ma se solo riuscissi a permettere ai miei traumi di non controllare il presente starei meglio.
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arreton · 15 days
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Un'altra cosa che ho conosciuto da quando mi sono spostata qua in provincia di Bergamo è la generosità vera e propria. Ne avevo parlato brevemente in un vecchio post, ma credo che meriti un post a parte.
I padroni di casa dove sono in affitto sono credo le persone più gentili e discrete che io abbia mai conosciuto: persone modeste sebbene benestanti, comprensive, gentili, di una educazione impressionante; generosamente mi regalano le uova delle loro galline (ed io le mangerei ad ogni pasto perché sono credo le uova più buone che io abbia mai assaggiato), mi dicono sempre che se ho bisogno di qualcosa posso scendere e venire a bussare, fino a ieri "se hai bisogno di qualcosa, non comprare, dimmi a me ché io ho molte cose qua". E che siano delle persone generose lo ha dimostrato anche il fatto che qualche anno fa hanno ospitato una famiglia ucraina in fuga dalla guerra. Sono i primi estranei che piuttosto che mettermi davanti problemi irrisolvibili da risolvere mi danno invece delle soluzioni. Tutta la mia vita, fino ad ora, è stata costellata da problemi irrisolvibili: ogni chiacchiera pure la più innocua era formata da dei problemi, da delle polemiche inutili a problemi irrisolvibili, di qualsiasi tipo; stessa identica cosa nella mia famiglia ed io che cercavo di risolverli e alla fine riuscivo solo a piangere la notte e ad ingozzarmi di giorno e spesso di nascosto per alleviare l'angoscia. Questi signori, invece, ci parli un attimo ed è tutto semplice, facile e soprattutto già risolto: il problema non si è posto proprio. La loro discrezione poi è disarmante: mai conosciute delle persone così discrete nei miei confronti e così rispettose dei miei spazi pure se questo è un loro spazio. Da due mesi che sono qua non si sono mai sognati di venirmi a bussare, nemmeno per dirmi delle cose belle: se io scendo loro qualche fetta di dolce la signora mi ridà il piatto lasciandomelo sulle scale; mi fanno trovare il pellet sulle scale, pellet tra l'altro acquistato da loro per noi sebbene non abbiano la stufa a pellet ma quella a legna; non solo mi regalano le piantine di peperoncino, ma anche queste me le lasciano fuori dalla porta per non disturbarmi; hanno la copia del contratto da farmi firmare e non mi chiamano ma aspettano di vedermi uscire. Nella mia famiglia invece è sempre stato il contrario: mai avuto la mia privacy, le mie cose erano anche contro la mia volontà, le cose di tutti a meno che non me le nascondevo; chi mi apriva armadi e cassetti, non potevo nemmeno chiudermi in camera perché si lamentavano e non mi riferisco ai miei, ma agli altri parenti coi quali i miei avevano instaurato un rapporto morboso; non potevo scappare da loro, dovevo starci per forza e soprattutto fare finta di starci bene. Per non parlare della presunta generosità di parenti lontani e vicine di casa: ogni gesto "generoso" significava l'aver contratto un debito con degli strozzini: la volta successiva tu per loro dovevi esserci per forza pena il rinfacciarti quello che avevano fatto per te, maledirti e probabilmente pure toglierti il saluto. Poi il parlare è sempre stato denigratorio: credo che una cosa che accomuna tutti i poveracci che campano di merda perché non tengono soldi ma spendono più di quello che potrebbero permettersi, è l'essere arroganti. Ecco, in sicilia e poi in campania erano tutti arroganti e fondamentalmente gente di merda; in sicilia peggio che in campania dove invece ho conosciuto qualche essere umano ancora leggermente piacevole. Per non parlare poi della tranquillità della gente che lavora in questa zona: nei supermercati, nei negozi, oltre ad essere gentili, sono pure tranquilli (tranne qualche rara eccezione): cassiere sedute che se ne sbattono se la gente si accumula (d'altronde loro che ci possono fare), chiacchierano e non si scompongo e hanno sempre da regalarti un sorriso gentile. Un sacco di estranei, da quando sono in questa zona, mi hanno regalato un sorriso gratuito ed un saluto, entrambi fatti con una bella espressione calorosa e gentile sul volto, come se fossero veramente contenti di salutarti e di vederti.
Se continua così credo che potrebbe pure passarmi la repulsione per il genere umano, ricordarmi che almeno a grandi linee stiamo messi male, ma poi qualche rara eccezione la si incontra.
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will80sbyers · 6 months
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secondo me Manuel voleva mollare Nina anche perché si sente un po' in colpa a stare con lei quando lui sta ancora pensando a Simone ogni giorno anche se vuole reprimere i suoi sentimenti... sia perché ha paura di cosa significa accettare che è bisessuale che perché non voleva rovinare le cose tra sua madre e il padre di Simone, dato che era la prima volta che vedeva sua madre davvero seria con qualcuno e c'è questa situazione alla Cesaroni dove in teoria dovrebbero stare in un ruolo di "fratelli"
Manuel voleva convincere se stesso che possono mantenere quel rapporto di migliori amici/fratelli e quindi si è buttato nella prima occasione che gli è capitata con una ragazza
Ma il suo cuore non è per Nina e quindi si sentiva un po' una merda a continuare, e la rivelazione della bimba gli ha dato una scusa per scappare... solo che dopo ha capito che illuderla e poi mollarla solo per quello sarebbe stato ancora più da bastardo e comunque lei è una bella persona quindi non deve sforzarsi per farsela piacere
Il problema è che la persona che vorrebbe accanto quando è in difficoltà è sempre Simo e penso che appena Simone cercherà di voltare pagina con Mimmo, Manuel si renderà conto che lo sta perdendo e andrà in panico
In più la relazione tra sua madre e Dante sta deteriorando allo stesso tempo e lui è anche arrabbiato con la madre ora per il segreto che ha tenuto e quindi tutte queste motivazioni che aveva stanno venendo a mancare...
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kon-igi · 11 months
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IL BADILE RUBATO
‘Un mare di emozioni con saltuarie boe di raziocinio’
Questa è la metafora che finalmente sono riuscito a tirare fuori dopo una mattinata intera a tagliare l’erba con le braccia e a pensare tutt’altro con la testa.
Una domanda che mi sono sentito rivolgere spesso da conoscenti e colleghi, dopo un po’ che avevano avuto occasione di frequentarmi, è come facessi ad essere sempre allegro e gentile... ‘Ma non hai mai delle giornate storte in cui sei incazzato?’
La mia risposta breve è sempre la solita - Perché, tu stando incazzato riesci a raddrizzarle? - ma se proprio vogliono approfondire e imparare la tecnica mistica di Hokuto Shinken con cui riesco a essere sempre allegro e gentile, allora racconto la storia del badile rubato (spoiler: non viene mai rubato).
A differenza di me, la mia compagna è piuttosto ansiosa e tende a immaginare scenari apocalittici per qualsiasi azione ci apprestiamo a fare, la qual cosa è purtroppo frutto di esperienze pregresse in particolari momenti della sua vita. Un giorno, dopo aver scavato delle buche per piantare dei pali in giardino, rientro a casa lasciando il badile appoggiato accanto alla porta, senza quindi rimetterlo nel capanno degli attrezzi.
Quando la mia compagna lo vede mi fa - Mettilo a posto sennò ce lo rubano!
Ora attenzione al contesto: noi abitiamo in una casa in cima a una collina, tutta di nostra proprietà, con muri, recinti e siepi spinose. Chi volesse rubarmi il badile dovrebbe parcheggiare la macchina a qualche centinaio di metri di distanza (non c’è parcheggio sulla strada), scavalcare il cancello o le recinzioni, avvicinarsi molto di soppiatto, accorgersi dei cani che stanno facendo il diavolo dietro la porta, prendere il badile e scappare velocemente con fare sospetto. E tutto per un attrezzo rugginoso col manico tarlato.
Benissimo - le rispondo - se ce lo rubano così sapremo che ci sono dei ladri in giro e aumenteremo le misure di sicurezza.
E questo vale per qualsiasi cazzo di aspetto della mia e della vostra vita.
Io non posso dire quanto sia vasto e burrascoso il mare delle vostre emozioni e, soprattutto, la proporzione tra quelle positive e quelle negative esperite durante la vostra vita ma posso dirvi una cosa del mio... ci si perderebbe pure Monkey D. Rufy di One Piece e quindi molto spesso mi conviene ancorarmi alle numerose boe di raziocino per fare il punto prima di riprendere il largo.
Quanto è probabile che mi rubino quel badile?
È così importante quel badile? Cosa rappresenta?
Quante energie mi conviene spendere per proteggerlo?
Potrei smettere di scavare buche oppure farlo con un trivellatore portatile?
Sì, ok... non è che mi faccio queste seghe mentali per ogni passaggio della mia giornata ma se provate a sostituire il concetto di ‘badile’ con quello di salute, successo, relazioni, lavoro, amore, futuro etc vi renderete conto che molti di voi stanno spendendo una quantità enorme di energie fisiche e mentali per proteggere un qualcosa da qualcos’altro, senza aver ben presente il reale valore di quello che hanno e la reale portata della minaccia nei loro confronti.
Sono gentile e allegro ma sono anche terribilmente stanco... stanco di vedere persone consumate nella spasmodica tensione verso una felicità raccontata o immaginata, fatta di sacrifici imposti da altri e in continua guerra contro un futuro che pare minacciare l’olocausto quando poi le trincee e il filo spinato sono state messe attorno al vostro cuore da persone che non sopportano di vedervi felici qui e ora.
Per favore, smettete di chiudere il badile nel capanno e lasciatelo accanto alla porta di casa... forse un giorno ve lo ruberanno ma allora voi potrete affrontare quel furto con la forza della serenità che può venire solo dall’abbondanza dei veri voi stessi, coltivati sui vecchi campi di battaglia ora rigogliosi di vita.
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papesatan · 6 months
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Je m'accuse
Ogniqualvolta si torna a discutere di donne abusate e uomini violenti, mi ritrovo a mettere in questione tutto il mio essere, fermo alla sbarra. Prendo in esame azioni e reazioni, ogni comportamento potenzialmente tossico mostrato nella mia vita. Inizio a pensare che forse è per questo che le mie ex sono scappate. Forse ci sono anch’io tra quei post che si leggono sui social, per qualcosa che non sono neanche cosciente d’aver fatto, il che è peggio. Quando la mia ragazza è sparita da un giorno all’altro senza alcun motivo, mi sono interrogato a lungo su quale potesse essere stata la mia colpa, in cosa le avessi mancato. Ho abusato psicologicamente di lei fino a farla scappare? “Una volta eliminato l’impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, dev’essere la verità”. So bene di non essere un brav’uomo. Sono stato spesso sessista, maschilista, razzista, geloso e possessivo, tossico e perverso al limite della paranoia, e per quanto creda di essere maturato e migliorato non mi sento affatto migliore. C’è un sogno che mi rincorre ancora: un pulsante fine-del-mondo riluce fiammante sull’immensa scalinata d’un grande altare: premuto, farebbe svanire tutti gli uomini violenti o potenzialmente tali dalla faccia della Terra. La mia ex cerca di raggiungerlo, ma stremata, non ci riesce. La prendo in braccio, la porto su e premo il pulsante assieme a lei. Di colpo comincio a svanire, io con gli altri. Lei piange, si dispera, vorrebbe tornare indietro, l’accarezzo, riesco soltanto a dire: “Giusto così”. Mi dispiace, mi dispiace tanto, non me ne vogliate. Spero che nessuno si senta offeso. Ho già abbastanza colpe da scontare.
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massimoognibene · 7 months
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da bambino ero un po' stupidino, ma non era tutta colpa mia, non solo, non credo. ora penso che parte della responsabilità fosse anche dei miei genitori, dei parenti, della scuola, dei preti ecc. ecc. sì, insomma, da bambino pensavo che suonare i campanelli e poi scappare fosse una cosa brutta, un po' come accettare le caramelle dagli sconosciuti. ora che sono cresciuto ho capito che forse era meglio fare queste cose da bambino, ma non si può più tornare indietro e così cerco di rimediare ora, con moderazione. l'analista che mi ha in cura dice che faccio bene a comportarmi così. personalmente però non lo so, credo che lui me lo dica solo perché lo pago regolarmente e soprattutto profumatamente. non mi spiego altrimenti perché lui continui a incoraggiarmi a suonare campanelli e scappare e ad accettare caramelle dagli sconosciuti, ma nell'anticamera del suo studio lui abbia appeso un poster piuttosto grande raffigurante dio con un dito puntato verso chi lo guarda con sotto la scritta dio ti guarda, tipo il poster americano dello zio sam we want you! non sono uno psichiatra, ma, secondo me, lui dovrebbe mettersi d'accordo con se stesso o almeno provarci.
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der-papero · 5 months
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Giorno 8 inizio il mio nuovo lavoro, confermando quella che pensavo fosse una coincidenza, eppure alla fine si dimostra un mio pattern preciso, ovvero che non riesco a stare più di 5 anni in un posto lavorativamente parlando, che sia una intera azienda o anche solo un reparto.
In questo caso ne sono passati 6, ma ho fatto molta fatica a resistere l'ultimo anno, anzi, l'idea di scappare mi era proprio venuta un anno fa, ma in Germania i tempi sono tutti più lenti, per quando ho messo in moto il meccanismo un anno è bello che passato, anche perché restando nella stessa azienda comunque il processo è quello che è.
Incredibile come questa cosa sia palese nel mio CV, ma nessuno si sia mai preso lo sfizio di chiedermi perché, eppure dovrebbe essere un elemento pro o contro una assunzione, sapere che dopo 5 anni massimo ti ci mando. E' da oggi che rivedo sempre lo stesso VHS, con colleghi che mi scrivono "ci mancherai/sei davvero in gamba/come faremo senza di te/blah blah blah", che kivemuort se davvero pensaste queste cose me le direste più spesso (c'è chi lo fa, e non aspetta l'ultimo giorno dopo la mia comunicazione).
Chissà quale difetto si nasconde dietro questo mio nomadismo lavorativo, ma adesso figurati se mi metto a dare centinaia di euro ad uno per farmi spiegare perché non mi si incolla il culo alla sedia, tanto mica lo vivo come un problema.
Che poi, diciamoci la verità, durerà tipo una settimana, il tempo che il primo tedesco dirà al primo incontro "Italiener? Mafia und Berlusconi ahahahaha", che lo mando subito affanculo inimicandomi tutto il nuovo reparto e facendomi venire la voglia di andare altrove.
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thebutterfly0 · 4 months
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Siamo a lunedì sera. Il lavoro anche per oggi è finito e si torna a casa. Fortunatamente la riunione con il boss non è stata grave come previsto e sono da una parte sollevata dall'altra meno perché capisco che sto mandando a rotoli proprio tutto, anche quella cosa che per me è importante, quasi fondamentale. Si, sono una di quelle persone dove il lavoro è priorità nella vita probabilmente perché non mi ha mai soddisfatto la vita privata, per un motivo o per un altro. La mia voglia e sensazione di scappare da dove abito è sempre la stessa ma per motivi diversi. Immaginavo un altro tipo di vita una volta trasferita qua ed invece sono lontana anni luce da quel pensiero. Come sempre i miei sogni e la mia vita reale non combaciano mai neanche lontanamente.
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lamargi · 24 days
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Tumblr media
Si, dovrei fare attenzione quando la mattina esco dal bagno. Quasi sempre seminuda. Di solito in intimo. La casa è piccola. Dal bagno alla camera da letto, dove finisco di vestirmi, Andrea ha così modo di guardare la sua mamma.
È un adolescente. È normale che mi guardi. Che arrossisca. Diventa rosso già quando passo davanti a lui veloce. Non parliamo di quando mi fermo, magari perché ho indosso qualche cosina nuova appena comprata, e gli chiedo se gli piace…. Allora diventa viola, cerca quasi di distogliere gli occhi. È quasi sempre la sua mano corre al pacco, per non farmi vedere cosa gli succede….che effetto gli faccio.
Potrei girare in vestaglia, ben chiusa. Vestirmi in camera mia, con la porta chiusa. Potrei essere una madre seria e riservata. Ma è così tenero e dolce il mio piccino quando diventa rosso davanti la mamma……!
Esci con un uomo, mamma?
Me lo ha chiesto, balbettando. Deve averlo capito dalla mia mise, più sofisticata, più sexy del solito.
È geloso! Il mio tesoro.
Si, è vero, un uomo mi aspetta, una cena, una serata che sarà conclusa con una scopata. Non so nemmeno quanto ne abbia davvero voglia.
Ma qui adesso davanti a me c’è il mio piccino ingelosito. Gli sorrido senza rispondere. Gli chiedo di allacciarmi dietro il reggiseno. Lo sento tremare e trattenere il respiro.
Mi giro di scatto, ora siamo occhi negli occhi. Lo abbraccio, lo stringo. Gli sussurro in un orecchio: “si, è vero, avevo un appuntamento, preferisci che resti con te stasera?” Gli bacio l’orecchio, glielo mordicchio, glielo lecco. Lo sento tremare tra le mie braccia. Spingo la coscia, sento il suo pene. Duro. Accidenti quanto è duro. Quanto glielo ho fatto io diventare duro.
Quale mamma potrebbe lasciare suo figlio solo e sofferente. E quale donna potrebbe lasciarsi scappare una occasione del genere, sedurre un ragazzo ancora vergine.
Abbasso là zip dei pantaloni mentre lo bacio sulle labbra.
“Resto con te, stasera, contento?”
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